martedì 25 luglio 2017

GRAN REGALO. III


Terza corona: I MISTERI DOLOROSI
(il martedì e il venerdì)
Primo mistero doloroso: l’agonia spirituale di Gesù nel Getsemani

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. Gesù ha salutato Sua madre prima di istituire nel Cenacolo l’Eucarestia, il divino Sacramento dell’Amore. Maria, che sa tutto, prega il Padre di permetterLe di sentire tutte le prove di Suo Figlio ed Essa verrà esaudita.

2. Gesù e  gli undici Apostoli salgono durante la notte verso il Monte degli Ulivi al giardino del Getsemani. Giuda è già  partito verso il Tempio e verso il suo tradimento.

3. E’ la sera del giovedì santo: gli Apostoli, che hanno appena condiviso la cena pasquale con Gesù, sono inquieti. Sono passati cinque giorni dal trionfo popolare della Domenica delle palme. Pietro si è armato di una corta spada. Simone viene avvertito da Gesù della fuga dei suoi compagni e pregato di ritrovarli e di raggrupparli da Lazzaro, che ha ricevuto la missione di restare a casa per accoglierli.

4. Durante il cammino gli Apostoli si ripropongono di battersi per difendere Gesù, che cerca invece di moderarli, conoscendo il futuro. Arrivati in cima, Egli dice loro di pregare: “Lo spirito è pronte, ma la carne è debole”; poi si allontana un po’ con Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni.

5. Gesù raccomanda loro di vegliare e di pregare, mentre Egli si raccoglie in preghiera a poca distanza: mediante questi allontanamenti successivi, si vedrà che, più ci si allontana da Gesù, più si è deboli di fronte ai pericoli.

6. Gesù prega e si sente schiacciato poiché sa nei minimi dettagli come sarà la sua Passione e perché vede, nel susseguirsi dei secoli, tutti coloro per i quali il Suo Sacrificio sarà vano. Egli vede tutti i Giuda dell’avvenire nella Sua Chiesa. E prostrato in ginocchio, la Sua fronte tocca il suolo.

7. Il Signore trasuda sangue da tutti i pori della pelle per l’insoppremibile angoscia. A due riprese, Egli va a vedere i tre Apostoli che non pregano più, perché si sono addormentati. Egli li sveglia: domanda loro nuovamente l’aiuto della preghiera; poi ritorna là dove era prima e viene tentato dalla disperazione: “Padre, se Tu vuoi, allontana da Me questo calice…”. Gesù ha confidato: “Ho sudato sangue per essere fedele alla volontà di Dio. Ecco perché l’Angelo del Mio dolore Mi ha presentato la speranza di tutti coloro che vengono salvati dal Mio Sacrificio come un sollievo alla Mia morte. I vostri nomi! Ognuno è stato per Me una goccia di balsamo iniettata nelle Mie vene per ridare loro tono e funzionalità”…”Nelle torture inumane, per non gridare il Mio dolore di uomo e per non disperare di Dio e dire che era troppo severo ed ingiusto con la Sua vittima, Io Mi sono ripetuto i vostri nomi, Io vi ho visti. Io vi ho benedetti da allora. Da allora vi ho portati nel Mio Cuore. E quando per voi è venuta l’ora di essere sulla terra, Io Mi sono chinato dal Cielo per accompagnare la vostra venuta, gioendo all’idea che un nuovo fiore d’Amore era nato nel mondo e che avrebbe vissuto per Me. Oh! Miei benedetti! Conforto del Cristo morente! Mia Madre, il discepolo, le pie donne circondavano la Mia morte, ma anche voi c’eravate. I miei occhi morenti vedevano, contemporaneamente, il volto straziato di Mia Madre ed i vostri volti affettuosi; ed essi si sono chiusi così, felici di chiudersi perché vi avevano salvati, o voi che meritate il Sacrificio di Dio”.
Comprendete bene queste parole di Gesù rivolte a voi e a ciò che implica.

8. Gesù si asciuga il volto e le braccia con il mantello, per togliere il sangue che li copre; poi, con delle larghe foglie coperte di rugiada, Egli si lava, si asciuga con un lembo del mantello rimasto asciutto,  poi lo lascia sull’erba.

9. Gesù ritorna verso Pietro, Giacomo e Giovanni, nuovamente addormentati, e insieme vanno verso gli altri otto. A tutti Gesù dice: “Mentre Satana arriva, mostrate a colui che non dorme mai e ai suoi figli che anche i figli di Dio non dormono”. Giuda arriva con una ventina di guardie del tempio comandate da Malco a cavallo. Giuda bacia il Signore sulla guancia destra: “E’ con un bacio che tradisci?”. 

 10. “Chi cercate?” chiede Gesù alle guardie che rispondono: “Gesù il Nazareno”. Sono Io”, dice Gesù. In quel momento i soldati si accasciano al suolo, anche Malco ed il suo cavallo, meno Giuda, che fugge dopo aver evitato per un pelo la spada di Pietro Gli Apostoli lo inseguono a colpi di pietre. Gli sbirri del tempio si rialzano e Malco vuole legare le mani che Gesù tende. Pietro gli mozza un orecchio con la spada, ma Gesù con un gesto lo guarisce e si lascia legare. Questo è troppo per gli Apostoli, che hanno appena visto il tradimento di Giuda. Essi conoscono la potenza di Gesù e Lo vedono che si lascia catturare. Essi non comprendono più, perché hanno dormito anziché aiutare Gesù con la preghiera e si sono lasciati prendere dalla collera. Fuggono tutti, anche Giovanni, ma egli si riprenderà molto presto, mostrandosi dappertutto a Gesù dove può ed informando Maria.

 

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Secondo mistero doloroso: la flagellazione di Gesù

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. Con le braccia e le mani legate dietro alla schiena, Gesù scende dal Getsemani per un sentiero sassoso dove cade più volte senza potersi proteggere e facendo una grande fatica a rialzarsi. Nei dintorni della città, poi attraversando il quartiere di Ofel, piovono sassi sul Signore. Poi c’è il giudizio notturno ed illegale da parte del Sinedrio. Lo schiaffo della mano guantata di ferro di Malco. Le sevizie, poco conosciute, nella prigione del Tempio, in attesa dell’alba per il secondo giudizio, in cui Gamaliele, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea protestano davanti allo scandalo dei falsi testimoni; e poi se ne vanno con fracasso.

2. Gesù viene portato dal tempio verso l’Antonia, che è la residenza di Pilato in mezzo alla folla ostile. Egli compare davanti a Pilato, poiché gli Ebrei, vassalli di Roma, non hanno il diritto all’alta giustizia, e il Sinedrio vuole che sia un romano a condannare Gesù per sentirsi ipocritamente meno criminale. Verso le otto di mattina Pilato col pretesto che Gesù è un Galileo a cui non ha “niente da rimproverare”, scarica la decisione su Erode, tetrarca di Galilea.

