venerdì 12 luglio 2019

Quando véniam et apparébo ante fáciem Dei? - Quando verrò e comparirò davanti alla faccia di Dio?

SAN GIOVANNI GUALBERTO
985-1073

Risultati immagini per SAN GIOVANNI GUALBERTO

Giovanni Gualberto nato a Firenze da nobile famiglia, in ossequio ai desideri del padre, seguiva la vita militare, allorché Ugo, unico suo fratello, fu ucciso da un parente. Il Venerdì Santo Giovanni tutto armato e scortato da soldati, incontrato l'uccisore solo e senza armi in un luogo dove né l'uno né l'altro potevano evitarsi, gli fece grazia della vita per rispetto alla santa croce, che l'omicida supplicante rappresentava colle braccia stese, credendosi già presso a morire. Così accolto il nemico in fratello, entrò a pregare nella vicina chiesa di san Miniato, e mentre vi adorava l'immagine del Crocifisso, la vide piegare il capo verso di lui. Commosso dal miracolo, Giovanni decise di non militare che a Dio, nonostante l'opposizione del padre, e lì stesso si tagliò i capelli colle proprie mani e vesti l'abito monastico; e in breve si distinse tanto nella pietà e nelle religiose virtù, da essere a molti modello e regola di perfezione; così che morto l'abate del luogo, fu eletto superiore a unanimità. Ma il servo di Dio, amando più di obbedire che di comandare, e riserbato dalla divina volontà a cose più grandi, andò a trovare Romualdo, che viveva nell'eremo di Camaldoli, e da lui apprese una predizione celeste relativa al suo istituto; ed allora egli fondò presso Vallombrosa il suo ordine sotto la regola di san Benedetto.



In seguito, la fama della sua santità avendogli attirati d'ogni parte moltissimi, di concerto con essi che gli si erano uniti come compagni, s'applicò con zelo ad estirpare la piaga dell'eresia e simonia, e a propagare la fede apostolica, soffrendo perciò e lui e i suoi contrarietà senza numero. Difatti per sopprimere lui e i suoi compagni, suoi nemici assalgono all'improvviso di notte il monastero di san Salviano, incendiano la chiesa, demoliscono gli edifici, e feriscono mortalmente tutti i monaci, che però l'uomo di Dio guarì sull'istante con un semplice segno di croce, e, facendo passare miracolosamente uno dei suoi monaci, Pietro, illeso su d'un fuoco grandissimo e ardentissimo, ottenne per s'è e pe' suoi la sospirata pace. Quindi estirpata nella Toscana la peste della simonia, ritornò la fede atta sua primiera integrità in tutta Italia.



Costruì interamente molti monasteri, e fortificò con sante leggi questi stessi ed altri di cui aveva restaurato gli edifici e la regolare osservanza. Per nutrire i poveri vendé il mobilio sacro; trovò docili gli elementi per castigare i cattivi, per reprimere il demonio, la croce gli servì come di spada. Infine, affranto dalle astinenze, veglie, digiuni, preghiere, macerazioni, e dalla vecchiaia, sotto il peso della malattia, ripeteva sovente quelle parole di David: «L'anima mia ha sete di Dio forte e vivo: quando verrò e comparirò davanti alla faccia di Dio? - Sitívit ánima mea ad Deum fortem vivum : quando véniam et apparébo ante fáciem Dei? (Ps. 41,3)

Già presso a morire, radunò i suoi discepoli e li esortò alla concordia fraterna; poi fece scrivere su d'un biglietto, col quale volle essere seppellito, queste parole: «Io Giovanni, credo e professo la fede che i santi Apostoli hanno predicato e che i santi Padri hanno confermato in quattro concilii». In ultimo, dopo essere stato onorato per tre giorni di seguito dalla presenza degli Angeli, se n'andò al Signore e settantotto anni di età a Passignano, dove è circondato della più grande venerazione, l'anno della salute 1073, il 12 luglio. Illustre per molti miracoli, Celestino III l'inserì nel novero dei Santi.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

AMDG et DVM

SI' PROPRIO COSI': PREGARE E' BELLO



PREGARE E’ BELLO - Ah, figlioli, che bel Rosario!

