giovedì 16 novembre 2017

Cinquanta pensieri d'oro, suggeriti dal ... più santo dei Papi

PENSIERI SUL ROSARIO
1. Il Rosario della Vergine Maria, nella sua semplicità e profondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità.
(Rosarium Virginis Mariae, 1)
2. Il Rosario della Vergine Maria è preghiera che ben si inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nulla della freschezza delle origini.
(Rosarium Virginis Mariae, 1)
3. Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico.
(Rosarium Virginis Mariae, 1)
4. Il Rosario, nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio.
(Rosarium Virginis Mariae, 1)
5. Con il Rosario il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo.
(Rosarium Virginis Mariae, 1)
6. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore.
(Rosarium Virginis Mariae, 1)
7. La semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana.
(Rosarium Virginis Mariae, 2)
8. Recitare il Rosario non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo.
(Rosarium Virginis Mariae, 3)
9. Il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, porta al cuore stesso della vita cristiana.
(Rosarium Virginis Mariae, 3)
10. Il Rosario offre un'ordinaria quanto feconda opportunità spirituale e pedagogica per la contemplazione personale, la formazione del Popolo di Dio e la nuova evangelizzazione.
(Rosarium Virginis Mariae, 3)
11. Il Rosario non solo non si oppone alla Liturgia, ma le fa da supporto, giacché ben la introduce e la riecheggia.
(Rosarium Virginis Mariae, 4)
12. Se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo!
(Rosarium Virginis Mariae, 4)
13. Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana.
(Rosarium Virginis Mariae, 5)
14. Il Rosario è preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche modo, alla «preghiera del cuore».
(Rosarium Virginis Mariae, 5)
15. Riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che «è la nostra pace».
(Rosarium Virginis Mariae, 6)
16. Non si può recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace.
(Rosarium Virginis Mariae, 6)
17. Il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane si propone come aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale.
(Rosarium Virginis Mariae, 6)
18. Fissare gli occhi sul volto di Cristo è il compito di ogni discepolo di Cristo; è quindi anche compito nostro.
(Rosarium Virginis Mariae, 9)
19. La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale.
(Rosarium Virginis Mariae, 10)
20. Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria.
(Rosarium Virginis Mariae, 11)
21. Il Rosario, proprio a partire dall'esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa.
(Rosarium Virginis Mariae, 12)
22. «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senz'anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule» (Paolo VI).
(Rosarium Virginis Mariae, 12)
23. Cari giovani, attraverso la preghiera e la meditazione dei misteri, Maria vi guida con sicurezza verso il suo Figlio! Non vergognatevi di recitare il Rosario.
(Giovanni Paolo II)
24. Il Rosario, quale contemplazione su Cristo con Maria, è contemplazione salutare.
(Rosarium Virginis Mariae, 13)
25. L'immergersi, di mistero in mistero, nella vita del Redentore, fa sì che quanto Egli ha operato e la Liturgia attualizza venga profondamente assimilato e plasmi l'esistenza.
(Rosarium Virginis Mariae, 13)
26. Il passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla «scuola» di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio.
(Rosarium Virginis Mariae, 14)
27. La spiritualità cristiana ha come suo carattere qualificante l'impegno del discepolo di conformarsi sempre più pienamente al suo Maestro.
(Rosarium Virginis Mariae, 15)
28. Il Rosario ci trasporta misticamente accanto a Maria impegnata a seguire la crescita umana di Cristo.
(Rosarium Virginis Mariae, 15)
29. «Tutta la nostra perfezione consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo» (S. Luigi Maria Grignion de Montfort).
(Rosarium Virginis Mariae, 15)
30. Mai come nel Rosario la via di Cristo e quella di Maria appaiono così profondamente congiunte.
(Rosarium Virginis Mariae, 15)
31. Maria non vive che in Cristo e in funzione di Cristo!
(Rosarium Virginis Mariae, 15)
32. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria.
(Rosarium Virginis Mariae, 16)
33. Il Rosario è insieme meditazione e supplica.
(Rosarium Virginis Mariae, 16)
34. L'insistente implorazione della Madre di Dio poggia sulla fiducia che la sua materna intercessione può tutto sul cuore del Figlio.
(Rosarium Virginis Mariae, 16)
35. Ella è «onnipotente per grazia», come, con audace espressione da ben comprendere, diceva nella sua Supplica alla Vergine il beato Bartolo Longo.
(Rosarium Virginis Mariae, 16)
36. Nel Rosario Maria, mentre è supplicata da noi, si pone per noi davanti al Padre, pregando per noi e con noi.
(Rosarium Virginis Mariae, 16)
37. Il Rosario è anche un percorso di annuncio e di approfondimento, nel quale il mistero di Cristo viene continuamente ripresentato ai diversi livelli dell'esperienza cristiana.
(Rosarium Virginis Mariae, 17)
38. Perché non riprendere in mano la Corona con la fede di chi ci ha preceduto?
(Rosarium Virginis Mariae, 17)
39. Il Rosario conserva tutta la sua forza e rimane una risorsa non trascurabile nel corredo pastorale di ogni buon evangelizzatore.
(Rosarium Virginis Mariae, 17)
40. Il Rosario è uno dei percorsi tradizionali della preghiera cristiana applicata alla contemplazione del volto di Cristo.
(Rosarium Virginis Mariae, 18)
41. «Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell'incarnazione redentrice, il Rosario è preghiera di orientamento nettamente cristologico».
(Paolo VI, Marialis cultus)
42. Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesimo è innanzitutto «buona notizia».
(Rosarium Virginis Mariae, 20)
43. Il Rosario offre il «segreto» per aprirsi più facilmente a una conoscenza profonda e coinvolgente di Cristo. Potremmo dirlo la via di Maria.
(Rosarium Virginis Mariae, 24)
44. Il Rosario è la via dell'esempio della Vergine di Nazareth, donna di fede, di silenzio e di ascolto.
(Rosarium Virginis Mariae, 24)
45. Seguendo il cammino di Cristo, il credente si pone davanti all'immagine dell'uomo vero.
(Rosarium Virginis Mariae, 25)
46. Ciascun mistero del Rosario, ben meditato, getta luce sul mistero dell'uomo.
(Rosarium Virginis Mariae, 25)
47. Meditare col Rosario significa consegnare i nostri affanni ai cuori misericordiosi di Cristo e della Madre sua.
(Rosarium Virginis Mariae, 25)
48. Per comprendere il Rosario, bisogna entrare nella dinamica psicologica che è propria dell'amore.
(Rosarium Virginis Mariae, 26)
49. La ripetizione si alimenta del desiderio di una conformazione sempre più piena a Cristo, vero «programma» della vita cristiana.
(Rosarium Virginis Mariae, 26)
50. Il Rosario ci aiuta a crescere in questa conformazione fino al traguardo della santità.
(Rosarium Virginis Mariae, 26)
...

