sabato 11 luglio 2020

Festa di san Benedetto abate --- Preghiere in preparazione alla Festa del Carmelo

Sabato 11 luglio 2020 - Tempo Ordinario XIV - Anno A domenicale II feriale

San Benedetto da Norcia Abate, patrono d'Europa
Gustate e vedete com'è buono il Signore.
San Benedetto abate
Liturgia: Prv 2, 1-9; Sal 33; Ef 4, 1-6; Mt 19,27-29.
Antifona d'Ingresso Cf Gen 12,2
Farò di te un grande popolo e ti benedirò
renderò grande il tuo nome
e sarai per tutti una benedizione.

Fuit vir vitæ venerábilis,
grátia Benedíctus et nómine,
qui relícta domo rebúsque patris,
soli Deo placére cúpiens,
sanctæ conversatiónis hábitum quæsívit.


Colletta
O Dio, che hai scelto san Benedetto abate e lo hai costituito maestro di coloro che dedicano la vita al tuo servizio, concedi anche a noi di non anteporre nulla all'amore del Cristo e di correre con cuore libero e ardente nella via dei tuoi precetti. Per il nostro Signore...

Deus, qui beátum Benedíctum abbátem in schola divíni servítii præclárum constituísti magístrum, tríbue, quæsumus, ut, amóri tuo nihil præponéntes, viam mandatórum tuórum dilatáto corde currámus. Per Dóminum.
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NEWS



'Ave Maria, Madre di Gesù, noi ci affidiamo a Te'
   1. O Vergine Maria, che in mille modi dimostri la tua missione di mediatrice di ogni grazia e che nel Santo Scapolare Ti compiaci di manifestare ai tuoi devoti una speciale protezione materna, fa' che portando questo segno di predilezione ci dimostriamo veri figli tuoi.
   Ave Maria
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Pubblicato il 11/07/2020

Quinto giorno della Novena alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, con riferimenti alle Opere di Maria Valtorta

'Ave Maria, Madre di Gesù, noi ci affidiamo a Te'
   1. O Vergine Maria, che in mille modi dimostri la tua missione di mediatrice di ogni grazia e che nel Santo Scapolare Ti compiaci di manifestare ai tuoi devoti una speciale protezione materna, fa' che portando questo segno di predilezione ci dimostriamo veri figli tuoi.
   Ave Maria
   2. O Regina del Carmelo, che nel Santo Scapolare col segno di protezione ci dai un richiamo alla modestia, alla mortificazione, alla preghiera, alla consacrazione al tuo Cuore Immacolato, fa' che sappiamo comprendere questo linguaggio, così da essere di esempio ai nostri fratelli e sperimentare il tuo potente patrocinio.
   Ave Maria
   3. O Madre del Carmelo, che a quanti portano piamente il Santo Scapolare hai promesso aiuto nei pericoli, salvezza dall'inferno e una sollecita liberazione dal purgatorio, fa' che anche noi siamo tra coloro che meritano tali favori e grazie, così da venire a lodarti e ringraziarti in Cielo.
   Ave Maria

PREGHIERA:
    O Vergine Maria, Madre e Regina dei Carmelo, unita mirabilmente al mistero della Redenzione, Tu hai accolto e custodito nel cuore la Parola di Dio e hai perseverato con gli Apostoli in preghiera nell'attesa dello Spirito Santo. 
   In Te, come in una perfetta immagine, noi vediamo realizzato quello che desideriamo e speriamo di essere nella Chiesa. O Vergine Maria, mistica Stella del Monte Carmelo, illuminaci e guidaci sulla via della perfetta carità; attiraci nella contemplazione del volto dei Signore. 
   Veglia con amore su di noi tuoi figli rivestiti del tuo Santo Scapolare, segno della tua protezione, e risplendi sul nostro cammino perché giungiamo alla vetta del monte che è Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Signore.
   7Ave, Salve, Gloria, Magnificat 
Fiore del Carmelo,
Vite feconda,  Splendore del Cielo,
Vergine pura, singolare,
Madre fiorente d'intatto Onore,
sempre clemente,
dona un favore,
O stella del Mare!

