Visualizzazione post con etichetta prima domenica di Quaresima. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta prima domenica di Quaresima. Mostra tutti i post

domenica 5 marzo 2017

"Non in pane solo vivet homo, sed in omni verbo quod procédit de ore Dei"”.




DOMINICA PRIMA QUADRAGESIMAE 

INTROITUS. Ps 90,15a.c-16a Invocábit me, et ego exáudiam eum: erípiam eum, et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum. Ps 90,1: Qui hábitat in adiutório Altíssimi, in protectióne Dei cæli commorábitur. Glória Patri. Invocábit me, et ego exáudiam. Kýrie, eléison. 
Non dicitur Glória in excélsis. 

COLLECTA. Orémus. COncéde nobis, omnípotens Deus : ut, per ánnua quadragesimális exercítia sacraménti, et ad intellegéndum Christi proficiámus arcanum / et efféctus eius digna conversatione sectémur : Per Dóminum. 

LECTIO. 2 Cor 6,1-10 Ecce nunc tempus acceptabile. 

Léctio Epístolæ secúndæ beáti Pauli apóstoli ad Corínthios. FRatres: Adiuvántes, exhortámur ne in vácuum grátiam Dei recipiátis —ait enim: “Témpore accépto,  exaudívi te et in die salútis adiúvi te”. Ecce nunc tempus acceptábile, ecce nunc dies salútis—, némini dantes ullam offensiónem, ut non vituperétur ministérium, sed in ómnibus exhibéntes nosmetípsos sicut Dei minístros* in multa patiéntia, in tribulatiónibus, in necessitátibus, in angústiis, in plagis, in carcéribus, in seditiónibus, in labóribus, in vigíliis, in ieiúniis, in castitáte, in sciéntia, in longanimitáte, in suavitáte, in Spíritu Sancto, in cantáte non ficta, in verbo veritátis, in virtúte Dei: per arma iustítiæ a dextris et sinístris, per glóriam et ignobilitátem, per infámiam et bonam famam: ut seductóres et veráces, sicut qui ignóti et cógniti, quasi moriéntes et ecce vívimus^ ut castigáti et non mortificáti, quasi tristes, semper autem gaudéntes, sicut egéntes, multos autem locupletántes, tamquam nihil habéntes et ómnia possidéntes. 

RESPONSORIUM. Ps 90,11-12 IV. Angelis suis Deus mandávit de te: ut custódiant te in ómnibus viis tuis. V/. In mánibus portábunt te: ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum. 

TRACTUS. Ps 90,1-7.11-16 Qui hábitat in adiutório Altíssimi, in protectióne Dei cæli commorábitur. V/. Dicet Dómino, Suscéptor meus es tu, et refúgium meum: Deus meus, sperábo in eum. y. Quóniam ipse liberávit me de láqueo venántium, et a verbo áspero. y. Scápulis suis obumbrábit tibi: et sub pennis eius sperábis. y. Scuto circúmdabit te véritas eius: non timébis a timóre noctúrno. y. A sagítta volánte per diem, a negótio perambulánte in ténebris, a ruína, et dæmónio meridiáno.  V/. Cadent a látere tuo mille, et decem mília a dextris tuis: tibi autem non appropinquábit. y. Quóniam Angelis suis mandávit de te: ut custódiant te in ómnibus viis tuis. V/. In mánibus portábunt te: ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum. T. Super áspidem et basilíscum ambulábis: et conculcábis leónem et dracónem. T. Quóniam in me sperávit, liberábo eum: prótegam eum, quóniam cognóvit nomen meum. y. Invocábit me, et ego exáudiam eum: cum ipso sum in tribulatióne. y. Erípiam eum, et glorificábo eum. y. Longitúdine diérum adimplébo eum: et osténdam illi salutáre meum. 

EVANGELIUM. Mt 4,1-11 Iesus per quadraginta dies ieiunat et tentatur. 

*f* Léctio sancti Evangélii secúndum Matthaéum. 
IN illo témpore: Iesus ductus est in desértum a Spíritu, ut tentarétur a diábolo. Et cum ieiunásset quadragínta diébus et quadragínta nóctibus, póstea esúriit. 
Et accédens temptátor dixit ei: “Si Fílius Dei es, dic ut lápides isti panes fiant”. Qui respóndens dixit: “Scriptum est: "Non in pane solo vivet homo, sed in omni verbo quod procédit de ore Dei"”. 
Tunc assúmit eum diábolus in sanctam civitátem, et státuit eum supra pinnáculum templi et dicit ei: “Si Fílius Dei es, mitte te deórsum: scriptum est enim: "Angelis suis mandábit de te et in mánibus tollent te, ne forte offéndas ad lápidem pedem tuum"”. Ait illi Iesus: “Rursum scriptum est: Non tentábis Dóminum Deum tuum”. 
Iterum assúmit eum diábolus in montem excélsum valde, et osténdit ei ómnia regna mundi et glóriam eórum, et dicit illi: “Hæc tibi ómnia dabo si cadens adoráveris me”. Tunc dicit ei Iesus: “Vade, Sátanas; scriptum est enim: "Dóminum Deum tuum adorábis et illi soli sérvies"”. Tunc relíquit eum diábolus, et ecce ángeli accessérunt et ministrábant ei. 

