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lunedì 30 luglio 2018

CREDO UT INTELLEGAM


« La sapienza tutto conosce e tutto comprende » (Sap 9, 11)


16. Quanto profondo sia il legame tra la conoscenza di fede e quella di ragione è indicato
già nella Sacra Scrittura con spunti di sorprendente chiarezza. Lo documentano
soprattutto i Libri sapienziali. Ciò che colpisce nella lettura, fatta senza preconcetti, di
queste pagine della Scrittura è il fatto che in questi testi venga racchiusa non soltanto la
fede di Israele, ma anche il tesoro di civiltà e di culture ormai scomparse. Quasi per un
disegno particolare, l'Egitto e la Mesopotamia fanno sentire di nuovo la loro voce ed alcuni
tratti comuni delle culture dell'antico Oriente vengono riportati in vita in queste pagine
ricche di intuizioni singolarmente profonde.

Non è un caso che, nel momento in cui l'autore sacro vuole descrivere l'uomo saggio, lo
dipinga come colui che ama e ricerca la verità: « Beato l'uomo che medita sulla sapienza e
ragiona con l'intelligenza, considera nel cuore le sue vie, ne penetra con la mente i segreti.
La insegue come uno che segue una pista, si apposta sui suoi sentieri. Egli spia alle sue
finestre e sta ad ascoltare alla sua porta. Fa sosta vicino alla sua casa e fissa un chiodo
nelle sue pareti; alza la propria tenda presso di essa e si ripara in un rifugio di benessere;
mette i propri figli sotto la sua protezione e sotto i suoi rami soggiorna; da essa sarà
protetto contro il caldo, egli abiterà all'ombra della sua gloria » (Sir 14, 20-27).

Per l'autore ispirato, come si vede, il desiderio di conoscere è una caratteristica che
accomuna tutti gli uomini. Grazie all'intelligenza è data a tutti, sia credenti che non
credenti, la possibilità di « attingere alle acque profonde » della conoscenza (cfr Pro 20,
5). Certo, nell'antico Israele la conoscenza del mondo e dei suoi fenomeni non avveniva
per via di astrazione, come per il filosofo ionico o il saggio egiziano. Ancor meno il buon
israelita concepiva la conoscenza con i parametri propri dell'epoca moderna, tesa
maggiormente alla divisione del sapere. Nonostante questo, il mondo biblico ha fatto
confluire nel grande mare della teoria della conoscenza il suo apporto originale.

Quale? La peculiarità che distingue il testo biblico consiste nella convinzione che esista
una profonda e inscindibile unità tra la conoscenza della ragione e quella della fede. Il
mondo e ciò che accade in esso, come pure la storia e le diverse vicende del popolo, sono
realtà che vengono guardate, analizzate e giudicate con i mezzi propri della ragione, ma
senza che la fede resti estranea a questo processo. Essa non interviene per umiliare
l'autonomia della ragione o per ridurne lo spazio di azione, ma solo per far comprendere
all'uomo che in questi eventi si rende visibile e agisce il Dio di Israele. 

Conoscere a fondo il mondo e gli avvenimenti della storia non è, pertanto, possibile senza confessare al contempo la fede in Dio che in essi opera. 
La fede affina lo sguardo interiore aprendo la mente a scoprire, nel fluire degli eventi, la presenza operante della Provvidenza.
Un'espressione del libro dei Proverbi è significativa in proposito: « La mente dell'uomo
pensa molto alla sua via, ma il Signore dirige i suoi passi » (16, 9). Come dire, l'uomo con
la luce della ragione sa riconoscere la sua strada, ma la può percorrere in maniera
spedita, senza ostacoli e fino alla fine, se con animo retto inserisce la sua ricerca
nell'orizzonte della fede. La ragione e la fede, pertanto, non possono essere separate
senza che venga meno per l'uomo la possibilità di conoscere in modo adeguato se stesso,
il mondo e Dio.


AMDG et DVM

mercoledì 25 luglio 2018

FIDES ET RATIO

Risultati immagini per fides et ratio pdf
CAPITOLO IV
IL RAPPORTO
TRA LA FEDE E LA RAGIONE
Tappe significative dell’incontro tra fede e ragione

....
36. Secondo la testimonianza degli Atti degli
Apostoli, l’annuncio cristiano venne a confronto
sin dagli inizi con le correnti filosofiche del tempo.
Lo stesso libro riferisce della discussione che
san Paolo ebbe ad Atene con « certi filosofi epicurei
e stoici » (17, 18). L’analisi esegetica di
quel discorso all’Areopago ha posto in evidenza le
ripetute allusioni a convincimenti popolari di provenienza
per lo più stoica. Certamente ciò non
era casuale. Per farsi comprendere dai pagani, i
primi cristiani non potevano nei loro discorsi rinviare
soltanto « a Mosè e ai profeti »; dovevano
anche far leva sulla conoscenza naturale di Dio e
sulla voce della coscienza morale di ogni uomo
(cfr Rm 1, 19-21; 2, 14-15; At 14, 16-17). Poiché
però tale conoscenza naturale, nella religione pagana,
era scaduta in idolatria (cfr Rm 1, 21-32),
l’Apostolo ritenne più saggio collegare il suo discorso
al pensiero dei filosofi, i quali fin dagli
inizi avevano opposto ai miti e ai culti misterici
concetti più rispettosi della trascendenza divina.

