sabato 7 novembre 2020

È il tempo del Cenacolo per questa povera umanità...

Omni die dic Mariae mea, laudes, anima:

Eius festa, eius gesta cole splendidissima

 Madrid (Spagna), 22 maggio 1996.

Il tempo del Cenacolo.

«Da una settimana, mio piccolo figlio, ti trovi a fare meravigliosi Cenacoli con i sacerdoti ed i

fedeli del mio Movimento, nelle principali città della Spagna, dal mio Avversario

particolarmente insidiata e colpita, ma da Me protetta e custodita nel sicuro rifugio del mio

Cuore Immacolato.

   Vivete così, con particolare intensità, il tempo liturgico compreso fra la solennità della

Ascensione e quella della Pentecoste, che è il tempo del Cenacolo.

   Ricordate il periodo che ho trascorso insieme agli apostoli nel Cenacolo di Gerusalemme, uniti

nella preghiera e nella ardente attesa che si compisse il prodigioso evento della Pentecoste.

   E con quale gioia ho contemplato la discesa dello Spirito Santo, sotto forma di lingue di fuoco

che si posavano su ciascuno dei presenti, operando il miracolo di una loro completa e totale

trasformazione.

   È questo per la Chiesa e per tutta l'umanità il tempo del Cenacolo.


   È il tempo del Cenacolo per la Chiesa, da Me invitata ad entrare nel Cenacolo del mio Cuore

Immacolato.


   In questo nuovo e spirituale Cenacolo devono ora entrare tutti i Vescovi, perché possano

ottenere, dalla preghiera incessante fatta con Me e per mezzo di Me, una particolare

effusione dello Spirito Santo, che apra le menti e i cuori a ricevere il dono della divina

Sapienza e giungano così alla comprensione della Verità tutta intera e a dare la loro piena

testimonianza a mio Figlio Gesù.

   In questo nuovo Cenacolo spirituale devono entrare i Sacerdoti, perché siano dallo Spirito

Santo confermati nella loro vocazione, e dalla preghiera, fatta con Me e per mezzo di Me,

ottengano forza, sicurezza e coraggio di annunciare il Vangelo di Gesù in tutta la sua integrità

e di viverlo alla lettera, con la semplicità dei piccoli, che si nutrono con gioia di ogni parola che

esce dalla bocca di Dio.


   In questo nuovo Cenacolo spirituale devono entrare tutti i fedeli, perché siano aiutati a vivere

il loro battesimo e dallo Spirito Santo ricevano luce e conforto nel loro quotidiano cammino

verso la santità.

Solo così possono diventare oggi coraggiosi testimoni di Gesù risorto e vivente in mezzo a voi.


   È il tempo del Cenacolo per questa povera umanità, così posseduta dagli Spiriti del male,

sospinta sulla strada del piacere e dell'orgoglio, del peccato e dell'impurità, dell'egoismo e

dell'infelicità.

   L'umanità deve ora entrare nel Cenacolo del mio Cuore Immacolato: qui, come Mamma, le

insegnerò a pregare e a pentirsi, la condurrò alla penitenza e alla conversione, al cambiamento

del cuore e della vita.

   Dentro questo nuovo e spirituale Cenacolo la preparerò a ricevere il dono della seconda

Pentecoste, che rinnoverà la faccia della terra. Per questo domando oggi che la Chiesa e

l'umanità entrino nel Cenacolo che la vostra Mamma Celeste ha preparato per voi.


   Il periodo della purificazione e della grande tribolazione che state vivendo deve essere per

voi il tempo del Cenacolo.

   Entrate tutti nel nuovo e spirituale Cenacolo del mio Cuore Immacolato, per raccogliervi in una

intensa ed incessante preghiera fatta con Me, vostra Mamma Celeste, in attesa che si compia

il grande miracolo della seconda Pentecoste ormai vicina».


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Dio vi benedica.

Autorizziamo a diffondere ( senza commenti personali )  questi link :  







giovedì 5 novembre 2020

I tormenti dell'inferno per i dannati



Dio rivela a Santa Caterina: I TORMENTI DELL’INFERNO PER I DANNATI


Dal: “Dialogo della Divina Provvidenza” di Santa Caterina da Siena

Lingua umana non basta, figlia mia, a narrare la pena di queste anime miserande. Se tre sono i principali vizi – cioè l’amore di sé onde nasce il secondo, ossia la considerazione di se stessi, dal quale procede il terzo, che è la superbia accompagnata da falsa giustizia e crudeltà, con gli altri iniqui e immondi peccati che conseguono a questi – così ti dico che nell’inferno vi sono quattro tormenti principali, ai quali conseguono tutti gli altri.

