martedì 25 luglio 2017

Natività di Maria

Natività di Maria 
santa genitrice di Dio e gloriosissima madre di Gesù Cristo
Così come viene narrata nei Vangeli “apocrifi”:
Protovangelo di Giacomo
Con integrazioni, in corsivo, dal cosiddetto Evangelo dello Pseudo-Matteo

[1, 1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c'era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: "Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore".
[2] Mentre egli così agiva, il Signore gli moltiplicava i greggi, sicché nel popolo d'Israele non c' era uomo come lui. AvevaGiotto - Il bacio di Anna e Gioacchino iniziato a comportarsi così dall'età di quindici anni. A vent'anni, prese in moglie Anna, figlia di Achar della sua tribù, cioè della tribù di Giuda, della stirpe di Davide. Ma pur avendo convissuto con lei per vent'anni, da lei non ebbe figli, né figlie.
[2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: "Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza". [3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: "Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele". Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell'ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.
[4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra sé: "Non scenderò né per cibo, né per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda".
[2, 1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: "Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità". [2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: "Fino a quando avvilisci tu l'anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un'impronta regale". [3] Ma Anna rispose: "Allontanati da me. Io non faccio queste cose. Dio mi ha umiliata molto. Forse è un maligno che te l'ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato". Replicò Giuditta: "Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?". Anna si afflisse molto. [4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l'ora nona scese a passeggiare in giardino. Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco".
[3, 1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell'alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: "Ahimè! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore. [2] Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? [3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimè! a chi somiglio io mai? Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore".
[4, 1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza".GIOTTO di Bondone (1267-1337)- Annunciazione a Sant’Anna - Cappella Scrovegni, Padova
Ciò detto, si allontanò dai suoi occhi. Tremante e timorosa per aver visto questa visione e udito il discorso, entrò in camera, si gettò sul letto mezza morta e rimase giorno e notte in gran timore e in preghiera.
Anna rispose: "(Com'è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita". [2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui.
Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre".
"Io sono un angelo di Dio e oggi sono apparso a tua moglie piangente e orante, e l'ho consolata; sappi che dal tuo seme concepì una figlia e tu l'hai lasciata ignorandola. Questa starà nel tempio di Dio; su di lei riposerà lo Spirito santo; la sua beatitudine sarà superiore a quella di tutte le donne sante; nessuno potrà dire che prima di lei ce ne sia stata un'altra uguale: e in questo mondo, dopo di lei un'altra non ci sarà. Discendi perciò dai monti, ritorna dalla tua sposa e troverai che è in stato interessante. Dio infatti ha suscitato in lei un seme, del quale devi ringraziarlo. Il suo seme sarà benedetto, e lei stessa sarà benedetta e sarà costituita madre di una benedizione eterna".
[3] Dopo avere adorato l'angelo, Gioacchino gli disse: "Se ho trovato grazia davanti a te, siediti un po' nella mia tenda e benedici il tuo servo". L'angelo gli rispose: "Non dirti servo, ma conservo; siamo infatti servi di uno stesso Signore. Ma il mio cibo è invisibile e la mia bevanda non può essere vista da alcun mortale. Perciò non mi devi pregare di entrare nella tua tenda. Se hai intenzione di darmi qualcosa, offrila in olocausto al Signore".
Gioacchino prese allora un agnello immacolato e disse all'angelo: "Non avrei osato offrire un olocausto al Signore se il tuo ordine non mi avesse dato il potere sacerdotale per offrirlo". L'angelo gli rispose: "Non ti avrei invitato ad offrire, se non avessi conosciuto la volontà del Signore". Mentre Gioacchino offriva il sacrificio a Dio, salirono in cielo sia l'angelo sia il profumo del sacrificio.
