martedì 20 ottobre 2015

Seguire Gesù è opera libera di amore



   Mt 16,21-27
1. Seguire Gesù è opera libera di amore

       Nel Vangelo di Giovanni si legge: "Se il chicco di grano cadendo in terra non muore, resta solo; ma se muore dà grande frutto" (Jn 12,24). 


Qui, trattando con maggior ricchezza di argomenti questa verità, Gesù aggiunge che non solo lui stesso deve morire, ma che pure i suoi discepoli debbono essere pronti a patire e a morire. 

Vi sono - egli fa capire - talmente tanti vantaggi in queste passeggere sofferenze che sarebbe un danno e una disgrazia per voi il non voler morire; mentre sarebbe un bene e una grazia se foste disposti al supremo sacrificio. 

Ma ciò è reso manifesto con evidenza dalle parole che seguono: per ora Cristo tratta solo una parte di tale verità. Notate come non mette costrizioni nelle sue parole. Non dice, ad esempio: Sia che lo vogliate, sia che non lo vogliate, è necessario che affrontiate gravi sofferenze. Dice soltanto: "Chi vuol venire dietro a me..." (Mt 16,24), cioè: Io non costringo né obbligo alcuno a seguirmi, ma lascio ciascuno padrone della propria scelta; perciò dico «chi vuole». Io infatti vi invito ai beni, non vi chiamo ai mali e alle pene, né al castigo e al supplizio, perché io debba costringervi. La stessa natura di questo bene ha forza sufficiente per trascinarvi. 

Parlando in tal modo il Signore li attira ancor più fortemente. Chi usa violenza, invece, chi costringe con la forza, finisce spesso con l’allontanare. Al contrario, chi lascia alla volontà dell’ascoltatore la libertà di accettare o di respingere una cosa, l’attira a sé più sicuramente. 

Il rispetto e l’ossequio della libertà è più forte della violenza. Ecco perché Gesù dice qui: «Chi vuole». I beni che offro - egli fa intendere - sono così grandi ed eccezionali, che dovreste correre spontaneamente verso di essi. Se qualcuno vi offrisse dell’oro e vi mettesse davanti un tesoro, non userebbe certo violenza nel proporvi di accettarlo. Ebbene, se andiamo verso quei doni senza esser spinti da nessuna costrizione, tanto più spontaneamente dovremmo correre ai beni del cielo. 

Se, da sola, la natura di questi beni non vi convince ad accorrere per ottenerli, vuol dire che siete indegni di riceverli: e qualora li riceviate ugualmente, non sarete in grado di apprezzarne a fondo il valore. Ecco perché Cristo non costringe, ma con indulgenza ci esorta. 

Siccome Gesù nota che i discepoli sussurrano tra di loro, sono turbati per le sue parole, aggiunge: Non occorre agitarsi così. Se non siete convinti che quanto vi propongo, qualora si compia non solo in me, ma anche in voi, sia causa di infiniti beni, io non vi forzo, né vi costringo, ma chiamo soltanto chi vuol seguirmi. E non crediate che «seguirmi» significhi ciò che voi avete fatto sinora, accompagnandomi nelle mie peregrinazioni. 

È necessario che voi sopportiate molte fatiche, innumerevoli pericoli, se volete davvero venire dietro a me. Tu, o Pietro, che mi hai riconosciuto Figlio di Dio, non devi certo pretendere di ottenere la corona soltanto perché hai fatto questa professione di fede, né devi credere che essa sia sufficiente per assicurarti la salvezza, e che tu puoi vivere d’ora in avanti tranquillamente come se già avessi compiuto tutto. 
Io potrei sicuramente, in quanto sono Figlio di Dio, esimerti dal subire sciagure e prevenire tutti i pericoli cui sarai esposto, ma non voglio farlo nel tuo stesso interesse, perché tu possa portare qualcosa di tuo, contribuendo alla tua salvezza e procurandoti così maggior gloria. 


Se qualcuno di coloro che presiedono ai giochi olimpici ha un amico atleta, non vorrà certo proclamarlo vincitore solo per pura grazia e amicizia, ma piuttosto per i suoi sforzi personali: e proprio per questo motivo si comporterà così, in quanto è suo amico e gli vuol bene. Nello stesso modo agisce Cristo: quanto più ama un’anima, tanto più vuole che essa contribuisca con le sue forze alla propria gloria e non solo che l’ottenga grazie al suo aiuto.

       Crisostomo Giovanni, In Matth. 55, 1


AMDG et BVM

PURITATIS B. MARIAE VIRGINIS

MISSAE PRO ALIQUIBUS LOCIS

Die 16 Octobris

PURITATIS B. MARIAE VIRGINIS



Introitus Sedulius
SALVE, sancta parens, eníxa puérpera Regem: qui caelum terrámque regit in saécula saeculórum. Ps. 44, 2 Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. V/. Glória Patri.



