giovedì 26 febbraio 2015

Rivoluzione e Tradizione


Rivoluzione e Tradizione



 Cosa fare quando tutto sembra immerso in una confusione tremenda? Cosa fare quando non sembra sussistere nulla di certo?

 L'uomo è fatto per vivere di fronte a Dio, e in Dio trovare la propria consistenza e pace. Un tempo la Chiesa Cattolica comunicava questa pace. Era il mondo, quello lontano da Dio, ad essere in continua agitazione, ma la Chiesa no. La Chiesa era la stabilità.
 Era il mondo senza Dio ad essere immerso in una continua Rivoluzione e questa Rivoluzione continua era amata dalle anime instabili e disperate che, scontente della vita, cercavano affannosamente un’impossibile novità che appagasse il loro vuoto interiore.

 La Chiesa no; sempre uguale a se stessa, composta e pacifica nella stabilità di Dio, avanzava nel mare della storia ed era il vascello sicuro per le anime che non amavano la Rivoluzione riconoscendola falsa e ingannevole.

 Era il mondo moderno che, non volendo dipendere più da Dio e da nessuna autorità, criticava la Chiesa accusandola di non cambiare mai! Non credendo in Dio, il mondo moderno non capiva la stabilità della Chiesa, perché in fondo non capiva la stabilità di Dio.

 Così, in mezzo a tutte le terribili rivoluzioni, la Chiesa con i suoi santi, con la grazia soprannaturale dei suoi sacramenti, con la verità immutabile rivelata da Dio e trasmessa dalla Tradizione e dalla Scrittura, camminava nel mondo, strappando tutte le anime che poteva alla Rivoluzione che uccide, per portarle nel suo seno, nella stabilità della grazia che edifica.

 Tanti venivano colpiti dalla meravigliosa pace che emanava dalla Chiesa Cattolica, pace che convinceva e convertiva, pace che è tra i più grandi segni di Dio.

 Quante conversioni anche nel mondo protestante verso la Chiesa Cattolica: i protestanti si erano adattati alla modernità sempre più atea e indifferente, ma questa modernità non dava pace e molti così tornavano alla Chiesa Cattolica. Descrive molto bene questa situazione Carlo Lovera di Castiglione nel suo famoso testo su ”Il movimento di Oxford”. Parlando della crisi dottrinale scoppiata dentro la chiesa anglicana a metà dell'800 così dice: “...dei fedeli, gli uni non sapevano più che pensarne, altri parteggiavano per i novatori, molti guardavano oltre i confini della Chiesa Stabilita, verso i Cattolici Romani, per i quali la serenità della fede e dell'immutabile dottrina, si rifletteva nel possesso della verità pieno di sicurezza e di pace.” (Carlo Lovera di Castiglione, Il movimento di Oxford, Morcelliana 1935, pag. 220).

 “La serenità della fede e dell'immutabile dottrina, si rifletteva nel possesso della verità pieno di sicurezza e di pace”: come è dolce questo parlare. E' la dolcezza stessa di Dio che dona nella Chiesa quella serenità che ogni cuore cerca.

 Ma ora tutto è cambiato... sono giunti giorni terribili che la retorica buonista dei cristiani ammodernati non può nascondere: la Rivoluzione dal mondo ateo è entrata nella Chiesa e sta consumando tutto. Non c'è più stabilità, la Chiesa sembra entrata in una perenne Rivoluzione che tutto cambia continuamente: confusione nei riti, confusione nella dottrina, confusione nella morale, confusione nella disciplina. Non sai se la verità di oggi durerà domani. Tanti, preti e fedeli, corrono affannosamente per non restare indietro, per adattarsi come possono a questa estenuante confusione.

 Chi cerca veramente Dio, in questa Chiesa rivoluzionaria, resta terribilmente solo.

 Che fare in questo clima asfissiante? e che cosa non fare?

 Innanzitutto occorre non farsi prendere dall'agitazione, occorre non reagire da rivoluzionari: sarebbe come curare il male, che è appunto la Rivoluzione, con la stessa malattia. Lo spirito rivoluzionario, anche quando pretende di salvare il bene, non sarà mai la soluzione.