 [3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: "Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo". [4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.
[5, 1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra sé: "Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote". Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote. Quando questi salì sull'altare del Signore, Gioacchino non scorse in sé peccato alcuno, ed esclamò: "Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati". Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua. [2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una bambina". "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.
[6, 1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l'età di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: "(Com'è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore". Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei. [2] Quando la bambina compì l'anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni". E tutto il popolo esclamò: "Così sia, così sia! Amen". La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l'ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di sé". [3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: "Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!". La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.Educazione di Maria - Tiepolo
[7, 1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l'età di due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita". Anna rispose: "Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre". Gioacchino rispose: "Aspettiamo". [2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore". Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore.
Maria salì velocemente i quindici gradini senza neppure voltarsi indietro né - come suole fare l'infanzia - darsi pensiero dei genitori. Perciò i genitori si affrettarono entrambi stupiti, e cercarono la bambina fino a quando la trovarono nel tempio. Anche i pontefici del tempio si erano meravigliati.
Il sacerdote l'accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione". [3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.
[1] Maria destava l'ammirazione di tutto il popolo di Israele. All'età di tre anni, camminava con un passo così maturo, parlava in un modo così perfetto, si applicava alle lodi di Dio così assiduamente che tutti ne restavano stupiti e si meravigliavano di lei. Essa non era considerata una bambinetta, ma una persona adulta; era tanto assidua nella preghiera, che sembrava una persona di trent'anni. Il suo volto era così grazioso e splendente che a stento la si poteva guardare. Era assidua nel lavoro della lana; e nella sua tenera età, spiegava quanto donne anziane non riuscivano a capire.
[2] Si era imposta questo regolamento: dalla mattina sino all'ora terza attendeva alla preghiera; dall'ora terza alla nona si occupava nel lavoro tessile; dalla nona in poi attendeva nuovamente alla preghiera. Non desisteva dalla preghiera fino a quando non le appariva l'angelo di Dio, dalla cui mano prendeva cibo: così sempre più e sempre meglio progrediva nel servizio di Dio. Inoltre, mentre le vergini più anziane si riposavano dalle lodi divine, essa non si riposava mai, al punto che nelle lodi e nelle vigilie non c'era alcuna prima di lei, nessuna più istruita nella conoscenza della Legge, nessuna più umile nell'umiltà, più aggraziata nei canti, più perfetta in ogni virtù. Era costante, salda, immutabile e progrediva in meglio ogni giorno.
[3] Nessuno la vide adirata né l'udì maledire. Ogni suo parlare era così pieno di grazia che si capiva come sulle sue labbra c'era Dio. Assidua nella preghiera e nella meditazione della Legge, nel parlare era attenta a non mancare verso le compagne. Vigilava inoltre a non mancare in alcun modo con il riso, con il tono della bella voce, con qualche ingiuria, con alterigia verso una sua pari. Benediceva Dio senza posa, e per non desistere dalle lodi a Dio neppure nel suo saluto, quando era salutata rispondeva: "Deo gratias". Quotidianamente si nutriva soltanto con il cibo che riceveva dalla mano dell'angelo; il cibo che le davano i pontefici lo distribuiva ai poveri. Frequentemente si vedevano gli angeli di Dio parlare con lei e obbedirle diligentemente. Se qualche malata la toccava, nello stesso istante se ne tornava a casa salva.
[8, 1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s'era voltata indietro. Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

