domenica 20 maggio 2018

Cercate le cose di lassù

Il senso della Pentecoste è di destarci all’oggi, alla silenziosa forza della bontà divina che bussa alla nostra esistenza e vorrebbe trasformarla.

tratto da Joseph RatzingerCercate le cose di lassù. Riflessioni per tutto l’anno,  Paoline 1986, Capitolo La festa dello Spirito, § 1. Risvegliarsi alla forza che viene dal silenzio, Paoline, Milano 1986, pp. 51-57.

1. Risvegliarsi alla forza che viene dal silenzio

Pentecoste e Spirito Santo... da quando esiste la cristianità sono parole di una forza quasi magnetica, il cui effetto, proprio nell’età moderna, supera l’ambito dei fedeli praticanti.
Agli inizi, per l’esperienza che la Chiesa terrena faceva dei propri limiti e piccolezze umane, nutriva costantemente il desiderio di una Chiesa dello Spirito, della libertà e dell’amore. Si comincia con i predicatori montanisti del secondo secolo e si giunge fino alle speranze e ai desideri che accompagnarono il Concilio Vaticano II.

Nell’alto medioevo l’abate Gioacchino da Fiore, in Calabria, ha elaborato una teoria su questa attesa che è cresciuta di secolo in secolo addirittura come una valanga. Egli insegnava che al primo regno del Padre e al secondo regno del Figlio avrebbe fatto seguito un terzo regno, il regno dello Spirito, nel quale non sarebbero più state necessarie le leggi e le norme esterne, perché lo Spirito e l’amore avrebbero guidato gli uomini alla libertà, rendendo superfluo ogni dominio esteriore.

Dal dodicesimo secolo, questa visione ha continuato ad ispirare teologi, filosofi e politici. I primi [51] tentativi medievali di ristabilire la repubblica romana in contrapposizione al dominio dei Papi in Italia si richiamavano all’abate profeta, persino il Duce di infausta memoria, conosciuta la dottrina del religioso medievale in una conferenza di Ginevra, voleva portarla a compimento.
E così Hegel si senti ispirato da Gioacchino, e una traccia per quanto esile delle sue teorie è presente anche nelle speranze marxiste di una società senza classi, senza alienazione né sfruttamento.
Le variazioni sul tema dello Spirito Santo sono infinite e giungono addirittura alla speranza di poter istituire il regno dello Spirito come regno della materia.

Ma qual è il vero messaggio della Pentecoste? Con quale risposta la Chiesa, dalla quale il tema è scaturito, ha affrontato le variazioni che nelle loro conseguenze si sono per lo più ribaltate contro di essa? A questo proposito ha da dire qualcosa di significativo anche per l’oggi, che può avere importanza oltre l’ambito ristretto dei suoi seguaci?

Una risposta che resti nella tradizione originaria della fede è tanto più difficile perché non si può contrapporre niente di altrettanto evidente alle speranze e ai programmi tangibili.
Si può avvertire questo dilemma molto presto, fin dal Vangelo di Giovanni, che, in mezzo a parole di grandezza spesso impenetrabile, contiene interrogativi di un realismo quasi sconcertante. Così, per esempio, Giuda Taddeo, proprio durante il discorso di commiato di Gesù, domanda: «Signore, perché devi manifestarti a noi e non al mondo?» (14,22).

Questa è la domanda che segretamente conti[52]nuiamo a sollevare: perché dunque il Risorto è rimasto soltanto nella cerchia dei suoi, invece di presentarsi in tutta la sua potenza agli avversari, cancellando ogni dubbio? Perché, per tutta la storia, si lascia cogliere solo a fatica attraverso le parole del Vangelo, invece di fondare inequivocabilmente un regno dello Spirito e dell’amore?

La risposta di Gesù nel Vangelo di Giovanni è cifrata. Agostino l’ha formulata in questo modo: dipende dal fatto che solo chi ha lo Spirito può vedere lo Spirito. Si rifà ad una frase del filosofo Plotino, da lui ammirato, che Goethe ha così tradotto in tedesco: «Wär nicht das Auge sonnenhaft, die Sonne könnt es nicht erkennen» (se l’occhio non fosse solare non potrebbe riconoscere il sole).
Ma chiediamoci di nuovo: cosa sono realmente la Pentecoste e lo Spirito Santo? Poiché non è possibile mostrarli direttamente, si può ricorrere solo a delle immagini per chiarire il loro significato.

Fin dai tempi antichi la liturgia della Chiesa ha trovato una valida immagine nel Salmo 68 (67), inteso già nella Lettera agli Efesini (4,7) come un inno di trionfo per l’Ascensione di Gesù Cristo e quindi come rappresentazione del nesso che lega la Pasqua alla Pentecoste.
Il versetto 19 di questo Salmo recita: «Sei salito in alto conducendo prigionieri, hai ricevuto uomini in tributo». Nell’interpretazione data da Paolo nella sua Lettera ciò significa: Cristo, in quanto Messia, è un re vittorioso che ha combattuto e vinto la battaglia decisiva della storia del mondo: la battaglia contro la morte, nemica originaria della vita. Ora rivendica il diritto del vincitore a spartire il bottino.

