mercoledì 24 febbraio 2016

'Vietato rottamare la famiglia'. Ma chi ascolta?

Danilo Quinto. Non sono un buon cristiano. Sia chiaro.

'Vietato rottamare la famiglia'. Ma chi ascolta?
Avremo, quindi, il matrimonio sodomitico entro la settimana. Poi, ci penserà qualche giudice – e non sarà un problema – ad aggiungere la possibilità che le coppie omosessuali, unite in matrimonio, adottino i bambini, già preesistenti (frutto di relazioni precedenti) o da acquistare con la maternità surrogata, cosiddetto utero in affitto. Un esito questo inevitabile, viste le pronunce sul punto che già esistono della Corte europea e della Corte Costituzionale.
Era uno scenario prevedibile e previsto su queste colonne. Determinato certamente da Matteo Renzi, che con spregiudicatezza – che è la misura con la quale affronta tutte le sue riforme, deleterie sul piano economico, civile e politico per l’intero Paese – ha prima cercato l’accordo con il Movimento 5 Stelle. Quando ha compreso che quella strada era preclusa, ha offerto – forte del patto di ferro siglato con i verdiniani – l’accordo su un piatto d’argento ad Alfano ed ai centristi. Ha salvato il salvabile, come dicono alcuni – per rispetto della lobby omosessualista, che in queste settimane ha dipanato, a cominciare dal festival di Sanremo, la sua forza dirompente - con un compromesso, che prevede lo stralcio delle adozioni e il voto di fiducia sul resto del ddl Cirinnà.

OPINIONI: IDA MAGLI

Ida Magli: “Una volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente”

Riprendo una delle più recenti interviste di Ida Magli, l'antropologa appena scomparsa, rilasciata a Libero poco tempo fa [qui].
Pur non parlando in un orizzonte di fede, la sua apertura di cuore e onestà intellettuale spiccano in tutte le sue opere, come nelle numerose interviste attraverso le quali può esser conosciuto il suo pensiero.
Vi invito a leggere anche il brano che ho stralciato da un'altra intervista del 2011, su Fede e Chiesa, che aggiungo di seguito. Un punto di vista "altro", autorevole e leale, su cui è interessante per dei cattolici confrontarsi: è sempre importante riflettere anche su ciò che per alcuni aspetti si pone in contraddizione.

Che forza ha questa donnina. Che nerbo in quelle braccia esili, e che coraggio innerva la sua voce sottile, capace d’infiammare pur senza infiammarsi. A novant’anni compiuti quest’anno, il pensiero di Ida Magli arde ancora potente. Antropologa nota a livello internazionale, è stata la prima, negli anni Novanta, a denunciare le storture e le follie dell’Unione europea. Si è opposta alla corrente impetuosa del politicamente corretto e ha denunciato l’immigrazione senza regole, il tentativo di distruggere i popoli dell’Europa, la cancellazione della cultura in Italia e nel Vecchio Continente. Prosegue a farlo anche oggi: fra pochi giorni uscirà il suo nuovo saggio Figli dell’uomo (Rizzoli) e tornerà in libreria, con una nuova edizione, il fiammeggiante pamphlet La dittatura europea. Insieme con Dopo l’Occidente e Difendere l’Italia, quel volume racchiude la sua visione del mondo, lucidissima e affilata. Anche quando dipinge un futuro nero. «Hanno fatto di tutto per uccidere gli europei», dice Ida, e quasi sussurra, accomodata sul divano della sua casa luminosa in un bell’angolo verde di Roma. «Ma nessuno può sostituirli. Una volta morti… C’è stata una volontà precisa: questa immigrazione sregolata è stata utilizzata per uccidere gli europei. Ma, dico, perché ci dobbiamo lasciare uccidere senza un tentativo di reazione? Ripristiniamo i confini! Altri mettono le reti? Facciamo anche noi una rete col filo spinato! Se non avessimo dei governanti che odiano gli italiani… Questa è la verità: non so perché, ma i nostri governanti ci odiano».

