giovedì 13 febbraio 2014

* INFERNO

Inferno

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12 gennaio 2014 – Molto presto, l’Inferno sarà formalmente dichiarato come un luogo che non esiste

Mia amata figlia prediletta, se non fosse per Me, Gesù Cristo, che parlo al mondo in questo momento, molte anime non potrebbero mai entrare dalle Porte del Paradiso. Tante anime ingrate non obbediscono più alle Mie leggi, e così si creano una loro propria interpretazione che trovo ripugnante. Sono state date regole relative alla Verità, come … Continua a leggere »

18 Dicembre 2013 – Solo la luce di Dio può portare la felicità eterna

Mia amata figlia prediletta, il principio è senza fine. Una volta che la vita è stata creata da Mio Padre e che l’uomo prende il suo primo respiro, egli esisterà nel corpo e poi nell’anima per l’eternità. Il più grande mistero della Vita Eterna è che essa esiste, che l’uomo la scelga o meno. All’uomo è stato … Continua a leggere »

24 novembre 2013 – Miliardi di persone potranno godere di una vita di eterna gloria alla Presenza di Dio

Mia amata figlia prediletta, quando verrò a portare sollievo agli uomini dal dolore che hanno patito a causa della loro separazione da Dio, essi dovranno essere tutti grati per questa Grande Misericordia. Grazie ad essa, miliardi di persone potranno godere di una vita di eterna gloria alla Presenza di Dio. Con questo grande Atto di Misericordia, … Continua a leggere »

23 ottobre 2011 – Desidero formare un esercito di gruppi di preghiera

Mia amata Figlia prediletta, devi sapere che voglio formare un esercito di gruppi di preghiera in tutto il mondo. Vi forniro, Mio esercito, le preghiere che dovranno essere recitate per salvare le anime. Questi gruppi di preghiera si espanderanno e al loro interno sorgerà un vero e proprio esercito di devoti seguaci per portare avanti … Continua a leggere »

11 febbraio 2013 – Molti credono che l’inferno sia solo un luogo folcloristico.

Mia amata figlia prediletta, il desiderio del Mio Cuore è quello di salvare dall’Inferno quelle persone che commettono peccati tremendi. Per ogni peccato mortale commesso, il dolore del fuoco strazierà l’anima come se fosse fatta di carne. Le grida di angoscia e il terrore che colpisce tali anime, quando sono trascinate nella profondità dell’inferno, spezzano … Continua a leggere »

19 Aprile 2011 – L’Immoralità sessuale vi condurrà all’Inferno

Figlia Mia mentre il mondo si divide in differenti gruppi –  coloro che vivono vite semplici e ordinate, alcuni in salute e pace; coloro che sono afflitti dalla povertà e dalle malattie o che sono vittime di guerre e coloro che sono al potere – tutti saranno testimoni stupefatti degli stessi avvenimenti. Molti vedranno le … Continua a leggere »

7 ottobre 2011 – Il Purgatorio non è un luogo in cui dovreste essere felici di entrare.

Mia amata figlia prediletta, la ragione per cui do tanti messaggi ai Miei figli è per aiutarli a preparare le loro anime in un modo che non era possibile prima d’ora. Molti dei Miei figli non hanno letto la Sacra Bibbia, né conoscono i Miei insegnamenti. I Miei sacri servitori spendono molto tempo focalizzandosi sulla parte … Continua a leggere »

21 ottobre 2012 – Quando cercheranno di creare un Sacramento da un abominio, nelle Mie Chiese, diranno che è stato per i diritti delle coppie omosessuali.

Domenica 21 ottobre 2012, alle h. 10, 05. Mia amatissima figlia, le visioni che ho permesso ti fossero mostrate, di anime che precipitano all’inferno, non erano per spaventarti. Erano invece per mostrarti la realtà. In questo modo capirai ora come soffro, ogni giorno, mentre guardo le anime che precipitano nelle profondità dell’inferno. Oh, se la … Continua a leggere »

20 ottobre 2012 – I miliardi di anime già all’inferno sono quelle che Mi hanno rifiutato sfacciatamente durante la loro vita

