sabato 13 agosto 2016

15 agosto. Santa Messa di Riparazione per...

15 agosto. Santa Messa di Riparazione per un'orrida bestemmia. Invito da estendere

 
Miei cari fratelli e sorelle in Cristo,
Sono indignato e ancor più profondamente rattristato dalla notizia che una messa nera pubblica sacrilega è stata programmata e si svolgerà a Oklahoma City il 15 agosto, Festa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria. Sono stato anche informato che, dopo l'orribile sacrilegio della Messa Nera, una ulteriore bestemmia sarà perpetrata direttamente contro la Beata Vergine Maria.

Tutto questo è stato fatto con l'approvazione ufficiale delle legittime autorità.

Per questa ragione, chiediamo l'intercessione della Beata Vergine Maria, attraverso la recita del Santo Rosario, per assalire il cielo con le nostre preghiere in riparazione di tali peccati e bestemmie che provocano ulteriormente la giusta ira di Dio sulla nostra amata nazione.

È dovere fondamentale di ogni fedele cattolico insorgere e prodigarsi per l'onore e la gloria di Dio e l'onore della Madre di Dio. In questo momento critico, non possiamo mancare di compiere il nostro dovere di amore e devozione verso il nostro Signore e la sua madre celeste.

Chiedo e supplico ognuno di voi di unirsi a me in questo giorno mentre offro la Santa Messa e prego un Rosario in riparazione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. Preghiamo anche per le povere anime che stanno perpetrando queste bestemmie.

Vi esorto a invitare i vostri familiari, amici e altri fratelli cattolici ad unirsi in questo atto di riparazione.
Vostro devotissimo nel Sacro Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria,
Cardinale Raymond Leo Burke

Ricevo dagli amici di Catholic Action for Faith and Family e quindi pubblico invitando anche voi a condividere e diffondere questo invito ad una amorevole e devota Riparazione.

venerdì 12 agosto 2016

E' SANTA E' DIVINA


E’ Santa E’ Divina la Particella bianca Le vostre mani non devono toccarla Soltanto i Miei figli che son Consacrati dovranno portarla alla vostra bocca L’oltraggio continua ed io soffro tanto Son Io che lo dico … Son Io che comando.


LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quinta

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quinta (a cura di Gemma)


LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte prima

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte seconda

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte terza

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte quarta

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte sesta

LA VITA DI JOSEPH RATZINGER, parte settima (a cura di Gemma)

Il Papa ricorda la sua giovinezza: "Nella biografia della mia vita - nella biografia del mio cuore, se così posso dire - la città di Frisinga ha un ruolo molto speciale. In essa ho ricevuto la formazione che da allora caratterizza la mia vita. Così, in qualche modo questa città è sempre presente in me e io in lei" (Commovente discorso in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Frisinga, 16 gennaio 2010)

Ratzinger: "Il mio Concilio: ricordi dell'attuale Pontefice" (Reset e Repubblica) 

Norbert Trippen: "Joseph Ratzinger, il cardinale Frings e il Concilio Vaticano II" (Osservatore Romano) 

Joseph Ratzinger presenta se stesso: discorso di Presentazione alla Pontificia Accademia delle Scienze 

Intervista esclusiva di Andrea Tornielli a Mons. Georg Ratzinger: "Mio fratello Papa Ratzinger (che voleva fare l'imbianchino)" 

Prof. Ratzinger: Introduzione al Cristianesimo - Prefazione alla prima edizione (1968)

Grazie al magistrale lavoro della nostra Gemma leggiamo la quinta parte della biografia del Santo Padre, dedicata interamente agli anni di insegnamento a Tubinga. Vi leggiamo anche alcune "chicche" illuminanti su Kung :-)
Grazie ancora a Gemma
.
R.

Gli anni di Tubinga

Nel semestre estivo del 1966 Joseph Ratzinger comincia le sue lezioni a Tubinga, in condizioni di salute piuttoste precarie dopo le fatiche per la chiusura del Concilio e l'iniziale pendolarismo fra Munster e Tubinga.
Come lui stesso ammette nella sua autobiografia, il fascino della piccola città sveva è molto forte e di altissimo livello il corpo docente della facoltà ma, rispetto alla grandiosità di Munster, gli spazi sono ristretti e maggiore è l'inclinazione alla polemica, anche in vista del cambiamento che avverrà da lì a breve.

A suggerire la sua chiamata è il teologo svizzero Hans Kung, conosciuto nel 1957, durante il convegno dei teologi dogmatici a Innsbruck, dopo la conclusione della recensione sulla sua tesi di dottorato su Karl Barth.
Ratzinger riconosce che lo stile teologico del libro di Kung non è il suo, e subito dopo la recensione c'è tra i due una controversia piuttosto seria sulla teologia del Concilio ma, come lui stesso racconta: "ambedue consideravamo questo come legittima differenza di posizioni teologiche, necessario per un fecondo avanzamento del pensiero, e non sentivamo affatto compromesse da queste differenze la nostra simpatia personale e la nostra capacità di collaborare". (1)

