martedì 13 agosto 2019

Il felicissimo e glorioso transito di Maria santissi­ma, secondo Maria de Agreda, e MARIA VALTORTA


CAPITOLO 19

Si narra il felicissimo e glorioso transito di Maria santissi­ma, e come gli apostoli e i discepoli arrivarono a Gerusa­lemme prima che avvenisse e vi furono presenti.

732. Già si avvicinava il giorno stabilito perché la viva e vera arca dell'alleanza fosse collocata nel tempio della celeste Gerusalemme, con maggior splendore e giubilo di quello con cui la sua figura era stata fatta introdurre da Salomone nel santuario, sotto le ali dei cherubini. Tre gior­ni prima del felicissimo transito, gli apostoli e i discepoli si trovarono riuniti nella casa del cenacolo. Arrivò innan­zitutto Pietro, trasportato da un angelo che gli era appar­so a Roma e, annunciandogli che era ormai imminente la dipartita di Maria beatissima, gli aveva comandato da par­te del Salvatore di esservi presente. La sovrana del mondo stava ritirata nel suo oratorio, con le energie corporali al­quanto abbandonate a quelle dell'amore dell'Altissimo, poi­ché, essendo tanto prossima all'ultimo fine, partecipava con più efficacia delle sue qualità.


733. Ella gli andò incontro sulla porta della propria stanza e, postasi ai suoi piedi, gli domandò la benedizio­ne e proclamò: «Ringrazio e lodo l'Onnipotente per aver­mi condotto qui il mio Santo Padre, affinché mi assista nell'ora della morte». Entrò poi Paolo, e anch'egli ebbe la medesima dimostrazione di rispetto e del piacere che ave­va di vederlo. La salutarono come Madre di Dio, loro re­gina e signora di ogni realtà creata, con non meno soffe­renza che venerazione, sapendo di essere accorsi al suo fortunato trapasso. Fecero lo stesso gli altri, che giunsero dopo di loro e furono accolti con profonda sottomissione, riverenza e dolcezza. Per ordine di lei, Giovanni e Giaco­mo il Minore provvidero ad alloggiarli tutti comodamente.


734. Alcuni di essi, che erano stati accompagnati dai ministri superni ed informati del motivo della loro venu­ta, si infervorarono con immensa tenerezza considerando che sarebbero stati privati della loro unica difesa e conso­lazione, e sparsero abbondanti lacrime. Altri, invece, erano all'oscuro di tutto, giacché non avevano ricevuto un av­viso esteriore, ma solo ispirazioni interiori con un soave e forte impulso, grazie al quale avevano conosciuto che era volontà divina che si recassero immediatamente là; subito interrogarono il capo della Chiesa per essere rischiarati su quanto stava accadendo, perché giudicavano concorde­mente che se non ci fosse stata una novità non avrebbero avvertito una simile spinta, ed egli li radunò e parlò: «Miei figli e fratelli, sua Maestà ci ha chiamato e raccolto da luo­ghi così remoti per una causa grande e di nostro sommo dolore. Intende portare senza più indugio al trono della sua gloria colei che è nostra guida, nostra protezione e no­stro conforto, e ha determinato che le stiamo accanto in questo momento. Quando ascese alla destra dell'Eterno, pur restando orfani della sua adorabile vicinanza, ci fu la­sciata la Vergine come nostro rifugio e ristoro nell'esisten­za terrena; ma adesso che la nostra luce si allontana, che cosa faremo? Quale sollievo avremo? E quale speranza, che ci rincuori nel nostro pellegrinaggio? Non ne scopro altra se non quella che certamente un giorno la raggiungeremo».

735. Non riuscì a continuare, impedito dai gemiti e dai singhiozzi che non fu in grado di trattenere, e nessuno poté aprir bocca per un buono spazio di tempo, durante il qua­le tutti piansero copiosamente. Appena si fu fatto animo per riprendere il discorso, soggiunse: «Affrettiamoci ad en­trare al suo cospetto: stiamo con lei nel breve tratto di cammino che le rimane e chiediamole di concederci la sua benedizione». Lo seguirono dalla loro Maestra, che era in ginocchio su una piccola predella che teneva per reclinar­si allorché riposava un po', e la scorsero bellissima, piena di fulgore e scortata dai mille custodi.


736. Dall'età di trentatré anni non aveva subito cambia­menti nel suo corpo e nel suo volto, sacri e castissimi, né aveva sentito gli effetti della vecchiaia, né aveva avuto mai rughe, né era divenuta più debole, né era dimagrita, come suole avvenire agli altri discendenti di Adamo, che perdono vigore e si sfigurano rispetto a come erano nella gioventù o nella maturità. Questa immutabilità fu un suo privilegio sin­golare, sia perché corrispondeva alla stabilità della sua pu­rissima anima, sia perché derivò dalla sua immunità dal pec­cato originale, le cui conseguenze non arrivarono a sfiorar­la. Tutti si posero con ordine presso di lei, e Pietro e Gio­vanni si misero al capezzale. Maria, osservandoli con la sua consueta modestia e deferenza, si rivolse loro così: «Caris­simi, date licenza alla vostra ancella di manifestarvi i suoi desideri». Il principe del collegio apostolico affermò che le avrebbero prestato ogni attenzione e avrebbero adempiuto ogni suo comando, ma la invitava a sedersi; gli pareva, in­fatti, che dovesse essere assai affaticata per essere stata tan­to a lungo in tale posizione, che, se era opportuna per pre­gare, non lo era per conversare con loro.