Il primo tormento consiste nel fatto che essi si vedono privati della mia visione; cosa che è di tanta sofferenza che, se fosse loro possibile, sceglierebbero piuttosto di vedermi, anche stando nel fuoco e tra i più crudi tormenti, piuttosto che esser privi d’ogni pena senza vedermi. 
Questa prima pena produce in loro la seconda, quella del verme della coscienza che sempre li rode, poiché per loro colpa si vedono privati di me e della conversazione con gli angeli, e per di più si vedono divenuti degni della conversazione con i demoni e della loro visione.

II vedere poi il diavolo, che è la
terza pena, moltiplica ogni loro sofferenza. Se infatti i santi sempre esultano nella mia visione ripensando con gaudio al frutto dei sacrifici che hanno sopportato per me con grandissimo amore e disprezzo di sé, il contrario è di questi sventurati, che nella visione dei demoni acuiscono il proprio tormento: nel vedere i demoni riconoscono se stessi, cioè capiscono che per propria colpa se ne son resi degni. In tal modo il tarlo della coscienza ancor più li rode e mai ha tregua il fuoco bruciante di questa consapevolezza”. (cfr Isaia 66,24)
Pena ancor più grande deriva loro dal vedere la figura stessa del demonio, tanto orribile che non v’è cuore umano che possa figurarsela. Se ben ricordi, infatti, saprai che, avendoti Io mostrato il demonio nella sua forma, e per un piccolo spazio di tempo – quasi un punto! – tu, dopo esser tornata in te, hai scelto, piuttosto, di camminare lungo una strada lastricata di fuoco, durasse pure sino al giorno del giudizio, disposta a calpestare il fuoco coi tuoi piedi, piuttosto che vederlo ancora.         Ma quantunque tu l’abbia visto, ancora non sai quanto egli sia orribile, perché, per divina giustizia, egli si mostra ancor più repellente all’anima che si è privata di me, e in modo più o meno grave a seconda della gravità delle colpe commesse.

E
il quarto tormento è il fuoco. È un fuoco che brucia ma non consuma l’anima; questa non si può consumare, non essendo cosa materiale che il fuoco possa ridurre a niente, dal momento che è incorporea. Ma Io per divina giustizia ho permesso che il fuoco la bruci tormentosamente, la tormenti e non la consumi, e la tormenti e bruci con grandissime sofferenze, in modi diversi a seconda della gravità dei peccati, chi più chi meno, secondo il peso delle colpe.

      Da questi quattro tormenti derivano tutti gli altri, con freddo e caldo e strider di denti. Ecco in che modo miserabile hanno ricevuta la morte eterna, dopo i rimproveri loro rivolti in vita per il falso giudizio e per l’ingiustizia, non essendosi corretti in occasione di questa prima accusa, come ho detto, né della seconda, cioè in punto di morte quando non vollero sperare, né dolendosi dell’offesa fatta a me ma affliggendosi soltanto per la propria pena.

"Colui che è", Adonai, Jeové, JESUS, Gesù!

  





...Quale quell'inventore o innovatore o pensatore, anche mosso da giusto desiderio di investigare, conoscere e spiegare i misteri eccelsi e i naturali, che non cada in qualche errore, e del suo intelletto non ne faccia un movente di danno a sé e ad altri? La radice del danno a tutta l'Umanità non ha forse origine dal desiderio dei Progenitori di conoscere e penetrare nei dominii di Dio? Subito sedotti dalla falsa promessa dell'Avversario, vollero conoscere… e caddero in errore, come vi cadono pensatori, scienziati e uomini in genere.

   Ma Colui che è, e che è Sapienza perfettissima, non commise errore, e non ne commette, né il male e il dolore che han reso imperfetto ciò che fu creato perfetto mai deve dirsi che viene dall'Onnisciente, ma da coloro che vollero e vogliono uscire da quella legge d'ordine che Dio ha dato a tutte le cose e gli esseri viventi. Ordine spirituale, morale, fisico perfetto, e che, se rispettato, avrebbe mantenuto la Terra allo stato di terrestre paradiso e gli uomini che l'abitano nella felice condizione di Adamo ed Eva avanti la colpa.

