martedì 30 aprile 2013

MAGGIO, ROSE e SANTO ROSARIO



Messaggi eloquenti 

Nel mese di maggio  di questo 2013 offriamo  TUTTI a gara, grandi e piccoli, all'Immacolata ogni giorno tanti fiori profumati, e tra essi non manchi mai quella corona di rose che più Le stà a Cuore: ossia il santo Rosario.
***


"II santo Rosario deve essere la gioia dei vostri cuori, la luce dei vostri pensieri, il desiderio ardente della vo­stra volontà, l'anello che vi unisce al Cielo.

È la fonte inesauribile dei tesori che Io vi offro con le mie mani immacolate. Dipende solo da voi accoglierlo e recitarlo.

Offrite semplicemente il vostro tempo, la vostra disposizio­ne umile e devota, un minimo di sforzo per raccogliervi recitandolo. Non siate avari del tempo che gli consacrate. Non lasciatelo per l'ultimo quarto d'ora della giornata, pensando che ci sarà abbastan­za tempo per recitarlo.

Con il Rosario si ha la grazia, l'azione dello Spirito Santo, che ci dona la conoscenza del Salvatore nei suoi misteri, ci dona l'amore del Padre mediante il quale le nostre anime diventano capaci di immergersi in Dio. Si realizzano così le parole del Figlio di Dio: "II regno di Dio è in voi; il regno eterno, universale, il regno della verità, della santità e della grazia, il regno della giusti­zia, dell'amore e della pace".



Le promesse della Vergine [modifica]


La Madonna apparve a Lourdes con la corona del rosario
La tradizione religiosa riporta anche 15 promesse che la Vergine in persona avrebbe fatto sia a san Domenico sia al beato Alano della Rupe riguardo al suo rosario. Esse sono le seguenti:
  1. «A tutti quelli che devotamente reciteranno il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e grandissime grazie.»
  2. «Chi persevererà nella recitazione del mio Rosario riceverà grazie preziosissime.»
  3. «Il Rosario sarà un'arma potentissima contro l'inferno; esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie.»
  4. «Il Rosario farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine; sostituirà nei cuori l'amore di Dio all'amore del mondo, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santificheranno con questo mezzo!»
  5. «Colui che si affida a me con il Rosario, non perirà.» [5]
  6. «Colui che reciterà devotamente il mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Se è peccatore, si convertirà; se è giusto, crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna.»
  7. «I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti della Chiesa.»
  8. «Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza delle Sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati.»
  9. «Libererò molto prontamente dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.»
  10. «I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in Cielo.»
  11. «Quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete.»
  12. «Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità.»
  13. «Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i membri della "Confraternita del Rosario" abbiano per fratelli durante la vita e nell'ora della morte i santi del Cielo.»
  14. «Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.»
  15. «La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.»
Secondo il credo cattolico, il termine predestinazione non significa assenza di libero arbitrio, cioè una persona, dopo aver pregato col "rosario", può sempre scegliere liberamente se raggiungere la "salvezza" o meno. Quindi, la "predestinazione" è qui intesa come l'alto grado di probabilità che una persona possa salvarsi, perché, di sicuro, col "rosario" una persona sarà particolarmente protetta e aiutata da Dio e da Maria.

Promesse della Madonna a coloro che portano con sé la "Corona del santo Rosario" [modifica]