737. Ella, che era Regina dell'umiltà e dell'obbedienza, decisa a praticare queste virtù fino alla morte e anche in quell'ora, asserì che li avrebbe ascoltati in quanto le do­mandavano e li implorò di benedirla. Con il consenso del vicario di Cristo, si genuflesse davanti a lui e dichiarò: «Si­gnore, in qualità di pastore universale, vi supplico di im­partirmi la benedizione a nome vostro e della Chiesa e di perdonarmi se vi ho poco servito nella mia vita, affinché salga a quella imperitura. Qualora sia di vostro gradimen­to, permettete che Giovanni disponga delle mie vesti, che consistono in due tuniche, donandole a delle donne pove­re che mi hanno costantemente legato a sé con la loro bontà». Quindi, prona ai suoi piedi, li baciò con fiumi di lacrime e con non minore meraviglia che commozione di tutti. Passò al prediletto e, stando abbassata, gli disse: «Scu­satemi se non ho esercitato come avrei dovuto l'incarico che il mio Unigenito mi affidò quando dalla croce nominò voi mio figlio e me vostra madre. Con ossequio e gratitu­dine vi rendo grazie per la pietà con la quale mi avete as-
sistito. Beneditemi per la mia partenza verso colui che mi ha creata, per gioire perennemente della sua compagnia».


738. Si accomiatò allo stesso modo da ciascuno degli apostoli e da alcuni discepoli, e successivamente dai nu­merosi circostanti insieme. Terminato ciò, si alzò e pro­clamò: «Siete stati ininterrotamente incisi nel mio intimo e vi ho voluto teneramente bene con l'ardore comunicato­mi dal mio Gesù, che ho sempre visto in voi come in suoi eletti e amici. Per suo beneplacito vado alle dimore cele­sti, dove vi prometto di avervi presenti nel nitidissimo chia­rore dell'Onnipotente, la cui contemplazione bramo ed at­tendo con sicurezza. Vi raccomando la comunità ecclesia­le, l'esaltazione dell'Altissimo, la propagazione del Vange­lo, la stima e l'apprezzamento degli insegnamenti del Re­dentore, la memoria delle sue opere e della sua passione e l'attuazione dei suoi precetti. Amate la Chiesa e amatevi gli uni gli altri con quel vincolo di carità e di pace che ave­te appreso dal vostro Maestro. E nelle vostre mani, o pon­tefice, rimetto Giovanni e gli altri».

739. Tacque e le sue espressioni, come dardi di fuoco di­vino, penetrarono nei cuori liquefacendoli; tutti, prorom­pendo in dimostrazioni di incontenibile dolore, si prostra­rono al suolo e con i loro singhiozzi toccarono profonda­mente la dolcissima Vergine. Anch'ella pianse, non impo­nendosi di resistere a così amari e appropriati gemiti, e poi li esortò a raccogliersi silenziosamente in orazione con lei e per lei. In tale placida quiete venne il Verbo incarnato su un trono d'ineffabile splendore, scortato da tutti i santi di natura umana e da tantissimi angeli di ogni coro, riem­piendo di luce la casa del cenacolo. L'innocentissima so­vrana delle altezze lo adorò, gli baciò i piedi e, stesa al suo cospetto, compì l'estremo atto di riconoscenza e di umiliazione della sua esistenza terrena, annientandosi e piegan­dosi sino alla polvere più quanto non abbiano mai fatto né faranno mai tutti gli uomini dopo aver peccato. Egli la be­nedisse e le parlò: «Mia carissima, che ho scelto come mia abitazione, è giunta per voi l'ora di essere introdotta nella gloria del Padre e mia, dove è preparata alla mia destra la sede di cui godrete per l'eternità. Poiché come Madre mia vi feci entrare nel mondo libera ed esente dalla colpa, nep­pure adesso che ne uscite la morte ha diritti su di voi: se non volete passare per essa, venite con me a prendere pos­sesso di quello che avete largamente meritato».

740. Con volto lieto gli rispose: «Mio Signore, vi scon­giuro che la vostra ancella acceda alla vita beata attraver­sando la porta comune della morte come gli altri discen­denti di Adamo. Voi che siete mio vero Dio la soffriste sen­za esservi obbligato ed è giusto che, come ho cercato di seguirvi nella vita, vi segua anche nella morte». Il Salva­tore approvò il suo sacrificio e affermò che si sarebbe adempiuto ciò che desiderava. Subito i ministri superni co­minciarono a intonare con sublime armonia qualche ver­setto del Cantico dei cantici e altri nuovi. Sia gli Undici e i discepoli sia molti devoti li percepirono con i sensi, ben­ché soltanto alcuni apostoli, tra i quali Giovanni, fossero illuminati in maniera singolare sulla presenza di Cristo, mentre gli altri avvertivano dentro di sé straordinari ed ef­ficaci effetti. Si diffuse una fragranza inebriante, che as­sieme alla musica si sentiva fin dalla strada; inoltre, tutti videro il mirabile fulgore che avvolgeva quel luogo e sua Maestà dispose che, affinché fosse testimone di una simi­le meraviglia, accorresse tanta gente da occupare le vie.