Ma [53] qual è il bottino che egli distribuisce? La risposta è: il dono di Dio è Dio stesso, lo Spirito Santo.
Per la creatura umana era ed è troppo e troppo poco al tempo stesso. Certo, Israele attendeva un vincitore che conducesse battaglie e portasse a casa, al popolo eletto, un bottino di valore senza uguale. Ma questabattaglia – la croce – e questo bottino: lo Spirito Santo come forza nei credenti, deludevano le loro aspettative. Non era ciò che avevano desiderato. Si allontanarono da lui, cercando e trovando altri messia, che combatterono battaglie violente e disperatamente eroiche contro la superpotenza romana, portando infine il paese alla rovina. Il bottino lo fece la morte; essa fu la vera vincitrice di quella lotta secolare.

E il mondo cristiano e noi qui ed ora? Da un liberatore ci aspetteremmo anche noi doni completamente diversi da quelli descritti da Paolo. Noi aspettiamo una casa, del denaro, buon cibo, bei viaggi, successo, prestigio, comodità, pace e sicurezza.
Ma non lo Spirito Santo, perché esso è in realtà il contrario di tutto questo: ci fa sentire a disagio per le nostre proprietà, la nostra comodità e il prestigio, che tanto spesso poggia su dubbi compromessi. È un uragano. Non ci lascia tranquilli nella nostra comodità, ci sottopone al ridicolo mettendoci al servizio della verità e spingendoci a superare noi stessi per amare l’altro «come noi stessi». C’insegna una liberazione completamente diversa da quella del «terzo regno» e di tutti i paradisi terrestri.Eppure... l’uragano che libera l’uomo da se stesso, che lo rende autentico [54] e buono, non è forse la più profonda delle rivoluzioni, la sola vera speranza del mondo?

Ma, viene da domandarsi, non è una contraddizione?
Da una parte sentiamo che lo Spirito Santo è qualcosa che non si può mostrare; che è invisibile in un senso molto profondo, come l’amore che sconvolge l’uomo e lo trasforma, ma che non si può mostrare come si esibisce un’auto nuova. Dall’altra parte si dice che lo Spirito Santo è un uragano, un principio di trasformazione tale da essere indicato come la forza della nuova creazione, il cui intervento sulla realtà non è meno fondamentale di una «creazione».
Com’è possibile? Il nocciolo della risposta è già stato dato accennando all’amore che non si può esibire ma che è la forza fondamentale della vita umana, anzi, della realtà.

Forse una parabola può contribuire a spiegare meglio ciò che intendo dire. Alcuni anni fa è uscito un film impressionante, intitolato «Seelenwanderung» (Metempsicosi). Raccontava di due poveri diavoli che, per la loro bontà, non riuscivano a farsi strada. Ad uno un giorno viene l’idea, non avendo più niente da dar via, di vendere l’anima, che viene acquistata a poco prezzo e sistemata in una scatola. Da quel momento, con sua grande sorpresa, tutto cambia nella sua vita. Inizia una rapida ascesa, diventa sempre più ricco, ottiene grandi onori e alla sua morte è console, largamente provvisto di denaro e di beni. Dal momento in cui si era liberato della sua anima non aveva avuto più riguardi né umanità. Agiva senza scrupoli, badando solo al guadagno e al suc[55]cesso. L’uomo non contava più niente. Lui stesso non aveva più un’anima. Il film dimostrava in maniera impressionante come dietro alla facciata del successo si nasconda un’esistenza vuota. Apparentemente l’uomo non ha perduto niente, ma gli manca l’anima e con essa manca tutto.

È ovvio che l’essere umano non può gettare via letteralmente la propria anima, è ciò che Io rende persona. Rimane comunque persona umana. Eppure ha la spaventosa possibilità di essere un disumano, di rimanere persona vendendo e perdendo al tempo stesso la propria umanità. La distanza tra la persona umana e essere disumano è immensa eppure non si può dimostrare; è la cosa realmente essenziale eppure è apparentemente senza importanza. Mi sembra che questa metafora possa spiegare molti aspetti della Pentecoste.

Se lo Spirito Santo, il dono della nuova creazione penetra nella persona o no, se questa le fa spazio o no, non lo si può vedere né dimostrare esteriormente. Apparentemente non ha importanza. Tuttavia questo fatto apre una nuova dimensione della vita umana, dalla quale, in ultima analisi, dipende tutto.

Perciò il senso della Pentecoste non è quello di farci sognare mondi migliori per il futuro, né tanto meno quello di fare di noi degli strateghi del futuro, che sacrificano alla leggera il presente alla chimera di ciò che sarà. Il senso di questo giorno è piuttosto, al contrario, quello di destarci all’oggi, alla silenziosa forza della bontà divina che bussa alla nostra esistenza e vorrebbe trasformarla. Il risveglio alla forza che viene dal silenzio... non potrebbe essere un compito e una [56] speranza per cristiani e non cristiani, un’interpretazione della Pentecoste che può toccare tutti?

27 aprile 1947.



DCXL. 