3. Gesù compare davanti ad Erode, che invano Lo tenta chiedendoGLi di guarire un cane la cui zampa era fratturata, poi proponendoGli del cibo e delle donne. Erode lo dichiara pazzo “perché non vuole comportarsi né da Dio né da uomo” e lo rimanda a Pilato dopo averGli fatto indossare il mantello dei pazzi sopra la Sua tunica rossa del trionfo effimero delle Palme.

4. Gesù ripercorre le vie di Gerusalemme piene di una folla aizzata dagli emissari del Sinedrio. Egli compare per la seconda volta davanti a Pilato, che non vuole condannare Gesù. Egli pensa di soddisfare l’ingiusta vendetta del Sinedrio concedendogli, come si getta un osso ad un cane rabbioso, la flagellazione “di questo Giusto a cui non ha niente da rimproverare”. “Quanti colpi?”, chiede il decurione incaricato di far applicare la pena. “Tanti quanti ti parrà”, dice Pilato che spera di essersi così sbarazzato di questa seccante faccenda.


5. Alcuni soldati romani conducono Gesù in un cortile a fianco del pretorio di Pilato. In mezzo a questo cortile c’è una colonna di pietra a cui è fissata, a mo’ di forca, una traversa di ferro, terminante con un uncino. Gesù è spogliato ad eccezione di un calzone corto in lino e dei Suoi sandali. I suoi polsi vengono legati con una corda gettata al di sopra della sbarra di ferro e viene issato. Gesù vi viene issato. I suoi piedi toccano appena il suolo ed Egli non può fare alcun movimento per sfuggire ai colpi.

6. Gli aguzzini sono due; non sono né ebrei né romani, sono degli apolidi molto scuri con un volto da filibustieri. Ciascuno ha in mano una frusta con sette cinghie di cuoio, terminanti con un martelletto di piombo. Insieme cominciano a colpire e le cinghie avviluppano tutto il corpo del suppliziato. I primi colpi segnano il dorso e le gambe con striature inizialmente rosse, che diventano bluastre sotto gli altri colpi, poi la carne si spacca ed il sangue sgorga. Quindi se l’agonia nel Getsemani è l’esempio della resistenza alla tentazione della disperazione, “la spietata ed illimitata flagellazione” – disse Gesù – è il riscatto alla Giustizia divina di tutti i peccati della carne, quindi essenzialmente la lussuria, e di tutti i tempi, quindi dei vostri e dei miei tempi allo stesso modo: ognuno di essi, ognuno di noi, è stato un martelletto di piombo all’estremità di una cinghia della frusta!”.

7. La flagellazione continua: il sangue cola sul pavimento, dei lembi di carne vengono strappati dai colpi che cadono sugli stessi punti. Secondo Maria d’Agreda, Maria sente il dolore di ogni colpo della flagellazione nella sua piccola camera a fianco del Cenacolo, nel palazzo di Lazzaro, dove attende le notizie che Giovanni Le porta; Maria, Corredentrice con il Suo divino Figlio.

8. I colpi continuano a cadere sul corpo sanguinante dell’Agnello di Dio, appeso al gancio come un animale da macello. La flagellazione termina quando i due aguzzini sono stanchi. Caterina Emmerich pensa che sia durata tre quarti d’ora, sufficienti per uccidere tre volte un uomo robusto…Staccato dal gancio, Gesù cade a terra e sembra svenuto. Un soldato riempie di acqua un secchio e la getta su Gesù che sospira, ma non può alzarsi.

9. Allora un soldato “con il manico della lancia, gli dà una scarica di colpi in faccia, colpendo Gesù fra lo zigomo destro e il naso, che si mette a sanguinare”. Poi si abbassa, facendo rompere le vesciche sanguinanti, e tende il braccio verso la sua tunica, rimasta a terra. I soldati che Lo circondano si lanciano col piede gli abiti di Gesù, il quale si trascina penosamente verso l’uno e poi verso l’altro per raccoglierli.

10. Questo gioco crudele dura un po’: esso annuncia la beffarda incoronazione di spine, in cui la soldataglia, abbandonata a se stessa e aizzata dai demoni che sono tutti usciti dall’Inferno, si burla del Re del Cielo e della Terra che è appena stato flagellato all’estremo limite. Gesù si serve della tunica per asciugare l’acqua ed il sangue prima di rivestirsi.


1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Terzo mistero doloroso: l’incoronazione di spine

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. I soldati legano di nuovo le mani di Gesù. Uno di loro, avendo sentito Pilato dirgli: “I Tuoi accusatori dicono che pretendi di essere il Re dei giudei”, dice che un Re deve avere una corona e va a cercare lì vicino un fascio di biancospino selvatico: sono delle liane con delle spine dure e bianche di 3-4 cm. Sono queste delle angherie imbecilli; anche crudeli, poiché come la flagellazione, renderanno ancora più dolorosa la salita al Calvario e l’agonia sulla Croce. Il Padre Eterno avrebbe potuto tenere a freno la libertà dei demoni; se non lo ha fatto è perché questa nuova prova del Salvatore riscatta alla giustizia divina tutti i peccati di orgoglio, tutti i disprezzi e le ironie inflitti ad altri, tutte le vanità del sapere degli uomini di tutti i tempi, quindi anche dei nostri. Ogni orgoglio dell’intelligenza cerebrale: le spine coroneranno la Testa del Signore. Ciò avviene alle dieci di mattina.


2. Con queste liane egli intreccia una triplice corona. Essa è troppo grande e scende sulle spalle di Gesù. Il soldato la toglie, rischiando di rendere cieca da un occhio la sua Vittima, e la intreccia di nuovo, più stretta. Questa volta essa è troppo piccola e non va, nemmeno premendovi sopra. Egli la rifà: con un grosso nodo di spine dietro, essa stringe la testa di Gesù.

3. Un soldato dice che ad un Re occorrono la porpora e lo scettro: nella scuderia vicina ci sono una canna ed una clamide rossa (una toga) sporca che essi pongono sulle spalle di Gesù.

4. Prima di mettergli in mano lo “scettro” di canna, essi Lo colpiscono sulla testa inchinandosi: “Salve, Re dei giudei!”.

5. Un altro dice che è necessario un trono ad un Re e fa sedere Nostro Signore su una tinozza rovesciata, una di quelle impiegate per abbeverare i cavalli.

6. “Al trono del Re è necessario un cuscino”, dice un altro, e fa sedere Gesù su dei cocci di vasi che si trovano in un angolo.