741. Quando udì la melodia, Maria si reclinò sulla sua predella, con la tunica come unita alla sua persona, con le mani giunte e lo sguardo fisso su suo Figlio, e completa­mente accesa nel suo fervore. Alle parole “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata”, ella pronunciò quelle del suo Unigenito sul duro legno: «Padre, nelle tue mani con­segno il mio spirito». Quindi, chiuse i suoi purissimi oc­chi e spirò. La malattia che le fu fatale fu l'amore, senza indisposizioni o malesseri, e il suo transito avvenne allor­ché il potere del Creatore sospese l'intervento miracoloso con cui conservava le sue forze in modo che non fossero dissolte dalle fiamme provocate dal suo ardore, permet­tendo a queste di consumare la linfa del cuore.

742. La sua candida anima lasciò il castissimo corpo e in un istante fu collocata con immenso onore accanto a Gesù. Immediatamente, le note celesti iniziarono ad al­lontanarsi nell'aria, perché quella solenne processione si avviò verso l'empireo. Il sacro corpo, che era stato tempio e tabernacolo del Dio vivente, restò pieno di radiosità e profumava al punto che coloro che lo attorniavano erano colmati di soavità interiore ed esteriore. I mille custodi del­ la Regina si fermarono a proteggere tale inestimabile te­soro, mentre i fedeli, tra lacrime di afflizione e di giubilo per i prodigi che contemplavano, rimasero per un po' di tempo come assorti e poi elevarono numerosi inni e salmi in suo ossequio. Ciò accadde di venerdì, alle tre del po­meriggio, alla stessa ora in cui aveva esalato l'ultimo re­spiro il nostro Redentore. Era il tredici agosto ed ella ave­va settant'anni, meno i ventisei giorni che intercorrono tra questa data e l'otto settembre. Dopo la crocifissione del no­stro Maestro si trattenne quaggiù ventuno anni, quattro mesi e diciannove giorni, e mori cinquantacinque anni do­po il suo parto verginale. Il calcolo si fa facilmente così: aveva quindici anni, tre mesi e diciassette giorni alla na­scita del Signore, che fu ucciso a trentatré anni e tre mesi, cioè quando ella aveva quarantotto anni, sei mesi e di­ciassette giorni; se a questi si aggiungono altri ventuno an­ni, quattro mesi e diciannove giorni, si hanno i settant'anni meno venticinque o ventisei giorni.

743. In quell'occasione si verificarono grandi portenti. Il sole si eclissò e nascose la sua luce in segno di lutto per alcune ore; parecchi uccelli di diverse specie volarono al­la casa e resero alla Principessa il loro omaggio funebre con canti di lamento e con gemiti, che suscitavano il pian­to in chiunque li ascoltava; si commosse l'intera Gerusa­lemme e molti arrivavano stupiti, confessando ad alta vo­ce la potenza dell'Eterno e la magnificenza delle sue ope­re; altri apparivano attoniti e come fuori di sé, e i credenti si struggevano tra singhiozzi e sospiri; vennero anche tan­ti infermi e furono guariti; uscirono dal purgatorio quan­ti vi si trovavano. L'evento più eccezionale riguardò un uo­mo e due donne che abitavano vicino al cenacolo, che tra­passarono insieme alla nostra sovrana in stato di peccato e senza penitenza: stavano andando alla dannazione, ma, allorché la loro causa giunse al giudizio di Cristo, la dol­cissima Madre domandò misericordia, furono restituiti al­la vita e successivamente si ravvidero e si salvarono. Que­sto dono non si estese a tutti coloro che decedettero in ta­le giorno nel mondo, bensì solo a costoro, che si spense­ro al medesimo orario nella città santa. Parlerò in un al­tro capitolo della festa che ci fu in paradiso, per non me­scolarla con il nostro cordoglio.



Insegnamento della Regina del cielo
744. Mia diletta, oltre a quello che hai scritto sul mio glorioso transito, intendo rivelarti ancora un privilegio che mi fu concesso. Hai già dichiarato che sua Maestà rimise alla mia elezione se morire o salire senza questa sofferenza alla visione beatifica. Qualora avessi ricusato la morte, indubbiamente ciò mi sarebbe stato accordato poiché, come in me non ebbe parte la colpa, non ne avrebbe avuta nep­pure essa, che ne fu la pena. Sarebbe successo lo stesso a mio Figlio, e a maggior ragione, se non si fosse addossato il pagare per tutti alla giustizia divina per mezzo della sua passione. Io stabilii spontaneamente di morire perché aspi­ravo ad imitarlo in questo come avevo fatto nel voler pro­vare i suoi dolori; perché, avendolo osservato spirare, traen­domi indietro non avrei soddisfatto all'amore che gli dove­vo, e avrei lasciato un considerevole vuoto nella somiglian­za e conformità che desideravo avere con lui e che egli bra­mava che io avessi con la sua umanità; perché altrimenti, non avendo più modo di compensare una simile mancanza, non avrei avuto la pienezza di godimento che posseggo.