Però a quanto sembra vogliono molto bene agli immigrati.
«Questo è buonismo da quattro soldi. Le dico una cosa: nessuno ha il diritto di uccidere il proprio popolo. Un tempo si costruivano le torri per vedere se arrivavano i barbari o i turchi. Noi oggi abbiamo aerei ed elicotteri, non abbiamo nessuna difficoltà a vedere da lontano chi sta arrivando attraverso il Mediterraneo. Che bisogno abbiamo di aspettare che arrivino? Li andiamo persino a prendere… Dico fino in fondo quello che penso: gli africani non hanno saputo fare nulla a casa loro e non faranno nulla pure qui. Hanno un territorio sconfinato, foreste, fiumi, metalli preziosi e non ne hanno fatto nulla. Una volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente. Questo è certo».

lunedì 22 febbraio 2016

SAN PAOLO AI ROMANI


LETTERA AI ROMANI

Capo XI.


La riprovazione d’Israele sarà parziale


[1]Io dico adunque: Forse che Dio ha rigettato il suo popolo? Non sia mai! Perché anch’io sono Israelita della progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino. 2Dio non ha rigettato quel suo popolo che ha preconosciuto. 
Non sapete quello che narra la Scrittura nella storia d’Elia? Come egli sollecita Dio contro Israele, dicendo:3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, han distrutto i tuoi altari; io son rimasto solo, e voglion togliermi la vita? 4Ma che gli rispose la voce divina? «Mi son riservato settemila uomini che non han piegato il ginocchio dinanzi a Baal». 5Nello stesso modo anche ora son salvati i resti, secondo l’elezione della grazia. 6Or se è per la grazia, non è dunque per le opere; altrimenti la grazia non è più grazia. 
7Che è dunque successo? Che Israele non ha conseguito quel che cercava; ma l’ha conseguito la parte eletta, mentre gli altri sono stati accecati, 8secondo quello che sta scritto: Dio diede loro lo spirito di stordimento, occhi da non vedere, orecchi da non sentire fino a questo giorno. 9E David dice: La loro mensa diventi per essi un laccio, una rete, un inciampo e una giusta punizione. 10I loro occhi siano offuscati da non vedere, tieni il loro dorso sempre curvato.

La riprovazione d’Israele 

ha servito alla salute dei gentili


11Io dunque domando: Hanno essi così inciampato per cadere per sempre? Non sia mai! Ma pel loro delitto la salvezza è giunta ai Gentili in maniera da suscitare la gelosia d’Israele. 12Or se il loro delitto è la ricchezza del mondo, e la loro scarsezza è la ricchezza delle nazioni, quanto più la loro pienezza? 
13Lo dico a voi nati Gentili, che io, in quanto Apostolo dei Gentili, mi sforzo di fare onore al mio ministero 14per eccitare, se è possibile, ad emulazione il mio sangue, e per salvarne qualcuno. 15Che se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro ammissione se non una risurrezione da morte? 16E se le primizie sono sante, santa è pure la massa, e se la radice è santa, sono santi anche i rami. 17Or se alcuni dei rami sono stati tagliati, e tu, o olivo selvatico, sei stato innestato nel loro posto e sei divenuto partecipe della radice e del succo dell’olivo, 18non ti vantare contro i rami; se ti vanti, (sappi) che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19Tu però dirai: Quei rami furon tagliati, perché fossi innestato io. 20Va bene: essi sono stati tagliati a causa dell’incredulità, e tu stai saldo mediante la fede; non t’insuperbire, ma temi 21che Dio, se non ha perdonato ai rami naturali, non perdoni neppure a te. 
22Considera adunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso di quelli che son caduti, la bontà di Dio verso di te se ti atterrai alla bontà; altrimenti, sarai anche tu reciso. 23Essi pure se non si ostinano nella loro incredulità, saranno innestati, essendo Dio potente da innestarli di nuovo. 24Infatti, se tu, tagliato dall’olivo di natura sua selvatico, sei stato, contro la tua natura, innestato al buon olivo, quanto più i rami naturali saranno innestati sul loro proprio olivo!

