sabato 15 novembre 2014

Sant'ALBERTO MAGNO





BIOGRAFIA



Quando al nome del Santo troviamo l'attributo "Magno", siamo sempre indotti a pensare che si tratti di un grande.

Sant'Alberto sicuramente lo è e per diverse ragioni: era nato nella Svevia verso il 1206 da una famiglia della piccola nobiltà. Studiò a Padova dove conobbe l'Ordine dei Frati Predicatori (i Domenicani), aderì a quella famiglia religiosa e perfezionò i suoi studi. Divenne così un uomo veramente enciclopedico. 


Eletto Vescovo nel 1260, predicava, insegnava, governava la sua diocesi; si occupava di tutto e di tutti e, pur in mazzo a tante occupazione e preoccupazioni, trovava il tempo di farsi Santo. Salì sulle cattedre delle più celebri università della Germania e successivamente in quella celeberrima di Parigi. Gli studenti raggiungevano in anticipo la sede universitaria per ascoltare le sue dotte e brillanti lezioni. 

I suoi superiori lo inviarono poi, in veste di fondatore, a Colonia per iniziare in quella città una nuova sede universitaria. Ivi incontrò uno studente del tutto speciale e dello stesso suo ordine, si strattava di Tommaso d'Aquino, il quale continuerà l'opera del maestro con eguale zelo e ricchissima cultura. E' propio vero che i santi generano i Santi!


MARTIROLOGIO



Sant'Alberto, detto Magno, vescovo e dottore della Chiesa, che, entrato nell'Ordine dei Predicatori, insegnò a Parigi con la parola e con gli scritti filosofia e teologia. Maestro di san Tommaso d'Aquino, riuscì ad unire in mirabile sintesi la sapienza dei santi con il sapere umano e la scienza della natura. 
Ricevette suo malgrado la sede di Ratisbona, dove si adoperò assiduamente per rafforzare la pace tra i popoli, ma dopo un anno preferì la povertà dell'Ordine a ogni onore e a Colonia in Germania si addormentò piamente nel Signore.



DAGLI SCRITTI...



Dal «Commento sul vangelo di Luca» di sant'Alberto Magno, vescovo
Pastore e maestro per l'edificazione del corpo di Cristo

«Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). Qui sono da sottolineare due cose. La prima é il comando di usare di questo sacramento, quando dice: «Fate questo». La seconda poi é che esso sia il memoriale del Signore che va alla morte per noi. Dice dunque: «Fate questo». 


Non si poteva infatti comandare nulla di più, nulla di più dolce, nulla di più salutare, nulla di più amabile, nulla di più somigliante alla vita eterna. Cerchiamo di considerare una per una tutte queste qualità. 

Anzitutto l'Eucaristia é utile per la remissione dei peccati per chi é spiritualmente morto, utilissima poi all'aumento della grazia per chi é spiritualmente vivo. Il salvatore delle nostre anime ci istruisce su ciò che é utile per ricevere la sua santificazione.


Ora la sua santificazione consiste nel suo sacrificio, in quanto nell'oblazione sacramentale si offre per noi al Padre, e si offre a noi in comunione. «Per loro io consacro me stesso» (Gv 17, 19). Cristo, che per mezzo dello Spirito Santo offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente (cfr. Eb 9, 14). 

Niente noi possiamo fare di più dolce. Che cosa infatti vi potrebbe essere di più delizioso del sacramento che contiene tutte le delizie divine? 


«Dal cielo hai offerto loro un pane pronto senza fatica, pieno di ogni delizia e gradito a ogni gusto. Questo tuo alimento manifestava la tua dolcezza verso i tuoi figli; si adattava al gusto di chi ne mangiava, si trasformava in ciò che ognuno desiderava» (Sap 16, 20-21). Niente poteva essere comandato di più salutare. Questo sacramento infatti é il frutto del legno della vita. Se qualcuno lo riceve con devozione e fede sincera, non gusterà la morte in eterno. 

