giovedì 22 dicembre 2016

Meno aborti chirurgici, più aborti chimici

In Italia, meno aborti chirurgici, più aborti chimici

aborto


(di Alfredo De Matteo) Il Ministero della Sanità ha trasmesso al Parlamento la relazione sulla cosiddetta interruzione volontaria di gravidanza relativamente all’anno 2015, che altro non è, è bene ricordarlo, la conta delle vittime innocenti barbaramente assassinate dallo stato italiano in conseguenza dell’applicazione della legge 194/1978. Sulla base di tale macabra conta ne esce fuori un quadro della situazione drasticamente cambiato e, per certi versi, ancora più drammatico rispetto agli anni precedenti: infatti, si registra un calo sensibile degli aborti chirurgici (87.369, il 9,3 % in meno rispetto all’anno precedente) a fronte però di un aumento considerevole del ricorso all’aborto chimico.
Il dato più eclatante riguarda la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo (EllaOne), pesticida umano che l’Aifa (l’agenzia italiana del farmaco) ha dapprima pensato bene di immettere sul mercato e poi di consentirne la libera vendita eliminando l’obbligo della prescrizione medica per le maggiorenni. Ebbene, se nel 2014 sono state acquistate 16.796 confezioni, nel 2015, dopo tale liberalizzazione, il numero è salito a ben 83.346. C’è inoltre da considerare che esiste una gran varietà di farmaci cripto abortivi spacciati per semplici anticoncezionali, e che le vendite relative alla cosiddetta contraccezione d’emergenza viaggiano ad una media di circa 365.000 confezioni annue …
Pertanto, l’aborto farmacologico costituisce un vero e proprio business orchestrato sulla pelle degli innocenti, che oltretutto presenta degli innegabili vantaggi per il sistema: innanzitutto, riduce sensibilmente gli ingenti costi legati all’intervento chirurgico e all’ospedalizzazione della donna, costi che, è opportuno sottolineare, gravano interamente sul contribuente; in secondo luogo, consente l’aumento esponenziale della pratica abortiva, ossia la piena attuazione del piano demoniaco di distruzione della civiltà che si avvale anche dei “progressi” in campo medico per immettere sul mercato nuovi e più efficaci strumenti di morte; infine, tende a far passare il concetto erroneo che la legalizzazione dell’aborto abbia comportato una drastica riduzione del ricorso all’aborto: non a caso, la relazione annuale sull’applicazione della legge 194, come si legge dal sito del Ministero della Salute,si concentra soprattutto sui dati che indicano la netta diminuzione delle gravidanze “interrotte”; scarso risalto viene dato al parallelo e maggiormente significativo aumento degli aborti farmacologici, elemento statistico che tra l’altro consente un conteggio solo approssimativo e per difetto delle vittime, viziato com’è dalla surrettizia distinzione tra farmaci anticoncezionali e farmaci abortivi. In realtà, quello a cui si assiste ormai da quasi quarant’anni è una strage silenziosa degli innocenti che assume col passare del tempo sempre più i contorni di un genocidio. Del resto, il ricorso sempre più massiccio all’aborto farmacologico è diretta e naturale conseguenza della perversa logica contenuta nella legge 194, norma che, di fatto, ha trasformato l’aborto in un diritto umano.
Tra l’altro, il legislatore sembra aver astutamente previsto i futuri progressi in campo medico e si è premunito di blindarli anche dal punto di vista normativo: infatti, all’articolo 15 della legge 194 si legge che «Le regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza. Le regioni promuovono inoltre corsi ed incontri ai quali possono partecipare sia il personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sia le persone interessate ad approfondire le questioni relative all’educazione sessuale, al decorso della gravidanza, al parto, ai metodi anticoncezionali e alle tecniche per l’interruzione della gravidanza». Dunque, tutto è stato previsto da chi ha pensato la legge 194/1978, anche il superamento della legge stessa. Purtroppo, c’è ancora qualche pro life che parla di carenza di valide alternative all’aborto da offrire alle gestanti e di tradimento delle finalità stesse della legge 194. (Alfredo De Matteo)

La Francia potenza missionaria

Francia: Cattolici ringiovaniti. In rito antico.


