venerdì 28 ottobre 2022

FILOCALIA


 

SULLE QUATTRO VIRTÙ DELL’ANIMA

Le forme della sapienza sono quattro. Prudenza, cioè conoscenza delle cose

che vanno fatte e di quelle che non vanno fatte, e stato di veglia

dell’intelletto. Temperanza, cioè avere un sentire integro, in modo da poter

mantenere se stessi estranei a ogni opera, pensiero e parola non graditi a

Dio. Fortezza, cioè forza e costanza nelle fatiche e nelle prove secondo Dio.

Giustizia, cioè distribuzione che assegna a tutto ciò in eguale misura.

Queste quattro virtù capitali provengono così dalle tre potenze

dell’anima: dal pensiero - cioè dall’intelletto - due, prudenza e giustizia,

cioè discernimento; dalla potenza concupiscibile la temperanza, e da quella

irascibile la fortezza. Ciascuna di esse sta in mezzo tra due passioni contro

natura. 

La prudenza sta al di sopra dell’alterigia e al di sotto della stoltezza.

La temperanza, al di sopra della stupidità e al di sotto della sfrenatezza. 

La fortezza, al di sopra della temerarietà e al di sotto della paura. 

La giustizia, al di sopra dell’insufficienza e al di sotto della sovrabbondanza. 

Le quattro

virtù sono un’immagine dell’uomo celeste, e le otto passioni un’immagine

dell’uomo terrestre. Dio conosce con esattezza tutte queste cose, come

conosce le cose passate, presenti e future, e in parte le conosce chi,

conforme alla grazia, impara da Dio le opere sue ed ottiene di essere a

immagine e somiglianza di lui. 

Chi infatti dice di conoscerle come si deve,

soltanto per averne udito parlare, mente. Poiché l’intelletto dell’uomo non

può mai ascendere al cielo senza Colui che ve lo conduce per mano e

neppure, se non è asceso e non ha contemplato, può dire ciò che non ha

visto. Ma se uno ha ascoltato qualcosa dalla Scrittura, deve dire soltanto

quello che gli viene dall’aver udito, con riconoscenza, e deve confessare il

Padre del Verbo, come disse il grande Basilio. Senza presumere di avere la

conoscenza, deve restare al di sotto di ciò che non conosce. Il presumere,

infatti, non concede di divenire ciò che si presume, dice san Massimo.

Esiste una ignoranza lodevole, come dice il Crisostomo, che è quella di

sapere che non si sa. E c’è un’ignoranza che supera ogni ignoranza, che è

quella di non sapere che si ignora. C’è anche una falsa conoscenza che

consiste nel credere di sapere, mentre non si sa nulla, come dice l’Apostolo.


SULLA CONOSCENZA PRATICA

Vi è una conoscenza verace e un’ignoranza assoluta: ma il meglio è la

conoscenza pratica. Poiché che cosa giova all’uomo avere anche tutta la

conoscenza, e anzi riceverla per grazia da parte di Dio, come Salomone - ed

è impossibile che vi sia mai un altro come lui - se poi se ne va al castigo

eterno? Che gli giova, se con le opere e una fede salda non riceve piena

certezza mediante la testimonianza della coscienza di essere liberato dal

castigo futuro, perché non ha da condannare se stesso per aver trascurato

qualcosa che, per quanto gli era possibile, doveva fare, come dice san

Giovanni il Teologo: Se il cuore non ci condanna, abbiamo franchezza nei

confronti di Dio? Ma in realtà, come dice san Nilo, non ci condanna perché

la coscienza stessa è stata ingannata, resa fiacca per l’oscuramento delle

passioni, come dice anche il Climaco. Infatti, soltanto la malvagità oscura

l’intelletto - dice il grande Basilio - e la presunzione lo rende cieco e non gli

concede di diventare ciò che presume. Ma che diremo allora di quelli che,

schiavi delle passioni, credono di avere una coscienza pura? Tanto più se

guardiamo l’apostolo Paolo, che aveva in sé il Cristo, e che dice a fatti e a

parole: Non ho coscienza di nulla - di una colpa, cioè - ma non per questo

sono giustificato.

