martedì 22 dicembre 2015

Un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno


SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana
Sabato, 24 dicembre 2011

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Natale è epifania – il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino che è nato per noi. Nato nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re. 

Quando, nel 1223, San Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale. Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste” – più di tutte le altre solennità – e l’ha celebrato con “ineffabile premura” (2 Celano, 199: Fonti Francescane, 787). Baciava con grande devozione le immagini del bambinello e balbettava parole di dolcezza alla maniera dei bambini, ci racconta Tommaso da Celano (ivi). 

Per la Chiesa antica, la festa delle feste era la Pasqua: nella risurrezione, Cristo aveva sfondato le porte della morte e così aveva radicalmente cambiato il mondo: aveva creato per l’uomo un posto in Dio stesso. Ebbene, Francesco non ha cambiato, non ha voluto cambiare questa gerarchia oggettiva delle feste, l’interna struttura della fede con il suo centro nel mistero pasquale. Tuttavia, attraverso di lui e mediante il suo modo di credere è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. Questo essere uomo da parte di Dio gli si rese evidente al massimo nel momento in cui il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, fu avvolto in fasce e venne posto in una mangiatoia. La risurrezione presuppone l’incarnazione. Il Figlio di Dio come bambino, come vero figlio di uomo – questo toccò profondamente il cuore del Santo di Assisi, trasformando la fede in amore. “Apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini”: questa frase di san Paolo acquistava così una profondità tutta nuova. Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo. Così l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore.


Tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro – il nostro – amore. Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce.

Sulla mangiatoia, che stava tra il bue e l’asino, Francesco faceva celebrare la santissima Eucaristia (cfr 1 Celano, 85: Fonti, 469). Successivamente, sopra questa mangiatoia venne costruito un altare, affinché là dove un tempo gli animali avevano mangiato il fieno, ora gli uomini potessero ricevere, per la salvezza dell’anima e del corpo, la carne dell’Agnello immacolato Gesù Cristo, come racconta il Celano (cfr 1 Celano, 87: Fonti, 471). Nella Notte santa di Greccio, Francesco quale diacono aveva personalmente cantato con voce sonora il Vangelo del Natale. Grazie agli splendidi canti natalizi dei frati, la celebrazione sembrava tutta un sussulto di gioia (cfr 1 Celano, 85 e 86: Fonti, 469 e 470). Proprio l’incontro con l’umiltà di Dio si trasformava in gioia: la sua bontà crea la vera festa.


Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato. È rimasta soltanto una bassa apertura di un metro e mezzo. L’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. Chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che in ciò si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa Notte santa: se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione “illuminata”. 

Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. Dobbiamo seguire il cammino interiore di san Francesco – il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato. 

Celebriamo così la liturgia di questa Notte santa e rinunciamo a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile. Lasciamoci rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo. Amen.

SALVE SANCTE PATER...

lunedì 21 dicembre 2015

Cercava un nuovo impiego


Richard O’Monroy, in Almanacco del pellegrino (anno 1913), riporta un fatto accaduto nel 1817 a Parigi. 

Una ragazza orfana, era stata educata dai genitori a far celebrare ogni mese una Messa per le anime del Purgatorio e ad assistere personalmente al divino sacrifico. Aveva però perso il lavoro di domestica a causa di una lunga malattia e le erano rimasti solo venti soldi. 

Prima di andare a cercare un nuovo impiego, memore degli insegnamenti dei genitori, decise di usare quei pochi soldi per una Messa in suffragio dell’anima più abbandonata del Purgatorio. 

Terminata la celebrazione uscì dalla chiesa senza più nulla se non la preoccupazione di trovare lavoro. 
Ed ecco, venirle incontro un giovane alto, pallido e di nobile aspetto che, vedendola triste, si mise a parlare con lei e si fece raccontare il motivo di tanta preoccupazione. 
Ascoltata la sua storia, la indirizzò da una signora assicurandole che avrebbe trovato un lavoro, ne era certo perché sapeva che cercava dei domestici, e poi scomparve dileguandosi tra la folla, senza lasciarle il tempo di ringraziarlo. 

