Come avete visto, spesso i Blog Cattolici sono visitati dagli anticlericali, a volte carichi di odio verso la Chiesa. A loro dedico la storia di una conversione operata dalla Madonna nel XIX secolo di un acerrimo anticlericale: Tobia de Ratisbonne:
L'otto dicembre 1841 una nave carica di passeggeri, partita da Marsiglia, toccava il porto di Civitavecchia. Sul ponte, pronta a scendere, c'era una piccola folla di stranieri: francesi, inglesi, belgi, alsaziani. In quel momento, i cannoni del porto tuonarono a salve.
«Che cosa sta accadendo? - domandò un ebreo ad un suo compagno di viaggio.
«Non si spaventi, signor Ratisbonne. Sono spari di festa. Oggi è la festa dell'Immacolata Concezione di Maria e le batterie del porto «sparano» in onore della loro celeste Patrona».
«Al diavolo! » - proruppe Tobia Ratisbonne. E afferrando con rabbia i suoi bagagli, rientrò nella sua cabina.
Il capitano della nave gli si fece incontro, gentile:
«Qualcosa che non va, signor Ratisbonne?». «Sicuro. Avevo una mezza intenzione di sbarcare a Roma, ma queste sciocche superstizioni di Madonne e cannonate me ne hanno tolta la voglia. Sbarcherò a Napoli. Questa stupida città del Papa mi dà la nausea».
Il capitano della nave non si stupì di queste parole rabbiose. Tobia Ratisbonne era un giovane ebreo nato in Alsazia, ed era diventato con la sua intelligenza fuor del comune un banchiere ricchissimo. Egli odiava il cattolicesimo a tal punto che quando suo fratello Teodoro si era convertito a Cristo e si era fatto sacerdote, lui l'aveva ripudiato come fratello.
Nonostante la, sua rabbia contro il cattolicesimo, il desiderio di vedere la Roma dei Cesari lo vinse. Da Napoli, dove era sbarcato in un primo tempo, vi si recò il 15 gennaio 1842.
La famiglia De Bussière, nobili e ricchi patrizi, lo ospitò trattandolo splendidamente. Tobia vide i Fori imperiali, il Colosseo, le Terme di Caracalla, le antiche vie sulle quali gli imperatori avevano celebrato i loro superbi trionfi. «Peccato che quella città regina del mondo antico ora fosse dominata dal Papa, rappresentante di quel Galileo, che gli ebrei avevano mandato alla forca come bestemmiatore e
guerrigliero! ».
Alla vigilia della sua partenza, Tobia Ratisbonne domandò a Teodoro De Bussière come avrebbe potuto contraccambiare tanta squisita cortesia verso di lui. Teodoro, sorridendo, rispose: «Dovresti farmi un piccolo favore, Tobia. Tu sai che io ero protestante, ma che da qualche tempo sono entrato nella Chiesa cattolica. Ora vorrei donarti una medaglia di Maria Immacolata. Vuoi accettarla come segno della mia amicizia?.».
L'ebreo provò un'enorme ripugnanza. Tuttavia, da gentiluomo qual era, non poteva rifiutarsi. Abbassò la testa e si lasciò porre al collo la medaglia, come un bambino. Poi, guardando Teodoro, con ironia, sbottò:
«Ed eccomi ora cattolico, apostolico, romano».
Il giorno 20 gennaio era segnato per la partenza. Teodoro accompagnò in carrozza l'amico per le vie di Roma. Si fermarono alla chiesa di S. Andrea delle Fratte.
«È una chiesa bella e antica. Dovresti visitarla, - disse Teodoro a Tobia - scendi e prova a darle una sguardo».
Entrarono. La chiesa era piccola e deserta, ma un piccolo tesoro d'arte. Teodoro si recò con indifferenza, quando il suo sguardo fu attratto verso l'altare di san Michele.
Era un vero miscredente. Un autentico negatore del Cristianesimo. Nessuna emozione mistica lo turbava. Non desiderava credere, murato nella sua indifferenza.
Ecco come lo stesso Ratisbonne racconta la sua esperienza:
«Nessun oggetto d'arte attirava la mia attenzione. Lasciai scorrere lo sguardo all'intorno, senza soffermarmi in alcun pensiero; mi ricordo solo di un cane nero che saltellava davanti a me... Ma ben presto il cane scomparve, la chiesa intera scomparve e non vidi più niente, o piuttosto, mio Dio, vidi una cosa sola!
Ero là, prostrato in lacrime, il cuore come strappato da me stesso, allorché De Bussière mi richiamò alla vita.