pg 54

Uno degli sforzi maggiori che i filosofi del
pensiero classico operarono, infatti, fu quello di
purificare la concezione che gli uomini avevano
di Dio da forme mitologiche. Come sappiamo,
anche la religione greca, non diversamente da
gran parte delle religioni cosmiche, era politeista,
giungendo fino a divinizzare cose e fenomeni della
natura. I tentativi dell’uomo di comprendere
l’origine degli dei e, in loro, dell’universo trovarono
la loro prima espressione nella poesia. Le teogonie
rimangono, fino ad oggi, la prima testimonianza
di questa ricerca dell’uomo. Fu compito
dei padri della filosofia far emergere il legame tra
la ragione e la religione. Allargando lo sguardo
verso i principi universali, essi non si accontentarono
più dei miti antichi, ma vollero giungere a
dare fondamento razionale alla loro credenza nella
divinità. Si intraprese, così, una strada che,
uscendo dalle tradizioni antiche particolari, si immetteva
in uno sviluppo che corrispondeva alle
esigenze della ragione universale. Il fine verso cui
tale sviluppo tendeva era la consapevolezza critica
di ciò in cui si credeva. La prima a trarre vantaggio
da simile cammino fu la concezione della
divinità. Le superstizioni vennero riconosciute come
tali e la religione fu, almeno in parte, purificata
mediante l’analisi razionale. Fu su questa base
che i Padri della Chiesa avviarono un dialogo
fecondo con i filosofi antichi, aprendo la strada
all’annuncio e alla comprensione del Dio di Gesù
Cristo.

pg 55

37. Nell’accennare a questo movimento di avvicinamento
dei cristiani alla filosofia, è doveroso
ricordare anche l’atteggiamento di cautela che in
essi suscitavano altri elementi del mondo culturale
pagano, quali ad esempio la gnosi. La filosofia,
come saggezza pratica e scuola di vita, poteva facilmente
essere confusa con una conoscenza di tipo
superiore, esoterico, riservato a pochi perfetti.
E senza dubbio a questo genere di speculazioni
esoteriche che san Paolo pensa, quando mette in
guardia i Colossesi: « Badate che nessuno vi inganni
con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati
alla tradizione umana, secondo gli elementi
del mondo e non secondo Cristo » (2, 8). Quanto
mai attuali si presentano le parole dell’Apostolo,
se le riferiamo alle diverse forme di esoterismo
che dilagano oggi anche presso alcuni credenti,
privi del dovuto senso critico. Sulle orme di san
Paolo, altri scrittori dei primi secoli, in particolare
sant’Ireneo e Tertulliano, sollevano a loro volta riserve
nei confronti di un’impostazione culturale
che pretendeva di subordinare la verità della Rivelazione
all’interpretazione dei filosofi.

38. L’incontro del cristianesimo con la filosofia,
dunque, non fu immediato né facile. La pratica
di essa e la frequentazione delle scuole apparve
ai primi cristiani più come un disturbo che
come un’opportunità. Per loro, primo e urgente
dovere era l’annuncio di Cristo risorto da proporre
in un incontro personale capace di condurre
l’interlocutore alla conversione del cuore e alla ri

pg 56......

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/bnw/fides_et.pdf

lunedì 11 giugno 2018

Lottava e pregava

SAINT JOHN PAUL THE GREAT
Derrick Ceyrac | AFP

Divenne un'abitudine quando aveva 11 anni e lottava con la matematica

Nel gennaio 1980, Giovanni Paolo II disse a un gruppo del Rinnovamento Carismatico: “Quando ero piccolo ho imparato a pregare lo Spirito Santo. Quando avevo 11 anni mi sentivo triste perché avevo molti problemi con la matematica. Mio padre mi mostrò in un libretto l’inno Veni Creator Spiritus e mi disse: ‘Recita questo e vedrai che Egli ti aiuterà a capire’. Ho recitato questo inno ogni giorno per più di 40 anni, e ho visto quanto ci aiuti lo Spirito divino”.
Ecco una traduzione italiana del testo latino:
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore.
Sia gloria a Dio Padre,
al Figlio, che è risorto dai morti
e allo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Ed ecco il testo originale in latino:
Veni, creátor Spíritus,
mentes tuòrum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.
Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.
Tu septifòrmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.
Accénde lumen sénsibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.
Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prævio
vitémus omne nóxium.
Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.
Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Paráclito,
in sæculórum sæcula.
Amen.

domenica 20 maggio 2018

Buona domenica!

GIOVANNI PAOLO II
REGINA CÆLI
Domenica di Pentecoste, 30 maggio 2004

1. La Chiesa è oggi in festa per la solennità di Pentecoste, che ricorda la prodigiosa effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli nel Cenacolo.

Cinquanta giorni dopo la Pasqua si realizzò quanto Cristo aveva promesso ai discepoli: che cioè avrebbero ricevuto un battesimo nello Spirito Santo (cfr At 1,5) e sarebbero stati rivestiti di potenza dall’alto (cfr Lc 24,49), per avere la forza di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni
Animati dal fuoco dello Spirito, gli Apostoli uscirono dal Cenacolo e incominciarono a parlare di Cristo, morto e risorto, ai fedeli venuti a Gerusalemme da ogni parte, e ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua nativa.

2. Con la Pentecoste si compie il progetto di Dio, rivelato ad Abramo, di dar vita ad un popolo nuovo. Nasce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo sparso nel mondo. Essa è composta da uomini e donne di ogni razza e cultura, adunati nella fede e nell’amore della Santissima Trinità, per essere segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano (cfr Conc. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1).

Conformati dallo Spirito a Cristo uomo nuovo, i credenti diventano suoi testimoni, seminatori di speranza, operatori di misericordia e di pace.

3. Ci rivolgiamo ora a Maria Santissima, che contempliamo nel Cenacolo mentre riceve con gli Apostoli e i discepoli il dono dello Spirito Santo. 

Invochiamo fiduciosi la sua materna intercessione, affinché si rinnovino nella Chiesa i prodigi della Pentecoste e tutti gli uomini possano accogliere il lieto annuncio della salvezza.


Dopo Regina Cæli

Je salue les pèlerins de langue française présents sur la place Saint-Pierre, notamment les jeunes de l’Institution Saint-Michel de Saint-Laurent-sur-Sèvres. En ce jour de Pentecôte, puissiez-vous ouvrir votre cœur à l’Esprit Saint, qui donne la force pour la vie quotidienne! Avec ma Bénédiction Apostolique.
Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua francese: 

Saluto i pellegrini di lingua francese presenti in Piazza San Pietro, soprattutto i giovani dell'Istituto Saint-Michel di Saint-Laurent-sur-Sèvres. In questo giorno di Pentecoste, possiate voi aprire il vostro cuore allo Spirito Santo, che dona la forza per la vita quotidiana! Con la mia Benedizione Apostolica.