7. E la sarabanda beffarda e cattiva continua intorno al Re dei giudei, finché un richiamo arriva dal pretorio di Pilato e i soldati vi conducono Gesù, che è tirato da una corda che lega le Sue mani e ha sulla testa la corona di spine.

9. Davanti a questa, Pilato propone: “In questo tempo della vostra Pasqua, Roma vi fa grazia di un condannato”. La folla tra Gesù e Barabba sceglie di graziare quest’ultimo e grida: “Quello lì crocifiggilo, poiché si dice Re dei Giudei, altrimenti noi ti denunceremo all’Imperatore, poiché nessuno può dirsi Re là dove regna Roma”.


10. “Insomma, voi volete la Sua morte? Sia, ma che il sangue di questo giusto non sia sulle mie mani”; ed i giudei rispondono: “Che il Suo Sangue ricada su di noi e sui nostri figli!”. Pilato, in presenza della folla, si lava le mani; poi fa scrivere su un asse: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”, di cui le iniziali, in latino, sono, I.N.R.I. Pilato ratifica la condanna a morte sulla Croce, decisa dal Sinedrio dai primi accordi di tradimento con Giuda. Giovanni va a cercare Maria per informarla. Ma Maria da 33 anni sapeva con l’esatta conoscenza ciò che doveva accadere…

 

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Quarto mistero doloroso: la salita al Calvario

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. Gesù è caricato della Croce. Essa è già pronta: è stata messa insieme dagli operai del tempio durante la notte. Alcuni eruditi hanno scritto che Gesù portava solo la trave verticale: Caterina Emmerich e Maria Valtorta vedono una  Croce completa, che pesava tra i 50 e i 70 chili! La Croce è posta sulla Sua spalla destra, che le fruste non hanno risparmiato.

2. Il piede della Croce urta nella discesa dei tre scalini del pretorio di Pilato verso la piazza, poiché è stata inizialmente messa male sulla spalla. Sono le 11 di mattino. Gesù vacilla scendendo. I giudei gridano ai soldati: “Spingetelo! Fatelo cadere; nella polvere, il bestemmiatore!”. L’immondizia e gli sputi piovono su Nostro Signore. Ma Longino teme che Gesù non arrivi vivo al Calvario; egli dà degli ordini e la centuria sgombera le strade verso la Porta Giudiziaria che apre le mura della città verso la cima del Golgota.

3. Gesù cade per la prima volta. “Una pietra sporge, Gesù inciampa e cade sul ginocchio destro; Egli riesce tuttavia ad alzarsi con l’aiuto della mano sinistra. La folla lancia un urlo di gioia”. Ad ogni movimento non equilibrato, e più ancora ad ogni caduta, il grave peso della Croce lacera la spalla destra ed urta il nodo di spine della corona e la pianta di più nel cranio. Il Signore rivelerà a San Bernardo la devozione alla piaga della Spalla di Gesù Cristo, in risposta alla sua domanda di quale fosse stato il suo maggiore dolore durante la Via Crucis.

4. Alla porta dei bastioni Gesù cade per la seconda volta sotto il peso dei nostri peccati.

5. Dopo la porta c’è un piccolo ponte su un ruscello: la folla si è raccolta là per non perdersi lo spettacolo. Delle pietre piovono sul condannato, che inizia la salita al Calvario. Si ricordi che Gesù aveva apostrofato Gerusalemme con queste parole: “Tu che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono inviati, quante volte Io ho voluto raccogliere i tuoi figli come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali e voi non avete voluto! Ecco che la vostra casa vi verrà lasciata deserta. Io ve lo dico, in effetti, ormai non Mi vedrete più finché non direte: benedetto Colui che viene non nome del Signore” (Cfr. 23,37-39).

6. Veronica, accompagnata da una giovane serva, è sul bordo della strada con una bevanda in una bottiglietta, che Gesù rifiuta e che beve invece un soldato, e con un panno pulito, che Gesù applica con la mano sinistra al Viso macchiato di sangue che cola dalle ferite delle spine, dai colpi ricevuti ed anche dalle vesciche, e sporco della polvere che il vento ha alzato in quel mattino temporalesco dell’inizio di aprile; poi Egli restituisce il panno a colei il cui nome ha attraversato due millenni della nostra storia. Secondo la veggente, serva di Dio Teresa Higginson, con il panno della Veronica il Signore voleva inaugurare Lui stesso la devozione al Sacro Capo di Gesù Cristo, imprimendo l’immagine del Suo Sacro Volto sul Sacro Lino offertogli da Veronica.

7. Vicino a Veronica, al bordo della via e in sassosa salita, un gruppo di donne velate piange, protetto da un uomo robusto. Tra queste donne vi è una figura interamente velata che si rivela essere Claudia, moglie di Pilato, in un istante all’ufficiale aggiunto di Longino, poiché i soldati  si rifiutano inizialmente di lasciarle avanzare verso Gesù. La loro presenza Lo consola. E dice loro: “Non piangete su di Me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beati le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi! E ai colli, copriteli!”. Perché, se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”: Gesù si rivolge sì alle donne di Israele, ma particolarmente alle donne della nostra epoca: in effetti, solo le donne sterili non si sono rese colpevoli del crimine d’aborto; mentre ben diversa è la responsabilità di buona parte delle altre e dei loro mariti.

8. Più in alto sulla via del Calvario è Maria, accompagnata da Giovanni, con Marta e sua sorella Maria, con Maria madre di Giacomo e Giuda , con Maria-Salomé, madre di Giacomo e Giovanni, con Susanna, la sposa di Cana. E’ l’incontro del Figlio con Sua Madre, che grida: “Figlio!”, e Lui, in risposta, faticosamente articola: “Mamma!”, ma tutto il loro Amore confluisce in uno sguardo, che nutre e si nutre. Uno degli aguzzini agita i chiodi sotto gli occhi di Maria con un ghigno diabolico. 

9. Gesù è al limite delle forze. Vacilla e cade per la terza volta. Non si rialza. La Croce cade su di Lui. I giudei gridano a Longino: “Deve essere crocifisso vivente. Guai a te!”. Viene così imposto a Simone di Cirene di portare la Croce di Gesù fino alla cima del Golgota.  

10. Rialzato dai soldati, Gesù prosegue il cammino fino alla cima del Calvario, che è all’altezza di 738 dal livello del mare, come la dimensione richiesta per la Croce Gloriosa a Dozulé. La cima del Calvario ha su tre lati un pendio più o meno rapido, il quarto è a picco. I carnefici strappano gli abiti incollati alle piaghe di Gesù, che sanguina da mille ferite, tra cui un’enorme piaga alla spalla destra, in cui si intravedono tre ossa messe a nudo; piaghe ai gomiti, alle braccia e soprattutto alle ginocchia. Caterina Emmerich vede Gesù salire al Calvario a piedi nudi; in Maria Valtorta, Gesù dice: “Dietro ai Miei passi restano delle impronte di sangue”.