«E' un albero di vita per chi ad essa di attiene, e chi ad essa si stringe é beato» (Pro 3, 18); «Colui che mangia di me, vivrà per me» (Gv 6, 57). Niente ci poté essere comandato di più amabile. Questo infatti é il sacramento che crea l'amore e l'unione. E' segno del massimo amore dare se stesso in cibo. «Non diceva forse la gente della mia tenda: A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?» (Gb 31, 31); quasi avesse detto: tanto ho amato loro ed essi me, che io volevo trovarmi dentro di loro ed essi ricevermi in sé, di modo che, incorporati a me, diventassero mie membra. Non potevano infatti unirsi più intimamente e più naturalmente a me, né io a loro.


Niente infine ci poteva essere comandato di più connaturale alla vita eterna. Infatti la vita eterna esiste e dura perché Dio si comunica con tutta la sua felicità ai santi che vivono nella condizione di beati.


(22, 19; Opera omnia, Parigi 1890-1899, 23, 672-674)


"L'Unione con Dio" di S. Alberto Magno


Chiesa e post concilio: Sequentia - Lauda Sion Salvatorem

Chiesa e post concilio: Sequentia - Lauda Sion Salvatorem: Solennità del Corpus Domini, Basilica San Giovanni in Laterano:  madre e capo di tutte le Chiese, a fianco dell'antichissimo Patriarchio...






Sequentia - Lauda Sion Salvatorem

venerdì 14 novembre 2014

Rito per l'Ordinazione Sacerdotale


Pro Ordinatione Presbyterorum parentur oleum catechumenorum; Calix cum vino, et aqua; Patena, et Hostia desuper posita; medulla panis, et bacile eum buccali pro manibus abluendis, quas singuli ad suas mappulas extergunt.

Diaconis ordinatis, Pontifex ad sedendum in sede sua; vel in faldistorio in plano juxta cornu Epistolae accedit, et cantatur Tractus, usque ad ultimum Versum exclusive; quod si sit infra Octavam Pentecostes, Tractus, et Sequentia usque ad ultimum Versum exclusive. Interim accedunt duo Capellani eum libro, et candela ante Pontificem, qui ex eo legit ipsum Tractum, et Sequentiam, usque ad ultimum versum exclusive. Deinde Pontifex cum mitra revertitur ante altare, ubi sedet super faldistorium.

Tunc Archidiaconus vocat ordinandos voce intelligibili dicens:

Accedant qui ordinandi sunt ad ordinem Presbyteratus.

Et mox nominatim leguntur per notarium, prout supra dictum est, nulla tamen de titulo facta mentione.

Tunc illi more Diaconorum parati, amictu, alba, cingulo, stola, et manipulo, tenentes planetas super brachium sinistrum complicatas, et in manu dextera candelas, ac mappulas albas pro ligandis et lavandis manibus, ad Pontificem accedunt, et coram eo in modum coronae se disponunt.

Tunc Archidiaconus praesentat ordinandos Pontifici, dicens:

Reverendissime pater, postulat sancta mater Ecclesia catholica, ut hos praesentes Diaconos ad onus Presbyterii ordinetis.

Et Pontifex interrogat, dicens: Scis illos esse dignos?

Respondet Archidiaconus:

Quantum humana fragilitas nosse sinit, et scio, et testificor ipsos dignos esse ad hujus onus officii.

Ponfifex dicit: Deo gratias.

Et annuntiat clero, et populo, dicens:

Quoniam, fratres charissimi, rectori navis, et navigio deferendis eadem est, vel securitatis ratio, vel communis timoris, par eorum debet esse sententia, quorum causa communis exsistit. Neque enim fuit frustra a Patribus institutum, ut de electione illorum, qui ad regimen altaris adhibendi sunt, consulatur etiam populus: quia de vita, et conversatione praesentandi quod nonnumquam ignoratur a pluribus, scitur a paucis, et necesse est, ut facilius ei quis obedientiam exhibeat ordinato, cui assensum praebuerit ordinando. Horum siquidem Diaconorum in Presbyteros, auxiliante Domino, ordinandorum conversatio (quantum mihi videtur) probata, et Deo placita, exsistit, et digna (ut arbitror) ecclesiastici honoris augmento. Sed ne unum fortasse, vel paucos, aut decipiat assensio, vel fallat affectio, sententia est expetenda multorum. Itaque quid de eorum actibus aut moribus noveritis, quid de merito sentiatis, libera voce pandatis; et his testimonium Sacerdotii magis pro merito, quam affectione aliqua, tribuatis. Si quis igitur habet aliquid contra illos, pro Deo, et propter Deum, cum fiducia exeat, et dicat; verumtamen memor sit conditionis sua.

