venerdì 30 novembre 2018

SANT'ANDREA APOSTOLO

Statua di sant'Andrea nella basilica di San Pietro

L’Apostolo Andrea nacque a Betsaida, borgo della Galilea, ed era fratello di Pietro e discepolo di Giovanni Battista: avendo sentito dire da questo del Cristo: «Ecco l'Agnello di Dio» Gv 1,36 egli seguì Gesù e gli condusse pure suo fratello. 
Più tardi mentre pescava col fratello nel mare di Galilea, chiamati tutti e due prima di tutti gli altri apostoli dal Cristo Signore che passava, con quelle parole; «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori d'uomini» Mt 4,19, subito, senza frapporre indugi, abbandonate le reti, lo seguirono. 
Dopo la sua passione e risurrezione, Andrea andò a predicare la fede di Cristo nella provincia toccatagli, la Scizia d'Europa, poi percorse l'Epiro e la Tracia; e colla predicazione e i miracoli convertì a Cristo innumerevoli persone. 
Quindi giunto a Patrasso, città dell'Acaia, condusse moltissimi alla verità del Vangelo, riprese coraggiosamente il proconsole Egea, che resisteva alla predicazione del Vangelo, perché mentre voleva essere riconosciuto giudice dei suoi simili, si lasciava ingannare dai demoni a tal punto da misconoscere Cristo Dio giudice di tutti.

Allora Egea irritato: «Finiscila, gli disse, di vantare il Cristo, che propositi simili non gl'impedirono d'essere crocifisso dai Giudei». Ma siccome Andrea continuava a predicare intrepidamente che Cristo s'era offerto da se stesso alla croce per la salvezza del genere umano, egli l'interruppe con un discorso empio, esortandolo infine a provvedere alla sua salute sacrificando agli dèi. 
Allora Andrea: «Per me c'è un solo vero Dio onnipotente, al quale io sacrifico sull'altare ogni giorno, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l'Agnello senza macchia; e dopo che tutto il popolo dei credenti s'è cibato della sua carne, l'Agnello ch'è stato immolato, rimane sempre intero e vivo». 
Perciò Egea acceso d'ira lo fece gettare in prigione: donde il popolo avrebbe facilmente liberato Andrea, se questi non avesse calmata la moltitudine, supplicandola istantemente di non impedirgli di arrivare alla desideratissima corona del martirio.


Poco dopo essendo stato condotto davanti al tribunale, Egea non potendolo più soffrire perché esaltava il mistero della croce e gli rimproverava ancora la sua empietà, comandò che lo si mettesse in croce per fargli imitare la morte di Cristo. 

Andrea, giunto al luogo del martirio, al vedere la croce cominciò ad esclamare da lontano: «O buona croce, resa gloriosa dalle membra del Signore, lungamente desiderata, ardentemente amata, continuamente cercata e finalmente preparata all'animo mio bramoso, ritirami dagli uomini e rendimi al mio maestro; affinché per te mi riceva colui che per te m'ha redento»
Egli fu dunque appeso alla croce: sulla quale restò appeso vivo due giorni, non cessando mai di predicare la fede di Cristo, andandosene poi a lui, la cui morte aveva bramato d'imitare. I preti e i diaconi dell'Acaia, che scrissero la sua passione, attestano d'aver udito e visto tutte queste cose così come sono state raccontate. 
Le sue ossa furono trasportate prima a Costantinopoli sotto l'imperatore Costante, e poi ad Amalfi. Il suo capo, portato a Roma sotto il Pontificato di Pio II, fu collocato nella basilica di san Pietro.

V.
 E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
Preghiamo
Supplichiamo umilmente la tua maestà, o Signore: affinché, come il beato Apostolo Andrea fu predicatore e pastore della tua Chiesa, così presso di te sia per noi perpetuo intercessore. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


AMDG et DVM

Per la NOVENA DELL'IMMACOLATA *2


< Maria... Nostra Signora di Guadalupe
schiaccia la testa a satana e salva il tuo Popolo.
Maria... Nostra Signora di Guadalupe
raduna i tuoi figli sotto il tuo Manto di stelle >

(A)

Retribue servo tuo, Domina:
vivifica me, et faciam voluntatem tuam.

