martedì 2 agosto 2016

Un amico mi diceva: Posso assicurarti che gli italiani di circa 50 anni in genere -con altissima percentuale- non sanno proprio confessarsi. --- Potete voi stessi esaminarvi, ma senza scoraggiarvi...

Coraggio... sapessi quanti cuori sporchi 
ho spazzato e ripulito pur'io...

Capo V:  Penitenza 



§ 1. Sacramento e sue parti - Esame di coscienza. 



335. Che cos'è la Penitenza? 



La Penitenza o Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. 



 356. Il sacramento della Penitenza quando fu istituito da Gesù Cristo? 



Il sacramento della Penitenza fu istituito da Gesù Cristo quando disse agli Apostoli, e in essi ai loro successori: «Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete » *. * Giov., XX, 22-23. 



357 Chi è ministro della Penitenza? 



Ministro della Penitenza è il sacerdote approvato dal Vescovo. 



358 Quante e quali cose si richiedono per fare una buona confessione? 



Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose: 1° l'esame di coscienza; 2° il dolore dei peccati; 3° il proponimento di non commetterne più; 4° la confessione; 5° la soddisfazione o penitenza. 



359. Come si fa l'esame di coscienza? 



L'esame di coscienza si fa richiamando alla mente i peccati commessi in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato, a cominciare dall'ultima confessione ben fatta. 



360. Nell'esame dobbiamo ricercare il numero dei peccati? 



Nell'esame dobbiamo ricercare con diligenza anche il numero dei peccati mortali. 



§ 2. Dolore e proponimento. 



361. Che cos'è il dolore? 



Il dolore o pentimento è quel dispiacere e odio dei peccati commessi, che ci fa proporre di non più peccare. 



362. Di quante specie è il dolore? 



Il dolore è di due specie: perfetto o contrizione, e imperfetto o attrizione. 



363. Che cos'è il dolore perfetto o contrizione? 



Il dolore perfetto o contrizione, è il dispiacere dei peccati commessi, perché sono offesa di Dio nostro Padre, infinitamente buono e amabile, e cagione della Passione e Morte del Nostro Redentore Gesù Cristo, Figliuolo di Dio. 



364. Perchè la contrizione è dolore perfetto? 



La contrizione è dolore perfetto, perchè nasce da un motivo perfetto, cioè dall'amore filiale di Dio o carità, e perchè ci ottiene subito il perdono dei peccati, sebbene resti l'obbligo di confessarli. 



365. Che cos'è il dolore imperfetto o attrizione? 



Il dolore imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi, per il timore dei castighi eterni e temporali, o anche per la bruttezza del peccato. 



366. Perchè l'attrizione è dolore imperfetto? 



L'attrizione è dolore imperfetto, perchè nasce da motivi meno perfetti e propri di servi anzichè di figli, e perchè non ci ottiene il perdono dei peccati se non mediante il sacramento. 



367. È necessario aver dolore di tutti i peccati commessi? 



È necessario aver dolore di tutti i peccati mortali commessi, senza eccezione; e conviene averlo anche dei veniali. 



 368. Perchè è necessario aver dolore di tutti i peccati mortali? 



È necessario aver dolore di tutti i peccati mortali, perchè con qualunque di essi si è gravemente offeso Dio, se ne è perduta la grazia, e si merita di restare separati da Lui in eterno. 



369. Che cos'è il proponimento? 



Il proponimento è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni. 



370. Che cos'è l'occasione del peccato? 



L'occasione del peccato è ciò che ci mette in pericolo di peccare, sia persona sia cosa. 



371. Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati? 



Siamo obbligati, a fuggire le occasioni dei peccati, perchè siamo obbligati a fuggire il peccato: chi non le fugge; finisce per cadere, poichè «chi ama il pericolo perirà in esso»*. * Eccli., III, 27. 



§ 3 Confessione dei peccati. 



372. Che cos'é la confessione? 



La confessione è l'accusa dei peccati fatta al sacerdote confessore, per averne l'assoluzione. 



373. Di quali peccati siamo obbligati a confessarci? 



Siamo obbligati a confessarci di tutti i peccati mortali non ancora confessati o confessati male; giova però confessare anche i veniali. 



374. Come dobbiamo accusare i peccati mortali? 



Dobbiamo accusare i peccati mortali pienamente, senza farci vincere da una falsa vergogna a tacerne alcuno, dichiarandone la specie, il numero e anche le circostanze che aggiungessero una nuova grave malizia. 



375. Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, che deve fare? 



Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali, deve far capire il numero che gli sembra più vicino alla verità. 



