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mercoledì 28 agosto 2019

MARTA ROBIN




Non vedeva. Ogni venerdì riviveva le sofferenze della Passione di Gesù del quale portava le stimmate. Dal suo letto di dolore, tramite le persone che andavano da lei, ha fondato centinaia di centri di preghiera in tutto il mondo, i “Foyers di carità”.
Il 15 ottobre 1925  Marta Robin mise nero su bianco il suo atto di abbandono e offerta al Signore: “una vera e propria lettera d’amore. Ha ventitré anni, è il suo fidanzamento”
Ecco le sue parole:
Signore, mio Dio, hai domandato tutto alla tua piccola serva. Prendi dunque e accogli tutto.
In questo giorno mi affido a Te senza riserve e senza nulla in cambio.
O mio amato, è solo Te che voglio…
E per amor tuo  rinuncio a tutto…
O Dio d’amore prendi la mia memoria e tutti i suoi ricordi.
Prendi la mia intelligenza e fa’ che sia a servizio solo della tua massima gloria…
Prendi tutta la mia volontà…
Prendi il mio corpo e tutti i suoi sensi, il mio spirito e tutte le sue facoltà, il mio cuore e tutti i suoi affetti.
Ricevi l’immolazione che ogni giorno e ogni ora io Ti offro in silenzio. Degnati di accoglierla e trasformarla in grazie e benedizioni per tutti coloro che amo, per la conversione dei peccatori e la santificazione delle anime…
Prendi e santifica tutte le mie parole, tutte le mie azioni, tutti i miei desideri.
Sii per l’anima mia il suo bene e il suo tutto. La dono e l’abbandono a Te.
Accetto con amore tutto ciò che viene da Te: dolore, sofferenze, gioia, consolazione, aridità, abbandono, rinuncia, disprezzo, umiliazione, lavoro, prove…
Dio mio, Tu conosci la mia fragilità e l’abisso infinito della mia grande debolezza. Se un giorno dovessi essere infedele alla Tua suprema volontà, se dovessi… disertare il Tuo cammino d’amore, oh!, te ne supplico, fammi la grazia di morire all’istante!
O Dio dell’anima mia, o sole divino, io Ti amo, Ti benedico, Ti lodo, mi abbandono tutta a Te. Mi rifugio in Te.
Nel Tuo seno… Prendimi con Te.
Non voglio vivere che in Te.
AMDG et DVM

MARIA SANTISSIMA MEDIATRICE


...Questo quadro della Vergine - come la "Medaglia miracolosa" di Catherina Labouré - rappresenta una sintesi della Fede: alla maniera del Simbolo degli Apostoli.

   La Vergine è raffigurata con le braccia protese.
Ha una corona sulla quale si intravede una colomba in una irradiazione di luce che inonda la parte alta del quadro, rappresentando la Potenza increata.
Porta un lungo manto azzurro che dalle spalle scende ai piedi lasciando indovinare un corpo senza proporzioni: la testa è contenuta dieci volte nel corpo.
L'abito, bianco come quello di una monaca il giorno della professione, è stretto alla vita da un sottile filo dorato per poi cadere fino ai piedi, in tante pieghe.

   Alla zona di luce succede una zona d'ombra che rappresenta il mondo sublunare.
La Vergine unisce i due campi, quello della Pienezza increata e quello dell'Universo. Come la Vergine di rue du Bac.
I due piedi poggiano su una sfera; un serpente si dimena, si attorciglia, morde il calcagno. Ma uno stelo sorge dai piedi della Vergine e, come un albero di Iesse, sale fino al suo Cuore.
Il Cuore è un'Ostia.
Attorno all'emisfero terrestre, un arcobaleno sta a significare la vecchia e la nuova Alleanza, l'eterna Alleanza,

Osservando il quadro, da una certa distanza, la figura verginale e materna ha la forma di una croce.
Dobbiamo chiudere gli occhi e riflettere, se si vuol dare un valore sacro a questo semplicissimo dipinto, assai amato da Marthe Robin, che aveva il metodo di andare oltre: arrivare cioè al senso attraverso i segni. In verità il quadro è bello, probabilmente molto bello.
   