745. Perciò la mia decisione gli fu tanto gradita e la sua benignità si compiacque tanto della mia assennatezza e del mio ardore che mi premiò subito con un favore singolare per i fedeli: tutti i miei devoti che mi avessero invocato nell'agonia, interponendomi come loro avvocata per esse­re soccorsi in memoria della mia felice dipartita e della mia scelta di ricalcare le sue orme, sarebbero stati sotto la mia speciale protezione, affinché li difendessi dal demo­nio, li assistessi e quindi li presentassi al tribunale della sua clemenza e intercedessi per loro. Ebbi allora nuova po­testà e delega, e mi fu promesso che chi in precedenza si fosse rivolto a me, venerando il mistero che stai trattando, avrebbe avuto notevoli aiuti della grazia sia per morire be­ne sia per vivere con più purezza. Dunque, da oggi ricor­dalo continuamente con intimo fervore, e benedici, celebra e loda colui che compì in me prodigi così mirabili a be­neficio mio e di tutti. Con tale zelo impegnerai il Reden­tore e me a preservarti nell'ultima lotta.

746. Giacché la morte segue la vita, e questa e quella ge­neralmente si corrispondono, la garanzia più sicura della buona morte è la buona vita, e il distaccarsi nel corso del­l'esistenza dagli affetti terreni, che alla fine affliggono e op­primono l'anima, diventando per essa come forti catene che le impediscono di avere completa libertà e di sollevarsi al di sopra di ciò che ha sempre avuto caro. Gli uomini ca­piscono differentemente questa verità e operano al contra­rio! Il Signore dà loro la vita perché si svincolino dalle con­seguenze del peccato originale e non le sentano al momento della morte, e gli ignoranti e miseri discendenti di Adamo la spendono interamente nel caricarsi di ostacoli e legami per perire schiavi delle loro passioni e tiranneggiati dal ne­mico. L'antica caduta non mi toccò, né i suoi cattivi effet­ti avevano alcun diritto sulle mie facoltà; eppure, fui co­stantemente ordinatissima, povera, virtuosa, perfetta e pri­va di affezioni a realtà del mondo, e poi sperimentai que­sta suprema libertà. Tieni fissa l'attenzione sul mio model­lo e sgombra il tuo cuore ogni giorno di più, affinché con l'avanzare degli anni tu possa trovarti più sciolta, spedita e distante dalle cose materiali per quando lo sposo ti chia­merà alle nozze, e non ti sia necessario andare a cercare inutilmente in quel frangente la libertà e la prudenza.

LEGGI ANCHE LA VERSIONE DI MARIA VALTORTA:




lunedì 12 agosto 2019

La creaciòn de la mujer

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La creación de la mujer

La creación de la mujer: lectura espiritual
01
Para poder comprender la creación de la mujer, es necesario entender el cuerpo espiritual.
«Si hay un cuerpo natural, lo hay también espiritual» (1 Cor 15, 44).
Cuerpo natural: literalmente, cuerpo psíquico. Es decir, ese cuerpo regido por el alma de la persona, por su mente y por su voluntad. Un cuerpo que no es ni puede ser espiritual.
«… el hombre natural no acepta las cosas del Espíritu de Dios, como que para él son una insensatez; ni las puede entender, por cuanto hay que juzgar de ellas espiritualmente» (1 Cor 2, 14).
El hombre psíquico, el hombre simplemente razonable, el hombre que vive en su razón, que no se apoya en la luz de la Revelación, no comprende nada del Espíritu.
Muchos hombres viven en su razón, naturalmente, psíquicamente. No pueden introducirse en los caminos del Espíritu.
Sólo el Espíritu se puede comprender en el Espíritu, estando el alma revestida del Espíritu.
«El hombre espiritual, al contrario, lo juzga todo, en tanto que él mismo de nadie es juzgado» (1 Cor 2, 15).
El hombre del Espíritu es movido por el Espíritu para obrar; está revestido por el Espíritu, está encerrado por todos los lados por el Espíritu.
El primer hombre, Adán, fue hecho a imagen y semejanza de Dios; es decir, tenía un alma, un espíritu y un cuerpo. Era una trinidad.
Su alma era imagen de Dios, del Verbo, de la Palabra de Dios; es decir, era hijo de Dios.
En su alma, estaba la gracia, la participación de la naturaleza divina; es decir, era semejante a Dios. Fue elevado a la vida de Dios.
En su cuerpo residía el Espíritu de Dios: era un cuerpo espiritualizado. Adán era un hombre espiritual, tanto en el alma como en el cuerpo. Estaba espiritualizado. No era un hombre psíquico, natural, humano. Y, al poseer la gracia, también tenía un cuerpo glorioso. Ambas cosas, lo espiritual y lo glorioso, no eran permanentes en él porque el primer hombre podía pecar y perderlo todo.
Jesús, que es el Hombre perfecto, no sólo tenía un cuerpo espiritual, glorioso, sino también divino. Se presentó a los hombres «anonadándose a sí mismo, tomando forma de esclavo, hecho a semejanza de los hombres» (Flp 2, 7). Es decir, no mostró ese cuerpo divino. No se mostró como hombre divino. Sólo en la Transfiguración lo mostró a Sus Apóstoles que Él escogió para revelarles ese Misterio.
Jesús tenía un cuerpo divino, pero todos los hombres lo veían como hombre, como carne: «hecho a semejanza de los hombres».
El Espíritu reviste la carne, encierra a la carne en una cámara espiritual; rodea a la carne con lados espirituales.
«Y cuando esto corruptible se revistiere de inmortalidad…» (1 Cor 15, 53).
Revestir el espíritu a una carne corruptible: el espíritu rodea esa carne por todos los lados, la encierra en una recámara espiritual. Y surge el cuerpo espiritual, que es un cuerpo transfigurado por el Espíritu, cambiado, transformado por el Espíritu.
Dios toma una de las costillas de Adán: la costilla de Adán es el revestimiento que Adán tiene en esa parte de su cuerpo por el Espíritu. Esa parte es espiritual, está encerrada en el Espíritu, se mueve sólo según el Espíritu, está rodeada del Espíritu por todos los lados.
El sexo de Adán era espiritual, estaba espiritualizado: sus órganos sexuales corporales eran espirituales. No eran sólo carnales.
Dios toma esta costilla de Adán. Eso no significa que Adán perdiera su cuerpo espiritual.
«Porque el cuerpo no es un solo miembro, sino muchos» (1 Cor 12, 14).
Cada miembro del cuerpo tiene su espíritu, su costilla. Cada miembro está encerrado por los lados de un espíritu, que lo mueve para la función que debe realizar.
Un cuerpo espiritualizado no es un cuerpo humano, no es un cuerpo psíquico, el cual está regido sólo por la mente del hombre, por su alma.
El cuerpo espiritualizado es regido por la Mente del Espíritu. El hombre dócil a esa Mente se mueve con el Espíritu: su cuerpo humano obra lo que el Espíritu quiere.
Dios quita la costillael espíritu que tiene el hombre en su sexo. Y deja al hombre sin espíritu en ese miembro del cuerpo, en esa parte de su cuerpo. Todos los demás miembros del cuerpo de Adán tenían su espíritu propio, para poder moverse como cuerpo espiritualizado.
Dios quita esa costilla y el sexo del hombre se queda en la carne, en el placer carnal, en lo natural de la carne, en la psiquis de la carne. El hombre mueve su sexo sólo con su inteligencia humana. Ya el sexo del hombre no es espiritual, no está regido por el Espíritu. Su sexo no es movido por la Inteligencia del Espíritu.
Y esto lo hace Dios porque quiere crear a la mujer con esa costilla, con ese espíritu que ha puesto en el hombre cuando lo ha creado del polvo de la tierra.