Postea Pontifex, facta aliqua mora, convertens sermonem suum ad ordinandos admonet eos, dicens:

Consecrandi, filii dilectissimi, in Presbyteratus officium, illud digne suscipere, ac susceptum laudabiliter exsequi studeatis. Sacerdotem etenim oportet offerre, benedicere, praeesse, praedicare, et baptizare. Cum magno quippe timore ad tantum gradum ascendendum est, ac providendum, ut coelestis sapientia, probi mores, et diuturna justitiae observatio ad id electos commendent. Unde Dominus praecipiens Moysi, ut septuaginta viros de universo Israel in adjutorium suum eligeret, quibus Spiritus Sancti dona divideret, suggessit: Quos tu nosti, quod senes populi sunt. Vos siquidem in septuaginta viris, et senibus signati estis; si per Spiritum septiformem, Decalogum legis custodientes, probi, et maturi in scientia similiter, et opere eritis. Sub eodem quoque mysterio, et eadem figura in novo Testamento Dominus septuaginta duos elegit, ac binos ante se in praedicationem misit; ut doceret verbo simul, et facto, ministros Ecclesiae suae, fide et opere debere esse perfectos; seu geminae dilectionis, Dei scilicet et proximi, virtute fundatos. Tales itaque esse studeatis, ut in adjutorium Moysi, et duodecim Apostolorum, Episcoporum videlicet catholicorum, qui per Moysen, et Apostolos figurantur, digne, per gratiam Dei, eligi valeatis. Hac certe mira varietate Ecclesia sancta circumdatur, ornatur, et regitur: cum alii in ea Pontifices, alii minoris ordinis Sacerdotes, Diaconi, et Subdiaconi, diversorum ordinum viri consecrantur; et ex multis, et aeternae dignitatis membris unum Corpus Christi efficitur. Itaque, filii dilectissimi, quos ad nostrum adjutorium fratrum nostrorum arbitrium consecrandos elegit, servate in moribus vestris, castae et sanctae vitae integritatem. Agnoscite quod agitis: imitamini quod tractatis; quatenus mortis Dominicae mysterium celebrantes, mortificare membra vestra a vitiis, et concupiscentiis omnibus procuretis. Sit vestra spiritualis medicina populo Dei; sit odor vitae vestrae delectamentum Ecclesiae Christi; ut praedicatione, atque exemplo aedificatis domum, id est, familiam Dei, quatenus nec nos de vestra provectione, nec vos de tanti officii susceptione damnari a Domino, sed remunerari potius mereamur. Quod ipse nobis concedat per gratiam suam.

R. Amen.

Si non sint factae ordinationes Subdiaconorum, vel Diaconorum, dicuntur Litaniae, ut supra in ordinatione Subdiaconorum dictum est.

Post haec surgunt omnes, et ordinandis coram Pontifice binis, et binis successive genuflectentibus, Pontifex stans ante faldistorium suum cum mitra, et nulla Oratione, nulloque cantu praemissis, imponit simul utramque manum super caput cujuslibet ordinandi successive, nihil dicens. Idemque faciunt post eum omnes Sacerdotes, qui adsunt, quorum tres, aut plures, planetis vel saltem cum stolis parati, si commode fieri potest, esse deberent.

Quo facto, tam Pontifex, quam Sacerdotes, tenent manus dexteras extensas super illos. Et Pontifex stans cum mitra, dicit:

Oremus, fratres charissimi, Deum Patrem omnipotentem, ut super hos famulos suos, quos ad Presbyterii munus elegit, coelestia dona multiplicet; et quod ejus dignatione suscipiunt, ipsius consequantur auxilio. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen.

Pontifex, deposita mitra, conversus ad altare, dicit: Oremus.

Et ministri: Flectamus genua.

R. Levate.

Et mox conversus ad ordinandos, dicit:

Exaudi nos, quaesumus, Domine Deus noster et super hos famulos tuos bene + dictionem Sancti Spiritus, et gratiae Sacerdotalis infunde virtutem: ut, quos tuae pietatis aspectibus offerimus consecrandos, perpetua muneris tui largitate prosequaris. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit, et regnat in unitate ejusdem Spiritus Sancti Deus.

