domenica 2 febbraio 2014

2 Febbraio - PURIFICAZIONE DELLA SANTISSIMA VERGINE


2 FEBBRAIO
PURIFICAZIONE
DELLA SANTISSIMA VERGINE


Sono trascorsi infine i quaranta giorni della Purificazione di Maria, ed è giunto il momento in cui essa deve salire al Tempio del Signore per presentarvi Gesù. Prima di seguire il Figlio e la Madre in questo viaggio a Gerusalemme, fermiamoci ancora un istante a Betlemme, e penetriamo con amore e docilità i misteri che stanno per compiersi.

La legge di Mosè.
La legge del Signore ordinava alle donne d'Israele, dopo il parto, di rimanere per quaranta giorni senza accostarsi al tabernacolo. Spirato tale termine, dovevano, per essere purificate, offrire un sacrificio, che consisteva in un agnello, destinato ad essere consumato in olocausto, e vi si doveva aggiungere una tortora o una colomba, offerte per il peccato. Se poi la madre era troppo povera per offrire l'Agnello, il Signore aveva permesso di sostituirlo con un'altra tortora o con un'altra colomba.
Un altro comandamento divino dichiarava tutti i primogeniti proprietà del Signore, e prescriveva il modo di riscattarli. Il prezzo del riscatto era di cinque sicli che, al peso del santuario, rappresentavano ognuno venti oboli.

Obbedienza di Gesù e di Maria.
Maria, figlia d'Israele, aveva partorito; Gesù era il suo primogenito. Il rispetto dovuto a tale parto e a tale primogenito, permetteva il compimento della legge?

Se Maria considerava i motivi che avevano portato il Signore ad obbligare tutte le madri alla purificazione, vedeva chiaramente che questa legge non era stata fatta per lei. Quale relazione poteva avere con le spose degli uomini colei che era il purissimo santuario dello Spirito Santo, Vergine nel concepimento del Figlio, Vergine nel suo ineffabile parto, sempre casta, ma ancora più casta dopo aver portato nel suo seno e dato alla luce il Dio di ogni santità? Se considerava la qualità del suo Figliuolo, la maestà del Creatore e del sommo Padrone di tutte le cose il quale si era degnato di nascere in lei, come avrebbe potuto pensare che questo figlio era sottomesso all'umiliazione del riscatto, come uno schiavo che non appartiene a se stesso?

Tuttavia, lo Spirito che abitava in Maria le rivela che deve compiere il duplice precetto. Malgrado la sua dignità di Madre di Dio, è necessario che si unisca alla folla delle madri degli uomini che si recano al tempio, per riacquistarvi, mediante un sacrificio, la purezza che hanno perduta. Inoltre, il Figlio di Dio e Figlio dell'uomo deve essere considerato in tutto come un servo. Bisogna che sia riscattato quindi come l'ultimo dei figli d'Israele. Maria adora profondamente questo supremo volere, e vi si sottomette con tutta la pienezza del cuore.

I consigli dell'Altissimo avevano stabilito che il Figlio di Dio sarebbe stato rivelato al suo popolo solo per gradi. Dopo trent'anni di vita nascosta a Nazareth dove - come dice l'evangelista - era ritenuto il figlio di Giuseppe, un grande Profeta doveva annunciarlo ai Giudei accorsi al Giordano per ricevervi il battesimo di penitenza. Presto le sue opere, i suoi miracoli avrebbero reso testimonianza di lui. Dopo le ignominie della Passione, sarebbe risuscitato gloriosamente, confermando così la verità delle sue profezie, l'efficacia del suo Sacrificio e infine la sua divinità. Fino allora quasi tutti gli uomini avrebbero ignorato che la terra possedeva il suo Salvatore e il suo Dio. I pastori di Betlemme non avevano ricevuto l'ordine, come più tardi i pescatori di Genezareth, di andar a portare la Parola fino agli estremi confini del mondo? I Magi erano tornati nell'Oriente senza rivedere Gerusalemme commossa per un solo istante al loro arrivo. Quei prodigi, di così grande portata agli occhi della Chiesa dopo il compimento della missione del suo divino Re, non avevano trovato eco o memoria fedele se non nel cuore di qualche vero Israelita che aspettava la salvezza d'un Messia umile e povero. La nascita di Gesù a Betlemme doveva restare ignota alla maggior parte dei Giudei, e i Profeti avevano predetto che sarebbe stato chiamato Nazareno.

Il piano divino aveva stabilito che Maria fosse la sposa di Giuseppe, per proteggere, agli occhi del popolo, la sua verginità; ma richiedeva pure che questa purissima Madre venisse come le altre donne di Israele ad offrire il sacrificio di purificazione per la nascita del Figlio che doveva essere presentato al tempio come il Figlio di Maria, sposa di Giuseppe. Così la somma Sapienza si compiace di mostrare che i suoi pensieri non sono i nostri pensieri e di sovvertire i nostri deboli concetti, aspettando il giorno in cui lacererà i veli e si mostrerà nuda ai nostri occhi abbagliati.

Il volere divino fu sempre caro a Maria, in questa circostanza come in tutte le altre. La Vergine non pensò di agire contro l'onore del suo Figliuolo né contro il merito della propria integrità venendo a cercare una purificazione esteriore della quale non aveva bisogno. Essa fu, al Tempio, la serva del Signore, come lo era stata nella casa di Nazareth alla visita dell'Angelo. Obbedì alla legge perché le apparenze la dichiaravano soggetta alla legge. Il suo Dio e Figliuolo si sottometteva al riscatto come l'ultimo degli uomini. Aveva obbedito all'editto di Augusto per il censimento universale; doveva "essere obbediente fino alla morte, e alla morte di croce": la Madre e il Figlio si umiliarono insieme. E l'orgoglio dell'uomo ricevette in quel giorno una delle più belle lezioni che mai gli siano state impartite.

Il viaggio.
Che mirabile viaggio quello di Maria e di Giuseppe che vanno da Betlemme a Gerusalemme! Il divino Bambino è fra le braccia della mamma, che lo tiene stretto al cuore per tutta la strada. Il cielo, la terra e tutta la natura sono santificate dalla dolce presenza del loro creatore. Gli uomini in mezzo a cui passa quella madre carica del suo tenero frutto la considerano, gli uni con indifferenza, gli altri con curiosità; nessuno penetra il mistero che deve salvarli tutti.