Incola ego sum in terra:
nihil abscondas mihi de amore tuo.

Concupivit anima mea laudem tuam desiderare:
omni tempore.

Tu enim salus mea in Domino:
quae me morti adjudicatum liberasti.

Quid pro his retribuam tibi, nisi me totum?
Domina, suscipe me. Gloria Patri, etc..


Antifona  della beata Vergine Maria 
Salve Regina, Madre di misericordia: 
Vita, dolcezza e speranza nostra, salve. 
A te ricorriamo, esuli figli di Eva, 
A te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. 

Orsú, dunque, avvocata nostra, 
Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. 
E mostraci, dopo questo esilio, 
il frutto benedetto del ventre tuo, Gesù. 
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.


V. Prega per noi, o Santa Madre di Dio. 
R. Affinché siam fatti degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Onnipotente sempiterno Iddio, che hai preparato con la cooperazione dello Spirito Santo, il corpo e l'anima della gloriosa Vergine Madre Maria, affinché meritasse di essere degna abitazione di tuo Figlio, fa sì che, mentre ci rallegriamo al ricordo di lei; per la sua pietosa intercessione, siamo liberati dai mali che ci sovrastano, e dalla morte eterna. Per lo stesso Cristo Signor nostro. Amen.
V. Il divin aiuto  sia sempre con noi.
R. Amen.

RICORDATI

Ricordati, o piissima Vergine Maria, 
che non si è mai inteso al mondo 
che qualcuno sia ricorso alla tua protezione,
 abbia implorato il tuo aiuto, 
chiesto il tuo patrocinio
 e sia stato da te abbandonato. 
Animato da tale confidenza, 
a te ricorro, o Madre, 
Vergine delle vergini, 
a te vengo, e, peccatore come sono,
 mi prostro ai tuoi piedi a domandare pietà. 
Non volere, o Madre del divin Verbo, 
disprezzare le mie preghiere,
 ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen.

(San Bernardo di Chiaravalle)

AVE MARIA PURISSIMA!

Non è lecito all’uomo, per nessun motivo, non è lecito al cristiano separare ciò che un sacramento ha congiunto nel nome di Cristo. 21.6.44