sabato 10 agosto 2019

LA MANO DE DIOS

LA MANO DE DIOS UTILIZARÁ EL SOL PARA ALERTAR AL MUNDO





Viernes 24 de octubre de 2014 a las 22:50 hrs.

Mi muy querida bienamada hija, el sol es una de las mayores señales ahora que la Intervención Divina está a punto de darse a conocer(a punto de revelarse)Cuando veáis cambios en el sol, cuando parezca más grande, brille más tiempo y fuera de estación, sabed que la hora se está acercando para Mi Segunda Venida.



La Mano de Dios utilizará el sol para alertar al mundo de que su actividad es inusual/diferente.

Los científicos serán incapaces de dar razón de los movimientos repentinos en el sol y por  el comportamiento inusual de esta estrella, que os trae  luz.

Sin la luz del sol la tierra estaría sumida en tinieblas.





También, a medida que los pecados del hombre aumentan, y el pecado es aceptado como simplemente  parte de la naturaleza humana, la tierra será cubierta con el espíritu de las tinieblas.



 A medida que el pecado envuelva al mundo, el sol va a perder poco a poco su brillo y se volverá opaco.

 A medida que el hombre pierda su sentimiento de amor por los demás y se vuelva inmune al dolor que él inflige a los demás, a causa del pecado, el mundo se volverá más oscuro - más oscuro de espíritu, más oscuro durante el día.



Yo continuaré guiando a los hijos de Dios hacia este tiempo.

Yo os mostraré el camino a Mi Reino y vosotros veréis Mi Luz.

Nada os distraerá a lo largo del camino porque veréis con claridad cómo el mal trae consigo una terrible oscuridad.

El sol se disipará hasta que, finalmente, ninguna luz cubrirá la tierra durante tres días. 


La única luz será la que viene de la Verdad. Y, en el cuarto día, los cielos se abrirán de golpe y la luz – semejante a la cual vosotros nunca hubierais creído posible se vertirá desde los Cielos.


Entonces voy a ser visto por toda persona en todos los países, al mismo tiempo, en toda Mi Gloria, ya que vengo a reclamar el Reino prometido a Mí por Mi Padre.


Nunca temáis la preparación que es requerida para que cada uno de vosotros esté preparado/propicio para encontrarse Conmigo.


 Debéis aseguraros que estéis bien preparados para Mí, porque ese será el día cuando Yo os entregaré las Llaves de Mi Reino y habrá grandes celebraciones.


 El mal ya no existirá en Mi Nuevo Mundo que viene, y los justos deberán unirse junto Conmigo y con todos los ángeles y santos.

Vosotros debéis mirar esta misión como si estuvierais en un viaje.

Cada parte de vuestro viaje trae nuevos descubrimientos/hallazgos – nuevos caminos en los cuales  aprenderéis lo que se necesita para prepararos para la siguiente etapa.