Questa esclamazione fu così carica di fede e di meraviglia da rimanermi ancora impressa do­po decine di anni.
Mio padre aveva partecipato, con parecchi adulti e alcuni giovani, ad un pellegrinaggio se­rale al Santuario della Caravina, in Valsolda.

- E pensare che in casa si fa fatica a rispon­dere a qualche Ave Maria... mentre ieri sera, fi­nita la prima corona del santo Rosario, ne avrem­mo recitata pure un'altra!

Quegli uomini avevano capito quanto sia di­verso il «dir su preghiere» di malavoglia, dal pre­gare tutti insieme e «con sentimento», convinti che quando si prega seriamente Qualcuno lassù in Cie­lo sta in ascolto.

Ora, nell'offrirti queste pagine, chiedo alla Ma­donna che tu riesca a vivere la stessa esperienza di fede. Esperienza di buona preghiera che molti fan­no ogni giorno. Magari una più elevata ancora fino a recitare il santo Rosario con lo stesso fervo­re di Bernadette Soubirous alla Grotta di Lourdes. Sapeste quanto è bello «un bel rosario, figlio­li!»... «Ancor più del ciel di Lombardia», aggiun­gerebbe convinto il nostro caro Manzoni.

Don RENZO


ROSA, ROSARIO

Il Rosario - bellissima preghiera - prende nome dal fiore simbolo dell'amore: rosario vuol dire roseto, mazzo di rose.
Vogliamo dunque offrirlo con finezza di gusto: niente rose (cioè le Ave Maria) appassite, sgualcite, mal tenu­te insieme e buttate là con noncuranza! È un omaggio gentile alla più bella di tutte le creature, alla benedetta fra le donne.

Con bel garbo

Con il Rosario compiamo un gesto di riconoscenza a Dio, che ha voluto divenire figlio di questa Donna, frutto benedetto del suo grembo.
Alla Regina del Cielo e della terra, alla Madre del Creatore dell'Universo le rose si offrono con rispettoso amore.
Al gambo di questi fiori sono attaccate le spine: es­se ci insegnano a far attenzione nel comporre nei debiti modi questo mazzo spirituale, per porgerlo poi con bel garbo, con semplicità e con fede.
Non è quindi tanto facile recitare «bene» il Rosario: occorre un notevole impegno.

Le sue origini

Il re Davide, vissuto in Giudea tremila anni fa, non recitava certo il Rosario; eppure potremmo considerarlo un lontano antenato di questa forma di preghiera. Egli compose parole, musica e danza di una parte dei centocinquanta Salmi. Questi sono composizioni poeti­che ispirate da Dio che, prima gli Ebrei e poi i Cristiani impararono a memoria per la preghiera privata e li­turgica. [Non solo per i salmi Davide è legato al santo Rosario: grande fu anche quel gesto di procurarsi nel torrente 5 ciottoli e servirsene per abbattere il gigante Golia: quella fionda davidica adambrava ... il santo Rosario che fa tremare l'inferno]

Dopo san Benedetto, e con l'abbondanza di monaci nei monasteri, successe che quelli non addetti abitual­mente al coro, perché impegnati in lavori pesanti nelle campagne e nelle stalle, non riuscivano a recitare ogni giorno tutti quei Salmi. Non sapendoli a memoria, do­vevano accontentarsi di recitare centocinquanta Pater noster: un surrogato della preghiera liturgica, a detta dei «sapienti».

Fatica e umiltà

Eppure era anch'essa una lode, forse più gradita a Dio, perché rivolta a Lui nella fatica e con semplicità di cuore.
Come i Salmi erano suddivisi a dieci a dieci (le de­curie) e terminavano con il Gloria, così anche i Pater noster furono suddivisi a dieci a dieci dal Gloria Patri. Poi, al posto di tutti questi Pater, attraverso, i secoli, la buona Provvidenza permise che si infiltrassero sem­pre più le Ave Maria.

