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martedì 25 luglio 2017

SI CHIAMAVA VALENTINA



Paolo, Valentina, Thea e compagni, martiri di Cesarea di Palestina nel 309, la cui festa ricorre al 25/7. 

Questo è quello che si trova in un documento: 


"Una cristiana, minacciata di prostituzione, non sopportò e disse una parola al tiranno, come mai avesse potuto conferire il potere a giudici tanto spietati, fu allora torturata (qua si parla di Thea).



Mentre i carnefici con accanimento e violenza le applicavano, eseguendo l'ordine del giudice, le torture, un'altra donna non sopportò la spietatezza,la crudeltà e l'inumanità di quanto si andava facendo. 


Come quella dinanzi nominata, aveva abbracciato il proposito della verginità. Fisicamente per nulla perfetta e d'aspetto disprezzabile, ma di spirito virile, aveva preso una risoluzione superiore alle forze del suo corpo. «E sino a quando - gridò essa al giudice in mezzo alla folla - torturerai questa mia sorella in modo così crudele?». 

Egli, amaramente punto, comanda che la donna sia subito presa. Essa è trascinata in mezzo al tribunale e, poiché ricorse all'augusto nome del nostro Salvatore, dapprima è esortata con blandi discorsi a sacrificare e, visto il suo rifiuto, è spinta con violenza all'altare. 

Ma essa agisce coerentemente con se stessa e, permanendo nella sua prima coraggiosa determinazione, dà all'altare un intrepido e audace calcio e rovescia quanto vi era sopra col braciere. 

Pertanto il giudice, a guisa di bestia feroce eccitato a collera, le fa applicare dapprima ai fianchi una tortura, che nessuno aveva mai sopportato, in modo da sembrare avidamente satollarsi di quelle carni crude. Ma quando la sua follia fu sazia, le unì tutt'e due e le condannò a morte per fuoco. 
Di queste due donne l'una, a quanto si dice, era oriunda della contrada di Gaza, l'altra proveniva da Cesarea, era molto conosciuta e si chiamava Valentina".