La discesa dello Spirito Santo. Fine del ciclo messianico. 

   27 aprile 1947.
 
 1 Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo. Non c'è presenza di discepoli, almeno io non sento nulla che mi autorizzi a dire che in altri ambienti della casa siano raccolte delle persone. Ci sono soltanto la presenza e le voci dei Dodici e di Maria Ss., raccolti nella sala della Cena.
   Sembra più ampia la stanza, perché le suppellettili, messe diversamente, lasciano libero tutto il centro della stanza e anche due delle pareti. Contro la terza è spinto il tavolone usato per la Cena, e fra esso e il muro, e anche ai due dei lati più stretti del tavolo, sono messi i sedili-lettucci usati nella Cena e lo sgabello usato da Gesù per la lavanda dei piedi. Però non sono, questi lettucci, messi verticalmente alla tavola, come per la Cena, ma parallelamente, di modo che gli apostoli possono stare seduti senza occuparli tutti, pur lasciando un sedile, l'unico messo verticale rispetto alla tavola, tutto per la Vergine benedetta, che è al centro della tavola, al posto che nella Cena occupava Gesù.
   La tavola è nuda di tovaglie e stoviglie, nude le credenze, denudati i muri dei loro ornamenti. Solo il lampadario arde al centro, ma con la sola fiamma centrale accesa; l'altro giro di fiammelle che fanno da corolla al bizzarro lampadario sono spente.
   Le finestre sono chiuse e sbarrate dalla pesante sbarra di ferro che le traversa. Ma un raggio di sole si infiltra baldanzoso da un forellino e scende come un ago lungo e sottile sino al pavimento, dove mette un occhiolino di sole.

 2 La Vergine, seduta sola sul suo sedile, ha ai lati, sui lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro, alla sinistra Giovanni. Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d'Alfeo e il Taddeo. Davanti a Lei, la Madonna ha un cofano largo e basso di legno scuro, chiuso. Maria è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo bianco e sopra questo il lembo del suo manto. Gli altri sono tutti a capo scoperto.
   Maria legge lentamente a voce alta. Ma, per la poca luce che giunge sin là, io credo che più che leggere Ella ripeta a memoria le parole scritte sul rotolo che Ella tiene spiegato. Gli altri la seguono in silenzio, meditando. Ogni tanto rispondono se ne è il caso.
   Maria ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico. Chissà cosa vede di così capace da accenderle gli occhi, come due stelle chiare, e da arrossarle le guance d'avorio, come se su Lei si riflettesse una fiamma rosata? È veramente la mistica Rosa…
   Gli apostoli si sporgono in avanti, stando un poco per sbieco, per vederla in viso mentre così dolcemente sorride e legge, e pare la sua voce un canto d'angelo. E Pietro se ne commuove tanto che due lucciconi gli cascano dagli occhi e per un sentiero di rughe, incise ai lati del suo naso, scendono a perdersi nel cespuglio della barba brizzolata. Ma Giovanni riflette il sorriso verginale e si accende come Lei di amore, mentre segue col suo sguardo ciò che la Vergine legge sul rotolo e, quando le porge un nuovo rotolo, la guarda e le sorride.

   La lettura è finita. Cessa la voce di Maria. Cessa il fruscio delle pergamene svolte e avvolte. Maria si raccoglie in orazione segreta, congiungendo le mani sul petto e appoggiando il capo contro il cofano. Gli apostoli la imitano…

 3 Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell'arpa, che ha del canto umano e della voce di un organo perfetto, risuona improvviso nel silenzio del mattino. Si avvicina, sempre più armonico e più forte, ed empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e imprime alla casa, alle pareti, alle suppellettili. La fiamma del lampadario, sino allora immobile nella pace della stanza chiusa, palpita come se un vento l'investisse, e le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l'onda di suono soprannaturale che le investe.

   Gli apostoli alzano il capo sbigottiti e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che Dio abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni si alzano pronti a fuggire, altri si rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al Signore, altri ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno verso la Purissima che hanno sempre.

   Solo Giovanni non si spaventa, perché vede la pace luminosa di gioia che si accentua sul volto di Maria, che alza il capo sorridendo ad una cosa nota a Lei sola e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, e le due ali azzurre del suo manto così aperto si stendono su Pietro e Giovanni, che l'hanno imitata inginocchiandosi.
 Ma tutto ciò, che io ho tenuto minuti a descrivere, si è fatto in men di un minuto.

 4 E poi ecco la Luce, il Fuoco, lo Spirito Santo, entrare, con un ultimo fragore melodico, in forma di globo lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o finestra sia mossa, e rimanere librato per un attimo sul capo di Maria, a un tre palmi dalla sua testa, che ora è scoperta, perché Maria, vedendo il Fuoco Paraclito, ha alzato le braccia come per invocarlo e gettato indietro il capo con un grido di gioia, con un sorriso d'amore senza confini. E dopo quell'attimo in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l'Amore è raccolto sulla sua Sposa, il Globo Ss. si scinde in tredici fiamme canore e lucentissime, di una luce che nessun paragone terreno può descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo.

   Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fiamma dritta sulla fronte che bacia, ma è una corona che abbraccia e cinge come un serto il capo verginale, incoronando Regina la Figlia, la Madre, la Sposa di Dio, l'incorruttibile Vergine, la Tutta Bella, l'eterna Amata e l'eterna Fanciulla che nulla cosa può avvilire e in nulla, Colei che il dolore aveva invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione, avendo in comune col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza di carni, di sguardi, di vitalità… avendone già un anticipo della bellezza del suo glorioso Corpo assunto al Cielo ad essere il fiore del Paradiso.

   Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell'A­mata. Quali parole le dirà? Mistero! Il viso benedetto è trasfigurato di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono dalla luce dello Spirito Santo.
   Il Fuoco rimane così per qualche tempo… E poi dilegua… Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che nessun terrestre fiore può sprigionare… Il profumo del Paradiso…

 5 Gli apostoli tornano in loro stessi… Maria resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto, chiude gli occhi, abbassa il capo… Continua il suo colloquio con Dio… insensibile a tutto… Nessuno osa turbarla.
   Giovanni, accennandola, dice: «È l'Altare. E sulla sua gloria si è posata la Gloria del Signore…».
   «Sì. Non turbiamo la sua gioia. Ma andiamo a predicare il Signore e siano manifeste le sue opere e le sue parole fra i popoli», dice Pietro con soprannaturale impulsività.
   «Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me», dice Giacomo d'Alfeo.
   «E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le genti».
   Escono, come fossero spinti o attratti da un vento o da una forza gagliarda…
   
*        

 6 Dice Gesù:
 «E qui l'Opera che il mio amore per voi ha dettata, e che voi avete ricevuta per l'amore che una creatura ha avuto per Me e per voi, è finita.
   È finita oggi, commemorazione di Santa Zita da Lucca, umile servente che servì il suo Signore nella carità in questa Chiesa di Lucca, nella quale Io, da luoghi lontani, ho portato il mio piccolo Giovanni perché mi servisse nella carità e con lo stesso amore di S. Zita per tutti gli infelici. Zita dava pane ai poverelli ricordando che in ognuno di essi Io sono e beati saranno, al mio fianco, coloro che avranno dato pane e bevanda a coloro che hanno sete e fame. 
Maria-Giovanni ha dato le mie parole a coloro che languiscono nell'ignoranza o nella tiepidezza o dubbio sulla Fede, ricordando che è detto dalla Sapienza che coloro che si affaticano per far conoscere Iddio splenderanno come stelle nell'eternità, dando gloria al loro Amore col farlo noto e amato, e a molti.

   E ancora è finita oggi, giorno nel quale la Chiesa eleva agli altari il puro giglio dei campi Maria Teresa Goretti, dallo stelo spezzato mentre ancor la corolla era un boccio. E da chi spezzato se non da Satana, invido di quel candore, splendente più del suo antico aspetto d'angelo? Spezzato perché sacro all'Amatore divino. Vergine e martire, Maria, di questo secolo d'infamie, nel quale si vilipende anche l'onore della Donna, sputando la bava dei rettili a negare il potere di Dio di dare una dimora inviolata al suo Verbo incarnantesi per opera di Spirito Santo a salvare coloro che credono in Lui. 
Anche Maria-Giovanni è martire dell'Odio, che non vuole celebrate le mie meraviglie con l'Opera, arma potente a strappargli tante prede. Ma anche Maria-Giovanni sa, come sapeva Maria-Teresa, che il martirio, qualunque nome e aspetto abbia, è chiave per aprire senza indugio il Regno dei Cieli a quelli che lo patiscono per continuare la mia Passione.

 7 L'Opera è finita. E con la sua fine, con la discesa dello Spirito Santo, si conclude il ciclo messianico, che la mia Sapienza ha illuminato dal suo albore: il Concepimento immacolato di Maria, al suo tramonto: la discesa dello Spirito Santo. 
Tutto il ciclo messianico è opera dello Spirito d'Amore, per chi sa ben vedere. Giusto, dunque, iniziarlo col mistero dell'immacolato Concepimento della Sposa dell'Amore e concluderlo con il sigillo di Fuoco Paraclito sulla Chiesa di Cristo.
   Le opere manifeste di Dio, dell'Amore di Dio, hanno fine con la Pentecoste. Da allora in poi continua l'intimo, misterioso operare di Dio nei suoi fedeli, uniti nel Nome di Gesù nella Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana; e la Chiesa, ossia l'adunanza dei fedeli — pastori, pecore e agnelli — può procedere e non errare per la spirituale, continua operazione del­l'Amore, Teologo dei teologi, Colui che forma i veri teologi, che sono coloro che sono persi in Dio ed hanno Dio in loro — la vita di Dio in loro per la direzione dello Spirito di Dio che li conduce — che sono coloro che veramente sono "figli di Dio" secondo il concetto di Paolo.