Poiché, per grande insensibilità, siamo in molti a credere di essere

qualcosa mentre non siamo nulla. Ma, dice l’Apostolo, quando dicono:

«Pace», allora viene su di loro la rovina: perché non avevano pace, ma

parlavano credendo di aver pace, dice il Crisostomo, per la loro grande

insensibilità. San Giacomo, il fratello di Dio, dice, di questi tali, che sono

divenuti immemori del loro peccato, e così un gran numero di superbi non

si accorgono di essere tali, dice il Climaco, presumendo di possedere

l’impassibilità.

Anch’io dunque, tremando per la paura di essere ancora dominato dai

tre giganti del diavolo di cui ha scritto san Marco l’Asceta - cioè la

noncuranza, l’oblio e l’ignoranza - e nel timore che, ignorando la mia

misura, io mi ritrovi fuori dalla retta via - come dice sant’Isacco - ho scritto

la presente raccolta. Poiché se uno odia il rimprovero manifesta in modo

evidente la passione della superbia, dice il Climaco mentre chi ad esso

aderisce, è sciolto dai lacci. Anche Salomone dice: Se uno stolto ricerca la

sapienza, ciò gli sarà computato come sapienza. Ho perciò messo in

principio anche i nomi dei libri e dei santi per non dire ad ogni parola di chi

è e così allungare il discorso. I santi padri hanno spesso scritto le parole

delle sacre Scritture così come stanno. Questo ha fatto Gregorio il Teologo

con le parole di Salomone, e molti altri allo stesso modo. Anche il

Logotèta, Simeone Metafraste, ha detto a proposito del Crisostomo: «Non

è giusto lasciare le sue parole per dire le mie». Eppure lo avrebbe potuto,

perché tutti i padri hanno ricevuto dallo stesso Spirito santo. Invece per

certe parole gli stessi padri indicano l’autore quasi adornandosi di queste

citazioni per amore dell’umiltà, preferendo le parole delle Scritture; altre le

lasciano anonime perché essendo tante, il discorso si prolungherebbe

troppo.

AMDG et DVM

IO SONO GLORIFICATA

Jauru (Mato Grosso - Brasile), 12 ottobre 1995. Festa di Nostra Signora di Aparecida,



Io sono glorificata.

«Mio piccolo figlio, ti trovi ancora in questo luogo, in cui sono tanto amata e venerata, a fare

Cenacoli meravigliosi con migliaia di bambini e di giovani, venuti anche dalle comunità più

lontane.

Hai pure fatto tre giorni di Esercizi Spirituali, sotto forma di un continuo Cenacolo, con quei

fedeli che sono gli apostoli del mio Movimento in tutto il Brasile.

Oggi celebrate, con gioia e con solennità, la festa della vostra Mamma Celeste come Patrona di

questa grande Nazione.

Vedi come qui, in ogni parte, Io sono glorificata.


- Io sono glorificata dalla risposta che ovunque ricevo da molti miei figli, che hanno accolto la

mia richiesta di consacrarsi al mio Cuore Immacolato.

Ormai essi vivono dentro il mio Cuore e sono balsamo soave che si depone su ogni ferita del

mio grande dolore.

Vedi come mi amano e mi glorificano.

Sono i più piccoli, i più poveri, i più semplici, quelli che il mondo ignora e disprezza.

Oh! Portameli in numero sempre maggiore questi miei piccoli bambini, perché essi sono per Me

i tesori più grandi e più preziosi.

- Io sono glorificata dalla forte intensità di preghiera che qui mi viene offerta, in questi

tempi di aridità e di grande dissipazione.

Vedi come ovunque si sono diffusi i Cenacoli, sopratutto fra i bambini, i giovani e nelle

famiglie.

Quante famiglie si sono salvate dalla divisione o si sono ricomposte, dopo anni di separazione,

a causa della grande diffusione dei Cenacoli familiari.

Essi sono il mezzo potente, che il mio Cuore Immacolato vi dona, per difendere la famiglia

cristiana dai pericoli che la minacciano, come infedeltà, divisioni, separazioni, ricorso ai mezzi

per impedire la vita e quei maledetti aborti, che dalle leggi civili vengono permessi, ma che

gridano vendetta al cospetto di Dio.


- Io sono glorificata perché, mentre sempre più si diffondono la negligenza e la trascuratezza,

l'indifferenza e la tiepidezza verso mio figlio Gesù realmente presente nella Eucarestia, qui

Gesù Eucaristico riceve un perenne omaggio di amore, di adorazione, di ringraziamento e di

riparazione.

