domenica 14 febbraio 2016

San Valentino, Sacerdote e Martire





S. VALENTINI 

Presbyteri et Martyris



Simplex


Missa In virtúte, de Communi unius Martyris 3 loco, cum Orationibus ut infra.


Oratio

P

PRAESTA, quaésumus, omnípotens Deus: ut, qui beáti Valentíni Mártyris tui natalítia cólimus, a cunctis malis imminéntibus, ejus intercessióne, liberémur. Per Dóminum.


Secreta

P

SÚSCIPE, quaésumus, Dómine, múnera dignánter obláta: et beáti Valentíni Mártyris tui suffragántibus méritis, ad nostrae salútis auxílium proveníre concéde. Per Dóminum.


Postcommunio

P

SIT nobis, Dómine, reparátio mentis et córporis caeléste mystérium: ut, cujus exséquimur actiónem, intercedénte beáto Valentíno Mártyre tuo, sentiámus efféctum. Per Dóminum.


Agiografia


Nato in una famiglia patrizia, fu convertito al cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.
Nell'anno 270 Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell'oratore greco e latino Cratone, per predicare il Vangeloe convertire i pagani.
Invitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire l'imperatore al cristianesimo. Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale affidandolo a una nobile famiglia.
Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L'impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano.
AMDG et BVM

SAN PAOLO AI ROMANI, VIII 20-25


LETTERA AI ROMANI


Desiderio della creazione e nostro


[20]Poiché la creazione è stata assoggettata alla vanità, non per sua volontà, ma di Colui che l’assoggettò colla speranza 21che essa pure sia liberata dalla servitù della corruzione, per aver parte alla libertà gloriosa dei figli di Dio.
[22]E noi sappiamo che fino ad ora tutte insieme le creature sospirano e son nei dolori del parto. 23E non esse soltanto, ma anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro di noi stessi aspettando l’adozione dei figli di Dio, la redenzione del nostro corpo, 24essendo noi salvati in speranza. 
Ma vedere quel che si spera non è più sperare. E come sperare quel che già si vede? 25Or se noi speriamo quel che non si vede, aspettiamolo con pazienza.

<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>

sabato 13 febbraio 2016

Il ruolo delle donne nella Chiesa - La Messa Latina Tradizionale: tutti i seminaristi cattolici devono conoscere la forma tradizionale della Messa ed essere capaci di celebrarla.

Intervista di 

mons. Athanasius Schneider


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Il ruolo delle donne nella Chiesa

Oggi si sente parlare molto del ruolo delle donne nella Chiesa, del cosiddetto “genio femminile”. Le donne hanno giocato un ruolo fondamentale nella Chiesa fin dall’inizio, a cominciare dalla Beata Vergine Maria. Ma liturgicamente Cristo ha reso chiarissima la Sua posizione, così come hanno fatto i papi pre-conciliari. Sua Eccellenza considera che il coinvolgimento femminile nella liturgia, sia le stesse donne nella Messa Novus Ordo sia le bambine-chierichette, abbia avuto un ruolo positivo o negativo nella Chiesa durante gli ultimi quattro decenni?

Non c'è dubbio che il coinvolgimento femminile nei servizi liturgici all’altare (lettura dei Testi, servizio all’altare, distribuzione della Santa Comunione) rappresenti una rottura radicale con l’intera e universale tradizione della Chiesa. Una simile pratica è contraria alla Tradizione apostolica.

Questa pratica ha dato alla liturgia della Santa Messa una evidente forma protestante, e la caratteristica di un incontro informale di preghiera o di un evento catechetico. È una pratica del tutto contraria alle intenzioni dei Padri del Concilio Vaticano II e non se ne trova la minima indicazione nella Costituzione sulla Sacra Liturgia.


La Messa Latina Tradizionale

Sua Eccellenza è ben nota per celebrare la Messa Latina tradizionale in tanti luoghi in tutto il mondo. Quali pensa siano le lezioni più profonde che ha appreso, come prete e come vescovo, dalla celebrazione del Rito Latino, e che altri preti e vescovi possono sperare di acquisire dicendo essi stessi la Messa tradizionale?

