lunedì 4 giugno 2018

il simbolo di quella lingua di fuoco

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Dal libro di Azaria [angelo custode di M. Valtorta]
  • Hai mai meditato, anima mia, il simbolo di quella lingua di fuoco che, tu l’hai visto, si posò su ogni capo apostolico mentre incoronò di un serto la tutta Santa? Io te lo voglio far comprendere. Generalmente vi si dice: in forma di fiamma per essere sensibile agli apostoli e significare amore e luce. Sì, anche questo ma non solo questo.
    Poteva e sarebbe bastato, il Paraclito venire nel “gran vento impetuoso” e penetrare nel Cenacolo – dove già si era compiuto il Rito Eucaristico: la donazione del Dio fatto Carne ai suoi fedeli perché in essi Egli fosse anche dopo la separazione e desolati non fossero del Maestro diletto – poteva penetrare e stare, globo di meraviglioso splendore, a illuminare le menti che dovevano parlare al mondo del Dio Vero e del suo Cristo. Ma il Paraclito non si limitò a questo. Egli pure, come il Verbo Incarnato, si franse e si donò, in una Comunione, in un’effusione e donazione dei suoi doni di Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza, Fortezza, Pietà, Timor di Dio, così come Gesù si era dato in Corpo e Sangue, Anima e Divinità.   ( … )
  • Nei dodici destinati ad evangelizzare il mondo, non dovevano più essere rovine, ed ecco lo Spirito, nella sua Comunione pentecostale, ardere e purificare la sede del senso e del pensiero: il capo degli uomini apostolici, mentre coronò d’amore la testa della Vergine e Sposa sua e si strinse per baciare con l’unico bacio degno della Beatissima Madre Vergine, della Tutta Grazia, Figlia, Sposa e Madre della Grazia, Maria, Regina degli Apostoli e della Chiesa in Terra, Regina degli Angeli nei Cieli. Az.12.5.46

Il peccato contro lo Spirito Santo non può essere perdonato


 Dai testi sinottici (Mt 12,31-32; Mc 3,28-30; Lc 12,10) sappiamo che il peccato o la bestemmia contro lo Spirito non è perdonata. 
Con l’espressione «bestemmia contro lo Spirito» non s’intende l’atto di dire alcune parole contro lo Spirito Santo né di fare azioni particolari, ma piuttosto un atteggiamento interiore di opposizione allo Spirito, che può condurre conseguentemente a compiere gesti malvagi o a dire parole menzognere. Quest’atteggiamento è dato dallo spirito umano che si pone contro lo Spirito di Dio cioè contro lo Spirito Santo. Ora lo Spirito Santo è il dono dell’amore misericordioso del Padre ed è lui che rivela la verità salvifica di Gesù nostro unico Salvatore. 
Quando lo spirito umano assume una posizione contraria all’amore del Padre e alla verità di Cristo, esso cade nella bestemmia contro lo Spirito Santo e commette un peccato imperdonabile.
 L’opposizione spirituale a Dio può avere due risvolti diversi e complementari: uno per eccesso e uno per difetto.

1. Quello per eccesso si attua quando l’uomo considera il proprio peccato più grande dell’amore misericordioso di Dio; quando pensa cioè che il suo peccato non possa essere perdonato da Dio, perché troppo al di là della possibilità concessa dal perdono divino. Mette un limite alla misericordia divina e la ritiene incapace o impotente di assolvere il peccato o i peccati commessi. Questo stato d’animo conduce alla disperazione quale rifiuto radicale dell’amore redentore come se questo non volesse o non potesse perdonare peccati così gravi, vanificando in tal modo l’azione salvifica di Gesù con la sua morte in croce. Si tratta di una tra le più grandi menzogne: riputare come impotente e limitata l’infinita potenza dell’amore di Dio, che si è rivelato e concretizzato nella Pasqua di Cristo e che costituisce la manifestazione di un amore che più grande non esiste, come afferma Gesù stesso: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).

 La bestemmia contro lo Spirito – il quale, come si è detto, è il Dono dell’amore supremo del Padre e del Figlio – nega o rifiuta precisamente quest’amore e chiude l’uomo in se stesso, nella propria durezza di cuore. Per questa ragione non è perdonabile, non perché Dio non lo voglia o non lo possa perdonare, Lui che è la fonte del perdono, ma perché l’uomo crede di non poter essere perdonato e si rende perciò irraggiungibile e inafferrabile dal perdono divino; resta come totalmente impermeabilizzato all’acqua viva che sgorga dal cuore trafitto di Gesù e, attraverso di Lui, dall’amore infinito del Padre, cioè dallo Spirito Santo.