   Dai Quaderni di maria Valtorta, 26 dicembre 1943
   Dice Maria:
   «A molti, già rapiti nelle altezze della mistica, fu concesso di vedere il mio santo Figlio infante, di stringerlo anche al cuore. Ma a pochi fu concesso vedermi mentre rendevo alla sua Umanità le più dolci cure che una madre dona al suo neonato.
   È mettere il mio fedele nell’intimità più profonda della nostra Famiglia e della mia vita. È rendervi sempre più facile e perfetto l’amore da dare al mio Gesù, del quale potete ammirare l’umiltà, la delicatezza, la debolezza di neogenito, e ricevere dalla sua bocchina vagente una delle più profonde lezioni di sacrificio e di carità da Lui date durante la sua vita terrena.
   Maria, se rifletti, ho percorso a ritroso il cammino delle visioni. in maniera tutta soprannaturale e perciò dissimile da quella che avrebbe seguito un umano, il quale di solito comincia dal più umile per salire al più eccelso, perché la sua poca lena non gli permette il volo a grandi e subite altezze. Io invece, poiché so che ai vostri sensi, per essere affascinati, occorre il grandioso, ho seguito altra via.
La mia. 
   Ho attirato e conquiso la tua attenzione spirituale con visioni di gloriosa bellezza; poi, quando ti ho vista presa e innamorata di me, ti ho istruita e preparata alle più intime conoscenze della Madre tua e alle più profonde lezioni della mia vita e di quella della mia Creatura,alle lezioni-base dell’umiltà, antidoto al veleno di Lucifero che da Adamo in poi tanto vi nuoce e vi devia dalla via di Dio.
   Ti sono apparsa, per bontà del Figlio mio, portatrice della viva Eucarestia, indi Madre del Salvatore, poscia esaltata in Cielo. E dopo queste silenziose visioni di luce e gioia, che simili a celesti reti ti hanno circuita e portata a me, ti ho ammaestrata. Se la tua anima si fosse ribellata alla dolce rete per pesantezza spirituale, ti avrei lasciata. Ma tu vi ti sei avvolta, facendo di quelle visioni la tua gioia, il tuo desiderio, il tuo sprone al sempre meglio. E allora, dopo la Regina, ti ho mostrato la Mamma. Per consolare te senza più mamma. Per innalzare te alla mia umiltà. Per rapire te nella mia gioia.
   Vengo sempre quando è il momento. Ti amavo da sempre. Ma ti ho chiesta a Gesù quando lessi nel pensiero di Dio che presto non avresti avuto più mamma. Egli ha preparato l’incontro e l’unione, che ne sia benedetto! Ed io sono venuta.
   Non ho, sul Calvario, preso spiritualmente e collettivamente la mia missione di madre? Come ho preso in Giovanni voi, orfani di Cristo, voi, della Chiesa nascente rimasta senza il suo Genitore, così prendo voi quando rimanete orfani di chi vi era padre e madre. All’unione con l’Amore e al contatto col cuore del Figlio, che del mio cuore si nutriva, il cuor mio ha preso l’illimitatezza del cuore di Dio, e vi amo tutti, o orfani della Terra, a sol che voi vogliate vi do il mio braccio per sostegno, la mia spalla per appoggio, il mio seno per riposo, il mio cuore per amarvi.
   E se a tutti non è dato, non per mia volontà ma per manchevolezza loro, di sentire il mio abbraccio col senso di una carne ormai resa quasi spirito dall’amore che vi affina, su tutti i figli che piangono perché non hanno più madre io sono presso.
   Dillo a coloro che piangono. Di’ loro che credano in me non solo come deificata Regina, ma come vera Donna alla quale non è ignota la materna tenerezza. Di’ che mi chiamino presso il loro pianto col più amato dei nomi, quello che ebbi dal Figlio, dalla sua puerizia alla sua ascensione al Cielo oltre: "Mamma!". Io sarò la "mamma".
   Il mio Bambino lo vedi come è bello?! Comprendi perché ormai ogni figurazione non ha più per te luce e valore? Tu vedi la nuda e sublime mia Maternità così come fu, delicata come una rosa nata in un paesaggio nevoso d’inverno, pura come un’alba d’aprile, santa come un grido angelico, umile come doveva per esser quella del Vincitore della Superbia eterna.
   Non puoi ritenere quelle parole a te straniere. Potrei anche insegnartele. Ma non voglio farlo. Non le capiresti ugualmente e non servirebbero che alle curiosità scientifiche dei curiosi profanatori del mistero. Serbatene l’armonia nel cuore come il suono luminoso di un rivo di perle. E continua ad essere adoratrice.
Io sono con te.»
   Subito dopo.
   Dice Gesù:
   «Ricordati che non sarai grande per le contemplazioni e le rivelazioni, ma per il tuo sacrificio. 
   
Le prime te le concede iddio non per tuo merito ma per sua infinita bontà. Il secondo è fiore del tuo spirito ed è quello che ha merito agli occhi miei. Aumentalo senza considerazioni umane sino al limite delle tue forze fisiche e spirituali. Più ti alzerai e più ti rapirò in alto.
   
E non temere. E non ti affliggere se l’interno traspare1Anche vedere un rapito in Dio è santificazione per i fratelli. Tu di tuo non mettervi nulla. Non inquinare mai questa polla di vita mistica con elementi umani. E lasciami fare anche in questo.
   Non ti dico di più. Bèati in mia Madre.»

   1 Nello scritto del 25 dicembre, pag. 466.
Ave Maria del Carmelo, Madre di Gesù e nostra, io mi affido a Te!

AMDG et DVM

mercoledì 8 luglio 2020

DA LEGGERSI. RAPPORTO SULLA FEDE. ENFORME SOBRE LA FE









Quel primo incontro nel 1984, a Bressanone: Ratzinger visto da ...


Vittorio Messori, el escritor italiano más traducido del mundo, ha dedicado a Lourdes y a las apariciones de la Virgen a Bernadette muchos años de profundos estudios, que han encontrado una primera síntesis en “Bernadette no nos ha engañado” –que publicará LibrosLibres en octubre de este año-, un libro publicado recientemente por la editorial Mondadori. Y conoce muy bien a Joseph Ratzinger, el Papa Emérito Benedicto XVI, cuya amistad nació con ocasión del libro-entrevista al entonces prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe. Aquí les dejamos una entrevista que realizaron recientemente al escritor italiano:   Las circunstancias que acompañaron la publicación de aquel libro, “Informe sobre la fe”, en 1985, han contribuido sin ninguna duda a crear una relación: “Estábamos todavía en plena contestación eclesial —recuerda Messori—, y entonces no era en absoluto fácil llamarse «Ratzingeriano» dentro de la Iglesia: alrededor de él circulaba una leyenda negra, era definido como el ´oscuro´ Prefecto del Santo Oficio, el perseguidor, el panzerkardinal y cosas así. Yo incluso tuve que esconderme, desaparecer por más de un mes, me retiré en la montaña porque los sacerdotes del diálogo, los curas ecuménicos, esos de la tolerancia, querían acabar conmigo literalmente: cartas anónimas, llamadas telefónicas nocturnas. Mi culpa no era solamente haber dado voz al cardenal nazi, sino además haberle dado razón”messori4 

De este modo, empezaron a verse asiduamente, “a menudo íbamos juntos al restaurante”, y muchas veces han hablado de Lourdes, con la que comparten una curiosa circunstancia: Messori y Ratzinger han nacido el día 16 de abril, el dies natalis de Bernadette.   

