mercoledì 8 luglio 2020

Riuniti con Maria Santissima nei Cenacoli di preghiera

EVENTO ASTRONOMICO 23 SETTEMBRE 2017 APOCALISSE 12 Un segno ...



Santuario di Tindari (Sicilia), 14 maggio 1989. 
Solennità di Pentecoste.

L'enorme Drago rosso.

«Figli prediletti, oggi adorate ed invocate lo Spirito Santo, disceso nella Pentecoste sopra gli
apostoli ed i discepoli, riuniti con Me nel Cenacolo di Gerusalemme.

Lo invocate ancora in questi vostri tempi, con fiducia e con perseveranza, riuniti con Me nei
Cenacoli di preghiera, che ormai si sono diffusi in ogni parte della terra.

Con il mio Movimento Sacerdotale Mariano invito oggi tutti i figli della Chiesa a riunirsi in un
Cenacolo perenne di preghiera con me, vostra Mamma Celeste.

Invito tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli.

Il mio Cuore Immacolato è il luogo di questo nuovo, spirituale ed universale Cenacolo.

In esso dovete entrare con il vostro atto di consacrazione, che vi affida per sempre a Me,
affinché Io possa unire la mia voce alle vostre nell'invocare sulla Chiesa e su tutta l'umanità il
Dono di una seconda Pentecoste.

Solo lo Spirito del Signore può riportare l'umanità alla perfetta glorificazione di Dio.
Solo lo Spirito del Signore può rinnovare la Chiesa con lo splendore della sua unità e della sua
santità.

Solo lo Spirito del Signore può vincere la potenza e la forza vittoriosa dell'enorme Drago
rosso, che, in questo vostro secolo, si è scatenato ovunque, in maniera terribile, per sedurre
ed ingannare tutta l'umanità.

L'enorme Drago rosso è il comunismo ateo, che ha diffuso in ogni parte l'errore della
negazione e dell'ostinato rifiuto di Dio.

L'enorme Drago rosso è l'ateismo marxista, che si presenta con dieci corna, cioè con la
potenza dei suoi mezzi di comunicazione, per condurre l'umanità a disubbidire ai dieci
comandamenti di Dio, e con sette teste, su ciascuna delle quali vi è un diadema, segno di
potere e di regalità. Le teste incoronate indicano le nazioni in cui il comunismo ateo si è
stabilito e domina con la forza del suo potere ideologico, politico e militare.

L'enormità del Drago manifesta chiaramente la vastità della terra occupata dal dominio
incontrastato dell'ateismo comunista.

Il suo colore è rosso perché usa le guerre ed il sangue come strumenti delle sue numerose
conquiste.

L'enorme Drago rosso è riuscito in questi anni a conquistare l'umanità con l'errore
dell'ateismo teorico o pratico, che ha ormai sedotto tutte le nazioni della terra.

si è. riusciti così a costruire una nuova civiltà senza Dio, materialista, egoista, edonista, arida
e fredda, che porta in sé i germi della corruzione e della morte.

L'enorme Drago rosso ha il compito diabolico di sottrarre tutta l'umanità al dominio di Dio,
alla glorificazione della Santissima Trinità, alla piena attuazione del disegno del Padre che, per
mezzo del Figlio, l'ha creata per la sua gloria. 
Il Signore mi ha rivestita della sua Luce e lo Spirito Santo della sua divina potenza, così Io appaio come un grande segno nel cielo, Donna vestita di sole, perché ho il compito di sottrarre l'umanità al dominio dell'enorme Drago rosso e riportarla tutta alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità. 
Per questo mi formo la schiera dei miei più piccoli figli, in ogni parte del mondo, e ad essi domando che si consacrino al mio Cuore Immacolato. 
Così li conduco a vivere solo per la gloria di Dio, per mezzo della fede e della carità, e li coltivo Io stessa gelosamente nel mio celeste giardino.