   "Colui che è", antico nome di Dio, per un eccesso di venerazione, creatosi spontaneo nell'io degli uomini consci della loro condizione di essere dei decaduti dalla Grazia e meritevoli dei rigori di Dio — era allora il tempo che Dio, per gli uomini, era il Dio terribile del Sinai, il Giudice pronto alle vendette — fu presto sostituito dall'altro: Adonai. E questo, sia per diversità di pronuncia quale la si osserva in ogni nazione, e in tutti i tempi, da regione a regione, sia per essere usato troppo raramente per una troppo integrale applicazione del comando: "Non nominare invano il Nome del Signore Dio tuo", provocò un'alterazione della prima pronuncia: "Jeové"
Ma nella Galilea, nella quale l'Emmanuele avrebbe passato la quasi totalità della sua vita di Dio tra gli uomini, secondo il suo nome profetico di Emanuel, e dalla quale si sarebbe mosso per spargere la Buona Novella, Egli che era la Parola di Dio fattasi Uomo, e per iniziare la sua missione di Salvatore e Redentore che si sarebbe conclusa sul Golgota, quel nome, insegnato dall'Eterno a Mosè, conservò il suo suono iniziale: Jeovè.

   E nel nome del Figlio di Dio fattosi Uomo, nel nome che Dio stesso impose al Figlio suo incarnato, e che l'Angelo dei felici annunzi aveva comunicato alla Vergine immacolata, è, per chi sa leggere e intendere, un'eco di quel nome, e la Parola che lo portava, ai suoi, insegnò novellamente la parola vera: Jeovè, per dire Dio, per dire il Padre suo Ss., dal quale il Figlio è generato e dai Quali procede lo Spirito Santo. E procede per generare, al giusto tempo, nel seno della Vergine il Cristo Salvatore.
   Il Figlio di Dio e della Donna, Gesù. Colui che, oltre ad essere il promesso Messia e Redentore, è la testimonianza più vera del Padre e della sua Volontà, la testimonianza della Verità, della Carità, del Regno di Dio.

   Il Padre e il Figlio, sempre Una sol cosa anche se temporaneamente il Figlio aveva assunto Persona umana senza per ciò aver perduto la sua eterna Persona divina, sempre Una sol cosa per l'Amore perfetto che li univa, si sono vicendevolmente resi testimonianza. 

Il Padre la dà al Figlio, nel Battesimo al Giordano; sul Tabor, alla Trasfigurazione; al Tempio per l'ultima Pasqua, al cospetto anche dei Gentili venuti per conoscere Gesù. 

Ma a questa triplice testimonianza sensibile vanno aggiunte le testimonianze dei miracoli più grandi operati dal Cristo quasi sempre dopo aver invocato il Padre. Veramente può dirsi che l'invisibile presenza del Padre, che è eterno e purissimo Spirito, balenasse, come raggio di incontenibile luce che nessun ostacolo può imprigionare, in ogni manifestazione del Cristo, sia in veste di Maestro che in veste di operatore di miracoli e di opere divine.
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http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-i

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mercoledì 4 novembre 2020

COLUI CHE E'

 


QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 690

'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte I)

