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martedì 29 novembre 2022

Per tutti i giorni della Novena dell'Immacolata

 Per tutti i giorni della Novena …



Preghiera iniziale

Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato, attraverso la Sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza. Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti supplico di farmi ottenere … (esporre la grazia richiesta). Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen! 

Orazione del giorno 
O Immacolata Concezione, questo dolce nome m’invita ad avere fiducia in Te, mi porta conforto e fortifica la mia Fede. Maria, Madre mia, ho totale fiducia nella Tua potente intercessione presso il Signore e Ti chiedo di aiutarmi a conservare sempre accesa in mezzo al mondo la fiamma della Fede, che ho ricevuto nel Battesimo. Sii il mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i meriti di Tuo Figlio, la grazia di … (esporre la richiesta). Amen! 

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

Preghiera finale
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te! O Dio, che con l’Immacolata Concezione della Vergine, hai preparato al tuo Figlio una degna dimora e, in previsione della morte di Lui, l’hai preservata da ogni macchia, concedi anche a noi, per Sua intercessione, di giungere fino a Te, in purezza di spirito. Noi Te lo chiediamo per il Nostro Signore Gesù Cristo.

Così sia!

PS : preparate nella vostra casa un piccolo spazio con una immagine della Santissima Vergine Maria, per poterLa pregare in famiglia tutti insieme , un momento di raccoglimento in questo mese di riflessione… di preparazione all’Avvento…

Buon Cammino di Avvento a tutti con la nostra amatissima Vergine Immacolata Concezione …

domenica 6 dicembre 2020

Novena all'Immacolata Concezione - Ottavo Giorno.

 


Ottavo giorno di Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.

'Maria era la Tutta Santa e portava il Santo dei santi.'

   Cari amici e amiche in Cristo nostro Signore, mi è lieto parteciparvi questa bella Novena in onore dell'Immacolata Concezione, condivisa da Padre Giulio Maria Scozzaro, alla quale, dopo la parte dedicata a ciascun giorno, abbiamo aggiunto un capitolo valtortiano pertinente.
   Sosteniamola con fede vera e sperimentiamo la Potenza commista all'infinita Dolcezza, che solo nella Vergine SS trovano una celestiale, inarrivabile e rassicurante simbiosi, che non spaventa, ma avvicina ed invita a fruire dei Meriti del Redentore attraverso i Veli candidissimi e mitissimi della Corredentrice Eterna nostra.

Ave Maria!

   (L'introduzione e la preghiera iniziale si ripetono ogni giorno)

   1. Introduzione

   Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

   Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco del Tuo amore.

   V. Manda il Tuo Spirito, Signore, e tutto sarà ricreato.

   R. E rinnoverai la faccia della terra.

   Preghiamo.

   O Dio, che con il dono dello Spirito Santo guidi i fedeli alla piena luce della verità, donaci di gustare nel medesimo tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

   2. Preghiera iniziale

   Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato, attraverso la sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e Ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza.
   
Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti supplico di farmi ottenere ... (indicare la Grazia spirituale o materiale). Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen!

8° GIORNO

   O PADRE MISERICORDIOSO

   O Padre di misericordia, datore di ogni bene, noi Ti ringraziamo perché dalla nostra stirpe umana hai eletto la Beata Vergine Maria ad essere Madre del Figlio tuo fatto Uomo. Ti ringraziamo perché L’hai preservata da ogni peccato, L’hai riempita di ogni dono di Grazia, L’hai congiunta all’opera di redenzione del tuo Figlio e l’hai Assunta in Anima e Corpo al Cielo.
   Ti preghiamo, per sua intercessione, di poter realizzare la nostra vocazione cristiana, di crescere ogni giorno nel tuo Amore e di venire con Lei a godere per sempre nel tuo Regno beato. Amen,