venerdì 12 luglio 2019

Marthe Robin

MARIA SS.ma DIVINA MEDIATRICE


Venerabile Marta Robin Fondatrice dei Focolari della Carità
.
Châteauneuf-de-Galaure, Francia, 13 marzo 1902 - 6 febbraio 1981
Marthe Robin, sesta figlia di modesti contadini di Chateauneuf-de-Galaure, all'età di 16 anni fu colta da un male misterioso che in poco tempo la riduce alla paralisi, fino alla morte. Totalmente paralizzata, al buio in quanto ipersensibile alla luce, senza poter dormire, mangiare, bere, suo unico cibo sarà l'ostia consacrata. Alla fine del settembre 1930 Marthe vede il Cristo che le chiede: "Vuoi essere come me?". Marthe risponde con l'accettazione. Riceverà le stigmate e, da quel momento, ogni venerdì rivivrà la Passione di Cristo. Accetta di entrare nell'agonia di Cristo dal giovedì alla domenica, fino al dono delle stimmate. Soffre anche vessazioni diaboliche. Il mercoledì sera Marta riceveva l'Eucaristia andando in estasi. La piccola Marthe, pur al centro di fatti straordinari, volle essere sempre e soltanto una umile figlia della Chiesa. Soleva, infatti, dire: "Non parlate di me, il mio compito é quello di pregare ed offrire". E' stata la fondatrice dei Foyers de Charité (Focolari della Carità). Nel 1989 è stato introdotto il processo per la sua beatificazione. Papa Francesco l'ha dichiarata Venerabile il 7 novembre 2014.


Marthe Robin nacque a Châteauneuf-de-Galaure (Drôme), nel sud-est della Francia, il 13 marzo 1902, era sestogenita di Joseph Robin e Amélie-Célestine Chosson, modesti contadini, che la fecero battezzare il 5 aprile a Saint-Bonnet-de-Galaure.

La sua vita, fino ai 16 anni, scorre serena nella campagna. Ma, nel mese di novembre del 1918, mentre erano in atto i festeggiamenti per l'armistizio tra Francia e Germania, Marthe cadde a terra e non riuscì più ad alzarsi: fu l'inizio della sua misteriosa patologia, che venne diagnosticata come encefalite letargica, ma alcuni la definiranno «coma mistico».
Il coma durò fino al marzo-aprile del 1921, poi Marthe tornò lentamente a camminare, a lavorare all'uncinetto e, con l'aiuto del bastone, a sorvegliare gli animali della fattoria. Dopo qualche mese, tornò a peggiorare, perdendo la deambulazione, accusando forti dolori alla schiena e avendo pesanti problemi alla vista. 


Dal 3 ottobre del 1926 si aggrava: ha continue emorragie e non ritiene più nulla nello stomaco. Riceve l’estrema unzione. Ma, proprio quando le speranze sembravano ormai finite, Marthe riceve l'apparizione di santa Teresina di Lisieux che le rivela di non essere giunta alla fine della sua vita, ma di dover assumere una precisa missione nel mondo.

Da questo momento Marthe Robin diventa pegno d’amore immolato per Gesù. Dal 1928 la paralisi colpisce tutto il corpo. Per 50 anni consecutivi non mangerà più e non berrà più; le verranno inumidite le labbra con acqua o caffè e nutrirà soltanto più l’anima con l’Eucaristia; tuttavia l’Ostia  non veniva inghiottita, ma spariva letteralmente e inspiegabilmente tra le sue labbra e molte persone furono testimoni di questo inspiegabile fenomeno. 


Il 2 febbraio 1929 perse anche l’uso delle mani e dovette imparare a scrivere servendosi della bocca.
Su di lei il filosofo cattolico Jean Guitton, accademico di Francia, scrisse il suo ultimo libro, Ritratto di Marthe Robin. Una mistica del nostro tempo (Paoline). Nell'Introduzione del libro di Jean-Jacques Antier (San Paolo) Guitton scrive: «Rassomigliava a una bambina, perfino nella voce. Era gaia più che gioiosa, la sua voce esile e bassa, il suo canto quello di un uccello. I suoi modi esprimevano l'essenza indefinibile della poesia». Inoltre: «Non aveva nessun talento, salvo, nella sua giovinezza, quello del ricamo. Al di là di qualsiasi cultura, al di là della povertà, si nutriva dell'aria, del tempo e dell'eternità. Perfino al di là del dolore. E tuttavia, subito presente a tutto e a tutti». «Mia moglie diceva: ''Altrove non ci sono che problemi, ma da lei non ci sono che soluzioni, perché si mette allo stesso tempo al centro del cielo e al centro della terra».