Allora ogni giorno Io mi presento davanti al trono del mio Signore in atto di profonda
adorazione, apro la porta d'oro del mio Cuore Immacolato, offro fra le mie braccia tutti
questi miei figli dicendo:
"Santissima e divina Trinità, nel momento della tua universale negazione Io ti presento
l'omaggio della mia materna riparazione, per mezzo di tutti questi miei piccoli che ogni giorno
formo alla tua più grande glorificazione".

Così ancora oggi il Signore dalla bocca dei bambini e dei lattanti riceve la sua lode perfetta».

AVE MARIA!


L’evoluzione iconografica dell’Immacolata Concezione. Un contributo di Micaela Soranzo

La definizione del dogma dell’Immacolata Concezione è stata la conclusione di una millenaria vicenda dottrinale e la ratifica di una tradizione assai lunga nella storia della Chiesa; infatti la liturgia ha visto sorgere in Oriente intorno all’VIII sec. una festa, ispirata agli apocrifi, intitolata al ‘Concepimento di Maria da parte di S.Anna’, festa che passò poi nel IX sec. in Occidente e che troviamo fissata all’8 dicembre nel X sec. in Inghilterra. Nell’Europa della fine del Medioevo e del Rinascimento, la devozione mariana, già molto ricca nelle epoche precedenti, continuò ad ampliarsi, così come si moltiplicarono le Confraternite ad essa legate. Di conseguenza la presenza di Maria nell’arte è straordinariamente grande, dalla pittura alla scultura alla tappezzeria. Frequenti, però, sono le critiche dei Riformatori per l’espandersi di questo culto e numerose sono le controversie teologiche riguardanti Maria, fra cui quella sull’Immacolata Concezione.
Tutti gli esseri umani nascono con il peccato originale tranne Maria che, assieme a Cristo, era nata senza macchia. Il cammino della teologia e del Magistero per giungere alla definizione del dogma è stato lungo e difficile, e pertanto non poteva essere facile l’evoluzione e lo stabilizzarsi di una iconografia adeguata a rappresentare una dottrina così complessa e difficilmente esprimibile per immagini. Anche se a partire dal XVI secolo Maria diviene la figura sacra più rappresentata, l’idea di Maria concepita senza peccato si è imposta lentamente alla pietà, alla liturgia e alla teologia e a lungo ha cercato un’espressione figurativa, esprimendosi, lungo i secoli, in molteplici modi.
Un primo tentativo fu in chiave simbolica, mediante la rappresentazione dell’Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro di Gerusalemme, sulla base di narrazioni popolari tratte soprattutto dai Vangeli apocrifi, dallo Speculum Historiae di Vincenzo di Beauvais e dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine. Questa iconografia ha la sua fonte in Oriente, dove la verginità di Maria era collegata con la particolare santità del matrimonio dei suoi genitori. Il medioevo latino, infatti, ha sempre sostenuto che il peccato originale si trasmette con l’atto generativo e come ha avuto la tendenza a spiegare la santità del Salvatore mediante la sua concezione verginale e quindi miracolosa, allo stesso modo ha cercato di tradurre la santità originale di Maria risalendo ai suoi genitori. Intanto, a partire dalla fine del XV secolo S.Anna era una delle sante più venerate d’Europa anche se nella Bibbia non è neppure nominata e le sue raffigurazioni sono basate sul Protovangelo di Giacomo del II sec.. Secondo uno di questi racconti il suo matrimonio era rimasto senza figli per colpa del marito e Gioacchino dalla vergogna si era nascosto nel deserto. Un giorno un angelo gli predisse la nascita di una figlia: Gioacchino tornò a Gerusalemme e incontrò Anna presso la Porta d’Oro. Il momento dell’abbraccio/bacio tra i due sposi, secondo gli scrittori medievali, segnò il momento dell’Immacolata Concezione di Maria:…ed ecco Gioacchino arriva con il suo gregge, Anna sta alla porta e lo vede arrivare e accorrendo verso di lui lo abbraccia dicendo: “ora riconosco che il Signore mio Dio mi ha abbondantemente benedetta, perché ecco che la vedova non è più vedova e che io che ero senza figli concepirò nel mio seno”.