La ragazza andò subito al luogo indicato e trovò una signora, nobile e dalla veneranda età, che le chiese meravigliata chi le aveva dato l’indirizzo, poiché solo poco prima la domestica che era in servizio se ne era andata. 
“Un giovane di circa vent’anni, fuori della chiesa del Carmine, pallido, biondo, con una cicatrice sulla fronte e due occhi belli …”, rispose la ragazza e, mentre gli narrava quanto accaduto poco prima, guardando un ritratto sopra un mobile della sala, disse: “ecco, è quel giovane lì che mi ha indirizzato da voi”. “E’ mio figlio”, la interruppe la signora, “morto due anni fa”, poi rimase in silenzio alcuni istanti e, appena si riprese dallo stupore disse abbracciandola: “senza dubbio devo a te la sua liberazione. Sii dunque benvenuta e, poiché sei orfana, non ti considero come una domestica, ma come una figlia e insieme pregheremo per le anime che hanno bisogno di salvezza”. 

AVE MARIA!


domenica 20 dicembre 2015

Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo.

GESU' PARLA AGLI APOSTOLI: 


DELLA CHIESA DEGLI ULTIMI TEMPI




Ma anche in verità vi dico che ugualmente sarà distrutta la Terra quando l'abominio della desolazione entrerà nel novello Sacerdozio conducendo gli uomini all'apostasia per abbracciare le dottrine d'inferno. Allora sorgerà il figlio di Satana e i popoli gemeranno in un tremendo spavento, pochi restando fedeli al Signore, e allora anche, fra convulsioni d'orrore, verrà la fine dopo la vittoria di Dio e dei suoi pochi eletti, e l'ira di Dio su tutti i maledetti. (omissis)



Ora, nei secoli futuri, non potrà più essere ucciso il Figlio di Dio, ma la fede in Dio, l'idea di Dio, sì. Perciò sarà compiuto un deicidio ancor più irreparabile perchè senza risurrezione. 

Oh! si potrà compiere, sì. Io vedo... Si potrà compiere per troppi Giuda di Keriot dei secoli futuri. Orrore!...La mia Chiesa scardinata dai suoi stessi ministri! E Io che la sorreggo con l'aiuto delle vittime. 

Ed essi, i Sacerdoti, che avranno unicamente la veste e non l'anima del Sacerdote, che aiutano il ribollire delle onde agitate dal Serpente infernale contro la tua barca, o Pietro. 

In piedi! Sorgi! Trasmetti quest'ordine ai tuoi successori: "Mano al timone, sferza sui naufraghi che hanno voluto naufragare, e tentano di far naufragare la barca di Dio". Colpisci, ma salva e procedi. 

Sii severo, perchè sui predoni giusto è il castigo. Difendi il tesoro della fede. Tieni alto il lume come un faro sopra le onde sconvolte, perchè quelli che seguono la tua barca vedano e non periscano. Pastore e nauta per i tempi tremendi, raccogli, guida, solleva il mio Vangelo perchè in questo e non in altra scienza è la salute. 

Verranno i tempi nei quali, così come avvenne da noi d'Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d'essere classe eletta perchè sa il superfluo e non conosce più l'indispensabile, o lo conosce nella morta forma con cui ora conoscono i Sacerdoti la Legge: nella vesta essa, esageratamente aggravata di frange, ma non nel suo spirito. 

Verranno i tempi nei quali tutti i libri si sostituiranno al Libro, e questo sarà solo usato così come uno, che deve forzatamente usare un oggetto, lo maneggia meccanicamente, così come un contadino ara, semina, raccoglie senza meditare sulla meravigliosa provvidenza che è quel moltiplicarsi di semi che ogni anno si rinnovella: un seme gettato in terra smossa che diviene stelo, spiga, poi farina e poi pane per paterno amore di Dio. (omissis)




In verità vi dico che come il Padre e Creatore moltiplica le stelle perchè non si spopoli il cielo per quelle che, finita la loro vita, periscono, così ugualmente Io dovrò evangelizzare cento e mille volte dei discepoli che spargerò fra gli uomini e fra i secoli. E anche in verità vi dico che la sorte di questi sarà simile alla mia: la sinagoga e i superbi li perseguiteranno come mi hanno perseguitato.