AVE MARIA PURISSIMA!

domenica 21 febbraio 2016

Emitte lucem tuam et veritatem tuam


Dall’alto del Tabor

Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt, et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua (Sal 42, 3).
Non per gusto dell’orrido, ma per essere lucidamente consapevoli dell’ora presente abbiamo cercato di analizzare, nelle ultime settimane, la strategia dell’Anticristo, così da esser pronti a riconoscerlo nel momento in cui si manifesterà. Il Signore stesso, nel deserto, ha voluto guardare in faccia il nemico per insegnarci ad affrontarlo e a sconfiggerlo. Ora, tuttavia, per non soccombere all’opprimente visione della cruda realtà, volgiamo di nuovo lo sguardo verso la luce. Seguiamo Gesù sul monte appartato e lasciamoci inondare dalla luce che si irradia dal Suo volto trasfigurato, di una bellezza insostenibile. Certo, questa contemplazione è riservata ai cuori puri, i cui occhi possono sopportarne lo splendore. Ma, se anche il processo di purificazione interiore non fosse ancora a buon punto, non scoraggiamoci: guardiamo ugualmente, e la luce ci penetrerà nella misura in cui siamo in grado di accoglierla e, per mezzo dei nostri sforzi di santificazione, ci purificherà gradualmente. Chiunque sia ben disposto è irresistibilmente attirato dalla bellezza di Cristo e già il semplice desiderio di possederla in modo sempre più pieno lo fa avanzare, trasformandolo interiormente.

Sulla cima del Tabor, dove la Verità incarnata l’aveva guidato, san Pietro avrebbe voluto erigere tre tende per poter gustare senza sosta quell’anticipo di Paradiso (cf. Lc 9, 33). Il nuovo Tempio vivente di Dio era là, in carne e ossa, e la Gloria rifulgeva in quel corpo in cui abita la pienezza della Divinità (cf. Col 2, 9). Ma era ancora troppo presto, Pietro: il Figlio di Dio, da te riconosciuto per la grazia permanente a te concessa dal Padre (cf. Mt 16, 16-17), doveva prima morire e risorgere per liberare l’umanità dal peccato. Dopo la Sua Pasqua, però, che il Maestro aveva da poco oscuramente profetizzato (cf. Mt 16, 21), il tuo desiderio si sarebbe compiuto. Ogni giorno, nell’offrire il Sacrificio redentore, saresti salito sul monte santo e avresti adorato il Signore nella Sua dimora. Beati noi, che come te possiamo compiere questa breve ascesa quotidiana e vivere alla Sua presenza! Chi mai potrebbe valutare adeguatamente questo dono? Non c’è prezzo per essere membri della Chiesa Cattolica, così come non c’è nulla che non si possa dare per rimanere tali.

È indubbio che, per gustare appieno la bellezza del Salvatore e favorire le migliori disposizioni per ricevere la Sua grazia, non ci sia mezzo più efficace della santa Messa di sempre. Sì, a molti la partecipazione ad essa impone un piccolo pellegrinaggio; per altri essa è semplicemente impossibile. Cercate allora chiese in cui la nuova Messa sia almeno celebrata in modo degno e con la dovuta intenzione. Non metto in discussione la sua validità. Secondo la dottrina tradizionale, è sufficiente che il sacerdote pronunci le parole consacratorie con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Talvolta, però, è proprio quest’ultima che potrebbe far difetto. Non voglio certo lanciare falsi allarmismi o incrementare scrupoli già frequenti nel popolo fedele, ma mi è capitato due o tre volte di avere la netta sensazione, davanti al tabernacolo di una chiesa o cappella, che dentro non ci fosse nulla, quando invece la presenza del Signore mi si fa sempre percepire in modo sensibile. È un argomento meramente empirico, ma non mi è facile ignorarlo…

