domenica 4 marzo 2018

L'amore coniugale è un dono che alimenta lo spirito degli sposi

Una cosa sul sesso che è urgente diffondere

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L'amore coniugale è un dono che alimenta lo spirito degli sposi

L’amore è l’ingrediente principale nell’unione coniugale. E chi è l’amore se non Dio? L’amore senza sesso continuerà ad essere amore, ma il sesso senza amore, senza Dio come centro… Pensateci.
L’amore coniugale significa la donazione reciproca dei coniugi, in tutte le sue dimensioni, come uomo e donna.
Ad alcuni di noi è stato insegnato che il sesso era qualcosa di sporco e peccaminoso. Ci hanno parlato solo degli aspetti negativi invece di sottolineare quelli positivi, e molti di noi sono arrivati al matrimonio senza alcuna conoscenza del tema. Le poche cose che sapevamo erano quelle di cui parlavamo tra amici, e se ci andava bene quelle che imparavamo al corso prematrimoniale.
Il sesso in sé non ha niente di male, tutto il contrario. Se Dio stesso lo ha creato, vuol dire che in esso tutto è “buono e perfetto”, che è un dono, un regalo da parte sua per trasmetterci l’amore e permetterci di partecipare alla pienezza del suo amore.
È positivo e diventerà ancor più perfetto – pieno – quando si realizzerà all’interno del contesto per il quale è stato creato, tra un uomo e una donna uniti in matrimonio sacramentale. Dio stesso gli ha dato quel tocco di piacere che è il frutto di questa unione perfetta e mai il suo fine.
Quando non ci è chiaro tutto questo e scegliamo di avere rapporti sessuali al di fuori del loro contesto sacro, il sesso diventa qualcosa di “tossico”, che ci danneggia e non fa bene al nostro spirito. Lo stesso accade quando lo usiamo come mero oggetto di piacere, quando gli togliamo dignità e lo mettiamo su un piano meramente “animale” lasciandoci trascinare dalle passioni e dai desideri disordinati; quando lo vediamo solo come un “diritto” – perché è il mio corpo e ci faccio quello che mi pare – fino a denigrarlo con pratiche tipo Sodoma e Gomorra o masochiste, e non come un dono divino.
In questo caso il sesso toglie dignità come persone e non mette in comunione con Dio, tutto il contrario.
Se fossimo davvero consapevoli di tutto ciò che si trasmette attraverso l’atto sessuale, di tutta l’“informazione” spirituale – per darle un nome – che si comunica mediante questa donazione…
Il fatto è che non si condividono solo i corpi, ma c’è anche una fusione di spiriti, di tutto l’essere. Tutto ciò che quella persona porta a livello spirituale si trasmette all’altra con cui si sceglie di avere rapporti intimi. E così via con tutte le persone coinvolte.
Ve lo spiego con un esempio.
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MAGNIFICAT

sabato 3 marzo 2018

Radice di tutti i mali


Capitolo 7 
L'avarizia 

L'avarizia (1) È la radice di tutti i mali [Prima Lettera a Timoteo 6,10] e nutre come maligni ramoscelli le rimanenti passioni e non permette che inaridiscano quelle fiorite da essa (2). 

Chi vuole recidere le passioni ne estirpi la radice; se infatti poti per bene i rami e l'avarizia permane, non ti gioverà a nulla, perché essi, nonostante siano stati recisi, subito fioriscono. 

Il ricco monaco È come una nave troppo carica che viene sommersa dall'impeto di un fortunale: come infatti una nave che imbarca acqua È messa alla prova da ogni onda, così il ricco È sommerso dalle preoccupazioni. 

Il monaco che nulla possiede È invece un agile viaggiatore e trova dimora ovunque. 

Egli È come l'aquila che vola in alto e scende giù a cercare cibo quando vi È costretta.

È superiore ad ogni prova, se la ride del presente e si leva in alto allontanandosi dalle cose terrene e accompagnandosi a quelle celesti: infatti ha ali leggere mai appesantite dalle preoccupazioni. 

Sopraggiunge l'oppressione ed egli lascia il luogo senza dolore; la morte arriva e quegli se ne va con animo sereno: infatti l'anima non È stata legata da vincolo terreno di sorta. 

Chi invece molto possiede soggiace alle preoccupazioni e, come il cane, È legato alla catena, e, se viene costretto ad andarsene, si porta dietro, come un grave peso e un'inutile afflizione, i ricordi delle sue ricchezze, È punto dalla tristezza e, quando ci pensa, soffre molto, ha perso le ricchezze e si tormenta nello scoramento. 

E se arriva la morte abbandona miseramente i suoi averi, rende l'anima, mentre l'occhio non tralascia gli affari; a malincuore viene trascinato via come uno schiavo fuggiasco, si separa dal corpo e non si separa dai suoi interessi (3): poiché la passione lo trattiene più di ciò che lo trascina via. 

Capitolo 8 

Il mare non si riempie mai del tutto pur ricevendo la gran massa d'acqua dei fiumi, allo stesso modo il desiderio di ricchezze dell'avaro non È mai sazio, egli le raddoppia e subito desidera quadruplicarle e non cessa mai questo raddoppio, finché la morte non mette fine a tale interminabile premura (1). 

Il monaco assennato baderà alle necessità del corpo e sopperirà con pane e acqua allo stomaco indigente, non adulerà (2) i ricchi per il piacere del ventre, né asservirà la sua libera mente a molti padroni: infatti le mani sono sempre sufficienti a servire il corpo e soddisfare le necessità naturali. 

