martedì 25 agosto 2015

LA PASSIONE di Gesù meditata con CONCHIGLIA

AFFASCINANTE! B. MARIA BAOUARDY di GESÙ CROCIFISSO (1846-1878)




B. MARIA BAOUARDY di GESÙ 




CROCIFISSO (1846-1878)


Mariam Baouardy nacque ad Abellin in Galilea il 5 gennaio 1846, da genitori molto poveri ma altrettanto onesti e pii cristiani greco-cattolici. A tredici anni rifiuta con fortezza il matrimonio che, secondo le consuetudini orientali, le aveva preparato lo zio. Dopo essere entrata, ma senza restarvi a lungo, in alcuni istituti religiosi, il 14 giugno 1867 arrivò al Carmelo di Pau da dove partì con altre religiose nell'agosto 1875 per Betlemme, per la fondazione del primo Carmelo in terra di Palestina. Morì il 26 agosto 1878 a Betlemme. Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 13 novembre 1983.




Colei che abitualmente veniva chiamata "la piccola araba", che personalmente amava definirsi "il piccolo nulla", nacque il 5-1-1846 ad Abellin, squallido villaggio poco lontano da Nazareth, nella Galilea, da Giorgio, povero fabbricante di polvere da sparo, e da Mariam Chahyn, di rito greco melchita cattolico come il marito. Dopo la perdita di dodici figli, i genitori si recarono in pellegrinaggio alla grotta della Natività di Betlemme per implorare da Dio una bambina. Le loro preghiere furono esaudite. Alla figlia che ebbero imposero nel battesimo il nome di Maria. Due anni dopo ebbero ancora un figlio, Paolo, ma non lo poterono allevare insieme alla sorellina perché entrambi morirono a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra.

Gli zii si presero cura degli orfani. Come tutte le bambine arabe, anche Maria crebbe analfabeta. Era intelligente, molto incline all'impazienza, ma dedita di più ai beni del cielo che alle vanità della terra. Lo Spirito Santo la educherà direttamente, e la trasformerà in un ricettacolo di vari e strabilianti doni. All'età di cinque anni la beata cominciò a digiunare ogni sabato in onore della Madonna, e a cogliere nella campagna i fiori più belli da mettere davanti alla di lei icona. Un giorno ebbe la sorpresa di costatare che i fiori recisi avevano messo radici dentro il vaso in cui li aveva collocati.


A otto anni Maria fu costretta a trasferirsi con lo zio nei dintorni di Alessandria di Egitto. Quando fece la prima comunione vide Gesù andare a lei sotto le sembianze di un bellissimo fanciullo e quando, tredicenne, i parenti la fidanzarono senza consultarla, udì una voce misteriosa dirle in fondo all'anima: "Tutto passa! Se vuoi darmi il tuo cuore, io resterò sempre con te!". Decise perciò che Gesù crocifisso sarebbe stato per sempre l'unico sposo della sua vita. Si recise i capelli come segno certo del suo proposito di verginità, accettò di essere trattata come una schiava dal tutore e di essere privata per tre mesi della comunione dal confessore. Un vecchio domestico musulmano di suo zio la esortò ad abbandonare quella religione che rendeva tanto impietosi coloro che la praticavano, ma ella protestò: "Musulmana io? No, mai. Sono figlia della Chiesa Cattolica, e spero, con la grazia di Dio, di perseverare fino alla morte nella mia religione, che è l'unica vera". Il musulmano non sopportò l'affronto. In preda al fanatismo colpì Maria alla gola con la scimitarra, e credendo di averla uccisa, la trasportò avvolta in un velo in una viuzza solitaria della città. La beata quando riacquistò i sensi si trovò in una grotta, accanto ad una religiosa sconosciuta, dalle vesti azzurre, la quale le curò la ferita, le preparò una vivanda deliziosa, e dopo un mese le predisse tutto quello che le sarebbe capitato nella vita. Appena la ferita si rimarginò, la celeste infermiera la condusse nella chiesa di S. Cristina officiata dai francescani, le fece chiamare un confessore e scomparve. Era la Madonna in persona.

La beata trascorse l'adolescenza tra instabilità e incertezze senza numero. Rimasta sola a tredici anni, senza casa e senza genitori, fu sistemata da un francescano come domestica presso una famiglia cristiana. Temendo di non riuscire a realizzare la propria vocazione per il buon trattamento che vi riceveva, ben presto si licenziò e, per sei mesi, si pose al servizio di un'altra famiglia cercando di restare sconosciuta e di vivere da povera. Donò le proprie vesti e il proprio salario ai bisognosi, e per dedicarsi completamente all'assistenza di una famiglia caduta in miseria, lasciò anche il servizio di cui si era fatto carico presso una ricca signora di Alessandria finché, assalita dal desiderio di rivedere il fratello residente con una zia a Tarshisha, s'imbarcò per S. Giovanni d'Acri, ma presso Giaffa la nave che la trasportava naufragò.
A Gerusalemme, dove la beata si era trasferita con una carovana di pellegrini per venerare il santo sepolcro, un sacerdote le trovò una occupazione presso un'ottima famiglia. Nel visitare i luoghi santi, un giorno, per le vie della città, fu avvicinata da un bellissimo giovane il quale cominciò a farle l'elogio della castità perfetta. Ne rimase tanto entusiasta che, pochi giorno dopo, nella chiesa del santo sepolcro, emisero insieme il voto perpetuo di verginità. Dieci anni più tardi, nel carmelo di Mangalore (India), la beata rivedrà il giovane. Era un angelo del paradiso. Anche lui le aveva predetto quali sarebbero state le principali tappe della sua vita.

Al termine del pellegrinaggio Maria si rimise in viaggio per raggiungere il fratello nella Galilea, ma la nave su cui si era imbarcata, per le avverse condizioni del mare, fu costretta a rifugiarsi nel porto di Beirut. Come al solito si rifugiò in una chiesa. Il sacerdote al quale chiese aiuto le trovò un lavoro presso una buona signora. Fu allora che, per intercessione della Madonna, la giovane ricuperò la vista dopo quaranta giorni di assoluta cecità, e guarì istantaneamente dalle fratture alle ossa riportate nella caduta da una terrazza. Dalla sua immagine Maria SS. le raccomandò obbedienza, carità e fiducia in Dio.