Mia amata figlia prediletta, la visione che ti ho mostrato la notte scorsa, aveva per scopo di fortificare la tua spiritualità e per mostrare la Verità della vita dopo la morte. Durante le prime ore dopo la morte, Satana invia i Suoi demoni per tentare le anime, anche in quel momento. Egli le tenta a … Continua a leggere »

27 settembre 2012 – Due miliardi di anime, che rifiuteranno la Mia Misericordia

Mia amatissima figlia, la Missione di salvare questi due miliardi di anime che rifiuteranno la Mia Mano di Misericordia, deve far parte delle preghiere giornaliere di tutti coloro che si definiscono Crociati di Dio. In seguito al gran numero di miracoli, la maggior parte dell’umanità riceverà il dono dello Salvezza e il suo ingresso nel … Continua a leggere »

Meditare, pregare ed agire. (Informazione)

(di Roberto de Mattei) L’11 febbraio 2013 è una data ormai entrata nella storia. Quel giorno Benedetto XVI comunicò la sua decisione di rinunciare al pontificato ad un’assemblea di cardinali attoniti. L’annunzio fu accolto “come un fulmine a ciel sereno”, secondo le parole rivolte al Papa dal cardinale decano Angelo Sodano e l’immagine di un fulmine che lo stesso giorno colpì la Basilica di San Pietro fece il giro del mondo.
L’abdicazione avvenne il 28 febbraio, ma prima Benedetto XVI comunicò di voler restare in Vaticano come Papa emerito, fatto mai avvenuto e ancora più sorprendente della rinuncia al pontificato. Nel mese trascorso tra l’annuncio dell’abdicazione e il conclave apertosi il 12  marzo, fu preparata l’elezione del nuovo Pontefice, anche se apparve al mondo come inaspettata. Più che l’identità dell’eletto, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, stupì l’inedito nome da lui scelto, Francesco, quasi a voler rappresentare un unicum, e colpì il suo primo discorso, in cui dopo un colloquiale “buonasera”, si presentò come “vescovo di Roma”, titolo che spetta al Papa, ma solo dopo quelli di Vicario di Cristo e di successore di Pietro, che ne costituiscono il presupposto.
La fotografia dei due Papi che pregavano assieme, il 23 marzo a Castelgandolfo, offrendo l’immagine di una inedita “diarchia” pontificia,  aumentò la confusione di quei giorni. Ma si era solo all’inizio. Venne l’intervista sull’aereo di ritorno da Rio de Janeiro, il 28 luglio 2013, con le parole “chi sono io per giudicare!” destinate ad essere utilizzate per giustificare ogni trasgressione. Seguirono le interviste di Papa Francesco al direttore della “Civiltà Cattolica”, in  settembre e  quella al fondatore del quotidiano “La Repubblica”, in ottobre, che ebbero un impatto mediatico superiore alla sua prima enciclica Lumen fidei. Si disse che non erano atti di magistero, ma tutto ciò che da allora sta accadendo nella Chiesa, deriva soprattutto da quelle interviste che ebbero carattere magisteriale di fatto se non di principio.
Lo scontro tra il cardinale Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Fede, e il cardinale arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore dei consiglieri per le riforme di Papa Francesco,  ha portato al culmine la confusione. La dottrina tradizionale, secondo Maradiaga, non è sufficiente ad offrire « risposte per il mondo di oggi». Essa verrà mantenuta, ma ci sono «sfide pastorali» adatte ai tempi alle quali non si può rispondere «con l’autoritarismo e il moralismo» perché questa «non è nuova evangelizzazione».
Alle dichiarazioni del card. Maradiaga hanno fatto seguito i risultati del sondaggio sulla pastorale familiare promosso dal Papa per il Sinodo dei Vescovi del 5-19 ottobre. Il Sir (Servizio di informazione religiosa) ha diffuso una sintesi  delle prime risposte arrivare dal Centro-Europa. Per i vescovi belgi, svizzeri, lussemburghesi e tedeschi, la fede cattolica è troppo rigida e non corrisponde alle esigenze dei fedeli. La Chiesa dovrebbe accettare le convivenze prematrimoniali, riconoscere matrimoni omosessuali e unioni di fatto, ammettere il controllo delle nascite e la contraccezione, benedire le seconde nozze dei divorziati e permettere loro di ricevere i sacramenti.        Se questa è la strada che si vuole percorrere, è il momento di dire che si tratta di una strada verso lo scisma e l’eresia, perché si negherebbe la fede divina e naturale che nei suoi comandamenti non solo afferma l’indissolubilità del matrimonio, ma proibisce gli atti sessuali al di fuori di esso, tanto più se commessi contro natura. La Chiesa accoglie tutti coloro che si pentono dei propri errori e peccati e si propongono di uscire dalla situazione di disordine morale in cui si trovano, ma non può legittimare, in alcun modo, lo status di peccatore. A nulla varrebbe affermare che il mutamento riguarderebbe solo la prassi pastorale e non la dottrina. Se tra la dottrina e la prassi manca la corrispondenza, vuol dire che è la prassi a farsi dottrina, come peraltro sta purtroppo accadendo dal Concilio Vaticano II in poi.