376. Perchè non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale? 



Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a tacere qualche peccato mortale, perchè ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelar nessun peccato, a costo anche della vita; e perchè, altrimenti, non ottenendo il perdono, saremo svergognati dinanzi a tutti, nel giudizio universale. 



377. Chi per vergogna o per altro motivo, tacesse un peccato mortale, farebbe una buona confessione? 



Chi per vergogna o per altro motivo non giusto tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona confessione, ma commetterebbe un sacrilegio. 



378. Che deve fare chi sa di non essersi confessato bene? 



Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni mal fatte e accusarsi dei sacrilegi commessi. 



379. Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione? 



Chi senza colpa tralasciò o dimenticò un peccato mortale, ha fatto una buona confessione; ma gli resta l'obbligo di accusarsene in seguito. 



§ 4. Assoluzione - Soddisfazione - Indulgenze. 



380. Che cos'è l'assoluzione? L'assoluzione è la sentenza con cui il sacerdote, in nome di Gesù Cristo, rimette i peccati al penitente dicendo: Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Cosi sia. 



381. Rimessi con l'assoluzione i peccati, è anche rimessa ogni pena meritata ? 



Rimessi con l'assoluzione i peccati, è rimessa la pena eterna meritata col peccato mortale, ma se non si abbia una contrizione perfettissima, rimane ordinariamente da scontare, in questa vita o nell'altra, una pena temporanea. 



382. Che cos'è la soddisfazione o penitenza sacramentale? 



La soddisfazione o penitenza sacramentale è l'opera buona imposta dal confessore a castigo e a correzione del peccatore, e a sconto della pena temporanea meritata peccando. 



383 Quando conviene fare la penitenza sacramentale? 



Conviene fare la penitenza sacramentale al più presto, se il confessore non ne ha assegnato il tempo. 



384. La penitenza sacramentale basta a liberarci da tutta la pena temporanea meritata col peccato? 



La penitenza sacramentale non basta, d'ordinario, a liberarci da tutta la pena temporanea meritata col peccato, e perciò conviene supplire con altre opere di penitenza e di pietà e con indulgenze. 



385. Quali sono le opere di penitenza e di pietà? 



Le opere di penitenza e di pietà sono: i digiuni, le mortificazioni, gli atti di misericordia spirituale e corporale *, le preghiere, e l'uso pio di quelle cose benedette e di quelle cerimonie sacre che si chiamano sacramentali, come l'acqua santa e le varie benedizioni. *.Formole 21,22 . 



386. Che cos'è l'indulgenza? 



L'indulgenza è una remissione di pena temporanea dovuta per i peccati, che la Chiesa concede sotto certe condizioni a chi è in grazia, applicandogli i meriti e le soddisfazioni sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi, le quali costituiscono il tesoro della Chiesa. 



387. Di quante specie è l'indulgenza? 



L'indulgenza è di due specie: plenaria e parziale. 



388. Qual è l'indulgenza plenaria? 



L'indulgenza plenaria è quella che rimette tutta la pena temporanea dovuta per i peccati. 



389. Qual è l'indulgenza parziale? 



L'indulgenza parziale é quella che rimette soltanto una parte della pena temporanea dovuta per i peccati. 



390. Che s'intende per indulgenza di « quaranta » o « cento giorni », di « sette anni » e simili? 



Per indulgenza di quaranta o cento giorni, di sette anni e simili, s'intende la remissione di tanta pena temporanea, quanta se ne sarebbe scontata con quaranta, cento giorni o sette anni della penitenza anticamente stabilita dalla Chiesa. 



391. Che si richiede per acquistare le indulgenze? 



Per acquistare le indulgenze si richiede di essere in stato di grazia e di eseguire bene le. opere prescritte.


"Da Oriente a Occidente tutti Ti aspettano
Vieni Signore Gesù!..."

S. Bernardo: Sermoni sul Cantico dei Cantici


SERMONE II
I. Primo bacio: il desiderio con cui i padri sospiravano il Cristo. II. Secondo bacio: unico e singolare il bacio dell’uomo Cristo Gesù. III. Terzo bacio: il mistero di Cristo rivelato agli antichi. IV. Quarto bacio: la presenza di Cristo rivelata nella carne. Il segno di Achaz.