Credo in unum Deum. 

SUPER OBLATA. OFferéntes hæc múnera, quaesumus, Dómine : ut diáboli fraudes strénue vitemus / et te, solum Deum, pura ménte sectémur : Per Christum. 
COMMUNIO. Ps 90,4-5a Scápulis suis obumbrábit tibi, et sub pennis eius sperábis: scuto circúmdabit te véritas eius. 
POSTCOMMUNIONEM. Orémus. CÆlésti pane refécti, quo fides álitur, spes provéhi-tur et cáritas roborátur : quaésumus, Domine / ut in omni verbo, quod procédit de ore tuo, víveré valeámus : Per Dóminum. 
*
Sermone di san Leone Papa

Sermone 4 sulla Quaresima
Dovendo parlarvi, o dilettissimi, del più grande e sacro fra i digiuni, potrei servirmi di migliore esordio, che incominciare colle parole dell'Apostolo, nel quale parlava Cristo, ripetendovi ciò che è stato letto: «Ecco il tempo favorevole, ecco il giorno della salvezza?» (2Cor. 6,4). E sebbene non ci sia tempo che non sia ricco dei doni divini, e noi troviamo sempre accesso, per sua grazia, presso la misericordia di Dio, tuttavia è necessario che gli animi di tutti si eccitino con maggiore zelo ai progressi spirituali, e che siano animati d'una maggior fiducia, ora che la ricorrenza di quel giorno medesimo, in cui siamo stati redenti, ci invita a compiere tutti i doveri della pietà cristiana: affinché, purificati nell'anima e nel corpo, celebriamo il mistero, il più sublime di tutti, della passione del Signore.


Certo, sì gran mistero meriterebbe testimonianze sì continue di devozione e venerazione, che noi dovremmo essere sempre dinnanzi a Dio tali quali conviene che siamo nella festa stessa di Pasqua. Ma siccome questa forza d'animo è di pochi; e da una parte per la debolezza della carne si rilassa anche l'osservanza più rigida, e dall'altra le diverse occupazioni di questa vita assorbono la nostra sollecitudine, avviene necessariamente, che anche i cuori religiosi rimangono lordati dalla polvere del mondo; fu provvista con grande utilità nostra questa istituzione divina, affinché questi esercizi di quaranta giorni ci aiutassero a ricuperare la purezza dell'anima, riscattando con pie opere e con casti digiuni i falli degli altri tempi dell'anno.


Pertanto nell'entrare, dilettissimi, in questi giorni misteriosi santamente istituiti per purificare gli animi e i corpi, procuriamo di obbedire ai precetti degli Apostoli, liberandoci da ogni macchia della carne e dello spirito: affinché, represse le lotte che esistono fra le due parti di noi stessi, l'anima ricuperi la dignità del suo impero, essendo giusto ch'essa, sottomessa a Dio e da lui governata, sia padrona del suo corpo: così che non dando scandalo a nessuno, non incorriamo il biasimo dei maligni. Perché noi meriteremmo giusti rimproveri dagli infedeli, e le lingue degli empi si armerebbero del nostro fallo per calunniare la religione, se i costumi di quelli che digiunano fossero difformi dalla purezza d'una perfetta continenza. Ché il punto essenziale del nostro digiuno non consiste nella sola astinenza dal cibo: ed inutilmente si sottrae al corpo il nutrimento, se lo spirito non si allontana dal peccato.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo
Matt 4:1-11.
In quell'occasione: Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E, dopo ch'ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame. Eccetera.

Omelia di san Gregorio Papa
Omelia 16 sul Vangelo
Alcuni si domandano da quale spirito Gesù fu condotto nel deserto, e rimangono incerti a motivo di quello che si soggiunge: «Il diavolo lo trasportò nella città santa» (Matth. 4,51); e poi: «Lo trasportò sopra un monte molto elevato» (Matth. 4,8). Ma l'opinione ragionevole e conveniente senza motivo di dubitarne, si è di credere, ch'egli fu condotto nel deserto dallo Spirito Santo: affinché il suo Spirito lo conducesse là dove lo spirito maligno doveva trovarlo per tentarlo. Ma ecco, quando si dice che l'uomo-Dio fu trasportato dal diavolo sopra un monte molto elevato, o nella città santa, la mente rifugge dal crederlo, e le orecchie umane si spaventano in udirlo. Però se riflettiamo che ben altre cose avvennero in lui, conosceremo non essere ciò incredibile.