Assalita ancora una volta dal desiderio di rivedere il fratello, la beata si rimise in viaggio, ma i disegni di Dio non coincidevano con i suoi. I signori Naggiar a Marsiglia avevano una figlia la quale desiderava di avere al suo servizio una giovane in cui riporre tutta la sua fiducia. La beata faceva proprio al caso suo. Nel mese di maggio 1863 i genitori riuscirono a condurgliela. Nella chiesa di S. Nicola di rito greco-cattolico Maria trovò pascolo alla sua devozione. Un mattina, dopo la comunione, andò in estasi e vi rimase per quatto giorni. I medici, chiamati al suo capezzale, non compresero il suo stato. Ignoravano che era stata trasportata nei regni d'oltre tomba, e che riceveva l'ordine di digiunare per un anno a pane ed acqua in espiazione dei peccati di gola, e di vestire il più poveramente possibile in espiazione dei peccati di immodestia e di vanità.

Da quel momento Maria cominciò ad avvertire una nuova forte attrazione per la vita religiosa. Le Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, fondate da S. Emilia de Vialar (+1856), l'ammisero tra le loro postulanti e la chiamarono "la piccola araba". Rimase presso di loro due anni edificando la comunità con la semplicità della vita e la prontezza nel prestare i servizi più gravosi e più umili nell'orto, nella lavanderia e in cucina. Madre Onorina Piques, maestra delle novizie, non tardò ad accorgersi che nella piccola postulante araba, allora ventenne, si verificavano estasi e fatti meravigliosi. Una mattina del gennaio 1866 la sorprese con la faccia a terra e con la mano sinistra insanguinata. In seguito, ogni settimana, dal mercoledì sera al venerdì mattina, le estasi si associavano in lei alle stimmate. Quando le piaghe si cicatrizzavano la beata era nella gioia perché, inabissata nell'umiltà e nella semplicità, le considerava non un carisma, ma piuttosto una malattia. Madre Onorina ritenne suo dovere proibire formalmente a Maria, l'araba, di avere delle estasi durante il giorno e di alzarsi di notte per pregare per la conversione dei peccatori e il trionfo della Chiesa. Essendosi verificato alla lettera quanto aveva richiesto, ella rimase così convinta della provenienza soprannaturale di quei fenomeni, che ne volle lasciare memoria per scritto. Le suore più anziane, però, giunsero a dubitare della loro autenticità e il consiglio dell'Istituto, scaduto il tempo del postulantato, non ammise la giovane al noviziato perché la considerò inadatta alla vita attiva propria della congregazione. Madre Veronica, nuova maestra del noviziato, dopo diciassette anni di vita religiosa era stata autorizzata a entrare nel Carmelo di Pau, nei Bassi Pirenei. Fu ella che tolse la beata dall'incertezza del figuro proponendole di farsi carmelitana pure lei. Si trasferirono insieme a Pau il 15-6-1867.

Maria era di costituzione sana, ma tanto piccola, ingenua, ignorante di lettere che le suore, seri vera Madre Veronica, non riuscirono "a indicarla se non con l'appellativo di 'sorellina'. Ma era davvero sorprendente costatare come ella congiungesse a questa semplicità estrema una grande saggezza, un animo retto, uno squisito buon senso e una spiccata capacità di discernimento insieme a una precoce maturità". Il suo spirito era quindi ricco di quei doni che fanno veramente grandi le anime. Due mesi dopo venne ammessa al noviziato con il nome di Suor Maria di Gesù Crocifisso. Durante l'anno di prova coltivò la devozione allo Spirito Santo e fu felice di restare nella condizione di "piccolo nulla", come lei stessa amava definirsi.

Nel carmelo di Pau la beata fu ben compresa da Madre Elia di Gesù, maestra delle novizie molto esperta nella guida delle anime. Di lei Suor Maria sarà la confidente. Il vescovo di Bayonne, Mons. Lacroix, appena fu informato dei fenomeni straordinari che si verificavano nella "piccola araba" stigmatizzata, sottopose subito ogni cosa ad accurato esame, raccomandò alle religiose la segretezza e dispose che fosse raccolta la più completa documentazione possibile a edificante ricordo dei carismi di cui appariva ricolma.

Il P. Estrate (+1910), dei Padri del S. Cuore di Gesù di Bétharram, suo direttore spirituale dal 1872 al 1875, scriverà di lei che "tutta la sua vita, dalla nascita alla morte, non è stato altro che un tessuto di cose meravigliose". La nostra "piccola araba" è stata infatti un'estatica nel senso più pieno della parola. Nel monastero di Mangalore avrà fino a cinque estasi al giorno in cappella , in cella, in ricreazione, in cucina e in lavanderia, durante le quali sovente canterà improvvisando parole e musica. Nel suo candore e nella sua umiltà ne parlava come si trattasse soltanto di un "colpo di sonno". Faceva sforzi sovrumani per evitare di "addormentarsi", ma inutilmente. Alle varie domande che le venivano poste mentre si trovava in quello stato, dava risposte piene di senno o infuocate come queste: "Sono nell'Amore", "possiedo l'Amore", "mi sento ardere e consumare dall'Amore". Da quello stato si riusciva a smuoverla soltanto con un ordine datele per obbedienza. Ritornata in sé, la "sorellina" non ricordava più nulla.


Nella vita di tanti santi si contano a centinaia i casi di levitazione durante le estasi. La B. Maria di Gesù Crocifisso è la sola, però, con S. Giuseppe da Copertino (+1663), che durante almeno otto delle estasi avute nel carmelo di Pau abbia compiuto dei voli veri e propri. Il primo avvenne il 22-6-1873 nel giardino del convento. All'ora del pranzo, non essendo comparsa in refettorio, fu cercata invano nell'orto e nel chiostro. A un tratto una consorella sentì cantare: "Amore, Amore!". Alzò la testa e vide la "piccola araba" in bilico sulla cima di un gigantesco tiglio. Alle sue grida accorse la Priora la quale ingiunse all'estatica di scendere dall'albero con volto raggiante e perfetta modestia. Non solo ella obbedì immediatamente, ma appena toccò terra corse ad abbracciare con una specie di ebbrezza quante furono testimoni del prodigio quasi a compensarle dell'angoscia che aveva loro causato.

Oltre le estasi e le stimmate che di quando in quando le facevano rivivere la Passione del Signore specialmente nei venerdì di quaresima, il 24-5-1868 la beata ricevette nel romitorio del carmelo il dono della transverberazione del cuore mentre, con alcune consorelle, stava recitando il rosario. In estasi fu udita esclamare tra l'altro: "Basta, basta, o Gesù!... Non resisto più... Mi sento morire di gioia e di dolore". Da quel giorno il cuore le sanguinò con frequenza e su parecchi pannolini di cui si servì per detergere il sangue rimasero impresse la croce e le iniziali del nome di Gesù. Nel giorno della morte un chirurgo le estrarrà il cuore e lo troverà realmente ferito con una grossa punta di ferro. E conservato nel convento del carmelo di Pau. Nel 1929 ne fu fatta la ricognizione canonica.