2. Quello per difetto è dato dall’uomo che, al contrario del caso precedente, non tiene conto del proprio peccato, considerandosi privo d’ogni imperfezione e debolezza, completamente a posto e giusto sotto tutti gli aspetti e pertanto non si ritiene bisognoso di perdono.
 È lo stato di colui che si considera ineccepibile e perfetto per i suoi meriti e non per la grazia di Dio. In tal modo egli vanifica l’azione redentrice compiuta da Cristo quale unica fonte di salvezza e di giustificazione. Non accetta l’intervento misericordioso di Dio, il dono del suo amore e del suo perdono, perché non ne ha bisogno in quanto è senza peccato.

La convinzione di essere senza peccato costituisce la più grande delle menzogne, come viene affermato da Giovanni: «Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi» (1Gv 1,8-10). Ciò è precisamente la bestemmia contro lo Spirito Santo, che è lo Spirito di verità, Colui che rivela la verità salvifica di Gesù e l’amore del Padre. Infatti è lo Spirito che convince il mondo circa il peccato (Gv 16,8), nel senso che fa scoprire l’estrema povertà e miseria spirituale dell’uomo, che può essere risanato unicamente dalla misericordia del Padre attuata con l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Cristo suo Figlio.

 Coloro che si rendono conto di tale situazione di peccato e della necessità di accogliere la salvezza divina, si trovano nella situazione migliore per ottenere il perdono di Dio; coloro invece che non riconoscono la propria miseria, si rendono indisposti e chiusi all’azione redentrice di Cristo e rimangono privi della sua misericordia. Ciò non perché Dio non voglia loro perdonare, ma perché il perdono non può essere riversato su chi non avverte il bisogno di perdono e non lo chiede. L’uomo si fa così impenetrabile alla grazia dello Spirito, restando prigioniero della propria tenebra interiore. È veramente uno stato di profonda chiusura spirituale che impedisce ogni possibile conversione: «L’uomo resta chiuso nel peccato, rendendo da parte sua impossibile la sua conversione e, dunque, anche la remissione dei peccati, che ritiene non essenziale e non importante per la sua vita. È, questa, una condizione di rovina spirituale, perché la bestemmia contro lo Spirito Santo non permette all’uomo di uscire dalla sua auto-prigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione delle coscienze e della remissione dei peccati» (Dominum et Vivificantem, 46).
         Il peccato contro lo Spirito non è solo degli uomini che vivono immersi nella mentalità  materialistica ed edonistica del mondo, ma anche di coloro che, incamminati sulla strada dell’impegno cristiano, restano impigliati nella propria auto-gratificazione e non sentono più la necessità di purificarsi e di rinnovarsi incessantemente, oppure, incappati nel peccato, non hanno il coraggio e l’umiltà di tendere la mano a Dio per ottenere la sua amorosa misericordia. Da qui l’importanza di pregare lo Spirito Santo affinché non si attenui nel cuore umano la sensibilità al bene e al male e la sua azione rimanga sempre viva in esso per sospingerlo continuamente alla penitenza e alla richiesta del perdono divino. In altre parole, si tratta di restare costantemente avvolti dall’amore dolcissimo del Padre e del Figlio Gesù, che è lo Spirito Santo, attenti alle sue ispirazioni interiori, docili ai suoi richiami e disponibili ai suoi orientamenti.

di Don Renzo Lavatori, docente di teologia
Gennaio 2002
https://www.spiritosanto.org/media/pdf/libretto_preghiere.pdf

AMDG et DVM

sabato 2 giugno 2018

Oh... Mamma del Cielo




 "Oh... Mamma del Cielo,
aiutami a superare ogni difficoltà
con la speranza e la certezza
che presto tutto cambierà
in grande gioia e immensa felicità"

*

23 Agosto 2002 - Maria Santissima a Conchiglia 



IL SANTO

Sant'ANTONIO DI PADOVA dice:

"Come nelle mani ci sono dieci dita, così dieci sono le specie di flagellazione, cioè di mortificazione che dobbiamo praticare: 

la rinuncia alla propria volontà, 
l'astinenza dal cibo e dalla bevanda, 
la rigorosità del silenzio, 
le veglie di preghiera durante la notte, 
l'effusione delle lacrime, 
il dedicare un congruo tempo alla lettura, 
il lavoro materiale, 
la generosa partecipazione alle necessità del prossimo, 
il vestire dimessamente, 
il disprezzo di sé. 