A medida que vosotros superáis cada obstáculo os volveréis más fuertes.

Incluso los más débiles entre vosotros completarán este viaje, porque Yo os voy a guiar en cada paso que deis y pronto se habrá completado.



Alegraos, porque Mi Reino espera y el tiempo será corto.



Vuestro Jesús


IL SEGRETO DI MARIA (6)

Maria Santissima 
Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta

E) PRATICHE ESTERIORI DELLA SANTA SCHIAVITU'
Loro importanza

60. Oltre alla pratica interiore di questa devozione, di cui abbiamo ora parlato, ce ne sono altre che
non bisogna omettere, né trascurare.

La consacrazione e la sua rinnovazione
61. La prima è di darsi a Gesù Cristo, in qualche giorno importante, per le mani di Maria, di cui ci
facciamo schiavi; di comunicarsi in tal giorno con questa intenzione e di passarlo in preghiera: si
rinnoverà questa consacrazione almeno ogni anno, nello stesso giorno.

L'offerta di un tributo alla Santissima Vergine
62. La seconda è di pagare ogni anno, nello stesso giorno, un piccolo tributo alla Vergine, quale
prova di servitù e di dipendenza; tale fu sempre l'omaggio degli schiavi verso i loro padroni. Ora
questo tributo consiste o in qualche mortificazione, o in qualche elemosina, o in qualche
pellegrinaggio, o in qualche preghiera. Il Beato Marino, secondo quanto racconta suo fratello, San
Pier Damiano, si disciplinava pubblicamente tutti gli anni, nello stesso giorno, davanti ad un altare
della Vergine. Non si domanda, né si consiglia tanto fervore, ma se non si può dar molto a Maria, si
deve però offrirle con cuore umile e riconoscente quello che le si dà.

La celebrazione speciale della festa dell'Annunciazione
63. La terza è di celebrare ogni anno, con devozione speciale la festa dell'Annunciazione che è la
festa principale di questa devozione, stabilita appunto per onorare ed imitare la dipendenza in cui si
pose il Divin Verbo, in tal giorno, per amore nostro.

La recita della "Coroncina" e del "Magnificat"
64. La quarta pratica esteriore è quella di recitare ogni giorno, senza però obbligarvici sotto pena di
peccato, qualora vi si manchi, la Coroncina alla Santissima Vergine, composta da tre Padre Nostro e
da dodici Ave Maria; di recitare spesso il Magnificat, che è l'unico cantico che abbiamo di Maria,
per ringraziare Dio dei benefici ricevuti ed attirarne altri; soprattutto non bisogna smettere di
recitarlo dopo la S. Comunione, quale ringraziamento, come soleva fare la Santissima Vergine
stessa, secondo il dotto Gersone.

La catenella benedetta...
65. La quinta è di portare una catenella benedetta al collo, o al braccio, o al piede, o attraverso il
corpo. Questa pratica si può senza dubbio omettere, senza che ne soffra l'essenziale di questa
devozione: tuttavia, sarebbe male disprezzarla e condannarla, nonché pericoloso volerla trascurare    
Ecco le ragioni che consigliano questa pratica esteriore:
1 - per opporsi alle funeste catene del peccato originale ed attuale, dal quale siamo stati avvinti;
2 - per onorare le corde ed i ceppi amorosi dalle quali Nostro Signore si compiacque di essere
strettamente legato, per renderci veramente liberi;
3 - per farci ricordare che dobbiamo agire solo per l'impulso di questa virtù, dato che questi vincoli
sono vincoli di carità: "Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore" (Os 11, 4);
4 - infine, si usa portare simili catene perché abbiamo ognora presente la nostra doverosa
dipendenza da Gesù e da Maria, in qualità di schiavi.

Molti grandi personaggi, che si erano fatti schiavi di Gesù e di Maria, stimarono talmente queste
catenelle, che si lamentavano perché non era loro concesso di trascinarle pubblicamente ai piedi,
come gli schiavi dei Turchi. Oh, catene più preziose e più gloriose delle collane d'oro e delle pietre
preziose di tutti gli imperatori, poiché ci avvincono a Gesù Cristo e alla sua santa Madre, e ne sono
le illustri insegne e livree!
E' conveniente che queste catene, se non d'argento, siano almeno di ferro, per la facilità di
procurarsele. Non si dovrà mai deporle durante la vita, perché ci possano accompagnare fino al
giorno del giudizio. Quale gioia, quale gloria, quale trionfo per un fedele schiavo, nel giorno del
giudizio, se al suono della tromba, le sue ossa si leveranno da terra, tuttora strette dalla catena della
schiavitù, evidentemente non consumata. Questo solo pensiero deve stimolare molto un devoto
schiavo a non togliersi mai la catena, per quanto scomoda possa tornare alla natura.