Non potevo rispondere alle sue domande affannose; poi afferrai la medaglia che portavo sul petto; baciai con effusione la Vergine dispensatrice di grazia... Oh, era proprio lei, la Vergine Maria apparsa davanti a me, in piedi, sull'altare, piena di maestà e di dolcezza, con le mani - aperte da cui scaturivano fasci di luce intensissima.
Una forza irresistibile mi spinse verso di Lei. La Vergine mi aveva fatto segno con la mano di inginocchiarmi e mi sembrò che mi dicesse: «Va bene». Non parlò più a lungo, ma io capii tutto. Quando mi inginocchiai, investito dalla luce delle sue mani, mi parve che una benda cadesse dai miei occhi...
Non una sola benda, bensì l'intera moltitudine di bende che mi avevano avvolto, disparvero l'una dopo l'altra, come la neve, il fango e il ghiaccio sotto l'azione di un sole cocente.
Quel che so, è che al momento di entrare in chiesa, ignoravo tutto; uscendone, vedevo chiaro...»:
Teodoro De Bussière lo scosse due o tre volte. Finalmente Ratisbonne si volse. Aveva il volto inondato di lacrime e balbettava felice: «Era Lei, era proprio Lei, Maria, la Madre del Cristo!».
Lo accompagnarono da un prete cattolico: Tobia De Ratisbonne gli raccontò la straordinaria esperienza nella Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte. Ormai nel suo cuore era diventato cattolico.
«Se quella mattina del 20 gennaio 1842 - scriverà più tardi - qualcuno mi avesse detto: Ti sei alzato ebreo e ti coricherai cristiano, se qualcuno mi avesse detto una cosa simile, l'avrei guardato come il più pazzo degli uomini... Se in quel momento in cui entrai a Sant'Andrea - era mezzogiorno - qualcuno mi avesse detto: Tra un quarto d'ora tu adorerai Gesù Cristo, tuo Dio e tuo Signore, e sarai prosternato in una povera chiesa e ti picchierai il petto ai piedi di un sacerdote, in un convento di Gesuiti dove passerai il carnevale per prepararti al Battesimo, pronto ad immolarti per la fede cattolica, e rinuncerai al mondo, ai suoi piaceri, alla tua fortuna, alle tue speranze, al tuo avvenire, e se necessario, anche alla fidanzata, all'affetto della famiglia, alla stima degli amici, all'affezione degli ebrei... e non aspirerai più che a servire Gesù Cristo e a portare la sua croce fino alla morte... io dico che se qualche profeta mi avesse fatto una simile predizione, avrei giudicato un solo altro uomo più insensato di lui: l'uomo che avesse creduto alla possibilità di una tale follia! Eppure è proprio questa follia che fa oggi la mia saggezza e la mia felicità».
Il sacerdote cattolico, incontrato quel giorno, lo invitò a prepararsi al Battesimo. Era chiaro: Maria stessa lo voleva fratello del Figlio suo, il Cristo Gesù, nella Chiesa cattolica, apostolica, romana.
Per le vie di Roma si festeggiava il carnevale. All'interno di un Istituto dei Padri Gesuiti, Tobia De Ratisbonne, il banchiere ebreo, giovane ambizioso, che giudicava Roma «una stupida città» perché vi abitava il Papa, e l'Immacolata solo una superstizione dei preti, si preparò con fervore di neofita al Battesimo.
Compiuta la preparazione, il Cardinal Patrizi battezzò Tobia De Ratisbonne. Volle chiamarsi Alfonso Maria.
Maria, l'Immacolata, l'aveva vinto e condotto con mano di mamma al suo divin Figlio.
Una commissione incaricata dal Papa, nel giugno dello stesso anno, riconobbe la verità dell'apparizione.
Tornato in Francia, Alfonso De Ratisbonne lasciò tutto: la casa, la banca, la fidanzata, la vita brillante che aveva davanti, per cominciare gli studi teologici in preparazione al sacerdozio.
Dopo l'ordinazione sacerdotale, don Alfonso si recò in Oriente, dove dedicò tutta la sua vita alla conversione degli ebrei, fondando la Congregazione di Nostra Signora di Sion.
Oggi, chi va in Palestina e cerca la sua tomba, la trova nel piccolo cimitero di S. Giovanni in Montana, all'ombra di una bianca statua di Maria Immacolata.
Per tutta la sua vita, guidato da Maria, l'amore del suo Dio aveva preso il posto di ogni altro amore.
Contemplare Et mirare Eius celsitudinem,
Dic felicem Genitricem, Dic beatam Virginem!