Con queste dieci dita dobbiamo afferrare il flagello e colpirci senza pietà, senza misericordia, quasi con ferocia, perché nel giorno del castigo che spezzerà le ossa, possiamo trovare misericordia."

E Tu, o Signore, abbi misericordia di noi!

OMELIA e ATTO DI CONSACRAZIONE dei Sacerdoti al Cuore Immacolato di MARIA

DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PT ]

 CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON SACERDOTI, 

RELIGIOSI, SEMINARISTI E DIACONI
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Chiesa della SS.ma Trindade - Fátima 

Mercoledì, 12 maggio 2010

Cari fratelli e sorelle,
«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna […] perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4, 4.5). La pienezza del tempo è arrivata, quando l’Eterno irruppe nel tempo; per opera e grazia dello Spirito Santo, il Figlio dell’Altissimo fu concepito e si fece uomo nel seno di una donna: La Vergine Madre, tipo e modello eccelso della Chiesa credente. Essa non smette di generare nuovi figli nel Figlio, che il Padre ha voluto come primogenito di molti fratelli. Ognuno di noi è chiamato ad essere, con Maria e come Maria, un segno umile e semplice della Chiesa che continuamente si offre come sposa nelle mani del suo Signore.

A tutti voi che avete donato la vita a Cristo, desidero, questa sera, esprimere l’apprezzamento e la riconoscenza ecclesiale. Grazie per la vostra testimonianza spesso silenziosa e per niente facile; grazie per la vostra fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. In Gesù presente nell’Eucaristia, abbraccio i miei fratelli nel sacerdozio e i diaconi, le consacrate e i consacrati, i seminaristi e i membri dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali qui presenti. Voglia il Signore ricompensare, come soltanto Lui sa e può fare, quanti hanno reso possibile trovarci qui presso Gesù Eucaristia, in particolare alla Commissione Episcopale per le Vocazioni e i Ministeri con il suo Presidente, Mons. Antonio Santos, che ringrazio per le parole piene di affetto collegiale e fraterno pronunciate all’inizio dei Vespri. In questo ideale «cenacolo» di fede che è Fatima, la Vergine Madre ci indica la via per la nostra oblazione pura e santa nelle mani del Padre.

Permettetemi di aprirvi il cuore per dirvi che la principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata e del ministro dell’Altare, dev’essere la fedeltà, la lealtà alla propria vocazione, come discepolo che vuole seguire il Signore. La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore; di un amore coerente, vero e profondo a Cristo Sacerdote. «Se il battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalista e di una religiosità superficiale» (Giovanni Paolo II, Lettera ap. Novo millennio ineunte, 31). In quest’Anno Sacerdotale che volge al termine, scenda su tutti voi una grazia abbondante perché viviate la gioia della consacrazione e testimoniate la fedeltà sacerdotale fondata sulla fedeltà di Cristo. Ciò suppone evidentemente una vera intimità con Cristo nella preghiera, poiché sarà l’esperienza forte ed intensa dell’amore del Signore che dovrà portare i sacerdoti e i consacrati a corrispondere in un modo esclusivo e sponsale al suo amore.

Questa vita di speciale consacrazione è nata come memoria evangelica per il popolo di Dio, memoria che manifesta, certifica e annuncia all’intera Chiesa la radicalità evangelica e la venuta del Regno. Ebbene, cari consacrati e consacrate, con il vostro impegno nella preghiera, nell’ascesi, nello sviluppo della vita spirituale, nell’azione apostolica e nella missione, tendete verso la Gerusalemme celeste, anticipate la Chiesa escatologica, salda nel possesso e nell’amorevole contemplazione del Dio Amore. Quanto grande è oggi il bisogno di questa testimonianza! Molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un Aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna. Gli uomini sono chiamati ad aderire alla conoscenza e all’amore di Dio, e la Chiesa ha la missione di aiutarli in questa vocazione. Sappiamo bene che Dio è padrone dei suoi doni; e la conversione degli uomini è grazia. Ma siamo responsabili dall’annuncio della fede, della totalità della fede e delle sue esigenze. Cari amici, imitiamo il Curato d’Ars che così pregava il buon Dio: «Concedimi la conversione della mia parrocchia, e io accetto di soffrire tutto ciò che Tu vuoi per il resto della vita». E tutto ha fatto per strappare le persone alla propria tiepidezza per ricondurle all’amore.