   7 Ave Maria


Dai Quaderni di Maria Valtorta, 28 novemvre 1943

   Dice Gesù:
  «Segno caratteristico della mia nascita al mondo fu la luce. Molte volte i fatti sono caratterizzati da fenomeni che voi chiamate e spiegate come fortuite coincidenze ed invece sono i presagi, i richiami di Dio per attirare la vostra attenzione, sviata dietro a mille più o meno necessarie cose, su un fatto che segnerà un’epoca nella storia del mondo o nella vita di un individuo.
   Io ero la "Luce" e la luce mi precedette, mi circondò, mi annunziò, mi condusse, e a Me condusse i puri di cuore.
   Ti ho detto1 che pareva che una luce emanasse da Maria mentre, sul povero mezzo dei poveri, passava raccolta sulle vie della Palestina. Ti ho detto altre volte2 che chi ha in sé Dio non solo spiritualmente emana vibrazioni di luce e profumo, poiché l’interno Tesoro si effonde dalla teca viva che lo porta ed è percepibile agli altri esseri. Voi dite allora: "Costui ha in sé qualcosa che è speciale. Che volto! Che modi! Di santo". 
   Maria era la Tutta Santa e portava il Santo dei santi. Possedeva perciò la perfezione della santità umana già talmente indiata da essere quasi uguale a quella del suo Dio. Possedeva la Perfezione divina che si era vestita di carni chiedendole di nutrirla del suo sangue vergine, di formarla, di esserle rifugio per i nove mesi della sua formazione d’uomo.
   Dio si nutriva di Maria. Dio-Uomo è fatto di Maria, e della mia soavissima Madre io ho preso le caratteristiche fisiche e morali di dolcezza, di mitezza, di pazienza. il Padre mi ha lasciato la Perfezione, ma io ho voluto assumere, della Benedetta che è stata il mio casto nido, la veste fisica e la più preziosa veste morale del carattere.
   Essendo Maria la più santa di quante creature abbia avuto la Terra emanava la santità non più come vaso chiuso da cui filtrano molecole di profumo, ma come astro acceso sprigionante eteri e raggi di soprannaturale potenza.
   Se il Battista trabalzò nel seno della madre sua ricevendo l’onda della Grazia emanante da Maria e ne rimase santificato, tanto potente era stata l’emanazione da superare le barriere della carne oltre la3 quale il frutto di Zaccaria e di Elisabetta si formava per essermi evangelizzatore (Vangelo vuol dire "buona novella" e Giovanni dette agli uomini la "buona novella" del mio essere fra gli uomini, dunque non erro a chiamarlo mio evangelizzatore. Ciò per i cavillatori della parola) coloro che avvicinavano Maria direttamente non potevano rimanerne senza ripercussione.
   Lasciò dietro a Sé una scia di santità operante e, solo che i cuori non respingessero la Grazia, gli avvicinati divennero dei predestinati alla santità. Quando tutto sarà cognito dell’uomo, vedrete che nei primi seguaci del Figlio di Maria sono molti di quelli che ebbero con Lei anche casuale rapporto e rimasero lavati e penetrati dalla Grazia che da Lei s’effondeva. Molti prodigi conoscerete, allora, operati dalla mia Tutta bella e Tutta grazia.
   Maria converte ora i cuori più duri e salva i peccatori più ostinati, ma non si è iniziato il ciclo del suo potere dal giorno in cui - Stella che risale ai Cieli - Ella assurse a riposarsi nuovamente sul mio Cuore ed a fare più bello per Me il Paradiso, a farlo completo perché ora vi era Lei, la Mamma che ho amato infinitamente ed alla quale tutto devo, come uomo, in compenso di tutto quanto da Lei ho avuto. La santificazione delle genti attraverso Maria si iniziò dal momento in cui lo Spirito la fece Madre e il Figlio di Dio prese carne nel suo beatissimo seno.


   Saturo di questa emanazione sino ad esserne fatto quasi simile alla Piena di grazia, era Giuseppe. Lacrime beate scendevano al Giusto per la gioia che lo inondava, mistica gioia di contemplatore che sta curvo sopra un miracolo di manifestazione di Dio. Adorazione e silenzio furono le caratteristiche di Giuseppe santo. Rispetto venerante per la Beata di cui egli era il naturale protettore. E amore.
   Il primo amore casto di coniuge, l’amore quale doveva essere quello degli uomini secondo il pensiero del Creatore: amore senza aculeo di senso e senza fango di malizia. Un amore naturale e angelico insieme poiché nell’anima di Adamo e dei figli di lui, secondo il pensiero creativo, doveva essere la purezza angelica dello spirito commista alla tenerezza umana, e come fiore che sboccia senza peccato dallo stelo che lo porta così doveva, senza verme di libidine, sorgere l’amore nei coniugi e dare dei figli ai talami casti.
   Esser casti non vuol dire interdirsi il coniugio. Vuol dire compierlo pensando a Dio che fa di due animali ragionanti due creatori minori e, come Dio creò senza mettervi pensiero di malizia il maschio e la femmina e non pose nella loro pupilla luce di carne per svelare agli innocenti la carne, così i coniugi dovrebbero fare del matrimonio una santa creazione allietata di culle, ma non sporcata da libidine.


   Il coniuge onesto e santamente amoroso cerca divenire simile all’altro coniuge, poiché chi ama tende a prendere somiglianza della creatura amata, onde il matrimonio bene inteso è elevazione reciproca, perché non vi è alcuno completamente perfido e basta migliorare ognuno un punto prendendo ad esempio il buono dell’altro per salire in mutua gara la scala della santità. Come pianta che getta un ramo più alto del precedente e sale, sale verso  l’azzurro, così è la santità coniugale individuale. Oggi è una virtù. Domani da questa virtù ne rampolla un’altra sempre più alta, e dalle umane virtù di sopportazione reciproca si sale alle vette della eroicità soprannaturale.


   Giuseppe, coniuge santo e casto della Santa e Casta, come bambino presso la maestra imparava giorno per giorno la scienza d’essere simili a Dio e, poiché nel suo cuore di giusto nulla era ostacolo alla Grazia, giorno per giorno della sua Maestra amata egli prendeva somiglianza, somigliando così a Dio di cui Maria era la più perfetta copia.
   Nella notte santa, ciò che riscosse Giuseppe, orante con una tale forza da giungere4 sino a circondarsi di una mistica barriera isolante l’anima dall’esterno fu la luce.
   Nella grotta, prima appena rischiarata da un focherello di sterpi che già languiva per mancanza di alimento, s’era diffusa una luce pacata che aumentava gradatamente quasi chiarore di luna che, prima coperta da veli di nuvole, poi se ne libera e scende schietto a fare d’argento la Terra.