 
8 E al termine dell'Opera devo mettere ancora una volta il lamento messo alla fine di ogni anno evangelico, e nel mio dolore di veder spregiato il dono mio vi dico: "Non avrete altro, poiché non avete saputo accogliere questo che vi ho dato"
E dico anche ciò che vi feci dire per richiamarvi sulla via retta nella passata estate: "Non mi vedrete finché non venga il giorno nel quale diciate: 'Benedetto colui che viene in nome del Signore'"».
                       
      
Vieni, Spirito Santo, vieni:  per mezzo della potente intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua Sposa amatissima”

Buona domenica!

GIOVANNI PAOLO II
REGINA CÆLI
Domenica di Pentecoste, 30 maggio 2004

1. La Chiesa è oggi in festa per la solennità di Pentecoste, che ricorda la prodigiosa effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli nel Cenacolo.

Cinquanta giorni dopo la Pasqua si realizzò quanto Cristo aveva promesso ai discepoli: che cioè avrebbero ricevuto un battesimo nello Spirito Santo (cfr At 1,5) e sarebbero stati rivestiti di potenza dall’alto (cfr Lc 24,49), per avere la forza di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni
Animati dal fuoco dello Spirito, gli Apostoli uscirono dal Cenacolo e incominciarono a parlare di Cristo, morto e risorto, ai fedeli venuti a Gerusalemme da ogni parte, e ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua nativa.

2. Con la Pentecoste si compie il progetto di Dio, rivelato ad Abramo, di dar vita ad un popolo nuovo. Nasce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo sparso nel mondo. Essa è composta da uomini e donne di ogni razza e cultura, adunati nella fede e nell’amore della Santissima Trinità, per essere segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano (cfr Conc. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1).

Conformati dallo Spirito a Cristo uomo nuovo, i credenti diventano suoi testimoni, seminatori di speranza, operatori di misericordia e di pace.

3. Ci rivolgiamo ora a Maria Santissima, che contempliamo nel Cenacolo mentre riceve con gli Apostoli e i discepoli il dono dello Spirito Santo. 

Invochiamo fiduciosi la sua materna intercessione, affinché si rinnovino nella Chiesa i prodigi della Pentecoste e tutti gli uomini possano accogliere il lieto annuncio della salvezza.


Dopo Regina Cæli

Je salue les pèlerins de langue française présents sur la place Saint-Pierre, notamment les jeunes de l’Institution Saint-Michel de Saint-Laurent-sur-Sèvres. En ce jour de Pentecôte, puissiez-vous ouvrir votre cœur à l’Esprit Saint, qui donne la force pour la vie quotidienne! Avec ma Bénédiction Apostolique.
Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua francese: 

Saluto i pellegrini di lingua francese presenti in Piazza San Pietro, soprattutto i giovani dell'Istituto Saint-Michel di Saint-Laurent-sur-Sèvres. In questo giorno di Pentecoste, possiate voi aprire il vostro cuore allo Spirito Santo, che dona la forza per la vita quotidiana! Con la mia Benedizione Apostolica.

Pozdrawiam młodzież szkolną z Sieniawy na Podhalu oraz wszystkich obecnych na Placu św. Piotra.
Szczególnie pragnę pozdrowić dzisiaj świat pracy pielgrzymujący do Piekar. Wiele razy tam bywałem.
Drodzy Bracia, zawierzam Was i Wasze rodziny Matce Boskiej. Szczęść wam Boże!
Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua polacca: 

[Saluto i giovani studenti di Sieniawa in Podhale e tutti i presenti in Piazza San Pietro.
In modo particolare voglio salutare oggi il mondo del lavoro che si è recato in pellegrinaggio a Piekary. Tante volte vi sono stato anch’io.

Cari Fratelli, affido voi e le vostre famiglie alla Madre di Dio. Dio vi benedica!]


Saluto i pellegrini di lingua italiana ed auguro a tutti una serena festa di Pentecoste. Lo Spirito Santo doni a ciascuno la luce per scegliere il bene e la forza per compierlo con coraggio e con generosità. Buona domenica!

AMDG et DVM

Cambiate! Cambiate subito! Subito!

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Eletti, amici cari, lo Spirito scenda su di voi, lo Spirito della Verità che procede dal Padre. Egli vi farà capire molte cose ancora nascoste che vi saranno chiare un po’ alla volta e vi annuncerà le cose che devono accadere, perché voi le annunziate agli altri. Amici cari del Mio Cuore, grandi cose devono accadere in questo tempo. Siate pronti.



Sposa amata, lo Spirito di Verità, che procede dal Padre, farà capire ai Miei amati, alle Mie fedeli spose le cose grandi che ha preparato proprio per questo tempo; crescerà la gioia nel vostro cuore e con essa la pace.

Mi dici: “Dolce Amore, le Tue Parole mi ricolmano di viva gioia, sempre più intensa. Agisci su di noi con la Tua Potenza, con la Tua Infinita Sapienza. Noi, tutti Tuoi, siamo pronti col nostro: “Eccomi” a fare qualunque cosa Tu voglia da noi. Signore adorato, il mondo è ancora incredulo e freddo, il mondo non Ti conosce bene; se Ti conoscesse, Ti amerebbe. Non può accadere che uno conoscendoTi, anche solo un poco, non giunga ad amarTi perdutamente; proprio in questo tempo vuoi farTi conoscere di più. I Tuoi piccoli più piccoli, stretti alla Madre del Cielo, proprio altro desiderio non hanno che quello di amarTi sempre più, di fare la Tua sublime Volontà, di testimoniarTi nel mondo perché creda e la vita di ogni uomo divenga un soave canto d’amore volto a Te ed il cuore sia sempre in umile adorazione”.