C’è una solidarietà profonda fra tutti i membri del Corpo di Cristo: non è possibile amarlo senza amare i suoi fratelli. Fu per la salvezza di essi che Giovanni Maria Vianney ha voluto essere sacerdote: «Guadagnare le anime per il buon Dio» dichiarava nell’annunciare la sua vocazione a diciotto anni d’età, così come Paolo diceva: «Guadagnare il maggior numero» (1 Cor 9,19). Il Vicario generale gli aveva detto: «Non c’è molto amore di Dio nella parrocchia, voi lo introdurrete». E, nella sua passione sacerdotale, il santo parroco era misericordioso come Gesù nell’incontro con ogni peccatore. Preferiva insistere sull’aspetto affascinante della virtù, sulla misericordia di Dio al cui cospetto i nostri peccati sono «grani di sabbia». 
Presentava la tenerezza di Dio offesa. Temeva che i sacerdoti diventassero «insensibili» e si abituassero all’indifferenza dei loro fedeli: «Guai al Pastore – ammoniva – che rimane zitto vedendo Dio oltraggiato e le anime perdersi».

Amati fratelli sacerdoti, in questo luogo che Maria ha reso tanto speciale, avendo davanti agli occhi la sua vocazione di discepola fedele del Figlio Gesù dal concepimento alla Croce e poi nel cammino della Chiesa nascente, considerate la grazia inaudita del vostro sacerdozio. La fedeltà alla propria vocazione esige coraggio e fiducia, ma il Signore vuole anche che sappiate unire le vostre forze; siate solleciti gli uni verso gli altri, sostenendovi fraternamente. I momenti di preghiera e di studio in comune, la condivisione delle esigenze della vita e del lavoro sacerdotale sono una parte necessaria della vostra vita. Come è meraviglioso quando vi accogliete vicendevolmente nelle vostre case, con la pace di Cristo nei vostri cuori! Come è importante aiutarvi a vicenda per mezzo della preghiera e con utili consigli e discernimenti! Riservate particolare attenzione alle situazioni di un certo indebolimento degli ideali sacerdotali oppure al fatto di dedicarsi ad attività che non si accordano integralmente con ciò che è proprio di un ministro di Gesù Cristo. Quindi è il momento di assumere, insieme con il calore della fraternità, il fermo atteggiamento del fratello che aiuta il proprio fratello a “restare in piedi”.

Sebbene il sacerdozio di Cristo sia eterno (cfr Eb 5,6), la vita dei sacerdoti è limitata. Cristo vuole che altri perpetuino lungo il tempo il sacerdozio ministeriale da Lui istituito. Perciò mantenette, nel vostro intimo e intorno a voi, l’ansia di suscitare – assecondando la grazia dello Spirito Santo – nuove vocazioni sacerdotali tra i fedeli. La preghiera fiduciosa e perseverante, l’amore gioioso alla propria vocazione e un dedicato lavoro di direzione spirituale vi consentiranno di discernere il carisma vocazionale in coloro che sono chiamati da Dio.

Cari seminaristi, che avete già fatto il primo passo verso il sacerdozio e vi state preparando nel Seminario Maggiore oppure nelle Case di Formazione Religiosa, il Papa vi incoraggia ad essere consapevoli della grande responsabilità che dovrete assumere: verificate bene le intenzioni e le motivazioni; dedicatevi con animo forte e spirito generoso alla vostra formazione. L’Eucaristia, centro della vita del cristiano e scuola di umiltà e di servizio, dev’essere l’oggetto principale del vostro amore. L’adorazione, la pietà e la cura del Santissimo Sacramento, lungo questi anni di preparazione, faranno sì che un giorno celebriate il sacrificio dell’Altare con edificante e vera unzione.