Il professor Wolfgang Beinert, ex allievo di Ratzinger proprio a Tubinga, in una biografia scritta da Gianni Valente per la rivista 30 giorni, ricorda: «Küng forse chiamò Ratzinger proprio perché voleva che gli studenti potessero confrontarsi con un altro teologo del Concilio diverso da lui, che facesse da contrappeso alla sua teologia unilaterale. Altri professori più chiusi nemmeno percepivano le distanze tra i due, e guardavano anche a Ratzinger come a un pericoloso riformatore liberale. Dicevano: di Küng ce ne basta uno». (2)

Hans Kung, a proposito della scelta di allora, in un’intervista al Corriere della sera del 2005 racconta:

" dissi ai colleghi che volevo mettere subito in chiaro la mia opinione sulla nuova cattedra di dogmatica. Secondo me, c' era una sola persona in Germania all' altezza di quel difficile incarico: il teologo Ratzinger, allora a Münster. Sono ancora felice di quella scelta. Guardo a quel periodo in modo positivo. Credo che anche Ratzinger, a proposito dell' esperienza di Tubinga, si esprima allo stesso modo " .

I due si incontrarono per un caffé in un bar di Via della Conciliazione. Il giovane teologo di Tubinga, Hans Küng, giunse a bordo di un' Alfa Romeo Giulia, nuova fiammante.
L'altro giovane teologo, Joseph Ratzinger, arrivò in bicicletta. Era l' ottobre del 1962, l' inizio del Concilio Vaticano II. Cominciava in quel pomeriggio romano, uno dei rapporti personali e intellettuali più controversi della storia della teologia cattolica.. Kung racconta:

“quel caffè a Roma fu il nostro primo, vero incontro. Ne ebbi un' impressione buona, molto gradevole. Lo rividi ancora un paio di volte. Ma non potrei dire che fra di noi cominciasse un rapporto personale, anche perché lui era molto timido. Comunque, durante il Concilio, avevamo costruito un bel tandem. Ricordo che, a un certo punto, avevo appreso che la "Dichiarazione sulle religioni non cristiane" rischiava di venire accantonata.
Così organizzammo la controffensiva e, fra gli altri, chiamai Ratzinger a Santa Maria dell'Anima, dove viveva, per chiedergli di raggruppare alcuni cardinali, che potessero intervenire direttamente su Paolo VI».

…"Anche se non abbiamo mai avuto una vera amicizia personale, ci siamo visti spesso, dopo le lezioni per bere qualcosa. Oppure ci siamo invitati a cena a vicenda, nelle nostre case. Lui viveva insieme con sua sorella Maria, una persona squisita e sempre molto gentile, che si preoccupava molto di proteggerlo. Per esempio, copriva con un telo bianco i libri sparsi sul suo tavolo di lavoro, perché i visitatori non potessero vedere a cosa stesse lavorando il fratello" (6)

Dal 1964 i due sono anche tra i i soci fondatori di Concilium, la rivista internazionale del “fronte unito” dei teologi conciliari (in proposito racconta Ratzinger: “una rivista che voleva essere, per così dire, la voce permanente del Concilio e del suo spirito: perciò fu chiamata Concilium. Su ciò potè influire il fatto che Hans Kung, nel suo libro Strukturen der Kirche, riteneva di aver scoperto un’equivalenza tra le parole ekklesia (Chiesa) e concilium. Negli anni successivi avevo condiviso in qualche misura questa concezione, a prima vista illuminante , che delineava la Chiesa quale permanente “riunione consigliare” di Dio nel mondo“. Nondimeno, pur convinto che l’impostazione di Hans Kung contenesse qualcosa di vero e di attendibile, sentivo che necessitava di un’incisiva correzione. …”Un Concilio può sicuramente costituire un evento vitale per la Chiesa, ma che la Chiesa in se stessa è qualcosa di più e la sua essenza assai più profonda.
La Chiesa fa il Concilio, ma non è un Concilio. La Chiesa non esiste in primo luogo per deliberare, ma per la vita della Parola che ci è donata. A quel punto, quale concetto portante, in grado di esprimere l’essenza stessa della Chiesa, mi si offrì il termine koinomial/comunione. Potevo dunque sintetizzare così il risultato delle mie ricerche: la Chiesa convoca e celebra i Concili, ma essa è comunione. La sua struttura non è perciò designabile come “conciliare”, bensì come “comunionale
”). (3)

Ma le differenze tra i due sono ben presto evidenti, non solo sul piano teologico ma anche caratteriale.
Nonostante sia l'idolo dei media e della contestazione progressista, Kung non disdegna l'Alfa Romeo bianca e il vestiario elegante.
Ratzinger va a piedi, in bicicletta, usa i mezzi pubblici o accetta un passaggio dalla vecchia auto di un allievo
.
Dal racconto di uno di questi a Gianni Valente, un aneddoto al riguardo: “Ad un incontro con la cerchia dei dottorandi tubinghesi il professore arriva un po’ in ritardo a bordo della Cîtroen “Due cavalli” di Peter Kuhn. L’autista frena bruscamente davanti agli studenti in attesa, e la targa di Tubinga si stacca rumorosamente dall’automobile. Tutti scoppiano a ridere” (2)

In quel periodo dice messa ogni mattina nella cappella di uno studentato femminile, e per il resto studia e prepara le sue lezioni mantenendosi fedele al suo stile austero e riservato.
«Quando una volta capitò di fare una trasferta con qualche studente e ci fermammo in una taverna per pranzo» ricorda Kuhn, «ordinò solo würstel viennesi per sé e anche per noi. Pensava che fossimo tutti frugali come lui. Noi quella volta non osammo fargli capire che eravamo giovani e avevamo fame. Forse lo capì da solo, e in altre occasioni di questo tipo si preoccupava che ognuno scegliesse con cura le pietanze del menù che preferiva.