 Bisogna invece stare veramente fuori dalla Rivoluzione, vivendo integralmente il cattolicesimo in quella stabilità che era sua, prima che la Rivoluzione invadesse tutto.
 Nella confusione nera, nelle tenebre, urge decidere di fronte a Dio di vivere da cattolici, stabilmente. Per questo bisogna riconoscere un luogo che ti comunichi la pace della fede nel possesso della verità rivelata. Un luogo dove è celebrata la Messa tradizionale: eleggerlo come riferimento per la propria vita, lasciandosi educare da questo luogo. Non vivere da agitati in una lotta perenne ma vivere da cattolici nella liturgia di sempre, nella dottrina di sempre, nella grazia di sempre secondo i sacramenti di sempre; e così operare tutto il bene che il Signore ci permette di compiere.

 Lo dice padre Calmel: “Ciò che sarà sempre possibile nella Chiesa, ciò che la Chiesa assicurerà sempre, nonostante i tentativi diabolici della nuova Chiesa post-vaticanesca, è questo: tendere alla santità realmente, potersi istruire, in un gruppo reale anche se molto piccolo, sulla dottrina immutabile e soprannaturale, sotto un'autorità reale e conservando la sicurezza che resteranno sempre dei veri sacerdoti e dei Vescovi fedeli, che non avranno dimissionato (forse anche senza accorgersene) nelle mani delle commissioni e della collegialità.” (R. T. Calmel, Breve apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys, pag. 51).

 Carissimi, se vivremo così, le tenebre terribili di oggi resteranno fuori dai nostri cuori.

 Preghiamo perché la Madonna ci ottenga questo rifugio, e noi cerchiamo di esserne sempre più degni.

Il mio cuore sanguina.


Il mio cuore sanguina.

 Quando si parla di “continuità” nella Chiesa tra prima del Concilio Vaticano II e dopo il Concilio Vaticano II, non si arriva mai a spiegare nel concreto, dentro le cose, come si mostra questa continuità. Certo, si tratta sempre della Santa Madre Chiesa, sia prima che dopo il Concilio, ma in quello che nella Chiesa di oggi si dice e si fa, appare questa continuità? È proprio difficile dimostrarlo.

 Prendiamo un tema specifico, quello della “missione”: si può dire che la missione, dopo il Concilio, sia intesa e vissuta come durante i primi diciannove secoli di storia della Chiesa? Provate in una classe di scuola ad introdurre il tema con i ragazzi, che ancora frequentano il catechismo delle parrocchie, chiedendo loro cos'è la missione: vi diranno che è andare ad aiutare i poveri del terzo mondo. Da dove prendono questa risposta? Dal nuovo vissuto e dalla nuova coscienza di missione, che sono radicalmente cambiati nel Cattolicesimo: di fatto i fedeli, quando si parla di missione, non intendono più quello che la Chiesa ha inteso in tutta la sua storia.

 E anche quando qualcuno non scadrà nella banalità generale di scambiare la missione cristiana con la filantropia, con l'aiutare semplicemente i poveri, vi parlerà di cristianizzazione o di evangelizzazione, ma non in modo drammatico, dimenticando che è in gioco la salvezza delle anime!: è ormai così... prima mettiamo avanti la libertà di coscienza, quello che l'uomo vuole o decide, poi se c'è spazio parliamo anche di Nostro Signore Gesù Cristo... affrettandoci però a dire che l'importante è “credere in qualcosa” e che “tutti si salvano seguendo la loro religione o il loro agnosticismo”, che “Cristo è proposto ma non imposto”... insomma mettiamo l'uomo prima di Dio: e questa la chiamiamo continuità tra prima e dopo il Concilio? Beh, ci vuole del coraggio ad affermarlo.

 Basta leggere la vita dei santi, il loro zelo perché Cristo sia conosciuto e amato, per avvertire che qualcosa di tragicamente grave è accaduto nel Cattolicesimo.