Giuseppe è portatore del dono che la madre deve presentare al sacerdote. La loro povertà non permette che acquistino un agnello; e d'altronde non è forse Gesù l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo? La legge ha designato la tortora o la colomba per supplire l'offerta che una madre povera non avrebbe potuto presentare. Giuseppe porta anche i cinque sicli, prezzo del riscatto del primogenito, poiché è veramente il Primogenito quel figlio unico di Maria che si è degnato di farci suoi fratelli e di renderci partecipi della natura divina adottando la nostra.

Gerusalemme.
Finalmente la sacra famiglia è entrata in Gerusalemme. Il nome di questa città significa visione di pace, e il Salvatore viene con la sua presenza ad offrirle la pace. Consideriamo il magnifico progresso che vi è nei nomi delle tre città alle quali si collega la vita mortale del redentore. Viene concepito a Nazareth, che significa il fiore, poiché egli è - come dice lui stesso nel cantico - il fiore dei campi e il giglio delle valli; e il suo divino odore ci riconsola. Nasce a Betlemme, la casa del pane, per essere il cibo delle anime nostre. Viene offerto in sacrificio sulla croce a Gerusalemme e col suo sangue ristabilisce la pace fra il cielo e la terra, la pace fra gli uomini e la pace nelle anime nostre.
Oggi, come presto vedremo, egli ci darà un pegno di questa pace.

Il Tempio.
Mentre Maria, che porta il suo divino fardello, sale - Arca vivente - i gradini del Tempio, prestiamo attenzione, poiché si compie una delle più celebri profezie e si rivela uno dei principali caratteri del Messia. Concepito da una Vergine, nato in Betlemme come era stato predetto, Gesù, varcando la soglia del Tempio, acquista un nuovo titolo alla nostra adorazione.

Questo edificio non è più il famoso Tempio di Salomone che fu preda delle fiamme nei giorni della cattività di Giuda. È il secondo Tempio costruito al ritorno da Babilonia e il cui splendore non ha raggiunto la magnificenza dell'antico. Prima della fine del secolo sarà rovesciato per la seconda volta, e le parole del Signore hanno garantito che non ne rimarrà pietra su pietra. Ora, il Profeta Aggeo per consolare gli Ebrei tornati dall'esilio, i quali confessavano la loro impotenza ad innalzare al Signore una casa paragonabile a quella che aveva costruita Salomone, ha detto loro queste parole, che devono servire a fissare il tempo della venuta del Messia: "Fatti animo, o Zorobabele - dice il Signore - fatti animo, o Gesù, figlio di Josedec, sommo Sacerdote; fatti animo, o popolo di questa contrada, poiché ecco quanto dice il Signore: Ancora un po' di tempo e scuoterò il cielo e la terra, e scuoterò tutte le genti; e verrà il desiderato di tutte le genti; e riempirò di gloria questa casa. La gloria di questa seconda casa sarà maggiore di quella della prima; e in questo luogo darò la pace - dice il Signore degli eserciti".

È giunta l'ora del compimento di questo oracolo. L'Emmanuele, è uscito dal suo riposo di Betlemme, si è mostrato in piena luce, è venuto a prender possesso della sua casa terrena; e con la sua sola presenza in questo secondo Tempio, ne eleva d'un tratto la gloria al di sopra di quella di cui era circondato il tempio di Salomone. Lo visiterà ancora parecchie volte ma l'entrata ch'egli vi fa oggi sulle braccia della madre, basta a compiere la profezia: d'ora in poi le ombre e le immagini che conteneva quel Tempio cominciano a svanire ai raggi del Sole della verità e della giustizia. Il sangue delle vittime tingerà ancora per qualche anno i corni dell'altare, ma in mezzo a tutte quelle vittime, ostie impotenti, s'avanza già il Bambino che porta nelle sue vene il sangue della Redenzione del mondo. Tra quella folla di sacrificatori, in mezzo alla moltitudine di figli d'Israele che si stringe nel Tempio, parecchi aspettano il Liberatore, e sanno che si avvicina l'ora della sua manifestazione ma nessuno di essi sa ancora che in quello stesso momento il Messia atteso è appena entrato nella casa di Dio.

Tuttavia il grande evento non doveva compiersi senza che l'Eterno operasse un nuovo miracolo. I pastori erano stati chiamati dall'Angelo, la stella aveva guidato i Magi dall'Oriente a Betlemme; ed ora lo Spirito Santo procura egli stesso al divino Bambino una testimonianza nuova e inattesa.

Il Santo Vegliardo.
Viveva a Gerusalemme un vecchio la cui vita volgeva al termine; ma quest'uomo ardente, chiamato Simeone, non aveva lasciato affievolire nel suo cuore l'attesa del Messia. Sentiva che ormai si erano compiuti i tempi; e come premio della sua speranza, lo Spirito Santo gli aveva fatto conoscere che i suoi occhi non si sarebbero chiusi prima di aver visto la Luce divina levarsi sul mondo. Nel momento in cui Maria e Giuseppe salivano i gradini del Tempio portando verso l'altare il Bambino della promessa, Simeone si sente spinto interiormente dalla forza dello Spirito divino, esce dalla propria casa e si dirige verso il Tempio. Sulla soglia della casa di Dio, i suoi occhi hanno subito riconosciuto la Vergine profetizzata da Isaia, e il suo cuore vola verso il Bambino che ella tiene fra le braccia.

Maria, ammaestrata dallo stesso Spirito, lascia avvicinare il vecchio, e depone fra le sue braccia tremanti il caro oggetto del suo amore, la speranza della salvezza della terra. Beato Simeone, immagine del mondo antico invecchiato nell'attesa e presso a finire! Ha appena ricevuto il dolce frutto della vita, che la sua giovinezza si rinnova come quella dell'aquila, e si compie in lui la trasformazione che deve realizzarsi nell'umano genere. La sua bocca si apre, la sua voce risuona, ed egli rende testimonianza come i pastori nella contrada di Betlemme e come i Magi nell'Oriente. "O Dio - egli dice - i miei occhi hanno dunque visto il Salvatore che tu preparavi! Risplende finalmente quella luce che deve illuminare i Gentili e costituire la gloria del tuo popolo d'Israele".

Anna la Profetessa.
Ed ecco sopraggiungere, attirata anch'essa dall'ispirazione dello Spirito Divino, la pia Anna, figlia di Fanuel. I due vegliardi, che rappresentano la società antica, uniscono le loro voci, e celebrano la venuta del Bambino che viene a rinnovare la faccia della terra, e la misericordia di Dio che  finalmente lapace al mondo.