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Matrimonio


    Dai Quaderni
  • Adultero e maledetto è quel vivente che scinde un’unione, prima voluta, per capriccio di carne o per insofferenza morale, perché se egli o ella dicono che il coniuge e ormai per essi cagione di peso e ripugnanza, Io dico che Dio ha dato all’uomo riflessione e intelletto perché lo usi e tanto più lo usi in casi di così grave importanza come la formazione di una nuova famiglia; Io dico ancora che se si è in un primo tempo errato per leggerezza o per calcolo, occorre poi sopportare le conseguenze per non creare maggiori sciagure che ricadono specialmente sul coniuge più buono e sugli innocenti, portati a soffrire  più che la vita non comporti e a giudicare coloro che Io ho fatto ingiudicabili per precetto: il padre e la madre. Io dico infine, che la virtù del sacramento, se foste cristiani, veri e non quei bastardi che siete,  dovrebbe agire in voi coniugi, per fare di voi un’anima sola che si ama in una carne sola e non due belve che si odiano legate ad una stessa catena. (…)
    Nulla vi rende lecito l’essere adulteri. Nulla. Non l’abbandono o la malattia del coniuge e molto meno il suo carattere più o meno odioso. (…)
    Io ho detto e non muto il mio dire, che è adultero non solo chi consuma adulterio, ma chi desidera consumarlo nel suo cuore perché guarda con fame di sensi la donna o l’uomo non suo. (…)  Il mondo si frantuma in rovine perché per prime si sono rovinate le famiglie. (…) La libidine estingue la Luce dello spirito e uccide la Grazia. Senza Grazia e senza Luce voi non differite dai bruti e compite perciò azioni da bruti. 25.9.43
  • Doppiamente male è per la donna presentarsi a Dio, all’altare di Dio per un giuramento ad un uomo, con la macchia più brutta che possa macchiare una donna. Mentitrice a Dio, all’uomo suo compagno, al mondo, carpisce una benedizione, una protezione e un rispetto di cui non è degna. 5.11.43
  • Il coniuge onesto e santamente amoroso cerca divenire simile all’altro coniuge, poiché chi ama tende a prendere somiglianza della creatura amata, onde il matrimonio bene inteso, è elevazione reciproca, perché non vi è alcuno completamente perfido e basta migliorare ognuno un punto prendendo ad esempio il buono dell’altro per salire in mutua gara la scala della santità. 28.11.43
  • Condizioni prime, nei vostri matrimoni di ora, sono queste di volgersi a Dio chiedendo dalle sue mani compagno conforme al vostro carattere e alla vostra posizione e soprattutto il compagno giusto agli occhi suoi. 11.1.44
  • Nulla di più sano e di più santo di due che si amano onestamente e si uniscono per perpetuare la razza umana e dare anime al Cielo. La dignità dell’uomo e della donna divenuti genitori, è la seconda dopo quella di Dio. Neppure la dignità regale è simile a questa perché il re, anche il più saggio, non fa che amministrare dei sudditi. I genitori, invece, attirano su loro lo sguardo di Dio e rapiscono a quello sguardo una nuova anima che chiudono nell’involucro della carne nata da loro. (…) 