Sposa amata, se il mondo non Mi conosce ancora non è perché Io, Io, Gesù, non abbia concesso le Grazie di conoscerMi, ma perché non ha avuto interesse ad approfondire la Mia conoscenza. Sappi, sposa amata che Io, Io, Gesù, non Mi dono a chi non Mi apre il cuore per accoglierMi: non voglio essere amato per forza.

Mi dici: “Dolcissimo Amore, con pena profonda penso a tutti coloro che non si impegnano a conoscerTi sempre di più per servirTi meglio: quale fine sarà la loro? Che conclusione avrà la loro esistenza terrena e poi quella ultraterrena? Sono molti che dicono e ripetono: “Credo nel nulla eterno”. Adorato Gesù, questa frase, pronunciata troppo spesso nel tempo presente, è come una freccia infuocata che mi colpisce il cuore. Mi chiedo come possa essere accaduto questo nelle menti e nei cuori di molti, di giungere, cioè, a tale rovina interiore. Capisco, Dolce Amore, capisco che il nemico si è scatenato con la sua furia proprio su questa presente generazione: i giovani del presente stanno attraversando una grave crisi. Essi sono la società del domani; ma quale orrenda società si prepara? Mi sentirei assai triste a questo pensiero, se non andassi alle Tue sublimi Promesse: “Farò una terra nuova, un nuovo Cielo, una nuova Creazione. Questa non sarà opera di uomo, ma Opera Mia, Opera di Dio”. Queste Tue sublimi Parole mi tolgono la tristezza e mi riempiono di grande speranza. L’uomo senza fede, che vede ciò che sta accadendo, dice, sospirando: “Come sarà il futuro? Certo, cupo, certo, catastrofico, certo, da apocalisse”. Dice questo e sente venire meno la speranza; ma l’uomo che ha fede, immerso nel Tuo Oceano d’Amore, vede ogni cosa e pensa con gioia viva: “C’è Gesù! Certo, Egli non vuole la distruzione del mondo, ma lo rinnoverà: il Suo Spirito renderà nuove tutte le cose”. Questo pensa, Gesù, l’uomo che ha fede in Te e, ad occhi chiusi, si getta tra le Tue Braccia, come fa il bimbo tra quelle del padre: forse che egli ha paura a gettarsi verso il padre che lo chiama a sé? No, certo! Chiude gli occhi e si getta sorridendo. Gesù adorato, mi dici che non vuoi essere amato da chi non desidera farlo. Ti supplico, Dolce Amore, concedi ancora le Grazie che trasformino i cuori di pietra in cuori di carne. Chi non Ti ama, pur avendoTi conosciuto, ha un cuore come un macigno. Non si può conoscerTi anche solo un po’, senza amarTi perdutamente ed ardere dal desiderio di approfondire la Tua conoscenza. Certo, nel pensiero viene la figura di Giuda che, pur conoscendoTi da vicino, non Ti ha amato, Ti ha tradito; ma su questo pensiero non voglio indugiare neppure per un istante, perché la mente si rifiuta di accoglierlo. Gesù adorato, Gesù, Amore Infinito, Gesù, Delizia di ogni anima, non riuscirò mai a capire come un cuore umano possa concepire l’idea di Giuda: solo un nemico terribile, entrato in esso, può averlo influenzato. Gesù adorato, venga presto il tempo nel quale il nemico sia cacciato ed ogni uomo possa fare della sua vita un canto d’amore per Te, Gesù, Delizia Infinita di ogni anima”.

Sposa amata, l’uomo può sempre scegliere per il Bene o per il male; se fa questa seconda scelta, non è più lui che agisce, ma il nemico che si è infilato nel suo cuore come serpe, pronta ad inoculare il suo veleno. Chi liberamente ha scelto la via del male ne diviene schiavo; lo Spirito Santo non può più operare su di lui. Amata sposa, ricorda le Mie Parole dette negli intimi colloqui: “Quando l’ultimo avrà fatto la sua libera scelta, tutto accadrà, improvvisamente”. Ti dico, Ti ripeto che questo tempo è prossimo. Il mondo ribelle non avrà il Dono dello Spirito Santo, se non lascia la sua ribellione; ma gli umili, i docili, gli obbedienti alle Mie Leggi sentiranno in sé un nuovo vigore, vivranno in una nuova Luce, sempre più fulgida. Lo Spirito scenderà sui Miei ardenti adoratori e li renderà forti e vigorosi, come fiori bagnati dalla rugiada.

Mi dici: “Dolce Amore, Santissimo Gesù, vogliamo vivere dello Spirito. Vogliamo noi, i Tuoi piccoli più piccoli, camminare secondo lo Spirito”.