Promesse fatte dalla Vergine durante varie apparizioni[senza fonte]
  1. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno da me condotti a mio Figlio.»
  2. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno da me aiutati nelle loro imprese.»
  3. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, impareranno ad amare la Parola e la Parola li farà liberi. Non saranno più schiavi.»
  4. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, ameranno sempre di più mio Figlio.»
  5. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno una conoscenza più profonda di mio Figlio nella loro vita quotidiana.»
  6. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno un desiderio profondo di vestire con decenza per non perdere la virtù della modestia.»
  7. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, cresceranno nella virtù della castità.»
  8. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno una coscienza più profonda dei loro peccati e cercheranno sinceramente di correggere la propria vita.»
  9. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno un profondo desiderio di diffondere il messaggio di Fatima.»
  10. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, sperimenteranno la grazia della mia intercessione.»
  11. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno pace nella loro vita giornaliera.»
  12. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno ripieni di un profondo desiderio di recitare il S. Rosario e meditare i Misteri.»
  13. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno confortati nei momenti di tristezza.»
  14. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, riceveranno il potere di prendere decisioni sagge illuminati dallo Spirito Santo.»
  15. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno invasi da un profondo desiderio di portare oggetti benedetti.»
  16. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, venereranno il mio Cuore immacolato e il Sacro Cuore di mio Figlio.»
  17. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, non useranno il nome di Dio invano.»
  18. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno una profonda compassione per Cristo crocifisso e aumenterà il loro amore per Lui.»
  19. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, saranno guariti da malattie fisiche, mentali ed emozionali.»
  20. «Tutti coloro che portano fedelmente la corona del Santo Rosario, avranno pace nelle proprie famiglie.»

MAGNIFICAT
ANIMA MEA DOMINUM!


lunedì 29 aprile 2013

Santa Caterina da Siena


Benedetto XVI: Caterina soffrì tanto, come molti Santi...La Santa senese ha invitato sempre i sacri ministri, anche il Papa, che chiamava “dolce Cristo in terra”, ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa


Rileggiamo il testo della catechesi che Benedetto XVI dedico' a Santa Caterina da Siena:

L’UDIENZA GENERALE, 24.11.2010 

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Santa Caterina da Siena

Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi vorrei parlarvi di una donna che ha avuto un ruolo eminente nella storia della Chiesa. Si tratta di santa Caterina da Siena

Il secolo in cui visse - il quattordicesimo - fu un’epoca travagliata per la vita della Chiesa e dell’intero tessuto sociale in Italia e in Europa. Tuttavia, anche nei momenti di maggiore difficoltà, il Signore non cessa di benedire il suo Popolo, suscitando Santi e Sante che scuotano le menti e i cuori provocando conversione e rinnovamento. Caterina è una di queste e ancor oggi ella ci parla e ci sospinge a camminare con coraggio verso la santità per essere in modo sempre più pieno discepoli del Signore.

Nata a Siena, nel 1347, in una famiglia molto numerosa, morì a Roma, nel 1380. All’età di 16 anni, spinta da una visione di san Domenico, entrò nel Terz’Ordine Domenicano, nel ramo femminile detto delle Mantellate. Rimanendo in famiglia, confermò il voto di verginità fatto privatamente quando era ancora un’adolescente, si dedicò alla preghiera, alla penitenza, alle opere di carità, soprattutto a beneficio degli ammalati.

Quando la fama della sua santità si diffuse, fu protagonista di un’intensa attività di consiglio spirituale nei confronti di ogni categoria di persone: nobili e uomini politici, artisti e gente del popolo, persone consacrate, ecclesiastici, compreso il Papa Gregorio XI che in quel periodo risiedeva ad Avignone e che Caterina esortò energicamente ed efficacemente a fare ritorno a Roma. Viaggiò molto per sollecitare la riforma interiore della Chiesa e per favorire la pace tra gli Stati: anche per questo motivo il Venerabile Giovanni Paolo II la volle dichiarare Compatrona d’Europa: il Vecchio Continente non dimentichi mai le radici cristiane che sono alla base del suo cammino e continui ad attingere dal Vangelo i valori fondamentali che assicurano la giustizia e la concordia. 

Caterina soffrì tanto, come molti Santi. Qualcuno pensò addirittura che si dovesse diffidare di lei al punto che, nel 1374, sei anni prima della morte, il capitolo generale dei Domenicani la convocò a Firenze per interrogarla. Le misero accanto un frate dotto ed umile, Raimondo da Capua, futuro Maestro Generale dell’Ordine. Divenuto suo confessore e anche suo “figlio spirituale”, scrisse una prima biografia completa della Santa. Fu canonizzata nel 1461. 