    Quanti coniugi dopo l’inevitabile consuetudine  della cerimonia religiosa, consuetudine ho detto e lo ripeto, perché per la maggioranza non è altro che consuetudine e non aspirazione dell’anima ad avere Dio con sé in tal momento, non hanno più un pensiero a Dio e fanno del Sacramento che non finisce con la cerimonia religiosa, ma si inizia allora e dura quanto dura la vita dei coniugi (…) fanno del Sacramento un festino e del festino uno sfogo di bestialità. L’angelo insegna a Tobia che, facendo precedere con la preghiera l’atto, l’atto diviene santo e benedetto e fecondo di gioie vere e di prole.22.3.44
  • Ciò che Dio ha congiunto non può essere separato dall’uomo per nessun motivo. Poiché separare vuol dire spingere all’adulterio e il peccato di adulterio lo commette non solo chi pecca nella materia, ma chi produce le cause del peccato, mettendo una creatura nelle condizioni di peccare. 21.6.44
  • Se uno dei due ha mancato, doppio dovere del secondo d’esser fedele per non privare la prole dell’affetto e del rispetto. Affetto dei genitori alla prole, rispetto della prole ai genitori. (…) Non è lecito all’uomo, per nessun motivo, non è lecito al cristiano separare ciò che un sacramento ha congiunto nel nome di Cristo. 21.6.44
  • Quando la sposa lascia la casa paterna e diviene moglie di colui che l'ama, sale ad un grado di amore più grande. Non sono più due che si amano. Sono UNO che si ama nel suo doppio. L'uno ama sè riflesso nell'altro, poichè l'amore li stringe in un nodo così stertto che la gioia annulla la personalità e i due singoli in un'unica gioia. 21.6.44
  • Benedetta quella casa dove la santità del Sacramento vive nel vero senso della parola e produce una inesausta fioritura d'atti d'amore. Amore non di carne soltanto, ma più di spirito. Amore che dura e anzi cresce quanto più gli anni e gli affanni crescono. Amore che è vero amore, perchè non si limita ad amare per il godimento, ma abbraccia la pena del coniuge e la porta con lui per sollevarlo del peso. 21.6.44
  • L'uomo mostra di stimare molto la sua donna se ad essa confida tutto di se stesso per averne consiglio e conforto.
    La donna mostra di amare molto il suo uomo se sa comprenderlo nei suoi pensieri e se volonterosa lo aiuta a portare i suoi affanni. Non vi saranno più baci di fuoco e parole di poesia. Ma vi saranno carezze d'anima ad anima e segrete parole che si mormorano gli spiriti, dandosi, l'un l'altro la pace del vero amore del vero matrimonio. 21.6.44
  • Il matrimonio deve essere scuola non di corruzione ma di elevazione. Non siate inferiori ai bruti, i quali non corrompono con inutili lussurie l’azione del generare. Il matrimonio è un sacramento, come tale è e deve rimanere santo per non divenire sacrilego; ma anche non fosse sacramento, è sempre l’atto più solenne della vita umana i cui frutti vi equiparano quasi al Creatore delle vite e come tale va almeno contenuto in una sana morale umana. Se così non è, diviene delitto e lussuria.
    Due che si amino santamente, dall’inizio sono rari, perché troppo corrotta è la società, ma        il matrimonio è elevazione reciproca, deve essere tale. Il coniuge migliore deve essere fonte di elevazione, né limitarsi, a essere buono, ma adoperarsi perché alla bontà giunga l’altro. 23.7.44