                     L'Apocalisse 

   Cap. I

   "Colui che è" è l'antico Nome di Dio, quello col quale Dio si nominò a Mosè sul monte, quello da Mosè insegnato al suo Popolo perché così potesse chiamare Iddio. Tutta l'eternità, la potenza, la sapienza di Dio balena in questo nome.
    Colui che è: l'eternità. Non ha avuto un passato Dio. Non avrà un futuro. Egli è. Il presente eterno.
 Se l'intelletto umano, anche il più potente degli intelletti umani; se un potente, anche il più potente tra gli umani, con puro desiderio, con puro pensiero scevro di umani orgogli, medita questa eternità di Dio, sente, come nessuna lezione, meditazione o contemplazione valse a fargli sentire, ciò che è Dio e ciò che è lui: il Tutto e il nulla; l'Eterno e il transitorio; l'Immutabile e il mutabile; l'Immenso e il limitato. Sorge l'umiltà, sorge l'adorazione adeguata all'Essere divino cui va data adorazione, sorge la fiducia perché l'uomo, il nulla, il granello di polvere rispetto al Tutto e al tutto il creato dal Tutto, si sente sotto il raggio della protezione di Colui che, essendo dall'eternità, volle che gli uomini fossero, per dar loro il suo infinito amore.
   Colui che è: la potenza infinita.
   Quale cosa o persona potrebbe da se stessa essere? Nessuna. Senza combustioni e fusioni di particelle sparse per i firmamenti non si forma un nuovo astro, come spontaneamente non si forma una muffa. Per l'astro, grande più della Terra, o per la muffa microscopica, occorrono materie preesistenti e speciali condizioni di ambiente atte alla formazione di un nuovo corpo, sia esso grandissimo o microscopico. Ma chi dette modo all'astro e alla muffa di formarsi? Colui che creò tutto quanto è, perché Egli era da sempre, e da sempre era potente.
   Ci fu dunque, per ogni cosa che è, un Principio creatore che, o direttamente creò (la prima creazione), o mantenne e favorì il perpetuarsi e rinnovarsi della creazione. Ma Egli chi lo creò? Nessuno. Egli è. Per Se stesso. Non deve il suo Essere a persona o cosa alcuna. Egli è. Non ha avuto bisogno di un altro essere per essere, come nessun altro essere, a Lui avversario, benché da Lui creato — perché ogni spirito o carne o creatura del mondo irrazionale sensibile sono da Dio creati — può portarlo al non essere. E se tutto quanto è, nel Cielo spirituale, nel Creato sensibile, negli Inferni, è già testimonianza della sua immensa potenza, il suo essere, senza aver avuto principio da altro essere o cosa, è l'immensa testimonianza della sua immensa potenza.
   Colui che è: la sapienza perfettissima, increata, che non ha avuto bisogno di autoformazione o di formazione di maestri per essere. La Sapienza che nel creare il tutto, che non era, non commise uno sbaglio, creando e volendo perfettamente.


www.QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 690 'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte I) L'Apocalisse Cap. I "Colui che è

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Quanto è importante la meditazione per arrivare al SILENZIO DEL CUORE!


 

MEDITAZIONE PER IL GIOVEDI’

1. Il Purgatorio è l'anticamera ardente del Cielo.- San Paolo scrive ai Corinti (III, 13) che il fuoco metterà a prova il patrimonio da ciascun eletto accumulatosi sulla terra, bru­cieranno la paglia, la legna, la stoppia; cioè quanto si raccolse di inutile, di vano, di impu­ro, patirà danno (Ibid., 15), ma pure l'anima sarà salva, in grazia del fuoco. Da questo parole, non solo Origene e Lattanzio, ma anche sant'Ambrogio ne conchiudeva tutti debbono passare per quelle fiamme. San Paolino da Nóla mette in bocca agli eletti quel testo, per giungere al premio celeste siam passati per l'acqua del batte­simo e pel fuoco del Purgatorio. San Gregorio Nazianzeno dice dei giusti che come nella Chiesa militante, in generale, non si entra che col battesimo d'acqua, così nella Chiesa trionfante non si giunge se non pel battesimo di fuoco. Dunque, su circa novantamila per­sone che muoiono ogni dì, quante Anime ca­dono in quell'abisso ad ogni ora? Quante che ci sono da anni? Tutte, col lebbroso del Vangelo, ti dicono, se vuoi, - puoi mondarmi; e tu non risponderai loro, sì lo voglio, sii mondata? Non disperare però di te stessa, che non é impossibile, coll'aiuto di Dio e di Maria, evitare il Purgatorio, o tutto od in parte; ma è d'uopo volerlo con quella volontà energica e ferma con cui tutto si può, con cui tutto si vince: lo hai tu così fermo volere?

2. Maria Vergine esente dal Purgatorio. - Potremmo noi credere che la santissima Vergine, l'Immacolata Maria, anche sol di volo sia passata per le fiamme del Purgatorio, per giungere al trono di gloria? Ah! se Ella fu pu­rificata dal fuoco, fu solo da quello dell'amore di Dio che dolcemente La consumò d'un mar­tirio di amore. Se Maria fe' eccezione alla regola generale, non avvenne mai ad altri Santi la medesima cosa, e non la posso sperare anch'io?