 

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Quinto mistero doloroso: la crocifissione di Gesù

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. Spogliato, Gesù nasconde con le due mani la Sua intima nudità rivolto verso lo strapiombo, girando la schiena alla folla. Uno degli aguzzini gli tende un panno sporco per cingersi i fianchi, ma Maria si toglie il velo bianco dai capelli senza levare il cappuccio del mantello e lo dà a Giovanni; egli corre verso Longino che permette che Gesù lo prenda. Il Signore se ne copre con cura e lo annoda strettamente. Si fa stendere Gesù sulla Croce, per “prendere le misure”, dice sogghignando uno dei carnefici; in effetti, i chiodi di ferro dell’epoca si storcerebbero senza dei buchi di passaggio fatti nel legno. Maria vede subito l’errore malevolo dei carnefici assoldati dal Sinedrio: i segni di gesso superano ampiamente il posto dei polsi delle due braccia stese; è ad un punto preciso dell’articolazione che dev’essere inchiodato il crocifisso per sopportare il peso del corpo. Maria avverte Giovanni che corre verso Longino, ma questi sta respingendo con i suoi sottufficiali con durezza la folla più in basso; il legno viene forato. 

2. Gesù viene steso sulla Croce: ha gli occhi chiusi e la corona di spine sulla testa. Un aguzzino si siede sul suo petto; un altro gli tiene il braccio destro e le mani tesi; un terzo punta il chiodo sul polso e vi batte col martello. Gesù grida e gli scendono lacrime di dolore. A questo grido risponde un gemito come di agnello che viene sgozzato. Maria si contorce per la sofferenza. Gesù non farà sentire più alcun lamento, ma Ella sentirà i colpi del martello…”Ella venne crocifissa con Me dagli stessi chiodi, anche se furono invisibili”, come conferma Maria d’Agrèda.


3. Una volta inchiodata la mano destra, quella mano che aveva benedetto e guarito tanta gente e accarezzato tanti bambini, tocca alla sinistra; ma tirando il Suo braccio sinistro, solo la punta delle dita raggiunge il buco forato nel legno. Allora un boia attacca una corda al polso e, puntando i piedi sulla Croce, tira, tira… E’ così che il chiodo viene piantato nel palmo della mano sinistra.
A J.N.S.R. Gesù conferma: “Per ogni membro che si separa e semina la divisione, Io sopporto di essere di nuovo dilaniato”.

4. Ma le braccia dilaniate hanno fatto risalire il corpo ed i piedi non arrivano più sul punto di appoggio dove devono essere inchiodati, malgrado l’altezza di Gesù (m. 1,81, secondo gli studi della NASA sul Santo Sudario), e lo stesso stiramento infame si ripete.

5. Ora, poiché i chiodi alle mani trapassano la Croce attraverso dei buchi fatti nel legno, è necessario rovesciare la Croce, il Signore faccia a terra, per piegare le punte che sporgono da dietro. Maria sa e chiama in soccorso gli angeli del Cielo affinché la santa umanità di Suo Figlio non venga ancora più sporcata. La Croce viene rovesciata e le punte dei chiodi ribattute…Immaginiamo la sofferenza del Signore!

6. La Croce che porta l’Agnello di Dio immolato per i nostri peccati viene trascinata vicino ad un buco, in cui viene impiantata. Anche qui vi sono terribili dolori da parte del Crocifisso come racconta Maria Valtorta: “Si innalza la Croce, che sfugge a coloro che la elevano e ricade una volta improvvisamente ed un’altra volta sul braccio destro della Croce, dando un terribile tormento a Gesù, poiché il colpo che subisce sposta le membra ferite. Ma, quando in seguito si fa cadere la Croce nel buco, prima di venire bloccata da pietre e terra, essa ondeggia in tutte le direzioni imprimendo dei continui spostamenti al povero corpo sospeso a tre chiodi e la sofferenza deve essere atroce”.

7. Ecco come il Signore domina sul mondo: sulla Sua Croce! Sono presenti solo i pastori, che l’hanno visto appena nato, e Giovanni. Soltanto le donne, con il loro amore, con la loro intuitiva intelligenza del cuore, accompagnano la Vittima con le loro lacrime e la loro preghiera. Dalle innumerevoli ferite, ma soprattutto dalle mani, cola il sangue che scorre lungo le braccia e poi dalla testa, ricongiungendosi a quello che cola dai piedi. Per respirare il Crocifisso è obbligato a delle trazioni sulle Sue mani inchiodate, altrimenti il petto non riesce a gonfiarsi: sono inspirazioni corte e distanziate. Coloro che vengono crocifissi muoiono di asfissia quando i loro muscoli non rispondo più.

8. Relegati un po’ in basso, i giudei, i farisei ed i sacerdoti lanciano pietre su Gesù e Lo ingiuriano. Maria Maddalena li affronta: “Giratevi! Dietro a voi avete le lingue delle fiamme infernali”. Terrorizzati si voltano: non è l’inferno che hanno per ora dietro a loro, ma le lance romane, poiché Longino fa sgomberare brutalmente il luogo. Poi il buon ladrone fa tacere l’altro condannato che bestemmia e si rivolge a Maria: “Madre, nel nome del Tuo Figlio morente, prega per me”. E ripete come una litania: “Gesù Nazareno, Re dei Giudei, abbi pietà di me; spero in Te, credo in Te”: Gesù gli promette: “Questa sera, tu sarai con Me in Paradiso”.

9. Ora è attraverso l’apostolo Giovanni che Gesù ci affida a Sua Madre: “Donna, ecco Tuo figlio. Figlio, ecco tua Madre”. Gesù ha sempre più difficoltà a respirare. Gesù entra nel delirio e grida: “Padre, Padre, perché Mi hai abbandonato!”. Poi mormora: “Padre, nelle Tue mani affido il Mio spirito…Prima di morire Gesù grida un “Ma…”, che Maria Valtorta chiarisce di essere le iniziali di “Mamma”. Maria alza infine gli occhi verso la Croce e comprende che suo Figlio è morto e si accascia. Longino si fa dare una lancia da un soldato e, dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra, squarcia il fianco di Gesù fino al cuore con un colpo sicuro. Sono le tre di pomeriggio.