Nel 1930 Marthe vide Cristo, che le chiese: «Vuoi essere come me? ». Ed ella rispose: «Il mio io sei tu. La mia vita sia la riproduzione perfetta e incessante della tua vita». Il 1° ottobre, festa di santa Teresina di Lisieux, fu come una preparazione della passione in un vero tormento di sofferenze, di cui lascerà questa testimonianza: «Quanto mi avete fatto male. mio Dio! Vi amo! Abbiate pietà di me! ho male nell'anima, nel cuore, nel corpo; la mia povera testa sembra rotta. Non so più niente, se non soffrire. Sento in me una tale stanchezza; il dolore grida così forte. E non c'è nessuno, nessuno per aiutarmi! Sono all'estremo delle mie forze. Non finirà dunque mai il dolore quaggiù? Quando ha straziato il corpo e il cuore, strazia l'anima.


Oh, mio Amore crocifisso! Voi m'insegnate giorno per giorno a dimenticarmi. Mio Dio, vi amo; abbiate pietà di me! Quando verrò, Dio mio, nella terra dei viventi? Gesù, sostenetemi!
Ma io so. Per vincere bisogna saper soffrire. Il dolore è la leva che solleva la terra. [Perchè] il Dio che affligge è anche il Dio che consola.


Non è un peso, ma piuttosto un altare. Niente è più bello davanti a Dio che l'oblazione di se stessi quando si soffre.


Con tutta la mia anima dolente, con tutto il mio cuore straziato, il mio corpo torturato dalle sofferenze, gli occhi accecati dalle lacrime, bacio amorosamente la vostra mano, mio Dio».




Sempre nell’ottobre del 1930 Marthe riceve una nuova visione, questa volta di Cristo crocifisso. Egli prende le sue braccia paralizzate e gliele apre. Poi lei sente di nuovo: «Marthe, vuoi essere come me?». «Allora sentii un fuoco bruciante, talora esteriore, ma soprattutto interiore. Era un fuoco che usciva da Gesù. Esteriormente, lo vedevo come una luce che mi bruciava. Gesù mi chiese prima di tutto di offrire le mie mani. Mi sembrò che un dardo uscisse dal suo cuore e si dividesse in due raggi per trapassare uno la mano destra e l'altro la sinistra. Ma, nello stesso tempo, le mie mani erano trapassate, per così dire, dall'interno. Gesù m'invitò ancora a offrire i miei piedi. Lo feci all'istante, come, come per le mani, mettendo le gambe come Gesù sulla croce. Restarono in parte piegate, come quelle di Gesù. Come per le mani, un dardo, che partiva dal cuore di Gesù, dardo di fuoco dello stesso colore che per le mani, si divise in due a una certa distanza dal cuore di Gesù, pur restando unico nello sprigionarsi dal cuore. Quindi questo dardo era unico verso il cuore di Gesù e si divideva per colpire e attraversare nello stesso tempo i due piedi. La durata non si può precisare. Questo si verificò senza interruzioni ».


In seguito riceverà anche le ferite della corona di spine. 


Da quel giorno Marthe rivivrà ogni venerdì la passione di Gesù. Il Signore promise di inviarle un sacerdote illuminato per aiutarla a realizzare la missione alla quale era destinata: creare dei luoghi di preghiera e carità destinati a diffondersi in tutto il mondo. Venne, tra gli altri, a visitarla il giovane abate Finet, che Marthe riconosce per averlo visto nelle sue visioni. Insieme a lui realizzerà i Foyers de charité, tutt’oggi presenti in tutto il mondo.


