Dal libro di Azaria [angelo custode di M. Valtorta]
- Hai mai meditato, anima mia, il simbolo di quella lingua di fuoco che, tu l’hai visto, si posò su ogni capo apostolico mentre incoronò di un serto la tutta Santa? Io te lo voglio far comprendere. Generalmente vi si dice: in forma di fiamma per essere sensibile agli apostoli e significare amore e luce. Sì, anche questo ma non solo questo.
Poteva e sarebbe bastato, il Paraclito venire nel “gran vento impetuoso” e penetrare nel Cenacolo – dove già si era compiuto il Rito Eucaristico: la donazione del Dio fatto Carne ai suoi fedeli perché in essi Egli fosse anche dopo la separazione e desolati non fossero del Maestro diletto – poteva penetrare e stare, globo di meraviglioso splendore, a illuminare le menti che dovevano parlare al mondo del Dio Vero e del suo Cristo. Ma il Paraclito non si limitò a questo. Egli pure, come il Verbo Incarnato, si franse e si donò, in una Comunione, in un’effusione e donazione dei suoi doni di Sapienza, Intelletto, Consiglio, Scienza, Fortezza, Pietà, Timor di Dio, così come Gesù si era dato in Corpo e Sangue, Anima e Divinità. ( … ) - Nei dodici destinati ad evangelizzare il mondo, non dovevano più essere rovine, ed ecco lo Spirito, nella sua Comunione pentecostale, ardere e purificare la sede del senso e del pensiero: il capo degli uomini apostolici, mentre coronò d’amore la testa della Vergine e Sposa sua e si strinse per baciare con l’unico bacio degno della Beatissima Madre Vergine, della Tutta Grazia, Figlia, Sposa e Madre della Grazia, Maria, Regina degli Apostoli e della Chiesa in Terra, Regina degli Angeli nei Cieli. Az.12.5.46