Pozdrawiam młodzież szkolną z Sieniawy na Podhalu oraz wszystkich obecnych na Placu św. Piotra.
Szczególnie pragnę pozdrowić dzisiaj świat pracy pielgrzymujący do Piekar. Wiele razy tam bywałem.
Drodzy Bracia, zawierzam Was i Wasze rodziny Matce Boskiej. Szczęść wam Boże!
Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua polacca: 

[Saluto i giovani studenti di Sieniawa in Podhale e tutti i presenti in Piazza San Pietro.
In modo particolare voglio salutare oggi il mondo del lavoro che si è recato in pellegrinaggio a Piekary. Tante volte vi sono stato anch’io.

Cari Fratelli, affido voi e le vostre famiglie alla Madre di Dio. Dio vi benedica!]


Saluto i pellegrini di lingua italiana ed auguro a tutti una serena festa di Pentecoste. Lo Spirito Santo doni a ciascuno la luce per scegliere il bene e la forza per compierlo con coraggio e con generosità. Buona domenica!

AMDG et DVM

sabato 5 maggio 2018

I naufraghi di questo tempo


E Io vi dico: “Vieni e seguimi!”
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5 maggio 2005 - Ascensione
GESÙ: Per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno. 
Quando il Conclave ha eletto il Papa Giovanni Paolo II, il Tempo ci conduceva già verso la Fine dei Tempi. Con Lui, Io volevo impregnare il Mio Popolo di una gioia che doveva assomigliare a un ricordo. Si attraversa meglio una pioggia torrenziale con degli abiti caldi e impermeabili, che non sprovvisti di tutto ciò che è necessario. Questo ricordo-riparo è ilPapa, 264°, Sua Santità Giovanni Paolo II.
Egli è per voi l’Entrata Messianica a Gerusalemme, la Gioia del Raduno:
“Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.” (San Marco 11, 7-11)
Questo Santo Grande Papa, come il vostro Signore alla svolta della Sua vita terrena, fece entrare nel Tempio (la Mia Chiesa), con grida di gioia, con acclamazioni imponenti, quella folla in delirio, che lo seguiva.
La seconda visione che dovete tenere a mente è questa:
“…e dopo aver guardato tutto intorno…” 
Il Papa Giovanni Paolo II, come il suo Signore, prima di raggiungere la Dimora di Dio, ha guardato tutto intorno a sé. Ha previsto molte cose per il suo successore ed ha visto intorno a sé questa Chiesa che non ha ancora ritrovato il suo Equilibrio, ma egli deve lasciare questo compito enorme al suo successore perché,
“… essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betania.”
Sua Santità Giovanni Paolo II doveva1andarsene per raggiungere gli Apostoli del Signore, nella Casa della Pace, la Gerusalemme Celeste, con tutti quelli che lo amavano e che lo attendevano, principalmente la Sua Santa Madre MARIA e il Suo Dio d’Amore, che lo hanno aiutato ad aprire, nella gioia del Raduno, le Porte della Chiesa.
“Aprite le porte al Signore ! Lasciate passare il Redentore !“
È la Gioia del Raduno di tutta quella folla in delirio, davanti a colui che rappresenta GESÙ in Terra. Il Giorno delle Palmesi conclude alla morte di Giovanni Paolo II, e poi ecco il Tempo della Via Crucis. Ecco il Signore che consola ancora quella folla urlante che non è più nella gioia. In mezzo ad essa, si ritrova il Piccolo Resto ancora imperfetto, nella paura, nel dolore, nella delusione.
“Figlie di Gerusalemme, non piangete su di Me.”
“Piangete su voi stesse e sui vostri figli! Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: ”Beate le sterili e i grembi che non hanno generato, e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!” e ai colli: “Copriteci!” Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Luca 23, 29-31)
Alla morte di Giovanni Paolo II, ecco il Popolo di Dio nella pena e nel dolore, nell’incertezza di questo nuovo Conclave. Ecco l’Elezione del nuovo Papa, Benedetto XVI.
Sì, perché piangete ? Popolo incredulo, abbiate Fede! Questo Papa che Io vi dono, è il Papa di questo Tempo, più che mai incerto, che cambia fino a modificare le stagioni, squilibrando gli elementi e la struttura della Terra. Qua e là, voi vedete la carestia che avanza come una donna in lutto che lascia a terra i cadaveri dei suoi figli e del suo sposo; e altrove, vedete l’immagine indistinta di una folla disillusa, che approfitta fino allo spreco dei beni che la terra feconda può ancora produrre.
Ma ecco che arriva la Mandria delle Vacche Magre. Qual é quel popolo che si ribella per i suoi diritti usurpati? Dove sono i Capi che non hanno saputo fare che promesse perché ogni speranza è stata loro tolta? Non hanno da offrire che parole e mani vuote, perché hanno attinto nient’altro che vento nei grandi forzieri dei Paesi che continuano ad inginocchiarsi davanti al Vitello d’Oro, senza neanche pensare al Creatore di tutto l’Universo, Creatore della vostra Terra che voi avete impoverito e prosciugato come le mammelle di quelle Vacche Magre, che non sanno più dove trovare l’erba e l’acqua necessarie, e che avanzano verso di voi facendo scoprire la vostra stessa immagine: voi non sapete dove dirigervi, dove andare, dove trovare ciò che era e che non è più, quel pane quotidiano che Solo Dio può donarvi.
Voi non avete più pronunciato queste parole della Mia Preghiera: “Padre, dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Quale speranza potete avere voi, senza Dio? Senza il vostro Creatore che vi ha creati a Sua Immagine e che ha sotterrato nella vostra terra il necessario per tutti i vostri bisogni, e per ognuno di voi. E non Mi avete mai ringraziato come si deve fare nei confronti del proprio Creatore. E non avete condiviso equamente con i vostri fratelli.
La Terra sprofonda. Allora vedrete, al posto dei beni che Io ho sotterrato nelle vostre terre, delle colate di fango che trascinano la vegetazione, le abitazioni e i loro abitanti, vedrete dei terremoti devastanti che seppelliranno nelle profondità del suolo le ricchezze che avevate a portata di mano. Vedrete l’Acqua diventare più rara del carburante per voi necessario per addolcire i freddi degli inverni e per cuocere i vostri alimenti. Ed ecco che tutto si esaurisce.
Quando avrete bisogno del sole, il sole si nasconderà, e quando avrete bisogno di fresco, il sole sarà sempre più caldo. Allora direte: Eravamo nella spensieratezza ed eccoci nella disperazione, senza poterne scoprire la causa. Perché Io vilascio ciechi: e non c’è più cieco di colui che non vuole vedere. E voi persisterete nel vostro disprezzo di Dio che vi ha dato più che ai Naufraghi del Deserto, i quali mangiavano la Manna che pioveva dal cielo, e bevevano l’acqua della Roccia. 
Mosé non ha potuto vedere che da lontano la Terra Promessa. Non commettete l’errore di mettere in dubbio ciò che Io vi sto dicendo ora in queste righe, perché Io posso liberarvi solo se voi credete in Me, nella Mia Onnipotenza e nella Mia Misericordia Infinita.
Io sono il vostro Dio Vivente, Creatore del Cielo e della Terra, del Mondo visibile e invisibile. Le Potenze del Cielo e della Terra, Io le trattengo tutte con la Mia Mano. Non siate più increduli, non lasciate che le Potenze del Cielo si scuotano come potete già vedere l’inizio della destabilizzazione della Terra. Che aspettate per tornare a Me ? Non vi resta che POCO tempo, ed Io vi dico: Vieni e seguiMi.
Allora, Io vi chiedo di unirvi al MIO Papa Benedetto XVI e di aver fiducia in lui. PREGATE per lui, Io pregherò per voi tutti. Perché Io lo informo della gravità di questo Tempoed egli conosce il rimedio, il solo capace di salvarvi dal Male attuale che ricopre il Mondo.
Ascoltatelo. Unitevi a lui nella preghiera a Dio,
nella Santa Eucaristia e nel Pentimento Mondiale,
che si trova nell’Amore della Mia Croce.
Amen.