È in questa pace tanto desiderata che Simeone spirerà la sua anima. Lascia dunque partire nella pace il tuo servo, secondo la tua parola, o Signore! - dice il vecchio; e presto l'anima sua, liberata dai legami del corpo, porterà agli eletti che riposano nel seno di Abramo la notizia della pace che appare sulla terra, e aprirà presto i cieli. Anna sopravvivrà ancora per qualche tempo a questa sublime scena; essa deve, come ci dice l'Evangelista, annunciare il compimento delle promesse ai Giudei in ispirito che aspettavano la Redenzione d'Israele. Un seme doveva essere affidato alla terra; i pastori, i Magi, Simeone, Anna l'hanno gettato; esso spunterà a suo tempo: e quando gli anni d'oscurità che il Messia deve passare in Nazareth saranno trascorsi, quando egli verrà per la messe, dirà ai suoi discepoli: Osservate come il frumento è presso alla maturazione nelle spighe: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la messe.

Il beato vegliardo restituisce dunque alle braccia della purissima Maria il Figlio che essa offrirà al Signore. I volatili sono presentati al sacerdote che li sacrifica sull'altare, viene versato il prezzo del riscatto e si compie cosi la perfetta obbedienza; e dopo aver reso i suoi omaggi al Signore, Maria stringendosi al cuore il divino Emmanuele e accompagnata dal suo fedele sposo, discende i gradini del Tempio.

Liturgia.
Ecco il mistero del quarantesimo giorno, che chiude la serie dei giorni del Tempo di Natale con la festa della Purificazione della santissima Vergine. La Chiesa Greca e la Chiesa di Milano pongono la festa nel numero delle solennità di Nostro Signore; la Chiesa Romana l'annovera tra le feste della santa Vergine. Senza dubbio il Bambino Gesù viene offerto oggi nel Tempio e riscattato, ma è in occasione della Purificazione di Maria, di cui quell'offerta e quel riscatto sono come la conseguenza. I più antichi Martirologi e Calendari dell'Occidente presentano la festa sotto il nome che ancora oggi conserva, e la gloria del Figlio, lungi dall'essere oscurata dagli onori che la Chiesa rende alla Madre, ne riceve un nuovo aumento, poiché egli solo è il principio di tutte le grandezze che noi celebriamo in essa.

LA BENEDIZIONE DELLE CANDELE
Origine storica.
Dopo l'Ufficio di Terza, la Chiesa compie in questo giorno la solenne benedizione delle Candele, che è una delle tre principali benedizioni che hanno luogo nel corso dell'anno: le altre due sono quella delle Ceneri e quella delle Palme. L'intenzione della cerimonia è legata al giorno stesso della Purificazione della santa Vergine, di modo che se una delle domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima cade il due febbraio, la festa è rimandata all'indomani, ma la benedizione delle Candele e la Processione che ne è il complemento restano fissate al due febbraio.

Onde raccogliere sotto uno stesso rito le tre grande Benedizioni di cui parliamo, la Chiesa ha prescritto, per quella delle Candele, l'uso dello stesso colore viola che adopera nella benedizione delle Ceneri e delle Palme, di modo che la funzione, che serve a indicare il giorno in cui si è compiuta la Purificazione di Maria, deve eseguirsi tutti gli anni il due febbraio, senza alcuna deroga al colore prescritto per le tre Domeniche di cui abbiamo parlato.

Intenzione della Chiesa.
L'origine storica è abbastanza difficile a stabilirsi in modo preciso. Secondo Baronio, Thomassin, Baillet ecc., tale benedizione sarebbe stata istituita, verso la fine del V secolo, dal Papa san Gelasio (492-496), per dare un senso cristiano ai resti dell'antica festa dei Lupercali, di cui il popolo di Roma aveva ancora conservato alcune usanze superstiziose. È almeno certo che san Gelasio abolì le ultime vestigia della festa dei Lupercali che veniva celebrata nel mese di febbraio. Innocenzo III, in uno dei suoi Sermoni sulla Purificazione, ci dice che l'attribuzione della cerimonia delle Candele al due febbraio è dovuta alla saggezza dei Pontefici romani, i quali avrebbero indirizzato al culto della santa Vergine i resti d'una usanza religiosa degli antichi Romani, che accendevano delle fiaccole in ricordo delle torce alla cui luce Cerere aveva, secondo la favola, percorso le cime dell'Etna, cercando la figlia Proserpina rapita da Plutone; ma non si trova alcuna festa in onore di Cerere nel mese di febbraio nel calendario degli antichi Romani. Ci sembra dunque più esatto adottare l'idea di D. Hugues Mènard, Rocca, Henschenius e Benedetto XIV, i quali ritengono che l'antica festa conosciuta in febbraio sotto il nome di Amburbalia e nella quale i pagani percorrevano la città portando delle fiaccole, ha dato occasione ai Sommi Pontefici di sostituirvi un rito cristiano che essi hanno congiunto alla celebrazione della festa in cui Cristo, Luce del mondo, viene presentato al Tempio dalla Vergine madre [1].

Il mistero.
Il mistero di questa cerimonia è stato sovente illustrato dai liturgisti dal VII secolo in poi. Secondo quanto afferma sant'Ivo di Chartres nel suo secondo Sermone sulla festa di oggi, la cera delle candele, formata dalle api con il succo dei fiori che l'antichità ha sempre considerate come un'immagine della Verginità, simboleggia la carne virginea del divino Bambino, il quale non ha intaccato nella sua concezione e nella sua nascita l'integrità di Maria. Nella fiamma della candela, il Vescovo ci invita a vedere il simbolo di Cristo che è venuto a illuminare le nostre tenebre. Sant'Anselmo, nelle sue Enarrazioni su san Luca, descrivendo lo stesso mistero, ci dice che nella Candela vi sono da considerare tre cose: la cera, lo stoppino e la fiamma. La cera - egli dice - opera dell'ape virginea, è la carne di Cristo; lo stoppino, che sta dentro, è l'anima; e la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità.

Le candele.
Un tempo i fedeli si davano premura di portare essi stessi le candele alla chiesa nel giorno della Purificazione perché fossero benedette insieme con quelle che i sacerdoti e i ministri portano nella Processione. Tale usanza è osservata ancora in molti luoghi. È desiderabile che i Pastori delle anime inculchino fortemente tale usanza, e la ristabiliscano o la mantengano dovunque ve n'è bisogno. Tanti sforzi fatti per distruggere o almeno per impoverire il culto esterno ha arrecato insensibilmente il più triste affievolirsi del sentimento religioso di cui la Chiesa possiede la sorgente nella Liturgia. È necessario inoltre che i fedeli sappiano che le candele benedette nel giorno della Candelora debbono servire non soltanto alla Processione, ma anche all'uso dei cristiani che, custodendole rispettosamente nelle proprie case, portandole con sé, tanto sulla terra che sulle acque, come dice la Chiesa, attirano speciali benedizioni dal cielo. Si devono accendere quelle candele al capezzale dei morenti, come ricordo dell'immortalità che Cristo ci ha meritata e come segno della protezione di Maria.