Gesù Eucaristico viene solennemente esposto sull'altare, durante tutto il giorno, e i miei

piccoli figli si prostrano in atto di amorosa adorazione, davanti al trono su cui regna la Vittima

offerta per la vostra salvezza.

Come il Cuore di Gesù, in questo luogo, tripudia di gioia, di conforto, di consolazione e di

riconoscenza!


- Io sono glorificata, poiché in questa Nazione il mio Movimento Sacerdotale Mariano si è

diffuso ovunque, come in nessuna altra parte del mondo.

Benedico tutti questi miei figli, che sono venuti anche dai luoghi più lontani, per partecipare ai

tre giorni di continuo Cenacolo. In loro Io sono glorificata. Vi ripeto anche oggi che il Brasile

mi appartiene, è mia proprietà. Io sono Mamma e Regina del Brasile e voglio portare a questa

grande Nazione, dove sono tanto amata, pregata e glorificata, il dono della salvezza e della

pace.

Così quanto Qui avviene diventa per voi un segno che vi indica come, nel silenzio e nel

nascondimento, ogni giorno realizzo il trionfo del mio Cuore Immacolato nel più grande trionfo

della divina misericordia sul mondo.

Esso sarà presto tutto rinnovato dal potente e straordinario intervento di Colei che voi

invocate come vostra Regina e Madre della Misericordia». 

AVE MARIA PURISSIMA

lunedì 24 ottobre 2022

Attenzione a non sbagliare!

 


Attenzione a non sbagliare! 

LA TRAPPOLA DEL SECOLO 

 

LA CROCE GLORIOSA È GESÙ RESUSCITATO

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18 febbraio 2012

Santa Bernadette

 

“Tutti si ritroveranno come in una stazione, dove due treni stanno partendo nello stesso tempo, dallo stesso luogo. (già il Signore ne aveva parlato in un altro Messaggio precedente).

Attenzione a non sbagliare!

Perché solo il treno dove Gesù Cristo è salito, “solo quello” sarà risparmiato da ogni male. Quanto all’altro treno, forse alcuni passeggeri che avranno cambiato idea, potranno ancora essere salvati in cammino, se chiameranno “Gesù Cristo” in loro aiuto. E DIO li farà salire sul Suo treno prima dell’arrivo in quel luogo dove DIO deve accogliere tutti i Suoi Eletti! Amen.

 

In questi ultimi tempi, il nemico di DIO ha scelto il suo domicilio in tutte le “Banche del Mondo” che sono diventate “Sua Proprietà”.

E’ immensa, e di essa ha fatto la “trappola del Secolo”!

E’ una prigione di prima scelta, ben attrezzata, e talmente attraente che, dopo esservi entrati, è quasi impossibile uscirne …

Vengono proposte così tante agevolazioni per i prestiti, che anche le cose più care e più inutili, si possono comprare!

In breve, quelli che aiutano il padrone Satana, sono i suoi accoliti, ben addestrati. E, poiché il desiderio e la tentazione sono le loro esche, si stanno riempiendo le tasche: e quelli che si sono fatti ingannare, hanno perso tutto, fino al denaro che serviva al loro nutrimento, e più chiedono prestiti, più rimangono asfissiati!

Fin qui, Satana ha vinto. Tutte le nazioni sono più o meno indebitate o rovinate. L’una trascina l’altra verso il baratro, e tutte, nello stesso tempo si vedono travolte dalla paura che le trascina, una dopo l’altra, di fronte alla fatalità di chiudere il loro commercio, cosa che è causa di sommosse e rivoluzioni in serie tra i più poveri …

 

 

Satana ha innalzata il Vitello d’Oro sul Mondo. Esso ha preso il posto di DIO. Lo si adora, lo si piange, lo si prega di non andare più via!

DIO è dimenticato.

Ecco ciò che  venerano i popoli. Ecco perché il Mondo si uccide, si suicida: e a poco a poco, tutti moriranno di fame. Più nulla si vende, più nulla si compra. Non ci sarà più niente …

Satana ha preparato la fine generale del Mondo e, nello stesso tempo, metterà a morte tutti gli uomini. In effetti si stermineranno da soli, e questo è già cominciato nei Paesi arabi e in Africa, dove la morte è arrivata … tra i più poveri che non hanno più niente da mangiare, né acqua da bere …

E il fico che non ha mai dato frutto, davanti a DIO appassì e spirò!