I. 1. Molto spesso, pensando all’ardente desiderio dei padri che sospiravano la presenza di Cristo nella carne, mi compungo e mi confondo in me stesso. E ora stento a trattenere le lacrime, tanto ho vergogna della tiepidezza e del torpore di questi miserevoli tempi. Chi di noi prova tanto gaudio per il tempo di grazia in cui ci è dato di vivere quanto è stato il loro desiderio acceso dalla promessa di questo dono? Ecco, pensate un po’ quanti godranno in occasione del Natale che tra poco celebreremo. Ma magari godessero per la natività del Salvatore! Dunque, queste parole: Mi baci con il bacio della sua bocca (Cant 1,1) esprimono per me l’ardente desiderio e l’affetto della pia attesa di quegli antichi giusti. Presentivano infatti nel loro spirito tutti quelli che allora potevano essere spirituali quanta sarebbe stata la grazia diffusa sulle sue labbra. Per questo, esprimendo il profondo desiderio dell’anima, ognuno di essi diceva: Mi baci con il bacio della sua bocca, bramando con tutto il cuore di non venire escluso dal partecipare a tanta dolcezza.

2. Diceva infatti ogni perfetto: Non mi bastano le belle parole dei Profeti... Egli piuttosto, il più bello tra i figli dell’uomo, mi baci con il bacio della sua bocca. Non mi interessa più Mosè: egli è divenuto per me impacciato nel parlare. Le labbra di Isaia sono immonde, Geremia non sa parlare, perché è un bambino, e tutti i Profeti sono senza eloquenza. Parli Colui stesso di cui essi parlano, egli mi baci con il bacio della sua bocca. Non mi parli ormai più in essi e per essi, perché il loro linguaggio è come acqua oscura e nube tenebrosa; ma egli stesso mi baci con il bacio della sua bocca, egli, la cui graziosa presenza è la ammirabile dottrina che scorre dalla sua bocca diventi in me fonte di acqua che sale alla vita eterna. Non mi verrà infusa più abbondante grazia se Colui che il Padre unse con l’olio di esultanza a preferenza dei suoi compagni, egli stesso si degnerà di baciarmi con il bacio della sua bocca? La sua parola viva ed efficace è davvero un bacio per me, non una congiunzione delle labbra, che talora è una bugiarda espressione di pace degli animi, ma vera infusione di gaudio, rivelazione di segreti, una certa e in qualche modo indiscreta mescolanza del lume supremo e della mente illuminata. Aderendo infatti a Dio, l’anima forma con lui un solo spirito. Giustamente perciò ricuso i sogni e le visioni, non voglio figure ed enigmi, non apprezzo neppure le apparizioni degli angeli. Perché il mio Gesù li supera di molto per la sua bellezza e il suo splendore. Non altri dunque, sia angelo, sia domo, ma lui prego di baciarmi con il baciò della sua bocca.

II. In verità non presumo di venire baciato dalla bocca di lui: è questa unica felicità e singolare prerogativa dell’umanità assunta; ma più umilmente chiedo di essere baciato con il bacio della stia bocca, la quale cosa è comune a molti, che possono dire: Anche noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza (Gv 1,16).

3. Comprendete. La bocca che bacia è, per noi, il Verbo che assume la natura umana; quella che riceve il bacio è la carne che viene assunta; il bacio poi che risulta da chi bacia e da chi è baciato è la persona stessa che riunisce in sé l’uno e l’altra, il Mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù. Per questa ragione nessuno, dei Santi aveva la presunzione di dire: «Mi baci con la sua bocca», ma soltanto: con il bacio della sua bocca; riservando quella prerogativa all’umanità di Cristo a cui singolarmente e una volta per sempre la bocca del Verbo si impresse quando le si un corporalmente tutta la pienezza della Divinità. Felice bacio e stupenda e ammirabile degnazione in cui, non una bocca si imprime a un’altra bocca, ma Dio si unisce all’uomo. E mentre nel bacio umano la congiunzione delle labbra significa l’unione degli animi, qui l’unione delle due, nature associa l’umano al divino, pacificando le cose della terra con quelle del cielo. Egli infatti è la nostra pace che fa di entrambe una cosa sola (Ef 2,14). A questo santo bacio, pertanto, erano rivolti i sospiri dei santi del tempo antico, i quali riponevano in esso la loro giocondità e la loro esultanza e presentivano essere in lui nascosti i tesori tutti della sapienza e della scienza, e bramavano di ricevere anch’essi dalla pienezza di lui.