IL DIARIO di SANTA FAUSTINA Kowalska

Per te attrarrò molti al mio AMORE

16 novembre: Festa di Santa GELTRUDE

CAPITOLO XXIX.RINNOVAZIONE DEL MATRIMONIO SPIRITUALE


TERZA FERIA (MARTEDI' DI PASQUA)



Nella terza feria Geltrude, prima di comunicarsi, desiderò che col Sacramento di vita, il Signore degnasse rinnovare nella sua anima il matrimonio spirituale che più a Lui l'unisse mediante la fede, la religione e la verginale integrità. Gesù le rispose con grande bontà: «Lo farò certamente». E, chinandosi verso di lei, l'attrasse con un dolce amplesso, dandole un soavissimo bacio. Con quel bacio rinnovò in essa l'operazione interiore dello spirito, mentre con l'amplesso parve imprimerle sul petto un gioiello brillante adorno di perle preziose e di magnifici smalti. In tal modo riparò le sue negligenze negli esercizi spirituali.


CAPITOLO XXX.  - DELLA FECONDITA' SPIRITUALE


QUARTA FERIA (MERCOLEDI' DI PASQUA)



Nella quarta feria Geltrude domandò a Gesù di renderla feconda in ogni sorta di buone opere, mediante l'Eucaristico dono del suo sacratissimo Corpo. Egli rispose: « Ti farò produrre frutti in Me stesso, e per te attrarrò molti al mio amore ».

Geltrude riprese: «Come potrò io così indegna attrarre altri al tuo amore? Ormai non ho più neppure il dono che prima avevo, di poter parlare o istruire». 
E Gesù di rimando: « Se tu avessi ancora il dono della parola, forse attribuiresti alla tua eloquenza la facilità con la quale attiri le anime a Me. Io te ne privai in parte, appunto per insegnarti che questo potere non viene da te, ma ti viene accordato con grazia speciale ».

Indi Egli aperse la sacratissima bocca ed, attirando un soffio, disse: « Come aspiro questo soffio, così attrarrò a me tutti quelli che, per mio amore, verranno a te e li farò avanzare, di giorno, in giorno, nella perfezione ».

cf.: http://gesu.altervista.org/documentazione/SantaGeltrudeHelfta/AraldoDelDivinoAmore/index.php

Lettura 

Gertrude, nata ad Eisleben in Sassonia, consacrò all'età di 5 anni se stessa e la sua verginità a Gesù Cristo nel monastero benedettino di Rodesdorf. 


Ebbe per maestra santa Matilde, sotto la cui guida pervenne al dono eccelso della contemplazione. 
Era pervasa da tanto amore per il divino sacramento dell'Eucaristia e per la passione del Signore da sciogliersi in copiose lacrime meditando su di esse. 
Scrisse molte opere per favorire la pietà. 
Fu celebre per il dono delle rivelazioni divine e della profezia. 
Alla fine, indebolita più per il vivissimo amore verso Dio che per malattia, morì, illustre per miracoli durante la vita e dopo la morte.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



AMDG et BVM

mercoledì 15 novembre 2017

Quando sarò grande, vorrei...