La lezione più profonda che ho appreso dalla celebrazione della forma tradizionale della Messa è questa: sono solo un povero strumento di un’azione soprannaturale e sommamente sacra, il cui celebrante principale è Gesù Cristo, l’Eterno Sommo Sacerdote. Sento che durante la celebrazione della Messa perdo in qualche modo la mia libertà individuale, poiché le parole e i gesti sono stabiliti fin nei minimi dettagli, e non posso disporne. Sento nel più profondo del cuore che sono solo un servo ed un ministro, che ancora con libera volontà, con fede e amore, compio non la mia volontà ma quella di Un Altro.

Il Rito tradizionale e antico di millenni della Santa Messa, che neppure il Concilio di Trento aveva cambiato, poiché l’Ordo Missae prima e dopo quel Concilio era pressoché identico, proclama ed evangelizza con forza l’Incarnazione e l’Epifania del Dio ineffabilmente santo ed immenso, che nella liturgia del “Dio è con noi,” come “Emanuele”, si fa così piccolo e così vicino a noi. Il rito tradizionale della Messa è di un’alta sapienza e al tempo stesso una potente proclamazione del Vangelo, che compie l’opera della nostra salvezza.


Se Papa Benedetto è nel giusto quando dice che il Rito Romano attualmente esiste (benché in modo strano) in due forme piuttosto che in una, perché non avviene ancora che a tutti i seminaristi sia richiesto di studiare ed apprendere la Messa Latina tradizionale, come parte della loro formazione di Seminario? Come mai un parroco della Chiesa Romana può non conoscere entrambe le forme dell’unico rito della sua Chiesa? E come possono tanti cattolici essere ancora privati della Messa tradizionale e dei sacramenti se si tratta di una forma equivalente?

Secondo l’intenzione del Papa Benedetto XVI, e le chiare norme dell’Istruzione “Universae Ecclesiae”, tutti i seminaristi cattolici devono conoscere la forma tradizionale della Messa ed essere capaci di celebrarla. Lo stesso documento afferma che questa forma della Messa è un tesoro per l’intera Chiesa, e dunque lo è per tutti i fedeli.

Papa Giovanni Paolo II aveva rivolto un appello urgente a tutti i vescovi di accogliere generosamente il desiderio dei fedeli di celebrare la forma tradizionale della Messa. Quando il clero ed i vescovi ostacolano o limitano la celebrazione della Messa tradizionale, essi non obbediscono a ciò che lo Spirito Santo dice alla Chiesa, e si comportano in maniera anti-pastorale. Si comportano come se fossero i possessori del tesoro della liturgia, che non appartiene loro, perché essi sono solamente gli amministratori.

Negando la celebrazione della Messa tradizionale o facendo ostruzione e discriminazione nei suoi confronti, si comportano come un amministratore infedele ed inaffidabileche, contrariamente agli ordini del padrone di casa,  tiene la dispensa chiusa a chiave oppure come una cattiva matrigna che dà ai bambini un cibo insufficiente.

Forse questi chierici temono che il grande potere della verità s’irradi dalla celebrazione della Messa tradizionale. Possiamo paragonare la Messa tradizionale ad un leone: lasciatelo libero e saprà difendersi.