10. Caterina Emmerich ha la visione del cranio di Adamo, in profondità verticale alla Croce, e del sangue di Gesù che lava dal peccato originale il nostro antenato comune. Una nota tradizione ebraica, infatti, fa ritenere il Golgota, che significa “Luogo del Cranio”, il luogo dove sarebbe stato sepolto Adamo. Gesù viene staccato dalla Croce. Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea sono scesi all’Antonia a chiedere a Pilato l’autorizzazione di disporre del Corpo di Gesù. Al ritorno, aiutati da Giovanni, staccano i chiodi e fanno scendere Gesù dalla Croce. La Madre lo riceve fra le sue braccia: la testa poggia sulla sua spalla. Gli estrae le spine dalla testa, bacia le  le sue mani ferite e scopre la ferita aperta del fianco…e allora piange. Infine dopo averlo sommariamente pulito il corpo lo distendono su un mantello che serve da barella per portarlo verso il sepolcro nuovo di Giuseppe d’Arimatea, scavato nella roccia ad una cinquantina di metri a ovest del Calvario. 


1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria

SAN CRISTOFORO, martire

MARIA
O San Cristoforo
 che hai attraversato le correnti impetuose di un fiume 
con fermezza e sicurezza perché portavi sulle spalle 
il Bambino Gesù, 
fa’ che Dio si senta sempre bene nel mio cuore, 
perché allora avrò sempre fermezza e sicurezza 
guidando la mia vettura 
e affronterò coraggiosamente 
tutte le correnti in cui mi imbatterò, 
che vengano dagli uomini o dallo spirito infernale.
San Cristoforo, prega per noi. Amen.

EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS = FUORI DELLA CHIESA NESSUNA SALVEZZA - L'ECUMENISMO E' INVENZIONE DI satana


In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti.
"Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque,
Princeps militiae caelestis,
satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,
divina virtute in infernum detrude.
Amen".





IL PIU' GRANDE TORMENTO

La più grande dannazione 
avverrà quando vi 
renderete conto 
che non vedrete mai 
il Volto di Dio

La peggiore dannazione sta nel rendersi conto, alla fine, che c’è un Dio. 
Che Io, il vostro Salvatore Gesù Cristo, Esisto veramente, 
ma a quel punto non ci sarà più alcun modo per salvarvi. 
La vostra famiglia potrebbe guardarvi dall’altra parte. 
Quando ciò accadrà e capirete la terribile realtà, sarà troppo tardi.
Ricordate queste Parole!

La più grande dannazione avverrà quando vi renderete conto che non vedrete mai il Volto di Dio. 
Questo sarà il più grande tormento 
e rimarrà con voi in eterno 
tra le fiamme dell’Inferno, 
dove il dolore è costante e inarrestabile. 
Voi, invece di godere del Paradiso promessovi, attraverso le menzogne dell’ingannatore, 
finirete nei terrificanti antri dell’Inferno. 
Tutto ciò è molto reale e vuol dire soffrire per l’eternità.

Per favore, chiedo a tutti voi, che non credete che Io stia comunicando con l’umanità, di pregare il Mio Sacro Cuore. 
Pregate alla Mia Divina Misericordia alle 15:00 di ogni giorno. 
Io risponderò alla vostra richiesta con Amore e lo sentirete immediatamente. 
Prendete la Mia Mano, figli. 
Non lasciateLa andare! 
Vi amo tutti così tanto che ho dato la Mia Vita per ognuno di voi, in modo che potevate essere salvati.

Questa volta Io vengo per Giudicare.
Per quanto vi ami, Io non posso interferire con il Dono del libero arbitrio, che vi è stato conferito dal Mio amato Padre. 

Io spero, che attraverso i Miei attuali veggenti e profeti, voi potrete finalmente ascoltare. 
Ricordate, la Verità è la via verso la salvezza eterna e un nuovo inizio, quando il Paradiso ritornerà sulla Terra.

lunedì 24 luglio 2017

GRAN REGALO. II


Seconda corona: I MISTERI LUMINOSI
(il giovedì)
Primo mistero luminoso: il battesimo di Gesù

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. Sulle rive del Giordano vi sono molti uomini vestiti in maniere diverse. Alcuni paiono popolani, altri dei ricchi, non mancano alcuni che paiono farisei per la veste ornata di frange e galloni. Giovanni Battista parla annunciando il Messia ed esortando a preparare i cuori alla sua venuta estirpando da essi gli ingombri e raddrizzando i pensieri.

2. Gesù è solo. Cammina lentamente, venendo avanti alle spalle di Giovanni, il quale nota che Gesù emana una spiritualità speciale, per cui scende dal masso che gli faceva da pulpito e va sveltamente verso Gesù e si fissano per un momento.

3. Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio penetrante, esclama: “Ecco l’Agnello di Dio. Come è che a me viene il mio Signore?”. Gesù risponde placido: “Per compiere il rito di penitenza”. Mai, mio Signore. Io sono che devo venire a Te per essere santificato, e Tu vieni a me?”.

4. E Gesù, mettendogli una mano sul capo, perché Giovanni s’era curvato davanti a Gesù, risponde: “Lascia che si faccia come voglio, perché si compia ogni giustizia e il tuo rito divenga inizio ad un più alto mistero e sia annunciato agli uomini che la Vittima è nel mondo”. Giovanni lo battezza versando sul capo l’acqua del fiume. 

5. Gesù  è proprio l’Agnello. Agnello nel candore della carne, nella modestia del tratto, nella mitezza dello sguardo. Mentre Gesù risale la riva e dopo essersi vestito si raccoglie in preghiera, Giovanni lo addita alle turbe, testimoniando d’averlo conosciuto per il segno che lo Spirito di Dio gli aveva indicato quale indicazione infallibile del Redentore.

6. Giovanni non aveva bisogno del segno per se stesso. Il suo spirito, presantificato sin dal ventre di sua madre, era possessore di quella vista di intelligenza soprannaturale che sarebbe stata di tutti gli uomini senza la colpa di Adamo.

7. Il Signore non aveva bisogno del battesimo. Ma la sapienza di Dio aveva giudicato essere quello l’attimo e il modo dell’incontro. E traendo Giovanni dal suo speco  nel deserto e Me dalla mia casa, ci unì in quell’ora per aprire su Gesù i Cieli e farne scendere Sé stesso, Colomba Divina, su colui che avrebbe battezzato gli uomini con tal Colomba, e farne scendere l’annuncio, ancor più potente di quello angelico perché del Padre Mio: “Ecco il mio Figlio diletto col quale mi sono compiaciuto”. Perché gli uomini non avessero scuse o dubbi nel seguire il Signore.

8. Le manifestazione del Cristo sono state molte. La prima, dopo la Nascita, fu quella dei Magi, la seconda nel Tempio, la terza sulle rive del Giordano.