(Gesù Cristo con i Suoi Apostoli ne furono testimoni)

Allora Satana, vedendo che gli restava solo poco tempo per prendere il “Potere di DIO” mediante l’estinzione della specie umana, chiese un ultimo favore al Suo Eterno Sovrano: “la distruzione della Terra”.

In quelle parole così crudeli, DIO vide allora realizzarsi il Suo Piano: Il Piano stesso di DIO.

DIO accettò quel suo desiderio e rispettò la sua richiesta.

Allora Satana cominciò a mobilitare tutti i suoi accoliti, vecchi e nuovi, come pure i quattro elementi: l’aria, il fuoco, la terra e l’acqua, e questo fino alla fine dei tempi, per attaccare la specie umana, e vedere se fino al Tempo che gli era stato concesso, questa specie umana accettava tutto, “senza maledire, senza bestemmiare DIO”. Così Satana, dopo tutto questo e dopo aver usato tutte le tentazioni possibili, poteva lasciare tranquilli gli uomini della Terra, che finalmente ritornavano a DIO. Oppure li avrebbe guadagnati per suo conto sterminandoli tutti: “Così vedremo tutti se sono veramente dei Figli di DIO:

 

Subito DIO cominciò a mobilitare la Sua armata di Santi Angeli. Li informò di quanto stava per succedere sulla Terra ai Tempi della Fine. Allora, sono tutti già pronti nel tempo attuale che è proprio il Nostro Tempo.

Perciò siamo tutti avvertiti da Nostro Signore che ce lo chiede.

Voi vedete davanti ai vostri occhi il massacro che Satana ci ha promesso: la carestia, la sete, il freddo, il caldo che diventerà insopportabile.

Il suo colpo fatale esige che se ne parli a voi, perché, dopo avere messo alla prova la specie umana con tutta la sua malizia: tsunami, incendi, carestie, sete, incidenti, guerre e rivoluzioni, freddo e caldo, fino ad avere sperimentato in Giappone anche il nucleare, ecco il “Colpo Fatale” che ci sta preparando, ed è per noi: il suono della “Tromba  dell’AVVERTIMENTO” che riecheggerà per tutti i Paesi del Mondo.

 

 

La Morte del Tentatore

 

Preparatevi. Voi potete evitare quel colpo che già si sta preparando! In ogni parte vedrete morire ilDENARO, figlio di Satana che è venuto in questo Mondo a danneggiare l’anima di tutti gli uomini.

 

“Si dice che il DENARO è il nervo della guerra”.

 

Il DENARO, la “Forza del Potere” è l’istigatore di tutte le lotte, di tutte le guerre fatte per mantenerlo a causa del potere che esso dà.

Per averlo, gli uomini si uccidono. Esso dà l’accesso ai troni dei Re, a tutti i Governi, ai Potenti e alle Istituzioni.

Il DENARO fa abbassare la testa di tutti gli uomini per raccoglierlo, anche nel fango … E’ la scala con cui si può salire fino alla Luna, attraversare lo Spazio Siderale … si può comprare tutto il Cosmo!

Ed ecco il dominio di Satana: “Le Banche”.

E’ il Dio del denaro, l’idolo dei ricchi! L’Imperatore di tutte le Banche del Mondo intero. Può essere qui o là. E’ dappertutto contemporaneamente!

 

 

 

Ma non potrà mai  comprare DIO, né vincerLo.

Oggi, dunque, è tempo dell’ultima lotta.

Il popolo di DIO fu avvertito per primo mediante la Sacra Bibbia, al suono della tromba di DIO: “Fuggite, donne e bambini, per mettervi al riparo nelle vostre montagne, perché il nemico di DIO e degli uomini viene per sterminare tutti i popoli”. Ma il popolo di DIO si terrà in piedi fino all’ultimo.

Tale gioco mortale mobiliterà i vostri fratelli nemici. Pregate gli uni  per gli altri. “E’ il tempo in cui il Sangue si mischia”.

 

Arriva Satana.

Ma quel colpo fatale che egli riserva per il Mondo intero, si ritorcerà contro di lui. Egli vede DIO che riconquista la “Sua Adorazione”.