Oratio



DA, quaésumus, omnípotens aetérne Deus: ut puríssimae Vírginis Maríae integérrimam Virginitátem festíva celebritáte venerántes, ejus intercessióne, puritátem mentis et córporis consequámur. Per Dóminum.



Léctio libri Sapiéntiae.

Cant. 2, 10-14



EN diléctus meus lóquitur mihi: Surge, própera, amíca mea, colúmba mea, formósa mea, et veni. Jam enim hiems tránsiit, imber ábiit, et recéssit. Flores apparuérunt in terra nostra, tempus putatiónis advénit: vox túrturis audíta est in terra nostra: ficus prótulit grossos suos: víneae floréntes dedérunt odórem suum. Surge, amíca mea, speciósa mea, et veni: colúmba mea in foramínibus petrae, in cavérna macériae, osténde mihi fáciem tuam, sonet vox tua in áuribus meis: vox enim tua dulcis, et fácies tua decóra.


Graduale Cant. 2, 2 et 16 Sicut lílium inter spinas, sic amíca mea inter fílias. V/. Diléctus meus mihi, et ego illi, qui páscitur inter lília.
Allelúja, allelúja. V/. Cant. 6, 9 Quae est ista, quae progréditur quasi auróra consúrgens, pulchra ut luna, elécta ut sol, terríbilis ut castrórum ácies ordináta ? Allelúja.



Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur

Tractus Judith 13, 23 Benedícta es tu, Virgo María, a Dómino Deo excélso, prae ómnibus muliéribus super terram. V/. Ibid. 15, 10 Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. V/. Cant. 4, 7 Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:


Allelúja, allelúja. V/. Judith 15, 10 Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. Allelúja. V/. Cant. 4, 7 Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te. Allelúja.




+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.

Luc. 1, 26-35



IN illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilaéae, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quae cum audísset, turbáta est in sermóne ejus, et cogitábat qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce concípies in útero, et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David patris ejus: et regnábit in domo Jacob in aetérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco ? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi.


Credo.


Offertorium Post partum, Virgo, invioláta permansísti: Dei Génitrix, intercéde pro nobis.



Secreta



UNIGÉNITI tui, Dómine, nobis succúrrat humánitas: ut, qui natus de Vírgine, matris integritátem non mínuit, sed sacrávit ; in Puritátis ejus solémniis, nostris nos piáculis éxuens, oblatiónem nostram tibi fáciat accéptam Jesus Christus Dóminus noster: Qui tecum vivit.


Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Festivitáte.


Communio Benedícta et venerábilis es, Virgo María, quae sine tactu pudóris invénta es mater Salvatóris.



Postcommunio



SUMPTIS, Dómine, salútis nostrae subsídiis: da, quaésumus, puríssimae Vírginis Maríae patrocíniis nos ubíque prótegi ; in cujus veneratióne haec tuae obtúlimus majestáti. Per Dóminum.

AVE MARIA!

lunedì 19 ottobre 2015

Il Cuore di Maria primo oggetto dell'amore della Trinità


61 - Il Cuore di Maria 
primo oggetto dell'amore della Trinità

Fra gli elogi bellissimi fatti dai Dottori alla Vergine, eccone uno che rallegra il cuore
dei suoi veri figli: «Dilectorum dilectissima»: fra le dilette la più amata (Ruperto Ab.). 

Difatti, Dio, dopo l'adorabile umanità di suo Figlio, ama Maria più di tutte le creature insieme.
Egli stesso ne dà la ragione: «Ego diligentes me diligo»: Io amo chi mi ama (Pr 8, 17);
ora nel Cuore della Vergine c'è più amore che non in tutti i cuori dell'universo. Ne
consegue che questo cuore tanto amabile e tanto amante non può a meno di essere oggetto
primo dell'amore della SS. Trinità.

Per dimostrarlo osserviamo qualche scintilla dell'amore indicibile del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo per Maria, quindi per il suo Cuore.

Il Padre ama Maria come sua Figlia unica e unicamente amabile: 
unica 
1) perché sola venne al mondo tutta bella ed immacolata; 
2) perché in vita mai ha avuto in Sé alcuna cosa, sia pure minima, sgradita al suo Dio; 
3) perché ha cominciato ad amare il Padre nello stesso istante in cui ha cominciato ad esistere; e non è mai stata un istante senza amarlo più ardentemente degli Angeli; 
4) perché per amore del Padre ha fatto voto di verginità dal primo istante di sua vita; 
5) perché il Padre l'ha trovata degna, fra tutte le creature, di essere Madre dell'unico suo Figlio; 
6) unica Figlia del Padre infine, perché tutte le donne, anche più eminenti per santità, non sono, paragonate a Lei che sue piccole Serve.