AVE MARIA PURISSIMA!

Sant'Anna e san Gioacchino sono i genitori di Maria Santissima e nonni di Gesù. Papa Sisto IV ha fissato la data della memoria liturgica al 26 luglio.

DE  - EN  - ES  - FR  - HR  - IT  - PT ]
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Les Combes (Valle d'Aosta)
Domenica, 26 luglio 2009

Cari fratelli e sorelle!

Buona domenica! Ci incontriamo qui a Les Combes, presso l’accogliente casa che i Salesiani mettono a disposizione del Papa, dove vado terminando il periodo di riposo fra le belle montagne della Valle d’Aosta. Sono grato a Dio che mi ha concesso la gioia di queste giornate segnate da vera distensione – malgrado il piccolo infortunio a voi ben noto. Colgo l’occasione per ringraziare con affetto coloro che si sono premurati di starmi accanto con discrezione e con grande dedizione. Saluto il Cardinale Poletto e i Vescovi presenti, in particolare il Vescovo di Aosta, Mons. Giuseppe Anfossi, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto. Saluto cordialmente il Parroco di Les Combes, le Autorità civili e militari, le Forze dell’ordine, e tutti voi, cari amici, come pure coloro che sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

Quest’oggi la liturgia prevede come pagina evangelica l’inizio del capitolo VI di Giovanni, che contiene dapprima il miracolo dei pani – quando Gesù diede da mangiare a migliaia di persone con solo cinque pani e due pesci –; quindi l’altro prodigio del Signore che cammina sulle acque del lago in tempesta; e infine il discorso in cui Egli si rivela come “il pane della vita”. Narrando il “segno” dei pani, l’Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell’Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L’Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita. 
In questo Anno Sacerdotale, come non ricordare che specialmente noi sacerdoti possiamo rispecchiarci in questo testo giovanneo, immedesimandoci negli Apostoli, là dove dicono: Dove potremo trovare il pane per tutta questa gente? 
E leggendo di quell’anonimo ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci, anche a noi viene spontaneo dire: Ma che cos’è questo per una tale moltitudine? In altre parole: che sono io? Come posso, con i miei limiti, aiutare Gesù nella sua missione? E la risposta la dà il Signore: proprio mettendo nelle sue mani “sante e venerabili” il poco che essi sono, noi sacerdoti diventiamo strumenti di salvezza per tanti, per tutti!

Un secondo spunto di riflessione ci viene dall’odierna memoria dei santi Gioacchino e Anna, genitori della Madonna e, dunque, nonni di Gesù. Questa ricorrenza fa pensare al tema dell’educazione, che ha un posto tanto importante nella pastorale della Chiesa. In particolare, ci invita a pregare per i nonni, che nella famiglia sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita. Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita. Affido alla protezione di sant’Anna e san Gioacchino tutti i nonni del mondo, indirizzando ad essi una speciale benedizione. La Vergine Maria, che – secondo una bella iconografia – imparò a leggere le Sacre Scritture sulle ginocchia della madre Anna, li aiuti ad alimentare sempre la fede e la speranza alle fonti della Parola di Dio.

https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20090726.html

O felice coppia!


Sant'Anna e San Gioacchino 

Secondo un'antica tradizione che risale al II secolo, ebbero questo nome i genitori della beata Vergine Maria. È il protovangelo di Giacomo, a darne i nomi. Il culto di sant'Anna esisteva in oriente già nel secolo VI e si diffuse in occidente nel secolo X. Più recente è il culto di san Gioacchino. 

Dai «Discorsi» di san Giovanni Damasceno, vescovo 

Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). 

O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore. 

Rallégrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). 
Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino é Dio. 
O Gioacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). 

Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. 

Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell'anima e del corpo. 

O Gioacchino ed Anna, coppia castissima! 
Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. 
Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi. 

O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.

SI CHIAMAVA VALENTINA



Paolo, Valentina, Thea e compagni, martiri di Cesarea di Palestina nel 309, la cui festa ricorre al 25/7. 

Questo è quello che si trova in un documento: 


"Una cristiana, minacciata di prostituzione, non sopportò e disse una parola al tiranno, come mai avesse potuto conferire il potere a giudici tanto spietati, fu allora torturata (qua si parla di Thea).



Mentre i carnefici con accanimento e violenza le applicavano, eseguendo l'ordine del giudice, le torture, un'altra donna non sopportò la spietatezza,la crudeltà e l'inumanità di quanto si andava facendo. 