PREGHIERA A GESU'

66. <<Amabile mio Gesù, lascia che io mi rivolga a Te per attestarti la mia riconoscenza per la grazia
concessami, nel darmi alla tua santa Madre con la devozione di questa schiavitù, perché Ella sia mia
avvocata presso la tua Maestà, e mio supplemento universale nella mia grandissima miseria.
      Ahimè! mio Dio, io sono tanto miserabile che, senza questa buona Madre, di certo sarei
irrimediabilmente perduto. Sì! Maria mi è necessaria presso di te, in tutto: necessaria, per calmarti
nel tuo giusto sdegno, poiché ti ho tanto offeso ed ogni giorno ti offendo ancora tanto; necessaria,
per trattenere gli eterni castighi della tua giustizia da me meritati; necessaria, per guardarti, per
parlarti, per pregarti, per accostarmi a Te, per piacerti; necessaria, per salvare la mia anima e quella
degli altri; necessaria, in una parola, per fare sempre la tua santa volontà e cercare in tutto la tua
maggior gloria. 
      Perché non posso io manifestare nel mondo intero questa misericordia che mi hai
usato? Perché tutto il mondo non conosce che senza Maria io sarei già dannato? Perché non posso
mostrare una degna riconoscenza per un così grande beneficio? Maria è in me. Oh, quale tesoro!
Oh, quale consolazione! E dopo di ciò non sarò io tutto di Maria? Oh, quale ingratitudine sarebbe
mai questa, mio caro Salvatore! Oh, mandami piuttosto la morte prima che mi colga tanta sventura,
perché preferisco morire che vivere senza essere di Maria.
      Io l'ho mille e mille volte presa come ogni mio bene con San Giovanni Evangelista ai piedi della
Croce, e mille e mille volte a Lei mi sono consacrato; ma se ancora non l'ho fatto come Tu desideri.
Gesù mio caro, adesso voglio farlo nel modo che a TE piace; e se mai scorgi nella mia anima e nel
mio corpo qualche cosa che non appartiene a questa augusta Principessa, strappamela, te ne prego, e
gettala lontano da me, poiché non appartenendo a Maria, è indegna di Te.>>

Invocazione finale allo Spirito Santo

67. <<O Spirito Santo! Concedimi tutte queste grazie e pianta, innaffia e coltiva nella mia anima
l'amabile Maria, vero Albero di Vita, perché cresca, fiorisca e rechi frutti di vita in abbondanza. O
Spirito Santo! Dammi una grande devozione ed un grande appoggio sul suo seno materno ed un
continuo ricorso alla sua misericordia, affinché in Lei Tu formi nella mia anima Gesù Cristo al
naturale, grande e potente, fino alla pienezza della sua età perfetta. Amen. >>

Preghiera a Maria per i suoi fedeli schiavi

68.<< Io ti saluto, o Maria, Figlia diletta dell'Eterno Padre; io ti saluto, o Maria, Madre ammirabile del divin Figlio; io ti saluto, o Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo: io ti saluto, o Maria, mia
cara Madre, mia amabile padrona e mia potente Sovrana; io ti saluto, mia gioia, mia gloria, cuore
mio ed anima mia! Tu sei tutta mia per misericordia e io sono tutto tuo per giustizia, però non lo
sono ancora abbastanza; a Te, dunque, di nuovo interamente mi dono, come eterno schiavo, senza
riserva alcuna, né per me né per gli altri.
     Se scorgi in me qualche cosa che non è ancora tua prenditela, te ne supplico, in questo momento, e
sii la Padrona assoluta di tutto quanto possiedo; distruggi in me, sradica, annienta tutto ciò che
spiace a Dio, e in me pianta, innalza, opera tutto ciò che gli piacerà. La luce della tua fede diradi le
tenebre del mio spirito; la tua profonda umiltà si sostituisca al mio orgoglio; la tua sublime
contemplazione ponga un freno alle distrazioni della mia immaginazione vagabonda; la tua vista
ininterrotta di Dio riempia la mia mente della sua presenza; l'incendio della carità del tuo Cuore
dilati ed infiammi il mio, così tiepido e freddo; le tue virtù prendano il posto dei miei peccati; i tuoi
meriti siano mio ornamento e mio supplemento presso Dio. 
      Infine, o mia carissima e diletta Madre, fa', se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; che io non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; che io non abbia altro cuore che il tuo per amare Dio con puro ed ardente amore come Te.
69.  Io non ti chiedo né visioni, né rivelazioni, né gusti, né piaceri anche spirituali. A te si addice di
vedere chiaramente senza tenebre; a Te di gustare pienamente senza amarezze; a Te di trionfare
gloriosamente alla destra di tuo Figlio in Cielo, senza umiliazioni di sorta; a Te di comandare in
modo assoluto agli angeli, agli uomini e ai demoni senza resistenza alcuna, e infine di disporre, a
tuo piacere, di tutti i beni di Dio, senza eccezione alcuna. Ecco, o divina Madre, l'eccellente
porzione che il Signore ti ha fatto e che mai ti sarà tolta, ciò che mi causa grandissima gioia.
    Per mia porzione quaggiù, altro non voglio se non quella che Tu avesti nel mondo, e cioè: credere
puramente, senza nulla gustare e vedere; soffrire con gioia, senza consolazione di creature; morire,
continuamente e senza tregua, a me stesso; lavorare molto per Te, fino alla morte, senza alcun
interesse, come il più vile dei tuoi schiavi. La sola grazia che per pura misericordia ti chiedo, è che,
tutti i giorni e i momenti del mio vivere, io dica tre volte: "Amen: Così sia", a tutto quello che tu
facesti sulla terra durante la tua vita mortale; "Così sia", a tutto quello che adesso fai in Cielo; "Così
sia", a tutto quello che fai nella mia anima, perché ci sia Tu sola a glorificare pienamente Gesù in
me nel tempo e nell'eternità. Amen. >>