4. Sento che vi piace quello che sto dicendo; ma sentite anche un altro senso.

III. Non fu ignorato dai santi dell’Antico Testamento che Dio, anche prima della venuta del Salvatore nutriva a riguardo del genere umano pensieri di pace. Infatti non faceva nulla sulla terra che non lo rivelasse ai suoi servi, i Profeti. Questa parola, tuttavia, era cosa nascosta per molti. Poiché in quel tempo era rara la fede sulla terra, e molto tenue la speranza, anche in parecchi di coloro che aspettavano la redenzione di Israele. Quelli poi che prevedevano la venuta di Cristo nella carne, la annunciavano insieme con la pace che essa avrebbe portato. Perciò diceva uno di loro: E vi sarà pace nella nostra terra quando verrà (Mi 5,5). Anzi, annunciavano con ferma fiducia che per Lui gli uomini avrebbero ricuperato la grazia di Dio, come era stato loro rivelato. Questo riconobbe adempiuto ai suoi tempi il precursore del Signore, Giovanni, e ne rese testimonianza: La grazia e la verità ci sono venute per Gesù Cristo (Gv 1,17); e che questo sia vero lo sperimenta oggi tutto il popolo cristiano.

5. Del resto, mentre essi preannunciavano la pace, e tardando a venire l’autore della pace, tentennava la fede del popolo, mancando chi redimesse e salvasse. Pertanto si lagnavano gli uomini per il ritardo, perché colui che tante volte era stato annunziato come Principe della pace non venisse ancora, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo, sospiravano il segno della promessa riconciliazione, che è il bacio, come se agli annunziatori della pace uno qualsiasi del popolo rispondesse: «Fino, a quando ci terrete sospesi? Da tempo predicate la pace, e la pace non viene; promettete i beni, ed ecco i guai. Ecco, già molte volte e in molte maniere gli angeli lo hanno annunziato ai padri, e i nostri padri lo hanno annunziato a noi dicendo: Pace, e non c’è pace (Ger 6,14). Se Dio mi vuole persuadere del benevolo disegno della sua volontà che tanto sovente mi ha promesso attraverso i suoi portavoce, ma non ha ancora mostrato, mi baci con il bacio della sua bocca, e così, con questo segno di pace mi faccia sicuro che ormai la pace c’è. Come infatti credere alle parole? Bisogna che esse siano confermate dai fatti. Dia prove Iddio della veridicità dei suoi profeti, se pure hanno parlato in nome suo, e venga egli stesso dietro di loro, come spesso ha promesso, perché senza di lui non possono fare nulla. Ha mandato il servo, ha preso il suo bastone, ma non c’era ancora né voce, né vita. Non sorgo, non risuscito, non mi scuoto dalla polvere, non respiro nella speranza, se non viene il profeta stesso e mi baci col bacio della sua bocca.

6. Qui bisogna considerare che colui che si presenta come mediatore presso Dio è il Figlio di Dio, è Dio stesso. E che cosa è l’uomo perché si manifesti a lui, o il figlio dell’uomo perché venga da lui considerato? Quale fiducia in me, perché io osi affidarmi a tanta maestà? Come posso, dico, io terra e cenere, presumere che Dio abbia cura di me? Egli, inoltre, ama suo Padre, ma di me non ha bisogno, non gli occorrono i miei beni. Di dove dunque mi risulterà che egli non sia nei miei riguardi un mediatore parziale? Ma se è vero, come dite, che Dio ha decretato di usare misericordia, e nutre ancora pensieri di compiacenza per me, stabilisca il testamento di pace, e faccia con me un patto sempiterno nel bacio della sua bocca. Per non rendere vane le parole della sua bocca, si annichilisca, umili se stesso, si chini e mibaci con il bacio della sua bocca. Affinché il mediatore non sia sospetto a nessuna delle parti, come conviene, il Figlio di Dio e Dio egli stesso si faccia uomo, si faccia figlio dell’uomo, e me ne dia la certezza con il bacio della sua bocca. Ricevo sicuro come mediatore di Dio il Figlio suo, che riconosco anche come mediatore mio. Ormai non mi sarà più affatto sospetto: è infatti mio fratello e mia carne. Penso che non potrà disprezzarmi, lui che ormai è osso delle mie ossa e carne della mia carne.