La vita dei Suor Maria fu tutta popolata da apparizioni di Gesù, della Madonna e dei santi, specialmente di quelli carmelitani. Gli angeli le furono addirittura familiari, anche quelli preposti alla custodia delle sue consorelle, e le apparivano sotto le sembianze di fanciulli in coro e in ricreazione. Se ne serviva da intermediari nelle estasi. A contatto del divino la beata ebbe sovente delle visioni simili a quelle degli antichi profeti, compì gesti simbolici secondo lo stile degli orientali e predisse avvenimenti futuri riguardanti la sua persona, la fondazione di altri Carmeli, il pontificato di Pio IX (+1878). Chiamava questo papa "mio padre", lo vedeva sovente in spirito e gli faceva pervenire messaggi concernenti gli interessi della Chiesa o i luoghi della Città Eterna minati dai sovversivi, le guerre, le persecuzioni e le stragi. Di lui preannunciò la morte e del Card. Pecci la successione nella sede di Pietro.

Nel mese di giugno 1877 fece giungere a Pio IX un messaggio per esortarlo a propagare nel mondo la devozione allo Spirito Santo. Soltanto vent'anni dopo Leone XIII vi darà una risposta con l'enciclica Divinum illud munus 1897.


Al dono della profezia nella beata si trovava strettamente unito anche quello della conoscenza dei cuori non solo delle persone con le quali viveva, ma anche dei loro parenti e amici. A Mons. Lecroix disse cose che Dio solo conosceva, e di alcuni suoi sacerdoti, che non aveva mai visto, rivelò mancanze che non doveva ignorare. Benché non fosse mai riuscita a leggere e a scrivere correttamente né l'arabo, né il francese, nelle estasi improvvisava racconti, poemetti, canti e poesie che destavano ammirazione nei letterati per la profondità del pensiero, l'elevatezza dei sentimenti e la varietà delle immagini.


Per purificare la sua diletta "sposa" il Signore permise che nel 1868 a Pau e nel 1872 a Mangalore, per quaranta giorni satana prendesse possesso del suo corpo, e la tormentasse in mille diverse maniere mediante legioni di diavoli che ogni settimana si davano il cambio. Non riuscirono però a farle alcun male perché era protetta dalla Vergine SS.  - Satana cercò persino di soffocarla facendole inghiottire grossi spilli e frammenti di vetro, ma la beata nei momenti di sollievo ripeteva: "Soffrire fino alla fine del mondo, se è la tua volontà, o mio Dio! Io non desidero altro che far piacere a Te! Gesù, aiutami a fare la tua volontà". E univa le proprie sofferenze a quelle patite da Gesù nella sua ignominiosa Passione. Al termine dell'orrenda possessione diabolica, da cui non riuscirono a liberarla neppure gli esorcismi di Mons. Manaudas, rettore del seminario di Bayonne, la beata fu vista sollevarsi di qualche palmo sopra il letto, trasformarsi in volto e lasciarsi possedere da uno spirito buono che, per quaranta giorni, si servì di lei per fare delle sagge raccomandazioni alle religiose e purificare il giardino del Carmelo dall'azione di Satana con l'aspersione dell'acqua benedetta. Soltanto prima di lasciarla soddisferà la sua curiosità dichiarandole: "Sono lo spirito buono di Maria, sono il suo angelo".

Il demonio promise a Suor Maria che si sarebbe vendicato della disfatta subita: "Il piccolo nulla sarà tentato per tre anni così violentemente e spaventosamente, che non sarà più capace di obbedire". Mantenne la sua parola. Difatti la beata fu ossessionata da crisi di scoraggiamento, di disgusto per la sua vocazione, di tentazioni di fuga, persino di suicidio e di ostilità alle autorità religiose ed ecclesiastiche, anche quando giunse nel convento di Mangalore (India), fondato nel 1870 in seguito alla richiesta di Mons. Maria Efrem del S. Cuore, OCD., (+1837), vicario apostolico della città.

Come conversa Suor Maria si dedicò con impegno al lavoro in cucina, nell'orto e nella lavanderia, sotto la direzione spirituale del P. Lazzaro, vicario generale dell'ordinario del luogo. Ciò nonostante per sei mesi digiunò nutrendosi soltanto di una scodella di riso bollito e di un po' di pesce. Il demonio non cessò di molestarla, ma anche lei non cessò di far giungere a Dio i gemiti della sua anima. Il 21-11-1871, dopo un ritiro durato ventuno giorni tutti pieni di estasi, visioni e apparizioni, fu ammessa alla professione solenne dei voti.

Dio, però, aiutò la sua fedele sposa a discendere più profondamente nel suo nulla proibendole di dire alla Priora e alla maestra quanto riguardava la sua anima. Mons. Maria Efrem non tardò a persuadersi che tale atteggiamento era dovuto a suggestione diabolica. In quelle ore di angoscia la beata fu compresa soltanto dal P. Lazzaro, eppure Dio permise che il 21-1-1872 fosse destinato dai superiori a un altro convento.

Era volontà del Signore che la beata non restasse un solo istante senza sofferenze in riparazione dei peccati del mondo, in suffragio delle anime del purgatorio e per la prosperità della Chiesa. Mons. Lacroix non si lasciò impressionare dal severo ''Memoriale" che Mons. M. Efrem gli aveva mandato riguardo alla "piccola araba". Essendo per la seconda volta rimasta vittima di ossessione diabolica, fu spinta, suo malgrado, a commettere errori come quello di varcare per due volte la soglia della clausura per fuggire. Il 23-9-1872 Suor Maria fu rimandata nel convento di Pau. Nel suo cuore rifiorì la gioia, nella sua persona si moltiplicarono le estasi e le levitazioni. Ne rimase lei stessa tanto meravigliata che affermò: "Non desidero niente, non domando niente, neppure le croci. Quando ne ho avute, non sono stata capace di approfittarne, ora, dunque, nulla. Solo Gesù, la sua volontà e il silenzio". Invece Mons. M. Efrem visse fino al 10-4-1873 nel timore di essersi ingannato. Suor Maria lo vide diverse volte in purgatorio e lo udì esclamare: "Ho peccato contro la gloria di Dio". Salirà al cielo solamente quando nel nuovo carmelo di Betlemme verrà celebrata la prima Messa.


Alla beata era già stato rivelato che quella sua seconda permanenza a Pau doveva servire come preparazione alla fondazione del Carmelo di Betlemme, dove sarebbe morta prima che fosse terminato. Ebbe la certezza che la fondazione sarebbe stata fatta dopo un prodigio chiesto a Dio: che la foglia quasi secca di geranio che teneva in mano mettesse radici. Il 20-8-1875 Suor Maria lasciò Pau con una decina di consorelle. Si mise in viaggio alla volta della Galilea passando per Lourdes, Tolosa, Montpellier, dove ebbe la consolazione di rivedere il P. Lazzaro. Mons. Lacroix da Bayonne ne diede notizia a Mons. Vincenzo Bracco, Patriarca di Gerusalemme, in questi termini: "Lei possiede ora delle perle preziose, e fra queste una più splendente di tutte, Suor Maria di Gesù Crocifisso...Costei è un mirabile tesoro di ogni virtù... un miracolo della grazia di Dio".