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Aiuto, torna Gesù!”, titolava  giorni fa Libération, il quotidiano della gauche (editore Rotschild, naturalmente), sentinella sempre attenta ai  possibili  disturbi dello status quo. Nessun pericolo in realtà: in Francia i cattolici sono, come sempre, il 5 per cento della popolazione,  una minoranza assoluta. La novità è che hanno abbandonato i socialisti e la sinistra, di cui erano i satelliti obbedienti, ed hanno determinato la vittoria alle primarie di François Fillon. Il candidato di centro destra, filorusso, ha dichiarato che “la famiglia deve essere al centro delle politiche pubbliche”; Hollande ha deliberatamente e sistematicamente smantellato le notevoli (ed efficaci) misure di sostegno alla natalità e alla famiglia: ridotta di un terzo  la durata del  congedo maternità,  sostanziale cancellazione di una maggiorazione di pensione per  le donne che hanno allevato tre figli o più, rincaro delle mense scolastiche per famiglie numerose, tagli al sostegno all’affitto per tali famiglie, abbassamento del  tetto per  il quoziente familiare…”Risultato: 19 mila nascite in meno nel 2015”,  denuncia Ludovine de la Rochère.

Insegnante,  di famiglia  nobile, Ludovine è la presidente della “Manif pour Tous”,  l’organizzazione che è riuscita a  portare in piazza fino a 300 mila persone  in varie manifestazioni    contro la legge sui “diritti civili” LGBT,  e adozioni gay, opponendosi alla Legge Taubira (la progressista ministra della giustizia, la loro Cirinnà):  una opposizione più forte e organizzata contro tali “leggi” rispetto al resto d’Europa, a  cui hanno partecipato  non-cattolici  e laici: dai dirigenti musulmani ad intellettuali d‘alto bordo, come Jean D’Ormesson , Jean-Francois Mattéi, l’umorista Frigide Barjot…e si sa quanto  contino in  Francia gli intellettuali e quanto la gauche ci tenga ad averli dalla sua.

Il punto è che la protesta, lungi dall’appellarsi a temi moralistico-confessionali, ha lanciato l’allarme  sulla disgregazione della società che producono le ultime “conquiste” del progressismo  della dissoluzione:  un tema politico e  nazionale,  anzi di sopravvivenza nazionale,  sentito da qualunque francese un po’ colto, specie di fronte alla realtà della minoranza islamica demograficamente esplosiva, sempre più radicalmente identitaria,  e ostile alla République e ai suoi “valori” massonico-giacobini. “Bisogna imperativamente cessare di lasciar passare l’una dopo l’altra le tappe della destrutturazione della società francese col pretesto che non ci si può fare niente”,  ha detto al Figaro Ludovine: “E’ urgente, il parlamento europeo, per esempio, si appresta a votare uno statuto giuridico autonomo per i robot!”   Lancia un allarme che suscita un’eco molto più vasta del 5%.

Ciò ha dato inizio ad una disputa intellettuale (poteva mancare?) di qualche interesse. Jacques Julliard, un intellettuale socialista non anti-clericale,   ha accusato “l’intelligentsia bobo” (borghese-bohemien, i ricchi che in gioventù sono stati sessantottardi, progressisti nei costumi e conservatori dei loro interessi:  tipico figuro, Bernard Henry Lévy) di aver allontanato i cattolici dalla sinistra con il loro “ritorno all’anticlericalismo diciannovesimo secolo”.
Bernard Cazeneuve, primo ministro socialista, ha asserito che le radici cristiane “rendono la Francia un po’ nauseata”.  Vincent Peillon, già ministro dell’Istruzione, ha dichiarato “il cattolicesimo incompatibile con  la laicità, ben più che l’Islam” (un vero genio).

Julliard, da socialista, riconosce che  queste creature di Hollande, col partito socialista, hanno  alienato il  “cattolicesimo culturalmente vivace  che sopravvive alla  scomparsa delle pratiche  tradizionali”, e che Emmanuel Todd  ha chiamato “cattolicesimo-zombie”. Perché zombie, se è vivace? Perché “per mancanza di dirigenti” un “elettorato cattolico importante”  ha seguito il PS  come uno zombi, raccontando a se stesso “la storia santa di una minoranza avanzata e incompresa, penetrata di spirito evangelico, che riesce a far numero e imporsi,  in una Chiesa da molto tempo ripiegata su se stessa e chiusa al mondo moderno”.  Insomma il modernismo: “i cattolici sociali che, a forza di essere sociali, han finito per tralasciare di esser cattolici”.  Una perdita reciproca, anzitutto per il PS “non per ragioni puramente elettorali, ma perché, in questo paese intellettualmente esausto, accade che le credenze antiche facciano sbocciare   le idee nuove”.