   Nella luminosità era Maria, ancora inginocchiata - poiché io nacqui mentre Ella orava - ma ribassata sulle sue calcagna. Era Maria che con lacrime e sorrisi baciava la mia Carne d’infante.
   Non molte parole anche ora: la solita: "Giuseppe!", e la presentazione a lui del Frutto delle sue viscere sante.
   La Famiglia era la prima redenta da Dio. Ricostruita quale l’Eterno l’aveva pensata. Due che si amano santamente e che santamente si ritrovano curvi su un neonato e nel bacio che si scambiano su quella cuna non v’è sapore di lussuria ma mutua gratitudine e mutua promessa di amarsi di amore scambievole che aiuta e conforta.
   Quando i primi pastori entrarono, trovarono ancora i due Santi uniti così dall’amore e dall’adorazione e pareva Giuseppe, uomo maturo, il padre della Vergine e del Pargolo, tanto nel suo aspetto era visibile quella tenerezza scevra di carnalità che, disgraziatamente, non si vede che nell’occhio di un padre.


   La Luce era ormai sulla Terra e dai Cieli aperti la luce scendeva a ondate di angeli annullando col suo paradisiaco splendore la luminosità degli astri della notte serena. Non fu percepita dai dotti, dai ricchi, dai sazi di piaceri, ma fu diana agli umili lavoratori che compievano il loro dovere.
   Sempre sacro il dovere, quale che sia. Il dovere del re che firma i decreti non è più alto di quello del contadino che ara la terra o del mandriano che veglia sul gregge. È il Dovere. È la Volontà di Dio. Perciò è sempre nobile. Perciò consegue lo stesso premio o lo stesso castigo soprannaturale. E non sarà portare corona o tenere vincastro che vi salverà dal castigo o vi negherà il premio. A chi fa il proprio dovere, facendo così la Volontà Santissima, Dio si manifesta e lo prende a testimonio dei suoi prodigi.


   E ai pastori fu manifestato Dio e i pastori5 furono chiamati a testimonio del prodigio di Dio. Nella luce divenuta ormai sfolgorante perché tutto il Cielo era sulla e nella grotta, l’Emmanuele fu visibile ai secondi redenti della Terra: ai lavoratori. Poiché Dio è venuto a santificare il lavoro dopo la Famiglia. Il lavoro dato come maledizione all’uomo dopo la colpa d’Adamo, diveniva benedizione dal momento che il Figlio di Dio volle divenire lavoratore fra gli uomini.
   La Luce era venuta nel mondo. E non bastava la grotta meschina, non la limitata campagna di Betlemme, a contenerla. La Luce si sparse ad oriente e occidente, ad austro e a meridione.
Non ai gozzovigliatori parlò col suo apparire non disse parole ai gaudenti col suo vibrare. Parlò a coloro che, puri di cuore e anelanti alla Verità, umiliavano la mente coltissima ai piedi di Dio e si sentivano atomi davanti alla sua Santità.


   Ai potenti che della potenza si facevano strumento di spirituali conquiste si mostrò la Luce, e li chiamò ad adorarla con uno sfavillio che riempì i quattro punti del firmamento. Ai potenti, perché Dio è venuto per santificare i Potenti dopo i Lavoratori e la Famiglia, e coi potenti la Scienza. Ma non ai potenti malvagi e agli scienziati atei si manifesta Iddio e li copre di benedizioni, ma a coloro che del dono della potenza e della scienza si fanno un mezzo di elevazione soprannaturale, non di sopraffazione o di negazione.
   Dio è Re anche dei re e Dio è Maestro anche dei maestri. La Luce trovò molti maestri sulla Terra, ma solo ai maestri desiderosi di Dio la Luce divenne richiamo.È sempre cosi. La Grazia opera là dove è desiderio di possederla e tanto più opera, sino a divenire Parola Presenza, quanto più è vivo il desiderio del possesso d’esser posseduti.
   Davanti al Re dei re, guidati dall’unica cosa che è degna di esser traccia a Dio:
la luce, vennero dalle remote contrade i potenti, primo scaglione degli infiniti che nei secoli dei secoli avrebbero intrapreso la mistica marcia per andare verso Dio. Non ai potenti di Palestina, non a coloro che si credevano depositari dei segreti e dei decreti di Dio - e tali decreti e segreti erano6 per loro resi incomprensibili perché non era santità in loro, e i segni del Cielo e le parole del Libro erano semplici meteore e semplici parole senza più significato soprannaturale - ma ai lontani.


   Ero venuto Luce nel mondo. Luce per il mondo. Luce al mondo. Chiamavo il mondo alla Luce. Tutto il mondo.
E lo chiamo. Lo chiamo da venti secoli, senza soste. Sulle vostre tenebre non cesso di fare risplendere la mia Luce. Se sapeste innalzarvi oltre la barriera di caligine che avete sparsa sul mondo, vedreste il Sole divino sempre sfolgorante benigno sugli uomini, su tutti gli uomini.
   Né è da stupirsi se vi precedono ormai quelli che sono i più lontani da Roma cattolica. Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, da tre punti della Terra sul paziente dorso dei cammelli vennero alla Luce del mondo non vista dai compatrioti del Figlio di Maria. Africani, asiatici, australi, vengono alla Croce che voi avete respinta. E vi sorpasseranno. Nell’ultimo giorno, quando il tempo e gli uomini saranno illuminati in ogni punto e lato, si vedrà la ingrata lacuna lasciata da voi cattolici da secoli, mentre gli altri: idolatri e eretici, affascinati dal Cristo, Signore Santo, saranno affluiti con le loro anime fatte vergini dalla Grazia.