Marthe aveva il dono del consiglio e quello di leggere nei cuori, grazie ai quali aiutò molte persone, laici e religiosi, a risolvere difficili questioni spirituali. Diede importanti consigli al Presidente de Gaulle, a cardinali, vescovi, filosofi e scienziati. Marthe riuscì a curare, attraverso l’intercessione della Madonna, molte persone. Quando ricevette le stigmate la gente iniziò ad arrivare numerosa da ogni parte della Francia per vederla. Talvolta incontrava più di 60 persone al giorno e nonostante le sue sofferenze manteneva la sua abituale giovialità e il suo sorriso mentre ascoltava, rasserenava, convertiva. Riceveva lettere da tutto il mondo, erano tutte richieste di aiuto da parte di persone di ogni età. Nel 1940, dopo un’offerta fatta al Signore, autorizzata da Padre Finet, sopraggiunse una quasi totale cecità, unita a una ipersensibilità alla luce che obbligava Marthe a vivere al buio. «Gesù mi ha chiesto gli occhi», diceva la mistica. 


Il filosofo Jean Guitton andò da lei ben quaranta volte. Rimase colpito da questa umile contadina che malgrado non fosse mai uscita dalla sua fattoria sapeva illuminare e aiutare gente semplice e dotti uomini di cultura e di scienza. 


Marthe aveva il dono della veggenza, conosceva le cose lontane e quelle future, aveva una infinita capacità di donare amore e prendere su di sé i mali altrui. 


Vide per decenni, ogni settimana, la Madonna e tutti i venerdì, prima della fine della passione di Gesù che viveva sulla sua carne, la Santa Vergine le appariva ai piedi del divano. Inoltre versava lacrime di sangue ogni notte, una moltiplicazione misteriosa che accompagnerà la martire fino alla fine dei suoi giorni.
La morte la colse, completamente sola, il 6 febbraio 1981, il primo venerdì del mese. Venne trovata sdraiata per terra, in mezzo a tanti oggetti sparsi. 


Dopo sette anni dalla sua morte iniziò il suo processo di beatificazione, conclusosi a livello diocesano nel 1996. Papa Francesco ha promulgato il decreto sulle virtù eroiche in data 7 novembre 2014, dichiarando Marthe Robin "Venerabile".


Autore: 
Cristina Siccardi

martedì 27 febbraio 2018

E' DECRETO DI DIO CHE IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERA', E CHE LA SANTA CHIESA RICONOSCA CHE MARIA E' DIVINA e Così Sia. (cfr M. a C. 24.5.'06)

AVE MARIA PURISSIMA!
Immagine di "Maria Mediatrice", molto cara a Marta Robin che ideò un laicato
cattolico tutto orientato verso una forma di vita comunitaria "nuova", 
movimento religioso conosciuto col nome: i Focolari di Carità,
 adatti alla diffusione del Regno in un mondo ateo e senza speranza.

Il sottoindicato link è la traduzione italiana della biografia di Marta Robin, 
La gioia della croce scritta da Raymond Peyret.



http://www.preghiereagesuemaria.it/santiebeati/marta%20robin.htm



AMDG et DVM

martedì 31 ottobre 2017

MARTA (Marthe Louise) ROBIN

Si lasci affascinare dalla 
GIOIA NELLA CROCE

Conoscerà uno dei più significativi movimenti religiosi del nostro tempo: I Focolari di Carità.
E molte molte altre cose di quella terra 
santa e benedetta che è la Francia  
Scrive RAYMOND PEYRET.
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MARTA ROBIN
La gioia nella croce

RAYMOND PEYRET -   EDITRICE ANCORA MILANO

DICHIARAZIONE - Conformemente al decreto di Papa Urbano VIII, l'autore dichiara che tutto ciò che è scritto in questa biografia, essendo fondato con certezza solo su testimonianze umane, fa le dovute riserve sulle manifestazioni soprannaturali, finché la Chiesa non s'è pronunciata. Dichiara inoltre che usando a volte qualificativi tipo «santa» e parlando di fatti d'ordine soprannaturale e pre-ternaturale, egli adotta semplicemente un linguaggio ricevuto, senza voler pregiudicare in niente le decisioni della Chiesa alle quali si sottomette senza riserve.

Imprimatur

R. GLAS, vicario generale

Valence, 11 ottobre 1981

I documenti in questo libro, sono riprodotti grazie alla gen-tile autorizzazione di padre Finet e delle famiglie Serve - Bros-se - Gaillard.

PRESENTAZIONE

La traduzione italiana della biografia di Marta Robin, scritta da Raymond Peyret,....


AMDG et BVM