Ma tanto Io che essi abbiamo la nostra ricompensa: quella di fare la Volontà di Dio e di servirlo sino alla morte di croce perché la sua gloria risplenda e la sua conoscenza non perisca. Ma tu, Pontefice, e voi, Pastori, in voi e nei vostri successori vegliate perchè non si perda lo spirito del Vangelo e instancabilmente pregate lo Spirito Santo perchè in voi si rinnovelli una continua Pentecoste - voi non sapete ciò che voglio dire, ma presto lo saprete - onde possiate comprendere tutti gli idiomi e discernere  e scegliere le mie voci da quelle della Scimmia di Dio: Satana.

E non lasciate cadere nel vuoto le mie voci future. Ognuna di esse è una misericordia mia in vostro aiuto, e tanto più numerose saranno quanto più per ragioni divine Io vedrò che il Cristianesimo ha bisogno di esse per superare le burrasche dei tempi.

Pastore e nauta, Pietro! Pastore e nauta. Non ti basterà un giorno esser pastore se non sarai nauta, ed esser nauta se non sarai pastore. Questo e quello dovrai essere per tenere radunati gli agnelli che tentacoli infernali e artigli feroci cercheranno di strapparti o menzognere musiche di promesse impossibili ti sedurranno, e per portare avanti la barca presa da tutti i venti del settentrione e del mezzogiorno e dell'oriente e dell'occidente, schiaffeggiata e sbattuta dalle forze del profondo, saettata dagli arcieri della Bestia, sbruciacchiata dall'alito del dragone, e spezzata sui bordi dalla sua coda, di modo che gli imprudenti saranno arsi e periranno precipitando nell'onda sconvolta.

Pastore e nauta nei tempi tremendi...E tua bussola il Vangelo. In esso è la Vita e la Salute. E tutto è detto in esso. Ogni articolo del Codice santo, ogni risposta per i casi molteplici delle anime, sono in esso. E fa che da esso non si scostino Sacerdoti e fedeli. Fa che non vengano dubbi su esso. Alterazioni di esso. Sostituzioni e sofisticazioni di esso. Il Vangelo è Me stesso. Dalla nascita alla morte. Nel Vangelo è Dio. Perché in esso sono manifeste le opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Il Vangelo è amore. "La mia Parola è Vita". Ho detto:"Dio è carità".

Conoscano dunque i popoli la mia Parola e abbiano l'amore in loro, ossia Dio. Per avere il Regno di Dio. Perché chi non è in Dio non ha in se la Vita. Perché quelli che non accoglieranno la Parola del Padre non potranno essere una sola cosa col Padre, con Me e con lo Spirito Santo in Cielo, e non potranno essere del solo Ovile che è santo così come Io voglio. Non saranno tralci uniti alla Vite perché chi respinge in tutto o parte al mia Parola è un membro nel quale più non scorre la linfa della Vite. La mia Parola è succo che nutre, fa crescere e portare frutto.

Tutto questo farete in memoria di Me che ve l' ho insegnato. Molto ancora avrei da dirvi su quanto ho detto ora. Ma Io ho soltanto gettato il seme. Lo Spirito Santo ve lo farà germogliare. Ho voluto darvi Io il seme perché conosco i vostri cuori e so come titubereste di paura per comandi spirituali, immateriali. La paura di un inganno vi paralizzerebbe ogni volontà. Perciò Io per il primo vi ho parlato di tutte le cose. Poi il Paraclito vi ricorderà le mie parole e ve le amplificherà nei particolari. E voi non temerete perché ricorderete che il primo seme ve l' ho dato Io.

Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo. Se la mia Mano era dolce nel guidarvi, la Sua Luce è dolcissima. Egli è Amore di Dio. Così Io me ne vado contento perché so che Egli prenderà il mio posto e vi condurrà alla conoscenza di Dio. Ancora  non lo conoscete nonostante tanto vi abbia detto di Lui. Ma non è colpa vostra. Voi avete fatto di tutto per per comprendermi e perciò siete giustificati se anche per tre anni avete capito poco. La mancanza della Grazia vi ottundeva lo spirito. Anche ora capite poco benché la Grazia di Dio sia scesa su di voi dalla mia croce. Avete bisogno del Fuoco.