Por tanto, Messori, la elección del 11 de febrero no ha sido una casualidad en absoluto. Yo diría que no. El por qué ha elegido esta fecha es la primera pregunta que yo mismo me he hecho, y me ha parecido que ha tomado la inspiración de su «amado y venerado predecesor», como siempre ha llamado a Juan Pablo II: el 11 de febrero entró en el calendario universal de la Iglesia, en tiempos de León XIII, como fiesta de Nuestra Señora de Lourdes, y dada la conexión que tiene este santuario con la enfermedad física, Juan Pablo II la declaró Jornada Mundial del Enfermo. Por tanto, Benedicto XVI pretendía hablar de su enfermedad.   
¿Enfermedad? El portavoz vaticano, el padre Lombardi, ha excluído que el motivo de la renuncia haya sido una enfermedad. «Senectus ipsa est morbus», decían los latinos: la vejez misma es una enfermedad. A sus 86 años, aunque si no estás formalmente enfermo, existe una enfermedad unida a la edad. El Papa se siente enfermo porque es muy anciano, así que yo creo que él ha elegido precisament ese día para reconocerse como enfermo entre los enfermos. Y también para hacer un homenaje y una especie de invocación a la Virgen: no solamente a la Virgen de Lourdes, sino a la Virgen en cuanto tal.   
El Papa ha hablado en diversas ocasiones de Fátima también, pero quizá con Lourdes mantiene una relación particular. De Lourdes hemos hablado a menudo durante estos 25 años, y seguramente ha aprovechado el 150 aniversario de las apariciones para ir a visitarlo (septiembre de 2008). Para hacernos una idea de lo que suscita Lourdes en él, basta pensar que en aquel día y medio que ha estado allí, estaban previstos tres grandes discursos suyos. Pues bien, en realidad el Papa ha hablado nada menos que quince veces, de improviso y a menudo se conmovía. Y siempre haciendo una llamada a la devoción a María y a la figura de Bernadette. Ha sido arrastrado a hablar de Fátima de alguna manera por las circunstancias del atentado del Papa, pero tengo la impresión de que, instintivamente, su preferencia se dirige hacia la claridad cristalina de Lourdes, más que al nudo tan complejo que representa Fátima. Considera Fátima incluso demasiado compleja, ama la claridad cristalina de Lourdes: allí no hay secretos, todo está claro. 

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Muchos líderes de opinión han interpretado la renuncia de Ratzinger como una especie de rendición ante las dificultades. Existen aparentes rendiciones que en realidad son un signo de fuerza, de humildad. La libertad católica es mucho más grande de cuanto se piensa. Existen temperamentos diversos, historias diversas, carismas diversos, y todos ellos se han de respetar porque forman parte de la sacrosanta libertad del creyente. En Juan Pablo II prevalecía el lado místico, era un místico oriental. Mientras en Ratzinger prevalece la racionalidad del occidental, del hombre moderno. Por ello, se dan dos posibles elecciones: la mística, la del Papa Wojtyla, que persevera y resiste hasta el final; o la elección de la razón, como Ratzinger: reconocer que no se tienen ya las energías físicas y que la Iglesia, por el contrario, necesita una guía con grandes energías, por lo que, por el bien de la Iglesia, es mejor dejarlo. Ambas decisiones son evangélicas.   

El Papa Ratzinger siempre ha impresionado por su gran humildad. De hecho, su decisión está marcada por una gran humildad, una virtud que siempre ha sido evidente en él. Recuerdo todavía un episodio del lejano 1985 que me había impresionado particularmente: después de tres días enteros de entrevistas pensadas para «Informe sobre la fe», antes de despedirnos, yo le dije: «Eminencia, con todo lo que me ha contado de la situación de la Iglesia (repito, eran los años de la contestación todavía), permítame una pregunta: ¿Consigue usted dormir bien por la noche?». Él, con su rostro de eterno muchacho, y con los ojos de par en par me respondió: «Yo duermo muy bien, porque soy consciente de que la Iglesia no es nuestra, es de Cristo, nosotros solamente somos siervos inútiles: yo por la noche hago examen de conciencia, si constato que durante la jornada he hecho con buena voluntad todo aquello que podía hacer, duermo tranquilo». Raztinger tiene clarísimo que no estamos llamados a salvar a la Iglesia, sino a servirla, y si no puedes más, la sirves de otro modo, te arrodillas y rezas. La salvación es una cuestión que atañe a Cristo. Así que me parece que estas dimisiones van en esta línea, en el sentido de no tomarse demasiado en serio. Haz hasta el final tu deber y, cuando te des cuenta de que no puedes más, que las fuerzas ya no te acompañan, entonces recuerdas que la Iglesia no es tuya y pasas el testigo, y vas a hacer un trabajo para la Iglesia que, en la perspectiva de la Iglesia es el mayor, el más valioso: el trabajo de rezar y el trabajo de ofrecer a Cristo tu sufrimiento. Lo veo como un acto de gran humildad, de consciencia de que le toca a Cristo salvar a la Iglesia, nosotros, pobres hombres, no tenemos que salvarla, incluso si eres el Papa.   

El sábado pasado hablando a los seminaristas del Seminario romano ha dicho que, incluso cuando se piensa que la Iglesia va a acabar, en realidad siempre se está renovando. ¿Qué renovación ha traído el Pontificado de Benedicto XVI? A menudo se olvida que él, al comienzo del pontificado, dijo: mi programa es no tener programas, en el sentido de someterse a los acontecimientos que la Providencia le ponía delante. El gran diseño estratégico consistía, en el fondo, en esto, simplemente confirmar al rebaño en la fe. En este sentido, siempre he sentido una gran sintonía con él, siempre ha sido un Papa convencido de la necesidad de relanzar la apologética, de reencontrar las razones de la fe. Él también estaba convencido, como yo, que los muchos así llamados problemas graves de la Iglesia son, en realidad, secundarios: los problemas de la institución, los problemas eclesiales, la administración, los mismos problemas morales y litúrgicos, son efectivamente muy importantes, pero en torno a ellos existe una pelea eclesial que, sin embargo, —lo ha dicho él mismo en el documento de convocaba el Año de la Fe— da por descontado la fe, cosa que no es verdad. ¿Qué estamos haciendo peleando entre nosotros sobre cómo organizar mejor los dicasterios romanos, y también sobre los principios no negociables, qué cosa estamos haciendo peleando y organizando defensas si ya no creemos que el Evangelio es verdad? Si ya no creemos en la divinidad de Jesucristo, todo el resto es un hablar vacío. Y, de hecho, no por casualidad, su último acto ha sido convocar el Año de la Fe: pero de la fe entendida en el sentido apologético, intentar demostrar que el cristiano no es un cretino, tratar de demostrar que nosotros no creemos en fáculas, intentar demostrar cuáles son las razones para creer. Sus grandes líneas estratégicas consisten solamente en esto: reconfirmar las razones por las que se puede apostar por la verdad del Evangelio. El resto se afrontará día a día. Y esto lo ha hecho, lo ha hecho de la mejor manera.  