Finiti gli idoli, il denaro e il potere saranno spazzati via dai due elementi che egli riservava per la Chiesa di DIO: il Fuoco e la Terra per sotterrarla.

Egli vede quei bei biglietti diventare carta da bruciare! Il Mondo guarisce.

La condivisione diventa la moltiplicazione del Pane.

L’acqua arriva dalla stessa Sorgente che è quella del Padre Nostro.

E con tutto quel denaro diventato “cenere”, si vedono svanire tutte le tentazioni del Mondo.

Allora, dov’è andato a finire il “Tentatore”?

 

Non sapete dunque che senza tentazioni non ci può essere Tentatore!

 

Gesù Cristo, RE d’AMORE

Sant’Antonio Maria Claret



Sant'Antonio Maria Claret y Clarà 
ora pro nobis

 

Biografia 

INFANZIA E GIOVINEZZA TRA I TELAI

Tra i telai, Antonio Claret getta le basi della sua vita. Vive in una famiglia dedita alla produzione tessile e, a 17 anni, va a Barcellona per specializzarsi in questo campo, collocandosi al centro del boom industriale del XIX secolo.


Antonio Juan Adjutor Claret Clará nacque a Sallent (Barcellona), a circa 15 km da Manresa, il 23 dicembre 1807, in una famiglia profondamente cristiana. Due giorni dopo, nella festa della Natività del Signore, i suoi genitori, Juan e Josefa, lo fanno battezzare nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Antonio è il quinto di undici figli, cinque dei quali muoiono prima del loro quinto compleanno. Cresce in una casa dedicata alla produzione di tessuti. Pochi mesi dopo la sua nascita, il ritmo dei telai viene rovinato dallo scoppio dell’invasione francese e della Guerra d’Indipendenza. L’atmosfera di violenza e insicurezza non lo travolge, anzi rafforza il suo temperamento infantile. Sebbene venga trasportato sulle spalle di qualcuno per sfuggire ai combattimenti durante i primi anni di guerra, quando ha solo quattro o cinque anni è abbastanza coraggioso da accompagnare e guidare l’anziano nonno che, essendo quasi cieco, è rimasto indietro nell’oscurità.

Il piccolo Anton trova pace e forza nell’amicizia con Gesù, che incontra nell’Eucaristia, e nella devozione alla Vergine Maria, la cui cappella a Fussimanya visita spesso con la sorella Rosa recitando il rosario. Il suo cuore di bambino è tenero e tocca il dolore degli altri. A cinque anni, pensa spesso alla miseria eterna di coloro che sono condannati. Questo sentimento lo rende desideroso di aiutare tutti a vivere secondo la volontà di Dio, evitando così la sofferenza eterna.

All’età di dodici anni sente la chiamata di Dio a diventare sacerdote, così suo padre lo mette a studiare il latino. Tuttavia, la scuola viene purtroppo chiusa per ordine del governo; così il padre lo mette a lavorare al telaio di famiglia. Consapevole del suo talento per la manifattura, si reca a Barcellona per seguire un corso di formazione nel settore tessile. Lavora e studia con una tale dedizione che presto diventa un’ossessione. Le sue preghiere diventano molto più brevi e meno entusiastiche rispetto a quelle della sua infanzia, anche se continua a partecipare alla Messa domenicale e a recitare regolarmente il rosario. A poco a poco dimentica il suo desiderio di essere un sacerdote, ma Dio lo sta guidando secondo i suoi piani.

LA FORZA DELLA PAROLA DI DIO LO GUIDA

Il giovane Antonio si interroga sulla sua identità. Tra le tante proposte per fondarla sul progresso e sul successo, la Parola di Dio lo muove, lo trasferisce e lo mette sulla strada della sequela di Gesù missionario.

Vivendo a Barcellona subisce alcune dure delusioni: il tradimento di un amico che deruba lui e altri, la seduzione di una donna che cerca di convincerlo a soddisfare le sue passioni e, soprattutto, lo shock di essere sul punto di annegare in mare. Il giovane Antonio sperimenta la vicinanza della Vergine Maria, che lo protegge nelle tentazioni e lo salva dalla morte, e la potenza della Parola di Dio che sconvolge il mondo confortevole dei suoi progetti e dei suoi sogni di successo. Il testo del Vangelo “Che cosa ci guadagnerà uno a conquistare il mondo intero, se poi distrugge se stesso?”. (Mth16, 26) scuote la sua coscienza. Nonostante alcune offerte di aprire una propria fabbrica, rifiuta di soddisfare i desideri del padre e decide di abbandonare tutto per diventare un certosino.