    Dal Vangelo come mi è stato rivelato
  • "Non fornicate”.  (…) Quale fra voi non ha messo i denti in questo pane di cenere e sterco che è la soddisfazione sessuale? Ed è lussuria solo quella che vi spinge per un’ora fra braccia meretrici? Non è lussuria anche il profanato connubio con la sposa, profanato perché è vizio legalizzato essendo reciproca soddisfazione del senso, evadendo alle conseguenze dello stesso?
    Matrimonio vuole dire procreazione e l’atto vuol dire e deve essere fecondazione. Senza ciò è immoralità. Non si deve del talamo fare un lupanare. E tale diventa se si sporca di libidine e non si consacra con delle maternità. (…)
    L’uomo è il seme, la donna è la terra, la spiga è il figlio. Rifiutarsi a far la spiga e sperdere la forza  in vizio, è colpa. 123.3
  • La donna: il capolavoro della bontà presso il capolavoro della creazione che è l’uomo.157.4
  • Le donne: mute sacerdotesse che predicheranno Dio col loro modo di vivere e che, senza altra consacrazione che quella avuta dal Dio-Amore, saranno, oh! saranno consacrate e degne d'esserlo. 157.5
  • Solo la morte rompe il matrimonio. Ricordatevelo. E se avete fatto una scelta infelice portatene le conseguenze come una croce, essendo due infelici, ma santi, e senza fare maggiori infelici nei figli che sono gli innocenti che più soffrono di queste disgraziate situazioni. L’amore dei figli dovrebbe farvi meditare cento volte e cento anche nel caso d'una morte del coniuge. (…) Se sapeste voi  vedovi, e voi vedove, vedere nella morte non una menomazione ma una elevazione a una perfezione di procreatori! Esser madre anche per la madre estinta. Esser padre anche per il padre estinto. Esser due anime in una (…)  174.19
  • "Sia fatta la Tua volontà Padre, in Cielo, in Terra e nel cuore delle madri”.
    Fare la volontà di Dio attraverso la sorte dei figli è il martirio redentivo delle madri (…) il tormento delle madri è di essere separate dai figli. 253.4 
  • Il sacramento dà tutti gli aiuti per una santa convivenza secondo le leggi e i desideri di Dio.
    Lo sposo e la sposa divengo ministri di un rito: quello procreativo. Anche il marito e la moglie divengono sacerdoti di una piccola Chiesa: la famiglia. Devono perciò essere consacrati per procreare con benedizione di Dio e per allevare una discendenza nella quale si benedica il Nome Santissimo di Dio. 259.6
  • Chi rimanda la propria moglie legittima perché di essa è sazio e ne prende un’altra, non c’è che una sentenza: costui è adultero. E adultero è chi prende la ripudiata, perché se l’uomo si
    è arrogato il diritto di separare ciò che Dio ha congiunto, l’unione matrimoniale continua agli occhi di Dio e maledetto è chi passa a seconda moglie senza essere vedovo. 357.11
  • La mamma va ubbidita e amata, perché tutto quello che fa, lo fa per nostro bene. 445.12
  • La mamma è il più grande amore della terra, ma Dio è il più grande ed eterno amore della Terra e del Cielo e va ubbidito e amato perché tutto quello che fa, lo fa per nostro bene. 445.12
  • La mamma è per l’anima e per il corpo ciò che per gli stessi è Dio. Essa ti veglia, ti cura, t'insegna, ti ama, guarda che tu non ti faccia del male, ti tiene sotto le ali del suo amore. 445.12
  • La mamma è quella che compatisce il figlio ostinato, malato, sviato e lo ammansisce con la bontà e lo porta a Dio con la preghiera e la pazienza.445.12
  • Alle madri è macigno che schiaccia il disamore dei figli, il loro essere imperfetti agli occhi di Dio e degli uomini. 445.15
  • L’uomo deve essere il capo della casa ma non despota, né della sposa né dei figli e nello stesso tempo deve essere il re nel senso biblico della parola. Guai a quei padri che mancano al loro ufficio. 451.3
  • Il matrimonio è unione voluta per elevazione e conforto dell’uomo e della donna, oltre che per procreazione; è dovere, è ministero, non è mercato, non è dolore, non è avvilimento, di uno o dell’ altro coniuge. E’ amore e non odio. Giusto  dunque sia il capo senza eccessive durezze o pretese e senza eccessive condiscendenze e debolezze. (…) E giusta sia la donna nella casa verso lo sposo, i figli, i servi. Allo sposo dia ubbidienza e rispetto, conforto e aiuto.
    Ubbidienza finché questa non assuma sostanza di consentimento al peccato. La moglie deve essere sommessa ma non degradata. Guardate, o spose, che il primo che vi giudica, dopo Dio, per certe colpevoli condiscendenze, è lo stesso vostro marito che vi induce ad esse. 451.3
  • La moglie virtuosa, direi la moglie che anche dopo il coniugio conserva quel “che” di verginale negli atti, nelle parole, negli abbandoni d’amore, può portare il marito a una elevazione dal senso al sentimento, onde lo sposo si spoglia da lussuria e diviene veramente un unico “che”  con la sposa che tratta col riguardo con cui uno tratta una parte di sé stesso e giusto è che ciò sia, perché la donna è “osso delle sue ossa e carne della sua carne”. 451.4