Le sue lezioni e i seminari sono da subito molto frequentati.
Alle sue lezioni si affolla subito una ressa di oltre quattrocento studenti. Anche ai seminari vorrebbero partecipare in troppi, e allora vengono selezionati con una prova d’ingresso in greco e latino e ricorda il prelato Helmut Moll, che più tardi collaborerà per lunghi anni col suo ex professore alla Congregazione per la dottrina della fede: «tra Ratzinger e gli altri non c’era confronto. Le lezioni che avevo sentito a Bonn da professori di impostazione neoscolastica apparivano aride e fredde, una lista di definizioni dottrinali esatte e basta. Quando a Tubinga ascoltai come Ratzinger parlava di Gesù o dello Spirito Santo, sembrava a tratti che le sue parole avessero accenni di preghiera». (2)

Nel 1967 vengono festeggiati per l'ultima volta i 150 anni della facoltà teologica, secondo il vecchio stile. Come lo stesso Ratzinger ricorda ne "La mia vita": -" quasi fulmineamente cambiò il paradigma culturale, a partire del quale pensavano gli studenti e una parte dei docenti. Fino ad allora il modo di pensare era stato determinato dalla teologia di Bultmann e dalla filosofia di Heidegger; in breve tempo, quasi nello spazio di una notte, lo schema esistenziale crollò e fu sostituito da quello marxista"..."qualche anno prima ci si sarebbe potuti aspettare che le facoltà di teologia sarebbero state un baluardo contro la tentazione marxista. Ora, invece avveniva proprio il contrario: esse ne divenivano il vero centro ideologico. ..La distruzione della teologia, che avveniva attraverso la sua politicizzazione in direzione del messianismo marxista, era incomparabilmente più radicale, proprio perché si basava sulla speranza biblica, ma la stravolgeva, così da conservare il fervore religioso, eliminando però Dio, e sostituendolo con l’azione politica dell’uomo. Resta la speranza, ma al posto di Dio subentra il partito, e quindi il totalitarismo di un culto ateistico, che è disposto a sacrificare ogni umanità al suo falso Dio. Ho visto senza veli il volto crudele di questa devozione ateistica, il terrore psicologico, la sfrenatezza con cui si arrivava a rinunciare a ogni riflessione morale , considerata come un residuo borghese, laddove era in questione il fine ideologico “. (1)

Lo stesso Kung a proposito di quegli anni ammette : "più di una volta fummo disturbati da sit in di contestatori che non avevano niente a che vedere con i nostri corsi. Io stesso ne fui molto irritato, ma per Ratzinger fu uno choc duraturo" . (5)

Racconta Martin Trimpe: «Interrompevano urlando la lezione, o si mettevano sulla cattedra e lo obbligavano a rispondere alle loro questioni “rivoluzionarie”». Altri docenti provano a strizzare l’occhio ai contestatori. Il professore bavarese risponde col suo argomentare logico e pacato. Ma la sua voce flebile viene spesso travolta dalle urla. Nota ancora Seckler: «Lui va fortissimo nelle discussioni pacate, argomentate. Ma nella contrapposizione violenta si smarrisce. Non sa urlare, è incapace di dare sulla voce degli altri in maniera prepotente». 

Eppure Ratzinger prova sincera simpatia umana, venata di tristezza, per tanti dei giovani che gli complicano la vita. 
Una di loro si chiama Karin.
È una bella ragazza bionda e, per quanto risulti molesta, si vede che cerca qualcosa, che il suo sogno rivoluzionario esprime confusamente l’attesa di una vita diversa, buona, il desiderio di essere felici. Ratzinger la sta a sentire, ci perde tempo. Ma poi succede che Karin muore all’improvviso. Racconta Trimpe: «Fui io a dirlo al professore, durante un pranzo. Ne rimase addolorato e non parlò più. Poi, ne sono certo, avrebbe portato a messa, sull’altare, la compassione per la vita e la morte di quella ragazza, affidando alla misericordia del Signore la salvezza della sua anima». (2)

Per circa tre anni Ratzinger si sforza di continuare a dialogare ed insegnare e nel momento del culmine dello scontro è decano della sua facoltà. Nella facoltà evangelica di teologia la situazione è ancora peggiore, tanto da indurlo a partecipare ad un'iniziativa comune con due teologi evangelici, il patrologo Ulrich Wickert e l'esperto di missiologia Wolfgang Beyerhause (“mi sembrava un tradimento ritirarmi nella tranquillità della mia aula e lasciare il resto agli altri….eravamo tutti sulla stessa barca”, racconta a tal proposito ne “La mia vita”).