La dottrina di Caterina, che apprese a leggere con fatica e imparò a scrivere quando era già adulta, è contenuta ne Il Dialogo della Divina Provvidenza ovvero Libro della Divina Dottrina, un capolavoro della letteratura spirituale, nel suo Epistolario e nella raccolta delle Preghiere. Il suo insegnamento è dotato di una ricchezza tale che il Servo di Dio Paolo VI, nel 1970, la dichiarò Dottore della Chiesa, titolo che si aggiungeva a quello di Compatrona della città di Roma, per volere del Beato Pio IX, e di Patrona d’Italia, secondo la decisione del Venerabile Pio XII.

In una visione che mai più si cancellò dal cuore e dalla mente di Caterina, la Madonna la presentò a Gesù che le donò uno splendido anello, dicendole: “Io, tuo Creatore e Salvatore, ti sposo nella fede, che conserverai sempre pura fino a quando celebrerai con me in cielo le tue nozze eterne” (Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, n. 115, Siena 1998). Quell’anello rimase visibile solo a lei. In questo episodio straordinario cogliamo il centro vitale della religiosità di Caterina e di ogni autentica spiritualità: il cristocentrismo. Cristo è per lei come lo sposo, con cui vi è un rapporto di intimità, di comunione e di fedeltà. Egli è il bene amato sopra ogni altro bene. 

Questa unione profonda con il Signore è illustrata da un altro episodio della vita di questa insigne mistica: lo scambio del cuore. Secondo Raimondo da Capua, che trasmette le confidenze ricevute da Caterina, il Signore Gesù le apparve con in mano un cuore umano rosso splendente, le aprì il petto, ve lo introdusse e disse: “Carissima figliola, come l’altro giorno presi il tuo cuore che tu mi offrivi, ecco che ora ti do il mio, e d’ora innanzi starà al posto che occupava il tuo” (ibid.). Caterina ha vissuto veramente le parole di san Paolo, “… non vivo io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Come la santa senese, ogni credente sente il bisogno di uniformarsi ai sentimenti del Cuore di Cristo per amare Dio e il prossimo come Cristo stesso ama. E noi tutti possiamo lasciarci trasformare il cuore ed imparare ad amare come Cristo, in una familiarità con Lui nutrita dalla preghiera, dalla meditazione sulla Parola di Dio e dai Sacramenti, soprattutto ricevendo frequentemente e con devozione la santa Comunione. Anche Caterina appartiene a quella schiera di santi eucaristici con cui ho voluto concludere la mia Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis (cfr n. 94). Cari fratelli e sorelle, l’Eucaristia è uno straordinario dono di amore che Dio ci rinnova continuamente per nutrire il nostro cammino di fede, rinvigorire la nostra speranza, infiammare la nostra carità, per renderci sempre più simili a Lui.

Attorno ad una personalità così forte e autentica si andò costituendo una vera e propria famiglia spirituale. Si trattava di persone affascinate dall’autorevolezza morale di questa giovane donna di elevatissimo livello di vita, e talvolta impressionate anche dai fenomeni mistici cui assistevano, come le frequenti estasi. Molti si misero al suo servizio e soprattutto considerarono un privilegio essere guidati spiritualmente da Caterina. La chiamavano “mamma”, poiché come figli spirituali da lei attingevano il nutrimento dello spirito. 

Anche oggi la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio della maternità spirituale di tante donne, consacrate e laiche, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate. 

“Figlio vi dico e vi chiamo - scrive Caterina rivolgendosi ad uno dei suoi figli spirituali, il certosino Giovanni Sabatini -, in quanto io vi partorisco per continue orazioni e desiderio nel cospetto di Dio, così come una madre partorisce il figlio” (Epistolario, Lettera n. 141: A don Giovanni de’ Sabbatini). Al frate domenicano Bartolomeo de Dominici era solita indirizzarsi con queste parole: “Dilettissimo e carissimo fratello e figliolo in Cristo dolce Gesù”.