 Ne volete un esempio? Lo prendiamo dalle lettere di un grande monaco cistercense, Dom Jean-Baptiste Chautard, abate di Sept-Fond (1858-1935), autore tra l'altro di uno dei testi fondamentali della spiritualità moderna, “L'anima di ogni apostolato”. Sentite cosa scrive durante un viaggio in Cina e Giappone, per andare a visitare i giovani monasteri cistercensi là fondati:

Davanti ai 400 milioni di pagani cinesi e ai 60 milioni di pagani giapponesi che non conoscono Nostro Signore, il mio cuore sanguina”, e aggiunge rivolto ai suoi monaci di Francia “vorrei che anche il vostro cuore sanguinasse. E nel concreto troverete in questo dolore uno stimolo per essere più vigilanti, più uniti a Dio, più generosi nel vostro amore per Gesù e per le anime ch'Egli vuole innestare nella sua Umanità santa, a condizione che noi non ci sottraiamo dall'offrire ciò che manca alla sua Passione”.

 In un ritiro predicato nella festa del Preziosissimo Sangue, scongiura i suoi monaci a lasciarsi prendere come lui dall'amore per le anime. Al fine di sottolineare più fortemente il suo pensiero, dom Chautard fa un esempio interessante:

 “Nei paesi d'Oriente, nel corso del grande caldo, delle nuvole a volte si formano. Il cielo coperto e basso sembra promettere una pioggia benefica. Speranza vana! Le nuvole non arrivano a risolversi in pioggia, e presto il cielo riprende la sua implacabile serenità.

  Così nell'universo delle anime, sopra le terre pagane, planano delle nuvole cariche di sangue divino. Ma queste nuvole non si risolvono in pioggia benefica, perché manca qualcosa: la nostra cooperazione attraverso la preghiera e i sacrifici. Dio vuole la nostra collaborazione. Se dunque le nuvole restano in sospeso, noi ne siamo responsabili in una certa misura”.

 Dom Chautard parlava ai monaci, ma parla ben anche a noi.

Che coscienza chiara della missione! 

 Innanzitutto è chiaro quando parla di “pagani che non conoscono Nostro Signore”! Possiamo dire che oggi, nella Chiesa, ci si esprime ancora così? E se non ci si esprime così, possiamo parlare di continuità tra la Chiesa di prima e quella di oggi?

 Proprio oggi, quando il lavoro è di dire che i pagani non esistono più?

 Proprio oggi noi perdiamo il senso della missione, mentre siamo invasi dai pagani che da terre lontane vengono a noi. Chi oserebbe ancora dire “il mio cuore sanguina” perché non conoscono Gesù Cristo e “vorrei che anche il vostro cuore sanguinasse”? E mentre non ci preoccupiamo dei pagani che arrivano, siamo castigati nel registrare il paganesimo in tante nostre case, nelle quali si vive come se Dio non ci fosse. E ricordiamoci che è in gioco la salvezza eterna!: “...chi crederà e sarà battezzato sarà salvo...” (Mc 16,16).

  Carissimi, stiamo in continuità con la Chiesa di sempre, con i cristiani di sempre, con i santi di sempre, il cui cuore sanguina perché Cristo non è conosciuto.

 Domandiamo la grazia che anche il nostro cuore sanguini, e che non si addormenti in quel cristianesimo contraffatto che ha cambiato il contenuto della parola “missione”.

 Stiamo attenti a quelli che affrettatamente vogliono convincersi che nulla è cambiato nella Chiesa e che è solo questione di sensibilità: no, sulla missione è cambiato praticamente tutto. E non solo su di essa.

 E allora preghiamo perché Nostro Signore sia conosciuto dalla massa enorme di pagani del nostro tempo, perché molti si convertano a Lui e siano salvi. Cooperiamo con la preghiera e il sacrificio, perché la nuvola del Sangue divino, sulle nostre terre e su quelle lontane, si risolva in benefica pioggia.

mercoledì 25 febbraio 2015

Piuttosto staranno senza preti, piuttosto chiuderanno le chiese, ma....


TUTTO, ECCETTO LA TRADIZIONE!
Editoriale "Radicati nella fede" Anno VII

 Tutto, praticamente tutto viene permesso, tutto eccetto la Tradizione.