Come quella dinanzi nominata, aveva abbracciato il proposito della verginità. Fisicamente per nulla perfetta e d'aspetto disprezzabile, ma di spirito virile, aveva preso una risoluzione superiore alle forze del suo corpo. «E sino a quando - gridò essa al giudice in mezzo alla folla - torturerai questa mia sorella in modo così crudele?». 

Egli, amaramente punto, comanda che la donna sia subito presa. Essa è trascinata in mezzo al tribunale e, poiché ricorse all'augusto nome del nostro Salvatore, dapprima è esortata con blandi discorsi a sacrificare e, visto il suo rifiuto, è spinta con violenza all'altare. 

Ma essa agisce coerentemente con se stessa e, permanendo nella sua prima coraggiosa determinazione, dà all'altare un intrepido e audace calcio e rovescia quanto vi era sopra col braciere. 

Pertanto il giudice, a guisa di bestia feroce eccitato a collera, le fa applicare dapprima ai fianchi una tortura, che nessuno aveva mai sopportato, in modo da sembrare avidamente satollarsi di quelle carni crude. Ma quando la sua follia fu sazia, le unì tutt'e due e le condannò a morte per fuoco. 
Di queste due donne l'una, a quanto si dice, era oriunda della contrada di Gaza, l'altra proveniva da Cesarea, era molto conosciuta e si chiamava Valentina".

Lascia tranquillo il tuo cuore, Io veglio. Vegliate tutti con Me. Pregate per il Mio Ritorno. Pregate insieme e senza nessuna ansia, perché non voglio agitazione per ciò che sarà l’Esito di una trasformazione d’Amore su tutto l’Universo. Il Padre ed Io siamo con voi.

Il Pane per il Cammino 
è la Mia Parola
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4 agosto 2008

GESÙ:   Figlia Mia, continua a stare serena, tranquilla. Mantieni la tua anima pura, senza alcuna animosità. Sai bene che l’agitazione uccide la Parola, così pure l’impulsività, che è simile alla mancanza di pazienza.

Io ti dirò tutto ciò che sarà necessario al momento opportuno che Io sceglierò. Se tu non senti nulla, è segno che non è ancora arrivato il Tempo. Io ti dico solo la Verità e nessuno può obbligarti a dire di più. Colui che ha fretta di sapere di più, si rilegga di nuovo tutto quello che Io ti ho dato. Io ti dò il Pane necessario per questo Cammino, e il Pane, tu lo sai, è la Mia Parola.

È il momento dell’ascolto e della Fiducia.

Il Tempo dispiega la sua lunghezza molto velocemente e voi ve ne rendete conto. Ma non siate né impazienti, né privi di Fiducia perché Dio veglia  su tutti i Suoi.

Sì, Io continuerò a lasciare a tutti la Mia Libertà, ma non temere. Io conosco i Miei figli, anche in mezzo a un’orda di demoni, e li salverò con la Santa Luce che emana dal Mio Divin Sacro Cuore e che ognuno di voi riconoscerà anche dopo millenni. Io vi conosco e voi Mi conoscete. Te l’ho detto, questo Incontro è preparato da molto tempo.

La calma non è che un’attesa, un riposo. Ma guarda attorno a te: nulla si ferma, né si fermerà fino a quel Giorno in cui Io ritornerò. Lascia tranquillo il tuo cuore, Io veglio. Vegliate tutti con Me. Pregate per il Mio Ritorno. Pregate insieme e senza nessuna ansia, perché non voglio agitazione per ciò che sarà l’Esito di una trasformazione d’Amore su tutto l’Universo. Il Padre ed Io siamo con voi.

Presto, tu vedrai qualcosa di molto emozionante, perché tutti insieme vedrete scendere su di voi ciò che voi chiamatelo Spirito di Dio e che Io posso chiamare per voi tutti:

la Vita, la Consolazione, lo Splendore di Dio per circondare d’Amore
tutti i Suoi.
A presto. Io ti amo, piccolo uccellino.
GESÙ Cristo d’Amore Eterno. Amen.