LA PROCESSIONE E LA MESSA

Piena di gaudio, rischiarata dalla moltitudine delle fiaccole e trasportata come Simeone dal moto dello Spirito Santo, la santa Chiesa si mette in cammino per andare incontro all'Emmanuele. È questo incontro che la Chiesa Greca, nella sua Liturgia, designa con.il nome di Ipapante e della quale ha fatto l'attributo della festa di oggi. Lo scopo è di imitare la processione del Tempio di Gerusalemme, che san Bernardo così celebra nel suo primo Sermone sulla Festa della Purificazione di Maria:

"Oggi la Vergine madre introduce il Signore del Tempio nel Tempio del Signore, e Giuseppe presenta al Signore non un figlio suo, ma il Figlio diletto del Signore, nel quale Egli ha posto le sue compiacenze. Il giusto riconosce Colui che aspettava; la vedova Anna lo esalta nelle sue lodi. Questi quattro personaggi hanno celebrato per la prima volta la Processione di oggi, che, in seguito, doveva essere solennizzata nella letizia di tutta la terra in ogni luogo e da tutte le genti. Non stupiamo che quella Processione sia stata piccola, poiché Colui che vi si riceveva si era fatto piccolo. Nessun peccatore vi apparve: tutti erano giusti, santi e perfetti".

Camminiamo nondimeno sulle loro orme. Andiamo incontro allo Sposo, come le Vergini prudenti, portando in mano lampade accese al fuoco della carità. Ricordiamo il consiglio che ci da il Salvatore stesso: Siano i vostri lombi precinti come quelli dei viandanti; portate in mano fiaccole accese e siate simili a coloro che aspettano il loro Signore (Lc 12,35). Guidati dalla fede, illuminati dall'amore, noi lo incontreremo, lo riconosceremo, ed egli si darà a noi.
Terminata la Processione, il Celebrante e i ministri depongono i paramenti viola, e indossano quelli bianchi per la Messa solenne della Purificazione della Vergine. Se ci si trovasse tuttavia in una delle tre Domeniche di Settuagesima, di Sessagesima o di Quinquagesima, la Messa della festa si dovrà rimandare all'indomani.

EPISTOLA (Ml 3,1-4). - Il Signore Iddio dice: Ecco io mando il mio Angelo, a preparare davanti a me la strada; e subito verrà al suo tempio il Dominatore da voi cercato, e l'Angelo del Testamento, da voi bramato. Eccolo, viene - dice il Signore degli eserciti. - E chi potrà indovinare il giorno della sua venuta? Chi potrà stare a rimirarlo? Egli sarà come fuoco di fonditore, come l'erba dei gualchierai. Egli sederà a fondere e purificare l'argento, e allora offriranno al Signore sacrifizi di giustizia. E piacerà al Signore il sacrificio di Giuda e di Gerusalemme, come in antico, come ai tempi di una volta. Così parla il Signore onnipotente.

Tutti i Misteri dell'Uomo-Dio hanno per oggetto la purificazione dei nostri cuori. Egli manda il suo Angelo, il suo Precursore davanti a sé, per preparare la via e Giovanni ci gridava dal profondo del deserto: Abbassate i colli, colmate le valli. Viene infine egli stesso, l'Agnello, l'Inviato per eccellenza, a stringere l'alleanza con noi; viene al suo Tempio; e questo tempio è il nostro cuore. Ma egli è simile a un fuoco ardente che fonde e purifica i metalli. Vuole rinnovarci, rendendoci puri, affinché diventiamo degni di essergli offerti, e di essere offerti con lui in un sacrificio perfetto. Non dobbiamo dunque accontentarci di ammirare così sublimi meraviglie, ma comprendere che esse ci sono mostrate solo per operare in noi la distruzione del vecchio uomo e la creazione del nuovo. Siamo dovuti nascere con Gesù Cristo; questa nuova nascita è già giunta al suo quarantesimo giorno. Oggi bisogna che siamo presentati insieme con lui da Maria, che è anche la Madre nostra, alla Maestà divina. Si avvicina l'istante del Sacrificio; prepariamo ancora una volta le anime nostre.

VANGELO (Lc 2,22-32). - In quel tempo, compiutisi i giorni della Purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè portarono Gesù a Gerusalemme, per presentarlo al Signore: secondo quello che sta scritto nella legge del Signore: ogni primogenito maschio sarà consacrato al Signore; e per far l'offerta prescritta dalla legge del Signore, d'un paio di tortore o di due piccole colombe. C'era allora in Gerusalemme un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio che aspettava la consolazione d'Israele; e lo Spirito Santo era in lui e gli aveva assicurato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo del Signore. E mosso dallo Spirito Santo, andò al tempio; e quando i genitori vi portarono il bambino Gesù, per fare a suo riguardo secondo il rito della legge, Simeone pure se lo prese in braccio, e benedicendo Dio esclamò: "Or lascia, o Signore, che il tuo servo, secondo la tua parola, se ne vada in pace; perché gli occhi miei hanno mirato il tuo Salvatore, da te preparato nel cospetto di tutti i popoli, luce di rivelazione alle Genti e gloria d'Israele tuo popolo".

Lo Spirito divino ci ha guidati al Tempio come Simeone; vi contempliamo in questo istante la Vergine Madre che presenta all'altare il Figlio di Dio e suo. Noi ammiriamo questa fedeltà alla Legge nel Figlio e nella Madre, e sentiamo nell'intimo del cuore il desiderio di essere presentati a nostra volta al Signore che accetterà il nostro omaggio come ha ricevuto quello del suo Figliuolo. Affrettiamoci dunque a mettere i nostri sentimenti in sintonia con quelli dei Cuori di Gesù e di Maria. La salvezza del mondo ha fatto un passo in questo giorno; progredisca dunque anche l'opera della nostra santificazione. D'ora in poi il mistero del Dio Bambino non ci sarà più offerto dalla Chiesa come oggetto speciale della nostra religione; i soavi quaranta giorni di Natale volgono al termine; dobbiamo ora seguire l'Emmanuele nelle sue lotte contro i nostri nemici. Seguiamo i suoi passi; corriamo al suo seguito come Simeone, e camminiamo senza stancarci sulle orme di Colui che è la nostra Luce; amiamo questa Luce, e otteniamo con la nostra premurosa fedeltà che essa risplenda sempre su di noi.