Tunc, extensis manibus ante pectus, dicit:

Per omnia saecula saeculorum.

R. Amen.

Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.

Sursum corda

R. Habemus ad Dominum.

Gratias agamus Domino Deo nostro.

R. Dignum et justum est.

Vere dignum et justum est, aequum et salutare, nos tibi semper, et ubique gratias agere, Domine sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus, honorum auctor et distributor omnium dignitatum; per quem proficiunt universa, per quem cuncta firmantur, amplificatis semper in melius naturae rationalis incrementis, per ordinem congrua ratione dispositum. Unde et Sacerdotales gradus, atque officia Levitarum, Sacramentis mysticis instituta creverunt: ut cum Pontifices summos regendis populis praefecisses, ad eorum societatis et operis adjumentum, sequentis ordinis viros et secundae dignitatis eligeres. Sic in eremo per septuaginta virorum prudentium mentes, Moysi spiritum propagasti; quibus ille adjutoribus usus, in populo innumeras multitudines facile gubernavit. Sic et in Eleazarum et Ithamarum filios Aaron paternae plenitudinis abundantiam transfudisti, ut ad hostias salutares, et frequentioris officii Sacramenta, ministerium sufficeret Sacerdotum. Hac providentia, Domine, Apostolis Filii tui Doctores fidei comites addidisti, quibus illi orbem totum secundis praedicationibus impleverunt. Quapropter infirmitati quoque nostrae, Domine, quaesumus, haec adjumenta largire; qui quanto fragiliores sumus, tanto his pluribus in digemus. Da, quaesumus, omnipotens Pater, in hos famulos tuos Presbyterii digniitatem; innova in visceribus eorum Spiritum sanctitatis; ut acceptum a te, Deus, secundi meriti munus obtineant, censuramque morum ex exemplo suae conversationis insinuent. Sint providi cooperatores ordinis nostri; eluceat in eis totius forma justitiae, ut bonam rationem dispensationis sibi creditae reddituri, aeternae beatitudinis praemia consequantur.

Quod sequitur, legat submissa voce, ita tamen quod a circumstantibus audiri possit.

Per eumdem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit, et regnat in unitate ejusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.

R. Amen.

Pontifex sedet, accepta mitra, et reflectit orarium, sive stolam ab humero sinistro cujuslibet, capiens partem, quaeretro pendet, et imponens super dexterum humerum, aptat eam ante pectus, in modum crucis, singulis dicens:

Accipe jugum Domini; jugum enim ejus suave est, et onus ejus leve.

Postea imponit cuilibet successive casulam usque ad scapulas, quam quilibet teneat super humeros complicatam, a parte anteriori deorsum dependentem, singulis dicens:

Accipe vestem Sacerdotalem, per quam charitas intelligitur: potens est enim Deus, ut augeat tibi charitatem, et opus perfectum.

R. Deo gratias.

Surgit Pontifex sine mitra, et omnibus genua flectentibus, dicit:

Deus sanctificationum omnium auctor, cujus vera consecratio, plenaque benedictio est, tu, Domine, super hos famulos tuos, quos ad Presbyterii honorem dedicamus, munus tuae bene + dictionis infunde: ut gravitate actuum, et censura vivendi probent se seniores, his instituti disciplinis, quas Tito et Timotheo Paulus exposuit; ut in lege tua die ac nocte meditantes, quod legerint, credant; quod crederint, doceant; quod docuerint, imitentur; justitiam, constantiam, misericordiam, fortitudinem, ceterasque virtutes in se ostendant; exemplo praebeant; admonitione confirment; ac purum et immaculatum ministerii sui donum custodiant; et in obsequium plebis tuae, panem et vinum in corpus et sanguinem Filii tui immaculata benedictione transforment; et inviolabili charitate in virum perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi, in die justi et aeterni judicii Dei, conscientia pura, fide vera, Spiritu Sancto pleni resurgant. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit, et regnat in unitate ejusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.

R. Amen.

Tunc Pontifex sine mitra ante altare conversus, flexis genibus incipit alta voce, schola prosequente,

Hymnum:

Veni Creator Spiritus,

Mentes tuorum visita,

Imple superna gratis,

Quae tu creasti, pectora.