LA COLTURA E L'ACCRESCIMENTO DELL'ALBERO DELLA VITA
(Cioè il modo di far vivere e regnare Maria nella nostra anima)

La Santa Schiavitù d'amore è il vero "Albero della Vita"

70. Anima predestinata, con la luce dello Spirito Santo hai capito quanto sono venuto a dirti?
Ringrazia Dio: è un segreto quasi a tutti sconosciuto. Se hai trovato il tesoro nascosto nel campo di
Maria, la perla preziosa del Vangelo, devi vendere tutto per farne acquisto; devi fare un sacrificio di
te stessa nelle mani di Maria e perderti felicemente in Lei per trovarvi Dio solo. Se lo Spirito Santo
ha piantato nella tua anima il vero Albero della Vita, che è la devozione che ti ho esposto, devi
porre ogni cura nel coltivarlo, perché ti dia il suo frutto a tempo opportuno.
    Questa devozione assomiglia al grano di senape, di cui parla nel Vangelo, il quale, mentre è, a
quanto pare, il più piccolo di tutti i grani, diviene però molto grande ed erge così alto il fusto che gli
uccello del cielo, cioè i predestinati, nidificano sui suoi rami, e vi nascondono al sicuro dalle bestie
feroci.

Il modo di coltivarlo
Eccoti, o anima predestinata, il modo di coltivarlo:

Nessun appoggio umano
71. 1) Quest'Albero, essendo piantato in un cuore assai fedele, ama restare all'aria libera, senza
alcun appoggio umano: quest'Albero, essendo divino, rifugge sempre da qualsiasi creatura che
potrebbe impedirgli di innalzarsi verso il suo principio, Dio. Pertanto, non bisogna appoggiarsi sulla
sua propria industria, o sui propri doni di natura, o sul credito e l'autorità degli uomini: bisogna
invece ricorrere a Maria e contare sul suo aiuto.

Continuo sguardo dell'anima
72. 2) Bisogna che l'anima, dove quest'Albero è piantato, sia occupata senza tregua, a guardarlo e
riguardarlo, come un buon giardiniere. Poiché quest'albero, essendo vivente e dovendo dare frutto
di vita, vuole essere coltivato e reso rigoglioso da un continuo sguardo e contemplazione dell'anima;
è proprio infatti di un'anima, che aspiri a diventare perfetta, di pensarvi di continuo, di farne la
principale occupazione.

Violenza a se stesso
73. 3) Bisogna sradicare e troncare i cardi e le spine, che potrebbero soffocare questo Albero o
impedirgli di produrre il suo frutto: bisogna, cioè, essere fedele a tagliare e troncare, con la
mortificazione e la violenza a se stesso, tutti i piaceri inutili e le occupazioni vane con le creature; in
altre parole, crocifiggere la carne, osservare il silenzio, mortificare i sensi.

Niente amor proprio
74. 4) Bisogna che i bruchi non lo danneggiano. Questi bruchi sono l'amore di se stesso e delle
proprie comodità; essi mangiano le foglie verdi e distruggono le belle speranze che l'Albero dava di
produrre frutti: poiché l'amor proprio e l'amor di Maria non si accordano affatto.

Orrore del peccato
75. 5) Bisogna tenere lontano le bestie, che sono i peccati, i quali potrebbero seccare l'Albero della
Vita con il solo loro contatto; bisogna che nemmeno lo sfiori il loro alito, cioè i peccati veniali, che
sono sempre pericolosissimi, qualora non se ne abbia dispiacere.

Facoltà agli esercizi
76. 6) Bisogna innaffiare continuamente quest'Albero divino con Messe, Comunioni ed altre
preghiere pubbliche o private, altrimenti esso non darebbe più frutti.

Pace nelle prove
77. 7) Non bisogna crucciarsi se quest'Albero è agitato e scosso dal vento; perché occorre che il
vento delle tentazioni lo investa per farlo cadere, e le nevi ed i ghiacci lo circondino per farlo
morire; il che significa; il che significa che questa devozione a Maria Vergine sarà necessariamente
combattuta e contraddetta; ma purché si sia costanti nel coltivarlo, nulla si deve temere.
Il frutto dell'Albero della vita è l'amabile ed adorabile Gesù

78. Anima predestinata, se coltiverai in tal modo il tuo Albero della Vita, di recente piantato nella
tua anima dallo Spirito Santo, io ti assicuro che in poco tempo esso crescerà così in alto, che gli
uccelli del cielo vi abiteranno, e diverrà così perfetto, che infine a tempo opportuno darà il suo
frutto di onore e di grazia, cioè l'amabile ed adorabile Gesù, che fu e sarà sempre l'unico frutto di
Maria.
Felice l'anima in cui è piantata Maria, l'Albero della Vita; più felice quella in cui Maria ha potuto
crescere e fiorire; felicissima quella in cui Maria produce il suo frutto: ma fra tutte felicissima
quella che gusta e conserva questo frutto fino alla morte e nei secoli dei secoli. Amen.
San Luigi M.G. de Montfort

TOTUS TUUS, MARIA!
Mater Christi, Mater Ecclesiae!