O Emmanuele, in questo giorno in cui fai l'ingresso nel Tempio della tua Maestà, portato in braccio da Maria Madre tua, ricevi l'omaggio delle nostre adorazioni e della nostra riconoscenza. Onde sacrificarti per noi tu vieni nel Tempio; come preludio del nostro riscatto ti degni di pagare il debito del primogenito e per abolire presto i sacrifici imperfetti vieni ad offrire un sacrificio legale. Compari oggi nella città che dovrà essere un giorno il termine della tua corsa e il luogo della tua immolazione. Non ti è bastato nascere per noi; il tuo amore ci riserba per l'avvenire una testimonianza più splendente.
Tu, consolazione d'Israele e su cui gli Angeli amano tanto posare i loro sguardi, entri nel Tempio; e i cuori che ti attendevano si aprono e si elevano verso di te. Oh! chi ci darà una parte dell'amore che provò il vegliardo allorché ti prese fra le braccia e ti strinse al cuore? Egli chiedeva solo di vederti, o divino Bambino, e poi di morire. Dopo averti visto per un solo istante, s'addormentava nella pace. Quale sarà dunque la beatitudine di possederti eternamente, se così brevi istanti sono bastati ad appagare l'attesa di tutta una vita!
Ma, o Salvatore delle anime nostre, se il vegliardo è pienamente felice per averti visto una sola volta, quali debbono essere i sentimenti di noi che siamo testimoni della consumazione del tuo sacrificio! Verrà il giorno in cui, per usare le espressioni del tuo devoto servo san Bernardo, sarai offerto non più nel Tempio e sulle braccia di Simeone, ma fuori della città e sulle braccia della croce. Allora non si offrirà più per te un sangue estraneo, ma tu stesso offrirai il tuo sangue. Oggi ha luogo il sacrificio del mattino: allora si offrirà il sacrificio della sera. Oggi sei nell'età dell'infanzia: allora avrai la pienezza della virilità, e avendoci amati dal principio, ci amerai sino alla fine.

Che cosa ti daremo noi in cambio, o divino Bambino? Tu porti già, in questa prima offerta per noi, tutto l'amore che consumerà la seconda. Possiamo far di meno che offrirci per sempre a te, fin da questo giorno? Tu ti doni a noi nel tuo Sacramento, con una pienezza maggiore di quella che usasti riguardo a Simeone. Libera anche noi, o Emmanuele, spezza le nostre catene; donaci la Pace che oggi tu arrechi; aprici, come al vegliardo, una nuova vita. Per imitare i tuoi esempi e per unirci a te, noi abbiamo, lungo questi quaranta giorni, cercato di stabilire in noi l'umiltà e la semplicità dell'infanzia che tu ci raccomandi; sostienici ora negli sviluppi della nostra vita spirituale, affinché cresciamo come te in età e in sapienza, davanti a Dio e davanti agli uomini.
O Maria, tu che sei la più pura delle vergini e la più beata delle madri, o figlia dei Re, quanto sono graziosi i tuoi passi e come è maestoso il tuo incedere (Ct 7,1) nell'istante in cui sali i gradini del Tempio carica del tuo prezioso fardello! Come è felice il tuo cuore materno, e come è insieme umile, allorché offri all'Eterno il Figlio suo e tuo! Alla vista delle madri d'Israele che portano anch'esse i loro piccoli al Signore, tu gioisci pensando che quella nuova generazione vedrà con i suoi occhi il Salvatore che tu le arrechi. Quale benedizione per quei neonati essere offerti insieme con Gesù! Quale fortuna per quelle madri essere purificate nella tua santa compagnia! Se il Tempio trasalisce nel vedere entrare sotto le sue volte il Dio in onore del quale è stato costruito, è anche il suo gaudio nel sentire fra le sue mura la più perfetta delle creature, l'unica figlia di Eva che non abbia conosciuto il peccato, la Vergine feconda, la Madre di Dio.
Ma mentre custodisci fedelmente, o Maria, i segreti dell'Eterno, confusa nella folla delle figlie di Giuda, il santo Vegliardo accorre verso di te; e il tuo cuore ha compreso che lo Spirito Santo gli ha rivelato tutto. Con quale emozione tu deponi per un istante fra le sue braccia il Dio che riunisce in sé tutta la natura, e che vuole essere la consolazione d'Israele! Con quale grazia accogli la pia Anna! Le parole dei due vegliardi che esaltano la fedeltà del Signore alle sue promesse, la grandezza di Colui che è nato da te, la Luce che si irradierà da quel Sole divino su tutte le genti, fanno trasalire il tuo cuore. La fortuna di sentir glorificare il Dio che tu chiami tuo figlio e che lo è in verità, ti riempie di gioia e di riconoscenza. Ma, o Maria, quali parole ha pronunciato il vegliardo, restituendoti il tuo Figliuolo! Quale improvviso e terribile gelo viene ad invader il tuo cuore! La lama della spada l'ha trapassato da parte a parte. Quel Bambino che i tuoi occhi contemplavano con sì tenera gioia, non lo vedrai più che attraverso le lacrime. Egli sarà il segno della contraddizione, e le ferite che riceverà ti trapasseranno l'anima. O Maria, il sangue delle vittime che inonda il Tempio cesserà un giorno di scorrere; ma bisogna che sia sostituito dal sangue del Bambino che tu tieni fra le braccia.
Noi siamo peccatori, o Maria, poco fa tanto felice ed ora così desolata! Sono stati i nostri peccati a mutare la tua letizia in dolori. Perdonaci, o Madre! Lascia che ti accompagniamo mentre discendi i gradini del Tempio. Noi sappiamo che tu non ci maledici; sappiamo che ci ami, poiché ci ama il tuo Figliuolo. Oh, amaci sempre, o Maria! Intercedi per noi presso l'Emmanuele. Fa' che abbiamo a conservare i frutti di questi santi quaranta giorni. Fa' che non lasciamo mai questo Bambino che presto sarà un uomo, che siamo docili a questo Dottore delle nostre anime, devoti, come veri discepoli, a questo Maestro così pieno d'amore, fedeli nel seguirlo dovunque al pari di te; fino ai piedi della croce che appare oggi ai tuoi occhi.