Un’ammissione quasi inaudita. Vecchie credenze che generano idee nuove.  Che  adesso, esauriti i cattolici sociali (“ormai allo stato di tracce” a sinistra) vanno, diciamo, a vivificare la “destra”.
Già. Sono pochi, ma senza complessi d’inferiorità  Né timori di fronte alla derisione giacobina. Lo storico Gerard Leclerc, saggista cattolico, non esita a rivalutare anche la Chiesa “passatista” di Pio IX. “La Chiesa del secolo decimonono”, scrive  in risposta al progressista  Julliard  che l’aveva criticata, “non è stata l’istituzione  ottusa che si vuol raccontare.  E’ stata  all’origine di uno slancio missionario che ha assicurato alla Chiesa d’oggi la sua dimensione mondiale”.

La Francia potenza missionaria. Da Dehon a Lefèvre.

Già. Piaccia o no ai modernisti (che la Chiesa l’hanno afflosciata), la Chiesa “reazionaria” quella del Sillabo e della condannna  al modernismo, ebbe uno slancio missionario che i catto-progressisti nemmeno si sognano. E questo è vero soprattutto il Francia: dai Padri Bianchi del cardinal Lavigerie al monaco (ed esploratore del Sahara) padre Foucauld  (detto Fratel Carlo di Gesù), dal grande Leone Dehon  fondatore dei dehoniani,  dai martiri domenicani del Tonkino al  padre Vénard decapitato ad Hanoi   e venerato da Teresa di Lisieux,  sono stati migliaia i  francesi che hanno cristianizzato Africa, Oceania, Madagascar, il Sud Est Asiatico, versando con entusiasmo il loro sangue –e  esplorando, imparando le lingue, traducendo i testi dei paesi e delle culture per le quali hanno dato la vita: un fenomeno francamente impressionante, a studiarlo. E la fede che li infiammava era quella “reazionaria” e  pretesamente “chiusa al mondo moderno”,  durata fino a Pio XII.  E insegnavano la dottrina di quella Chiesa, di Pio IX e san Pio X, esplicitamente antagonista della “Modernità”  liberale,   una missionaria severa e perfino militaresca.

Monsignor Marcel Lefevre, quello che ha rotto   a causa del Vaticano II, è l’esponente tipico ed ultimo di questo slancio missionario: direttore del seminario di Libreville, poi vescovo di Dakar e vicario apostolico del Senegal, ha formato generazioni di preti tali, che fra il ’33 e il 47   hanno triplicato il numero dei cattolici nel Ghana,  ha cristianizzato centinaia di  migliaia di africani.  Lo scisma antimodernista non poteva nascere che  da quella cultura francese, e da un simile personaggio, missionario –  e  patriota.

Da lì anche il “cattolicesimo d’affermazione” che oggi, secondo Leclerc, rinasce e   si oppone alla devastazione dei costumi perché è una devastazione della nazione. Marion Le Pen, la  figlia di Marine,  professa il suo cattolicesimo nei talk show senza complessi; rivendica  l’origine della sua fede da “san Luigi [re di Francia] e la cavalleria”, e ovviamente da Giovanna d’Arco, e non viene schernita da chi l’ascolta; perché, dopotutto, quella è la  storia di Francia, monarchia  cattolica per  1200 anni, in qualche modo il più antico stato nazionale  in Europa: e stato nazional-cristiano.
Ma “il cattolicesimo d’affermazione che oggi rinasce non è un ripiegamento sul passato”, avverte Leclerc.

“La generazione 68, tutta occupata dal proprio godimento egoistico  senza ‘ostacoli’ morali, ha imposto per quarant’anni una egemonia del pensiero unico esistenzialista, dell’uomo-dio”, scrive al Figaro un militante: “i suoi figli si ribellano … Tra l’essere spirituali o il non-essere,  il  secolo XXI  sta per scegliere la vita: sarà!”,  ha scritto un militante al Figaro.  Certo molto enfatico e ottimista.
Perché certo, i praticanti sono a malapena il 5%. E per trovare una Messa la domenica, devono mettersi in auto e andare in parrocchie lontane, perché nelle prime cinque che incontrano la chiesa è chiusa per mancanza di preti.  Però il piccolo gruppo è il solo in Europa, per quanto ne so, a produrre  la mappa che mostro qui: https://www.google.com/maps/d/viewer?hl=fr&mid=17uFqmlu34b50_lR0i75L3gizEa4&ll=49.16482725304388%2C1.9464216394308096&z=6


Chi va a Messa, va a quella antica

La mappa indica le località dove si tengono Messe in latino secondo il rito antico. I punti rossi indicano le Messe  genericamente “lefevriane”, potenzialmente scismatiche;  ma i punti verdi, assai più numerosi, mostrano le località dove si celebrano le Messe del tutto ortodosse, secondo il Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.  Evidentemente, la  mappa risponde ad una esigenza  pratica.  Il parigino in viaggio ha bisogno di sapere se c’è una messa in latino a Besançon o ad Amiens, e in quale chiesa.