†  †


AMDG et DVM

giovedì 2 aprile 2015

2. PRENDETE IN MANO LA VOSTRA VITA. (SAN GIOVANNI PAOLO II)

IL MESSAGGIO DEI SANTI  VALE PER SEMPRE: 


INCONTRO DI  SAN GIOVANNI PAOLO II
CON I GIOVANI 

Carissimi giovani di Cagliari e dell’intera Sardegna!

1. Ritrovarmi stasera in mezzo a voi, mentre sta per concludersi la mia visita-pellegrinaggio nella vostra nobilissima Terra, è per me motivo di grande gioia, perché contiene - direi - una sorta di presentimento. Con voi, vicino a voi a me sembra non si possa parlare di conclusione, quanto piuttosto di continuazione della mia permanenza nell’Isola, perché son sicuro che conserverete a lungo il ricordo di questo nostro incontro, lo rievocherete anche con i vostri coetanei e amici, e soprattutto ripenserete alle mie parole ed esortazioni, studiandovi di approfondirle e di farne tesoro. Sono parole ed esortazioni che sgorgano dal profondo del mio cuore e che vi rivolgo con tanta fiducia - come ho già fatto in passato con altri gruppi di giovani come voi, in Italia e in altre Nazioni -,  perché conto sulla vostra generosità e sulla serietà del vostro impegno di vita.

2. C’è una parola specifica per voi, giovani figli di Sardegna? Sì, certamente in rapporto ai particolari problemi della società in cui vivete. Ma io vorrei, prima di tutto, riprendere idealmente il discorso che tenni circa un mese fa ai giovani di Genova e della Liguria.
Come le navi-traghetto che solcano nei due sensi l’azzurro Tirreno per collegare Genova e Cagliari, quasi per esprimere visivamente i vincoli storici che le collegavano pure in passato, così la mia parola intenzionalmente si rifà a quanto già dissi nel Capoluogo ligure per sviluppare coerentemente altri concetti (Giovanni Paolo II, Allocutio ad iuvenes in urbe “Genova” habita, 4, 22 settembre 1985:Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/2 [1985] 740 ss.).

Dissi ai giovani in quella occasione di “non appiattirsi nella mediocrità”, di “non vivere solo a metà”, ma di “prendere nelle loro mani la propria vita”, per “farne un autentico e personale capolavoro”. Ciò naturalmente vale anche per voi, e ne ho avvertito l’eco nelle parole dei due vostri amici e interpreti, quando, accennando alle difficoltà e ai disagi dell’odierna realtà sociale, hanno denunciato il pericolo di adagiarsi nella provvisorietà come stile di vita, di cedere allo scoraggiamento e di cadere nell’emarginazione. Per questo anche a voi io ripeto: Giovani di Sardegna, a nessuno è lecito “abbandonarsi”; oggi è più che mai necessario, proprio per superare le difficoltà, che “prendiate in mano” la vostra vita!


3. Ma in concreto - voi potete chiedere - che cosa significa e cosa comporta tutto questo? Ecco, intendo dire che ciascuno di voi deve essere pienamente se stesso, sviluppando al meglio tutte le sue potenzialità, cercando di costruirsi compiutamente come persona. Sapete bene che nella formazione giovanile, quando si tratta di impostarla e soprattutto quando urge decidere, non sono possibili né evasioni né deleghe. Senza presunzione, certo, senza iattanza, ciascuno di voi deve fare appello coraggiosamente a quelle interiori risorse, deve avvalersi di quelle personali energie, che Dio creatore e provvidente ha posto in lui come altrettanti suoi doni. Il giovane che diventa uomo, pur se può usufruire dell’assistenza e dell’aiuto di altri - a cominciare dall’opera insostituibile dei genitori - dovrà in definitiva costruirsi con le sue forze. Non si tratta di sollecitudine e di chiusura egoistica in se stessi. Si tratta unicamente di fedeltà della propria verità di essere umani, portatori di un proprio irripetibile destino.