Sposa amata, così sia. Resta felice nel Mio Cuore. Scenda su di te il Consolatore Perfetto, l’Ospite dolce dell’anima. Ti amo.
Vi amo.

                                                                                              Gesù


Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


31.05.09


La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, procedete con gioia nel cammino di Luce. Gesù vi ama teneramente e non vi fa mancare le Grazie per giungere al traguardo. Accogliete il Dono dello Spirito Santo che viene su di voi e vi prepara agli eventi che devono accadere. Figli amati, chi ha lo Spirito Santo, Che opera nel suo essere, ha tutto e non manca di nulla: vede i segni, comprende alla Luce Divina e procede felicemente verso il grande traguardo, che Dio ha preparato per quelli che sono umili e docili alla Sua Volontà. Vi prego, figli cari, permettete allo Spirito d’Amore, permetteteGli di plasmarvi a modo Suo; non opponete resistenze, ma siate docili, docili alla Sua Opera!

Mi dice la Mia piccola: “Madre amata, Tu sei il Tabernacolo dello Spirito Santo, sei la Dolce Madre nostra Che veglia sul cammino dei Suoi figli. Facci simili a Te in tutto. Vogliamo fermamente essere plasmati dallo Spirito Santo, come lo fosTi Tu, Madre Dolce, come furono plasmati i primi discepoli che testimoniarono con coraggio la loro fede e non furono timorosi. Siamo tutti intorno a Te, Madre Ti facciamo corona, come stelle che vogliono brillare della Tua Stessa Luce: figli docili ed obbedienti, simili in tutto alla Meravigliosa Madre”.

Miei piccoli, Gesù è qui davanti a Me, sente le vostre parole e legge le intenzioni che avete. Figli amati, vedo che alza la Mano per benedirvi tutti, uno ad uno, e vi prepara a vivere già in terra un anticipo di Paradiso. Vedete perché vi invito alla gioia ed a bandire la tristezza, anche se i problemi si sono moltiplicati e le difficoltà non mancano? Siate forti, figli amati, siate grandi nell’amore, siate i veri ed arditi testimoni di Gesù. Il Suo Sguardo vi abbraccia tutti: avrete le Grazie per perseverare fino alla fine; lo Spirito vi farà sempre più forti, pronti ad affrontare il futuro, qualunque cosa accada. Sono Felice per i figli docili ed obbedienti. Il Mio Cuore trabocca di Felicità per le belle scelte dei Miei cari figli, ma sono molto triste e preoccupata per quelli che non vogliono aprirsi a Dio, benché scendano copiose le Grazie di salvezza. Voglio dire a questi figli, che pur tanto amo: guardate come scorre rapido il tempo, guardate come le stagioni si alternano. Vi ho già parlato a lungo del tempo, del suo significato, della sua preziosità; voi, però, non avete ascoltato le Mie Parole, non osservate come tutto sta mutando, non avete attenzione ai segni, le Parole di Dio non penetrano nei vostri cuori. Vi ho chiamati a conversione; ma voi siete tanto freddi! Alcuni di voi sono come quei grossi macigni che nessuno riesce a smuovere, anche usando potenti leve. Voi non volete convertirvi e ripetete frasi dure a Dio. Ancora vi chiedo di cambiare, ancora vi chiamo, perché Dio Me lo permette; ma vi chiedete quanto tempo ancora avete? Non volete comprendere che il tempo non vi appartiene e che vi può essere tolto da un momento all’altro. Figli amati, Dio vi ha posto vicino degli angeli per aiutarvi. Voi li avete al vostro fianco, ma non ve ne accorgete; le Grazie che Dio vi concede, le ignorate! Quale sarà la vostra fine, se continuate così? Figli, Dio vi vuole salvare, ma voi rifiutate. Cambiate! Cambiate subito! Subito! Insieme a Me, intonate il canto d’amore a Gesù, Egli è grande nell’Amore e lento all’Ira: vi concederà le Grazie che servono. Adoriamo, adoriamo, adoriamo! Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                              Maria Santissima

AMDG et DVM

SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

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CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana
Domenica, 31 maggio 2009

Cari fratelli e sorelle!
Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, viviamo nella fede il mistero che si compie sull’altare, partecipiamo cioè al supremo atto di amore che Cristo ha realizzato con la sua morte e risurrezione. 
L’unico e medesimo centro della liturgia e della vita cristiana – il mistero pasquale – assume poi, nelle diverse solennità e feste, “forme” specifiche, con ulteriori significati e con particolari doni di grazia. Tra tutte le solennità, la Pentecoste si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra. 

Mentre infatti saliva a Gerusalemme, aveva dichiarato ai discepoli: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). 

Queste parole trovano la loro più evidente realizzazione cinquanta giorni dopo la risurrezione, nella Pentecoste, antica festa ebraica che nella Chiesa è diventata la festa per eccellenza dello Spirito Santo: “Apparvero loro lingue come di fuoco… e tutti furono colmati di Spirito Santo” (At 2,3-4).

Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del “dono di Dio” ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce.