Entra nel seminario di Vic a 22 anni, senza abbandonare la sua intenzione di farsi monaco. L’anno successivo, mentre si recava alla Cartuja de Montealegre, un raffreddore preso sotto un forte temporale lo costrinse a ritirarsi e i suoi sogni di vita ritirata iniziarono a svanire. Continua gli studi in seminario a Vic. In quel periodo subisce una forte tentazione contro la castità, nella quale riconosce la materna intercessione della Vergine Maria in suo favore e soprattutto la volontà di Dio, che lo vuole missionario, evangelista.


Anche se non aveva completato gli studi teologici, il 13 giugno 1835 fu ordinato sacerdote perché il suo vescovo, Paolo di Gesù Corcuera, vide qualcosa di straordinario nella sua personalità. Rimane quattro anni a Sallent, dove completa gli studi e frequenta la parrocchia della sua città natale. La forza della Parola di Dio lo sconvolge di nuovo; questa volta, lascia la comodità della parrocchia e segue la chiamata ad evangelizzare come missionario. La situazione politica della Catalogna, divisa dalla guerra civile tra liberali e carlisti, e la situazione instabile della Chiesa sotto la costante pressione dei governanti, non lasciano ad Antonio altra soluzione che lasciare la sua patria e offrire i suoi servizi direttamente a Propaganda Fide, all’epoca incaricata del compito di evangelizzazione in tutto il mondo.

Dopo un viaggio pieno di pericoli, arriva finalmente a Roma. Si prende qualche giorno libero per fare esercizi spirituali con i gesuiti. Il direttore lo incoraggia a fare domanda per entrare nella Compagnia di Gesù. All’inizio del 1840, quattro mesi dopo aver iniziato il noviziato, soffre di un forte dolore alla gamba destra che gli impedisce di camminare. La mano di Dio si fa sentire. Il padre generale dei gesuiti, Jan Roothaan, dice risolutamente: “È volontà di Dio che tu torni presto in Spagna; non temere, tirati su”.

MISSIONARIO CON UN FAGOTTO IN CATALOGNA E NELLE ISOLE CANARIE

Una Bibbia, un cambio di vestiti e una mappa è tutto ciò che conteneva il fagotto che portava con sé nei suoi innumerevoli viaggi missionari. Povero e a piedi, attraversò la Catalogna e le Isole Canarie; tutti lo riconoscevano per la sua povertà, il suo stile amichevole e la sua passione missionaria.

Tornato in Catalogna, il vicario capitolare della diocesi di Vic, Luciano Casadevall, lo invia nella parrocchia di Viladrau. Lì, in assenza di medici e grazie alla sua conoscenza del potere curativo delle piante delle montagne del Montseny, serve giustamente i malati e acquisisce fama di guaritore. Poiché la sua preoccupazione missionaria è ancora viva, il 15 agosto 1840 decide di svolgere la sua prima missione popolare. Poiché la parrocchia è ben assistita, può andare a predicare le missioni nei villaggi vicini. Il suo superiore, consapevole della sua vocazione apostolica e dei frutti della sua predicazione, lo libera dal servizio parrocchiale e gli permette di dedicarsi alle missioni. Dal gennaio 1841 si trasferisce a Vic e si dedica completamente ad attraversare i diversi villaggi della diocesi. Per la comunione con la gerarchia e le facoltà pastorali coinvolte, chiede alla Propaganda Fide il titolo di “Missionario Apostolico” che riempie di contenuti spirituali e apostolici.


Cammina per gran parte della Catalogna tra il 1843 e il 1848, predicando la Parola di Dio, sempre a piedi, senza raccogliere denaro o doni per il suo ministero. Questo lo spinge a imitare Gesù Cristo e gli apostoli. Nonostante la sua neutralità politica, subirà presto persecuzioni e calunnie da parte di chi lo accusa di favorire i partiti più conservatori. In ogni località, predica le missioni al popolo e conduce ritiri per sacerdoti e religiosi. Ben presto scopre che anche altri mezzi di apostolato possono aiutarlo a garantire l’efficacia e la continuità dei frutti delle missioni: libri di preghiere pubbliche, catechismi e stampe destinate a sacerdoti, suore, bambini, giovani, sposati, genitori, ecc. Nel 1848 fonda la Biblioteca Religiosa, una casa editrice che nei suoi primi diciotto anni lancia 2.811.100 copie di libri, 2.509.500 di libretti e 4.249.200 opuscoli.