Mal sopporta l'ideologia portata avanti in nome della fede e la Chiesa usata come suo strumento, soprattutto è indelebilmente colpito dal dileggio blasfemo della croce. Racconta oggi l’ex allievo ratzingeriano Werner Hülsbusch, parroco in pensione nei dintorni di Münster: «Non ne poteva più di leggere manifesti che descrivevano Gesù e san Paolo come dei frustrati sessuali, di sentire discorsi di chi dileggiava la croce come un simbolo del sadomasochismo. Ci stava male».. "Il modo blasfemo con cui la croce veniva dileggiata come sado.masochismo, l' ipocrisia con cui ci si continuava a dichiarare credenti - quando ciò era ritenuto utile (2)

Si racconta che durante una lezione contestatori gli abbiano sottratto il microfono, a tal proposito, lo stesso Ratzinger ne “Il sale della terra” ricorda:

"il microfono non mi è mai stato strappato e non ho nemmeno avuto delle difficoltà con gli studenti ma, semmai, con qualche esponente dei quadri accademici intermedi. A Tubinga le mie lezioni continuarono ad essere accolte molto bene e i rapporti con gli studenti erano buoni. Ma, questo è vero, ho visto che stava facendosi strada un nuovo spirito, in cui delle ideologie fanatiche si servivano degli strumenti del cristianesimo, e qui ho davvero percepito visibilmente la menzogna in atto. Ho visto e sperimentato molto chiaramente che le idee di riforma si dividevano, che c’era un abuso della Chiesa e della fede di cui ci si serviva come strumenti di potere, ma per scopi del tutto differenti e con idee e intenzioni del tutto diverse. La volontà unanime di servire la fede veniva qui spezzata. Al suo posto avveniva una strumentalizzazione per mezzo di ideologie che erano anche tiranniche, brutali e spietate. Mi fu allora chiaro, che se si voleva restre fedeli alla volontà del concilio, bisognava combattere contro l’abuso che se ne faceva. Un volantino distribuito nell’estate del 1969 da studenti della facoltà evangelica di teologia di Tubinga, dal titolo: Gesù il Signore – Partigiano Kasermann riporta: “Che cos’è la croce di Gesù se non l’espressione di un’adorazione sadomasochistica del dolore?” E “il Nuovo Testamento è un documento di disumanità, un grande inganno perpetrato ai danni delle masse !” A tal riguardo ricorda Ratzinger: “Per me è ancora traumatico il ricordo di quando il mio collega Ulrich Wickert e io, nel corso di un’assemblea studentesca, cercammo invano di chiedere che gli studenti della facoltà evangelica di teologia prendessero le distanze dalle bestemmie pronunciate in quel volantino. Ci venne risposto di no, perché qui venivano toccati dei gravi fenomeni sociopolitici, con cui ci si doveva dapprima confrontare in nome della verità. L’appello appassionato del professor Wickert perché tra noi scomparisse quel “ Maledetto sia Gesù Cristo”, risuonò del tutto inascoltato. Nell’ambito della facoltà cattolica di teologia, le cose non arrivano mai a questo punto, ma la tendenza di fondo che si fa strada in quegli anni è la stessa. “Seppi allora quale era la posta in gioco: chi voleva restare progressista doveva rinunciare alla sua identità”. (4).

A proposito di quel volantino, Kung ricorda: «Per lui fu un trauma. Io reagii mettendomi in ferie e minacciando gli studenti di non tornare più, ma non rinunciai a confrontarmi e ad accettare alcune cose che mi sembravano giuste, per esempio la polemica contro i formalismi dell'accademia» (6)

Nonostante il clima non facile di quegli anni, il rapporto col corpo accademico si mantiene sostanzialmente buono, tanto che viene scelto come decano. Anche con lo stesso Kung, a parte il progressivo distacco interiore, i rapporti restano formalmente buoni.

«Küng attaccò Ratzinger solo una volta» fa notare Seckler «e non accadde per colpa della teologia».
Tra i due esisteva l’accordo per cui in ciascun semestre, se uno teneva il corso principale di Teologia dogmatica, all’altro toccava il corso d’appoggio e quindi aveva più tempo a disposizione per programmare liberamente le proprie attività. Quando Ratzinger annuncia che sta per lasciare Tubinga dopo aver ricevuto la “chiamata” dalla nuova facoltà teologica di Ratisbona, la sua decisione scombina i piani del collega, che già aveva riempito di impegni l’agenda del suo semestre “leggero”. Continua Seckler: «Küng fece fuoco e fiamme. Aggredì Ratzinger con invettive veementi, insistendo sul rispetto dell’accordo. Ratzinger rimase calmo ma irremovibile nelle sue decisioni». E nel 1969, logorato dalle polemiche all'interno degli organi accademici di Tubinga e incentivato dal fatto che il fratello vive e lavora a Ratisbona, decide di accettare il nuovo incarico. (2)

Risale agli anni di Tubinga la realizzazone di una delle opere più importanti di Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo. Da un corso di lezioni aperte non solo agli studenti di teologia, strutturato come un’esposizione del Credo degli apostoli. La mattina presto vengono a sentirlo universitari di tutte le facoltà, ma anche parroci, religiosi, semplici fedeli. Peter Kuhn, che Ratzinger ha chiamato a Tubinga come assistente, porta con sé a quelle lezioni il suo registratore, e poi fa sbobinare i nastri dalla segretaria (2)

Ricorda Ratzinger: “è nato poi un libro che è stato tradotto in 17 lingue, che è stato ristampato più volte, non solo in Germania, e che continua a essere letto. Ero e sono pienamente consapevole dei suoi limiti, ma il fatto che esso abbia aperto una porta a molte persone è per me motivo di soddisfazione e, insieme, di gratitudine per Tubinga, nella cui atmosfera hanno avuto origine quelle lezioni.” (1).