A volte, nella rappresentazione dell’Incontro, compaiono a destra e a sinistra Adamo ed Eva, che con una mano porta alla bocca la mela, mentre con l’altra copre la sua nudità, come nella miniatura del “Livre d’Heures à l’usage de Màcon” del XV sec. o in una tela di Giulio Taraschi nella Chiesa di S.Martino a Bologna, evocando la caduta accanto alla promessa della redenzione. I progenitori appariranno poi in una tipologia più tarda, quella di Maria-Nuova Eva.
Nel Tardo Medioevo si diffonde, invece, la rappresentazione dell’Anna-in-tre, cioè Anna, Maria e il Bambino unite in un’unica immagine. Si tratta di Immacolata Concezione quando la Vergine è rappresentata a sua volta bambina, uscita dal seno sterile di Anna, e madre a sua volta del Salvatore: l’arte tenta di indicare in questo modo il ruolo eccezionale di Maria, altrettanto pura nella sua concezione che nella sua maternità. Nel ‘400 si moltiplicano le immagini di S.Anna, Maria e il Bambino, proprio mentre si compie il pronunciamento del Concilio di Basilea a favore dell’Immacolata. Nel 1482 la Confraternita dell’Immacolata chiama Leonardo e ‘La Vergine delle rocce’ è una immagine dell’Immacolata Concezione.
Come la dottrina dell’Immacolata si definisce gradualmente, così anche l’arte si evolve di conseguenza: comincia ad affermarsi l’iconografia dell’Albero di Jesse, in riferimento al testo di Isaia: “Un germoglio spunterà dal tronco si Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is.11,11). Principale motivo ispiratore nel Medioevo è la discendenza reale e sacerdotale di Maria, preannunciata dai profeti. Maria è spesso rappresentata mentre sorge da un giglio (Os.14, 6), come una nuova creazione. Maria-radice di Jesse è stato uno fra i simboli biblici che ha conosciuto una lunga fortuna per tutto il medioevo anche se la genealogia del Messia non riceve un senso mariano se non dopo che i Dottori della Chiesa riconoscono all’unanimità l’Immacolata Concezione di Maria, ma scompare quasi del tutto alla fine del XVI secolo, salvo che in qualche altare barocco, come quello della Consolata di Torino o nell’Abbazia cistercense di Stams in Tirolo (1613). .
Anche l’immagine del roveto ardente è stata usata per porre l’accento sulla integrità verginale di Maria, rimasta sempre intatta come il roveto di Mosè. Nel ‘Piccolo Ufficio della S.Vergine Maria’ si trova un testo che può giustificare questa immagine: “Rubum quem viderat Moyses incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem virginatem sancta Dei Genitrix”.
VERGINE DELL’APOCALISSE A.Duerer 1491
Già alla fine del 1300, nell’iconografia oltremontana, si sviluppano quei motivi che dovevano diventare canonici per l’immagine definitiva dell’Immacolata, cioè la Donna e il drago tratti dall’Apocalisse, come negli Arazzi di Angers del 1380.
La  Donna dell’Apocalisse ha tre segni: è vestita di sole, con la luna sotto i piedi e coronata di 12 stelle; un’iconografia semplice, ma che diventa ben presto popolare. Il tema appare a cavallo fra la fine del ‘400 e i primi anni del ‘500. Il prototipo della Vergine dell’Apocalisse come Immacolata si trova nelle incisioni di Dürer del 1498. Se nelle figurazioni della Vergine dell’Apocalisse si tolgono le ali della donna, la scena del Bambino portato via dall’angelo, e se al posto della bestia a sette teste si mette il serpente dell’Eden con spesso in gola il frutto della tentazione, si avrà un’immagine dell’Immacolata che a partire dal XVI sec. si moltiplicherà all’infinito. Il tipo iconografico che si afferma è  quello di Maria in piedi, giovane e bella, con i capelli sciolti, con il Bambino in braccio, che poggia sulla falce lunare. Maria è illuminata dai raggi del sole nascosto dietro di lei: le dodici stelle sul suo capo diventano un’aureola o una corona
AMDG et DVM

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