Come mezzo efficace per la perseveranza e il progresso nella vita cristiana fonda o promuove confraternite religiose, tra cui la Confraternita del Cuore Immacolato di Maria, e scrive il libro “Figlie del Cuore Beato e Immacolato di Maria”, che alla fine ispirerà la nascita dell’istituto secolare di affiliazione cordimariana.

Non potendo continuare a predicare in Catalogna a causa dello scoppio della Seconda Guerra Carlista, il suo superiore lo invia alle Isole Canarie. Dal febbraio 1848 al maggio dell’anno successivo, copre la maggior parte dell’isola di Gran Canaria e due località dell’isola di Lanzarote. Colloquialmente, viene presto chiamato “el Padrito“. È diventato così popolare che è co-patrono della diocesi di Las Palmas, insieme alla Virgen del Pino.

Vescovo missionario a Cuba

Una volta consacrato vescovo, rimane missionario. Con il personale del Buon Pastore, visita la sua diocesi tre volte. Consegna il pane della Parola, della cultura e della dignità umana. Viene perseguitato e versa il suo sangue per servire Dio e i poveri.

Tornato in Catalogna, il 16 luglio 1849 fonda in una cella del seminario di Vic la Congregazione dei Figli Missionari del Cuore Immacolato di Maria. La grande opera di Claret inizia umilmente con cinque sacerdoti dotati dello stesso spirito del Fondatore. Pochi giorni dopo, l’11 agosto, Mossen Anton conosce la sua nomina ad Arcivescovo di Santiago de Cuba. Nonostante le sue resistenze e le sue preoccupazioni per la Biblioteca Religiosa e la Congregazione dei Missionari appena fondata, viene costretto ad accettare l’incarico per obbedienza. Viene consacrato vescovo il 6 ottobre 1850, nella Cattedrale di Vic.


La situazione sull’isola di Cuba è deplorevole: sfruttamento e schiavitù, immoralità pubblica, insicurezza familiare, disaffezione alla Chiesa e soprattutto progressiva scristianizzazione. Al suo arrivo, il nuovo arcivescovo capisce che la cosa più necessaria è intraprendere un’opera di rinnovamento della vita cristiana e promuove una serie di campagne missionarie, alle quali partecipa, portando la Parola di Dio in tutti i villaggi. Dà al suo ministero episcopale un significato missionario. In sei anni ha visitato la maggior parte della sua vasta diocesi tre volte. Si preoccupa del rinnovamento spirituale e pastorale del clero e della fondazione di comunità religiose. Per l’educazione dei giovani e la cura delle istituzioni assistenziali riesce a far stabilire sull’isola gli Escolapios, i Gesuiti e le Figlie della Carità; insieme a M. Antonia Paris fonda il 27 agosto 1855 il convento delle Suore di Maria Immacolata o Missionarie Clarettiane. Combatte contro la schiavitù, crea una scuola agricola per i bambini poveri, istituisce una cassa di risparmio con un marcato carattere sociale, fonda biblioteche popolari, scrive due libri sull’agricoltura, ecc. Un’attività così intensa e diversificata comporta scontri, calunnie, persecuzioni e attacchi alla sua persona. Subisce un attacco a Holguin, il 1° febbraio 1856, che gli costa quasi la vita. Questo gli procura la gioia dei martiri che hanno versato il loro sangue per Cristo.

Reale Confessore e apostolo a Madrid e in Spagna

Anche se si sente come un uccello in gabbia, gli anni trascorsi a Madrid sono della massima maturità umana, spirituale e apostolica. La sua influenza evangelizzatrice raggiunge tutta la penisola e il Vangelo permea la cultura popolare del suo tempo con i suoi scritti e le sue iniziative.