AMDG et BVM

SANTA CHIARA D'ASSISI

SANTA CHIARA d'Assisi


Chiara, una nobile fanciulla di Assisi nell'Umbria, distribuì in elemosina ai poveri ogni ricchezza dietro l'esempio di san Francesco suo concittadino. 

Appartandosi dal mondo si ritirò nella Chiesa della Porziuncola, dove san Francesco le tagliò i capelli. 
Ella resistette fortemente ai parenti che tentavano di ricondurla nel mondo. 


Condotta poi dallo stesso santo nella chiesa di san Damiano, istituì una comunità di religiose di cui accettò il governo solo per cedere alle reiterate istanze di san Francesco. 


Ella governò mirabilmente il suo monastero per quarantadue anni con sollecitudine e prudenza. 



Allorché i Saraceni cercavano di invadere il monastero, ella comandò di portare il santissimo Sacramento, ed avendo pregato con profonda umiltà, li mise in fuga. 


Volò al cielo 1'11 agosto e dal papa Alessandro IV fu iscritta nel numero delle sante Vergini.



V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
***
San Francesco alloggiò Chiara e Agnese in una casupola vicino alla chiesa di S. Damiano, appena fuori Assisi, e nominò Chiara madre superioraPiù tardi si unirono a lei la madre e altre donne (tra cui anche tre membri dell’illustre famiglia fiorentina degli Ubaldini) e Francesco stilò un abbozzo di regola che fissasse le linee essenziali della loro vita comune. Trascorsi pochi anni, sorsero numerosi monasteri di Clarisse in Italia, Germania e FranciaSant’Agnese (6 mar.), la figlia del re di Boemia, fondò un convento a Praga, dove prese l’abito; Chiara la chiamava «la mia metà».
SANTA CHIARA.1Chiara e le sue sorelle vivevano in condizioni poverissime alle quali mai, fino ad allora, nessuna donna del loro ceto sociale si era sottoposta. Molti le insultavano e offendevano per la loro condotta: non indossavano né calze, né scarpe, né sandali, né alcun’altra protezione per i piedidormivano per terranon mangiavano mai carne e parlavano solo per chiedere l’elemosina o in casi necessari. Chiara raccomandava il silenzio per evitare i peccati di parola e per potersi concentrare sui pensieri santi. Ella oltre ai digiuni e alle altre pratiche di mortificazione prescritte dalla regola, indossava sempre una maglia ruvida a contatto con la pelle. Questa forma di penitenza, così diffusa tra i santi del passato, non solo era dolorosa ma causava anche ulteriori umiliazioni – i vermi – e problemi di salute. Chiara digiunava nelle vigilie e in tutta la Quaresima a pane e acqua, e a volte non mangiava nulla.