Detto altrimenti: i cattolici in Francia sono pochi; ma quei pochi che vanno ancora a Messa, cercano la Messa in latino e secondo l’antico rito pre-conciliare.
La singolarità è ancora più evidente se si guarda la mappa interattiva che i cattolici francesi hanno messo a punto per l’Europa intera:  la “densità” delle Messe antiche in Francia rispetto alla loro rarità in Italia, Spagna, Portogallo. 

L’Inghilterra ha molte più messe vetus ordo dell’Italia; anche lì con l’eccezione della  “cattolica” Scozia. Si noti anche la densità nella Germania Occidentale –  in vivo contrasto con il “progressismo  permissivo”dei  cardinali Kasper  e Marx,  suggeritori a Bergoglio della manica larga  per quanto riguarda le Comunioni ai risposati, i LGBT, gli immigrati musulmani.

La ricerca dell’antica liturgia è tipica di neoconvertiti. Lo conferma padre Rougé, parroco a  Parigi della chiesa  Saint-Ferdinand-des-Ternes, a Le Monde: “La nuova generazione [di praticanti]  è libera di credere o no. Dunque, quando lo fa, esplode…”.  E vuole  il latino, il celebrante volto al Tabernacolo, la Comunione in bocca inginocchiati alla balaustra, non le chitarrine e canzonette.  E’ superfluo dire come  questo fenomeno dal basso sia in controtendenza assoluta con la gerarchia clericale, a cominciare dal Vaticano: legati alle  ‘novità’ progressiste di sessant’anni fa, col consueto ritardo culturale, si perdono questa novità culturalmente  interessante.
Non vedono i segni dei tempi.

Fonte: http://www.maurizioblondet.it
Gesù Eucaristico... Dio degli Eserciti
Ti amo e Ti adoro
AMDG et BVM

mercoledì 21 dicembre 2016

E chi come Pietro...?


  • Dai Quaderni

  • Dio circola come un sangue vitale nelle vene di tutto il corpo dell’Universo. Di questo gran corpo creato da Lui, la Cattolicità è il centro; ma come potrebbero le membra più lontane essere vivificate da Dio se il centro si rinchiudesse in se stesso col suo Tesoro ed escludesse le membra dal beneficio?
    Dio è anche dove diversa fede o diverso spirito fa pensare non sia. E in verità vi dico che non è ciò che appare ciò che è vero. Molti cattolici sono sprovvisti di Dio più di quello che non lo sia un selvaggio. Perché molti cattolici hanno di figli di Dio solo il nome. 14.7.43

  • Le ragioni per cui feci di Pietro il capo della Chiesa invece di fare capo il mio prediletto, sono diverse e tutte giuste.
    Pietro era il più maturo degli apostoli, già rispettato come capo da altri pescatori, divenuti poi apostoli; egli conosceva la vita in tutte le sue pieghe di luce e ombra, era dotato di forza di carattere, di ardimento e di un’impulsività che ci voleva in quelle circostanze. Egli, per sua penosa esperienza, conobbe la debolezza di un’ora e potè capire le debolezze degli altri nelle ore di dubbio e pericolo.
    Non era quello che mi amava di più. Era uno che mi amava con tutta la sua capacità d’amare, come del resto tutti gli altri dodici, Giuda compreso finché non prestò orecchio al seduttore.
    Nella Chiesa che si doveva formare tra tante lotte e insidie, vi era bisogno di uno che per età, autorità, esperienza, irruenza, sapesse imporsi agli altri. E chi come Pietro, in queste quattro doti necessarie alla formazione della mia Chiesa? 20.7.43Maria 
AMDG et BVM

La realtà è che hanno paura di divulgare una cosa che durante la celebrazione della messa affermano di credere per tre volte: il Ritorno di Cristo.

MILAGRO EN LA BASILICA DE GUADALUPE

El Milagro que ocurrio dentro de La Basilica de Guadalupe en Mexico, D.F - [Completo]



AVE MARIA PURISSIMA!