Un altro tratto della spiritualità di Caterina è legato al dono delle lacrime. Le lacrime esprimono una sensibilità squisita e profonda, capacità di commozione e di tenerezza. Non pochi Santi hanno avuto il dono delle lacrime, rinnovando l’emozione di Gesù stesso, che non ha trattenuto e nascosto il suo pianto dinanzi al sepolcro dell’amico Lazzaro e al dolore di Marta e Maria, e alla vista di Gerusalemme, nei suoi ultimi giorni terreni. Secondo Caterina, le lacrime dei Santi si mescolano al Sangue di Cristo, di cui ella ha parlato con toni vibranti e con immagini simboliche molto efficaci: “Abbiate memoria di Cristo crocifisso, Dio e uomo (…). Ponetevi per obietto Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso” (Epistolario, Lettera n. 16: Ad uno il cui nome si tace).

Qui possiamo comprendere perché Caterina, pur consapevole delle manchevolezze umane dei sacerdoti, abbia sempre avuto una grandissima riverenza per essi: essi dispensano, attraverso i Sacramenti e la Parola, la forza salvifica del Sangue di Cristo

La Santa senese ha invitato sempre i sacri ministri, anche il Papa, che chiamava “dolce Cristo in terra”, ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa. Prima di morire disse: “Partendomi dal corpo io, in verità, ho consumato e dato la vita nella Chiesa e per la Chiesa Santa, la quale cosa mi è singolarissima grazia” (Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, n. 363).

Da santa Caterina, dunque, noi apprendiamo la scienza più sublime: conoscere ed amare Gesù Cristo e la sua Chiesa. Nel Dialogo della Divina Provvidenza, ella, con un’immagine singolare, descrive Cristo come un ponte lanciato tra il cielo e la terra. Esso è formato da tre scaloni costituiti dai piedi, dal costato e dalla bocca di Gesù. Elevandosi attraverso questi scaloni, l’anima passa attraverso le tre tappe di ogni via di santificazione: il distacco dal peccato, la pratica della virtù e dell’amore, l’unione dolce e affettuosa con Dio. 

Cari fratelli e sorelle, impariamo da santa Caterina ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la Chiesa. Facciamo nostre perciò le parole di santa Caterina che leggiamo nel Dialogo della Divina Provvidenza, a conclusione del capitolo che parla di Cristo-ponte: “Per misericordia ci hai lavati nel Sangue, per misericordia volesti conversare con le creature. O Pazzo d’amore! Non ti bastò incarnarti, ma volesti anche morire! ... O misericordia! Il cuore mi si affoga nel pensare a te: ché dovunque io mi volga a pensare, non trovo che misericordia” (cap. 30, pp. 79-80).

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana / 

Commenti che fan pensare






Il mio dispiacere per la totale assenza di riferimenti a Benedetto XVI (Raffaella)

Cari amici, la Santa Messa di questa mattina [domenica 28 aprile 2013]
era gia' prevista nel calendario di appuntamenti di Benedetto XVI in occasione delle celebrazioni per l'Anno della Fede.

Mi dispiace molto non sentire mai alcun cenno a Benedetto XVI nelle omelie, nelle catechesi o negli interventi degli ultimi tempi.
Il fatto che Joseph Ratzinger abbia deciso di vivere "nascosto al mondo" non significa che la chiesa cattolica, anche ai massimi livelli, debba fare finta che non sia mai esistito.
Se c'e' un Papa che ha reso esplicito il senso dell'espressione "andare controcorrente", questi e' proprio Benedetto XVI.
Parole inutili ma e' bene scriverle a chiare lettere. Considero anche mio dovere raccogliere il disagio che leggo sul blog.
R.