Considerando la giustizia e la severità di Dio, che chiamerà conto fin dell'ultimo quadrante; pensando alla nostra debolezza per cui cadiamo e ricadiamo troppo sovente ne' consueti difetti e peccati; esaminando che il medesimo giusto, sonnecchia troppo sovente nella pratica della virtù, e la poca nostra premura in questo mondo di accumularci meriti e di guadagnare indul­genze a totale remissione delle colpe commesse e della pena dovuta, non è a stupire che si possa dire: tutti passano per quel fuoco. Diceva Davide, niuno tra i viventi, al tuo cospetto sarà riputato giusto; perché, e chi nol sa? Nessuno è mondo dalle terrene sozzure. Ma Iddio è infinito in misericordia, e non il nostro patire, e volendo premiare l'ardore dei Santi, non potrà o non vorrà concedere ­di tratto il Cielo alle anime più elette, senza che passino pel fuoco purificante? E Maria non vorrà ottenere a' suoi divoti quella gra­zia che ebbe per sè? Ed infatti di quanti Santi piamente si crede non abbiano toccato le fiamme purganti! Il Bellarmino, esortato in morte a sperare tanta grazia, è vero che rispon­deva con un sospiro: ci riesce appena qualche giusto, ma non teneva impossibile. Santa Teresa nelle sue rivelazioni dice aver vedute appena tre Anime non toccar quelle fiamme, fra cui san Pier d'Alcantara, ma pure alcune ne scamparono. E che voleva significare quell'elevarsi al cielo quale candida colomba, come in morte di santa Scolastica vide il suo fratello san Benedetto? Che vuol dire quel globo splendente che s'eleva e s'immerge in un, mar immenso di fuoco e di luce, come si legge di san Giovanni della Croce? Che vuol dire, esser veduto amano degli Angeli portato al cielo sotto ricco padiglione, come si legge del beato Sebastiano Vàlfrè? E chi in morte comparve raggiante di splendida aureola; e chi disse chia­ro, come san Gaetano Thiene: ecco Maria, ecco gli Angeli, che vengono a ricevermi fra essi: questi e consimili segni non rivelano l'istan­taneo passaggio dalla terra al Cielo? Dunque se e difficile non è però impossibile l'evitare il Purgatorio. Oh, quale conforto! Oh, quale speranza mi si schiude in cuore!

3. Se oggi tu morissi, scamperesti forse dal Purgatorio? - Anima mia, medita come Iddio nessuna predestina nè all'inferno, nè al Pur­gatorio; abbondano i mezzi di grazia ad evitare la colpa ed a purificarne noi viventi. A rigore di termini potrebbe non solo il giusto, ma anche il peccatore, m un momento, in punto di morte, pagar ogni suo debito con Dio, mediante i Sa­cramenti, con atti di contrizione e di carità perfetta, e coll'acquisto delle sante Indulgenze. Ciò tutto è vero; ma tu, che mediti, se morissi oggi, potresti sperare dal tuo giudice l'elogio fatto alla Maddalena: « I tuoi peccati son per­donati, perchè molto m'hai amato!? » Ti pare di meritare quanto Gesù disse al buon ladrone sinceramente pentito: « Oggi sarai meco in Pa­radiso? » Sapendo che due soli titoli valgono a scampo dal luogo d'espiazione, cioè, o innocenza perfetta, o perfetta penitenza, ti pare forse di possederne almeno uno? Vivi tu da santo, sic­chè ti possa arridere speranza di una morte da santo? Adoperi tu i mezzi che ti sono larganiente forniti per saldare in terra ogni debito? Frequenti gli atti di contrizione e di carità, per imparare a farne almeno uno perfetto in punto di morte? Anima mia, se oggi trapas­sassi di vita, passeresti si o no nel Purgatorio? Forse sarebbe grazia somma il non essere con­dannata all'inferno, tanti sono i rendiconti che ti pesano sulla coscienza, tanta è la freddezza del cuore, tanta è la penitenza che ti rimane a fare, tanta è la negligenza nel guadagnare indulgenze.... eppure se tu vorresti, potresti scampare intieramente da quel fuoco. Altri, vo­lendo, seppero od evitarlo totalmente o dimi­nuirlo di gran lunga.... Iddio vi ti condannerà mal suo grado, costretto dalle tue, colpe, dalla tua inerzia, dalla tua noncuranza.... E pur sapendolo, nulla risolverai per evitarlo? E nulla farai per tante Anime che incautamente cad­dero nel Purgatorio?

PREGHIERA.