Molti Santi, ed il più conosciuto al riguardo è san Domenico, diffusero questa «liturgia rimediata» tra il po­polo, con grandi vantaggi spirituali.
Vorrei riportarvi una sintesi delle promesse che la Madonna ha fatto, attraverso alcuni Santi, ai veri devo­ti del santo Rosario. Sappiamo che la Madonna quel che promette mantiene.

Promesse della santa Vergine

l. A quelli che devotamente reciteranno il mio Ro­sario prometto la mia protezione speciale e grandissi­me grazie. Il santo Rosario sarà un'arma potente con­tro l'Inferno; distruggerà i vizi, vi libererà dal peccato, dissiperà le eresie.
2. Il santo Rosario farà fiorire le virtù e le opere buone; otterrà alle anime grande misericordia da parte di Dio; raffredderà l'amore alle cose del mondo, ele­vando i cuori al desiderio dei beni eterni.
3. Chi confiderà in Me, pregando con il santo Ro­sario, non perirà e non sarà soverchiato dalla sventura. I peccatori si convertiranno, cresceranno nella Grazia di Dio e diverranno degni della vita eterna.
4. Quelli che recitano il mio Rosario troveranno du­rante la vita e nell'ora della morte la luce di Dio e la pienezza delle sue grazie; parteciperanno ai meriti de­gli Angeli e dei Santi.
5. Libererò presto dal Purgatorio le anime che fu­rono devote al santo Rosario. Chi l'avrà recitato con co­stanza e vera devozione godrà di una grande gloria in Cielo.
6. Ciò che chiederete con fede per mezzo del mio Rosario, voi lo otterrete. Coloro che propagheranno la devozione del santo Rosario saranno da Me soccorsi in tutte le loro necessità.
7. Io ho ottenuto da mio Figlio che coloro che si as­sociano nella devozione del santo Rosario abbiano per fratelli, in vita e in morte, i Santi del Cielo.
8. Quelli che recitano fedelmente il Rosario sono fi­gli miei amatissimi, veri fratelli e sorelle di Gesù Cri­sto. La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.

Meditando i «misteri»
A coloro che non sapevano leggere, e iniziando dai monasteri, in luogo delle Sacre Letture, si propose la contemplazione di momenti importanti della vita di Ge­sù e di Maria, che ora sono codificati nei quindici misteri [che ora nel terzo millennio sono 20 per opera di san Giovanni Paolo II].
A quei tempi, in cui poche persone tra il popolo sa­pevano leggere, i quadri, gli affreschi e le sculture che rendevano le chiese una vera scuola, aiutavano a com­prendere il significato e a fissare nella memoria anche visiva questi santi «misteri».

(continua) Intanto se ancora non ha un bel Rosario, corra a procurarselo e lo porti sempre  con sé.
AVE MARIA PURISSIMA!

Marthe Robin

MARIA SS.ma DIVINA MEDIATRICE


Venerabile Marta Robin Fondatrice dei Focolari della Carità
.
Châteauneuf-de-Galaure, Francia, 13 marzo 1902 - 6 febbraio 1981
Marthe Robin, sesta figlia di modesti contadini di Chateauneuf-de-Galaure, all'età di 16 anni fu colta da un male misterioso che in poco tempo la riduce alla paralisi, fino alla morte. Totalmente paralizzata, al buio in quanto ipersensibile alla luce, senza poter dormire, mangiare, bere, suo unico cibo sarà l'ostia consacrata. Alla fine del settembre 1930 Marthe vede il Cristo che le chiede: "Vuoi essere come me?". Marthe risponde con l'accettazione. Riceverà le stigmate e, da quel momento, ogni venerdì rivivrà la Passione di Cristo. Accetta di entrare nell'agonia di Cristo dal giovedì alla domenica, fino al dono delle stimmate. Soffre anche vessazioni diaboliche. Il mercoledì sera Marta riceveva l'Eucaristia andando in estasi. La piccola Marthe, pur al centro di fatti straordinari, volle essere sempre e soltanto una umile figlia della Chiesa. Soleva, infatti, dire: "Non parlate di me, il mio compito é quello di pregare ed offrire". E' stata la fondatrice dei Foyers de Charité (Focolari della Carità). Nel 1989 è stato introdotto il processo per la sua beatificazione. Papa Francesco l'ha dichiarata Venerabile il 7 novembre 2014.