7. Così dunque l’antica inimicizia esigeva il bacio sacrosanto, vale a dire, il mistero dell’incarnazione del Verbo, dal momento che cominciava a venir meno la fede, stanca per la lunga e faticosa aspettativa, e il popolo infedele, vinto dal tedio, mormorava contro le promesse di Dio. Non è un’invenzione mia, anche voi ritrovate questo leggendo la Scrittura. Questo significavano quelle lamentevoli voci piene di mormorazione: Ordina, riordina, aspetta e riaspetta: un poco qui, un poco qui (Is 28,10). Di qui quelle suppliche piene di ansietà: ricompensa, Signore, coloro che sperano in Te, affinché i tuoi profeti siano trovati veritieri (Eccli 36,18); e ancora:Adempi le profezie fatte nel tuo nome (Eccli 36,17). Di qui quelle dolci e consolanti promesse: Ecco apparirà il Signore e non mentirà; se tarda a venire aspettalo, perché verrà e non tarderà (Ab 2,3). E ancora: Prossimo è il tempo della sua venuta; ancora: Vicino a venire è il suo tempo e i suoi giorni non sono remoti (Is 14,1), e nella persona del promesso: Ecco io faccio scorrere verso di voi come un fiume la pace, e come un torrente in piena la ricchezza dei popoli (Is 66,12).
Da queste parole appare chiaramente sia l’istanza di coloro che a nome di Dio predicevano, sia la diffidenza dei popoli. E così la gente mormorava, e la fede tentennava e, secondo il vaticinio di Isaia gli annunciatori della pace amaramente piangevano (Is 33,7). Perché dunque tutto il genere umano, tardando a venire Cristo, non perisse per la disperazione, nel sospetto che l’inferma mortalità venisse tenuta in dispregio, e diffidasse ormai della grazia della sua riconciliazione con Dio, tante volte promessa, i santi, che erano certi dello spirito, bramavano la certezza che doveva venire dalla presenza della carne, e per i pusillanimi e gli increduli sollecitavano istantissimamente il segno del ristabilimento della pace.

8. O radice di Jesse, che stai come segno dei popoli, quanti re e profeti ti hanno voluto vedere e non ti videro!

IV. Ma felice tra tutti Simeone, che nella sua vecchiaia vide la grande misericordia! Egli invero bramava di vedere il segno tanto desiderato: lo vide, e ne fu pieno di gaudio; e, avendo ricevuto il bacio di pace, fu lasciato andare in pace, profetando tuttavia prima apertamente che Gesù era nato come segno a cui si sarebbe contraddetto... E fu così davvero. Fu segno di contraddizione, ma da parte di coloro che odiano la pace: poiché pace è per gli uomini di buona volontà, ai malvagi è pietra di scandalo e di inciampo; Erode (dice il Vangelo), si turbò, e tutta Gerusalemme insieme con lui: in realtà Egli venne tra la sua gente, ma i suoi non lo ricevettero (Gv 1,11). Felici quei pastori che vegliavano e che furono giudicati degni di vedere questo segno. Già allora (Gesù) si nascondeva ai sapienti e ai prudenti, e si manifestava ai piccoli. Anche Erode volle vederlo, ma non lo meritò, perché la sua volontà non era buona. Infatti, il segno della pace veniva dato solo agli uomini di buona volontà; a erode, invece, e ai suoi pari non sarà dato se non il segno del profeta Giona. E poi l’angelo soggiunge ai pastori: Questo sarà per voi il segno (Lc 2,12), per voi umili, per voi obbedienti, per voi che non pretendete di saperla lunga, per voi che vigilate e meditate giorno e notte nella legge del Signore, per voi questo sarà il segno. Quale? Quello che gli angeli promettevano, quello che i popoli cercavano, quello che i profeti avevano predetto, questo ha fatto ora il Signore Gesù, e lo ha mostrato a voi. In questo segno ricevano la fede gli increduli, la speranza i pusillanimi, i perfetti la sicurezza. Questo dunque per voi il segno. Segno di che cosa? Di indulgenza, di grazia, di pace, e di una pace che non avrà fine. Questo dunque il segno: Troverete un bambino avvolto in fasce e posto in una mangiatoia (Lc 2,12). Ma in quel bambino c’è Dio che riconcilia a sé il mondo. Morirà per i vostri peccati e risorgerà per la vostra santificazione, affinché, giustificati mediante la fede, siate in pace con Dio. Questo segno di pace era quello che il profeta proponeva al re Achaz di chiedere al Signore Dio suo, sia al di sopra nel cielo, sia nel profondo degli inferi. Ma l’empio re ricusò, non credendo, il misero, che in questo segno si sarebbero associate nella pace le cose infime alle superne, in quanto gli inferi avrebbero ricevuto anch’essi il segno di pace, salutati nel bacio santo allorché il Signore sarebbe disceso da loro, mentre gli spiriti superni avrebbero partecipato al medesimo, al ritorno di Cristo nel cielo.