   Quanti moti tenebrosi nel mondo civile! È la vostra vergogna e il vostro castigo. Mai avreste dovuto e mai dovreste permettere che la Luce data a voi per i primi fosse da voi respinta e rinnegata. Le tenebre vi uccidono e non le volete abbandonare. Da esse vengono, come gli odiosi animali della notte, tutti i mali che vi tormentano e si pascono del vostro sangue, del vostro tormento.
   Non mi volete più. Non mi comprendete più. Non mi conoscete più. Neppure quelli della "mia casa" mi conoscono più. Ed Io stento a conoscere loro, tanto li hanno imbruttiti le molte malattie della carne e della mente.
   Ma, in questa prima domenica d’Avvento che annuncia la venuta della Luce al mondo, io ve ne prego, o figli,7se non osate più guardare a Me Redentore e Giudice perché alla vostra anima avvilita il Dolore fa paura e la Giustizia terrore, guardate a Me, piccolo infante sul seno di Maria. Non può un pargolo avere altro che carezze e sorrisi. E questi ho per voi.
   Pietà della mia nudità e della mia povertà. Non di vesti e di denaro, ma di amore. Dell’amore vostro. Non voglio oro, non incenso. Voglio solo l’amore vostro. Lo voglio perché amarmi e conoscermi è Vita e Verità. Come Maria mi ha generato per opera dell’Amore, così Io vi voglio generare per mezzo dell’amore. Il mio è vivo e operante, ma occorre anche il vostro.


   Venite a Me e accoglietemi in voi. Aprirò in voi torrenti di Luce e di Grazia e vi farò divenire figli di Dio come Io sono. Benedetti quelli che la mia Luce accolgono. Io sarò in loro. Io abiterò in loro, nel loro spirito. Poiché il Verbo non ha bisogno di dimore di creta, ma di dimore vive: gli spiriti degli uomini vuole Egli per sua abitazione.
   La gloria di Dio è svelata a coloro che mi accolgono, poiché ove Io sono è Meco il Padre e lo Spirito, e la gloria del Signore si disvela piena e letificante ad essi, e la Grazia è la loro vita e, come il sole dall’alto del cielo, la Paternità, la Fratellanza, la Carità divina sono su di loro e danno anticipi di beatitudine.
   Maria nella sua luminosità estatica mi offre al vostro amore. Curvate la fronte all’Amore fatto carne. Egli ha lasciato i Cieli per portarvi ai Cieli. È venuto nella guerra per portarvi la Pace

   
   All’anima mia da tre giorni si sono aperti i fiumi dell’estasi e gioisco della visione oltre che della parola. Ho l’anima fatta candore e luce, perché il candore della Madre Vergine e la Luce sono in me.
   Gloria a Dio per la sua bontà che concede alla sua serva di vedere ciò che hanno visto gli angeli e che inonda della sua Pace l’anima mia.
   La radio trasmette in questo momento l’"Agnus Dei" della messa domenicale.
Ma io ho visto l’Agnello appena nato dormente nel grembo del Candore... ed è più bello della più bella musica...

 

   1 Nel dettato del 27 novembre, pag. 395.

   2 Ad esempio, nei dettati del l0 giugno (pag. 26) e del 30 settembre (pag. 245). 

   3 la è nostra correzione da il 

   4 con una tale forza da giungere essendo parole aggiunte, vengono dalla scrittrice richiamate e ripetute in calce per 

maggiore chiarezza.

   5 i pastori è aggiunto da noi.

   6 erano è nostra correzione da avevano 

   7 Precede un ma che omettiamo.


Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, 

noi ci affidiamo a Te!

venerdì 4 dicembre 2020

Oggi ho visto l’apparizione di Lourdes. - Sesto giorno della Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.

 


Sesto giorno della Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.

'Poi dalla luce emerge la mia dolce Signora che amo tanto, la Mamma che ormai tanto bene conosco. Sorride col suo volto di giglio, con lo sguardo amoroso e pudico.'

   Cari amici e amiche in Cristo nostro Signore, mi è lieto parteciparvi questa bella Novena in onore dell'Immacolata Concezione, condivisa da Padre Giulio Maria Scozzaro, alla quale, dopo la parte dedicata a ciascun giorno, abbiamo aggiunto un capitolo valtortiano pertinente.
   Sosteniamola con fede vera e sperimentiamo la Potenza commista all'infinita Dolcezza, che solo nella Vergine SS trovano una celestiale, inarrivabile e rassicurante simbiosi, che non spaventa, ma avvicina ed invita a fruire dei Meriti del Redentore attraverso i Veli candidissimi e mitissimi della Corredentrice Eterna nostra.

Ave Maria!

   (L'introduzione e la preghiera iniziale si ripetono ogni giorno)

   1. Introduzione

   Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

   Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco del Tuo amore.

   V. Manda il Tuo Spirito, Signore, e tutto sarà ricreato.

   R. E rinnoverai la faccia della terra.

   Preghiamo.

   O Dio, che con il dono dello Spirito Santo guidi i fedeli alla piena luce della verità, donaci di gustare nel medesimo tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

   2. Preghiera iniziale

   Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato, attraverso la sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e Ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza.
   
Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti supplico di farmi ottenere ... (indicare la Grazia spirituale o materiale). Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen!