A Betlemme la beata, coadiuvata dal parroco, il P. Matteo Lescik, fu l'architetto del convento Lo fece costruire secondo il disegno che Dio le aveva rivelato. Essendo la sola a conoscere l'arabo, le fu affidato anche il controllo degli operai sovente ladri e bugiardi. Al centro del chiostro fu scavato un pozzo, e tutto attorno a poco a poco fu innalzato il monastero a pianta circolare, come una torre, in assoluta povertà. Nel suo ingrato compito con la sua pazienza e laboriosità si guadagnò talmente la stima di tutti da essere considerata loro "maestra" e loro "madre". Le carmelitane ne presero possesso il 21-11-1876 benché non fosse ancora terminato. Fu in questo convento che il Signore donò alla beata l'anello nuziale, simbolo della sua totale unione mistica, che le costò atroci desolazioni e cocenti pene inferiori.

Fin dal suo arrivo a Betlemme il Signore fece comprendere a Suor Maria che un convento del Carmelo doveva essere fondato anche a Nazareth. Vi si recò con alcune consorelle il 7-5-1878 per scegliere il luogo. A Emmaus le fu rivelato il posto in cui, con i due discepoli, Gesù aveva spezzato il pane. Al ritorno le fu consentito di visitare per l'ultima volta il paese natio.


Il desiderio della morte si faceva frattanto sempre più vivo nella beata. Nel luglio del 1878, alla ripresa dei lavori nel convento con un ritmo più accelerato, Suor Maria fu assalita da tosse, da soffocamenti, da gonfiori al petto e ai piedi. Nonostante tante infermità continuò a svolgere con ammirevole pazienza il proprio compito. Nei contrasti, sapeva dominare il proprio temperamento focoso e accettare in silenzio le umiliazioni alle quali le superiore erano molto attente a sottoporla ogni volta che se ne presentava l'occasione. Voci misteriose frattanto le ricordavano che non avrebbe terminato il suo terzo anno al Carmelo di Betlemme.

Il 22 agosto 1878, mentre Suor Maria portava due pesanti inaffiatoi di acqua fresca per gli operai su per una rampa, inciampò e cadde sopra una cassetta di gerani. Fu trasportata in infermeria con il braccio sinistro spezzato in più punti. Alla Priora disse: "Madre, è la fine; è il segnale della partenza" e, alle consorelle: "Sono sulla via del cielo... Sto per andare da Gesù". Il braccio andò in cancrena con la spalla e il collo. Chi andava a trovare l'inferma la udiva ogni tanto sospirare: "Vieni, Signore Gesù, vieni!". Mons. Bracco (+1889), come gli aveva profetizzato, le amministrò la santa unzione, e rimase molto ammirato della sua bella morte avvenuta il 26 agosto serenamente, dopo atroci sofferenze. Le fu estratto il cuore. Dalla ferita sommariamente ricucita sgorgò per tutto il giorno un rivolo di sangue, e le braccia, rimaste flessibili, furono viste più volte distendersi in forma di croce. Le sue reliquie sono venerate nella cappella del convento di Betlemme. Giovanni Paolo II ne riconobbe l'eroicità delle virtù il 27-11-1981 e la beatificò il 13-11-1983.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 8, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 302-310.
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Dillo a te stessa: ai piedi di Maria ho ritrovato la vita. - Beata Maria di Gesù Crocifisso: La sua vita

Beata Maria di Gesù Crocifisso: La sua vita



Maria Baouardy nasce il 5 gennaio 1846, a Ibillin, piccolo villaggio della Galilea. A dodici anni è martirizzata da un musulmano, ma salvata e guarita della Vergine Maria. Riceve grazie mistiche straordinarie.

Nel mese di giugno 1867 entra nel Carmelo di Pau.
È tra le fondatrici del Carmelo di Mangalore in India nel 1870.
Fonda il Carmelo di Betlemme nel 1875 e partecipa alla costruzione di quello di Nazareth.

Galilea: L'infanzia

Maria Baouardy nasce il 5 gennaio 1846, a Ibillin, piccolo villaggio della Galilea, a metà strada tra Nazareth e Haifa, in una famiglia di rito greco-cattolico. I suoi genitori ebbero dodici figli che morirono in tenera età. Nel loro profondo dolore e con la fiducia in Dio, decisero allora di fare un pellegrinaggio a Betlemme per pregare davanti alla Grotta e domandare la grazia di un figlio. Nacque Maria. E l’anno seguente nacque Boulos (Paolo).

Maria non ha ancora 3 anni quando in pochi giorni muoiono il padre, che la affida a San Giuseppe, e pure la madre. Suo fratello Boulos (Paolo) è adottato da una zia e Maria invece da uno zio, economicamente agiato. Dei suoi anni infantili in Galilea, Maria conserverà lo stupore per la bellezza della Creazione, la luce, i paesaggi in cui tutto le parla di Dio, e il sentimento molto forte che “tutto passa”.

Del periodo infantile è da ricordare un episodio destinato a incidere sulla sua vita.
Mentre gioca con due uccellini, decide di far loro un bagno. Essi non resistono e muoiono tra le sue mani. Triste per l’accaduto, Maria, ispirata, dice a Gesù: “Vedi, è così che tutto passa; ma se vuoi donarmi il tuo cuore, io sarò con te per sempre”.
A 8 anni riceve la prima comunione. Poco dopo suo zio si trasferisce ad Alessandria d’Egitto con tutta la famiglia.



In Egitto: Alessandria e il martirio

Maria ha 12 anni quando viene a sapere che suo zio vuole maritarla. Decisa di donarsi interamente al Signore, rifiuta. Tentativi di persuasione, minacce, umiliazioni e cattivi trattamenti non servono a farle cambiare idea. Tre mesi dopo va a trovare un vecchio servo della famiglia per inviare una lettera al fratello rimasto in Galilea, per chiedergli aiuto. Ascoltando il racconto delle sue sofferenze, il servitore, musulmano, la esorta ad abbandonare il cristianesimo per abbracciare l’Islam. Maria rifiuta. Inviperito, l’uomo sguaina la scimitarra e le taglia la gola, poi l'abbandona in una stradina tutta buia. È l’8 settembre. Ma non era ancora venuta la sua ora. Maria si risveglia in una grotta, con accanto una giovane donna con le sembianze di una religiosa. Per quattro settimane, la donna la cura, la nutre e la istruisce. Quando Maria è guarita, la giovane sconosciuta la conduce in una chiesa e scompare. Maria, più avanti nel tempo, riconoscerà in lei la Vergine Maria.