La Chiesa deve dare risposte nuove e “al passo con i tempi”? Ben diversamente si comportarono i grandi riformatori nella storia della Chiesa, come  san Pier Damiani e san Gregorio Magno che, nell’XI secolo, avrebbero dovuto legittimare la simonia e il nicolaismo dei preti, per non rendere la Chiesa estranea alla realtà del loro tempo, ed invece denunciarono queste piaghe con parole di fuoco, avviando la riforma dei costumi e la restaurazione della retta dottrina.
E’ lo spirito intransigente e senza compromesso dei santi ad essere oggi drammaticamente assente. Urgerebbe una acies ordinata, un’armata schierata a battaglia che impugnando le armi del Vangelo annunci una parola di vita al mondo moderno che muore, invece di abbracciarne il cadavere. I gesuiti offrirono, tra il Concilio di Trento e la Rivoluzione francese, questo nucleo di combattenti alla Chiesa. Oggi soffrono la decadenza di tutti gli ordini religiosi e se tra questi uno ne appare ricco di promesse, viene inspiegabilmente soppresso. Il caso dei Francescani dell’Immacolata, esploso a partire da luglio, ha portato alla luce una evidente contraddizione tra i continui richiami di Papa Francesco alla misericordia e il bastone  assegnato al commissario Fidenzio Volpi per annichilire uno dei pochi istituti religiosi oggi fiorenti.
Il paradosso non si ferma qui. Mai come nel primo anno di pontificato di Papa Francesco, la Chiesa ha rinunciato ad uno dei suoi divini attributi, quello della giustizia, per presentarsi al mondo misericordiosa e benedicente, ma mai come quest’anno la Chiesa è stata oggetto di violenti attacchi da parte del mondo verso cui stende la mano.
Il matrimonio omosessuale, rivendicato da tutte le grandi organizzazioni internazionali e da quasi tutti i governi occidentali, contraddice frontalmente non solo la fede della Chiesa, ma la stessa legge naturale e divina che è iscritta nel cuore di ogni uomo. Le grandi mobilitazioni di massa, avvenute soprattutto in Francia con le Manif pour tous, cos’altro sono se non la reazione della coscienza di un popolo ad una legislazione iniqua e contro-natura? Ma le lobby immoraliste non si accontentano di questo. Ciò che a loro preme non è l’affermazione dei presunti diritti omosessuali, quanto la negazione dei diritti umani dei cristiani. Christianos esse non licet: il grido blasfemo che fu di Nerone e di Voltaire, riecheggia oggi nel mondo, mentre Jorge Mario Bergoglio è eletto dalle riviste mondane uomo dell’anno.
Gli avvenimenti si susseguono sempre più rapidamente. La sentenza latina motus in fine velocior è comunemente usata per indicare lo scorrere più veloce del tempo al termine di un periodo storico. La moltiplicazione degli eventi abbrevia infatti il corso del tempo, che in sé non esiste al di fuori delle cose che fluiscono. Il tempo, dice Aristotele è la misura del movimento (Fisica, IV, 219 b). Più precisamente lo definiamo come la durata delle cose mutevoli. Dio è eterno proprio perché è immutabile: ogni movimento ha in lui la sua causa, ma nulla in Lui muta. Più ci si allontana da Dio, più cresce il caos, prodotto dal mutamento.
L’11 febbraio ha segnato l’inizio di un’accelerazione del tempo, che è la conseguenza di un movimento che si sta facendo vertiginoso. Viviamo un’ora storica che non è  necessariamente la fine dei tempi, ma è certamente il tramonto di una civiltà e la fine di un’epoca nella vita della Chiesa. Se al chiudersi di quest’epoca  il clero e il laicato cattolico non assumeranno fino in fondo le loro responsabilità, si avvererà inevitabilmente il destino che la veggente di Fatima ha visto svelarsi davanti ai propri occhi:
« Vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio ».
La drammatica visione del 13 maggio dovrebbe essere più che sufficiente per spingerci a meditare, pregare ed agire. La città è già in rovina e i soldati nemici sono alle porte. Chi ama la Chiesa la difenda, per affrettare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. (di Roberto de Mattei)