Marthe Robin nacque a Châteauneuf-de-Galaure (Drôme), nel sud-est della Francia, il 13 marzo 1902, era sestogenita di Joseph Robin e Amélie-Célestine Chosson, modesti contadini, che la fecero battezzare il 5 aprile a Saint-Bonnet-de-Galaure.

La sua vita, fino ai 16 anni, scorre serena nella campagna. Ma, nel mese di novembre del 1918, mentre erano in atto i festeggiamenti per l'armistizio tra Francia e Germania, Marthe cadde a terra e non riuscì più ad alzarsi: fu l'inizio della sua misteriosa patologia, che venne diagnosticata come encefalite letargica, ma alcuni la definiranno «coma mistico».
Il coma durò fino al marzo-aprile del 1921, poi Marthe tornò lentamente a camminare, a lavorare all'uncinetto e, con l'aiuto del bastone, a sorvegliare gli animali della fattoria. Dopo qualche mese, tornò a peggiorare, perdendo la deambulazione, accusando forti dolori alla schiena e avendo pesanti problemi alla vista. 


Dal 3 ottobre del 1926 si aggrava: ha continue emorragie e non ritiene più nulla nello stomaco. Riceve l’estrema unzione. Ma, proprio quando le speranze sembravano ormai finite, Marthe riceve l'apparizione di santa Teresina di Lisieux che le rivela di non essere giunta alla fine della sua vita, ma di dover assumere una precisa missione nel mondo.

Da questo momento Marthe Robin diventa pegno d’amore immolato per Gesù. Dal 1928 la paralisi colpisce tutto il corpo. Per 50 anni consecutivi non mangerà più e non berrà più; le verranno inumidite le labbra con acqua o caffè e nutrirà soltanto più l’anima con l’Eucaristia; tuttavia l’Ostia  non veniva inghiottita, ma spariva letteralmente e inspiegabilmente tra le sue labbra e molte persone furono testimoni di questo inspiegabile fenomeno. 


Il 2 febbraio 1929 perse anche l’uso delle mani e dovette imparare a scrivere servendosi della bocca.
Su di lei il filosofo cattolico Jean Guitton, accademico di Francia, scrisse il suo ultimo libro, Ritratto di Marthe Robin. Una mistica del nostro tempo (Paoline). Nell'Introduzione del libro di Jean-Jacques Antier (San Paolo) Guitton scrive: «Rassomigliava a una bambina, perfino nella voce. Era gaia più che gioiosa, la sua voce esile e bassa, il suo canto quello di un uccello. I suoi modi esprimevano l'essenza indefinibile della poesia». Inoltre: «Non aveva nessun talento, salvo, nella sua giovinezza, quello del ricamo. Al di là di qualsiasi cultura, al di là della povertà, si nutriva dell'aria, del tempo e dell'eternità. Perfino al di là del dolore. E tuttavia, subito presente a tutto e a tutti». «Mia moglie diceva: ''Altrove non ci sono che problemi, ma da lei non ci sono che soluzioni, perché si mette allo stesso tempo al centro del cielo e al centro della terra».


Nel 1930 Marthe vide Cristo, che le chiese: «Vuoi essere come me? ». Ed ella rispose: «Il mio io sei tu. La mia vita sia la riproduzione perfetta e incessante della tua vita». Il 1° ottobre, festa di santa Teresina di Lisieux, fu come una preparazione della passione in un vero tormento di sofferenze, di cui lascerà questa testimonianza: «Quanto mi avete fatto male. mio Dio! Vi amo! Abbiate pietà di me! ho male nell'anima, nel cuore, nel corpo; la mia povera testa sembra rotta. Non so più niente, se non soffrire. Sento in me una tale stanchezza; il dolore grida così forte. E non c'è nessuno, nessuno per aiutarmi! Sono all'estremo delle mie forze. Non finirà dunque mai il dolore quaggiù? Quando ha straziato il corpo e il cuore, strazia l'anima.