   6° GIORNO

   TU, O MARIA
   
   Ave Maria! Piena di Grazia, più Santa dei Santi, più elevata dei cieli, più gloriosa degli Angeli, più venerabile di ogni creatura. Ave, celeste Paradiso! Tutto fragranza, giglio che olezza soave, rosa profumata che si schiude alla salute dei mortali.
   Ave, tempio Immacolato di Dio costruito santamente, adorno di divina magnificenza, aperto a tutti, oasi di mistiche delizie.
   Ave purissima! Vergine Madre!
   Degna di lode e di venerazione, fonte d’acque zampillanti, tesoro d’innocenza, splendore di santità. Tu, o Maria, guidaci al porto della pace e della salvezza, a gloria di Cristo che vive in eterno con il Padre e con lo Spirito Santo. Amen.

   7 Ave Maria


Dai Quaderni di Maria Valtorta, 4 febbraio 1944

   [Saltiamo poco meno di 5 pagine del quaderno autografo che portano il dettato di commento all’episodio del 3 febbraio, da noi indicato sopra.]

   
   Come vede, mi sono affrettata a mettere quei particolari che per la loro piccolezza m’erano sfuggiti e che lei ha desiderato di avere1.
   Oggi poi, leggendo il fascicolo2, noto una frase di Gesù che le può essere di regola.
   Lei stamane diceva che non potrà rendere note le mie descrizioni per via dello stile; ed io, che di essere conosciuta ho una vera fobia, ne fui ben contenta. Ma non le pare che ciò sia contrario a ciò che dice il Maestro nell’ultimo dettato del fascicolo? "Più sarai attenta ed esatta (nella descrizione di ciò che vedo) e più sarà numeroso il numero di coloro che vengono a Me"3. Ciò implica che le descrizioni debbano esser note, altrimenti come può esservi numero di anime che in grazia ad esse vanno a Gesù?


   Le sottopongo questo punto e poi faccia lei ciò che le pare meglio, ché per me è indifferente. Anzi, umanamente, sono del suo stesso parere. Ma qui non siamo nel campo dell’umano, e anche l’umano del portavoce deve scomparire.
   Anche nel dettato di oggi4 Gesù dice: "...nel mostrarti il Vangelo faccio un tentativo più forte di portare gli uomini a Me. Non mi limito più alla parola... Ricorro alla visione e la spiego per renderla più chiara e attraente". E allora?
   Intanto, perché sono un povero nulla che da me sola mi ripiego subito su me stessa, le dico che la sua osservazione mi ha turbata - e l’invidioso se ne giova - tanto turbata da farmi pensare di non scrivere più ciò che vedo e scrivere unicamente i dettati. Mi soffia in cuore: "Tanto, lo vedi? Non servono a un bel nulla le tue famose visioni! Solo a farti passare per pazza. Come sei, in verità. Cosa vedi? Le larve del tuo cervello turbato. Ci vuol ben altro per meritare di vedere il Cielo!"


   È tutt’oggi che mi tiene sotto il getto corrosivo della sua tentazione. Le assicuro che non ho tanto sofferto del mio grande dolore fisico quanto ho sofferto e soffro per questo. Mi vuol far disperare. Il mio venerdì è oggi venerdì di tentazione spirituale. Penso a Gesù nel deserto e a Gesù nel Getsemani...
   Ma non mi do per vinta, per non farlo ridere questo demonio astuto; e lottando contro lui e contro il mio lato meno spirituale le scrivo la mia gioia d’oggi, assicurandole insieme che per conto mio sarei ben lieta se Gesù mi levasse questo dono di vedere che è la mia più alta gioia. Basta mi conservi il suo amore e la sua misericordia.

   Nel pomeriggio di oggi ho visto l’apparizione di Lourdes.
  Vedevo nitidamente la grotta che si incava nel monte con le sue protuberanze di sasso sul quale sono nate, approfittando di un poco di terra deposta nelle crepe, le pianticelle delle grotte. Erbe sottili, muschi, capperi, o meglio erba parietaria, edera selvatica dai rami penduli e, presso la parete di destra (rispetto a me), ai bordi della grotta, uno spinoso rosaio selvatico che stende i suoi rami ancora privi di foglie verso l’interno e l’alto, dove si trova una spaccatura nella roccia, una spaccatura che si interna come fosse un corridoio in salita, stretto e oscuro. La grotta - non rida del mio scarabocchio - è fatta così:
   Quella specie di finestra è la spaccatura e quegli5 scarabocchi che dal suolo vanno ad essa vogliono mostrarle il rosaio selvatico. Quelle due linee dietro lo spacco, il percorso presumibile del corridoio petroso. Al suolo vi è della terra mista a sassi ed erba, la caratteristica erbetta corta e lucida di certi posti di montagna.


   Lo spacco si illumina ad un certo punto di un chiarore giallo-rosato dolcissimo, come se un raggio di sole fosse penetrato nella sua ombra a farla dorata, o una lampada nascosta l’avesse accesa del suo gioioso chiarore. È una luce che fa lieti.
   Poi dalla luce emerge la mia dolce Signora che amo tanto, la Mamma che ormai tanto bene conosco. Sorride col suo volto di giglio, con lo sguardo amoroso e pudico. È tutta vestita di bianco come quando l’ho vista in Paradiso6, ma ha una lunga cintura di una splendida seta celeste, che le si annoda alla vita sotto il cuore e scende sin quasi all’orlo della veste lunghissima, dalla quale emergono le punte dei piedi sottili e rosei. Due rose sono puntate all’orlo della veste, sopra i piedini, due magnifiche rose che sembrano d’oro lavorato a filigrana. Un lungo velo, di una leggerezza che pure è compatta, la copre dal capo ai piedi. Alle mani congiunte è appoggiato un lungo rosario che sembra di perle legate in oro. Il rosario mi è parso completo: 15 poste.