9. Dopo la manifestazione del Giordano ne vennero infinite altre, poiché i miracoli sono manifestazioni della natura divina di Gesù, sino alle ultime della Resurrezione e Ascensione al Cielo.

10. Anche ora le manifestazioni di Gesù si ripetono. Ma, come allora, il mondo non le accoglie. Anzi non accoglie le attuali e dimentica le passate. Ebbene il Signore non desiste, perché si ripete per salvarci, per riportarci alla fede in Dio.

 

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Secondo mistero luminoso: le nozze di Cana

 

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. La casa è alla periferia di Cana: casa di proprietari contadini, i quali vivono in mezzo al loro  poveretto. La campagna si stende oltre la casa con le sue lontananze verdi e placide. Si festeggiano i due sposi e la Madonna è conosciuta dagli ospiti.


2. Quando Gesù arriva, dopo aver detto ai due discepoli: “Andiamo a far felice mia Madre”,  il solito, messo di sentinella, avvisa gli altri. Il padrone di casa, insieme al figlio sposo ed a Maria, scende incontro a Gesù e lo saluta rispettosamente, insieme a Giovanni e Giuda Taddeo, e lo sposo fa lo stesso. Il saluto di Maria è pieno di amore e di rispetto per il Figlio accompagnato dalla frase: “La pace è con Te”.

3.  Gesù domina col suo aspetto e con la sua statura tutti quanti. E’ l’ospite, ma pare il re del convito, più dello sposo, più del padrone di casa. Per quanto sia umile e condiscendente, è colui che si impone. Gesù prende posto alla tavola di centro con lo sposo, la sposa, i parenti degli sposi e gli amici più influenti. Il convito comincia.

4. Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e che questo è impacciato, e capisce cosa c’è di spiacevole. “Figlio”, dice piano, richiamando l’attenzione di Gesù con quella parola. “Figlio, non hanno più vino”. “Donna, che vi è  più fra Me e te?” Gesù, nel dirle questa frase, sorride ancor più dolcemente, e sorride Maria, come due che sanno una verità che è loro gioioso segreto, ignorata da tutti gli altri

5. Maria ordine ai servi: “Fate quello che Egli vi dirà”. Maria ha letto negli occhi sorridenti del Figlio l’assenso, velato dal grande insegnamento a tutti i “vocati”.

6.E ai servi: “Empite d’acqua le idrie” ordina Gesù. I servi empiono le giare di acqua portata dal pozzo. Il maggiordomo mesce un poco di quel liquido con occhi di stupore, assaggiarlo con atti di ancor più vivo di stupore, gustarlo e parlare al padrone di casa e allo sposo. L’acqua si è tramutata in vino!

7. Nella sala passa un sussurrio, le teste si volgono tutte verso Gesù e Maria, c’è chi si alza per vedere meglio, chi va alle giare. Un silenzio, e poi un coro di lodi a Gesù. Ma Egli si alza e dice una parola: “Ringraziate Maria” e poi si sottrae al convito. I discepoli lo seguono. Sulla soglia ripete: “La pace sia a questa casa e la benedizione di Dio su voi” e aggiunge: “Madre, ti saluto”.

8. Gesù spiega il significato della frase: “Quel “più”, che molti traduttori omettono, è la chiave della frase e la spiega nel suo vero significato. Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la volontà del Padre mio mi indicò esser venuta l’ora di essere il Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero più il Figlio soggetto alla Madre, ma il Servo dei Dio. “Che vi è più fra Me e te?”. Primo ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero “soggetto”. Ora sono della mia missione.

9. Gesù: “Quando disse ai discepoli: “Andiamo a far felice mia Madre”, avevo dato alla frase un senso più alto di quello che pareva. Non la felicità di vedermi, ma di essere Lei l’Iniziatrice della mia attività di miracolo e la Prima Benefattrice dell’umanità”. Ricordatevelo sempre. Il mio primo miracolo è avvenuto per Maria.

10. Il miracolo di Cana è il simbolo che è Maria la chiave del miracolo. Io non ricuso nulla alla Madre mia e per sua preghiera anticipo anche il tempo della grazia. Inoltre ho voluto rendere manifesta la sua potenza al mondo insieme alla mia. Dico a voi ciò che dissi a quei convitati: “Ringraziate Maria. E’ per Lei che avete avuto il Padrone del miracolo e che avete le mie grazie, e specie quelle di perdono”.


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Terzo mistero luminoso: l’annuncio del Regno e l’invito alla conversione

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. Dice Gesù commentando Geremia 7,3-7: “Udite, o voi di Israele. Ecco che Io vengo a illuminarvi le parole di luce che la vostra anima offuscata non sa più vedere e capire.


2. Udite. Molto pianto scende sulla terra del Popolo di Dio e piangono i vecchi che ricordano le antiche glorie, piangono gli adulti piegati al giogo, piangono i fanciulli che non hanno avvenire di futura gloria. Ma la gloria della terra è nulla rispetto ad una gloria che nessun oppressore, che non sia Mammona e la mala volontà, possono strappare.

3. Perché piangete? Come l’Altissimo, che fu sempre buono per il popolo suo, ora ha girato altrove il suo sguardo e nega ai suoi figli di vederne il Volto? Non è più il Dio che aperse il mare e ne fece passare Israele e per arene lo condusse e nutrì, e contro nemici lo difese e, perché non smarrisse la via del Cielo, come diede ai corpi la nuvola, diede alle anime la Legge?

4. Non è più il Dio che addolcì le acque e fece venire manna agli sfiniti? Non è il Dio che vi volle stabilire in questa terra e con voi strinse alleanza di Padre a figli? E allora perché ora lo straniero vi ha percossi? Molti fra voi mormorano: “Eppure qui è il Tempio!” Non basta avere il Tempio e in quello andare a pregare Iddio.

5. Il primo tempio è nel cuore di ogni  uomo, e in quello va fatta preghiera santa. Ma santa non può essere se prima il cuore non si emenda e col cuore non si emendano i costumi, gli affetti, le norme di giustizia verso i poveri, verso i servi, verso i parenti, verso Dio.

6. Ora guardate. Io vedo ricchi dal cuore duro che fanno ricche offerte al Tempio, ma non sanno dire al povero: “Fratello, ecco un pane e un denaro. Accettalo. Da cuore a cuore, e non t’avvilisca l’aiuto come a me non dia superbia il dartelo”. Ecco: Io vedo oranti che si lamentano con Dio che non li ascolta prontamente, ma poi al misero, e talora è loro sangue, che gli dice: “Ascoltami”, rispondono con cuore di selce: “No”.

7. O voi di Israele! Il tempo della Redenzione è giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona volontà. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non frodate; poveri, non invidiate. Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti chiamati ad un destino.

8. Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprirà, con i vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non più. Ogni errore cada. Semplice, buona, facile è la Legge che torna ai dieci comandi iniziali, ma tuffati in luce d’amore.

9. Venite. Io ve li mostrerò quali sono: amore, amore, amore. Amore di Dio a voi, di voi a Dio. Amore fra prossimo. Sempre amore, perché Dio è amore e figli del Padre sono coloro che sanno vivere l’amore. Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio. Ecco la Parola del Padre che si fa cibo in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni concupiscenza muoia.

10. Una gloria nuova vi è porta: quella eterna, e a lei verranno coloro che faranno la Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dall’amore. Non vi è cosa più grande. Ma quando saprete amare, saprete già tutto, e Dio vi amerà, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni tentazione. La benedizione di Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volontà”. 


1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Quarto mistero luminoso: la trasfigurazione di Cristo

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

 

1. In un’alba serena di marzo Gesù con gli apostoli e i discepoli raggiungono il monte Tabor. Appena giunti, il Signore, sceglie Pietro, Giovanni e Giacomo di Zebedeo per salire sulla vetta e manda a predicare tutti gli altri nella zona. 

2. In un momento di sosta Pietro chiede col fiato grosso dove si va? E perché si deve raggiungere la vetta del monte. Gesù risponde: “Vado ad unirmi col Padre mio e vi ho voluti con Me perché vi amo. Su lesti! Agli appuntamenti di Dio si va sempre veloci”.

3. Arrivati quasi sulla vetta il Signore si mette in disparte a pregare nella stessa posa del Getsemani, mentre i tre apostoli per la stanchezza si addormentano nella frescura della vegetazione.

4. Ad un certo momento un evento inedito sveglia i tre apostoli. Li scuote una luminosità così viva che annulla quella del sole e dilaga e penetra fin sotto il verde dei cespugli e alberi sotto cui si sono messi. Aprono gli occhi stupiti e vedono Gesù trasfigurato. Egli è ora tale e quale come lo vedo nelle visioni del Paradiso. Naturalmente senza le piaghe e senza il vessillo della Croce. Ma la maestà del Volto e del Corpo è uguale, uguale ne è la luminosità, e uguale la veste che da un rosso cupo si è mutata nel diamantifero e perlifero tessuto immateriale che lo veste in Cielo. Il suo Viso è un sole dalla luce siderale ma intensissima, nel quale raggiano gli occhi di zaffiro. Sembra più alto ancora, come la sua glorificazione ne avesse aumentata la statura. Non saprei dire se la luminosità, che rende persino fosforescente il pianoro, provenga tutta da Lui o se alla sua propria si mesca quella che ha concentrata sul suo Signore tutta la luce che è nell’Universo e nei Cieli. So che è qualcosa di indescrivibile”.

5. Gli apostoli chiamano Gesù con una certa paura perché è talmente trasfigurato che non sembra sia il loro Maestro. Il Signore non risponde perché in quel momento è rapito da una visione che lo sublima. La luce aumenta ancora per due fiamme che scendono dal cielo e si collocano ai lati di Gesù. Quando sono stabilite sul pianoro, il loro velo si apre e ne appaiono due maestosi e luminosi personaggi. L’uno più anziano, dallo sguardo acuto e severo e da una lunga barba bipartita. Dalla sua fronte partono corni di luce che me lo indicano per Mosé. L’altro è più giovane, scarno, barbuto e peloso, su per giù come il Battista, al quale direi assomiglia per statura, magrezza, conformazione e severità. Mentre la luce di Mosè è candida come è quella di Gesù, specie nei raggi della fronte, quella che emana Elia è solare, di fiamma viva. I due Profeti prendono una posa di riverenza davanti al loro Dio Incarnato.

6. I tre apostoli cadono in ginocchio tremanti col volto fra le mani. Vorrebbero vedere, ma hanno paura. Finalmente Pietro parla: “Maestro, Maestro. Odimi”. Gesù gira lo sguardo con un sorriso verso il suo Pietro che si rinfranca e dice: “E’ bello lo stare qui con Te, Mosè e Elia. Se vuoi facciamo tre tende per Te, per Mosè e per Elia, e noi stiamo qui a servirvi…”. Gesù lo guarda ancora e sorride più vivamente.

7. Gli apostoli non osano dire altro. Intimoriti, tacciono. Sembrano un poco ebbri come chi è sbalordito. Ma quando un velo che non è nebbia, che non è nuvola, che non è raggio, avvolge e separa i Tre gloriosi dietro uno schermo ancor più lucido di quello che già li circondava, e li nasconde alla vista dei tre, una Voce potente e armonica vibra ed empie di sé lo spazio, i tre cadono col volto contro l’erba. <<Questo è il mio Figliuolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo>>.

8. Gesù ritorna nella forma consueta e Pietro gli domanda: <<Come faremo a viverti accanto ora che abbiamo visto la tua Gloria? Come faremo a vivere fra gli uomini, e noi, uomini peccatori, ora che abbiamo udito la Voce di Dio?>>. Gesù risponde: <<Dovrete vivermi accanto e vedere la mia gloria sino alla fine. Siatene degni perché il tempo è vicino. Ubbidite al Padre mio e vostro. Torniamo ora fra gli uomini perché sono venuto per stare fra essi e per portare essi a Dio”. 

9. Gesù comanda ai tre apostoli: <<Siate santi per il ricordo di quest’ora, forti, fedeli. Avrete parte alla mia più completa gloria. Ma non parlate ora di questo che avete visto, ad alcuno. Neppure ai compagni. Quando il Figlio dell’uomo sarà risuscitato dai morti e tornato nella gloria del Padre, allora parlerete. Perché allora occorrerà credere per avere parte nel mio Regno>>.

10. I motivi profondi della trasfigurazione di Gesù sono questi: 1) A stornare le astuzie di Satana e le insidie dei futuri, e non ignoti a Dio Padre, nemici del Verbo Incarnato, Dio avvolse di aspetti comuni a tutti i nati da donna il Cristo non solo sinché fu “il fanciullo e il figlio del falegname” ma anche quando fu il Maestro. Soltanto la sapienza e il miracolo lo distinguevano dagli altri. Ma Israele, sebbene in minor misura, conosceva altri maestri (profeti) e operatori di miracoli. 2) Ciò doveva servire a provare anche la fede dei suoi eletti: gli apostoli e discepoli. Essi dovevano credere senza vedere cose straordinarie e divine. 3) Però, a confermare i tre, dopo che l’annuncio della morte futura di croce li aveva turbati, Egli ora si svela in tutta la gloria della sua Natura divina. Dopo di ciò il dubbio che la predetta morte di croce aveva insinuato nei suoi più prossimi seguaci, non poteva più sussistere. Essi avevano visto Dio. Dio nell’Uomo che sarebbe stato crocifisso. Era la manifestazione delle due Nature ipostaticamente unite. Manifestazione innegabile che non poteva lasciare dubbi. E al Figlio-Dio che si manifesta tale si unisce il Padre-Dio con le sue parole e il Cielo rappresentato da Mosè ed Elia.