Sappiate, dunque, carissimi giovani, “prendere in mano” la vostra vita. Fatelo in nome di quel nucleo interno indistruttibile, che è la vostra libertà personale: un grande e prezioso dono, che Dio vi ha fatto e che Dio stesso rispetta. Quando si tratta delle scelte di fondo, quando - vi ripeto - urgono le decisioni, allora l’iniziativa spetta a voi: tocca a voi muovervi e camminare!

La vostra affollata presenza stasera mi conferma che la giusta direzione l’avete già presa: voi non sareste qui, se non ci fosse già stata una personale, libera e decisa presa di posizione. La vostra vita e la vostra libertà, tutto quanto voi avete - la salute, la giovinezza, la forza, l’apertura verso l’avvenire - tutto voi intendete utilizzare in vista di una vostra formazione completa: fisica e morale, civile e religiosa, umana e cristiana.
Senza smentire né rinnegare, senza sciupare né distruggere quello che vi è stato dato e vi è tuttora dato dai vostri genitori, dai vostri insegnanti, dai vostri sacerdoti - rappresentanti tutti e collaboratori di Dio - voi volete tracciare un vostro personale progetto di vita, che vi consenta di sentirvi pienamente voi stessi davanti ai coetanei e agli adulti, davanti a Cristo e alla sua Chiesa.

4. Qual è il contenuto di tale progetto? Giovani figli di Sardegna, se la sintesi finale è e resta fondamentalmente vostra, secondo l’impegno e la volontà di ciascuno, io non posso non richiamare quei valori fondamentali della vita, che debbono rientrarvi come componenti. Sono valori tuttora intatti e nobilmente presenti nelle tradizioni della vostra Terra. Ma badate bene che non basta averli ricevuti: bisogna assumerli in proprio, bisogna assimilarli e incarnarli nel quotidiano. Di questi valori voi dovete essere portatoriper costruire la nuova società.
Uno l’ho già nominato, quando ho parlato dei vostri genitori: come potrei tacere questo primario rapporto, che vi inserisce nellatipica dimensione della famiglia sarda? È un centro vitale di affetti, un nido geloso che al calore del sentimento unisce la probità, la laboriosità e la tenacia spinte non di raro fino al sacrificio e all’eroismo. Quante madri, quanti padri potrebbero parlare al mio posto! Custodite, cari giovani, questa antica e sacra eredità! Non la rinnegate mai! Abbiate il senso, anzi il culto e, direi, l’orgoglio di essere nati nelle vostre famiglie! E impegnatevi a maturare in voi stessi degli uomini e delle donne a cui un giorno i vostri figli possano a loro volta guardare con orgoglio.

Nel vostro progetto deve poi rientrare il valore di una vostra seria formazione intellettuale. È un valore fondamentale per il vostro futuro e per quello del vostro popolo: l’ignoranza è un freno, una molla del progresso. La qualità del vostro domani dipenderà dalla qualità della vostra preparazione culturale di oggi. Come non riconoscere, da questo punto di vista, l’importanza di quell’insieme di persone, di strutture, di attività, che va sotto il nome di scuola? Capitemi: io parlo della scuola non già come realtà separata e distinta, da accettare o subire nei suoi orari e programmi, ma come palestra che è “vostra” e vi appartiene, a voi e ai vostri insegnanti, in tutti i suoi ordini e gradi. Se così voi la concepite e in questa prospettiva ad essa partecipate, la scuola si rivelerà strumento validissimo per la vostra crescita umana e, di riflesso, strumento di crescita per la città e per l’Isola.
Un altro valore non può mancare nel vostro progetto. Non può mancare, perché da esso traggono senso e vigore tutti gli altri; il valore di una fede, sincera e profonda, divenuta sostanza della vostra vita. Una fede di questa tempra suppone l’inserimento vivo e partecipe nella comunità cristiana concreta. Il mio pensiero va in questo momento alle vostre Parrocchie, sparse non soltanto nei centri maggiori, ma nei piccoli paesi e nelle zone più remote. E ho presenti, altresì, tanti Sacerdoti generosi e sensibili, abituati da sempre a condividere con i propri fedeli, a cominciare dai più poveri, i disagi, i problemi, i pericoli. Con i sacerdoti sono i Vescovi delle diocesi sarde. So delle loro esortazioni anche a livello di Conferenza Regionale; so degli orientamenti pastorali indicati dal vostro Arcivescovo.

Ma che cosa c’è alla base di tutto questo? C’è l’ansia di contribuire efficacemente, con l’aiuto del Signore, a irrobustire la tradizionale religiosità dei sardi, ma come sottinteso c’è l’intenzione di far leva innanzitutto su voi giovani, per portarvi al contatto personale con Cristo. A voi giovani, dunque, la responsabilità di corrispondere alle sollecitudini dei vostri Pastori, Essi vi richiamano alla conversione del cuore, come condizione primaria per alimentare “dall’interno” la fede. Ebbene, a questa fondamentale via di crescita cristiana vi richiamo anch’io, ricordando che conversione significa anche riconciliazione e preghiera.
I vostri Pastori vi hanno indicato pure, come particolare impegno, la catechesi, da intendere non soltanto come sforzo per approfondire personalmente la dottrina del Vangelo, ma anche e simultaneamente come opportunità di testimonianza nei confronti degli altri. E io vi dico: siate i catechisti di voi stessi e dei vostri amici in tutti gli ambienti in cui operate. Vi è stata anche indicata la dimensione della carità, che va ben oltre - come sapete - il soccorso pur necessario per i poveri e gli emarginati: la carità, in effetti, ha un’estensione e un’applicazione molto più ampia, ed è la misura dell’autenticità del nostro essere cristiani. E anch’io insisto: vivete la carità in ogni sua dimensione e sarete veri seguaci di Cristo, testimoni credibili del suo Vangelo.