[1] Sembra difficile ammettere oggi questa opinione, poiché la festa dei Lupercali (15 febbraio) non esisteva più al tempo del Papa Gelasio, e la Candelora non appare in Roma se non verso la metà del VII secolo. Questa è una processione indipendente dalla Purificazione, anteriore ad essa, e una tradizione molto autorevole la ricollega a una cerimonia pagana: l'amburbale. Il Liber Pontificalis dice che la processione fu istituita, a Roma, dal Papa Sergio (687-707) e che si faceva dalla chiesa di S. Adriano a S. Maria Maggiore, ma è certamente anteriore a questo Papa.
La benedizione delle candele appare a Roma in maniera certa solo nel XII secolo. Le antiche Ave gratia piena e Adorna, di provenienza bizantina, sono state introdotte a Roma nelI'VIII secolo; il Nunc dimittis insieme con l'antifona Lumen fu aggiunto nel XII secolo e le orazioni sono del X e XI secolo. Ma la processione con le candele benedette esisteva già ad Alessandria nel V secolo, e anche prima a Gerusalemme.
Da principio la processione ebbe, a Roma, un carattere penitenziale: il Papa andava a piedi nudi, e i paramenti talvolta erano neri. Nel XII secolo essa perdette quel carattere austero che fece posto alla letizia. I ministri, tuttavia, conservano ancora i paramenti viola che smettono soltanto per la Messa.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p.  401-413


Sulla via delle beatitudini.

ECCO A VOI TUTTI , in questo giorno mariano, LA MAGISTRALE 
RIFLESSIONE-MEDITAZIONE DELLA MAMMA CELESTE





Vacallo (Svizzera), 2 febbraio 1997. Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, 
e vigilia del mio viaggio in sud America.


Sulla via delle beatitudini.

«Contemplatemi nel momento in cui presento Gesù Bambino al Tempio di 
Gerusalemme.
È così piccolo, tenue, fragile: sono solo quaranta giorni che è nato. Lo porto 
fra le mie braccia; lo stringo con amore al mio cuore; contemplo estasiata i suoi 
occhi, che mi guardano e mi avvolgono della sua luce divina. Così vengo io 
stessa portata  da Lui sulla via delle Beatitudini.


Beati i poveri di spirito.

Il Signore, Dio onnipotente e onnisciente, è tutto presente, quasi annientato, sotto le
sembianze di questo mio piccolo Figlio.
Nasce, fra tanta povertà, in una Grotta; viene deposto in una mangiatoia; vive i 
suoi primi giorni di vita in una dimora povera e disadorna.
Ora lo conduco al Tempio del Signore, sostenuta dal mio castissimo sposo 
Giuseppe ed offriamo, per il suo riscatto, due piccole colombe, che è il prezzo 
stabilito per la povera gente.


Beati gli afflitti.

Quando il mio Bambino mi viene ridato dal Sacerdote e deposto fra le mie 
braccia, il vecchio Simeone, illuminato dallo Spirito del Signore, svela alla mia 
anima che il suo disegno è soprattutto quello di un grande patire: "Ecco, Egli 
è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, 
perché siano svelati i pensieri di molti cuori. Ed anche a te una spada 
trapasserà l'anima." (Lc. 2,33).
Come Mamma vengo così a Lui associata sul cammino della afflizione.


Beati i miti.

Contemplate in questo mio Bambino il riflesso della mansuetudine e 
della bontà.
Le sue mani si aprono come divina carezza su ogni umano patire; 
i suoi occhi fanno scendere la Luce su ogni ombra di peccato e di male; 
i suoi piedi si formano per percorrere strade aride ed insicure a cercare i 
lontani, a trovare gli smarriti, a soccorrere i bisognosi, a guarire gli
ammalati, ad accogliere i peccatori, a donare a tutti speranza e salvezza. 
Il suo Cuore batte con palpiti di divino amore, per formare i cuori di tutti alla 
mitezza ed alla compassione.


Beati i misericordiosi.

Vedete nel Bambino che porto al Tempio della sua gloria l'Amore 
misericordioso del Padre fatto Uomo.
Il Padre ha tanto amato il mondo da donargli il suo Figlio Unigenito, 
perché fosse salvato per mezzo di Lui.
Allora nella fragile sembianza di questo Bambino contemplate la vittima scelta 
e preparata, che dovrà essere immolata per la vostra salvezza.
È Lui che porta nel mondo l'Amore misericordioso del Padre.
È Lui l'Amore Misericordioso che rinnova i cuori di tutti.


Beati i puri di cuore.

Dio è presente nel mio Bambino Gesù. 
Il suo cuore è un cuore di un Dio. 
Ha assunto da Me la natura umana, ma la sua Persona è divina. 
Così il cuore che batte in questo Bambino è il cuore stesso di Dio.
Vedete Dio nel Figlio che porto fra le mie braccia materne.
Sentite il battito del cuore di Dio nel suo che pulsa ed imparate ad amare.
La purezza del cuore nasce dalla perfezione dell'amore. 
Per questo solo chi ama può giungere alla purezza del cuore, e solo chi è puro di 
cuore può vedere Dio.


Beati i pacifici.

Ecco a voi il Bambino che è la stessa Pace. 
Il suo nome è Pace. 
La sua missione è di portare la pace fra Dio e la umanità. 
Il suo disegno è di pacificare tutto il mondo.
Lui solo può portare la pace e può rendere pacifico il cuore di tutti, chiamati a 
formare parte di una sola famiglia dei figli di Dio. 
Se lo rifiuta, il mondo non conoscerà mai la pace.

Beati i perseguitati a causa della giustizia.

Vedete in questo Bambino la vittima, chiamata a percorrere la strada del rifiuto e della
persecuzione.
Da piccolo deve fuggire in esilio, perché Erode ordina che venga ucciso; 
da giovane vive in una povera casa ed è sottoposto ad umile e pesante lavoro; 
durante la sua pubblica missione è ostacolato, emarginato e minacciato, fino ad 
essere catturato, giudicato e condannato a morte. 
È Lui il perseguitato ed il percosso che porta la guarigione a tutti.
Per questo oggi, mentre lo porto fra le mie braccia al Tempio della sua gloria, 
guardo i suoi occhi, da cui traspare la luce di una beatitudine immensa. 
È Lui la sola beatitudine per voi. 
È Lui che vi indica la via delle beatitudini, che ciascuno deve percorrere per 
giungere alla salvezza ed alla pace.
È il Verbo eterno del Padre, sotto le sembianze di questo piccolo Bambino, 
che vi traccia la via della Verità e della Vita.
È il Figlio Unigenito in cui il Padre dall'eterno si compiace.
È il Figlio della vergine Madre, che oggi porto al Tempio della sua gloria e a 
tutti vi ripeto: ascoltatelo.