Da quel giorno, Maria passa di città in città (Alessandria, Gerusalemme, Beirut, Marsiglia…) come domestica, dando la preferenza nelle sue scelte alle famiglie povere, aiutandole e lasciandole quando si sente troppo onorata. Diventa, in una dimensione del tutto particolare, testimone di quel “mondo invisibile”, nel quale crediamo pur senza vederlo, e che Maria ha sperimentato in una misura rilevante.

A Marsiglia: Le Suore di San Giuseppe

Nel 1865 è a Marsiglia. Viene messa in contatto con le Suore di San Giuseppe dell'Apparizione. Ha 19 anni, ma non ne dimostra più di 12 o 13. Parla male il francese ed è di salute cagionevole, ma viene accolta nel noviziato. La possibilità di donarsi al Signore le procura una grande gioia. Sempre disponibile ad accollarsi i lavori più faticosi, passa la maggior parte del suo tempo in lavanderia o in cucina.

Vive fenomeni mistici molto particolari. Due giorni alla settimana, infatti, rivive la Passione di Gesù. Riceve le stigmate, che nella sua semplicità considera una malattia. Cominciano a manifestarsi in lei grazie straordinarie di vario genere. Alcune suore ne sono sconcertate e al termine dei due anni di noviziato, non viene accettata nella congregazione. È in quel momento che una serie di circostanze, la orientano verso il Carmelo di Pau.



Il Carmelo di Pau

Nel giugno 1867 entra nel Carmelo di Pau, dove troverà sempre amore e comprensione in mezzo a tutte le prove che dovrà superare. Per il momento, eccola di nuovo in noviziato, con il nome di Suor Maria di Gesù Crocifisso. Insiste per essere suora conversa, poiché si trova più a suo agio nel servizio degli altri e perché fa fatica a leggere nella recita dell’Ufficio divino.

La sua semplicità e la sua generosità conquistano i cuori.
Le parole che pronuncia dopo essere stata in estasi, sono il frutto della sua vita: Dove c’è la carità, lì c’è anche Dio. Se vi preoccupate di fare del bene ai fratelli, Dio si preoccuperà di voi. Se scavate una fossa per il vostro fratello, finirete per cadervi; come se fosse destinata a voi. Ma, se preparate un cielo per il vostro fratello, sarà destinato a voi….

Dono della profezia, estasi o attacchi del demonio, tutto le serve, con la grazia di Dio, a sentirsi una nullità di fronte al Signore. Lei stessa si definisce “il piccolo nulla”, ed esprime così ciò che sente nel profondo del suo essere. È questo che le permette di penetrare nell’insondabile profondità della misericordia divina in cui trova la sua gioia, le sue delizie, la sua vita…

“L’umiltà è felice di essere un niente, non si attacca a niente, non si stanca mai di niente. È contenta, felice, ovunque felice, soddisfatta di tutto….Beati i piccoli!”.

L’umiltà è la fonte del suo abbandono sia alla grazie più straordinarie che agli avvenimenti umani più sconcertanti.

La fondazione del Carmelo di Mangalore in India. 

Dopo tre anni, nel 1870, parte con un piccolo gruppo di suore per andare a fondare il primo monastero di carmelitane in India, a Mangalore. Il viaggio si trasforma in un’avventura e tre suore muoiono prima di arrivare alla meta. A sostegno delle sopravvissute, vengono mandate altre suore e alla fine del 1870 la vita claustrale può iniziare. Le esperienze straordinarie di Maria continuano, ma, come sempre, non le impediscono di affrontare i lavori più pesanti e le difficoltà inevitabili per una nuova fondazione. Durante le sue estasi, a volte viene vista con un volto luminoso in cucina e altrove. 
A volte partecipa in spirito a quanto succede nella Chiesa, per esempio alle persecuzioni in atto in Cina. A volte sembra che satana prenda possesso di lei, almeno esteriormente, trascinandola in lotte e terribili tormenti. Intorno a lei incominciano a nascere incomprensioni che mettono in dubbio l’autenticità di ciò che sperimenta. Riesce a emettere i voti al termine del noviziato il 21 novembre 1871, ma le crescenti tensioni, alla fine inducono i superiori a rinviarla al Carmelo di Pau.



Ritorno a Pau. 

A Pau Maria riprende la vita semplice di conversa circondata dall’affetto delle consorelle e il suo cuore si dilata. 
Nel corso di certe estasi lei, che è praticamente illetterata, improvvisa nello slancio della sua riconoscenza verso Dio, dei componimenti poetici di grande bellezza, ricchi di freschezza e di un fascino tipicamente orientale, in cui la creazione intera canta il suo Creatore. 

In alcuni momenti, attirata com'è dallo slancio della sua anima verso il Signore, è possibile vederla sulla cima di un albero che non sosterrebbe nemmeno un uccellino… Tutti dormono. E si dimentica Dio, colmo di bontà, grande e degno di lode. Nessuno pensa a Lui!...La natura lo loda; il cielo, le stelle, gli alberi, le erbe, tutto lo loda; e l’uomo, che gode dei suoi benefici, che dovrebbe cantarli, dorme!...Su, andiamo, andiamo a svegliare l’universo!

Molti la cercano per chiederle conforto, consigli, preghiere e, dopo averla incontrata, ripartono illuminati e fortificati.

La fondazione del Carmelo di Betlemme. 

Poco dopo il suo ritorno da Mangalore, incomincia a parlare della fondazione di un Carmelo a Betlemme. Gli ostacoli sono numerosi, ma vengono rimossi progressivamente, e a volte oltre le attese. Da Roma arriva l’autorizzazione e il 20 agosto 1875 un piccolo gruppo di carmelitane s’imbarca per la nuova avventura. È il Signore stesso che guida Maria nella scelta del luogo e della costruzione. Siccome è l’unica che parla l’arabo, è impegnata nella sorveglianza dei lavori, “immersa nella sabbia e nella calce”. La comunità può prendere possesso della nuova costruzione dal 21 novembre 1876, anche se l’opera non è ancora completata. 

Maria si occupa anche della fondazione di un Carmelo a Nazareth, e vi si reca nell’agosto del 1878 per l’acquisto di un terreno. È nel corso di questo viaggio che scopre il luogo di Emmaus e lo fa acquistare da Berthe Dartiguax per il Carmelo. Tornata a Betlemme, riprende il suo impegno di sorveglianza dei lavori in mezzo a un caldo soffocante. Mentre porta da bere agli operai, cade da una scala e si rompe un braccio. La cancrena si sviluppa rapidamente e nel giro di pochi giorni Maria muore, il 26 agosto 1878, a 32 anni.
È stata beatificata il 13 novembre 1983 dal papa Giovanni Paolo II.