I vostri Pastori, infine, hanno posto il problema della vocazione come appello personale a cui ciascuno deve rispondere, perché le scelte decisive non si possono eludere. Anch’io dico che, come il cittadino ha un suo ruolo nella società, così ogni cristiano ha lasua vocazione nel corpo di Cristo che è la Chiesa. Ma, dicendo vocazione, intendo anche qualcosa di più: alla vocazione generale si può affiancare non di raro una vocazione speciale alla consacrazione sacerdotale o religiosa. All’una e all’altra bisogna rispondere!
Comprendete bene, cari giovani, come tutto ciò esiga un attento lavoro di discernimento, così che dalla famiglia alla scuola, dalla parrocchia alla pastorale diocesana e interdiocesana il progetto di vita abbia concretezza e attuazione. È possibile questo? Sta avvenendo nella vostra vita? Perché sia possibile e avvenga, vi è necessaria la luce dall’Alto: la luce di Cristo, personalmenteincontrato e personalmente presente. Se è lui che chiama, è a lui che bisogna rispondere.

5. Nella mia Lettera ai giovani e alle giovani per l’Anno Internazionale della Gioventù ho parlato a lungo dello sguardo rivolto da Cristo a quel giovane del Vangelo: “Gesù, fissatolo, lo amò” (Mc 10, 21). È uno sguardo misterioso e pieno d’amore, segno di personale incontro, anzi di contatto con lui; uno sguardo che vi auguro di scoprire e di sperimentare nella sua efficacia trascinatrice (cf. Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 7, 31 marzo 1985:Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 769 s.). Da Gesù Cristo, infatti, viene l’orientamento esistenziale; da lui l’alimento vitale: egli è la via, la verità e la vita (cf. Gv 14, 6).

Non ignoro, carissimi, le difficoltà e le incertezze che, purtroppo, la realtà quotidiana può riservarvi. Non parlerò dei tanti pericoli e tentazioni che presenta oggi la vita; non posso, però, dimenticare la piaga della disoccupazione. So che al riguardo la vostra Regione detiene un ben triste primato, avendo la percentuale più alta di giovani disoccupati. È un problema, questo, che mi addolora profondamente, per una serie di motivi, a cominciare dal fatto che esso può frustrare sul nascere ogni serio impegno e far naufragare lo stesso progetto di vita. E anche l’esodo da questa Terra è un dissanguamento di tante fresche energie; non è solo perdita in termini economici, ma psicologicamente è uno sradicamento dall’ambiente, i cui danni morali, prima che sociali, son difficili da calcolare.
Per questo rivolgo un caldo e pressante appello a tutte le Autorità, a ogni livello, proprio in rapporto al diritto-dovere dei giovani a “prendere in mano” la propria vita. Penso infatti che, coordinandosi i vostri sforzi personali, cari giovani, con le iniziative che spettano ai pubblici poteri, sarà possibile dare all’annoso e dannoso problema l’auspicata e soddisfacente soluzione. A questo fine il mio augurio, la mia solidarietà, la mia preghiera.


6. Io invoco su di voi e per voi, a sostegno dei vostri progetti e a superamento delle presenti difficoltà, una speciale effusione della grazia di Nostro Signore. Per voi e su di voi invoco la materna protezione di Santa Maria di Bonaria. La vostra crescita - è questo il mio voto supremo - avvenga nella fedeltà a questi ideali e valori, che fin dalle origini del cristianesimo hanno impresso un inconfondibile profilo alle generazioni che si sono succedute in quest’Isola. La Sardegna cristiana oggi dev'essere rappresentata e impersonata, deve essere “fatta” dai giovani cristiani! Vorrei con Maria ripetere a ciascuno di voi: “Fate quello che egli vi dirà” (Gv . 2, 5). Cristo vi parla; Cristo vi chiama. Sappiate rispondere!

VISITA PASTORALE IN SARDEGNA, Cagliari - Domenica, 20 ottobre 1985
Copyright © Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 25 febbraio 2015

Andate ed evangelizzate.

Sao Paulo (Brasile), 2 7 marzo 1992. 
Esercizi Spirituali in forma di Cenacolo, con i Responsabili del M.S.M. di tutto il Brasile. 


Andate ed evangelizzate. 

«Il mio Cuore Immacolato oggi è da voi glorificato, in questo continuo Cenacolo di preghiera e di fraternità, in cui vi trovate, voi Responsabili del M.S.M., che siete venuti da ogni parte del Brasile. 

Io sono con voi. Mi unisco alla vostra preghiera, per ottenervi il dono dello Spirito Santo, che vi trasformi negli Apostoli di questi ultimi tempi. È giunto il momento della vostra pubblica testimonianza. 

Mostratevi a tutti come i miei piccoli figli, come gli Apostoli, da Me formati al grande compito della nuova evangelizzazione che vi attende. Come nel Cenacolo di Gerusalemme, Io ho aperto la porta, perché gli Apostoli uscissero a predicare il Vangelo, dando inizio alla prima evangelizzazione, così, in questo vostro Cenacolo, Io vi chiamo tutti ad essere gli Apostoli della seconda evangelizzazione. 

Pertanto, al termine di questo straordinario Cenacolo, Io affido a ciascuno di voi il mio materno mandato: andate ed evangelizzate. 

- Andate in ogni parte di questa vostra così grande Nazione. Andate in ogni luogo, anche in quelli più lontani e sperduti. Andate a tutti i miei figli, specialmente ai più lontani, ai peccatori, ai poveri, a quelli che sono vittime del male, del vizio, dell'egoismo, dell'odio, della impurità. Andate ad ogni creatura, con la forza che viene data a voi da questa mia materna missione. Andate come Apostoli della seconda evangelizzazione, a cui fortemente vi chiama il mio primo figlio prediletto, il Papa Giovanni Paolo II. Andate ed evangelizzate.