   Dimenticavo dirle che, quando la luce si è fatta nella spaccatura della roccia, il ciuffo di rami del rosaio, che stava ai piedi e lungo la parete destra dello spacco, si agitò come se un vento piegasse i suoi rami spinosi e le sue superstiti foglie accartocciate dal gelo e di un color verde rosso, come arrugginito.
Maria sorride senza parlare nel nimbo della sua luce d’oro che la fa parere ancor più nivea nella veste e nel colore delle mani, del collo e del purissimo volto di poco più che fanciulla. Le si darebbero non più di vent’anni, e anche di quelli ben portati.


   Maria scende verso l’apertura dello spacco, fin sul limite di esso. Vedo il suo passo lievemente ondeggiante, come già lo vidi nelle altre volte che la vidi camminare: il passo caratteristico di chi è uso ai sandali senza nessun rialzo di tacco. Giunta al limite dell’apertura, proprio sopra il rosaio, si ferma.


   Maria si fa il segno della croce. Mi insegna a fare il segno della croce. C’è da vergognarsi pensando come lo si fa noi! L’angelo della visione del Paradiso mi ha insegnato a dire: "Ave, Maria"7. Maria mi insegna a dire: "in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo".


   Ella separa le mani unite in preghiera, appoggia la sinistra sul cuore e con la destra, libera della corona, si tocca la fronte guardando al cielo, il petto, le spalle, e poi curva il capo, al "così sia", riunendo le mani come prima, e sorride di nuovo. Prima, nel segnarsi, non era né seria né sorridente: era assorta in Dio. Il gesto è molto ampio e lento. Neppur lontano parente dei nostri che sembrano... scacciamosche e che sono mutilati nelle parole. 
   Poi inizia a sgranare la sua corona. Lentamente, dicendo a voce alta, curvando fortemente il capo come per un inchino, il "Gloria Patri". Mentre io dico le "Ave" e i "Pater", sorride e tace.    Il vento muove ogni tanto l’estremità della sua cintura di seta. Un lieve vento.
   Infine Ella apre le braccia e le protende verso il suolo, curvando il capo e la snella persona in un lieve inchino di umiltà, e dice con la sua inimitabile voce soavissima: "io sono l’immacolata Concezione", e nel dirlo risolleva la testa e riunisce le mani una nuova volta, guardando il cielo con l’occhio umido di soprannaturale emozione.


   Non dice altro. Ma il suo gesto, il suo sorriso, il suo sguardo, mi fanno capire che Ella è "l’ancella di Dio"8si reputa sempre tale (questo coll’abbassare le braccia e il capo umilmente), lo è per grazia di Dio e non per suo merito proprio (ecco il significato del suo gesto iniziale) e lo è per il Signore a cui va data lode per averla donata al mondo come primo perdono alla umanità colpevole (ecco il significato della seconda parte del gesto in cui è lode, gratitudine e raccoglimento modesto). 
   A dirlo non è nulla. Ma a vederlo, quante cose insegnava quel gesto soltanto! Poi si raccoglie come in interna preghiera con lo sguardo rapito in Dio che Ella vede, e si dissolve così, tornando al suo Paradiso, lasciando in me la luce, la musica, il profumo del suo candore e la spiritualità della sua preghiera.


   Ho scritto vincendo gli impacci che il Tentatore e la mia umanità creavano. Ed ora mi metto quieta col mio rosario fra le mani cercando imitare Maria, la Mamma-Maestra che è venuta per insegnarmi a pregare e a dar lode al Signore per tutto quanto Egli fa di noi.
   Nostra Signora di Lourdes, insegnami a pregare e proteggimi contro il demonio e me stessa. Così sia.

 

   1 Si riferisce ad alcune postille che la scrittrice ha inserito nell’episodio del 3 febbraio, da noi indicato nella pagina precedente.

   2 Deve trattarsi dei fascicoli dattiloscritti da Padre Migliorini, copiati dai quaderni autografi di Maria Valtorta ai quali 

noi direttamente attingiamo.

   3 Al termine del secondo dettato del 25 gennaio, pag. 74.

   4 Quello da noi indicato sotto la data del 4 febbraio.

   5 quegli è nostra correzione da quei 

   6 Nella visione del 10 gennaio, pag. 28.

   7 Nella stessa visione del 10 gennaio, pag. 30.

   8 Luca 1, 38

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, noi ci affidiamo a Te!

http://www.valtortamaria.com/blog/sesto-giorno-di-novena-allimmacolata-concezione-con-riferimenti-valtortiani


giovedì 3 dicembre 2020

5° GIORNO - NOVENA ALL'IMMACOLATA

 

Quinto giorno di Novena all'Immacolata Concezione con riferimenti valtortiani.

'Oggi sono più che mai Regina in Cielo e porto con me l’anima tua'   

   Cari amici e amiche in Cristo nostro Signore, mi è lieto parteciparvi questa bella Novena in onore dell'Immacolata Concezione, condivisa da Padre Giulio Maria Scozzaro, alla quale, dopo la parte dedicata a ciascun giorno, abbiamo aggiunto un capitolo valtortiano pertinente.
   Sosteniamola con fede vera e sperimentiamo la Potenza commista all'infinita Dolcezza, che solo nella Vergine SS trovano una celestiale, inarrivabile e rassicurante simbiosi, che non spaventa, ma avvicina ed invita a fruire dei Meriti del Redentore attraverso i Veli candidissimi e mitissimi della Corredentrice Eterna nostra.