Surgit Pontifex, et facit ut in fine Hymni habetur, interim schola prosequitur Hymnum: qui, si propter ordinandorum multitudinem necesse fuerit, repetatur, omisso primo Versu:

Qui diceris Paraclitus,

Altissimi donum Dei,

Fons vivus, ignis, charitas,

Et spiritalis unctio.

Tu septiformis munere,

Digitus paternae dexterae,

Tu rite promissum Patris,

Sermone ditans guttura.

Accende lumen sensibus,

Infunde amorem cordibus,

Infirma nostri corporis

Virtute firmans perpeti.

Hostem repellas longius,

Pacemque dones protinus.

Ductore sic te praevio

Vitemus omne noxium.

Per te sciamus da Patrem,

Noscamus atque Filium,

Teque utriusque Spiritum

Credamus omni tempore.

Deo Patri sit gloria,

Et Filio qui a mortuis

Surrexit, ac Paraclito,

In saeculorum saecula.

Amen.

Dicto primo Versu, surgit Pontifex, et sedet in faldistorio cum mitra, et depositis chirothecis, et annulo Pontificali reassumpto, ponitur ei gremiale, sive mappula super gremium, et singuli ordinandi successive coram eo genua flectunt; et Pontifex cum oleo catechumenorum inungit unicuique ambas manus simul junctas, in modum crucis, producendo cum pollice suo dextero in dictum oleum intincto duas lineas, videlicet, a pollice dexterae manus usque ad indicem sinistrae, et a pollice sinistrae usque ad indicem dexterae, ungendo mox totaliter palmas, dicens, dum quemlibet inungit:

Consecrare, et sanctificare digneris, Domine, manus istas per istam unctionem, et nostram bene +dictionem.

R. Amen.

Pontifex producit manu dextera signum crucis super manus illius quem ordinat, et prosequitur:

Ut quaecumque benedixerint, benedicantur, et quaecumque consecraverint, consecrentur, et sanctificentur, in nomine Domini nostri Jesu Christi.

Et quilibet ordinandus respondet: Amen.

Tum Pontifex claudit, seu jungit manus cuilibet successive, quas sic consecratas aliquis ministrorum Pontificis albo panniculo lineo simul, videlicet, dexteram super sinistram alligat; et mox unusquisque ad suum redit; et sic clausas, et alligatas manus tenet. Omnium manibus unctis, et consecratis, Pontifex pollicem mica panis tergit; tum tradit cuilibet successive Calicem cum vino, et aqua, et Patenam superpositam cum Hostia, et ipsi illam accipiunt inter indices et medios digitos, et cuppam Calicis et Patenam simul tangunt, Pontifice singulis dicente:

Accipe potestatem offerre sacrificium Deo, Missasque celebrare, tam pro vivis, quam pro defunctis. In nomine Domini. R. Amen.

His peractis, Pontifex lavat manus cum medulla panis, et aqua lotionis hujusmodi projicitur in sacrarium; deinde cum mitra revertitur ad sedem suum, vel ad faldistorium in cornu Epistolae, in plano sibi paratum, ubi sedet cum mitra. Et chorus cantat ultimum Versum Tractus, vel Sequentiae, sive Alleluia. Interim accedunt duo Capellani ante Pontificem cum libro et candela, qui ex eo legit dictum ultimum Versum Tractus, vel Sequentiae, sive Alleluia, legit etiam secrete Munda cor meum,etc. atque Evangelium.

Interea unus ex Diaconis noviter ordinatis accedit ad altare cum textu Evangelii ante pectus, et dicit:

Munda cor meum, etc. et cantat Evangeiium. Interim parantur per ministros Hostiae super altare, pro numero Ordinatorum in ordinibus sacris, qui omnes communicare debent, et proceditur in Missa ordine solito. Interea dum Offertorium cantatur, vel etiam prius, ordinati Sacerdotes poterunt lavare manus suas cum medulla panis, et aqua bene mundare, atque extergere mappulis illis, quibus ligatae erant, et aqua ablutionis hujusmodi projiciatur in sacrarium.

Pontifex vero, Offertorio lecto, accepta mitra, vadit ad faldistorium ante medium altaris, et ibi sedens accipit Offertorium ab omnibus ordinatis, qui omnes accedunt bini, et bini ad Pontificem, coram quo genuflexi offerunt illi singulas candelas accensas, et osculantur ejus manum; primo Presbyteri, tum Diaconi successive, et alii suo ordine.