Prove dell'amore del Padre per Maria:

1) L'ama tanto da renderla partecipe della sua sublime e prima perfezione: la sua
divina paternità, facendola Madre del suo stesso Figlio e così donarle il proprio Cuore,
cioè il suo Figlio stesso, perché fosse Figlio pure di Lei e suo Cuore, suo amore, suo tesoro,
sua gloria, sua vita, sua delizia, suo tutto.

2) L'ama tanto da donarle interamente l'opera delle sue mani, facendola Sovrana di
tutti gli esseri creati. Dio ha fatto il mondo per Adamo e per i suoi discendenti, ma poiché
più di essi ama la sua carissima Figlia unica, si può dire che per Lei ha fatto tutto ciò che è
nel mondo più che non per i mortali e gl'immortali.
Né c'è a stupire che il Padre gli abbia dato tutto, poiché S. Paolo dichiara che Egli,
donandoci il Figlio ci ha donato con Lui tutte le cose: «Cum ipso omnia nobis donavit» (Rm 8,
32).
Di più essendo Maria Figlia unica del Padre, i beni paterni le appartengono tutti,
naturalmente. Perciò S. Bonaventura la chiama: «Domina mundi, Domina magna». Il Ven.
Pietro de Cluny la saluta: «Imperatrix caelorum» - «Imperatrix hominum et Angelorum
universalis» (Godfridus abbas). «Dio ha dato a Maria ogni potere su tutto quanto è in cielo
e in terra» (S. Pier Damiani).


Amore del Figlio per Maria:

l) L'ama come sua degna Madre, da cui ha ricevuto la vita e che Gli tiene luogo di
padre e di madre insieme, che l'ha nutrito col suo latte. Egli la ama tanto da donarsi a Lei
come unico Figlio e restargli soggetto: «Et erat subditus illis» (Lc 2, 51).

2) L'ama tanto da operare per lei più che per tutti gli uomini tutti i misteri della sua
vita e passione.

3) L'ama tanto da affidarle il suo più gran tesoro, la Chiesa, ch'Egli s'è acquistato col
suo Sangue.


Amore dello Spirito Santo per Maria. 
- Oh, Spirito Divino, Voi avete tanta bontà da
amare tutte le anime cristiane come vostre spose. Ma solo Maria è degna veramente di un
tale titolo.

1). La sposa deve somigliare allo Sposo: questa Vergine divina è l'unica creatura che Vi
rassomigli perfettamente. Voi siete tutto santo, siete la santità stessa: Maria è tutta santa, è
la Regina dei Santi.

2) Voi siete tutto spirito: Ella è tutta spirituale: «Caelum spirituale» (S. Bonaventura),
«Vas spirituale» (Litanie).

3) Voi siete la fonte di tutte le grazie: Ella è la Madre della grazia.

4) Voi siete la luce increata, la sorgente di tutte le luci: Ella è la Stella del mare, che ci ha
dato un sole. Per Lei la notte del peccato è stata esiliata dalla terra, perché vi potesse
entrare il giorno della grazia: «Ex qua mundo lux est orta».

5) Voi siete l'amore in persona, siete l'eterna carità: Ella è la Madre del bell'amore e lo
specchio chiarissimo della divina carità. Il grande amore dello Spirito Santo per Maria l'ha
spinto a farsene una degna Sposa che eclissa tutte le altre, per operare in Lei, con Lei, per
Lei, riguardo a Lei il suo ammirabile capolavoro, l'Uomo-Dio (Il Montfort ripeterà la stessa
idea con identiche parole).

6) Il suo amore l'ha fatta Padrona assoluta di tutte le ricchezze divine, ed ha messo
nelle sue mani le chiavi di tutti i tesori celesti, di tutte le grazie, facendone la dispensatrice:
«Dispensatrix gratiae et misericordiae» (Pelbartus); «Dispensatrix vera et largissima donorum
Dei» (S. Bernardo): La dispensatrice dei doni di Dio; la mano dello Spirito Santo per la
quale vengono a noi i suoi benefizi.

Inoltre la SS. Trinità le comunica ancora altre adorabili perfezioni, la potenza, la
saggezza, la bontà, in un modo cosi eccellente ed ammirabile che S. Crisostomo è costretto
a dire che la Vergine SS. è l'abisso delle immense perfezioni di Dio: «Abyssus immensarum
Dei perfectionum»; è un compendio delle incomprensibili perfezioni di Dio (S. Andrea
Cret.).

AMDG et BVM

Lourdes; desolazione totale!

La faccia di una santa


Unico: La faccia di una santa
MsManuelCruz     11/05/2013 01:39
Santa Bernardetta Soubirous di Lourdes.
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