Ave Maria!

   L'introduzione e la preghiera iniziale si ripetono ogni giorno)

   1. Introduzione

   Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

   Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco del Tuo amore.

   V. Manda il Tuo Spirito, Signore, e tutto sarà ricreato.

   R. E rinnoverai la faccia della terra.

   Preghiamo.

   O Dio, che con il dono dello Spirito Santo guidi i fedeli alla piena luce della verità, donaci di gustare nel medesimo tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

   2. Preghiera iniziale

   Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio mi ha insegnato, attraverso la sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le mie miserie e Ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza.
   
Con la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti supplico di farmi ottenere ... (indicare la Grazia spirituale o materiale). Se ciò che Ti chiedo non è per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più conforme a entrambi. Amen!



5° GIORNO

   SALVACI, O MARIA!

   O Vergine, bella come la luna, delizia del Cielo, nel cui volto guardano i beati e si specchiano gli Angeli, fa che noi, tuoi figli, Ti assomigliamo, e che le nostre anime ricevano un raggio della tua bellezza che non tramonta con gli anni, ma che rifulge nell’eternità.
   O Maria, Sole del Cielo, risveglia la vita dovunque è la morte e rischiara gli spiriti dove sono le tenebre. Rispecchiandoti nel volto dei tuoi figli, concedi a noi un riflesso del tuo lume e del tuo fervore.
   Salvaci, o Maria, bella come la luna, fulgida come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall’odio, ma dalla fiamma dell’amore. Amen.

   7 Ave Maria
 

Dai Quaderni di Maria Valtorta, 8 dicembre 1943 

   Lo stesso 8 dicembre alle 6 ant.

   Dice Maria
   «Quando nell’ira del Venerdì santo mi incontrai col Figlio mio ad un crocevia che menava al Golgota, nessuna parola usci dalle nostre labbra fuorché: "Mamma!", "Figlio!". 
   
Intorno a noi stava la Bestemmia, la Ferocia, lo Scherno e la Curiosità. Inutile, davanti a queste quattro Furie, esporre il cuore con i suoi palpiti più santi. Si sarebbero precipitate su esso a ferirlo più ancora, perché quando l’uomo tocca la perfezione del Male è capace non solo del delitto verso i corpi ma anche verso il pensiero e il sentimento del suo simile.
   
Ci guardammo. Gesù, che aveva già parlato alle donne pietose incitandole a piangere sui peccati del mondo, non mi guardò che fissamente, attraverso il velo del sudore, del pianto, della polvere, del sangue, che facevano crosta alle sue palpebre.
   Sapeva che io pregavo per il mondo a che avrei voluto piegare il Cielo in suo soccorso alleviandogli non il supplizio, poiché questo doveva esser compiuto per decreto eterno, ma la durata di esso. Lo avrei voluto piegare a costo di un mio martirio di tutta la vita. Ma non potevo. Era l’ora della Giustizia.  
   Sapeva che lo amavo come non mai. Ed io sapevo che mi amava e che più del velo della Veronica pietosa e di ogni altro soccorso gli sarebbe stato di sollievo il bacio della sua Mamma. Ma anche questa tortura ci voleva per redimere le colpe del disamore.
   
I nostri sguardi si incontrarono, si allacciarono, si divisero lacerando i cuori nostri. E poi la calca travolse e sospinse la Vittima verso il suo altare e lo nascose all’altra vittima che già era sull’altare del sacrificio e che ero io, Madre dolorosa.
   Quando vi vedo così duri, ostinati nel peccato, e penso che il nostro duplice strazio infinito non è valso a farvi buoni, penso quale strazio più grande occorreva per neutralizzare il veleno di Satana in voi e non lo trovo, perché strazio più grande del nostro non c’è.
   
Ho tenuto, dal momento della mia Immacolata Concezione, il capo di Satana sotto il mio calcagno di senza colpa. Ma esso ha, non avendo potuto corrompere il mio corpo e la mia anima con il suo veleno, schizzato esso veleno come acido infernale sul mio Cuore materno e, se esso è immacolato per grazia di Dio, è addolorato come più non potrebbe per opera di Satana, che lo ha trafitto a morte per opera dei figli dell’uomo uccisori del Figlio mio dall’ora del Getsemani alla fine del mondo.
   
La Madre ti dice, creatura che mi sei cara, che nella beatitudine del Cielo salgono a ferirmi come frecce le offese che fate al Figlio mio ed ognuna riapre la ferita del Venerdì santo. Più delle stelle nei firmamenti di Dio sono le ferite che porta  il mio Cuore per voi. E della Madre che vi ha dato la sua vita non avete pietà. 
   Tornerò a parlarti oggi perché ti voglio tenere tutto il giorno con me. Oggi sono più che mai Regina in Cielo e porto con me l’anima tua.
  Sei una bambina che poco sa della Mamma. Ma quando saprai tante cose e mi conoscerai non come stella lontana di cui solo si vede un raggio e si sa il nome non solo come ente ideale e idealizzato, ma come realtà viva e amorosa, con il mio cuore di Madre di Dio e di Mamma di Gesù, di Donna che capisce i dolori della donna perché i più atroci non le furono risparmiati e non ha che ricordare i suoi per capire gli altrui, allora mi amerai come ami il Figlio mio: ossia con tutta te stessa.»