Coraggio: Dio non lascerà mai la Sua Chiesa priva del Sacrificio e di sacerdoti che lo offrano come si deve. I tempi sono particolarmente burrascosi per chi vuol rimanere innestato sulla Tradizione, ma, sia pure disseminati, siamo in tanti e, grazie ai moderni mezzi di comunicazione, ci teniamo in contatto. Nessuno può impedirci di incontrarci e di celebrare i divini misteri (magari nelle case come i primi cristiani, se un giorno non ci fosse più concesso nelle chiese). Nessuno potrà strapparci la ricchezza che abbiamo ricevuto né dissuaderci dal farla ulteriormente conoscere con quella carità e misericordia di cui per primi siamo stati oggetto. Tanti giovani sinceramente alla ricerca di Dio non aspettano altro, delusi come sono da belle parole che, nelle loro “comunità cristiane”, tali sono rimaste o sono state crudamente smentite dai fatti. I nuovi Pastori non vogliono ammetterlo, ma la loro “pastorale” è un fallimento completo: la vita della Chiesa non è fatta di teorie imparate in seminario, né ognuno può dipingersi la realtà come gli piacerebbe vederla. Soprattutto, non si può far evaporare il cristianesimo in fantasie puerili.

Una presentazione della fede centrata sulla soddisfazione di esigenze soggettive ha coagulato una massa disarticolata di persone avvezze a selezionare ambienti, sacerdoti ed esperienze in base ai loro gusti o capricci. Ma un naufrago non sceglie la tavola a cui aggrapparsi: afferra quella che la Provvidenza gli offre. Dal punto di vista morale, la società odierna affoga in un oceano di melma e sterco; gli individui che la compongono, tuttavia, continuano a fare gli schizzinosi. La salvezza eterna non è la carta del ristorante; che piaccia o no, la via è una: conversione, preghiera, Messa, confessione, osservanza dei Comandamenti, lotta al peccato e pratica delle virtù evangeliche. E non si va alla Messa dove c’è il prete simpatico, le canzonette alla moda e un gioviale clima da ritrovo mondano: si va là dove si è moralmente certi che il Sacrificio della Croce sia realmente rinnovato. Se il latino ti richiede uno sforzo, fàllo: non sei forse pronto a farne di ben più gravosi per scopi molto meno vitali? Chi ha detto che evitare l’Inferno non debba costare la minima fatica?

In realtà i giovani amano le sfide; ma ci vuole pur chi le proponga loro con convinzione. Quelli che vengono in chiesa solo quando ci sono i loro canti o celebra “il loro prete” (che regolarmente svicola sulle questioni morali o è di ampie vedute in campo sessuale) inevitabilmente andranno a convivere; poi, se si sposeranno, divorzieranno, si riaccoppieranno e via dicendo… cioè saranno sempre infelici e rischieranno pure la dannazione eterna. Ma il gruppo giovani andava a gonfie vele, vescovo e parroco gongolavano di soddisfazione e, nel caso, chiudevano un occhio – o tutti e due. Chi ha mai verificato se quei ragazzi così attivi ed entusiasti avevano effettivamente la fede e si sforzavano di vivere secondo le esigenze della vocazione cristiana? Per farlo, però, avrebbero dovuto almeno conoscerle… Come potranno mai avere un cuore sufficientemente puro per fissare lo sguardo sul volto di Gesù trasfigurato onde assorbirne la luce e la bellezza? Che orrendo destino: campare tutta una vita senza fare mai quest’esperienza!

Saliamo, saliamo sulla santa montagna e trasciniamo con noi quelli che amiamo. All’inizio, forse, si sentiranno un po’ a disagio, ma col tempo, se hanno una coscienza retta, si abitueranno all’altitudine e saranno conquistati. L’uomo è fatto per Dio – e Dio non è un’idea (tanto meno una di quelle oggi più in voga). Non è giusto promettere beni spirituali eccelsi senza indicare i mezzi per raggiungerli, come se la pace e la gioia del Vangelo fossero accessibili a chi vive stabilmente nel peccato e non ha alcuna intenzione di venirne fuori. Così non si fa altro che provocare pericolose illusioni e conseguenti frustrazioni, lasciando le persone completamente indifese di fronte ai pericoli di questo mondo, in cui i demoni scorrazzano ormai indisturbati. Chi invece sta sul monte non sarà raggiunto dall’inondazione di fango che si sta riversando sul pianeta. Da lassù si vede il male standone a debita distanza; se si scende, è solo per chiamare chi annaspa nel gorgo e tendergli la mano. Questa è misericordia.