Accepto singulorum Offertorio, Pontifex lavat manus, et surgit sine mitra, ac tollitur faldistorium et prosequitur Missam.

Presbyteri vero ordinati, post Pontificem, vel hinc et inde, ubi magis commodum erit, in terra genuflexi habeant libros coram se, dicentes: Suscipe sancte Pater, etc. et omnia alia de Missa, prout dicit Pontifex: qui tamen bene advertat, quod Secretas morose dicat, et aliquantulum alte, ita ut ordinati Sacerdotes possint secum omnia dicere, et praesertim verba consecrationis, quae dici debent eodem momento per ordinatos, quo dicuntur per Pontificem. Secreta pro ordinatis, quae dicitur cum Secreta Missae diei sub uno Per Dominum, etc.

Tuis, quaesumus Domine, operare mysteriis, ut haec tibi munera dignis mentibus offeramus. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit, et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

Cum Pontifex dixerit orationem, Domine Jesu Christe, Qui, etc. osculatur altare, et dat primo ex ordinatis cujuslibet ordinis sacri ad eum succesive accedenti, et altare prius ad dexteram Pontificis deosculanti, pacem, dicens Pax tecum. Cui ille respondet: Et cum spiritu tuo.

Et quilibet illorum dat sequenti sui ordinis secum ordinato, et ille alteri, et sic usque ad ultimum continuatur. Si autem ordinatorum parvus sit numerus, Pontifex poterit dare pacem singulis.

Tum accedunt ordinati ad supremum gradum altaris, bini et bini. Pontifex vero ponit plures Hostias

consecratas super Patenam, quam ori cujuslibet communicandi supponit, et singulos communicat,

cuilibet dicens:

Postquam vero Pontifex se communicaverit, et totum Sanguinem sumpserit, priusquam digitos abluat, accedunt ante altare Presbyteri, deinde Diaconi, tandem Subdiaconi; quibus ordinate dispositis, et genuflexis, Pontifex, facta reverentia Sacramento, et aliquantulum versus cornu Evangelii se retrahens, ad eos se convertit, et singuli ex Diaconis et Subdiaconis tantum dicunt submissa voce:

Confiteor Deo omnipotenti, beatae Mariae semper Virgini, beato Michaeli Archangelo, beato Joanni baptistae, sanctis Apostolis Petro et Paulo, omnibus Sanctis, et tibi, pater: qua peccavi nimis cogitatione, verbo, et opere, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, beatum Michaelem Archangelum, beatum Joannem baptistam, sanctos Apostolos

Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et te, pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.

Et si Officium fiat in cantu, unus de noviter ordinatis illud cantat.

Et, Pontifex stans capite detecto, versus ad eos dicit intelligibili voce, nisi Officium fiat in cantu:

Misereatur vestri omnipotens Deus, et dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam.

R. Amen.

Indulgentiam, absolutionem, et remissionem peccatorum vestrorum, tribuat vobis omnipotens, et misericors Dominus.

R. Amen.

Et manu dextra signum crucis super eos communiter producit. Presbyteri ante communionem non dicunt Confessionem, nec datur eis Absolutio, quia concelebrant Pontifici, propterea si non sunt alii ordinati, Confessio et Absolntio praedictae omittuntur.

Corpus Domini nostri Jesu Christi custodiat te in vitam aeternam.

Quilibet respondet: Amen.

Et priusquam communionem sumat, manum Pontificis Hostiam tenentem osculatur.

Unus ministrorum Pontificis stat juxta cornu Epistolae altaris Calicem habens, non illum cum quo Pontifex celebravit, sed alium cum vino, et mappulam mundam in manibus, ad quem singuli communicati accedunt, et se purificant, os extergunt, et ad partem se locant.

Omnibus communicatis, Pontifex extergit Patenam super Calicem suum, super eum digitos abluit, sumit ablutionem, accipit mitram, et lavat manus.

Pontifex, lotis manibus, mitra deposita, stans in cornu Epistolae altaris, versus ad illud inchoat in cantu, schola prosequente, Responsorium, quod a Septuagesima usque ad Pascha dicitum sine Alleluia.

Jam non dicam vos servos, sed amicos meos, quia omnia cognovistis quae operatus sum medio vestri, alleluia. * Accipite Spiritum Sanctum in vobis paraclitum. * Ille est, quem Pater mittet vobis, alleluia.