  • La moglie sia paziente, materna con il marito. Lo consideri come il primo dei suoi figli, perché la donna è sempre madre e l’uomo è sempre bisognoso d'una madre che sia paziente, prudente, affettuosa, confortatrice. Beata quella donna che del proprio coniuge sa essere la compagna e insieme la madre per sorreggerlo, e la figlia per essere guidata. 451.4
  • Vegliare sui figli e sulle figlie, amorosamente, correggere, sorreggere, far meditare e tutto senza preferenze. 451.5
  • E tornando a come devono essere i componenti di una famiglia e gli abitanti d'una casa perché in essa si mantenga fruttuosamente la mia benedizione, vi dico, o figli, che voi siate sottomessi ai genitori, rispettosi, ubbidienti, per poterlo essere anche con il Signore Iddio vostro. Perché se non imparate ad ubbidire ai piccoli comandi del padre e della madre, che vedete, come potete ubbidire ai comandi di Dio che vi vengono detti in suo nome, ma che non vedete e non udite? 451.7
  • Siate dunque buoni, rispettosi, docili, amate il padre che vi corregge, perché lo fa per il vostro bene, e la madre se vi trattiene da azioni che la sua esperienza giudica non buone. Onorateli non facendoli arrossire con le vostre azioni malvagie. 451.8 
  • Il  Signore Iddio vostro ha creato il coniugio perché l’uomo e la donna non fossero soli e si amassero formando una carne sola e indissolubile, posto che fu insieme congiunta e vi ha dato il Sacramento perché sulle nozze scendesse la benedizione sua e per i meriti miei voi aveste quanto vi è necessario nella nuova  vita di coniugi e di procreatori. E per volgervi a Lui con volto e animo sicuri siate oneste, buone, rispettose, fedeli, vere compagne dello sposo, non semplici ospiti della sua casa, o peggio ancora: estranee che un caso riunisce sotto un tetto come due che il caso riunisce in un albergo di pellegrini.473.9
  • "Coloro che non amano in anima, mente e carne il loro compagno, lo spingono all’adulterio e se a costui Io chiederò il perché del suo peccato, non farò da meno per colei che non ne è l’esecutrice, ma la creatrice”. La Legge di Dio occorre saperla comprendere in tutta la sua estensione e profondità e occorre saperla vivere in piena verità. 473.9
  • La moglie sia sottomessa al marito, umile, fedele,casta. Si, egli, l’uomo, è il capo della famiglia. Ma capo non vuol dire despota. Capo non vuol dire capriccioso padrone al quale è lecito ogni capriccio non solo sulla carne ma sulla parte migliore della sposa. 531.10
  • Il divorzio (mosaico) è venuto come malvagio frutto della lussuria umana, del peccato d'origine e della corruzione degli uomini. Ma non è venuto spontaneamente da Dio. Dio non muta la sua parola. E Dio aveva detto, ispirando ad Adamo innocente ancora e parlante perciò con intelligenza non offuscata dalla colpa, le parole:  che gli sposi, una volta uniti, dovevano essere una carne sola. La carne non si separa dalla carne altro che per sciagura di morte o di malattia.  (…)
    Non è lecito all’uomo separare ciò che Dio ha unito, ed è adultero sempre, colui, o colei che avendo il coniuge vivente passa ad altre nozze.
    Il divorzio è prostituzione legale, mettendo in condizione uomo e donna di commettere peccati di lussuria.
    La donna divorziata difficilmente resta vedova d'un vivo, e vedova fedele. L’uomo divorziato non resta mai fedele al primo coniugio. Tanto l’uno che l’altra, passando ad altre unioni, scendono dal livello di uomini a quello di bruti, ai quali è concesso di cambiare femmina ad ogni appello di senso.
    La fornicazione legale, pericolosa alla famiglia e alla Patria, è delittuosa verso gli innocenti. I figli dei divorziati devono giudicare i genitori. Severo giudizio quello dei figli!  (…) 531.13
  • Parlare di nozze, di matrimonio in caso di novella unione d'un divorziato o d'una divorziata, è profanare il significato e la cosa che è il matrimonio. Solo la morte d'uno dei coniugi e la vedovanza consecutiva dell’altro, può giustificare le seconde nozze. 531.13
  • E adultero e peccatore sarà colui che contrarrà divorzio civile per contrarre nuova unione. La legge umana non muterà il mio decreto. 531.14
  • Il matrimonio sia un atto sacro e indissolubile sul quale scende la grazia del Signore a fare dei coniugi due suoi ministri nella propagazione della specie umana. (…)
    Per nessuna ragione si sciolga ciò che Dio ha unito. 635.9
  • Il matrimonio s'elevi a contratto spirituale per il quale le anime di due che si amano giurano di servire il Signore nell’ amore reciproco offerto a Lui in ubbidienza al suo comando di procreazione per dare figli al Signore. 635.9