 Entonces, sería justo afirmar que el Año de la Fe es su verdadera herencia. Sí, el Año de la Fe es su herencia, esta es la herencia que tenemos que tomar en serio. En la Iglesia, en perspectiva de futuro, la apologética debe tener un papel fundamental, porque, si no es verdadera la base, todo el resto es absurdo. Benedicto XVI nos deja la seguridad de que tenemos que redescubrir las razones para creer. messori3 
Si hablamos de herencia, pensamos inmediatamente en quién podrá recogerla. Es verdad que la pregunta nace en aquellos que comparten esta prioridad… No podemos robarle al Espíritu Santo su trabajo. Las previsiones de los llamados expertos, cuando se trata de Cónclave, se realizan para ser desmentidas. Normalmente no aciertan nunca. La impresión es que el Espíritu Santo se divierte tomándonos el pelo: los grandes voceros, los grandes expertos, los grandes vaticanistas, dan por seguro uno u otro, y después eligen a uno diferente. Recuerdo en 1978, trabajaba en La Stampa, estaba en la redacción cuando han elegido al Papa Luciani: cuando lo anunciaron hubo un gran pánico, porque los grandes vaticanistas que teníamos nos habían pedido tener preparadas algunas biografías, ya que el Papa saldría seguro de un elenco de papables, y, por el contrario, nada: cuando ha sido elegido Luciani nos hemos dado cuenta de que en el archivo de La Stampa no teníamos ni siquiera una foto. La misma historia se repitió dos meses después con Wojtyla: todos habían previsto este o este otro, y, por el contrario, cuando lo anunciaron pánico de nuevo: no sabíamos ni siquiera como se escribía su nombre.   

Pensando en estos años de pontificado, alguno deja entrever el hecho de que no haya sido muy «afortunado» en su elección de los colaboradores, que lo han metido en grandes dificultades a menudo. Ratzinger ha sido durante un cuarto de siglo prefecto en la Congregación para la Doctrina de la Fe, pero ha vivido siempre apartado, he tenido la impresión siempre de que estaba un poco aislado con respecto a la Curia. El tenía un vínculo muy fuerte con Wojtyla, funcionaba en tándem con él: no ha habido ninguna decisión teológica que Wojtyla haya tomado que no haya consultado antes con Ratzinger. Pero, he siempre tenido la impresión de que era, diría que por decisión propia, extraño a la Curia, a sus círculos, a sus juegos, a sus formaciones. Y creo que, una vez elegido Papa para su sorpresa, en el fondo no tenía suficientes conocimientos sobre los mecanismos o las personas. Después, algunas decisiones eran de alguna manera obligadas, pero seguramente no estaba lo suficientemente al corriente de cómo eran las cosas.   

Se dice que la Curia no le ha querido nunca… Es cierto que la Curia no lo ha querido nunca. Wojtyla había elegido hacer un pontificado itinerante y, de esta manera, ha dejado que la Curia fuera hacia adelante de forma autónoma; de este modo, la Curia se ha aprovechado, por lo que, con todo esto, aquellos viejos zorros de los dicasterios se encontraban a gusto con Wojtyla, el Papa estaba lejos, no se ocupaba de los asuntos cotidianos. Por el contrario, Ratzinger ha viajado poco, quería saber, quería meter las narices. Dado que sabía poco de la Curia, ha comenzado a informarse y ha comenzado a hacer cambios, retiros, avances, aún con su delicadeza. Y esto no ha gustado, por lo que, incluso como Papa, ha continuado siendo aislado.   (entrevista publicada en catolicos online.org)

Riuniti con Maria Santissima nei Cenacoli di preghiera

EVENTO ASTRONOMICO 23 SETTEMBRE 2017 APOCALISSE 12 Un segno ...



Santuario di Tindari (Sicilia), 14 maggio 1989. 
Solennità di Pentecoste.

L'enorme Drago rosso.

«Figli prediletti, oggi adorate ed invocate lo Spirito Santo, disceso nella Pentecoste sopra gli
apostoli ed i discepoli, riuniti con Me nel Cenacolo di Gerusalemme.

Lo invocate ancora in questi vostri tempi, con fiducia e con perseveranza, riuniti con Me nei
Cenacoli di preghiera, che ormai si sono diffusi in ogni parte della terra.

Con il mio Movimento Sacerdotale Mariano invito oggi tutti i figli della Chiesa a riunirsi in un
Cenacolo perenne di preghiera con me, vostra Mamma Celeste.

Invito tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli.

Il mio Cuore Immacolato è il luogo di questo nuovo, spirituale ed universale Cenacolo.

In esso dovete entrare con il vostro atto di consacrazione, che vi affida per sempre a Me,
affinché Io possa unire la mia voce alle vostre nell'invocare sulla Chiesa e su tutta l'umanità il
Dono di una seconda Pentecoste.

Solo lo Spirito del Signore può riportare l'umanità alla perfetta glorificazione di Dio.
Solo lo Spirito del Signore può rinnovare la Chiesa con lo splendore della sua unità e della sua
santità.

Solo lo Spirito del Signore può vincere la potenza e la forza vittoriosa dell'enorme Drago
rosso, che, in questo vostro secolo, si è scatenato ovunque, in maniera terribile, per sedurre
ed ingannare tutta l'umanità.

L'enorme Drago rosso è il comunismo ateo, che ha diffuso in ogni parte l'errore della
negazione e dell'ostinato rifiuto di Dio.