O Vergine santissima del Carmelo, Re­gina del Purgatorio, mentre prego e li­mando pietà per tutte le Anime purgan­ti, penso per me e desidero evitar quelle fiamme. Ne conosco tutta la difficoltà, ca­pisco che la mia vita trascorsa merita un lungo ed un terribile Purgatorio! pure, mi affido alla vostra potenza ed alla vostra bontà, o Maria. Deh! impetratemi il per­dono de' miei peccati, ardore nel bene ope­rare, capacità di eccitarmi in morte ad un atto di cavità perfetta; scampatemi Voi dal Purgatorio ed io ve ne ringrazierò per tutta l'eternità in Cielo. Così sia.



MEDITAZIONE PER IL VENERDÌ.

1. Una calda e vera devozione a Maria, primo mezzo per far il Purgatorio in vita. - Tutte le pratiche di religione si dànno a vicenda la mano, per quanto riguarda l'eterna nostra salvezza. Gli amanti del Cuor di Gesù, in quel Cuore, asilo dei bisognosi, conforto degli afflitti, e direi parafulmine delle divine vendette, rinvengono un mezzo potente per scampare dal Purgatorio. I devoti di san Giuseppe nella speranza di venire assistiti, nel loro trapasso, dalla Sacra Famiglia, colle dolcezze delle agonie toccate al gran Patriarca, confidano che san Giuseppe loro schiuderà ben tosto le porte del Paradiso; nè io punto ve' metter in dubbio la loro confidenza. Gesù ci applica i frutti del pre­ziosissimo suo Sangue o direttamente per se, o per la mediazione di Maria e dei Santi. Ma al leggere nelle storie quanti divoti di Maria eb­bero il Paradiso per le mani di Lei; nel vedere le dolci morti ottenute da una santa Teresa, da san Filippo Neri, da santo Stanislao Kostka, da san Luigi Gonzaga, da san Gaetano Thiene, da sant'Andrea Avellino, e da cento altri divotissimi di Lei, non dubito di asserire: siate veri e fervorosi divoti di Maria e voi eviterete il Purgatorio. Non è dessa tutto impegno per ciò? Tutte le grazie che Le piovono di mano, non sono tutte dirette ad ottenerci il Paradiso? Non ti diede Ella a pegno l'Abitino del Carmine, mostrando quanto Ella desideri liberare presto i suoi devoti dalle pene del Purgatorio? Non è Dessa la madre della santa speranza? Non invita chi La prega e L'ama non solo a cessare, ma a fuggire puranche ogni nèo di peccato? Non è dessa l'ispiratrice della santità, essendo la copia più perfetta della santità di Gesù? Non conforta le anime generose ad emu­lare le cime della perfezione? E mentre invita, sprona, aiuta alla santità, non allontana con ciò le anime dal Purgatorio, e non fa sì che non vi cadano? Anima mia, L'ami tu Maria? La preghi, L'ascolti, La imiti tu? Sei tu ascritta alla confraternita del Carmine e ne adempi gli obblighi? Nel fuoco del Purgatorio quanti gemono per aver trascurato sì dolce, sì facile mezzo di salvarsi dal loro martirio!

2. La vera divozione a Maria ispira lo spirito della penitenza; secondo mezzo a far il purgatorio in vita. - Non solo le anime innocenti poterono evitare il Purgatorio, ma anche ai peccatori convertiti arrise la medesima sorte: e come? colla penitenza. Maddalena nella caverna di Marsiglia, Pelagia nei deserti della Palestina, Taide in angusta celletta, Marghe­rita da Cortona in un romitaggio, Camillo negli ospedali e all'origliere del moribondo, Agostino nel sacro ministero, tutti coi patimenti studia­rono compensare la penitenza, che la fede loro rivelava dover fare in Purgatorio: e si, ci riuscirono. La penitenza è la scala d'oro del cielo, dice sant'Agostino: la penitenza, sog­giunse san Gregorio, ci mette le ali è ci rende leggieri a volare al Paradiso: la penitenza, dice il Concilio di Trento, è la tavola di scampo nel naufragio del peccato; la penitenza è il fuoco che toglie la ruggine, è il lavacro che rimbian­chisce la stola macchiata, è il denaro che sconta il debito contratto col celeste Padrone. Vuoi tu evitare il Purgatorio? E’ d'uopo, ti dice santa Caterina da Genova, morire vivo al mondo, cioè morire al peccato che regna nel mondo, fuggendolo, detestandolo se commesso, troncando i vizii che sono la parte di questo mondo; morire a noi stessi, all'amor proprio, alla superbia, mortificando le nostre passioni, mortificando la carne nostra, assoggettandola a patimenti per amor di Gesù, staccandoci dalle vanità, dalle lusinghe, dalle attrattive del mondo. Tutto ciò importa morire ogni giorno, cioè privarci dei godimenti, aggiungere ai dolori, alle spine, alle croci involontarie, vo­lontarii patimenti, che vuol dire far una vita di penitenza. Osò dire così san Gregorio: Fac­ciamo a Dio un sacrifizio di noi in vita: e dopo morte non avremo bisogno di sacrifizii. - Or bene, la divozione a Maria non ispira l'amor della croce, il desiderio d'imitarla nello spirito di sacrifizio, la rassegnazione, il tacere, il sof­frire, il pregare come Lei al Calvario? Oh se tu fossi vero divoto di Maria, ameresti, colla pazienza nelle contrarietà giornaliere, liberarti dal fuoco del Purgatorio! Invece.... non amare Maria, godi pure il mondo, gli agii, le morbi­dezze, evita pure la penitenza.... la farai in Pur­gatorio.