giovedì 29 novembre 2018

Storico discorso di Benedetto XVI al Parlamento britannico (Westminster Hall, 17.09.2010)




DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]

 VISITA A SUA MAESTÀ LA REGINA E INCONTRO CON LE AUTORITÀ
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI*
Palazzo Reale di Holyroodhouse - Edimburgo
Giovedì, 16 settembre 2010
    
Maestà,
grazie per il Suo gentile invito a compiere una visita ufficiale al Regno Unito e per le Sue cordiali parole di saluto, a nome del popolo britannico Nel ringraziare Vostra Maestà, mi permetta di estendere i miei saluti a tutto il popolo del Regno Unito e porgere con amicizia la mano a ciascuno.

È un grande piacere per me iniziare il mio viaggio salutando i Membri della Famiglia Reale, ringraziando in particolare Sua Altezza Reale il Duca di Edimburgo per il suo gentile benvenuto datomi all’aeroporto di Edimburgo. Esprimo la mia gratitudine all’attuale e ai precedenti governi di Vostra Maestà ed a quanti hanno collaborato con essi al fine di rendere possibile questa occasione, fra cui Lord Patten e il precedente Segretario di Stato Murphy. Vorrei pure prender atto con profondo apprezzamento del lavoro svolto dal “All-Parliamentary Group on the Holy See”, che ha grandemente contribuito al rafforzamento delle relazioni amichevoli che esistono fra la Santa Sede e il Regno Unito.

Nel dare inizio alla visita al Regno Unito nella storica Capitale della Scozia, saluto in maniera speciale il Primo Ministro Salmond ed i rappresentanti del Parlamento scozzese. Come le Assemblee del Galles e dell’Irlanda del Nord, possa anche il Parlamento scozzese crescere nel suo essere espressione delle nobili tradizioni e della distinta cultura degli scozzesi ed adoperarsi per servire i loro interessi migliori in spirito di solidarietà e di premura nei confronti del bene comune.

Il nome di Holyroodhouse, residenza ufficiale di Vostra Maestà in Scozia, evoca la “Santa Croce” e fa volgere lo sguardo alle profonde radici cristiane che sono tuttora presenti in ogni strato della vita britannica. I monarchi d’Inghilterra e Scozia erano cristiani sin dai primissimi tempi ed includono straordinari Santi come Edoardo il Confessore e Margherita di Scozia. 

Come Le è noto, molti di loro hanno esercitato coscienziosamente i loro doveri sovrani alla luce del Vangelo, modellando in tal modo la nazione nel bene al livello più profondo. Ne risultò che il messaggio cristiano è diventato parte integrale della lingua, del pensiero e della cultura dei popoli di queste isole per più di un millennio. Il rispetto dei vostri antenati per la verità e la giustizia, per la clemenza e la carità giungono a voi da una fede che rimane una forza potente per il bene nel vostro regno, con grande beneficio parimenti di cristiani e non cristiani.

Troviamo molti esempi di questa forza per il bene lungo tutta la lunga storia della Gran Bretagna. Anche in tempi relativamente recenti, attraverso figure come William Wilberforce e David Livingstone, la Gran Bretagna è direttamente intervenuta per fermare la tratta internazionale degli schiavi. Ispirate dalla fede, donne come Florence Nightingale servirono i poveri e i malati, ponendo nuovi standard nell’assistenza sanitaria che successivamente vennero copiati ovunque. John Henry Newman, la cui beatificazione celebrerò fra breve, fu uno dei molti cristiani britannici della propria epoca la cui bontà, eloquenza ed azione furono un onore per i propri concittadini e concittadine. Questi e molti altri come loro furono mossi da una fede profonda, nata e cresciuta in queste isole.

Pure nella nostra epoca possiamo ricordare come la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero ad una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere. Desidero, inoltre, ricordare l’atteggiamento del regime verso pastori cristiani e verso religiosi che proclamarono la verità nell’amore; si opposero ai nazisti e pagarono con la propria vita la loro opposizione. Mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ventesimo secolo, non possiamo mai dimenticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi ad una visione monca dell’uomo e della società, e pertanto a “una visione riduttiva della persona e del suo destino” (Caritas in veritate, 29).