Dopo un certo periodo Francesco e il vescovo di Assisi la obbligarono a dormire su un materasso e a mangiare tutti i giorni almeno un po’ di pane. Il giudizio si acquisisce con l’esperienza; infatti, anni dopo, scriveva ad Agnese di Boemia: «I nostri corpi non sono di ferro e non siamo delle rocce, ma esseri deboli e soggetti alle malattie. Ti scongiuro nel Signore di interrompere i digiuni troppo rigidi, perché, vivendo e sperando in Dio, tu possa offrirgli un servizio equilibrato, mitigato con il sale della prudenza».SANTA CHIARA 2
Probabilmente le frequenti malattie di Chiara e i periodi di immobilità a letto durante gli ultimi ventisette anni della sua vita furono conseguenze delle penitenze troppo severe, ma se ai nostri giorni questo modo di agire sembrerebbe più nevrotico che santo, nei secoli passati era molto diffuso e ispirato da convinzioni profonde e ammirevoli.
Oltre alla rinuncia al mondo, Francesco desiderava che il suo ordine non avesse proprietà, né dei singolo né della comunità nel suo insieme, e che confidasse solo nella provvidenza. Anche Chiara la pensava così ed era una proposta fuori dal comune per quell’epoca, anche se non priva di precedenti. Uno degli aspetti più rivoluzionari di Chiara risiede nel fatto di essere stata la prima donna a scrivere una regola per altre donne. La separazione dai frati, inoltre, le dava una funzione unica, ponendola come l’interprete degli ideali di Francesco: ella non pretendeva di essere originale, ma predicava il modello di Francesco, mettendolo in pratica nel modo più fedele possibile permesso dalla Chiesa. Ciononostante, non sempre fu d’accordo con Francesco come, per esempio, rispetto alle offerte in denaro che egli rifiutava assolutamente;Chiara riteneva possibile accettarle quando se ne aveva vera necessità, provvedendo in tutti gli altri casi a devolverle in beneficenza.
Gregorio IX, tuttavia, cercò di modificare la regola per quanto riguardava l’affidamento della comunità alle offerte e si offrì di assicurare alle Povere Dame di S. Damiano una rendita annua fissa; Chiara lo persuase a non cambiare la regola, e,SANTA CHIARA3similmente, quand’egli le propose la dispensa dal voto di povertà completa, ella rispose: «Ho bisogno di assoluzione per le mie colpe, non per aver seguito Gesù Cristo». Il 17 settembre 1228 Gregorio garantì alle Dame il Privilegium paupertatis, o il privilegio di povertà, permetteva loro di vivere facendo affidamento solo sulle elemosine e nessuno avrebbe potuto obbligarle ad accettare beni immobili o rendite fisse. Alcuni conventi ritennero prudente adottare una regola più mite e questo fatto segnò l’inizio di due osservanze tra le Clarisse (le case moderate sono dette “urbaniste“, dalla modifica della regola che ricevettero da papa Urbano IV nei 1263).
Francesco aveva nominato Chiara badessa nel 1215, contro il suo volere. Ella guidò il convento per quarant’anni, senza abbandonarlo mai. Il suo desiderio costante era quello di essere la più umile delle serve, di lavare e baciare i piedi delle sue sorelle che tornavano stanche dall’elemosina, di servire a tavola e di curare i malati: «Fate quello che volete di me. Sono vostra perché la mia volontà non mi appartiene più. L’ho donata a Dio». Quando le sorelle riposavano. Chiara vegliava in preghiera ed era solita, ecco forse il tratto più dolce, rimboccare le coperte alle sue suore.
Era la prima a svegliarsi alla mattina, per suonare la campana del coro e accendere le candele. Dopo la preghiera il suo viso era così raggiante che si diceva che chiunque la guardasse rimanesse abbagliato. Poiché spesso era ammalata, tesseva in casa corporali di lino fino e tovaglie, che donava alle chiese di Assisi. Chiara pregava intensamente e molti aneddoti esprimono la forza e la devozione della suafedeTommaso da Celano ha descritto un episodio, divenuto poi santa Chiara e i saracenileggendario: l’attacco nel 1244 di Federico II (un imperatore duro, considerato di regola un anticristo, in lotta con un papa ugualmente duro), ad Assisi. S. Damiano, che si trovava fuori dalle mura della città, fu attaccato per primo. Chiara era malata ma chiese di essere trasportata ai piedi delle mura insieme a una pisside contenente il Santissimo Sacramento.
Inginocchiandosi, la santa pregò così: «Signore, vuoi veramente che i bambini indifesi che io ho nutrito con il tuo amore cadano nelle mani di questi bruti? Buon Dio, ti imploro: difendi coloro che io non posso proteggere». Allora udì come una voce di bambino che diceva: «Mi prenderò sempre cura di loro». Pregò anche per la città di Assisi e ancora una volta la voce la rassicurò. Voltatasi verso le suore spaventate disse loro: «Non abbiate paura, sorelline. Abbiate fiducia in Gesù».
I saraceni se ne andarono. Poco dopo uno dei generali di Federico assediò Assisi. Chiara disse alle sue suore di fare tutto ciò che potevano per la città che le aveva sempre sostentate:chiese loro di cospargersi il capo di cenere e di chiedere a Gesù di salvarlaLe sorelle fecero penitenza per un giorno e una notte e i nemici si ritirarono.
Le Clarisse e i frati minori si trovarono in disaccordo riguardo le relazioni tra i due ordini e tale difficoltà non fu mai risolta, né durante la vita dei due santi, né tanto meno dopo la loro morte.
Le sempre più numerose Clarisse cercavano dai frati un aiuto spirituale e a volte materiale, i fratelli erano preoccupati di conservare un ministero pastorale più generale;
Tommaso di Celano dice che nel 1230, quando papa Gregorio IX proibì ai fratelli di fare visita ai conventi di suore senza la sua speciale licenza, l’inflessibile Chiara temette che ciò potesse significare la perdita dell’appoggio spirituale dei frati e un SANTA CHIARA4irrigidimento dei rapporti che Francesco aveva sempre desiderato esistessero tra di loro. Per questo congedò tutti i benefattori del convento con le parole: «Ci ha private dei nostri assistenti spirituali. Ora può avere coloro che ci sostentano materialmente».
Chiara sopportò gli anni della malattia pazientemente. La sua agonia finale cominciò nel 1253. Due volte ricevette la visita di papa Innocenzo IV, che le diede l’assoluzione dicendo: «Volesse Dio che anch’io ne avessi così poco bisogno». Negli ultimi diciassette giorni non potè mangiare nulla. Numerosi vescovi e cardinali la visitarono, perché tutti ritenevano che quella donna morente fosse una grande santa.
Sua sorella Agnese era là con tre amici di Francesco: Leone, Angelo e Ginepro, che leggevano a voce alta la Passione secondo Giovanni come avevano fatto al letto di morte di Francesco, ventisette anni prima. Quando frate Reginaldo disse a Chiara di essere paziente, lei rispose: «Mio buon frate Reginaldo, da quando ho sperimentato la grazia di Gesù tramite il suo servo Francesco, mai nella mia intera vita ho incontrato alcun dolore o malattia che mi abbia veramente fatto soffrire». Confortò le sue suore e le esortò a praticare la santa povertà fedelmente. Le benedisse, chiamandosi la «pianticella» del suo santo padre Francesco. Si disse: «Vai in pace; hai percorso la retta via. Puoi partire senza temere; Dio che ti ha creata, ti ha benedetta e ti ha sempre protetta, amandoti come una madre. Lodo Dio per avermi creata». Morì all’età di sessant’anni, quarantadue dopo aver fatto la sua professione, con la regola da lei scritta e appena approvata dal papa nelle mani.Santachiaradue
Venne sepolta il giorno dopo. Era il 1253 e molto presto, già nel 1255, papa Alessandro IV la canonizzò ad Anagni. Dopo soli otto giorni dalla morte, Tommaso da Celano aveva scritto la sua vita. Le sue reliquie vennero trasportate nella chiesa di S. Chiara nel 1260. Per una strana associazione. Chiara, che condusse una vita quasi di clausura e nella povertà volontaria più totale, è oggi la patrona diffusa in tutto il mondo non solo delle ricamatrici, ma anche della televisione. Fu Pio XII a sceglierla (con lettera apostolica del 14 feb. 1958) in collegamento al fatto che, disse, una vigilia di Natale, costretta a letto dalla malattia che vide a distanza ilpresepe e udì cantare come se fosse stata presente nella chiesa.
È INVOCATA: – come protettrice di lavandai e lavandaie, ricamatrici, stiratrici, vetrai e della televisione