- Evangelizzate questa povera umanità, che è ritornata pagana, dopo quasi duemila anni dal primo annuncio del Vangelo. Evangelizzatela, predicando la urgente necessità della conversione e del suo ritorno al Signore. Siano distrutti gli idoli, che essa ha costruito con le sue stesse mani: il piacere, il denaro, l'orgoglio, la impurità, l'ateismo, l'egoismo sfrenato, l'odio e la violenza. E ritorni al suo Dio sulla strada della penitenza, della rinuncia a Satana ed alle sue seduzioni, al peccato ed a ogni forma di male. Allora fioriranno sul suo cammino la Grazia e la santità, la purezza e l'amore, la concordia e la pace. 

- Evangelizzate la Chiesa sofferente e divisa, pervasa dal fumo di Satana e minacciata dalla perdita della fede e dalla apostasia. La Chiesa torni a credere al Vangelo di Gesù. Il Vangelo di Gesù, predicato e vissuto alla lettera, diventi la sola luce che la guida nel suo cammino terreno. Allora la Chiesa tornerà ad essere umile, santa, bella, povera, evangelica, senza macchie e senza rughe, ad imitazione della sua Mamma Celeste, che la conduce ogni giorno verso il suo più grande rinnovamento. 

- Evangelizzate tutti gli uomini, predicando che il Regno di Dio è vicino. Si avvicina il momento della seconda venuta di Gesù, del ritorno di Cristo nella gloria, per instaurare fra voi il suo Regno di grazia, di santità, di giustizia, di amore e di pace. Annunciate a tutti questo suo glorioso ritorno, perché fiorisca sul mondo la speranza ed il cuore degli uomini si apra a riceverlo. 

Spalancate le porte a Gesù Cristo che viene. 

Per questo predicate la necessità della preghiera e della penitenza; della pratica coraggiosa di tutte le virtù; del ritorno al culto perfetto di amore, di adorazione e di riparazione a Gesù presente nella Eucarestia. 
Diffondete in ogni parte i Cenacoli di preghiera che Io vi ho domandato: fra i bambini, i giovani, i sacerdoti, i fedeli. 
Sopratutto diffondete in ogni parte i Cenacoli familiari, che Io chiedo, come mezzo potente, per salvare la famiglia cristiana dai grandi mali che la minacciano. 

Uscite da questo Cenacolo come gli Apostoli di questa seconda Evangelizzazione. 
Non temete. Io sono sempre con voi e vi conduco su questo luminoso cammino. Con i vostri cari, con le anime che vi sono affidate, tutti vi benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». 

domenica 15 febbraio 2015

Ecco il Tempo della Via Crucis. Ma ecco che arriva la Mandria delle Vacche Magre. E la Terra sprofonda. ...Ed ecco che tutto si esaurisce

I naufraghi di questo tempo
E Io vi dico: “Vieni e seguimi!”

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5 maggio 2005 - Ascensione
GESÙ: Per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno.
Quando il Conclave ha eletto il Papa Giovanni Paolo II, il Tempo ci conduceva già verso la Fine dei Tempi. Con Lui, Io volevo impregnare il Mio Popolo di una gioia che doveva assomigliare a un ricordo. Si attraversa meglio una pioggia torrenziale con degli abiti caldi e impermeabili, che non sprovvisti di tutto ciò che è necessario. Questo ricordo-riparo è il Papa, 264°, Sua Santità Giovanni Paolo II.

Egli è per voi l’Entrata Messianica a Gerusalemme, la Gioia del Raduno:
“Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.” (San Marco 11, 7-11)

Questo Santo Grande Papa, come il vostro Signore alla svolta della Sua vita terrena, fece entrare nel Tempio (la Mia Chiesa), con grida di gioia, con acclamazioni imponenti, quella folla in delirio, che lo seguiva.

La seconda visione che dovete tenere a mente è questa:
“…e dopo aver guardato tutto intorno…” 

Il Papa Giovanni Paolo II, come il suo Signore, prima di raggiungere la Dimora di Dio, ha guardato tutto intorno a sé. Ha previsto molte cose per il suo successore ed ha visto intorno a sé questa Chiesa che non ha ancora ritrovato il suo Equilibrio, ma egli deve lasciare questo compito enorme al suo successore perché,
“… essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betania.”

Sua Santità Giovanni Paolo II doveva1andarsene per raggiungere gli Apostoli del Signore, nella Casa della Pace, la Gerusalemme Celeste, con tutti quelli che lo amavano e che lo attendevano, principalmente la Sua Santa Madre MARIA e il Suo Dio d’Amore, che lo hanno aiutato ad aprire, nella gioia del Raduno, le Porte della Chiesa.
"Aprite le porte al Signore ! Lasciate passare il Redentore !"
È la Gioia del Raduno di tutta quella folla in delirio, davanti a colui che rappresenta GESÙ in Terra. Il Giorno delle Palme si conclude alla morte di Giovanni Paolo II, e poi ecco il Tempo della Via Crucis. Ecco il Signore che consola ancora quella folla urlante che non è più nella gioia. In mezzo ad essa, si ritrova il Piccolo Resto ancora imperfetto, nella paura, nel dolore, nella delusione.
“Figlie di Gerusalemme, non piangete su di Me.”

“Piangete su voi stesse e sui vostri figli! Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: ”Beate le sterili e i grembi che non hanno generato, e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!” e ai colli: “Copriteci!” Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Luca 23, 29-31)

Alla morte di Giovanni Paolo II, ecco il Popolo di Dio nella pena e nel dolore, nell’incertezza di questo nuovo Conclave. Ecco l’Elezione del nuovo Papa, Benedetto XVI.

Sì, perché piangete ? Popolo incredulo, abbiate Fede! Questo Papa che Io vi dono, è il Papa di questo Tempo, più che mai incerto, che cambia fino a modificare le stagioni, squilibrando gli elementi e la struttura della Terra. Qua e là, voi vedete la carestia che avanza come una donna in lutto che lascia a terra i cadaveri dei suoi figli e del suo sposo; e altrove, vedete l’immagine indistinta di una folla disillusa, che approfitta fino allo spreco dei beni che la terra feconda può ancora produrre.