L'enorme Drago rosso è l'ateismo marxista, che si presenta con dieci corna, cioè con la
potenza dei suoi mezzi di comunicazione, per condurre l'umanità a disubbidire ai dieci
comandamenti di Dio, e con sette teste, su ciascuna delle quali vi è un diadema, segno di
potere e di regalità. Le teste incoronate indicano le nazioni in cui il comunismo ateo si è
stabilito e domina con la forza del suo potere ideologico, politico e militare.

L'enormità del Drago manifesta chiaramente la vastità della terra occupata dal dominio
incontrastato dell'ateismo comunista.

Il suo colore è rosso perché usa le guerre ed il sangue come strumenti delle sue numerose
conquiste.

L'enorme Drago rosso è riuscito in questi anni a conquistare l'umanità con l'errore
dell'ateismo teorico o pratico, che ha ormai sedotto tutte le nazioni della terra.

si è. riusciti così a costruire una nuova civiltà senza Dio, materialista, egoista, edonista, arida
e fredda, che porta in sé i germi della corruzione e della morte.

L'enorme Drago rosso ha il compito diabolico di sottrarre tutta l'umanità al dominio di Dio,
alla glorificazione della Santissima Trinità, alla piena attuazione del disegno del Padre che, per
mezzo del Figlio, l'ha creata per la sua gloria. 
Il Signore mi ha rivestita della sua Luce e lo Spirito Santo della sua divina potenza, così Io appaio come un grande segno nel cielo, Donna vestita di sole, perché ho il compito di sottrarre l'umanità al dominio dell'enorme Drago rosso e riportarla tutta alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità. 
Per questo mi formo la schiera dei miei più piccoli figli, in ogni parte del mondo, e ad essi domando che si consacrino al mio Cuore Immacolato. 
Così li conduco a vivere solo per la gloria di Dio, per mezzo della fede e della carità, e li coltivo Io stessa gelosamente nel mio celeste giardino.

Allora ogni giorno Io mi presento davanti al trono del mio Signore in atto di profonda
adorazione, apro la porta d'oro del mio Cuore Immacolato, offro fra le mie braccia tutti
questi miei figli dicendo:
"Santissima e divina Trinità, nel momento della tua universale negazione Io ti presento
l'omaggio della mia materna riparazione, per mezzo di tutti questi miei piccoli che ogni giorno
formo alla tua più grande glorificazione".

Così ancora oggi il Signore dalla bocca dei bambini e dei lattanti riceve la sua lode perfetta».

AVE MARIA!


L’evoluzione iconografica dell’Immacolata Concezione. Un contributo di Micaela Soranzo