PREGHIERA A SANTA CHIARA

O Chiara, che con la luce della tua vita evangelica rischiarasti l’orizzonte del tuo secolo, illumina anche noi che, oggi più che mai, siamo assetati di verità e di veroS.-Chiara.amore. Con la testimonianza della tua vita, tu hai da dire anche a noi, dopo sette secoli, una parola di speranza e di fiducia che attinge la sua forza dal Vangelo, verità eterna.
Guarda, o Chiara, alle tue figlie che sparse in tutto il mondo vogliono continuare silenziosamente la missione di Maria, Vergine e Madre, nel cenacolo dove sotto il soffio dello Spirito nasceva e si sviluppava la Chiesa. Guarda a tutta la gioventù che cerca attraverso le vie più disparate di realizzare se stessa e guidala verso quella pienezza di vita che solo Cristo ci può dare.
Guarda, o Chiara, anche chi è verso il tramonto della vita e fagli sentire che nulla è perduto quando ancora rimane il desiderio di ricominciare da capo per fare meglio, per essere più buoni. E fa’, o Chiara, che tutti, quando saremo giunti alla soglia dell’Eternità, possiamo come te benedire Dio che ci ha creato per il suo amore!

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TRIDUO A SANTA CHIARA 
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IL MIRACOLO EUCARISTICO NEL MONDO
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FontiIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler/  http://www.preghiereperlafamiglia.it/santa-chiara-assisi.htm

AMDG et BVM

Pokèmon Go!

Pokèmon Go!: la terribile verità!Marcello Pamio – 28 luglio 2016
La Nintendo è una delle più grandi compagnie giapponesi presenti sul mercato.
Fondata nel 1889 è passata negli anni dai giochi di carte a quelli elettronici. Nel mondo dei videogames è entrata nel 1975. Ad oggi ha sviluppato oltre 500 games diversi.
Quello che ci interessa è Pokèmon, il gioco nato negli anni Novanta e che ha sbancato i botteghini a tal punto da aver fondato nel 1998 una società che si occupa di tutti i prodotti del gioco:The Pokèmon Company (affiliata alla Nintendo ovviamente).
L’applicazione Pokèmon Go! è in pratica una specie di videogioco di tipo free-to-play basato sulla realtà geolocalizzata con GPS.
A poche settimane dalla sua pubblicazione Pokèmon Go! è la app di maggior successo della storia con un rendimento secondo SuperData di 4 milioni di dollari al giorno.[1]

Purtroppo il grossissimo problema non è di tipo economico!
Pokèmon Go! & la CIAPokèmon Go! è stato sviluppato dalla ditta Niantic Lab., il cui fondatore è un certo John Hanke.
Tra le altre cose, Hanke ha fondato la società Keyhole Inc. che nel 2004 è stata acquistata nientepopodimenoche da Google, la quale poi implementando la tecnologia della compagnia è uscita con applicazioni importantissime come Google Earth e Google Maps.
La Keyhole non è una società qualsiasi ma una casa di sviluppo software specializzata nella visualizzazione di dati geospaziali: immagini satellitari per esempio.
A questo punto fa la sua comparsa un grosso finanziatore alquanto interessante:  IQT (In-Q-Tel). IQT è una compagnia governativa privata. E di quale governo? Indovinate un po’?
Esatto, sempre il solito: quello che esporta la democrazia con il fosforo, l’uranio impoverito, le bombe a frammentazione e le minitestate atomiche.
Lo scopo ufficiale di questa società è riportato nel loro sito: “IQT identifica, si adatta e fornisce soluzioni tecnologiche innovative per sostenere le missioni della Central Intelligence Agency”.[2]