Un giorno ho parlato di questo a un di voi, andando lungo le vie del Giordano. L'ora è venuta. Io me ne torno al Padre mio, ma non vi lascio soli perché lascio a voi l'Eucarestia ossia il vostro Gesù fatto cibo agli uomini. E vi lascio l'Amico: il Paraclito. Esso vi condurrà. Passo le vostre anime dalla mia luce alla sua Luce ed Egli compirà la vostra formazione.

LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

sabato 19 dicembre 2015

E' BELLO VISITARE ... LA VALLE DELL'UMILTA'


II. la valle dell’umiltà

9. “Ogni valle sarà colmata” (Lc 3,5). E questo è ciò che dice il Signore: “A chi guarderò se non al poverello e a chi ha lo spirito contrito e che trema al suono delle mie parole?” (Is 66,2). La valle raffigura l’umiltà della mente, di cui dice Geremia: “Guarda i tuoi passi là nella valle” (Ger 2,23), cioè riconosci i tuoi peccati con una doppia umiltà. L’umiltà mostra all’uomo se stesso. Dice Isaia: “Il Signore sarà conosciuto dall’Egitto e in quel giorno gli Egiziani conosceranno il Signore” (Is 19,21).
In quel giorno, cioè nella luce dell’umiltà, gli Egiziani, cioè i superbi avvolti di tenebre, conoscono il Signore e viceversa: e così conoscono anche se stessi. Dice Agostino: “Concedimi, Signore, di conoscere te e di conoscere me”. E anche Isaia, dopo aver visto il Signore, rimprovera se stesso dicendo: “Guai a me, che ho taciuto, perché io sono uomo dalle labbra immonde” (Is 6,5). E il Signore dice a Ezechiele: “Figlio dell’uomo, mostra il tempio alla casa d’Israele”, cioè mostrale Gesù Cristo, “e si vergognino delle loro iniquità” (Ez 43,10).
Dunque “ogni valle sarà riempita” con quel grano di frumento che caduto nella terra morì (cf. Gv 12,24) e di cui il salmo dice: “La valli abbonderanno di frumento” (Sal 64,14). La beata Maria, essendo una valle, fu colmata, e dalla sua pienezza noi tutti, vuoti, abbiamo ricevuto (cf. Gv 1,16), e il salmo: Saremo riempiti dall’abbondanza della tua casa (cf. Sal 35,9; 64,5). Solo gli umili saranno riempiti da quell’abbondanza che il Signore promette nel Levitico: “Vi darò le piogge al tempo giusto, e la terra produrrà i suoi germogli e gli alberi si caricheranno di frutti” (Lv 26,3-4). Il Signore dà le piogge quando infonde la grazia della compunzione. E Isaia: “Cadrà la pioggia sulla tua semente, ovunque tu abbia seminato sulla terra” (Is 30,23), ed essa produrrà i suoi germogli. Dalla pioggia della compunzione nascerà il germoglio della buona volontà, e così gli alberi, cioè i sensi del corpo, saranno pieni dei frutti delle buone opere.


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11. “Ogni monte e ogni colle sarà abbassato” (Lc 3,5). È ciò che dice anche Isaia: “La tua superbia è stata precipi­tata negli inferi, il tuo cadavere è steso a terra; sotto di te è sparsa la tignola e tua coperta saranno i vermi” (Is 14,11). Fa’ attenzione a queste due parole: monte e colle. Il monte raffigura la superbia che è nel cuore; il colle la superbia che è nelle opere. Quella è peggiore di questa.
Dice Isaia: “Abbiamo sentito la superbia di Moab: è molto superbo; la sua superbia, la sua arroganza e la sua tracotanza sono maggiori la sua forza” (Is 16,6). E la Glossainterlineare commenta: Osa più di quanto non sia suo potere. “Perciò Moab urlerà contro Moab, tutti urleranno” (Is 16,7). Vale a dire: nell’inferno, tra i tormenti, il superbo urle­rà contro il superbo, il lussurioso contro il lussurioso, e tutti urleranno contro se stessi.
Sempre Isaia: “I sàtiri urleranno uno contro l’altro” (Is 34,14). Parimenti: “Abbatterà coloro che stavano in posti sublimi, umilierà la città superba, l’abbatterà fino a terra e la getterà nella polvere. Sarà calpestata sotto i piedi” dei demoni “la superba corona degli infatuati di Efraim” (Is 26,5; 28,3). E infine: “Siedi, taci, nasconditi nelle tenebre, figlia dei Caldei, perché non sarai più chiamata signora di regni” (Is 47,5).
Perciò “Ogni monte e ogni colle sarà abbassato”.