Beata Maria di Gesù Crocifisso: 
Il suo messaggio

Maria ci apre gli occhi sul mondo invisibile che ci è così vicino e che è tutto misericordia. 
Ci insegna a impegnare tutta la nostra vita su ciò che non passa, su ciò che conta veramente, su Dio solo. 
La lotta contro le forze del male è tutt’altro che conclusa al giorno d’oggi. 
Maria B., che è considerata da alcuni la “patrona della pace” per la Terra Santa, ci incoraggia a lasciarci trasfigurare dal Signore per divenire, a nostra volta, artigiani della trasfigurazione del mondo per mezzo della grazia di Dio. Testimone di un mondo già trasfigurato, ci rimanda al primo giorno della Creazione, quando il Cielo e la terra non erano ancora separati, c’era solo la luce.

Maria è stata attirata in modo speciale dallo Spirito Santo, lo Spirito che planava sulle acque, all’inizio della Creazione. È Lui che Maria ci lascia in eredità perché quando lo Spirito prende posto nel nostro “io” egoista, trasfigura ogni cosa e crea “nuovi cieli e nuova terra” (Isaia 65, 17).

Rivolgetevi allo Spirito Santo che tutto ispira.

L’io è la causa della rovina del mondo. Quelli che si perdono nel proprio io, hanno la tristezza e l’angoscia nel cuore. Non si può avere Dio e anche il mondo… Chi si libera del proprio io, ha tutte le virtù e la pace e la gioia
Ma con una sola “goccia” dello Spirito Santo, tutto diventa possibile: Sorgente di pace, luce, vieni a illuminarmi; sono ignorante, vieni a istruirmi…I discepoli erano molto ignoranti, erano con Gesù e non lo capivano….Quando hanno ricevuto un raggio di luce, i discepoli sono spariti; non erano più quelli di prima; la loro forza è stata rinnovata… Spirito Santo, mi abbandono a te.


<< Spirito Santo, ispirami; Amore di Dio, consumami; nel vero cammino, guidami; Maria, madre mia, custodiscimi; con Gesù, benedicimi; da ogni male, da ogni illusione, da ogni pericolo, preservami. >>


Beata Maria di Gesù Crocifisso: 
Pregare con Mariam

Il Diletto

O mio Amore, dove sei? Chi ha visto il mio Diletto? lo l'ho cercato e non l'ho trovato. O mio Amato, io corro, mi affretto, gemo e non ti trovo da nessuna parte. Gesù, mio Amore, io non posso vivere senza di te. Dove sei, mio Diletto? Chi ha visto il mio Gesù? Chi ha trovato il mio fedelissimo amico? Tu lo sai, mio Amore, la terra intera per me non conta nulla senza di te. Tutta l'acqua del mare non basterebbe ad estinguere la sete del mio cuore. Chi ha consolato il mio cuore? Solo tu, Diletto del mio cuore. Chi ha placato la mia nostalgia? Solo tu, mio Amore.
Basta Gesù, o morirò di dolore e di estasi!

Ai piedi di Maria.

Ai piedi di Maria, della mia Madre cara, ho ritrovato la vita. Voi tutti che soffrite, venite a Maria. Ai piedi di Maria ho ritrovato la vita. O tu che vivi in questo monastero, Maria conta i tuoi passi, i tuoi sudori. Dillo a te stessa: ai piedi di Maria ho ritrovato la vita.


DIVINA PASTORA

E' dura ...ma ne vale la pena meditarla questa pagina... - Ma lo pensate che somiglianza sublime vi ha dato Iddio? Quella di creare altre creature: creatori voi pure, o uomini e donne che vi sposate, creatori di uomini come Iddio eterno.

Il santo matrimonio nelle Rivelazioni a Maria Valtorta


Dice Gesù: … Dio non fece maschio e femmina perché raggiungessero stanchezza e nausea nei loro vizi. Li ha fatti per una altissima ragione. Quando ha detto: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza e diamogli un aiuto perché non sia solo, col Suo divino Pensiero ha sottinteso che oltre alla parte spirituale e intellettuale, che vi fa somiglianti a Dio, voi foste a Lui simili nel creare altre vite. 

Ma lo pensate che somiglianza sublime vi ha dato Iddio? Quella di creare altre creature: creatori voi pure, o uomini e donne che vi sposate, creatori di uomini come Iddio eterno

Ebbene, voi che avete fatto di tale missione? Inveite contro la colpa di Eva, voi, donne, quando soffrite; maledite la colpa di Adamo, voi, uomini, quando faticate. Ma il serpente non è ancora fra voi, nell'interno delle vostre case, e non vi insegna col suo bavoso abbraccio e sussurro l'immoralità che vi fa ripudiatori della vostra missione creativa? E non è vizio questo di aderire al senso sino alla nausea e di negarsi alla paternità e alla maternità?



Dice Gesù: Dio, Padre Creatore, aveva creato l'uomo e la donna con una legge d'amore tanto perfetta che voi non ne potete più nemmeno comprendere le perfezioni. E vi smarrite nel pensare a come sarebbe venuta la specie se l'uomo non l'avesse ottenuta con l'insegnamento di Satana. 


Guardate le piante da frutto e da seme. Ottengono seme e frutto mediante fornicazione, mediante una fecondazione su cento coniugi? No. Dal fiore maschio esce il polline e, guidato da un complesso di leggi meteoriche e magnetiche, va all'ovario del fiore femmina. Questo si apre e lo riceve e produce. Non si sporca e lo rifiuta poi, come voi fate, per gustare il giorno dopo la stessa sensazione. Produce, e sino alla nuova stagione non si infiora, e quando s'infiora è per riprodurre. 

Guardate gli animali. Tutti. Avete mai visto un animale maschio ed uno femmina andare l'uno verso l'altro per sterile abbraccio e lascivo commercio? No. Da vicino o da lontano, volando, strisciando, balzando o correndo, essi vanno, quando è l'ora, al rito fecondativo, né vi si sottraggono fermandosi al godimento, ma vanno oltre, alle conseguenze serie e sante della prole, unico scopo che nell'uomo, semidio per l'origine di Grazia che Io ho resa intera, dovrebbe fare accettare l'animalità dell'atto, necessario da quando siete discesi di un grado verso l'animale.