Il monaco che non possiede nulla È un pugile che non può essere colpito in pieno e un corridore veloce che raggiunge rapidamente il premio dell'invito celeste (3). 

Il monaco ricco gioisce per i molti proventi, mentre quello che non ha nulla gode per i premi che gli vengono dalle cose ben riuscite. 

Il monaco avaro lavora duramente mentre quello che non possiede nulla usa il tempo per la preghiera e la lettura. 

Il monaco avaro riempie d'oro i penetrali (4), mentre quello che nulla possiede tesoreggia in cielo. 

Che sia maledetto colui che foggia l'idolo e lo nasconde, simile a colui che È affetto da avarizia: l'uno infatti si prostra di fronte al falso e all'inutile, l'altro porta in sé l'immagine (5) della ricchezza, come un simulacro

AMDG et DVM

Padre Pio vva ' vvisato...


15 Nolite tangere christos meos et in prophetis meis nolite malignari
16 et vocavit famem super terram omne firmamentum panis contrivit
(Psalm 104, 15-16)

15 «Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti»

16 Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane
(Salmo 104, 15-16)

"Padre Pio assicurò che questa profezia del Salmo 104 tornerebbe a realizzarsi per colpa degli uomini che si ribellano a Dio"

Le due ali della grande aquila, e il fiume di acque


Sant'Omero (Teramo), 6 maggio 1989. 
Primo sabato del mese.

Le due ali della grande aquila.


«Figli miei prediletti, oggi mi venerate in maniera speciale, nel primo sabato di questo mese di
maggio, che viene da voi particolarmente a Me dedicato.

Vi riunite in Cenacoli di fraternità e di preghiera con la vostra Mamma Celeste.

Quanto conforto date al mio profondo dolore; quanta gioia recate al mio Cuore Immacolato!

Perché, per mezzo di voi che mi avete risposto, ormai la devozione verso di Me sta rifiorendo
in tutta la Chiesa.

Così Io posso esercitare, in questi vostri tempi, il grande potere che dalla Santissima Trinità
mi è stato dato, per rendere inoffensivo l'attacco che il mio avversario, il Dragone rosso, ha
scatenato contro di Me, vomitando dalla sua bocca un fiume di acque per sommergermi.

Il fiume di acque è formato dall'insieme di tutte le nuove dottrine teologiche, che hanno
cercato di oscurare la figura della vostra Mamma Celeste, di negare i miei privilegi, di
ridimensionarne la devozione, di mettere in ridicolo tutti i miei devoti.

A causa di questi attacchi del Dragone, in questi anni, la pietà verso di Me è andata
diminuendo presso tanti fedeli e, in alcuni luoghi, è addirittura scomparsa.

Ma alla vostra Mamma Celeste sono venute in soccorso le due ali della grande aquila.
La grande aquila è la Parola di Dio, soprattutto la Parola contenuta nel Vangelo di mio figlio
Gesù.

Fra i quattro Vangeli, l'aquila indica quello di San Giovanni, perché esso vola più in alto di tutti,
entra nel cuore stesso della Santissima Trinità, affermando, con forza, la divinità, l'eternità e
la consustanzialità del Verbo e la divinità di Gesù Cristo.

Le due ali dell'aquila sono la parola di Dio accolta, amata e custodita con la fede e la parola di
Dio vissuta con la Grazia e la carità.

Le due ali della fede e della carità - cioè della Parola di Dio da Me accolta e vissuta - mi hanno
consentito di volare al di sopra del fiume di acque di tutti gli attacchi mossi contro di Me,
perché hanno manifestato al mondo la mia vera grandezza.

Poi mi sono cercata il mio rifugio nel deserto.

Il deserto, in cui ho posto la mia abituale dimora, è formato dal cuore e dall'anima di tutti
quei figli che mi accolgono, mi ascoltano, si affidano completamente a Me, si consacrano al mio
Cuore Immacolato.

Nel deserto in cui mi trovo, oggi Io opero i miei più grandi prodigi. Li opero nel cuore e
nell'anima, cioè nella vita, di tutti i miei più piccoli bambini.

Così li conduco a seguirmi sulla strada della fede e della carità, facendo ad essi accogliere,
amare e custodire la Parola di Dio ed aiutandoli a viverla ogni giorno con coerenza e con
coraggio.

Nel silenzio e nel nascondimento, cioè nel deserto in cui mi trovo, opero fortemente perché i
figli a Me consacrati credano oggi al Vangelo, si lascino guidare solo dalla Sapienza del
Vangelo, siano sempre Vangelo vissuto.

Ecco il compito che Io ho preparato alla schiera, che mi sono formata in ogni parte del mondo,
con il mio Movimento Sacerdotale Mariano: lasciarsi trasportare con Me sulle due ali della
grande aquila, cioè della fede e della carità, accogliendo con amore, in questi vostri tempi, e
vivendo la sola Parola di Dio.

I grandi prodigi che Io oggi compio, nel deserto in cui mi trovo, sono quelli di trasformare
completamente la vita dei miei piccoli figli, perché diventino coraggiosi testimoni di fede e
luminosi esempi di santità.

In questa maniera, nel silenzio e nel nascondimento, ogni giorno preparo la mia grande vittoria

"Oh... Mamma del Cielo,
aiutami a superare ogni difficoltà
con la speranza e la certezza
che presto tutto cambierà
in grande gioia e immensa felicità"
Amen.
AMDG et DVM