mercoledì 12 febbraio 2014

* SAN VALENTINO !

SAN VALENTINO!

Il Pontefice 
(Zefirino? Callisto? Urbano? Ponziano? Antero? Fabiano? o Cornelio?) 
pronuncia la sua omelia
per l'ordinazione sacerdotale di san Valentino.

«Battezzato nel giorno natale del martire Valente, il nuovo figlio della Chiesa Apostolica e Romana, e fratello nostro, ha voluto assumere il nome del martire beato, ma con quella modifica che l’umiltà attinta dal Vangelo - l’umiltà: una delle radici della santità - gli dettava. 

E non Valente, ma Valentino volle essere detto.
Oh! ma che in vero Valente egli è. Guardate quanto cammino ha fatto il pagano la cui religione era il vizio e la prepotenza. Voi lo conoscete quale è ora, nel seno della Chiesa. Qualcuno fra voi - e specie quelli che padri e madri di vera generazione gli sono stati, per essere quelli che con la parola e l’esempio l’hanno fatto concepire dalla Santa Madre Chiesa e partorire da essa per l’altare e per il Cielo - sanno quello che egli era non come cristiano Valente ma come il pagano di prima, il cui nome egli, e noi con lui, non vogliamo neppur ricordare. 

Morto è il pagano. E dall’acqua lustrale è risorto il cristiano. Ora egli è il vostro prete. Quanto cammino! Quanto! Dalle orgie ai digiuni; dai triclini alla chiesa; dalla durezza, dall’impurità, dall’avarizia, all’amore, alla castità, alla generosità assoluta.

Egli era il giovane ricco, e un giorno ha incontrato, portato a lui dal cuore dei santi, che anche senza parole illustrano Cristo - perché Egli traluce dal loro animo - ha incontrato Gesù, Signor nostro benedetto. 

Gli occhi dolcissimi del Maestro si sono fissati sul volto del pagano. E il pagano ha provato una seduzione che nessun piacere gli aveva ancor data, una emozione nuova, dal nome sconosciuto, dalla non descrivibile sensazione. Un che di soave come carezza di madre, di onesto come odore di pane testé sfornato, di puro come alba di primavera, di sublime come sogno ultraterreno.

Cadete voi larve del mondo e dell’Olimpo pagano quando il Sole Gesù bacia un suo chiamato. Come nebbie vi dissolvete. Come incubi demoniaci fuggite. Che resta di voi? Di voi che sembravate tanto splendida cosa? Un mucchio lurido di detriti inceneriti malamente e ancor fetidi di corruzione. 

“Maestro buono, che devo fare per seguire Te e avere la vita eterna?” ha chiesto. E il dolce, divino Maestro, con poche parole gli ha dato l’insegnamento di Vita: “Osserva questi comandi”. Oh! non gli poteva dire: “Segui la Legge!”. Il pagano non la conosceva. Gli disse allora: “Non uccidere, non rubare, non spergiurare, non essere lussurioso, onora i parenti e ama Dio e prossimo come te stesso”. Parole nuove! Mète mai pensate! Orizzonti infiniti pieni di luce. Della sua luce.

Il pagano non poteva dare la risposta del giovane ricco. Non poteva. Perché nel paganesimo sono tutti i peccati ed egli tutti li aveva nel cuore. 