Voi non fate come le piante e gli animali. Voi avete avuto a maestro Satana, lo avete voluto a maestro e lo volete. E le opere fate sono degne del maestro che avete voluto. Ma, se foste stati fedeli a Dio, avreste avuto la gioia dei figli, santamente, senza dolore, senza spossarvi in copule oscene, indegne, che ignorano anche le bestie, le bestie senz'anima ragionevole e spirituale. All'uomo e alla donna, depravati da Satana, Dio volle opporre l'Uomo nato da Donna soprasublimata da Dio, al punto di generare senza aver conosciuto uomo: Fiore che genera Fiore senza bisogno di seme, ma per unico bacio del Sole sul calice inviolato del Giglio-Maria.

Dice Gesù: Cosa è di male emanciparsi dai genitori, dal marito, essere indipendenti, farsi la propria vita come più ci piace? Cosa è fare del matrimonio un utile di avere una infermiera e una serva nella moglie o uno che fatica nel marito per i nostri bisogni e capricci, ma non una missione di procreazione e di allevamento? I figli è bene non vengano o vengano poco numerosi. Sono crucci, sono spese, sono ragioni di rancori fra i parenti A o B, fra i figli stessi che li hanno preceduti. Niente più figli dopo quell'uno o due che, non si sa come, hanno proprio voluto nascere. E nati che siano, niente logorarsi per essi. Nutrice, bambinaie, istitutrice, collegio. Dite così voi.



Siete degli assassini, o ipocriti. Sopprimete delle vite o delle anime. Perché, sappiatelo, per quanto un collegio sia buono e perfetta una istitutrice, non è mai la mamma, il padre, la famiglia. Quei figli, che sono stati di tutti fuorché vostri, come vi possono amare di quell'amore grande che continua a stare unito al vostro interno come avesse radici in voi? Come possono quei figli capirvi se voi siete degli estranei a loro e viceversa? Che società deve venire da popoli in cui la prima forma della società: la famiglia, è cosa arida, morta, scissa? Un'anarchia in cui ognuno pensa a sé, se pure non pensa a nuocere agli altri? E quelle monete che risparmiate negando ad un figlio di nascere, cosa credete che siano nel vostro portafoglio? Tarlo che distrugge la sostanza, perché ciò che non spendete per un figlio spendete tre volte aumentato per divertimenti e lussi nocivi. E PERCHÉ VI SPOSATE SE NON VOLETE AVERE DEI FIGLI? A COSA RIDUCETE IL TALAMO? Il rispetto per il mio "portavoce" mi fa tacere la risposta. Ditela da voi, indegni.


Dice Gesù: Le famiglie che non sono famiglie, e che sono origine di gravi sciagure che dall'interno della cellula familiare si irradiano a rovinare le compagini nazionali e da queste la pace mondiale, sono quelle famiglie nelle quali non domina Dio, ma bensì dominano il senso e l'interesse e perciò le figliazioni di Satana. Create su una base di senso e di interesse, non si elevano verso ciò che è santo, ma, come erbe malsane nate nel fango, strisciano sempre verso terra.

Dice l'angelo a Tobia: "Ti insegnerò chi sono coloro su cui ha potere il demonio".Oh! che in verità vi sono coniugi che dalla prima ora del loro coniugio sono sotto il potere demoniaco! Vi sono, anzi, sin da prima di esser coniugi. Vi sono da quando prendono la decisione di cercarsi un compagno o una compagna e non lo fanno con retto fine, ma con subdoli calcoli nei quali l'egoismo e la sensualità imperano sovrani. Nulla di più sano e di più santo di due che si amano onestamente e si uniscono per perpetuare la razza umana e dare anime al Cielo.

La dignità dell'uomo e della donna divenuti genitori è la seconda dopo quella di Dio. Neppure la dignità regale è simile a questa. Perché il re, anche il più saggio, non fa che amministrare dei sudditi. Essi genitori attirano invece su loro lo sguardo di Dio e rapiscono a quello sguardo una nuova anima che chiudono nell'involucro della carne nata da loro.Direi quasi che hanno a suddito Dio, in quel momento, perché Dio, al loro retto amore che si unisce per dare alla Terra e al Cielo un nuovo cittadino, crea immediatamente una nuova anima. Se vi pensassero, a questo loro potere al quale Dio subito annuisce! Gli angeli non possono tanto. Anzi gli angeli, come Dio, sono subito pronti ad aderire all'atto degli sposi fecondi ed a divenire custodi della nuova creatura. Ma molti sono quelli che, come dice Raffaele, abbracciano lo stato coniugale in modo da scacciare Dio da sé e dalla loro mente, e da abbandonarsi alla libidine. E sopra questi ha potere il demonio. CHE DIFFERENZA C'È FRA IL LETTO DEL PECCATO E IL LETTO DI DUE CONIUGI CHE NON SI RIFIUTANO AL GODIMENTO MA SI RIFIUTANO ALLA PROLE? Non facciamo dei funambolismi di parole e di ragionamenti bugiardi. LA DIFFERENZA È BEN POCA. Ché, se per malattie o imperfezioni è consigliabile o concesso non concedersi figli, allora occorre saper essere continenti ed interdirsi quelle soddisfazioni sterili che altro non sono che appagamento del senso. Se invece nessun ostacolo si frappone alla procreazione, perché fate di una legge naturale e soprannaturale un atto immorale svisandola nel suo scopo?Quando qualsiasi riflessione onesta vi consiglia di non aumentare la prole, sappiate vivere da sposi casti e non da scimmie lussuriose. Come volete che l'angelo di Dio vegli sulla vostra casa quando fate di essa un covo di peccato? Come volete che Dio vi protegga quando lo obbligate a torcere disgustato lo sguardo dal vostro nido insozzato?

Oh! misere le famiglie che si formano senza preparazione soprannaturale, le famiglie dalle quali è stata sbandita, a priori, ogni ricerca di Verità e dove anzi si deride la Parola della Verità che insegna cosa e perché è il Matrimonio. Misere le famiglie che si formano senza nessun pensiero all'alto, ma unicamente sotto l'aculeo di un appetito sensuale e di una riflessione finanziaria! Quanti coniugi che, dopo l'inevitabile consuetudine della cerimonia religiosa - consuetudine ho detto, e lo ripeto, perché per la maggioranza non è altro che consuetudine e non aspirazione dell'anima ad avere Dio con sé in tal momento - non hanno più un pensiero a Dio e fanno del Sacramento, che non finisce con la cerimonia religiosa ma si inizia allora e dura quanto dura la vita dei coniugi, secondo il mio pensiero - così come la monacazione non dura quanto la cerimonia religiosa, ma dura quanto la vita del religioso o della religiosa - e fanno del Sacramento un festino e del festino uno sfogo di bestialità!

L'angelo insegna a Tobia che, facendo precedere con la preghiera l'atto, l'atto diviene santo e benedetto e fecondo di gioie vere e di prole.