9. Il discorso deve finire; per riassumere brevemente quanto abbiamo detto, appare chiaro che questo santo bacio è stato dato necessariamente al mondo per due ragioni: per sostenere la fede dei deboli, e soddisfare al desiderio dei perfetti; pertanto, questo bacio altro non è che il mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna Dio per tutti i secoli dei secoli.
AMDG et BVM

Ritrovamento del Corpo di Santo Stefano Protomartire : De Inventione S. Stephani Protomartyris ~ 3.8.2016

Dagli Atti degli Apostoli
Atti 7:51-58
51 Di testa dura e incirconcisi di cuore e di orecchio, voi resistete sempre allo Spirito Santo: anche voi siete come i vostri padri.
52 Qual dei profeti non perseguitarono i vostri padri? Uccisero perfino quelli che predicevano la venuta del Giusto, di cui voi siete stati adesso i traditori e gli assassini,
53 Voi che avete ricevuto la legge per ministero d'Angeli, e non l'avete osservata.
54 All'udire tali cose, si rodevano nei loro cuori, e digrignavano i denti contro di lui.


55 Ma egli, ch'era pieno dello Spirito Santo, mirando fisso in cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù che stava ritto alla destra di Dio. E disse: Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo ritto alla destra di Dio. 
56 Ma quelli, gettando grandi grida, si turarono le orecchie, e tutti insieme gli si gettarono addosso. 
57 E trascinatolo fuori della città, si diedero a lapidarlo: e i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi d'un giovane, chiamato Saulo. 
58 Mentre lo lapidavano, Stefano pregava dicendo: Signore Gesù, ricevi il mio spirito.


Lettura 3
I corpi dei santi Stefano Protomartire, Gamaliele, Nicodemo e Abibone, esalanti un soavissimo odore, furono trovati vicino a Gerusalemme, da Giovanni vescovo di Gerusalemme. 


Al rumore dell'avvenimento accorse gran folla, e molti fra essi ch'erano affetti da diverse malattie o deboli, ritornarono guariti alle loro case. 

Il sacro corpo di san Stefano, depositato colla più gran pompa nella santa chiesa di Sion, fu trasportato sotto Teodosio il giovine a Costantinopoli; e in seguito, sotto il sommo Pontefice Pelagio I, a Roma, nel campo Verano, e riposto nella tomba di san Lorenzo Martire.
[Sant'Agostino nel suo DE CIVITATE DEI  parlando sul tema della Risurrezione della carne narra molti miracoli avvenuti per intercessione di Santo Stefano Protomartire le cui reliquie in quegli anni erano state trovate. cfr XXII, 8, 11-23]

V. O Signore, esaudisci la mia preghiera.
R. E il mio grido giunga fino a Te. 
Preghiamo
Signore, dacci d'imitare quello che onoriamo: cosicché impariamo ad amare anche i nemici; poiché celebriamo l'Invenzione di colui che anche per i persecutori seppe pregare nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio
Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen

UN PO' DI POESIA anzi più che poesia perché si tratta di cantico spirituale


Lo sai che è un onore soffrire per Cristo Gesù

STROFA 4 
dal Cantico Spirituale b, 
di san Giovanni della Croce

O boschi e selve ombrose.
piantate dalla mano dell'Amato!
O prato verdeggiante
di bei fiori smaltato!
Ditemi se attraverso voi è passato.

SPIEGAZIONE

I - Dopo avere fatto comprendere il modo con cui si e disposta per intraprendere questo cammino che consiste nell'aver coraggio di non andare dietro a gusto e diletto, e forza di superare tentazioni e pericoli, in cui si riduce l'esercizio del proprio conoscimento (che è la prima cosa che ella deve fare per conoscere Dio), l'anima in questa strofa per mezzo della meditazione sulle creature e della loro conoscenza incomincia ad incamminarsi verso la conoscenza de! . suo Amato, loro Creatore. Infatti, in questo cammino spirituale, dopo la conoscenza di se stessi, la riflessione sulle creature è la prima nell'ordine per arrivare a quella di Dio, in quanto che per loro mezzo si giunge alla .conoscenza della grandezza ed eccellenza di Lui. Ce lo dice l'Apostolo: Invisibilia enim ipsius a creatura mundi per ea quae facta sunt, intellecta, conspiciuntur (Rom. I: 20), come se dicesse: Le cose invisibili di Dio sono conosciute dall'anima per mezzo delle cose create visibili e invisibili.
Pertanto in questa strofa l'anima parla con le creature, chiedendo loro. del suo Amato. È da notare che, come afferma S. Agostino, la domanda rivolta dall'anima alle creature è la riflessione che intorno ad esse ella fa del suo Creatore. In questa strofa quindi è contenuta la riflessione sugli elementi e sulle altre creature inferiori, sui cieli e sulle altre creature materiali create in essi da Dio, ed anche quella sugli spiriti celesti. Perciò dice:

O boschi e selve ombrose.