3. La vera
divozioue a Maria ci rende caldi nelle opere buone; terzo mezzo a far il Pur­gatorio in vita. - Sieno pur gravi i nostri peccati e gravissima la pena loro corrispondente, ma se noi moltiplichiamo le opere sante, gli atti di virtù, i meriti da contrapporre sul­l'altra parte della bilancia sicchè preponderi il bene, che ci rimarrà ancora da scontare in Purgatorio? Operare, sta scritto nell'Ecclesiastico (XIV, I7), prima della morte fatti giusto e santo. Beato l'uomo, dice Davide, i di cui peccati furono co­perti (Ps. XXXI, 1), ma come nasconderli allo sguardo infinitamente perspicace d Dio? In qual luogo Egli non li troverebbe? Nascondili sotto un mucchio di opere sante, e saranno un manto di protezione nel dì del giudizio, saranno una nube benefica tra noi e la collera divina, saranno un soave profumo che calmerà Iddio a nostro vantaggio. Ti dirà Gesù, (MATT., XXV, 21); o mio, servo, tu fosti fedele nelle piccole cose, nei piccoli atti di virtù, di carità, di pazienza, di ras­segnazione, di giaculatorie, di sacrifizii, di in­dulgenze, di amor di Dio, di comunioni, di desiderii di purificarti, di sante intenzioni, di caldi sospiri.... oh, buon per te! io ti, approvo, io ti perdono, io ti amo, entra nel gaudio del tuo Signore. Oh dolce parola di Gesù! Non ti piacerebbe sentirtela ripetere nel momento del giudizio? Ma non si richieggono perciò nè mi­racoli, nè estasi, nè rivelazioni; bensì una santa fame di operar il bene, una volontà costante di non lasciar sfuggire occasioni di meriti, un non dire mai basta nel praticare virtù, un ane­lare incessante di piacere a Dio, di crescere nel suo amore, compiendo ogni nostro dovere di religione e di stato con esattezza e per amor di Dio. Tacere e operare. (Eccl., IX, 10). Così fecero i Santi, ed al punto della morte già era fatto il Purgatorio. E tu, anima mia, trovi ciò troppo, gravoso? Ah, se le Anime del Purgatorio, con preghiere, con limosine, coll'assistenza agli in­fermi, col sollievo ai bisognosi, col conforto agli afflitti, con una vita di edificazione, colla frequenza ai Sacramenti, con una vita fervo­rosa, potessero ora evitare quelle fiamme; che non farebbero? Anima mia, ti lamenterai an­che tu un giorno, se non ci rifletti: deh! non tardare....

PREGHIERA.

O cara Madre del Carmelo, Maria, quanto spero da Voi per far in vita il mio Purga­torio! Mi ricordo d'essere vostro figlio, godo propagare la vostra divozione, sempre vi ho amata, ma voglio amarvi ognor più; deh! fate ch'io ami e pratichi la penitenza, otte­netemi l'amor di Dio, la purità d'intenzio­ne, un santo ardore di moltiplicare le opere di virtù, acciò pagato il mio debito con Dio in vita, possa venire liberato in morte dalle pene del Purgatorio. Così sia.

AMDG et DVM