La definizione del dogma dell’Immacolata Concezione è stata la conclusione di una millenaria vicenda dottrinale e la ratifica di una tradizione assai lunga nella storia della Chiesa; infatti la liturgia ha visto sorgere in Oriente intorno all’VIII sec. una festa, ispirata agli apocrifi, intitolata al ‘Concepimento di Maria da parte di S.Anna’, festa che passò poi nel IX sec. in Occidente e che troviamo fissata all’8 dicembre nel X sec. in Inghilterra. Nell’Europa della fine del Medioevo e del Rinascimento, la devozione mariana, già molto ricca nelle epoche precedenti, continuò ad ampliarsi, così come si moltiplicarono le Confraternite ad essa legate. Di conseguenza la presenza di Maria nell’arte è straordinariamente grande, dalla pittura alla scultura alla tappezzeria. Frequenti, però, sono le critiche dei Riformatori per l’espandersi di questo culto e numerose sono le controversie teologiche riguardanti Maria, fra cui quella sull’Immacolata Concezione.
Tutti gli esseri umani nascono con il peccato originale tranne Maria che, assieme a Cristo, era nata senza macchia. Il cammino della teologia e del Magistero per giungere alla definizione del dogma è stato lungo e difficile, e pertanto non poteva essere facile l’evoluzione e lo stabilizzarsi di una iconografia adeguata a rappresentare una dottrina così complessa e difficilmente esprimibile per immagini. Anche se a partire dal XVI secolo Maria diviene la figura sacra più rappresentata, l’idea di Maria concepita senza peccato si è imposta lentamente alla pietà, alla liturgia e alla teologia e a lungo ha cercato un’espressione figurativa, esprimendosi, lungo i secoli, in molteplici modi.
Un primo tentativo fu in chiave simbolica, mediante la rappresentazione dell’Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro di Gerusalemme, sulla base di narrazioni popolari tratte soprattutto dai Vangeli apocrifi, dallo Speculum Historiae di Vincenzo di Beauvais e dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine. Questa iconografia ha la sua fonte in Oriente, dove la verginità di Maria era collegata con la particolare santità del matrimonio dei suoi genitori. Il medioevo latino, infatti, ha sempre sostenuto che il peccato originale si trasmette con l’atto generativo e come ha avuto la tendenza a spiegare la santità del Salvatore mediante la sua concezione verginale e quindi miracolosa, allo stesso modo ha cercato di tradurre la santità originale di Maria risalendo ai suoi genitori. Intanto, a partire dalla fine del XV secolo S.Anna era una delle sante più venerate d’Europa anche se nella Bibbia non è neppure nominata e le sue raffigurazioni sono basate sul Protovangelo di Giacomo del II sec.. Secondo uno di questi racconti il suo matrimonio era rimasto senza figli per colpa del marito e Gioacchino dalla vergogna si era nascosto nel deserto. Un giorno un angelo gli predisse la nascita di una figlia: Gioacchino tornò a Gerusalemme e incontrò Anna presso la Porta d’Oro. Il momento dell’abbraccio/bacio tra i due sposi, secondo gli scrittori medievali, segnò il momento dell’Immacolata Concezione di Maria:…ed ecco Gioacchino arriva con il suo gregge, Anna sta alla porta e lo vede arrivare e accorrendo verso di lui lo abbraccia dicendo: “ora riconosco che il Signore mio Dio mi ha abbondantemente benedetta, perché ecco che la vedova non è più vedova e che io che ero senza figli concepirò nel mio seno”.
A volte, nella rappresentazione dell’Incontro, compaiono a destra e a sinistra Adamo ed Eva, che con una mano porta alla bocca la mela, mentre con l’altra copre la sua nudità, come nella miniatura del “Livre d’Heures à l’usage de Màcon” del XV sec. o in una tela di Giulio Taraschi nella Chiesa di S.Martino a Bologna, evocando la caduta accanto alla promessa della redenzione. I progenitori appariranno poi in una tipologia più tarda, quella di Maria-Nuova Eva.
Nel Tardo Medioevo si diffonde, invece, la rappresentazione dell’Anna-in-tre, cioè Anna, Maria e il Bambino unite in un’unica immagine. Si tratta di Immacolata Concezione quando la Vergine è rappresentata a sua volta bambina, uscita dal seno sterile di Anna, e madre a sua volta del Salvatore: l’arte tenta di indicare in questo modo il ruolo eccezionale di Maria, altrettanto pura nella sua concezione che nella sua maternità. Nel ‘400 si moltiplicano le immagini di S.Anna, Maria e il Bambino, proprio mentre si compie il pronunciamento del Concilio di Basilea a favore dell’Immacolata. Nel 1482 la Confraternita dell’Immacolata chiama Leonardo e ‘La Vergine delle rocce’ è una immagine dell’Immacolata Concezione.
Come la dottrina dell’Immacolata si definisce gradualmente, così anche l’arte si evolve di conseguenza: comincia ad affermarsi l’iconografia dell’Albero di Jesse, in riferimento al testo di Isaia: “Un germoglio spunterà dal tronco si Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is.11,11). Principale motivo ispiratore nel Medioevo è la discendenza reale e sacerdotale di Maria, preannunciata dai profeti. Maria è spesso rappresentata mentre sorge da un giglio (Os.14, 6), come una nuova creazione. Maria-radice di Jesse è stato uno fra i simboli biblici che ha conosciuto una lunga fortuna per tutto il medioevo anche se la genealogia del Messia non riceve un senso mariano se non dopo che i Dottori della Chiesa riconoscono all’unanimità l’Immacolata Concezione di Maria, ma scompare quasi del tutto alla fine del XVI secolo, salvo che in qualche altare barocco, come quello della Consolata di Torino o nell’Abbazia cistercense di Stams in Tirolo (1613). .
Anche l’immagine del roveto ardente è stata usata per porre l’accento sulla integrità verginale di Maria, rimasta sempre intatta come il roveto di Mosè. Nel ‘Piccolo Ufficio della S.Vergine Maria’ si trova un testo che può giustificare questa immagine: “Rubum quem viderat Moyses incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem virginatem sancta Dei Genitrix”.
VERGINE DELL’APOCALISSE A.Duerer 1491
Già alla fine del 1300, nell’iconografia oltremontana, si sviluppano quei motivi che dovevano diventare canonici per l’immagine definitiva dell’Immacolata, cioè la Donna e il drago tratti dall’Apocalisse, come negli Arazzi di Angers del 1380.
La  Donna dell’Apocalisse ha tre segni: è vestita di sole, con la luna sotto i piedi e coronata di 12 stelle; un’iconografia semplice, ma che diventa ben presto popolare. Il tema appare a cavallo fra la fine del ‘400 e i primi anni del ‘500. Il prototipo della Vergine dell’Apocalisse come Immacolata si trova nelle incisioni di Dürer del 1498. Se nelle figurazioni della Vergine dell’Apocalisse si tolgono le ali della donna, la scena del Bambino portato via dall’angelo, e se al posto della bestia a sette teste si mette il serpente dell’Eden con spesso in gola il frutto della tentazione, si avrà un’immagine dell’Immacolata che a partire dal XVI sec. si moltiplicherà all’infinito. Il tipo iconografico che si afferma è  quello di Maria in piedi, giovane e bella, con i capelli sciolti, con il Bambino in braccio, che poggia sulla falce lunare. Maria è illuminata dai raggi del sole nascosto dietro di lei: le dodici stelle sul suo capo diventano un’aureola o una corona
AMDG et DVM

domenica 5 luglio 2020

Maranathà: Apocalisse 12,1-12

Maranathà: Apocalisse 12,1-12: La grande tribolazione 1  Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo...


sabato 4 luglio 2020

IMPORTANTISSIMO DISCORSO OMELIA PREDICA MEDITAZIONE AMMAESTRAMENTO ORIENTAMENTO...


VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
A SYDNEY (AUSTRALIA) IN OCCASIONE DELLA
XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
(13 - 21 LUGLIO 2008)
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Ippodromo di Randwick
Domenica, 20 luglio 2008