Ma volle poterla dare. E venne ad un povero vecchio, al Pontefice perseguitato, e disse: “Dàmmi la Luce, dàmmi la Scienza, dàmmi la Vita! Un’anima dàmmi, in questo mio corpo di bruto!”, e piangeva. E il povero vecchio, che io sono, ha preso il Vangelo ed in esso ha trovato la Luce, la Scienza, la Vita per il mendicante piangente. Ho trovato tutto nel Vangelo di Gesù, nostro Signore, per lui. E gli ho potuto dare l’anima. L’anima morta evocarla a vita, e dirgli: “Ecco l’anima tua. Custodiscila per la vita eterna”.

Allora, bianco del bagno battesimale, egli si è dato a ricercare il Maestro buono e lo ha trovato ancora e gli ha detto: “Ora posso dirti che faccio ciò che Tu mi hai detto. Che altro manca per seguire Te?”. E il Maestro buono ha risposto: “Va’, vendi quanto hai e dàllo ai poveri. Allora sarai perfetto e potrai seguire Me”.

Oh! allora Valentino ha superato il giovane di Palestina! Non se ne andò via, incapace di separarsi da tutti i suoi beni. Ma questi beni mi ha portato per i poveri di Cristo e, libero dal giogo delle ricchezze, pesante giogo che impedisce di seguire Gesù, mi ha chiesto il giogo luminoso, alato, paradisiaco del Sacerdozio.

Eccolo. Lo avete visto sotto quel giogo, con le mani legate, prigioniero di Cristo, salire al suo altare. Ora vi frangerà il Pane eterno e vi disseterà col Vino divino. 
Ma lui, come io, per esser perfetti agli occhi del Maestro buono vogliamo ancora una cosa. Farci noi pane e vino: immolarci, frantumarci, spremerci sino all’ultima stilla, ridurci a farina per essere ostie. Vendere l’ultima, l’unica ricchezza che ci resta: la vita. Io la mia cadente vita di vecchio. Egli la fiorente vita di giovane.

Oh! non deluderci, Pontefice eterno. Concedici il beato martirio! Col sangue vogliamo scrivere il tuo Nome: Gesù Salvatore nostro. Un altro battesimo vogliamo, per la nostra stola che l’imperfezione umana sempre corrompe: quello del sangue. Per salire a Te con stole immacolate e seguirti, o Agnello di Dio che levi i peccati del mondo, che li hai levati col tuo Sangue! 

Beato martire Valente, nella cui chiesa siamo, al tuo Pontefice Marcello e per il tuo fratello sacerdote chiedi dal Pontefice eterno la stessa tua palma e corona.»

E non c’è altro.

(Maria Valtorta, da I Vangeli della Fede.)


AVE MARIA!







“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: Gas, coperte, cibo secco e in scatola, compresse p...

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: Gas, coperte, cibo secco e in scatola, compresse p...: BISOGNA SVEGLIARSI ADESSO... ALZATI PER DIFENDERE I TUOI DIRITTI...   Anche se l’Avvertimento permetterà di convertire milioni di persone...  Organizzate il vostro approvvigionamento alimentare ora...  dovete stare sempre in guardia.

8 luglio 2011 – Il Padre Eterno impedirà al Nuovo Ordine Mondiale la persecuzione finale dei Suoi figli INVIATO DA  MESSAGGI DA GESU...

martedì 11 febbraio 2014

Da un prete per tutti i preti, ma valido anche per i laici


sabato 8 febbraio 2014


Da un prete per tutti i preti. Bello, semplice, chiaro e valido per molte cose anche per i laici.




Nel momento del Sacrificio, non una parola né un gesto in sacrestia. La vittima e il prete si preparano.
Corporale, purificatoio, manutergio, senza difetti, bianchi candidi, è il minimo per l’Agnello! Usciresti con indosso una camicia con le maniche e il collo sporchi?
Che gli ornamenti siano all’altezza di quelli che il direttore d’orchestra e i musicisti indossano per una serata di gala all’Opéra di Parigi o la Staatsoper di Vienna. Ed è ancora troppo poco sapendo quale sinfonia fantastica dirige il prete!
Vestendo gli ornamenti per la celebrazione della santa messa, ricordati che il tuo essere, in se stesso e per come appare, deve far piombare il Cielo sulla terra.