Ma ecco che arriva la Mandria delle Vacche Magre. Qual é quel popolo che si ribella per i suoi diritti usurpati? Dove sono i Capi che non hanno saputo fare che promesse perché ogni speranza è stata loro tolta? Non hanno da offrire che parole e mani vuote, perché hanno attinto nient’altro che vento nei grandi forzieri dei Paesi che continuano ad inginocchiarsi davanti al Vitello d’Oro, senza neanche pensare al Creatore di tutto l’Universo, Creatore della vostra Terra che voi avete impoverito e prosciugato come le mammelle di quelle Vacche Magre, che non sanno più dove trovare l’erba e l’acqua necessarie, e che avanzano verso di voi facendo scoprire la vostra stessa immagine: voi non sapete dove dirigervi, dove andare, dove trovare ciò che era e che non è più, quel pane quotidiano che Solo Dio può donarvi.

Voi non avete più pronunciato queste parole della Mia Preghiera: “Padre, dacci oggi il nostro pane quotidiano”.Quale speranza potete avere voi, senza Dio? Senza il vostro Creatore che vi ha creati a Sua Immagine e che ha sotterrato nella vostra terra il necessario per tutti i vostri bisogni, e per ognuno di voi. E non Mi avete mai ringraziato come si deve fare nei confronti del proprio Creatore. E non avete condiviso equamente con i vostri fratelli.

La Terra sprofonda. Allora vedrete, al posto dei beni che Io ho sotterrato nelle vostre terre, delle colate di fango che trascinano la vegetazione, le abitazioni e i loro abitanti, vedrete dei terremoti devastanti che seppelliranno nelle profondità del suolo le ricchezze che avevate a portata di mano. Vedrete l’Acqua diventare più rara del carburante per voi necessario per addolcire i freddi degli inverni e per cuocere i vostri alimenti. Ed ecco che tutto si esaurisce

Quando avrete bisogno del sole, il sole si nasconderà, e quando avrete bisogno di fresco, il sole sarà sempre più caldo. Allora direte: Eravamo nella spensieratezza ed eccoci nella disperazione, senza poterne scoprire la causa.Perché Io vi lascio ciechi: e non c’è più cieco di colui che non vuole vedere. E voi persisterete nel vostro disprezzo di Dio che vi ha dato più che ai Naufraghi del Deserto, i quali mangiavano la Manna che pioveva dal cielo, e bevevano l’acqua della Roccia. 

Mosé non ha potuto vedere che da lontano la Terra Promessa. Non commettete l’errore di mettere in dubbio ciò che Io vi sto dicendo ora in queste righe, perché Io posso liberarvi solo se voi credete in Me, nella Mia Onnipotenza e nella Mia Misericordia Infinita.

Io sono il vostro Dio Vivente, Creatore del Cielo e della Terra, del Mondo visibile e invisibile. Le Potenze del Cielo e della Terra, Io le trattengo tutte con la Mia Mano. Non siate più increduli, non lasciate che le Potenze del Cielo si scuotano come potete già vedere l’inizio della destabilizzazione della Terra. Che aspettate per tornare a Me ? Non viresta che POCO tempo, ed Io vi dico: Vieni e seguiMi.

Allora, Io vi chiedo di unirvi al MIO Papa Benedetto XVI e di aver fiducia in lui. PREGATE per lui, Io pregherò per voi tutti. Perché Io lo informo della gravità di questo Tempoed egli conosce il rimedio, il solo capace di salvarvi dal Male attuale che ricopre il Mondo.
Ascoltatelo. Unitevi a lui nella preghiera a Dio,
nella Santa Eucaristia e nel Pentimento Mondiale,
che si trova nell’Amore della Mia Croce.
Amen.

†  †

venerdì 25 luglio 2014

Il Papa della mia Luce.

Dongo (Como), 13 agosto 1987.
Il Papa della mia Luce.




«Figli prediletti, oggi vi chiamo tutti a formare una forte barriera di preghiera e di difesa
attorno al mio Papa.
Il Papa Giovanni Paolo II è il dono più grande, che il mio Cuore Immacolato 
abbia ottenuto dal Cuore di Gesù, per questi vostri tempi della dolorosa purificazione.

È il mio Papa.
È stato formato da Me. In ogni momento è condotto da Me sul cammino 
della sua personale consacrazione alla vostra Mamma Celeste, da Lui percorso 
con docilità, con abbandono filiale e con grande fiducia.

Egli è parte importante del mio disegno.
È il Papa della mia Luce che, in questi anni, è riuscito a diffondere nella Chiesa 
e in tutte le parti di questa umanità tanto minacciata.
Io stessa lo conduco su tutte le strade del mondo.

Egli mi segue con la docilità di un bimbo, con il coraggio di un apostolo, con il 
sacrificio di un martire, con l'abbandono di un figlio.
Questo Papa è il capolavoro della mia predilezione ed ha il grande compito 
di donare a tutti il carisma della mia tenerezza materna.

Ora lo guardo con preoccupata ansietà di Mamma, mentre il mio Cuore 
Immacolato è segnato da angoscia profonda.
Quanti pericoli lo circondano; come sono forti le insidie che il mio Avversario 
gli tende sul suo cammino!
Coloro che attentano alla sua vita stanno per attuare il loro tenebroso 
disegno. Ormai per Lui è vicina l'ora del Calvario e della sua personale immolazione.

Allora, miei prediletti e figli consacrati al mio Cuore, siate voi la sua 
grande corona di gioia, con il vostro affetto filiale, con la vostra preghiera 
incessante, con la vostra sofferenza accolta ed offerta, con la vostra 
unità vissuta e testimoniata.
Aiutatelo a portare una Croce tanto pesante con la vostra sacerdotale fedeltà. 
Con la vostra amorosa presenza sorreggetelo nel doloroso percorso verso 
il Calvario.
E con il vostro affetto filiale siate tutti sotto la sua Croce, come Giovanni 
assieme alla vostra Mamma Celeste, per vivere con Lui l'ora del suo sacrificio».

Domine Iesu,
Omnia agam propter te.