Questo occorrerebbe fare. ANDARE AL MATRIMONIO MOSSI DA DESIDERIO DI PROLE, POICHÉ TALE È LO SCOPO DELL'UNIONE UMANA, e ogni altro scopo è colpa disonorante l'uomo come essere ragionevole e ferente lo spirito, tempio di Dio, che fugge sdegnato, E AVER PRESENTE DIO IN OGNI ORA. Dio non è carceriere oppressivo. Ma Dio è Padre buono, che giubila delle oneste gioie dei figli e che ai loro santi amplessi risponde con benedizioni celesti e con l'approvazione di cui è prova la creazione di un'anima nuova. 


Ma questa pagina chi la comprenderà? Come avessi parlato la lingua di un pianeta sconosciuto, voi la leggerete senza sentirne il sapore santo. Vi parrà paglia trita, ed è dottrina celeste. La deriderete, voi, i sapienti dell'ora. E non sapete che sulla vostra stoltezza ride Satana che è riuscito, per merito della vostra incontinenza, della vostra bestialità, a volgervi in condanna ciò che Dio aveva creato per vostro bene: il matrimonio come unione umana e come Sacramento. 

Vi ricordo, perché le ricordiate e vi regoliate su esse - se ancor lo potete fare per un resto di dignità umana sopravvivente in voi - le parole di Tobia alla moglie: "Noi siamo figli di santi, e non possiamo unirci come i gentili che non conoscono Dio". Siano la vostra norma. Ché, se anche siete nati là dove la santità era già morta, il Battesimo ha sempre fatto di voi dei figli di Dio, del Santo dei santi, e perciò potete sempre dire che siete figli di santi: del Santo, e regolarvi su questo. Avrete allora una discendenza nella quale si benedirà il nome del Signore" e si vivrà nella sua Legge. E quando i figli vivono nella Legge divina, ne godono i genitori, perché essa insegna virtù, rispetto, amore, ed i primi a goderne dopo Dio sono i fortunati genitori, i coniugi santi che hanno saputo fare del coniugio un rito perpetuo e non un obbrobrioso vizio.

Dice Gesù: Il matrimonio deve essere non scuola di corruzione ma di elevazione.Non siate inferiori ai bruti, i quali non corrompono con inutili lussurie l'azione del generare. Il matrimonio è un sacramento. Come tale è, e deve rimanere, santo per non divenire sacrilego. Ma anche non fosse sacramento, è sempre l'atto più solenne della vita umana i cui frutti vi equiparano quasi al Creatore delle vite, e come tale va almeno contenuto in una sana morale cristiana. Se così non è, diviene delitto e lussuria. Due che si amino santamente, dall'inizio, sono rari, perché troppo corrotta è la società. Ma il matrimonio è elevazione reciproca. Deve esser tale. Il coniuge migliore deve essere fonte di elevazione, né limitarsi ad esser buono, ma adoperarsi perché alla bontà giunga l'altro.

Vi è una frase nel Cantico dei cantici che spiega il potere soave delle virtù: "Attirami a te! Dietro a te correremo all'odore dei tuoi profumi"

AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 24 agosto 2015

SAPIENZA DIVINA


Matrimonio e famiglia

La provenienza dei diversi scritti [di Maria Valtorta] è stata posta nelle note a fondo pagina. Ogni titolo di brano riporta un rimando specifico a queste note.

34. ...LE BEATITUDINI (QUINTA PARTE) [1]

Vi è anche stato detto : “Chiunque rimanda la propria moglie le dia libello di divorzio”. Ma questo va riprovato. Non viene da Dio. Dio disse ad Adamo: “Questa è la compagna che ti ho fatto. Crescete e moltiplicatevi sulla terra, riempitela e fatela a voi soggetta”. E Adamo, pieno di intelligenza superiore perché ancora il peccato non aveva offuscata la sua ragione uscita perfetta da Dio, esclamò : “Ecco finalmente l'osso delle mie ossa e la carne della mia carne. Questa sarà chiamata Virago, ossia altro me, perché tratta dall'uomo. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una sola carne”. E in un accresciuto splendere di luci l'Eterna Luce approvò con un sorriso il detto d'Adamo, che diventò la prima, incancellabile legge. Ora, se per la sempre crescente durezza dell'uomo, l'uomo legislatore dovette mettere un nuovo codice; se per la sempre crescente volubilità dell'uomo dovette mettere un freno e dire : “Se però l'hai ripudiata non la puoi più riprendere”, questo non cancella la prima, genuina legge, nata nel Paradiso Terrestre e approvata da Dio.

Io vi dico : “Chiunque rimanda la propria moglie, eccetto il caso di provata fornicazione, l'espone all'adulterio”. Perchè, infatti, che farà nel novanta per cento dei casi, la donna ripudiata? Passerà ad altre nozze. Con quali conseguenze? Oh! su questo quanto ci sarebbe da dire! Non sapete che potete provocare incesti involontari con questo sistema? Quante lacrime sparse per una lussuria! Sì. Lussuria. Non ha altro nome. Siate schietti. Tutto si può superare quando lo spirito è retto. Ma tutto si presta a motivo per soddisfare il senso quando lo spirito è lussurioso. 

Frigidità femminile, pesantezza di lei, incapacità relativa alle faccende, lingua bisbetica, amore al lusso, tutto si supera, anche le malattie, anche la irascibilità, se si ama santamente. Ma siccome dopo qualche tempo non si ama più come il primo giorno, ecco che allora si vede impossibile ciò che è più che possibile, e si getta una povera donna sulla via e verso la perdizione.

Fa adulterio chi la respinge. Fa adulterio chi la sposa dopo il ripudio. Solo la morte rompe il matrimonio. Ricordatevelo. E se avete fatto una scelta infelice portatene le conseguenze come una croce, essendo due infelici, ma santi, e senza fare maggiori infelici nei figli che sono gli innocenti che più soffrono di queste disgraziate situazioni.


L'amore dei figli dovrebbe farvi meditare cento volte e cento, anche nel caso di una morte di coniuge. Oh! se sapeste accontentarvi di quanto avete avuto e al quale Dio ha detto “Basta”! . 

Se sapeste voi vedovi, e voi vedove, vedere nella morte non una menomazione ma una elevazione ad una perfezione di procreatori! Esser madre anche per la madre estinta. Esser padre anche per il padre estinto. Esser due anime in una, raccogliere l'amore per le creature sul labbro gelato del morente e dire “Va' in pace, senza paura per quelli che da te sono venuti. Io continuerò ad amarli, per te e per me, amarli due volte, sarò padre e madre, e l'infelicità dell'orfano non peserà su loro e neppure sentiranno la innata gelosia del figlio di coniuge risposato per colui o colei che prende il posto sacro alla madre, al padre, da Dio chiamati ad altra dimora”.