La regina Isabella II lo sceglie personalmente come suo Confessore nel 1857 e quindi deve trasferirsi a Madrid. Deve recarsi a palazzo almeno settimanalmente per esercitare il suo ministero di confessore e occuparsi dell’educazione cristiana della principessa Isabella e del principe Alfonso e delle principesse che nasceranno negli anni successivi. Grazie alla sua influenza spirituale e alla sua determinazione, la situazione religiosa e morale della Corte sta gradualmente cambiando. Vive in modo semplice e povero.

Gli standard del palazzo non soddisfano né il tempo né lo spirito apostolico dell’arcivescovo Claret: esercita un’intensa attività in città, predica e confessa, scrive libri, visita prigioni e ospedali. Approfitta dei viaggi reali con i Re di Spagna per predicare ovunque. Promuove l’Accademia di San Miguel, un progetto che mira a riunire intellettuali e artisti per “associarsi per promuovere le scienze e le arti sotto l’aspetto religioso, unendo i loro sforzi per combattere gli errori, diffondere buoni libri e buone dottrine”. “


Nel 1859 la Regina lo nomina Protettore della chiesa e dell’ospedale di Montserrat, a Madrid, e Presidente del monastero di El Escorial. La sua gestione di questa istituzione non può essere più efficace e più ampia: restauro dell’edificio, recupero di campi produttivi per il finanziamento, equipaggiamento della chiesa, creazione di una corporazione di cappellani, di un seminario interdiocesano, di un collegio di istruzione secondaria e dei primi corsi di un’università.

Una delle sue maggiori preoccupazioni sarà quella di dotare la Spagna di vescovi idonei e pienamente dedicati alla loro missione e di proteggere e promuovere la vita consacrata; a questo proposito, influenza spiritualmente diversi fondatori e aiuta molte nuove congregazioni religiose a regolarizzare la loro situazione civile ed ecclesiastica.

Cerca costantemente di mantenere la sua indipendenza e neutralità politica, cosa che gli procura numerose faide. Diventa il bersaglio dell’odio e della vendetta di molti: “Nonostante abbia sempre proceduto con grande cautela in questo campo – si riferisce ai favoritismi -, non sono sfuggito ai pettegolezzi”, afferma. La sua unione con Gesù Cristo raggiunge il culmine nella grazia della conservazione delle specie sacramentali, concessa a La Granja (Segovia) il 26 agosto 1861.

Il cammino finale verso la Pasqua

Dopo aver predicato a Parigi e a Roma, sente di aver compiuto la sua missione. Malato, calunniato e perseguitato, rende il suo spirito sulla croce dell’esilio. Lui che ha cercato di imitare il suo Signore in ogni momento, alla fine ha percorso il suo cammino pasquale.

In seguito alla rivoluzione del settembre 1868, va in esilio con la Regina. A Parigi, continua il suo ministero con la Regina e il Principe delle Asturie, fonda le Conferenze della Sacra Famiglia e si prodiga in molte attività apostoliche, soprattutto per gli immigrati.

Nell’aprile del 1869, in occasione della celebrazione del giubileo d’oro del sacerdozio di Papa Pio IX e dei lavori preparatori del Concilio Vaticano I, saluta la famiglia reale e si trasferisce a Roma, dove vive nel convento di San Adriano, i Mercedari. Al Concilio interviene con passione a favore dell’infallibilità papale.


Dopo le sedute, con una salute piuttosto cagionevole e con il presentimento della sua morte, si trasferisce nella comunità che i missionari esiliati dalla Spagna hanno stabilito a Prades (Francia). Lì arrivano i suoi inseguitori, che cercano di arrestarlo e di portarlo in Spagna per il processo. Pertanto, è costretto a fuggire come un criminale e a rifugiarsi nel monastero cistercense di Fontfroide, vicino a Narbonne. In questo monastero nascosto, circondato dall’amore dei monaci e di alcuni dei suoi missionari, muore, a 62 anni e 10 mesi di età, il 24 ottobre 1870.

Le sue spoglie vengono trasferite a Vic nel 1897. Viene beatificato da Papa Pio XI il 25 febbraio 1934 e canonizzato da Papa Pio XII il 7 maggio 1950.

Bellissima autobiografia: https://misionerasclaretianasrmi.org/wp-content/uploads/2020/10/1.-Autobiografia-Claret-ESP-1.pdf



COR MARIAE IMMACULATUM

INTERCEDE PRO NOBIS