 Dopo il coraggioso e, nello stesso tempo, timido gesto di Benedetto XVI, costituito dal motu proprio del 2007, si è assistito ad una costante opera di “confino” della Tradizione della Chiesa.
 Il Santo Padre disse che la Messa antica non fu mai abolita. In qualche modo confermò che non si può abolire, perché l'Autorità nella Chiesa serve a custodire la Tradizione come fonte della Rivelazione, così come serve a custodire la Sacra Scrittura, e non può mai far da padrona su di esse; se facesse da padrona, l'Autorità non sarebbe quella voluta da Nostro Signore e si configurerebbe come autoritarismo.
 Ebbene, dopo il motu proprio Summorum Pontificum, le varie curie diocesane si impegnarono in una instancabile opera per fermare, arginare, confinare qualsiasi tentativo di ritorno alla gloriosa Tradizione della Chiesa, in campo sia liturgico che dottrinale.
 È stato il boicottaggio totale della volontà del Papa, volontà che poi era un semplice atto di giustizia: non si può abolire la Messa che la Chiesa ha celebrato per quindici secoli e che ha fatto i Santi.

 Nemmeno la terribile mancanza di preti, cui assisteremo in questi anni, nemmeno questa potrà liberare la tradizione dal suo confino. Piuttosto staranno senza preti, piuttosto chiuderanno le chiese, ma non permetteranno a un sacerdote tradizionale di celebrare la messa di sempre.
 Quanti preti erano pronti a passare alla Tradizione, quanti erano seriamente interessati a riappropriarsi di ciò che è il più profondo patrimonio della Chiesa, quanti chiesero di imparare la Messa antica. Poi, come mannaia implacabile, la scure scese su coloro che con gioiosa semplicità iniziarono a celebrarla: processi canonici, rimozione dalle parrocchie, sottili accuse di scisma!... ecc... la storia la conoscete. Così il gelo cadde sui sacerdoti, molti dei quali giovani, che sognavano già di poter dire salendo all'altare “Introibo ad altare Dei...”. E che dire dei chierici? "Se ami la Tradizione sei pericoloso e non puoi essere ordinato per questa Chiesa”, questo è il refrain dei superiori dei seminari obbedienti ai loro vescovi.

 Un gelo tremendo è così calato su una primavera possibile per le anime, dei sacerdoti prima e dei fedeli poi. Il Papa aveva sperato in un cambio di clima nella Chiesa, ma la vecchia guardia, fatta di ex- sessantottini oggi nelle curie diocesane, non ha permesso alcunché.

 I preti amanti della Tradizione si sono rinchiusi in un mutismo prudenziale, i seminaristi in una “apnea” di coscienza per poter giungere alla sospirata ordinazione, illusoriamente convinti che le cose cambieranno quando saranno preti.

 Ma è normale tutto questo? No di certo, non è normale nella Chiesa!

 Tutti questi signori che osteggiano la Tradizione e la impediscono con strani bizantinismi, sono ancora preoccupati per la salvezza delle anime? Vogliono ancora fare il Cristianesimo? O aspirano a qualcosa di diverso? E se è così perché occupano la Chiesa di Dio?

 Hanno promosso una nuova religione con dei timidi riferimenti al Cristianesimo di un tempo. Hanno lavorato, spendendo notevoli soldi!, per una trasformazione del Cattolicesimo in una religione presentabile nei salotti della cultura; si perdono dietro un dipinto da restaurare o dietro un testo da commentare, ma sono assenti sul campo... non vanno in confessionale e non salgono tutti i giorni all'altare, perché impegnati in qualche progetto culturale.

 Sono ancora preoccupati che le anime si accostino ai sacramenti? Reputano ancora i sacramenti necessari alla salvezza, o sono solo preoccupati di fare “comunità”, sostituendo la struttura all'essenziale, cioè a Dio?

 Ci auguriamo di tutto cuore che il nuovo anno porti due cose:

1. Un sussulto di coraggio in tutti quei preti e seminaristi che stanno soffrendo per una chiesa sempre più nemica del suo passato. Vorremmo dire loro “Cosa aspettate a ribellarvi? Sì, a ribellarvi per obbedire a Dio! Considerate l'esito di questa Chiesa malamente ammodernata, considerate la grande tristezza che ha prodotto e obbedite gioiosamente a Dio. Solo così servirete  con amore la Chiesa, perché la Chiesa è Tradizione.