Oh, mio Amore crocifisso! Voi m'insegnate giorno per giorno a dimenticarmi. Mio Dio, vi amo; abbiate pietà di me! Quando verrò, Dio mio, nella terra dei viventi? Gesù, sostenetemi!
Ma io so. Per vincere bisogna saper soffrire. Il dolore è la leva che solleva la terra. [Perchè] il Dio che affligge è anche il Dio che consola.


Non è un peso, ma piuttosto un altare. Niente è più bello davanti a Dio che l'oblazione di se stessi quando si soffre.


Con tutta la mia anima dolente, con tutto il mio cuore straziato, il mio corpo torturato dalle sofferenze, gli occhi accecati dalle lacrime, bacio amorosamente la vostra mano, mio Dio».




Sempre nell’ottobre del 1930 Marthe riceve una nuova visione, questa volta di Cristo crocifisso. Egli prende le sue braccia paralizzate e gliele apre. Poi lei sente di nuovo: «Marthe, vuoi essere come me?». «Allora sentii un fuoco bruciante, talora esteriore, ma soprattutto interiore. Era un fuoco che usciva da Gesù. Esteriormente, lo vedevo come una luce che mi bruciava. Gesù mi chiese prima di tutto di offrire le mie mani. Mi sembrò che un dardo uscisse dal suo cuore e si dividesse in due raggi per trapassare uno la mano destra e l'altro la sinistra. Ma, nello stesso tempo, le mie mani erano trapassate, per così dire, dall'interno. Gesù m'invitò ancora a offrire i miei piedi. Lo feci all'istante, come, come per le mani, mettendo le gambe come Gesù sulla croce. Restarono in parte piegate, come quelle di Gesù. Come per le mani, un dardo, che partiva dal cuore di Gesù, dardo di fuoco dello stesso colore che per le mani, si divise in due a una certa distanza dal cuore di Gesù, pur restando unico nello sprigionarsi dal cuore. Quindi questo dardo era unico verso il cuore di Gesù e si divideva per colpire e attraversare nello stesso tempo i due piedi. La durata non si può precisare. Questo si verificò senza interruzioni ».


In seguito riceverà anche le ferite della corona di spine. 


Da quel giorno Marthe rivivrà ogni venerdì la passione di Gesù. Il Signore promise di inviarle un sacerdote illuminato per aiutarla a realizzare la missione alla quale era destinata: creare dei luoghi di preghiera e carità destinati a diffondersi in tutto il mondo. Venne, tra gli altri, a visitarla il giovane abate Finet, che Marthe riconosce per averlo visto nelle sue visioni. Insieme a lui realizzerà i Foyers de charité, tutt’oggi presenti in tutto il mondo.


Marthe aveva il dono del consiglio e quello di leggere nei cuori, grazie ai quali aiutò molte persone, laici e religiosi, a risolvere difficili questioni spirituali. Diede importanti consigli al Presidente de Gaulle, a cardinali, vescovi, filosofi e scienziati. Marthe riuscì a curare, attraverso l’intercessione della Madonna, molte persone. Quando ricevette le stigmate la gente iniziò ad arrivare numerosa da ogni parte della Francia per vederla. Talvolta incontrava più di 60 persone al giorno e nonostante le sue sofferenze manteneva la sua abituale giovialità e il suo sorriso mentre ascoltava, rasserenava, convertiva. Riceveva lettere da tutto il mondo, erano tutte richieste di aiuto da parte di persone di ogni età. Nel 1940, dopo un’offerta fatta al Signore, autorizzata da Padre Finet, sopraggiunse una quasi totale cecità, unita a una ipersensibilità alla luce che obbligava Marthe a vivere al buio. «Gesù mi ha chiesto gli occhi», diceva la mistica. 