Cari amici,
“avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” (At 1,8). Abbiamo visto realizzata questa
promessa! Nel giorno di Pentecoste, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, il Signore risorto,
seduto alla destra del Padre, ha inviato lo Spirito sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Per la forza di
questo Spirito, Pietro e gli Apostoli sono andati a predicare il Vangelo fino ai confini della terra. In
ogni età ed in ogni lingua la Chiesa continua a proclamare in tutto il mondo le meraviglie di Dio e
invita tutte le nazioni e i popoli alla fede, alla speranza e alla nuova vita in Cristo.
In questi giorni anch’io sono venuto, come Successore di san Pietro, in questa stupenda terra
d’Australia. Sono venuto a confermare voi, miei giovani fratelli e sorelle, nella vostra fede e ad
aprire i vostri cuori al potere dello Spirito di Cristo e alla ricchezza dei suoi doni. Prego perché
questa grande assemblea, che unisce giovani “di ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2,5), diventi
un nuovo Cenacolo. Possa il fuoco dell’amore di Dio scendere a riempire i vostri cuori, per unirvi
sempre di più al Signore e alla sua Chiesa e inviarvi, come nuova generazione di apostoli, a portare
il mondo a Cristo!
“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Queste parole del Signore Risorto hanno
uno speciale significato per quei giovani che saranno confermati, segnati con il dono dello Spirito
Santo, durante questa Santa Messa. Ma queste parole sono anche indirizzate ad ognuno di noi, a
tutti coloro cioè che hanno ricevuto il dono dello Spirito di riconciliazione e della nuova vita nel
Battesimo, che lo hanno accolto nei loro cuori come loro aiuto e guida nella Confermazione e che
quotidianamente crescono nei suoi doni di grazia mediante la Santa Eucaristia. In ogni Messa,
infatti, lo Spirito Santo discende nuovamente, invocato nella solenne preghiera della Chiesa, non
solo per trasformare i nostri doni del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, ma anche
per trasformare le nostre vite, per fare di noi, con la sua forza, “un solo corpo ed un solo spirito in
Cristo”.
Ma che cosa è questo “potere” dello Spirito Santo? E’ il potere della vita di Dio! E’ il potere dello
stesso Spirito che si librò sulle acque all’alba della creazione e che, nella pienezza dei tempi, rialzò
Gesù dalla morte. E’ il potere che conduce noi e il nostro mondo verso l’avvento del Regno di Dio.
Nel Vangelo di oggi, Gesù annuncia che è iniziata una nuova era, nella quale lo Spirito Santo sarà
effuso sull’umanità intera (cfr Lc 4,21). Egli stesso, concepito per opera dello Spirito Santo e nato
dalla Vergine Maria, è venuto tra noi per portarci questo Spirito. Come sorgente della nostra nuova
vita in Cristo, lo Spirito Santo è anche, in un modo molto vero, l’anima della Chiesa, l’amore che ci 
lega al Signore e tra di noi e la luce che apre i nostri occhi per vedere le meraviglie della grazia di
Dio intorno a noi.
Qui in Australia, questa “grande terra meridionale dello Spirito Santo”, noi tutti abbiamo avuto
un’indimenticabile esperienza della presenza e della potenza dello Spirito nella bellezza della
natura. I nostri occhi sono stati aperti per vedere il mondo attorno a noi come veramente è:
“ricolmo”, come dice il poeta “della grandezza di Dio”, ripieno della gloria del suo amore creativo.
Anche qui, in questa grande assemblea di giovani cristiani provenienti da tutto il mondo, abbiamo
avuto una vivida esperienza della presenza e della forza dello Spirito nella vita della Chiesa.
Abbiamo visto la Chiesa per quello che veramente è: Corpo di Cristo, vivente comunità d’amore,
comprendente gente di ogni razza, nazione e lingua, di ogni tempo e luogo, nell’unità nata dalla
nostra fede nel Signore risorto.

La forza dello Spirito non cessa mai di riempire di vita la Chiesa! Attraverso la grazia dei
Sacramenti della Chiesa, questa forza fluisce anche nel nostro intimo, come un fiume sotterraneo
che nutre lo spirito e ci attira sempre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo.
Sant’Ignazio di Antiochia, che morì martire a Roma all’inizio del secondo secolo, ci ha lasciato una
splendida descrizione della forza dello Spirito che dimora dentro di noi. Egli ha parlato dello Spirito
come di una fontana di acqua viva che zampilla nel suo cuore e sussurra: “Vieni, vieni al Padre!”
(cfr Ai Romani, 6,1-9).

Tuttavia questa forza, la grazia dello Spirito, non è qualcosa che possiamo meritare o conquistare;
possiamo solamente riceverla come puro dono. L’amore di Dio può effondere la sua forza solo
quando gli permettiamo di cambiarci dal di dentro. Noi dobbiamo permettergli di penetrare nella
dura crosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro cieco
conformismo allo spirito di questo nostro tempo. Solo allora possiamo permettergli di accendere la
nostra immaginazione e plasmare i nostri desideri più profondi. Ecco perché la preghiera è così
importante: la preghiera quotidiana, quella privata nella quiete dei nostri cuori e davanti al
Santissimo Sacramento e la preghiera liturgica nel cuore della Chiesa. Essa è pura ricettività della
grazia di Dio, amore in azione, comunione con lo Spirito che dimora in noi e ci conduce, attraverso
Gesù, nella Chiesa, al nostro Padre celeste. 
Nella potenza del suo Spirito, Gesù è sempre presente
nei nostri cuori, aspettando quietamente che ci disponiamo nel silenzio accanto a Lui per sentire la
sua voce, restare nel suo amore e ricevere la “forza che proviene dall’alto”, una forza che ci abilita
ad essere sale e luce per il nostro mondo.

Nella sua Ascensione, il Signore risorto disse ai suoi discepoli: “Sarete miei testimoni... fino ai
confini del mondo” (At 1,8). Qui, in Australia, ringraziamo il Signore per il dono della fede, che è
giunto fino a noi come un tesoro trasmesso di generazione in generazione nella comunione della
Chiesa. Qui, in Oceania, ringraziamo in modo speciale tutti quegli eroici missionari, sacerdoti e
religiosi impegnati, genitori e nonni cristiani, maestri e catechisti che hanno edificato la Chiesa in
queste terre. Testimoni come la Beata Mary MacKillop, San Peter Chanel, il Beato Peter To Rot e
molti altri! La forza dello Spirito, rivelata nelle loro vite, è ancora all’opera nelle iniziative di bene
che hanno lasciato, nella società che hanno plasmato e che ora è consegnata a voi.

Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lascerete voi alla prossima
generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo
qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un
mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà?

Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a
effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?
La forza dello Spirito Santo non ci illumina soltanto né solo ci consola. Ci indirizza anche verso il
futuro, verso l’avvento del Regno di Dio. Che magnifica visione di una umanità redenta e rinnovata
noi scorgiamo nella nuova era promessa dal Vangelo odierno! San Luca ci dice che Gesù Cristo è il
compimento di tutte le promesse di Dio, il Messia che possiede in pienezza lo Spirito Santo per
comunicarlo all’intera umanità. L’effusione dello Spirito di Cristo sull’umanità è un pegno di
speranza e di liberazione contro tutto quello che ci impoverisce. Tale effusione dona nuova vista al
cieco, manda liberi gli oppressi, e crea unità nella e con la diversità ( cfr Lc 4,18-19; Is 61,1-2).

Questa forza può creare un mondo nuovo: può “rinnovare la faccia della terra” (cfr Sal 104, 30)!
Rafforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani
è chiamata a contribuire all’edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta. Una nuova era in cui
l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso
della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella
quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dall’egoismo che mortificano le nostre
anime e avvelenano i rapporti umani. Cari giovani amici, il Signore vi sta chiedendo di essere
profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di
costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità.