In questo cammino di fedeltà, amati sacerdoti e diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e laici impegnati, ci guida e accompagna la Beata Vergine Maria. Con Lei e come Lei siamo liberi per essere santi; liberi per essere poveri, casti e obbedienti; liberi per tutti, perché staccati da tutto; liberi da noi stessi affinché in ognuno cresca Cristo, il vero consacrato del Padre e il Pastore al quale i sacerdoti prestano la voce e i gesti, essendo sua presenza; liberi per portare all’odierna società Gesù morto e risorto, che rimane con noi sino alla fine dei secoli e a tutti si dona nella Santissima Eucaristia.

ATTO DI AFFIDAMENTO E CONSACRAZIONE
DEI SACERDOTI AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
PREGHIERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Chiesa SS.ma Trinità - Fátima
Mercoledì, 12 maggio 2010
Madre Immacolata,
in questo luogo di grazia,
convocati dall'amore del Figlio tuo Gesù,
Sommo ed Eterno Sacerdote, noi,
figli nel Figlio e suoi sacerdoti,
ci consacriamo al tuo Cuore materno,
per compiere con fedeltà la Volontà del Padre.

Siamo consapevoli che, senza Gesù,
non possiamo fare nulla di buono (cfr Gv 15,5)
e che, solo per Lui, con Lui ed in Lui,
saremo per il mondo strumenti di salvezza.
Sposa dello Spirito Santo,
ottienici l'inestimabile dono
della trasformazione in Cristo.

Per la stessa potenza dello Spirito che,
estendendo su di Te la sua ombra,
ti rese Madre del Salvatore,
aiutaci affinché Cristo, tuo Figlio,
nasca anche in noi.
Possa così la Chiesa essere rinnovata da santi sacerdoti,
 trasfigurati dalla grazia di Colui che fa nuove tutte le cose.

Madre di Misericordia,
è stato il tuo Figlio Gesù che ci ha chiamati
a diventare come Lui: luce del mondo e sale della terra
(cfr Mt 5, 13-14).

Aiutaci, con la tua potente intercessione,
a non venir mai meno a questa sublime vocazione,
a non cedere ai nostri egoismi, alle lusinghe del mondo
ed alle suggestioni del Maligno.

Preservaci con la tua purezza,
custodiscici con la tua umiltà
e avvolgici col tuo amore materno,
che si riflette in tante anime a te consacrate
diventate per noi autentiche madri spirituali.

Madre della Chiesa,
noi, sacerdoti, vogliamo essere pastori
che non pascolano se stessi,
ma si donano a Dio per i fratelli,
trovando in questo la loro felicità.
Non solo a parole, ma con la vita,
vogliamo ripetere umilmente, giorno per giorno, il nostro
"eccomi".

Guidati da te,
vogliamo essere Apostoli della Divina Misericordia,
lieti di celebrare ogni giorno
il Santo Sacrificio dell'Altare
e di offrire a quanti ce lo chiedono
il sacramento della Riconciliazione.

Avvocata e Mediatrice della grazia,
tu che sei tutta immersa
nell'unica mediazione universale di Cristo, invoca da Dio, per noi,
un cuore completamente rinnovato,
che ami Dio con tutte le proprie forze
e serva l'umanità come hai fatto tu.

Ripeti al Signore l'efficace tua parola:
"non hanno più vino" (Gv 2,3),
affinché il Padre e il Figlio riversino su di noi,
come in una nuova effusione, lo Spirito Santo.

Pieno di stupore e di gratitudine
per la tua continua presenza in mezzo a noi,
a nome di tutti i sacerdoti, anch'io voglio esclamare:
"a che cosa devo che la Madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,43)

Madre nostra da sempre,
non ti stancare di "visitarci", di consolarci, di sostenerci.
Vieni in nostro soccorso e liberaci da ogni pericolo
che incombe su di noi.
Con questo atto di affidamento e di consacrazione,
vogliamo accoglierti in modo più profondo e radicale,
per sempre e totalmente,
nella nostra esistenza umana e sacerdotale.

La tua presenza faccia rifiorire il deserto
delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità,
faccia tornare la calma dopo la tempesta,
affinché ogni uomo veda la salvezza del Signore,
che ha il nome e il volto di Gesù,
riflesso nei nostri cuori, per sempre uniti al tuo!

Così sia!