La storia dei Tre Alberi



C'erano una volta tre alberi, che crescevano l'uno accanto all'altro nel bosco. 

Erano amici. E come quasi tutti gli amici, anche loro chiacchieravano tanto. E come quasi tutti gli amici, anche loro erano molto diversi, nonostante crescessero nello stesso posto e fossero tutti all'incirca della stessa altezza. Il primo albero amava la bellezza. Il secondo albero amava l'avventura. E il terzo albero amava Dio. 

Un giorno, gli alberi parlavano di ciò che sarebbero voluti diventare da grandi. 

«Quando sarò grande, vorrei essere un baule intagliato, di quelli dove si conservano i tesori, pieno di gioielli scintillanti», disse il primo albero. Il secondo albero non pensava a cose del genere. «Quando sarò grande, vorrei essere un potente veliero», disse. «Insieme al capitano, un grande esploratore, scoprirò nuove terre.» Nel frattempo, il terzo albero scuoteva i rami. «Io non vorrei essere trasformato in niente», disse. «Vorrei restare esattamente qui dove sono e diventare ogni anno sempre più alto. Vorrei diventare l'albero più alto della foresta. E quando gli uomini mi guarderanno, li farò pensare a Dio.» 

Passarono gli anni e un giorno nella foresta arrivarono tre boscaioli. 

«Finalmente!», gridò il primo albero, quando il primo boscaiolo lo abbatté. «Ora il mio sogno di diventare un baule di tesori si realizzerà.» 

«Splendido!», gridò il secondo albero, quando il secondo boscaiolo lo abbatté. «Ora il mio sogno di diventare un veliero si potrà realizzare.» 

«Oh no!», gridò il terzo albero, quando il terzo boscaiolo lo abbatté. «Ora non potrò parlare agli uomini di Dio.» 

I boscaioli portarono via i tre alberi. E per due di loro il futuro era carico di promesse. Ma non ci volle molto perché tutti e tre dovessero seppellire i loro sogni. Anziché essere trasformato in un bel baule di tesori, il primo albero diventò una brutta mangiatoia per animali. Anziché un agile veliero, il secondo albero diventò un semplice peschereccio. E del terzo albero non fecero niente. Fu tagliato in assi, che furono lasciate in una pila nel giardino del falegname. 

La vita continuò. Gli anni passarono. E piano piano, i tre alberi impararono a convivere con i loro sogni infranti. 

Poi, una notte, la vita del primo albero cambiò repentinamente. Nacque un bambino, con tutta evidenza non un bambino comune. Gli angeli cantarono, pastori vennero a visitarlo. Indovina quale mangiatoia usò come culla la madre del bambino? Quando il primo albero capì che cosa era successo, il suo cuore si riempì di gioia. «I miei sogni si sono realizzati», disse. «Non sono stato riempito d'oro e di gioielli, ma ho portato il più prezioso tesoro del mondo.» 

Passarono molti altri anni, in tutto circa 30, e un giorno, infine, anche la vita del secondo albero cambiò. Era fuori, in mezzo al mare, quando si scatenò una tempesta terribile. Il vento soffiava violentemente e le onde erano tanto alte che la barchetta era persuasa di affondare. Ma a quel punto accadde qualcosa di incredibile. Uno degli uomini che essa trasportava, si alzò. «Taci, calmati!», disse al vento e alle onde. Ed essi obbedirono. Quando il secondo albero afferrò ciò che era accaduto, anche il suo cuore si riempì di gioia. «I miei sogni si sono realizzati», disse. «Non ho trasportato un grande esploratore, ma ho trasportato il Creatore del cielo e della terra.» 

Non molto tempo dopo, anche la vita del terzo albero subì un cambiamento. 

Arrivò un falegname e lo portò via. Con sua grande costernazione, però, non fu lavorato per farne qualcosa di bello. Non ne fecero neppure qualcosa di utile. Invece, ne fu fatta una grezza croce di legno. «Questo è il tipo di croce sulla quale i soldati crocifiggono i criminali», pensò l'albero, sconvolto. E in effetti fu trasportato sul luogo dell'esecuzione. Là, in cima ad una collina fu inchiodato sopra le sue travi un uomo condannato a morte. Per la verità sarebbe dovuto essere il giorno più brutto della vita dell'albero, ma l'uomo inchiodato sulla croce non era un comune criminale che doveva pagare la pena dei suoi delitti. Era un innocente, Gesù Cristo, figlio di Dio, che moriva per i peccati del mondo. E quando il terzo albero capì ciò che era successo, il suo cuore esultò di gioia. «I miei sogni si sono realizzati», disse. «Non diventerò l'albero più alto del bosco, ma sarò la croce che farà pensare gli uomini a Gesù Cristo.»

 
  
DG

martedì 14 novembre 2017