Sei ancora alla vigilia di un lungo e faticoso viaggio, che devi fare per Me 
in alcune Nazioni dell'America Latina, mio piccolo figlio.
Non temere del programma così pesante che ti hanno preparato.
I miei Angeli di Luce ti sono accanto in ogni momento e, nella tua stessa debolezza, 
si renderà più manifesta la potenza della tua Mamma Celeste.
Porta tutti nel rifugio del mio Cuore Immacolato, perché vi possa aiutare a 
percorrere il difficile cammino delle vostre beatitudini».
(Mov. Sac. Mariano)


GESU', MARIA, AMORE: VENITE
INSIEME NEL MIO CUORE

Friday, January 31st, 2014 - Mother of Salvation: Remember that Satan despises this Mission, because he will lose billions of souls because of it


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Mother of Salvation: Remember that Satan despises this Mission, because he will lose billions of souls because of it

My dear children, let not the hatred of this Mission trouble your hearts. Instead, bow your heads in thanksgiving for the Gift of the Book of Truth, in these troubling times on Earth.

My beloved Son, Jesus Christ, was tormented, scorned and berated during His Mission to preach the Truth, during His Time on Earth. Those who knew the Word of God refused to acknowledge the promised Messiah, when He stood before them. His Words were torn to shreds, but despite this, they were not ignored. When God speaks through His prophets, and in the case of my Son – the True Messiah – it is impossible for man to ignore the Word. Those who do not accept the Word of God, when it spills from the mouths of the prophets, will find it impossible to turn their backs. Instead, their hatred will torment them and not a moment’s peace will they feel in their hearts.


During my Son’s Crucifixion He was brutalized and tortured, with a wicked viciousness, which those who were crucified with Him on the same day did not have to endure. Yet, they were convicted criminals and my Son’s only crime was that He spoke the Truth. When the Truth – the Word of God – is spoken through the prophets it is as a double-edged sword. It will bring joy and special Graces to some, but to others it will bring fear, which can cause hatred. So when you see hatred in the form of wicked acts, lies and the deliberate twisting of the Word, know that this Mission comes from God. The many false prophets, who roam the Earth at this time, do not provoke such a reaction, for they do not come from God.


Remember that Satan despises this Mission, because he will lose billions of souls because of it. Therefore, it will be a very difficult path for those who follow it. I urge you to be aware of those who say that they come in my Son’s Name and then declare that this, the Word of God, comes from Satan. They commit one of the most grievous errors of blasphemy against the Holy Spirit. Pray, pray, pray for those poor souls. Do not feel anger for them. Instead, you must beg for Mercy for their souls.


In order to safeguard this Mission, against the wickedness of Satan, I ask that you begin to recite this powerful Prayer to renounce Satan. When you recite this Crusade Prayer, at least twice a week,you will help to protect this Mission of Salvation and bring more souls into the Realm of God’s Kingdom.

Crusade Prayer (132) Renounce Satan, to protect this Mission

O Mother of Salvation, come to the aid of this Mission. Help us, God’s Remnant Army, to renounce Satan. We beg you to crush the head of the beast with your heel and remove all obstacles in our Mission to save souls. Amen.


Children, you must remember that it is never easy when you help my Son to carry His Cross. His suffering becomes yours, when you declare your allegiance to Him. By trusting in Him completely and persevering in your journey to help Him to save souls, you will become stronger. You will be given the courage, the strength and the dignity to rise above the ridicule, the blasphemy and the temptations, which will be your lot daily, until the Day of the Second Coming of my beloved Son, Jesus Christ.


Go in peace. Place all your trust in my Son and always call on me, your beloved Mother of Salvation, to come to your aid in your Mission to promote the salvation of souls.


Your beloved Mother

Mother of Salvation

sabato 1 febbraio 2014

La sapienza di Dio in Maria


TRIPLICE OGGETTO DELLA SAPIENZA «TEOLOGICA» DI MARIA

Teologia, nel suo etimo, è lo studio e la scienza di Dio. Teologo è colui che più degli altri cerca di avvicinarsi a Dio con una conoscenza più profonda di lui.

La conoscenza umana è sempre limitata, perché condizionata da una parte a causa della povertà e insufficienza delle facoltà intellettive della persona, e dall'altra a causa della complessità e varietà dell'oggetto dello studio. Conseguentemente la scienza umana è sempre passibile di progresso; quello che essa riesce a scandagliare e a spiegare è sempre immensamente inferiore a ciò che rimane da scandagliare e da capire, e il campo delle scoperte umane, in qualunque estensione del sapere e dell'esperienza, non sarà mai chiuso.

Ma se la capacità intellettiva umana è limitata per ciò che riguarda gli elementi sensibili, terreni, tangibili, oggetto della sua esperienza diretta, tanto più è limitata per ciò che riguarda il trascendente che sfugge all'esperienza fisica dei sensi, che è conosciuto solo, o quasi solo, attraverso una rivelazione extra-umana, e che riguarda un oggetto di dimensioni superiori, per sé insondabili, più vasto e più profondo delle normali capacità dell'uomo.

Ogni volta che l'uomo si avvicina al divino e vuoi dire la sua, diventa muto, o incespica nelle parole, o balbetta e si confonde e riesce a dire ben poco.
Perché Dio è più grande dell'uomo e la miglior lode che l'uomo possa dare a Dio è ancora il silenzio: Tibi silentium laus, Deus in Sion.

Se diciamo che Maria è « teologa », e teologa nel senso più vero e più esteso della parola, è perché Essa ebbe da Dio una conoscenza più profonda e più completa di qualunque altra creatura del passato e del futuro.

Diciamo subito che Maria, teologa, conosce Dio più e meglio di qualunque altra creatura umana perché è Madre. Il Dio a cui Lei si accosta con la conoscenza e la fede è suo Figlio. Le madri hanno dei figli una conoscenza unica, non imparata nei manuali, intuitiva, istintiva, misteriosa nella sua genesi ma esatta nelle sue espressioni, tale che non potrà mai essere raggiunta, nel suo genere, da nessun'altra persona estranea.

La conoscenza che Maria ha di Dio è una conoscenza di amore, una conoscenza che nasce dal cervello t dal cuore, più dal cuore che dal cervello; una conoscenza perciò che si può dire, sotto l'aspetto umano, perfetta, appoggiata su un « intelletto d'amore » che trasforma la conoscenza in sapientia, cioè in scienza « saporosa », in gusto di Dio.