2. Un ravvedimento in coloro che hanno così osteggiato la Messa tradizionale e l'hanno confinata. Sappiamo che non tutti sono in cattiva coscienza. A loro vorremmo dire “lasciateci fare l'esperienza della Tradizione”, dateci le Chiese, permetteteci la cura delle anime e poi venite con tutta semplicità a considerare i frutti. Avete dato le chiese anche agli ortodossi scismatici, pubblicate anche gli orari di culto degli eretici protestanti, quando farete uscire dal limbo la Messa di sempre? Cosa direbbero i vostri vecchi parroci, i vostri nonni e i santi di duemila anni di cristianesimo?

 Perdonateci se vi abbiamo parlato in tutta schiettezza, non vogliamo offendere nessuno ma suscitare un sussulto di coscienza: nelle situazioni drammatiche non c'è tempo per i convenevoli.

 Che l'anno 2014 possa smuovere, per grazia di Dio e per la preghiera di molti, dal torpore tante anime sincere.



Andate ed evangelizzate.

Sao Paulo (Brasile), 2 7 marzo 1992. 
Esercizi Spirituali in forma di Cenacolo, con i Responsabili del M.S.M. di tutto il Brasile. 


Andate ed evangelizzate. 

«Il mio Cuore Immacolato oggi è da voi glorificato, in questo continuo Cenacolo di preghiera e di fraternità, in cui vi trovate, voi Responsabili del M.S.M., che siete venuti da ogni parte del Brasile. 

Io sono con voi. Mi unisco alla vostra preghiera, per ottenervi il dono dello Spirito Santo, che vi trasformi negli Apostoli di questi ultimi tempi. È giunto il momento della vostra pubblica testimonianza. 

Mostratevi a tutti come i miei piccoli figli, come gli Apostoli, da Me formati al grande compito della nuova evangelizzazione che vi attende. Come nel Cenacolo di Gerusalemme, Io ho aperto la porta, perché gli Apostoli uscissero a predicare il Vangelo, dando inizio alla prima evangelizzazione, così, in questo vostro Cenacolo, Io vi chiamo tutti ad essere gli Apostoli della seconda evangelizzazione. 

Pertanto, al termine di questo straordinario Cenacolo, Io affido a ciascuno di voi il mio materno mandato: andate ed evangelizzate. 

- Andate in ogni parte di questa vostra così grande Nazione. Andate in ogni luogo, anche in quelli più lontani e sperduti. Andate a tutti i miei figli, specialmente ai più lontani, ai peccatori, ai poveri, a quelli che sono vittime del male, del vizio, dell'egoismo, dell'odio, della impurità. Andate ad ogni creatura, con la forza che viene data a voi da questa mia materna missione. Andate come Apostoli della seconda evangelizzazione, a cui fortemente vi chiama il mio primo figlio prediletto, il Papa Giovanni Paolo II. Andate ed evangelizzate.

- Evangelizzate questa povera umanità, che è ritornata pagana, dopo quasi duemila anni dal primo annuncio del Vangelo. Evangelizzatela, predicando la urgente necessità della conversione e del suo ritorno al Signore. Siano distrutti gli idoli, che essa ha costruito con le sue stesse mani: il piacere, il denaro, l'orgoglio, la impurità, l'ateismo, l'egoismo sfrenato, l'odio e la violenza. E ritorni al suo Dio sulla strada della penitenza, della rinuncia a Satana ed alle sue seduzioni, al peccato ed a ogni forma di male. Allora fioriranno sul suo cammino la Grazia e la santità, la purezza e l'amore, la concordia e la pace. 

- Evangelizzate la Chiesa sofferente e divisa, pervasa dal fumo di Satana e minacciata dalla perdita della fede e dalla apostasia. La Chiesa torni a credere al Vangelo di Gesù. Il Vangelo di Gesù, predicato e vissuto alla lettera, diventi la sola luce che la guida nel suo cammino terreno. Allora la Chiesa tornerà ad essere umile, santa, bella, povera, evangelica, senza macchie e senza rughe, ad imitazione della sua Mamma Celeste, che la conduce ogni giorno verso il suo più grande rinnovamento. 