AMDG et BVM

DOMENICA I DI QUARESIMA


DOMENICA I DI QUARESIMA 

esordio - il deserto di engaddi
 1. “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”, ecc. (Mt 4,1).
Leggiamo nel primo libro dei Re, che Davide abitò nel deserto di Engaddi (cf. 1Re 24,1-2). Davide s’interpreta “di mano forte” e indica Gesù Cristo che, con le mani inchiodate sulla croce, sconfisse le potenze dell’aria (diaboliche). O meravigliosa potenza: vincere il proprio nemico con le mani legate! Cristo abitò nel deserto di Engaddi, nome che s’interpreta “occhio della tentazione”.
Osserva che l’occhio della tentazione è triplice. Il primo è quello della gola, del quale è detto nella Genesi: “E la donna vide che l’albero era buono da mangiare, bello agli occhi e di aspetto gradevole; prese del suo frutto, ne mangiò e ne diede a suo marito” (Gn 3,6). Il secondo è quello della superbia e della vanagloria, del quale Giobbe, parlando del diavolo, dice: “Guarda tutto ciò che è alto: egli è il re di tutti i figli della superbia” (Gb 41,25). Il terzo è quello dell’avarizia, del quale parla il profeta Zaccaria: “Questo è il loro occhio in tutta la terra” (Zc 5,6).
Cristo dunque dimorò nel deserto di Engaddi per quaranta giorni e quaranta notti; in esso subì dal diavolo le tentazioni della gola, della vanagloria e dell’avarizia.

2. È detto perciò nel vangelo di oggi: “Gesù fu condotto nel deserto”. Osserva che i deserti sono tre, e in ognuno di essi fu condotto Gesù: il primo è il grembo della Vergi­ne, il secondo è quello del vangelo di oggi, il terzo è il patibolo della croce. Nel primo fu condotto solo dalla misericordia, nel secondo per darcene l’esempio, nel terzo per obbedire al Padre.
Del primo dice Isaia: “Manda, Signore, l’agnello dominatore della terra, dalla pietra del deserto al monte della figlia di Sion” (Is 16,1). O Signore, Padre, manda l’agnello, non il leone, il dominatore, non il distruttore, dalla pietra del deserto, cioè dalla beata Vergine che è detta “pietra del deserto”: “pietra”, per il fermo proposito della verginità, per cui rispose all’angelo: “Come può avvenire questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34), vale a dire: ho fatto il fermo proposito di non conoscerlo?; “del deserto”, perché non lavorabile (lat. inarabilis): restò infatti intatta, vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Mandalo al monte della figlia di Sion, cioè alla santa chiesa che è figlia della celeste Gerusalemme.
Del secondo deserto dice Matteo: “Gesù fu condotto nel deserto, per essere tentato dal diabolo”, ecc.
Del terzo parla Giovanni Battista: “Io sono la voce di colui che grida nel deserto” (Gv 1,23). Giovanni Battista è detto “voce” perché, come la voce precede la parola, così egli precedette il Figlio di Dio. Io, disse, sono la voce di Cristo, che grida nel deserto, cioè sul patibolo della croce: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46). In questo deserto tutto fu pieno di spine ed egli fu privo di ogni forma di umano soccorso.

AMDG et BVM


FIGLIA MIA... CONCHIGLIA...



Figlia mia... Conchiglia...
sono la Mamma Maria
e desidero dire a tutti i miei figli
che il male che vedete nel mondo è solo una piccola parte
di ciò che è realmente nel mondo.
Chi detiene il potere dell'informazione...
e qui è inclusa anche quella parte di Chiesa inadempiente...
se ne guarda bene dal mostrarvi tutto ciò che è di male nel mondo.
Sapete figli miei perché non vi mostrano la realtà?
Non ve la mostrano poiché conoscono bene
il risultato delle vostre reazioni.
Se voi sapeste come stanno realmente le cose
vi ribellereste in massa seduta stante e loro perderebbero
il loro potere e la loro credibilità.
E' il loro potere che è in gioco... e loro non vogliono perderlo.
Non vogliono rinunciare al più piccolo privilegio
anche se vedono uomini e donne ... vecchi e bambini...
supplicare aiuto per un pezzo di pane.
Non sono più dei figli di Dio... sono figli di satana
e con satana governano il mondo.
Se così non fosse... il mondo sarebbe nella gioia
e nell'abbondanza... e nella pace.
E invece figli miei...
sta per finire anche quel briciolo di pace effimera
che appena appena aleggia in qualche Paese del Mondo.
Pregate figli e abbassate il vostro tasso di superbia
e ammettete che il vostro comportamento sbagliato...
vi ha resi schiavi delle seduzioni del demonio
e ancora continua a farvi credere...
che l'uomo non ha bisogno di Dio 


10 novembre 2002 - 13.00 - Maria Santissima




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