Sessantacinque anni orsono la Gran Bretagna giocò un ruolo essenziale nel forgiarsi del consenso internazionale del dopo-guerra, il che favorì la fondazione delle Nazioni Unite e diede inizio ad un periodo di pace e di prosperità in Europa, sino a quel momento sconosciuto. Negli anni più recenti la comunità internazionale ha seguito da vicino gli eventi nell’Irlanda del Nord, i quali hanno condotto alla firma dell’Accordo del Venerdì Santo ed alla devoluzione di poteri all’Assemblea dell’Irlanda del Nord. Il governo di Vostra Maestà e quello dell’Irlanda, unitamente ai leader politici, religiosi e civili dell’Irlanda del Nord, hanno sostenuto la nascita di una risoluzione pacifica del conflitto locale. Incoraggio quanti sono coinvolti a continuare a camminare coraggiosamente insieme sulla via tracciata verso una pace giusta e duratura.

Il governo e il popolo sono coloro che forgiano le idee che hanno tutt’oggi un impatto ben al di là delle Isole britanniche. Ciò impone loro un dovere particolare di agire con saggezza per il bene comune. Allo stesso modo, poiché le loro opinioni raggiungono un così vasto uditorio, i media britannici hanno una responsabilità più grave di altri ed una opportunità più ampia per promuovere la pace delle nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli e la diffusione di autentici diritti umani. Possano tutti i britannici continuare a vivere dei valori dell’onestà, del rispetto e dell’equilibrio che hanno guadagnato loro la stima e l’ammirazione di molti.

Oggi il Regno Unito si sforza di essere una società moderna e multiculturale. In questo compito stimolante, possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che forme più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più. Non si lasci oscurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà; e possa quel patrimonio, che ha sempre servito bene la nazione, plasmare costantemente l’esempio del Suo governo e del Suo popolo nei confronti dei due miliardi di membri del Commonwealth, come pure della grande famiglia di nazioni anglofone in tutto il mondo.
Dio benedica Vostra Maestà e tutte le persone del Vostro Reame. Grazie.

*L'Osservatore Romano 17.9.2010 p.8.


© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

Per la Novena dell'IMMACOLATA (1 giorno,29/nov.)


< Maria... Nostra Signora di Guadalupe
schiaccia la testa a satana e salva il tuo Popolo.
Maria... Nostra Signora di Guadalupe
raduna i tuoi figli sotto il tuo Manto di stelle >


CXVII
Beati immaculati in via:
qui Matrem Domini imitantur.

Beati imitatores humilitatis ejus:
beati participes charitatis illius.

Beati perscrutatores virtutum illius:
beati conformes imagini illius.

Beati qui conceptum et partum illius venerantur:
beati qui devote ei famulantur.

Beati, qui in ea habent spem et confidentiam:
beati qui per illam suscipient felicitatem sempiternam.
Gloria Patri, etc.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi Tuoi misericordiosi. E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. 
Salve Regina in latino:

Salve, Regìna, Mater misericòrdiae, vita, dulcèdo et spes nostra, salve. Ad te clamàmus, èxsules filii Evae. Ad te suspiràmus gemèntes et flentes in hac lacrimàrum valle. Eia ergo, advocàta nostra, illos tuos misericòrdes òculos ad nos convèrte. Et Iesum, benedìctum fructum ventris tui, nobis, post hoc exsìlium, ostènde. O clemens, o pia, o dulcis Virgo Marìa! 

RICORDATI

Ricordati, o piissima Vergine Maria, 
che non si è mai inteso al mondo 
che qualcuno sia ricorso alla tua protezione,
 abbia implorato il tuo aiuto, 
chiesto il tuo patrocinio
 e sia stato da te abbandonato. 
Animato da tale confidenza, 
a te ricorro, o Madre, 
Vergine delle vergini, 
a te vengo, e, peccatore come sono,
 mi prostro ai tuoi piedi a domandare pietà. 
Non volere, o Madre del divin Verbo, 
disprezzare le mie preghiere,
 ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen.

(San Bernardo di Chiaravalle)

AVE MARIA PURISSIMA!