La Vergine Maria: il giorno in cui ho portato al mondo un Salvatore, ha cambiato il destino dell’umanità




24 Dicembre 2012 

– La Vergine Maria: il giorno in cui ho portato al mondo 

un Salvatore, ha cambiato il destino dell’umanità.

Figlia mia, il giorno in cui ho portato al mondo un Salvatore, ha cambiato il destino dell’umanità.

Ho amato questo piccolo bimbo con passione come qualsiasi altra madre. Ma il Padre Mio mi aveva concesso un’altra Grazia, che è stata la Grazia di Protezione. Ho protetto Mio Figlio fin dall’inizio in un modo diverso. Sapevo che Egli era il Messia promesso e quindi mi era stata data una speciale responsabilità, anche se non avevo idea della grandezza che questa responsabilità avrebbe comportato.

Non mi è stato dato di capire, all’inizio, che sarebbe stato ucciso Mio Figlio, il Salvatore, inviato da Dio per salvare la razza umana dal fuoco dell’inferno. Questa parte della mia missione è arrivata dopo come una scossa terribile e il mio dolore non può essere descritto, tanto è stato intenso.

Ho sofferto per Mio Figlio, in Lui e con Lui. Ancora oggi sento il suo dolore e la sua tristezza al rifiuto di riconoscere l’esistenza di Mio Figlio nel mondo di oggi. Come Madre della Salvezza la mia responsabilità è di assistere Mio Figlio nel suo piano per salvare le anime.

Questo è il momento del diluvio. Questo è il momento di un cambiamento rapido e improvviso. Appena scoppieranno le guerre, e una grande guerra sorgerà dalle loro ceneri, il piano di Dio si intensificherà per risvegliare la Sua presenza tra tutti i popoli e tutte le razze.

Figlia mia, ti esorto a pregare il Santo Rosario, mentre oggi io piango. Le mie lacrime che hai appena visto sono per quelle anime che non riconosceranno il Mio Figlio. Sono quei Cristiani che dicono di accettare Gesù come Salvatore e che lo insultano poiché non lo pregano, che lo rattristano di più.

La diffusione dell’ateismo è come una terribile epidemia che spazza la terra. Dio non è stato dimenticato, è piuttosto la Sua esistenza che viene deliberatamente ignorata. Le sue leggi sono bandite dai vostri paesi. Le sue chiese non sono rispettate. Il suoi sacri servitori sono troppo timidi e non abbastanza coraggiosi per proclamare la Sua Santa Parola.

La terra ora cambierà sia fisicamente sia nello spirito. La purificazione è iniziata. La battaglia sarà combattuta tra coloro che seguono il maligno e il Piccolo Resto della Chiesa di Dio.

Voi che siete fedeli a Mio Figlio dovete sempre invocare Me, la vostra amata Madre della salvezza, affinché possa consacrarvi al Mio amato Figlio, nell’intento di farvi concedere le grazie di cui avete tanto bisogno.

Dovete essere preparati come soldati di Gesù Cristo. La vostra armatura deve diventare più forte perché il vostro ruolo è come quello di un crociato e dovrete marciare contro una grande crudeltà e l’ingiustizia.

Andate in pace, figli, e continuate nella preghiera quotidiana appena inizieranno i cambiamenti, affinché possa essere raggiunta la salvezza dell’umanità.
Tutto avverrà secondo la Santa Volontà di Mio Padre, attraverso il Suo Figlio unigenito Gesù Cristo. A voi, figli Miei, che chiedete il mio aiuto, sarà accordata una grande protezione per le vostre nazioni.

La vostra amata Madre
Madre della Salvezza.