La mancanza si fa più viva con ogni giorno che passa. Meno se ne parla più aumenta il senso di un vuoto e un silenzio assordanti. Sarà pure il momento di darci del latte spirituale, ma io ho nostalgia della carne, quella tosta ma digeribilissima di Benedetto XVI. E' vero che ci ha lasciato un tesoro in testi e libri, ma mi manca la sua voce, la sua mano benedicente, il sorriso..., la faccia felice di mons. Marini quando era insieme a lui. Insomma...
La sua presenza da pontefice era tanto leggera e soave, quanto importante e preziosa. I riferimenti al suo precedessore Giovanni Paolo II erano frequenti e intrisi di affetto. L'umiltà fa fiorire tutto, la semplicità è un'altra cosa.
anche per me é un periodo difficile, non é questione di feeling, io ero credente da prima di Ratzinger grazie all'esempio evangelico del mio parroco. GPII l'ho visto come un grande uomo, rispettato come papa, benedetto per inteleltto l'ho sentito da subito vicino, mi sentivo fiero e a mio agio nell'essere cattolico, nonostante tutto il fango che arrivava. Ho imparato tantissimo dalle sue parole, letture innovative di passi evangelici e poi questo suo essere agnello tra i lupi, eterno cireneo me 'ha fatto sentire ancora più vicino. La sua decisione l'ho capita, la rispetto ma ne voglio ancora tanto a Gesù per quanto ha chiesto a joseph ratzinger. Sicuramente il successore sarebbe stato diverso, anche Scola, Dolan, non sarebbero stati lo stesso per me che ratzinger, come per altri il contrario. Ma l'avrei accettato e rispettato, con un po' di malinconia nel cuore. Ma qui é diverso, sono le stesse basi della mia fede e delle fede cattolica che son messe in discussione e non da un pretino di campagna, ma dal papa stesso e dai vescovi. E oltre all'anima spersa, ho anche il cuore e l'intelletto inviperito per questi fratelli di giuseppe, che lo buttano in un pozzo, poi lo vendono agli egizi e dicono a giacobbe che é morto. Oggi mi sento come quel giacobbe a cui raccontano che il suo prediletto é morto, sperando che sparisca in me il suo ricordo mentre invece lui é ancora vivo

Max
Eugenia ha detto...

Bellissimo commento Max. Credo che molti di noi si riconoscano in quello che hai scritto.
Cogita semper Deum tibi 

praesentem

et te coram Illo stare

sabato 27 aprile 2013

Quando sono apparsa ai veggenti scelti da Dio


La Sua Seconda venuta nella gloria



Miei amati figli, per il Suo grande Amore per l’umanità, mio Figlio ora vi sta preparando per la Sua Seconda venuta. È perché vi ama che Egli vi parla adesso, tramite i Suoi profeti, per assicurarsi che nessuno sfugga alla Sua Misericordia. Proprio come Dio mandò Giovanni Battista per preparare il mondo per mio Figlio – il Figlio unigenito di Dio, il Messia – mio Figlio ora vi rivela l’ultimo piano. Quest’ultimo piano  di salvezza sarà simile alla Sua prima venuta, ma con una differenza. Questa volta, non verrà come uomo in carne e ossa.
Ora che la Verità vi viene di nuovo rivelata, mio Figlio vi ricorda tutto ciò che viene da Dio attraverso la Sua Santa Parola, mentre prepara le fasi finali. I figli di Dio hanno ricevuto la Verità quando mio Figlio camminava sulla terra. Ora vi sarà data la Verità piena, incluse le rivelazioni circa l’opera dei nemici di Dio, per il vostro bene, affinché non siate ingannati. Dovete essere generosi di cuore, quando mio Figlio vi porta questi Doni che nutrono le vostre anime.
Quando sono apparsa ai veggenti scelti da Dio, nel corso degli anni, è stato per preparare le anime per questi tempi. Ora, mentre vi preparate alla persecuzione che verrà inflitta ai Cristiani, sarà estremamente difficile, perché sarà una violazione dello spirito e ciò provocherà una grave ferita. Quando conoscete la Verità della Parola di Dio, e quando sapete come riconoscere l’opera del seduttore, diventate più forti. È molto più importante rimanere fedeli alla Parola di Dio, che accettare le menzogne che vi saranno presentate da coloro che non provengono da Dio.
Mio Figlio vi innalzerà ad una grande gloria quando obbedirete alla Sua Santa Parola e difenderete i Suoi Insegnamenti. Vi chiedo di dimostrare a mio Figlio il rispetto che Egli merita. Coloro che Lo respinsero quando Egli camminò sulla terra, alla fine accettarono la Verità di chi Egli fosse quando morì sulla Croce. Coloro che rifiutano la Sua Parola oggi, realizzeranno finalmente la Verità il giorno in cui Egli verrà come Giudice. Per molti sarà troppo tardi.
Pregate che tutte le anime rimangano fedeli all’eredità del mio amato Figlio, Gesù Cristo, perché solo chi Lo accetta può essere assunto nel Suo Regno.
La vostra amata Madre,
Madre della Salvezza.
RESPICE STELLAM,
VOCA MARIAM!