Addirittura il partner principale è la In-Q-Tel Interface Center la cui sede si trova nel palazzo della Central Intelligence Agency! Più chiaro di così.
La CIA investe in tutte le compagnie high-tech del mondo (nuove o vecchie) in modo da essere sempre aggiornata su tutti gli sviluppi e i progressi della tecnologia. In pratica i servizi d’intelligence statunitense da una parte s’infiltrano in ogni società per averne il controllo e dall’altra tale controllo serve per mantenersi all’avanguardia negli sviluppi delle tecnologie di informazione.
Sorveglianza globaleDa molto tempo il Sistema attua tutta una serie di strategie e di operazioni per giungere quanto prima al controllo elettronico globale. Una grossa accelerazione è avvenuta grazie all’auto-attentato delle Torri Gemelle di New York del 2001: telecamere ovunque, sorveglianza elettronica, controllo di internet, leggi che violano ogni libertà (Patriot Act), guerra al terrorismo, invasione di altri paesi, ecc.
Pokèmon Go! aggiunge un altro importante tassello in tutto questo.
Dopo che Google per esempio chiede i famosi Captcha (il test fatto di una o più domande e risposte per determinare se l’utente è un umano oppure un computer[3]) dei numeri civici delle case perché i loro programmi non ce la fanno ancora a capirlo da soli; dopo che con Google Earth ci vedono d’alto e con Google Maps sanno in ogni secondo dove siamo e dove stiamo andando, mancava un ultimo tassello al puzzle: milioni di zombie che mettono a disposizione la telecamera del proprio cellulare e a gratis!
Registrano tutto quello che viene visto dal telefono (con geolocalizzazione attiva): svariati milioni di terabyte di dati sensibilissimi e inarrivabili con altri sistemi. Informazioni su tutto quello che ci circonda, sia dentro che fuori le mura domestiche, addirittura dentro il cesso di casa o dell’autogrill (immagini non raggiungili con i satelliti).
Se stai giocando a Pokèmon Go! è ora che ritorni in vita svegliandoti dal coma vegetativo, perché stai aiutando il Sistema a rendere finalmente operativo il Nuovo Ordine Mondiale. Stai regalando i tuoi occhi al grande Occhio Onniveggente (l’Occhio di Sauron de Il Signore degli anelli e l’Occhio che sovrasta la Piramide del potere nel massonico dollaro USA).
Qualsiasi movimento, sguardo, sensazione, emozione, in pratica tutta la vita umana privata e non viene registrata e i dati vengono inviati automaticamente e costantemente nell’etere per essere captati e registrati da computer stellari.
Nel 2009 Google aveva dichiarato di possedere 900.000 server e sicuramente oggi tale numero ha superato il milione di superPc dedicati a gestire, immagazzinare e conservare fantamiliardi di informazioni personali e globali. Senza parlare dei computer quantistici che sta sviluppando, come il D-Wave 2X in grado di essere 100 milioni di volte più veloce di un computer tradizionale, già molto veloce di suo.
Situazione odierna allarmanteLa situazione del mondo è sotto gli occhi di tutti.
Nel nostro Italia (per fare solo un esempio) la finanza è nelle mani di una cricca massonica di stampo anglosassone e l’economia sta sprofondando dentro un baratro senza fine. Gli ultimi governi golpisti non sono stati eletti direttamente dai cittadini, e l’attuale (del ridicolo menestrello Renzi) è addirittura incostituzionale a causa della legge elettorale. Quindi abbiamo un governo illegittimo che continua a legiferare come se nulla fosse, come se gli italiani fossero rimbambiti e addormentati (e forse hanno proprio ragione). Abbiamo una disoccupazione a livelli veramente paurosi e la libertà di stampa ci ha fatto raggiungere i paesi dittatoriali del Continente africano.
In tutto questo i sudditi italioti cosa fanno? Invece di prendere coscienza dei problemi cercando di risolverli si guardano le partite di calcio, e ora che il circenses (giochetto) è in pausa estiva, si allenano a cacciare i puppazzotti virtuali Pokèmon.
Milioni di automi a piede libero che passano le giornate alla ricerca del pupazzo in giro per le strade, le fiere, le palestre, le piazze, dentro le auto… Ecco come siamo messi.
Se non è controllo mentale questo, come lo si può chiamare?
Pokèmon Go! rende viviI simpatici mostriciattoli quindi sono solo una scusante ludica per adescare milioni di ignari servi del Sistema che così facendo partecipano attivamente e volontariamente alla propria schiavitù: chiudendosi per giunta alle spalle il cancello della prigione.
Nel cancello del campo di concentramento di Auschwitz costruito dalla IG Farben, la più grande e potente industria chimica dell’epoca, c’era scritto: Arbeit Macht Frei, che tradotto significaIl lavoro rende liberi.
Avevano un concetto un po’ strano di lavoro i tedeschi, anche se le migliaia di persone rinchiuse lavoravano effettivamente per le industrie chimiche e farmaceutiche collegate: Bayer, la AGFA, Basf, ecc., e lavoravano fino alla morte, cioè fino alla massima espressione di libertà…
Oggi quel cancello è virtuale, ma non meno imponente, composto da pixel e byte, e la scritta è solo un po’ diversa: “Pokèmon Go! rende vivi”…
 Per approfondimenti
Video su Yuo Tube di C-Jon “Pokemon Go – la terribile verità
https://www.youtube.com/watch?v=dV3Ft6dEsSc&feature=youtu.be


Note

[1] Consigli (e qualche considerazione) solo per veri giocatori di Pokèmon Go”, da Il Sole 24Ore del 27 luglio 2016[2] Dal sito ufficiale della IQT, https://www.iqt.org/ [3] Termine coniato nel 2000 da Louis von Ahn, Manuel Blum e Nicholas J. Hopper dell’University Carnegie Mellon (che fa parte del Sistema da sempre)