Certo, il diavolo è il capo di tutti gli iniqui: e tutti gli empi sono le membra di questo capo. Non fu forse membro del diavolo Pilato? non furono forse membra del diavolo i Giudei che perseguitarono Cristo, e i soldati che lo crocifissero ? Qual meraviglia dunque, se permise d'essere trasportato sul monte, egli che sopportò d'essere ancora crocefisso dalle membra di lui? Non è dunque indegno per il nostro Redentore l'aver voluto essere tentato, egli che era venuto per essere ucciso. Era anzi giusto ch'egli vincesse così colle sue tentazioni le nostre tentazioni, come era venuto per trionfare della morte nostra colla sua morte.

Ma si deve sapere che ci sono tre gradi nella tentazione: la suggestione, la dilettazione e il consenso. E noi quando siamo tentati, per lo più cadiamo nella dilettazione o anche nel consenso: perché, formati di carne e nati nel peccato, anche in noi stessi portiamo i nemici di cui dobbiamo sostenere gli attacchi. Iddio invece che, incarnatosi nel seno della Vergine, era venuto al mondo senza peccato, non portava in se stesso alcun principio di contradizione. Poté quindi essere tentato per suggestione, ma giammai la compiacenza del peccato penetrò nell'anima sua. E perciò tutta quella diabolica tentazione fu esterna, non interna.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Trinità Santissima o Santissima Trinità
colloca il Tuo sguardo su questa Umanità
altrimenti sarà finita

AMDG et BVM

sabato 13 febbraio 2016

DOMENICA I DI QUARESIMA


DOMENICA I DI QUARESIMA 

esordio - il deserto di engaddi
 1. “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”, ecc. (Mt 4,1).
Leggiamo nel primo libro dei Re, che Davide abitò nel deserto di Engaddi (cf. 1Re 24,1-2). Davide s’interpreta “di mano forte” e indica Gesù Cristo che, con le mani inchiodate sulla croce, sconfisse le potenze dell’aria (diaboliche). O meravigliosa potenza: vincere il proprio nemico con le mani legate! Cristo abitò nel deserto di Engaddi, nome che s’interpreta “occhio della tentazione”.
Osserva che l’occhio della tentazione è triplice. Il primo è quello della gola, del quale è detto nella Genesi: “E la donna vide che l’albero era buono da mangiare, bello agli occhi e di aspetto gradevole; prese del suo frutto, ne mangiò e ne diede a suo marito” (Gn 3,6). Il secondo è quello della superbia e della vanagloria, del quale Giobbe, parlando del diavolo, dice: “Guarda tutto ciò che è alto: egli è il re di tutti i figli della superbia” (Gb 41,25). Il terzo è quello dell’avarizia, del quale parla il profeta Zaccaria: “Questo è il loro occhio in tutta la terra” (Zc 5,6).
Cristo dunque dimorò nel deserto di Engaddi per quaranta giorni e quaranta notti; in esso subì dal diavolo le tentazioni della gola, della vanagloria e dell’avarizia.

2. È detto perciò nel vangelo di oggi: “Gesù fu condotto nel deserto”. Osserva che i deserti sono tre, e in ognuno di essi fu condotto Gesù: il primo è il grembo della Vergi­ne, il secondo è quello del vangelo di oggi, il terzo è il patibolo della croce. Nel primo fu condotto solo dalla misericordia, nel secondo per darcene l’esempio, nel terzo per obbedire al Padre.
Del primo dice Isaia: “Manda, Signore, l’agnello dominatore della terra, dalla pietra del deserto al monte della figlia di Sion” (Is 16,1). O Signore, Padre, manda l’agnello, non il leone, il dominatore, non il distruttore, dalla pietra del deserto, cioè dalla beata Vergine che è detta “pietra del deserto”: “pietra”, per il fermo proposito della verginità, per cui rispose all’angelo: “Come può avvenire questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34), vale a dire: ho fatto il fermo proposito di non conoscerlo?; “del deserto”, perché non lavorabile (lat. inarabilis): restò infatti intatta, vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Mandalo al monte della figlia di Sion, cioè alla santa chiesa che è figlia della celeste Gerusalemme.
Del secondo deserto dice Matteo: “Gesù fu condotto nel deserto, per essere tentato dal diabolo”, ecc.
Del terzo parla Giovanni Battista: “Io sono la voce di colui che grida nel deserto” (Gv 1,23). Giovanni Battista è detto “voce” perché, come la voce precede la parola, così egli precedette il Figlio di Dio. Io, disse, sono la voce di Cristo, che grida nel deserto, cioè sul patibolo della croce: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46). In questo deserto tutto fu pieno di spine ed egli fu privo di ogni forma di umano soccorso.

AMDG et BVM