 

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Quinto mistero luminoso: l’istituzione dell’Eucarestia

 

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. E’ giovedì santo e gli a apostoli si danno un gran da fare a preparare il Cenacolo per la Cena Pasquale. Giuda l’Iscariota fa delle osservazioni di valore sui calici e sulle anfore preziose date da Lazzaro. Tutti gli apostoli manifestano una certa paura per la maggiore aggressività dei farisei, scribi, sadducei ed erodiani nei confronti di Gesù durante i festeggiamenti pasquali.


2. Entra Gesù ne Cenacolo e saluta gli apostoli. Chiede a Giuda l’Iscariota se ha fatto l’offerta al tempio; “Tutto fatto di quello che avevi detto da farsi per oggi. Sta’ quieto”, risponde il traditore. Allora inizia la consumazione dell’agnello, ma prima si prendono le coppe per la purificazione e poi si dispongono intorno ad un tavolo rettangolare. Gesù afferma: “Ho ardentemente desiderato di mangiare con voi questa Pasqua”.

3. Gli apostoli chiedono a Gesù chi sarà primo fra di loro. Il Signore risponde che se uno vuole essere il primo sia l’ultimo e servo di tutti ed entreranno nel suo regno chi avrà perseverato fino alla fine. Pietro si fa avanti spavaldamente dicendo che sarà fedele fino alla fine. Ma il Signore gli fa presente che molte cose muteranno, perché Satana ha chiesto di vagliarli come il grano. E’ l’ora di demoni…

4. Gesù si alza dal tavolo e prende un ampio asciugamano e un bacile per purificare gli apostoli al nuovo rito, al cibo per lo spirito. La lavanda dei piedi precede il Banchetto divino. Molti apostoli piangono commossi dall’atto di annichilamento del Signore, atto di amore e di servizio. A termine della lavanda Gesù dice: “Ora siete puri, ma non tutti. Solo coloro che ebbero volontà di esserlo”. Giuda l’Iscariota fa finta di non udire. 

5. Celebrato l’antico rito pasquale, Gesù celebra il nuovo rito pasquale, mantenendo con l’istituzione dell’eucarestia, il miracolo d’amore promesso per cui anche se andrà in cielo, tramite l’eucarestia resterà sempre unito con i suoi. Gesù prende un pane ancora intero, lo pone sul calice colmo. Benedice e offre questo e quello, poi spezza il pane e ne prende tredici pezzi e ne dà uno per uno agli apostoli dicendo: “Prendete e mangiate. Questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di Me che me ne vado. Dà il calice e dice: “Prendete e bevete. Questo è il mio Sangue. Questo è il calice del nuovo patto nel Sangue e per il Sangue mio che sarà sparso per voi per la remissione dei vostri peccati e darvi al Vita. Fate questo in memoria di Me”. Il tredicesimo pezzo di pane consacrato lo porta alla madre che si trovava fuori dal Cenacolo. 

6. “Tutto vi ho detto e tutto vi ho dato”, dice Gesù. E ripeto. Il nuovo rito e compiuto. Fate questo in memoria di Me. Io vi ho lavato i piedi per insegnarvi ad essere umili e puri come il Maestro vostro. Perché in verità vi dico che come è il Maestro così devono essere i discepoli. Ricordatelo, ricordatelo. E siate puri. Per essere degni di mangiare il Pane vivo disceso dal Cielo e d avere in voi e per Esso la forza d’essere i miei discepoli nel mondo nemico che vi odierà per il mio Nome. Ma uno di voi  non è puro. Uno di voi mi tradirà. Di questo sono fortemente conturbato nello spirito… I discepoli si guardano esterrefatti e si domandano chi fosse. Giovanni chiede a Gesù chi è il traditore. E il Signore fornisce l’indizio dicendogli: “Colui a cui darò un pezzo di pane intinto nel vino”. E lo da a Giuda l’Iscariota, che subito dopo esce dietro comando di Gesù per compiere altrove quello che resta da fare.

7.  Sul tradimento di Giuda ebbe a dire Gesù: “I vostri medici hanno discusso e discutono sulla mia rapida fine e le danno origine in una lesione cardiaca dovuta alle percosse della flagellazione. Sì, anche per queste il mio cuore divenne malato. Ma lo era già dalla Cena. Spezzato, spezzato nello sforzo di dover subire al mio fianco il mio Traditore. Ho cominciato a morire allora, fisicamente. Il resto non è stato che un aumento della già esistente agonia”. 

8. Sulla potenza trasformatrice dell’Eucarestia: “Giovanni, che mi amava come nessuno e che era puro, ebbe dal Sacramento il massimo della trasformazione. Cominciò da quel momento ad essere l’aquila a cui è famigliare e facile l’altezza nel Cielo di Dio e l’affissare il Sole eterno. Ma guai a chi riceve il Sacramento senza esserne affatto degno; ma anzi avendo accresciuta la sua sempre umana indegnità con le opere mortali. Allora esso diviene non germe di preservazione e di vita, ma di corruzione e di morte. Morte dello spirito e putrefazione della carne per cui essa “crepa”, come dice Pietro di quella di Giuda (cfr. Atti 1,18). Non sparge il sangue, liquido sempre vitale e bello nella sua porpora, ma le sue interiora nere di tutte le libidini, marciume che si riversa fuori dalla carne marcita, come da carogna di animale immondo, oggetto di ribrezzo per i passanti”. 

9. Sulla morte dei profanatori dell’Eucarestia: “La morte del profanatore del Sacramento è sempre morte di un disperato e perciò non conosce il placido trapasso proprio di chi è in grazia, né l’eroico trapasso della vittima che soffre acutamente ma con lo sguardo fisso al Cielo e l’anima sicura della pace. La morte del disperato (come quella di Giuda) è atroce di contorsioni e di terrori, è una convulsione orrenda dell’anima già ghermita dalla mano di Satana che la strozza per svellerla dalla carne e che la soffoca col suo nauseabondo fiato”.

10. La grande promessa di Gesù per chi sarà perseverante: “E’ tre anni che vi parlo! Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è Sangue non venuto da uomo e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso. Non come lo disse Satana Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. E’ il vero frutto dell’albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne pasce, ed è morta la Morte. Chi ne mangia vivrà in eterno e diverrà “dio” nel Regno di Dio. Voi sarete dèi se permarrete in Me”.




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