Dio vuole continuare a donare questo “fuoco” ad ogni generazione umana, e naturalmente è libero di farlo come e quando vuole. Egli è spirito, e lo spirito “soffia dove vuole” (cfr Gv 3,8). 

C’è però una “via normale” che Dio stesso ha scelto per “gettare il fuoco sulla terra”: questa via è Gesù, il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. 
A sua volta, Gesù Cristo ha costituito la Chiesa quale suo Corpo mistico, perché ne prolunghi la missione nella storia. “Ricevete lo Spirito Santo” – disse il Signore agli Apostoli la sera della risurrezione, accompagnando quelle parole con un gesto espressivo: “soffiò” su di loro (cfr Gv 20,22). Manifestò così che trasmetteva ad essi il suo Spirito, lo Spirito del Padre e del Figlio. Ora, cari fratelli e sorelle, nell’odierna solennità la Scrittura ci dice ancora una volta come dev’essere la comunità, come dobbiamo essere noi per ricevere il dono dello Spirito Santo. Nel racconto, che descrive l’evento di Pentecoste, l’Autore sacro ricorda che i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. Questo “luogo” è il Cenacolo, la “stanza al piano superiore” dove Gesù aveva fatto con i suoi Apostoli l’Ultima Cena, dove era apparso loro risorto; quella stanza che era diventata per così dire la “sede” della Chiesa nascente (cfr At 1,13). Gli Atti degli Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento interiore dei discepoli: “Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera” (At 1,14). 
Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera.
Questo, cari fratelli e sorelle, vale anche per la Chiesa di oggi, vale per noi, che siamo qui riuniti. Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola. 
Perché la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo, bisogna forse – senza nulla togliere alla libertà di Dio – che la Chiesa sia meno “affannata” per le attività e più dedita alla preghiera. Ce lo insegna la Madre della Chiesa, Maria Santissima, Sposa dello Spirito Santo. 
Quest’anno la Pentecoste ricorre proprio nell’ultimo giorno di maggio, in cui si celebra solitamente la festa della Visitazione. Anche quella fu una sorta di piccola “pentecoste”, che fece sgorgare la gioia e la lode dai cuori di Elisabetta e di Maria, una sterile e l’altra vergine, divenute entrambe madri per straordinario intervento divino (cfr Lc 1,41-45). 
La musica e il canto, che accompagnano questa nostra liturgia, ci aiutano anch’essi ad essere concordi nella preghiera, e per questo esprimo viva riconoscenza al Coro del Duomo e alla Kammerorchester di Colonia. Per questa liturgia, nel bicentenario della morte di Joseph Haydn, è stata infatti scelta molto opportunamente la sua Harmoniemesse, l’ultima delle “Messe” composte dal grande musicista, una sublime sinfonia per la gloria di Dio. A voi tutti convenuti per questa circostanza rivolgo il mio più cordiale saluto.

Per indicare lo Spirito Santo, nel racconto della Pentecoste gli Atti degli Apostoli utilizzano due grandi immagini: l’immagine della tempesta e quella del fuoco. 
Chiaramente san Luca ha in mente la teofania del Sinai, raccontata nei libri dell’Esodo (19,16-19) e del Deuteronomio (4,10-12.36). Nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: la tempesta è descritta come “vento impetuoso”, e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso. 
Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. 

Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità –, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. 
Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!
L’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco. 
Accennavo all’inizio al confronto tra Gesù e la figura mitologica di Prometeo, che richiama un aspetto caratteristico dell’uomo moderno. 
Impossessatosi delle energie del cosmo – il “fuoco” – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. 

Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così, il “fuoco” e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. 
A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite.

Si potrebbero in verità trovare molti esempi, meno gravi eppure altrettanto sintomatici, nella realtà di ogni giorno. La Sacra Scrittura ci rivela che l’energia capace di muovere il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è l’azione dello “spirito di Dio che aleggiava sulle acque” (Gn 1,2) all’inizio della creazione. E Gesù Cristo ha “portato sulla terra” non la forza vitale, che già vi abitava, ma lo Spirito Santo, cioè l’amore di Dio che “rinnova la faccia della terra” purificandola dal male e liberandola dal dominio della morte (cfr Sal 103/104,29-30). Questo “fuoco” puro, essenziale e personale, il fuoco dell’amore, è disceso sugli Apostoli, riuniti in preghiera con Maria nel Cenacolo, per fare della Chiesa il prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo.
Infine, un ultimo pensiero si ricava ancora dal racconto degli Atti degli Apostoli: lo Spirito Santo vince la paura. Sappiamo come i discepoli si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto del loro Maestro e vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa sorte. 

Dopo la risurrezione di Gesù questa loro paura non scomparve all’improvviso. Ma ecco che a Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini uscirono fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo crocifisso e risorto. Non avevano alcun timore, perché si sentivano nelle mani del più forte. 
Sì, cari fratelli e sorelle, lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore. Con questa fede e questa gioiosa speranza ripetiamo oggi, per intercessione di Maria: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!”.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana   
Chiediamo insistentemente

il Dono dello Spirito Santo:
Vieni, Spirito Santo, vieni:  per mezzo della potente intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua Sposa amatissima”


AMDG et DVM