Il filosofo Jean Guitton andò da lei ben quaranta volte. Rimase colpito da questa umile contadina che malgrado non fosse mai uscita dalla sua fattoria sapeva illuminare e aiutare gente semplice e dotti uomini di cultura e di scienza. 


Marthe aveva il dono della veggenza, conosceva le cose lontane e quelle future, aveva una infinita capacità di donare amore e prendere su di sé i mali altrui. 


Vide per decenni, ogni settimana, la Madonna e tutti i venerdì, prima della fine della passione di Gesù che viveva sulla sua carne, la Santa Vergine le appariva ai piedi del divano. Inoltre versava lacrime di sangue ogni notte, una moltiplicazione misteriosa che accompagnerà la martire fino alla fine dei suoi giorni.
La morte la colse, completamente sola, il 6 febbraio 1981, il primo venerdì del mese. Venne trovata sdraiata per terra, in mezzo a tanti oggetti sparsi. 


Dopo sette anni dalla sua morte iniziò il suo processo di beatificazione, conclusosi a livello diocesano nel 1996. Papa Francesco ha promulgato il decreto sulle virtù eroiche in data 7 novembre 2014, dichiarando Marthe Robin "Venerabile".


Autore: 
Cristina Siccardi

I tre giorni di buio – Le profezie -- Vivi in Grazia e abbi sempre con te il Santo ROSARIO!




AVE MARIA! 
PIENA DI GRAZIA!

Con seguridad vamos a encontrarnos con Mamá

Así es como un escritor húngaro explica la existencia de Dios…




En el vientre de una mamá había dos bebés…

Uno preguntó al otro: «¿Tú crees en la vida después del parto?»
El otro respondió: «Claro que sí. Tiene que haber algo después del parto. Tal vez estamos aquí para prepararnos para lo que vendrá más tarde»
«Tonterías», dice el primero. “No hay vida después del parto. ¿Qué clase de vida sería esta? "
Si haces lo que a Dios le Agrada...
El segundo dice: «No lo sé, pero habrá más luz que la hay aquí. Tal vez podremos caminar con nuestras propias piernas y comer con nuestras bocas. Tal vez tendremos otros sentidos, que no podemos entender ahora.»
El primero contestó: «Eso es un absurdo. Caminar es imposible. ¿¡Y comer con la boca!? ¡Ridículo! El cordón umbilical nos nutre y nos da todo lo demás que necesitamos. El cordón umbilical es demasiado corto. La vida después del parto es imposible.»
La Paciencia, la Fe y la Esperanza...
El segundo insistió: «Bueno, yo pienso que hay algo y tal vez sea diferente de lo que hay aquí. Tal vez ya no necesitemos de este tubo físico. >>
El primero contestó: «Tonterías, además, de haber realmente vida después del parto, entonces ¿por qué nadie jamás regreso de allá? El parto es el fin de la vida y en el pos parto no hay nada más allá de lo oscuro, silencio y olvido. Él no nos llevará a ningún lugar. >>
Señor dame las Fuerzas...
<<Bueno, yo no lo sé», dice el segundo «pero con seguridad vamos a encontrarnos con Mamá y ella nos cuidará. >>
El primero respondió: «¿Mamá?, ¿tú realmente crees en Mamá? Eso es ridículo. Si Mamá existe, entonces, ¿dónde está ella ahora?»
El segundo dice: «Ella está alrededor nuestro. Estamos cercados por ella. De ella, nosotros somos. Es en ella que vivimos. Sin Ella, este mundo no sería y no podría existir. [cf.Hechos de los Ap. 17,28]»
Que Dios te de la Fuerza que necesitas Hoy...
Dice el primero: «Bueno, yo no puedo verla, entonces, es lógico que ella no existe.»
El segundo le responde a eso: «A veces, cuando tú estás en silencio, si te concentras y realmente escuchas, tú podrás percibir su presencia y escuchar su voz amorosa allá arriba… … …»
Al descubrir tu Gran Amor, Cobró sentido Mi Vida...



AMDG et  DVM