Fragmenta / Frammenti! / NON MITTENDUS CANIBUS


NON MITTENDUS CANIBUS

A proposito delle considerazioni di padre Francesco Maria Budani, dei Francescani dell'Immacolata, sulle modalità di amministrazione e ricezione della Santa Comunione. 


<<Rimaniamo ancora sconcertati, nonostante le manifeste e ripetute dimostrazioni di incoerenza date dai Sacri Pastori negli ultimi decenni, per la promulgazione di norme palesemente contraddittorie. Pare infatti che, ogni volta che la Sede Apostolica emana un documento disciplinare, esso dia disposizioni su una materia specifica e al tempo stesso deroghi, nello stesso documento, alla ratio della norma che intende fissare.

Leggiamo su Una Fides un interessante e lodevolissimo articolo di padre Budani, nel quale egli sostiene che l'amministrazione della Santa Comunione sulla lingua del fedele è un diritto, mentre è unaconcessione l'amministrazione della stessa nelle mani. 

L'articolo cui fa riferimento il pio Francescano è l'IstruzioneRedemptionis Sacramentum, emanata il 25 Marzo 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino su ordine del Santo Padre. 

Nell'Istruzione si precisa:

[92.] Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.

Ecco ciò che ci sconcerta: nella stessa norma si afferma un principio giusto e corretto (l'amministrazione in bocca), si autorizza la deroga (l'amministrazione sulla mano) e poi si precisa che se c'è pericolo di profanazione non si debba dare la Comunione sulla mano. 

Qualsiasi sacerdote sa benissimo, come ricorda padre Francesco Maria, che il pericolo di profanazione c'è sempre, perché le particole, essendo di pane friabile, possono facilmente perdere delle particelle o delle briciole. In altri tempi - quando il solo sacerdote poteva toccare le Specie Eucaristiche - era uso setacciare le ostie e porle nella pisside prive di frammenti: in alcune sacristie si trova ancora il vaglio con cui il Sacrista svolgeva questa operazione che incuriosiva i chierichetti.

Ovviamente il postconcilio ha abituato i sacerdoti a disinteressarsi completamente di questi vieti comportamenti intrisi di rubricismo postridentino. Così non solo non si setacciano le ostie prima della loro consacrazione, ma spesso accade che lo stesso celebrante, per purificare la patena e la pisside (o quella orribile ciotola che dovrebbe svolgere le funzioni di entrambe) usi il purificatoio e non le dita, che dovrebbe poi astergere nel calice prima di purificare anche quello. I frammenti possono rimanere attaccati al purificatoio, che a differenza del corporale non è custodito nella borsa (peraltro ormai caduta in disuso e non prescritta dalle rubriche del nuovo rito). Non parliamo di far lavare i sacri lini da un chierico e poi di gettare l'acqua nel sacrario...

Nessuno si perita di passare la patena sul corporale per raccogliere eventuali frammenti, e non di rado la purificazione dei vasi sacri è affidata ai ministranti, alla credenza, mentre la Presenza Reale nelle Sacre Specie (che permane anche nelle particelle dell'ostia) imporrebbe di farlo all'altare e sul corporale. 