Alba immacolata, cingolo annodato, casula brillante, tovaglie ultracandide, copricalice, candelabri d’oro o d’argento, la croce come si deve al centro dell’altare, canti appropriati, fumi d’incenso, cuore in fiamme, tutto è pronto per servire la Bellezza incarnata.
Il coro della chiesa in cui dimorano gli angeli – la tua fede lo ha forse dimenticato? – è un luogo sacro in cui Dio si dona e abita. Per crederlo e rendere a Dio tutta la gloria, il suo accesso deve essere riservato. Non c’è ragione alcune perché la Gioconda non possa essere raggiunta dalla mano dell’uomo e il tabernacolo sia accessibile.

La messa non ti appartiene. È di Cristo e della sua sposa, la Chiesa, che vegliano su di lei con il loro amore geloso. Rispettala ricevendola nei suoi riti.
Vano il tempo dedicato a ricostruire la liturgia intorno a un tavolo, a riscrivere il messale, a cercare tre canti in due ore per la messa della domenica! Non occorre più di un quarto d’ora per sistemare ciò che lo è già.
Non perdere il tuo tempo sulle questioni liturgiche. Sono regolate dal Santo Padre che desidera vedere l’amore di Cristo indorarsi sotto la luce sacra di un rito al tempo stesso ordinario e straordinario.

Prendi la messa come si prendono i voti, con il corpo, con l’anima e muori e resuscita sull’alatare, e fai in modo che questo si senta e si veda!
Su un solo inchino si contempla tutta la fede del prete.
Un po’ di brio, per pietà, durante tutta la messa, senza silenzi né esitazioni nel tono di voce, cordiale ed espressivo! Il sangue corre e salva, e Cristo è ardente.
All’alare, non esiste più nessuno al di fuori di Colui che è, e a cui tu parli.
L’improvvisazione, verbale o gestuale, in materia di liturgia è un non senso inaccettavile. Quale attore oserebbe andare in scena modificando il suo ruolo e il suo testo?
È vietato manipolare la persona di Cristo a proprio piacimento, aggrappato ai riti come ai bordi del suo mantello.

Al momento della consacrazione, rallenta, Cristo è senza fiato, sta per morire. Dai al Corpo Sacro e al prezioso Sangue il tempo di diffondersi sulla moltitudine attraverso la lentezza del tuo gesto.
Pronunciando il più lentamente possibile le parole della consacrazione, il prete segnala e rivela l’improvvisa venuta di Gesù sull’altare. Non affrettarti tra le tante parole. Fai respirare il Verbo all’orecchio dei tuoi fedeli la cui tendenza è relativizzare il Mistero.
Consacrazione spedita, messa fallita! Certo valida, ma, ti prego, non attenerti al legalismo che fa orrore a Cristo! il puro adempimento non Gli è mai piaciuto. Dare anima alle cose, ecco che cosa Lo trattiene, all’interno della materia.
Ostia bianca per il Cristo di Luce, il segno dice il reale.
Niente contrazioni o rigidità nei tuoi gesti, ma una gravità abitata dall’incredibile che si compie – e che deve essere creduto!

È impossibile che la messa faccia addormentare o annoi. Se ciò accade, evidenziato dai banchi vuoti, ripeti a te stesso che l’essenziale riposa nelle mani del celebrante. Da lui deriva tutta la grazia.
Lo urlerò fino alla morte alla nostra umanità sensibile: è attraverso la forma che si accede al fondo che rivela.


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- Tratto da I tiepidi vanno all'inferno. Piccolo trattato sul sale della vita di don Michel-Marie Zanotti-Sorkine , Mondador, 2014.


BENEDETTO ha ragione: tutto davvero ricomincia da Cristo. Possiamo solo tornare alla sorgente».

martedì 4 dicembre 2012

BENEDETTO ha ragione: «Tutto deve ricominciare da Cristo»