- Evangelizzate tutti gli uomini, predicando che il Regno di Dio è vicino. Si avvicina il momento della seconda venuta di Gesù, del ritorno di Cristo nella gloria, per instaurare fra voi il suo Regno di grazia, di santità, di giustizia, di amore e di pace. Annunciate a tutti questo suo glorioso ritorno, perché fiorisca sul mondo la speranza ed il cuore degli uomini si apra a riceverlo. 

Spalancate le porte a Gesù Cristo che viene. 

Per questo predicate la necessità della preghiera e della penitenza; della pratica coraggiosa di tutte le virtù; del ritorno al culto perfetto di amore, di adorazione e di riparazione a Gesù presente nella Eucarestia. 
Diffondete in ogni parte i Cenacoli di preghiera che Io vi ho domandato: fra i bambini, i giovani, i sacerdoti, i fedeli. 
Sopratutto diffondete in ogni parte i Cenacoli familiari, che Io chiedo, come mezzo potente, per salvare la famiglia cristiana dai grandi mali che la minacciano. 

Uscite da questo Cenacolo come gli Apostoli di questa seconda Evangelizzazione. 
Non temete. Io sono sempre con voi e vi conduco su questo luminoso cammino. Con i vostri cari, con le anime che vi sono affidate, tutti vi benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». 

martedì 24 febbraio 2015

Hanno chiuso il Cielo



Hanno chiuso il Cielo
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VII 


  È la liturgia che si deve adattare al tempo degli uomini, o è il tempo degli uomini che deve prendere la forma della liturgia cattolica?

  Ci sembra che la questione cruciale sia tutta qui.

  Un cristianesimo “modernistico” che vede le verità di fede emergere dal profondo della coscienza degli uomini, vorrebbe che la liturgia prendesse le mosse dal vissuto antropologico, dalla vita degli uomini, per celebrare la consapevolezza umana del proprio rapporto con Dio. In fondo è stata questa la linea vincente di questi anni: la liturgia ha sempre di più celebrato l'uomo, anche quando ha celebrato la fede dell'uomo. Insomma, la liturgia si è adattata alla vita del tempo. Risultato? Una tragedia! Dio e le cose eterne praticamente scomparse dalle chiese, per far posto alla fede dei credenti, che esprimono, commentano, interpretano quello che loro vivono nei confronti di Dio. La liturgia riformata parla nel migliore dei casi della Chiesa, ma quasi mai di Dio. E quando parla della Chiesa, lo fa più secondo l'ottica di “Popolo di Dio in cammino” che come “Corpo Mistico di Cristo”.

  E guardate che non stiamo parlando di quelle sfacciate para-liturgie tutte sociali e umanamente impegnate dei catto-comunisti degli anni '70... parliamo piuttosto di quelle liturgie, di quelle messe, che oggi vanno per la maggiore nell'ufficialità delle diocesi, dove si parla di fede, di comunità credente, di popolo attorno al suo vescovo; di liturgie che celebrano questa comunità, ma nelle quali non si adora Dio presente e non ci si inabissa nel mistero della redenzione. È una sorta di neomodernismo liturgico che ha superato la tentazione marxista del solo impegno del mondo, ma che parlando di fede si sofferma sui credenti, ma non arriva mai a Dio, a Nostro Signore, alle verità eterne, alla questione della salvezza. È come se ci si fosse accorti che non si poteva andare avanti, come anni fa, in un cristianesimo orizzontale, e si è così approdati all'impegno sociale ecclesiale, per edificare la comunità dei credenti. In ogni caso l'errore è sempre lo stesso: partire dall'uomo e chiudere il Cielo.
  Ma l'uomo ha proprio bisogno di questa auto-celebrazione della propria fede, o non è fatto piuttosto per inabissarsi in Dio?

  No, la liturgia cattolica è cosa totalmente diversa: è l'irruzione del Cielo sulla terra ed è la porta aperta tra il Cielo e la terra!