2 - Chiama boschi gli elementi che sono la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco, poiché come boschi amenissimi sono popolati da numerosissime creature, alle quali dà il nome di selve ombrose per il grande numero e le molteplici loro varietà in ciascun elemento. Nella terra vi sono innumerevoli specie di animali e di piante, nell'acqua infinite varietà di pesci, nell'aria molte varietà di uccelli. L'elemento :del fuoco è quello che concorre con tutti gli altri alla animazione e alla conservazione di tutto. 
E così ogni specie di, animali vive nel suo elemento dove è collocata e piantata come nel suo bosco e nel terreno in cui nasce e si sviluppa. In verità Dio stesso dispose così allorché creò(Gen. I), comandando alla terra che producesse le piante e i gli animali, al mare e alle acque i pesci, e fece l'aria dimora degli uccelli.
Per questo, vedendo che Dio ha comandato e fatto così, l'anima dice il verso seguente:

piantate dalla mano dell'Amato!


3 - In questo verso viene espressa la considerazione che solo la mano dell'amato Dio ha potuto fare e creare queste varietà e queste meraviglie.
Perciò si deve osservare che l'anima dice di proposito: dalla mano dell'Amato poiché, quantunque Dio faccia molte altre cose per mano di altri, cioè per mezzo degli Angeli e degli uomini, non ha mai fatto né fa servendosi di altri, ma solo da sé, l'opera della creazione. Perciò l'anima si sente fortemente spinta verso l'amore del suo amato Dio dalla riflessione sulle creature, vedendo che sono state create dalla mano di Lui.
E dice ancora:

o prato verdeggiante.

4 - Si tratta della riflessione sul cielo, al quale l'anima dà il nome di prato verdeggiante, poiché le cose create che sono in esso durano sempre con un verdeggiare perenne; non finiscono nè marciscono con il tempo; in esse, come in frescure verdeggianti, si rallegrano e si dilettano le. anime dei giusti. In questa riflessione viene inclusa ogni considerazione sulle fulgide stelle e sugli altri pianeti del cielo.

5 - Anche la Chiesa dà il nome di «verzura» alle cose celesti allorché, pregando il Signore per le anime dei defunti, parlando con loro dice: Constituat vos Dominus inter amoena virentia, che vuol dire: Vi collochi Dio nelle dilettevoli verzure.
Inoltre l'anima afferma che questo è anche

di bei fiori smaltato!

6 - Per fiori ella intende gli Angeli e le anime sante di cui quel luogo è abbellito e adorno come un vaso d'oro puro ornato di un grazioso e fine smalto.

Ditemi se attraverso voi è passato.

7 - Questa domanda è come la riflessione precedente: e significa: ditemi quale bellezza ha creato in voi:

lunedì 1 agosto 2016

Profezia è fedeltà al dogma e non ai tempi.

"PROFETICO" E' 

CIO' CHE STA AL DEFINITIVO

E NON AL CAMBIAMENTO



 Profezia è vivere il definitivo e non ciò che cambia.

 Profezia è fedeltà al dogma e non ai tempi.

 Ti vogliono schiacciare in una falsa alternativa tra chi vorrebbe la Chiesa del passato e chi quella del  futuro. No, noi vogliamo la Chiesa di sempre, che è quella del passato del presente e del futuro.

 È opprimente questo clima instauratosi nella Chiesa cattolica, che continua a porre un falso problema, quello della alternativa tra passato e futuro, schiacciando la coscienza dei cattolici in costruiti sensi di colpa, se si attardano al passato e non si adattano ad un presente rivoluzionario, che dovrebbe preparare il futuro. Ed è su questi sensi di colpa che annullano una giusta resistenza ai continui cambiamenti, che stanno smantellando la Chiesa.

 Ci dicono che non dobbiamo essere nostalgici, che la chiesa di un tempo non tornerà, che dobbiamo riprogrammarci per una chiesa del futuro; e per preparare la chiesa del futuro ci impongono di “togliere” molte delle cose che hanno fatto la solidità di generazioni di cristiani. 

È lo smantellamento, dolce o violento secondo le circostanze, di ciò che c'è ancora di stabile nel cattolicesimo, i dogmi - i comandamenti - la disciplina dei sacramenti - la funzione della gerarchia. Ma questo smantellamento non avviene con violenza, come nella rivoluzione protestante che eliminò verità di fede, gran parte dei sacramenti e il sacerdozio gerarchico. 
No, non avviene con una riforma esplicita, che si dichiarerebbe da se stessa eretica, ma avviene con la tattica della “fluidità”.