   Lo stesso giorno alle 12. 
   
   Dice Maria: 
   «Fu la pietà di Longino a permettermi di accostarmi alla Croce, alla quale ero giunta attraverso a
scorciatoie scoscese, portata più dall’amore che da forza mia propria. 
   Longino era un soldato retto che compieva il suo dovere ed esercitava il suo diritto con giustizia.
Era perciò già predisposto ai prodigi della Grazia. Io per quella sua pietà gli ottenni il dono delle stille del Costato ed esse gli furono battesimo di grazia, perché la sua anima aveva sete di Giustizia e Verità.
   Gli angeli avevano detto nell’alba natale di Gesù: "Pace in terra agli uomini di buona volontà". Nel tramonto del giorno mortale del Cristo, il Cristo stesso dava a quest’uomo di buona volontà la sua Pace. E Longino fu il primo figlio natomi dal travaglio della Croce, perché Disma fu l’ultimo redento per la parola di Gesù di Nazaret come Giovanni ne fu il primo, e potrei dire che egli, col suo cuore di giglio di diamante acceso dall’amore, fu la luce nata dalla Luce, e le Tenebre non poterono mai offuscarla.
   Io non avevo fatto che prendere questo "figlio di Cristo" (il Padre Migliorini sa cosa voglia dire in ebraico il suffisso: bar) dalle mani del Figlio mio dando inizio al ciclo della mia maternità spirituale con un fiore che già s’era sbocciato al Cielo; della mia maternità spirituale nata come rosa porpurea dalle palme inchiodate al tronco della Croce, così diversa dalla candida rosa di letizia di Cana, ma ugualmente data dall’amore del Cristo alla sua Mamma per gli uomini, e dall’amore del Cristo agli uomini per la sua Mamma che non avrebbe più avuto Figlio.
   Un miracolo d’amore segnò l’èra dell’evangelizzazione, un miracolo d’amore quella della redenzione, perché tutto quanto viene da Gesù mio è amore e tutto quanto viene da Maria è pure amore. il cuore della Mamma non differisce da quello del Figlio altro che nella Perfezione divina.
   Dall’alto della Croce erano scese lente le parole, spaziate nel tempo come battere d’ore ad un orologio celeste. Ed io le avevo tutte raccolte, anche quelle che a me meno si riferivano, perché anche un sospiro del Morente era raccolto, bevuto, aspirato, dal mio udito, dal mio occhio, dal mio cuore.
   "Donna, ecco tuo figlio". E generati dal mio dolore ho dato figli al Cielo da quel momento. Parto verginale come il mio primo, questo mistico parto di voi per Lui. Io vi do alla luce dei Cieli attraverso il mio Figlio e il mio dolore. E questo generare, che ebbe principio da quelle parole, se non ha ululi di carne squarciata, perché la mia carne era immune da colpa e dalla condanna del generare attraverso al dolore, il cuore squarciato ululò senza voce col singulto muto dello spirito, e posso dire che voi nascete attraverso il varco aperto dal mio dolore di Madre nel mio cuore di Vergine.
   Ma la parola-regina di quel crudele pomeriggio d’aprile era sempre una: "Mamma!". Conforto del Figlio solo a chiamarmi, poiché sapeva quanto l’amavo e come lo spirito mio ascendesse sulla sua Croce per baciare il mio santo Torturato. Sempre più sovente ripetuta e più straziantemente ripetuta mano a mano che lo spasimo cresceva come marea che monta.
   Il grande grido di cui parlano gli evangelisti fu questa parola. Aveva tutto detto e tutto compiuto, aveva affidato lo spirito al Padre suo ed invocato il Padre sul suo smisurato dolore. Ed il Padre non s’era mostrato a Questo nel quale fino a quell’ora si era compiaciuto e che ora, carico dei peccati di un mondo, era guardato con rigore da Dio. La Vittima chiamò la Madre. Con urlo di lacerante dolore che trafisse i Cieli, facendone piovere perdono, e che trafisse il mio cuore, facendone piovere sangue e pianto.
   Ho raccolto quel grido in cui per le contrazioni della morte, e di quella morte la parola naufragava in uno straziante lamento, ed ho portato in me quel suono come una spada di fuoco sino alla mattina pasquale, quando il Vincitore entrò, sfolgorante più del sole di quel sereno mattino, bello più di come mai l’avessi visto prima, perché la tomba m’aveva ingoiato un Uomo-Dio e mi restituiva un Dio-Uomo, perfetto nella sua virile maestà, giubilante per la prova compiuta. 
   "Mamma" anche allora. Ma, o figlia!, questo era il grido della sua gioia incontenibile, di cui Egli mi faceva partecipe stringendomi al Cuore e mondando l’assenzio dell’aceto e del fiele al bacio della Mamma sua.
   Non ti faccia stupore se nel giorno della mia festa di candore io ti ho parlato del mio dolore. Ad ogni dono di Dio per giustizia è contrapposto un dono del beneficato. Ogni elezione importa con sé doveri tremendi e soavi insieme, che divengono gaudio eterno quando la prova finisce.
   Al dono supremo del Concepimento senza macchia doveva da parte mia corrispondere quello d’essere Madre del Redentore, ossia Donna del Dolore. E lo strazio del Golgota è la corona apposta sulla gloria del mio Concepimento immacolato.»

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, noi ci affidiamo a Te!