Per una coincidenza che ritengo straordinaria, un mio amico sacerdote mi invia ieri sera l'estratto di un libro e mi parla della figura di Michel-Marie Zanotti-Sorkine, un Parroco marsigliese che, ora, ritrovo in un articolo di Marina Corradi su Avvenire del 29 novembre scorso, che pubblico di seguito, segnalato e commentato oggi da Magister: è da lì che ho ripreso anche  l'immagine del suo volto, che non conoscevo. Ringraziamo il Signore e verifichiamo come ancora una volta il Sacerdote non deve far altro che il sacerdote (docente-guida-santificatore: il «triplice munus») per conquistare anime al Signore e al Suo Regno.
Domani pubblicherò l'estratto in italiano del suo libro Au diable la tiédeur (Al diavolo la tiepidezza), che si divide in due parti. La prima è rivolta ai sacerdoti: 50 pagine di pensieri, consigli, sentenze semplici e forti per ridefinire il loro sacerdozio. La seconda è destinata ai fedeli per ricordare le basi della religione cattolica e far luce sui comportamenti e virtù che aiutano a vivere. Sta avendo grande successo. Uscito nell'ottobre scorso, ha già venduto più di 15.000 copie.


Quella tonaca nera svolazzante sulla rue Canabière, tra una folla più maghrebina che francese, ti fa voltare. Toh, un prete, e vestito come una volta, per le strade di Marsiglia. Un uomo bruno, sorridente, eppure con un che di riservato, di monacale. E che storia, alle spalle: cantava nei locali notturni di Parigi, solo otto anni fa è stato ordinato e da allora è parroco qui, a Saint-Vincent-de-Paul.

Ma la storia in realtà è anche più complicata: Michel-Marie Zanotti-Sorkine, 53 anni, discende da un nonno ebreo russo, immigrato in Francia, che prima della guerra fece battezzare le figlie. Una di queste figlie, scampate all’Olocausto, ha messo al mondo padre Michel-Marie, che per parte paterna è invece mezzo corso e mezzo italiano. (Che bizzarro incrocio, pensi: e guardi con stupore la sua faccia, cercando di capire com’è un uomo, con dietro un tale nodo di radici). Ma se una domenica entri nella sua chiesa gremita, e ascolti come parla di Cristo con semplici quotidiane parole; e se osservi la religiosa lentezza dell’elevazione dell'ostia, in un silenzio assoluto, ti domandi chi sia questo prete, e cosa in lui affascini, e faccia ritornare chi è lontano.

Infine ce l’hai davanti, nella sua canonica bianca, claustrale. Sembra più giovane dei suoi anni; non ha quelle rughe di amarezza che marchiano col tempo la faccia di un uomo. Una pace addosso, una letizia che stupisce. Ma lei chi è?, vorresti chiedergli immediatamente.

Davanti a un pasto frugale, cenni di una vita intera. Due splendidi genitori. La madre, battezzata ma solo formalmente cattolica, lascia che il figlio frequenti la Chiesa. La fede gli è contagiata «da un vecchio prete, un salesiano in talare nera, uomo di fede generosa e smisurata». Il desiderio, a otto anni, di essere sacerdote. A tredici perde la madre: «Il dolore mi ha devastato. E però non ho mai dubitato di Dio". L’adolescenza, la musica, e quella bella voce. I piano bar di Parigi potranno sembrare poco adatti a discernere una vocazione religiosa. Eppure, intanto che la scelta lentamente matura, i padri spirituali di Michel-Marie gli dicono di restare nelle notti parigine: perché anche lì c’è bisogno di un segno. La vocazione infine preme. Nel 1999, a 40 anni, si avvera il desiderio infantile: sacerdote, e in talare, come quel vecchio salesiano.

Perché la talare? «Per me – sorride – è una divisa da lavoro. Vuole essere un segno per chi mi incontra, e soprattutto per chi non crede. Così sono riconoscibile come sacerdote, sempre. Così per strada sfrutto ogni occasione per fare amicizia. Padre, mi chiede uno, dov’è la posta? Venga, l’accompagno, rispondo io, e intanto si parla, e scopro che i figli di quell’uomo non sono battezzati. Me li porti, dico alla fine; e spesso quei bambini, poi, li battezzo. Cerco in ogni modo di mostrare con la mia faccia un’umanità buona. L’altro giorno addirittura – ride – in un bar un vecchio mi ha chiesto su quali cavalli puntare. Io gli ho dato i cavalli. Ho chiesto scusa alla Madonna, fra me: ma sai, le ho detto, è per fare amicizia con quest’uomo. Come diceva un prete, che è stato mio maestro, a chi gli chiedeva come convertire i marxisti: 'Occorre diventare loro amici', rispondeva».