 Eh sì, è proprio così, tutto viene reso fluido, non negato, per essere cambiato. È la tattica del modernismo, è il modernismo pratico, che da dentro porta alla metastasi il cancro nella chiesa.

 E come ti rendono fluido il cattolicesimo, i suoi dogmi e la sua morale? Con il super dogma della Chiesa profetica.

 Non se ne può proprio più! Ogni volta che fai presente che si stanno dimenticando le verità rivelate, che si sta concedendo diritto di esistenza al peccato mortale, che si sta favorendo il sacrilegio nell'amministrazione dei sacramenti, che si sta sostenendo l'indifferentismo facendo credere che tutte le religioni vadano bene; ebbene, tutte le volte che sollevi questo doloroso problema, ti viene detto che devi accettare che la chiesa si apra al futuro, che devi accettare che la chiesa sia profetica non ripetendo il passato, ma cambiando continuamente.

 La stessa cosa accade quando si fa notare che questi cambiamenti, ammesso che non siano contro la Rivelazione divina (ma lo sono in evidenza, basta usare la ragione per capirlo!), non hanno nemmeno prodotto un incremento di vita cristiana, ma hanno svuotato definitivamente le chiese: anche qui ti dicono che il mutamento fa parte dell'instaurazione della chiesa del futuro, una chiesa con pochissime messe, pochissimi sacerdoti, con sacramenti generalizzati e alternativi, pronta sempre a ripensare se stessa in funzione della società che cambia. 
Ed ecco la chiesa del futuro, la chiesa fluida per un cristianesimo fluido.

 Ma la profezia non è questa cosa qui, questa è una schifezza inventata dai nipoti dei modernisti classici, che stanno portando alla distruzione ciò che ancora resta del cattolicesimo.

 La profezia invece è riferimento al fondamento che è Cristo.

 Profeti si è in riferimento all'opera di Dio in Gesù Cristo: profeta è chi vive tutto in Dio; chi sa che “la realtà invece è Cristo” e, vivendo dentro il mondo, fa della sua esistenza un richiamo per gli uomini, che vivono l'ingannevole illusione di una vita fuori dalla grazia del Signore. Profeta è chi è stabilito sulla roccia della fede cattolica, della fede trasmessa una volta per tutte ai santi, e sa che il futuro dipende dall'obbedienza, in tutto, al Dio che si è rivelato in Gesù Cristo.

 La profezia sta al fondamento dato, non al cambiamento. 

La profezia sta alla regola, non alla confusione. 

La profezia sta all'obbedienza a Dio e non ai tempi che cambiano
Per questo i monaci, gli uomini della regola, furono profeti per il loro tempo ed edificarono la cristianità, cercando solo Dio.

 La profezia sta alla definitività che è Cristo e alla definitività della vita eterna, altro che al cambiamento!

 Occorre avere una chiara consapevolezza di questo, per non essere ricattati moralmente dai modernisti pratici, che affollano ciò che resta della struttura della chiesa: la abitano da padroni per ultimarne lo smantellamento, e poco importa se ne sono coscienti o no.

 La chiarezza sulla falsità dell'idea di Chiesa profetica, deve portare a considerarne tutta la portata distruttiva. Questa caratterizzazione di “profetica” coinvolge tutto e tutto distrugge, a partire dalla gerarchia, passando per il sacerdozio, giungendo ai fedeli.

 In questa modernizzata mentalità cattolica non hai più il Papato della tradizione, dove il Papa custodisce il deposito della fede, ma un papato profetico, che dovrebbe guidare i cristiani di tutto il mondo verso le spiagge di una fede più liberamente abbracciante tutto e tutti.

 In questa modernizzata mentalità cattolica non hai più il sacerdozio cattolico, preoccupato di insegnare la fede e di amministrare la grazia dei sacramenti, curandone la retta ricezione, ma un sacerdozio profetico impegnato in continue rivoluzioni che dovrebbero rendere più interessante il cristianesimo ai cattolici borghesi e benestanti, perennemente annoiati.

 E alla fine i fedeli, o i laici come si usa oggi chiamarli, al seguito di un papato e di un sacerdozio così profetici, scompariranno dentro la palude di un mondo secolarizzato, che hanno strenuamente copiato per essere appunto profetici.

 Si chiude così la parabola del post-concilio, che vide una chiesa profetica, ma che dimenticò che la profezia è stabilità e non cambiamento. 
Stabilità fondata sulla roccia immutabile che è Cristo.

Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 8 - Agosto 2016