  Se volete tentiamo di dare due eloquenti immagini contrapposte, che dicono due concezioni diverse, molto diverse del culto: quella di un semplice prete che in una delle tante chiese sparse nell'orbe cattolico celebra, nella quiete della preghiera, rivolto al Crocifisso, l'eterno sacrificio che salva le anime, assistito dalla orante e adorante attenzione dei fedeli, e quella di una rumorosa e festosa comunità, che andando alla messa è preoccupata di “fare comunità esprimendo i propri carismi” (in verità facendo qualcosa perché nelle nuove messe mal si sopporta lo stare fermi) e di mettersi al passo con le direttive dell'operatore pastorale... e che in ultimo farà certo anche la comunione. Sono due concezioni opposte, inconciliabili. Una, quella tradizionale, fa spazio all'azione di Dio, l'altra si sofferma... ma forse, osiamo dire, si ferma all'azione della comunità!

  Vedete, le verità di fede non nascono dalla coscienza profonda degli uomini, dal vissuto della comunità che reinterpreta il proprio vissuto alla luce di Dio, ma sono comunicate dalla reale rivelazione di Dio che la Chiesa custodisce e trasmette: la rivelazione discende dal Cielo, non germoglia dalla terra come vorrebbero i modernisti. Così la liturgia porta il Cielo in terra e porta la terra al Cielo. É azione di Dio innanzitutto, e non primariamente azione della Chiesa. La Chiesa riceve l'azione di Dio, la custodisce, la esprime utilizzando certamente tutte le possibilità umane adeguate; salvaguardia la liturgia dalle modifiche errate che possono confondere l'opera di Dio e la trasmette fedelmente custodendola, perché il Cielo resti aperto sugli uomini.

  Tutti, praticamente tutti, quando si parla di Movimento Liturgico amano rifarsi a dom Guéranger, il grande abate benedettino che rifondò il monachesimo in Francia dopo la tempesta rivoluzionaria. Con lui si dà inizio al Movimento Liturgico, cioè a quella rinascita dello spirito cristiano che dalla liturgia prende le mosse. Autore prolifico, pensiamo all'Anno Liturgico da lui pubblicato ma non solo, partecipe di tutti i drammi e le battaglie della Chiesa del XIX secolo, ascoltato consigliere di Pio IX... fondatore dell'abbazia di Solesmes.

  Ma cosa voleva veramente dom Guéranger? E cosa chiedeva San Pio X, riprendendo con autorevolezza il lavoro del grande benedettino e dando così nuovo vigore proprio al Movimento Liturgico? Volevano che il popolo avesse l'intelligenza delle cose divine (che capisse la liturgia della Chiesa), perché queste penetrassero di nuovo la vita del popolo cristiano. Volevano una grande opera di educazione perché le cose del Cielo tornassero a dare forma alla vita degli uomini.

  Ma citiamo dom Guéranger: “I misteri del grande sacrificio, dei sacramenti, dei sacramentali, le fasi del ciclo cristiano così feconde in grazia e in luce, le cerimonie, questa lingua sublime che la Chiesa parla a Dio davanti agli uomini; in una parola tutte queste meraviglie torneranno familiari al popolo fedele. L’istruzione cattolica sarà ancora per le masse il grande e sublime interesse che dominerà tutti gli altri; e il mondo tornerà a comprendere che la religione è il primo dei beni per l’individuo, la famiglia, la città, la nazione e per la razza umana tutta intera” (Institutions liturgiques - seconda ediz., t. III cap. 1, pag. 13).

  Guéranger, e con lui Pio X con la sua troppo mal citata “partecipazione attiva”, volevano l'esatto contrario di quello che si è fatto dal Concilio in poi. Nel post-concilio la liturgia è stata trasformata per aderire alla vita degli uomini, la Chiesa nel passato ha invece sempre desiderato che la vita degli uomini prendesse forma dalla liturgia cattolica.

  Non volevano un abbassamento della liturgia alla vita meramente naturale degli uomini, ma volevano un innalzamento del popolo ai sublimi misteri.

  Cosa se ne fa un uomo di una liturgia che gli parla solo delle sue speranze e delle sue fatiche, che gli parla del suo “senso religioso”, ma che non gli parla mai del Cielo? E’ su questo equivoco che tragicamente è fallito il Movimento Liturgico.

  Occorre tornare a Guéranger e al vero San Pio X. Ma, a quando questo ritorno?

AMDG et BVM