La sapienza di Dio in Maria si può considerare triplice: Sapientia mentis, cordis et vitae.
Sapientia mentis, acquistata con lo studio della parola di Dio rivelata ai patriarchi e ai profeti dell'antico Testamento.

Sapientia cordis: l'attività della mente non si ferma a una ricerca arida, o impersonale, o distaccata dell'oggetto di studio, della sacra Scrittura, ma in Maria diventa qualche cosa di vicino, di personale, di vivo. Essa si accosta alla Parola di Dio non con una mentalità critica, ma mistica, e riesce a trovarvi e a trame 
« nova et vetera », verità profonde, novità ineffabili, tesori di conoscenza mai raggiunti da altri in antecedenza.

Sapientia vitae: Maria non ha di Dio e del Verbo Incarnato soltanto una conoscenza teorica e astratta, ma un'esperienza personale che si prolunga e si ripete per anni. Durante tre decenni Maria è accanto a Gesù ciò che è qualunque mamma accanto al suo figlio, prima bambino, poi adolescente, poi uomo. 
Anzi Maria è per Gesù in tutti questi anni qualche cosa di più che qualunque altra mamma, perché il suo amore e la sua conoscenza del figlio superava quella delle altre madri.

Maria possiede insieme e nello stesso tempo questa triplice sapienza di Dio, durante tutta la vita, senza interruzione alcuna. La sua « Teologia » non poteva quindi essere più completa.

Se in tutti i tempi il compito del teologo è guidare gli uomini, i credenti, a una visione globale, giusta e conforlatrice della storia umana che si compie ogni giorno sotto la direzione della Provvidenza amorosa di Dio, nessun teologo, neppure il più grande, potrà sostituirsi in questa così urgente mansione a Maria.

VIENI, SPIRITO SANTO, VIENI:
PER LA POTENTE INTERCESSIONE 
DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
TUA SPOSA AMATISSIMA!





FATIMA






Cor Mariae Immaculatum, intercede pro nobis!

venerdì 31 gennaio 2014

14 - Il Cuore di Maria è l'arpa di Davide.


14 - Il Cuore di Maria è l'arpa di Davide

È l'arpa del vero Davide, Gesù Cristo. - Egli stesso l'ha fatta con le sue 

mani e mai non fu toccata se non dalle sue dita divine, poiché non ha mai avuto 
sentimenti, affetti, movimenti, se non quelli che lo Spirito Santo le donava.


Le sue corde sono le virtù del Cuore di Maria, particolarmente la fede, la 

speranza, l'amore verso Dio, la carità verso il prossimo, la religione, l'umiltà, 
la purezza, l'obbedienza, la pazienza, l'odio contro il peccato, l'amore per la croce, 
la misericordia.


Dodici corde con le quali lo Spirito Santo ha fatto risuonare armonie così 

meravigliose, che l'Eterno Padre ne è rimasto rapito, dimenticando la collera che 
suscitavano in Lui i peccatori, e dando il proprio Figlio per salvarli.


Uffici dell'arpa. - Davide con la sua arpa ha cacciato molte volte lo spirito 

maligno da Saul, e noi già abbiamo visto che tutto il genere umano, già in 
possesso di Satana, ne è stato liberato, grazie al suono meraviglioso di 
quest'arpa divina.


Davide s'è servito della sua arpa per cantare le lodi di Jeova. Il nostro vero 

Davide ha cantato sulla bellissima arpa i suoi cantici, in lode della SS. Trinità: 
1) il cantico del più perfetto amore; 
2) quello di azione di grazia per i benefici della divina bontà donati a tutte
le creature; 
3) Il cantico del dolore, specialmente al tempo della Passione; 
4) I cantici di trionfo per le vittorie riportate; 
5) Il cantico profetico per annunziare le grandi cose che voleva fare per 
l'avvenire: «beatam me dicent omnes generationes».



Davide ha fatto uso della sua arpa per attirare altri a lodare e glorificare Dio.
Similmente il re Gesù, col suono della sua gradevolissima arpa, il Cuore di sua 
Madreattira molte anime all'amore ed alla lode del Padre.

Le virtù straordinarie di questo cuore echeggiano sì fortemente e sì 
melodiosamente in tutta la Chiesa cristiana, che un'infinità di persone d'ogni 
condizione, animate da devozione particolare verso questo cuore divino, si 
trovano spinte ad imitarlo nelle sue perfezioni e così cominciano a fare 
sulla terra ciò che gli Angeli e i Santi fanno in cielo.

Gesù ha altre arpe donategli dal Padre per soddisfare al desiderio 
insaziabile di lodarlo infinitamente.




La prima è il suo stesso cuore. Su quest'arpa canta in eterno mille e
mille cantici d'amore, di lode al Padre, sia a suo nome, sia a nome di tutte le 
creature.
Il tono del suo canto è infinitamente più elevato, più santo, più dolce, più 
incantevole di quello che canta sulla sua seconda arpa il cuore di Maria SS.

Tuttavia questi due cuori, queste due arpe, sono così strettamente unite 
da formare un'arpa sola, avente le medesime note, i medesimi canti. 
Quando la prima arpa ripete un canto d'amore, la seconda fa altrettanto. 
Se la prima arpa diffonde azioni di grazie alla SS. Trinità, il cuor di Maria 
vi s'accompagna. Il cuor di Maria ama quel che il cuor di Gesù
ama; aborrisce quel che il cuor di Gesù aborrisce; si rallegra col suo Figlio 
divino; soffre con Lui.


GESU' MARIA AMORE VENITE INSIEME NEL MIO CUORE

Gesù ha un grandissimo numero di altre arpe, i cuori di tutti gli Angeli e di tutti i
Santi, con cui Egli loda il Padre, perché ogni lode sale al Padre per mezzo suo: 
«Per ipsum, et cum ipso, et in ipso est tibi Dei Patri omnipotenti omnis honor et gloria».

Davide spronava la sua anima a benedire il Signore dicendo: «Benedic, anima mea,
Domino» (Sal 102, 1): «O anima mia, benedici il Signore!». L'arpa, invece, della 
Regina dei Santi non ha mai sofferto manchevolezze né interruzioni nel suo canto, 
avendo incessantemente, con egual tono e con armonia perfetta, lodato e 
glorificato la SS. Trinità.

La Madonna quindi non dice, quasi ad animare se stessa: 
«Magnifica anima mea Dominum»: «Esalti il Signore l'anima mia»; ma dice: 
«Magnificat»; cioè la mia anima sempre magnifica il Signore.



Attendite, popule Dei, praecepta Dei: 
et Reginae coeli nolite oblivisci