Il mondo ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, accanto alla prosperità
materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un
nascosto senso di disperazione. Quanti dei nostri contemporanei si sono scavati cisterne screpolate e
vuote (cfr Ger 2,13) in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo significato che solo
l’amore può dare? Questo è il grande e liberante dono che il Vangelo porta con sé: esso rivela la
nostra dignità di uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime
chiamata dell’umanità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiude la
verità sull’uomo, la verità sulla vita.

Anche la Chiesa ha bisogno di questo rinnovamento! Ha bisogno della vostra fede, del vostro
idealismo e della vostra generosità, così da poter essere sempre giovane nello Spirito (cfr Lumen
gentium, 4). Nella seconda Lettura di oggi, l’apostolo Paolo ci ricorda che ogni singolo Cristiano ha
ricevuto un dono che deve essere usato per edificare il Corpo di Cristo. La Chiesa ha specialmente
bisogno del dono dei giovani, di tutti i giovani. Essa ha bisogno di crescere nella forza dello Spirito
che anche adesso dona gioia a voi giovani e vi ispira a servire il Signore con allegrezza. Aprite il
vostro cuore a questa forza! Rivolgo questo appello in modo speciale a coloro che il Signore chiama
alla vita sacerdotale e consacrata. Non abbiate paura di dire il vostro “sì” a Gesù, di trovare la vostra
gioia nel fare la sua volontà, donandovi completamente per arrivare alla santità e facendo uso dei
vostri talenti a servizio degli altri!

Fra poco celebreremo il sacramento della Confermazione. Lo Spirito Santo discenderà sui
candidati; essi saranno “segnati” con il dono dello Spirito e inviati ad essere testimoni di Cristo.
Che cosa significa ricevere il “sigillo” dello Spirito Santo? Significa essere indelebilmente segnati,
inalterabilmente cambiati, significa essere nuove creature. Per coloro che hanno ricevuto questo
dono, nulla può mai più essere lo stesso! Essere “battezzati” nello Spirito significa essere incendiati
dall’amore di Dio. Essersi “abbeverati” allo Spirito (cfr 1 Cor 12,13) significa essere rinfrescati
dalla bellezza del piano di Dio per noi e per il mondo, e divenire a nostra volta una fonte di
freschezza per gli altri. Essere “sigillati con lo Spirito” significa inoltre non avere paura di difendere
Cristo, lasciando che la verità del Vangelo permei il nostro modo di vedere, pensare ed agire,
mentre lavoriamo per il trionfo della civiltà dell’amore.

Nell’elevare la nostra preghiera per i confermandi, preghiamo anche perché la forza dello Spirito
Santo ravvivi la grazia della Confermazione in ciascuno di noi. Voglia lo Spirito riversare i suoi
doni in abbondanza su tutti i presenti, sulla città di Sydney, su questa terra di Australia e su tutto il
suo popolo. Che ciascuno di noi sia rinnovato nello spirito di sapienza e d’intelletto, spirito di
consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, spirito di santo timore di Dio!

Attraverso l’amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, possa questa XXIII Giornata
Mondiale della Gioventù essere vissuta come un nuovo Cenacolo, così che tutti noi, ardenti del
fuoco dell’amore dello Spirito Santo, possiamo continuare a proclamare il Signore risorto e attrarre
ogni cuore a lui. Amen!


* * *
Saluto di cuore i giovani di lingua italiana, ed estendo il mio affettuoso pensiero a quanti sono
originari dell’Italia e vivono in Australia. Al termine di questa straordinaria esperienza di Chiesa,
che ci ha fatto vivere una rinnovata Pentecoste, tornate a casa rinvigoriti dalla forza dello Spirito
Santo. Siate testimoni di Cristo risorto, speranza dei giovani e dell’intera famiglia umana!

Chers jeunes francophones, l’Esprit Saint est la source du message de Jésus-Christ et de son action
salvifique. Il parle au cœur de chacun le langage qu’il comprend. La diversité des dons de l’Esprit
vous fait comprendre la richesse de grâces qui est en Dieu. Puissiez-vous vous ouvrir à son souffle !
Puissiez-vous permettre son action en vous et autour de vous ! Vous vivrez ainsi en Dieu et vous
témoignerez que le Christ est le Sauveur que le monde espère.

Auch euch, liebe junge Freunde deutscher Sprache, gilt mein herzlicher Gruß. Der Heilige Geist ist
ein Geist der Gemeinschaft und wirkt Verständigung und Kommunikation. Sprecht mit anderen
über eure Hoffnungen und Ideale, und sprecht von Gott und mit Gott! Glücklich ist der Mensch, der
in der Liebe Gottes und in der Liebe zum Nächsten lebt. Gottes Geist führe euch auf Wegen des
Friedens!

Queridos jóvenes, en Cristo se cumplen todas las promesas de salvación verdadera para la
humanidad. Él tiene para cada uno de vosotros un proyecto de amor en el que se encuentra el
sentido y la plenitud de la vida, y espera de todos vosotros que hagáis fructificar los dones que os ha
dado, siendo sus testigos de palabra y con el propio ejemplo. No lo defraudéis.

Amados jovens de língua portuguesa, queridos amigos em Cristo! Sabeis que Jesus não vos quer
sozinhos; disse Ele: «Eu rogarei ao Pai e Ele vos dará outro Consolador para estar convosco para
sempre, o Espírito da verdade (…) que vós conheceis, porque habita convosco e está em vós» (Jo
14, 16-17). É verdade! Sobre vós desceu uma língua de fogo do Pentecostes: é a vossa marca de
cristãos. Mas não foi para a guardardes só para vós, porque «a manifestação do Espírito é dada a
cada um para proveito comum» (1 Cor 12, 7). Levai este Fogo santo a todos os cantos da terra.
Nada e ninguém O poderá apagar, porque desceu do céu. Tal é a vossa força, caros jovens amigos!
Por isso, vivei do Espírito e para o Espírito!

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

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