Poi, in chiesa, la messa è severa e bella. Il prete affabile della Canabière è un prete rigoroso. Perché cura tanto la liturgia? «Voglio che tutto sia splendente attorno all’eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire».

Lui insiste molto sulla responsabilità del sacerdote, anzi in un suo libro – ha scritto numerosi libri, e scrive ancora, a volte, canzoni – afferma che un sacerdote che abbia la chiesa vuota si deve interrogare e dire: «È a noi che manca il fuoco». Spiega: «Il sacerdote è 'alter Christus', è chiamato a riflettere in sé Cristo. Questo non significa chiedere a noi stessi la perfezione; ma essere consci dei nostri peccati, della nostra miseria, per poter comprendere e perdonare chiunque si presenti in confessionale».

In confessionale, padre Michel-Marie va tutte le sere, con assoluta puntualità, alle cinque, sempre. (La gente, dice, deve sapere che il prete c’è, comunque). Poi resta in sacristia fino alle undici, per chiunque desideri andarci: «Voglio dare il segno di una disponibilità illimitata». A giudicare dal continuo pellegrinaggio di fedeli, a sera, si direbbe che funzioni. Come una domanda profonda che emerga da questa città, apparentemente lontana. Cosa vogliono? «La prima cosa è sentirsi dire: tu sei amato. La seconda: Dio ha un progetto su di te. Non bisogna farli sentire giudicati, ma accolti. Occorre far capire che l’unico che può cambiare la loro vita è Cristo. E Maria. Due sono le cose che secondo me permettono un ritorno alla fede: l’abbraccio mariano, e l’apologetica appassionata, che tocca il cuore».

«Chi mi cerca – continua – prima di tutto domanda un aiuto umano, e io cerco di dare tutto l’aiuto possibile. Non dimenticando che il mendicante ha bisogno di mangiare, ma ha anche un’anima. Alla donna offesa dico: mandami tuo marito, gli parlo io. Ma poi, quanti vengono a dire che sono tristi, che vivono male... Allora chiedo: da quanto lei non si confessa? Perché so che il peccato pesa, e la tristezza del peccato tormenta. Mi sono convinto che ciò che fa soffrire tanta gente è la mancanza dei sacramenti. Il sacramento è il divino alla portata dell’uomo: e senza questo nutrimento non possiamo vivere. Io vedo la grazia operare, e che le persone cambiano».

Giornate totalmente donate, per strada, o in confessionale, fino a notte. Dove prende le forze? Lui – quasi pudicamente, come si parla di un amore – dice di un profondo rapporto con Maria, di una confidenza assoluta con lei: «Maria è l’atto di fede totale, nell’abbandono sotto alla Croce. Maria è assoluta compassione. È pura bellezza offerta all’uomo». E ama il rosario, l’umiltà del rosario, il prete della Canabière: «Quando confesso, spesso dico il rosario, il che non mi impedisce di ascoltare; quando do la comunione, prego». Lo ascolti intimidita. Ma allora, tutti i preti dovrebbero avere una dedizione assoluta, quasi da santi? "Io non sono un santo, e non credo che tutti i preti debbano essere santi. Però possono essere uomini buoni. La gente sarà attratta dal loro volto buono».

Problemi, in strade a così forte presenza di musulmani immigrati? No, dice semplicemente: «Rispettano me e questa veste». In chiesa accoglie chiunque con gioia: «Anche le prostitute. Do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Cristo è venuto per i peccatori e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto. Ma noi sappiamo ancora la forza dei sacramenti? Ho il dubbio che abbiamo troppo burocratizzato l’ammissione al battesimo. Penso al battesimo di mia madre ebrea, che, quanto alla richiesta di mio nonno, fu un atto solo formale: eppure, anche da quel battesimo è venuto un sacerdote».

E la nuova evangelizzazione? «Vede – dice al congedo, nella sua canonica – più invecchio e più capisco ciò che ci dice Benedetto XVI: tutto davvero ricomincia da Cristo. Possiamo solo tornare alla sorgente».

Più tardi poi lo intravedi da lontano, per strada, con quella veste nera mossa dal passo veloce. «La porto – ti ha detto – perché mi riconosca uno che magari altrimenti non incontrerei mai. Quello sconosciuto, che mi è estremamente caro».
Marina Corradi