Noi stessi, in occasione di un pellegrinaggio a Lourdes, abbiamo visto coi nostri occhi - e con gravissimo scandalo - un sagrestano laico prendere l'Ostia magna dal tabernacolo e, appoggiandosi sul banco della sacristia, tagliarla con le forbici per adattarla alla lunetta dell'ostensorio. Se non fossimo stati presenti a redarguire l'empio sforbiciatore, non vogliamo immaginare quale sarebbe stata la sorte dei ritagli...

Non si può pensare che dei chierici abituati a trattare in questo modo la Ss.ma Eucaristia possano avere una qualche sensibilità per il pericolo di sacrilegio: nessuno glielo insegna in Seminario, ed anzi è ormai abitudine invalsa dire ai futuri sacerdoti che fragmenta non sunt sacramenta (sic!), come noi stessi abbiamo sentito dire da un confratello del Seminario Romano.

Torniamo alla Istruzione Redemptionis Sacramentum e traduciamo quelle norme usando una similitudine:

La norma è che ad un incrocio si passi con il semaforo verde e ci si fermi con il rosso. Tuttavia, in certi casi, è possibile passare con il rosso. Ma se vi è rischio di incidenti passando col rosso, allora si passi solo col verde.

O anche:

In un deposito di combustibile è fatto divieto usare fiamme libere. Tuttavia, in certi casi, è possibile accendere dei fuochi. Ma se vi è rischio di incendio, allora non si usino fiamme libere.
E ancora:

Il vostro parlare sia sì sì, no no: tutto il resto viene dal Maligno. Tuttavia, in certi casi, potete dire anche sì no e no sì. Ma se vi è rischio che non vi si capisca, allora dite sì sì, no no.

Ecco: siccome c'è sempre rischio di profanazione, non si capisce come la Sede Apostolica possa autorizzare le Conferenze Episcopali, e come le Conferenze Episcopali possano concedere ai loro fedeli di ricevere la Comunione sulla mano, con l'ipocrita postilla di evitare la profanazione. 

Se c'è anche il remoto rischio di profanazione, basta imporre tout court che la Comunione si dia in bocca. In nessun caso, a meno di non essere dotati di poteri di preveggenza, un sacerdote può sapere se quella particola che prende dalla pisside è perfettamente integra e priva di frammenti; quindi, se nel deporla sulla mano del fedele quei frammenti dovessero perdersi, con o senza piattello (che in questo caso non ha alcuna utilità), ecco concretizzato il rischio di profanazione.Ergo: niente Comunione in mano, mai. 


Prima Comunione secondo il rito neocatecumenale

Ancora una volta abbiamo sotto gli occhi delle contraddizioni talmente evidenti, da far quasi ritenere che il legislatore si diverta a prenderci in giro. Da una parte ribadisce un principio sacrosanto, poi concede una deroga che ex se contraddice quel principio, e poi ci ricorda che se da quella deroga derivasse una contraddizione al principio, essa non può essere praticata.

Ci sia permesso di osservare che questo modo di procedere ripugna al ruolo dei Sacri Pastori, i quali non sono costituiti in autorità per cimentarsi in grotteschi calembours da legulei, ma per indicare chiaramente ciò che è bene da ciò che è male. 

Il Signore chiederà contro degli innumerevoli sacrilegi compiuti da milioni di fedeli, migliaia di sacerdoti, centinaia di Vescovi, decine di Cardinali e forse anche da qualche Papa.>>

NB. Senza minimamente voler offendere nessuno io penso che se uno -sull'altare-  vuol  essere   uguale a una ... mazza di scopa continui pure a dar la Comunione sulle mani. Meriterebbe l'apostrofe di Nostro Signore che dice "O stulti et tardi corde ad credendum.." (Luca 24,25). Mi chiedo: Non ha forse il Concilio raccomandato -e per ben due volte- la Summa di san Tommaso? Bene. In essa chiaramente e concretamente si insegna la riverenza al sacramento ([51180] - III q. 83 a. 5 ad 5).  Generalmente il fedele porge le mani per ignoranza. Per gli altri che ... non si credono ignoranti basterebbe dire "Amico: in questa Messa ricevila così la santa Comunione, altrove fa' come credi". Funziona. (pMM).