V. Vos amici mei estis, si feceritis, quae ego praecipio vobis. * Accipite Spiritum Sanctum in vobis paraclitum.

V. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. * Ille est, quem Pater mittet vobis, alleluia.

Incepto Responsorio, Pontifex, accepta mitra, vertit se ad Presbyteros ordinatos, qui ante altare coram ipso stantes profitentur fidem, quam praedicaturi sunt, dicentes:

Credo in Deum, Patrem omnipotentem, Creatorem coeli et terrae. Et in Jesum Christum, Filum ejus unicum Dominum nostrum. Qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus, et sepultus: descendit ad inferos: tertia die resurrexit a mortuis: ascendit ad caelos, sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis. Inde venturus est judicare vivos, et mortuos. Credo in Spiritum Sanctum; sanctam Ecclesiam Catholicam; Sanctorum communionem; remissionem peccatorum; carnis resurrectionem, vitam aeternam. Amen.

Quo finito. Pontifex cum mitra sedens super faldistorium ante medium altaris, imponit ambas manus super capita singulorum coram eo genuflectentium, dicens cuilibet:

Accipe Spiritum Sanctum, quorum remiseris peccata, remittuntur eis; et quorum retinueris, retenta sunt.

Deinde explicans casulam, quam unusquisque habet super humeros complicatam, induit illa quemlibet, singulis dicens:

Stola innocentiae induat te Dominus.

Et mox unusquisque iterum ad Pontificem accedit et genuflexus ponit manus suas junctas inter manus Pontificis dicentis cuilibet, si suus est Ordinarius:

Promittis mihi, et Successoribus meis reverentiam, et obedientiam?

Et ille respondet: Promitto.

Si vero Pontifex non est suus Ordinarius, cum manus eorum inter suas tenet, ut praefertur, dicit singulis Presbyteris saecularibus: Promittis Pontifici Ordinario tuo, etc. Singulis vero Regularibus Pro Praelato Ordinario tuo, etc.

Promittis Pontifici (vel Praelato) Ordinario tuo pro tempore exsistenti reverentiam, et obedientiam?

Et ille respondet: Promitto.

Tunc Pontifex tenens manus illius inter suas, osculatur unumquemque, dicens:

Pax Domini sit semper tecum.

Et ille respondet: Amen.

His expletis, et eis ad ordinem suum reversis, Pontifex sedens cum mitra, et baculo, admonet eos, dicens:

Quia res, quam tractaturi estis, satis periculosa est, filii dilectissimi, moneo vos, ut diligentur totius Missae ordinem, atque Hostiae consecrationem, ac fractionem, et communionem, ab aliis jam doctis Sacerdotibus discatis, priusquam ad celebrandum Missam accedatis.

Pontifex surgit cum mitra, et baculo, et Presbyteris coram eo adhuc genuflexis benedicit, dicens voce competenti:

Benedictio Dei omnipotentis Pa + tris, et Fi + lii, et Spiritus + Sancti descendat super vos; ut sitis benedicti in ordine sacerdotali; et offeratis placabiles Hostias pro peccatis, atque offensionibus populi omnipotenti Deo, cui est honor, et gloria per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

Post haec Pontifex, deposita mitra, et amoto faldistorio, convertitur ad altare, prosequitur Missam, et cantatur Communio; et dicitur haec Postcommunio pro ordinatis sub uno Qui vivis, cum Postcommunione Missae diei.

Postcommunio.

Quos tuis, Domino, reficis Sacramentis, continuis attolle benignus auxiliis; ut tuae redemptionis effectum et mysteriis capiamus, et moribus: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

Deinde dicitur Benedicamus Domino, vel Ite, Missa est, prout tempus requirit, et per Pontificem,

Placeat tibi sancta Trinitas, etc.

Quo dicto Pontifex, accepta mitra, et baculo Pastorali, dat benedictionem solitam, dicens Sit nomen Domini benedictum, etc.

Tum sedet, et alloquitur ordinatos sub his verbis :

Filii dilectissimi, diligenter considerate Ordinem per vos susceptum, ac onus humeris vestris impositum; studete sancte et religiose vivere, atque omnipotenti Deo placere, ut gratiam suam possitis acquirere: quam ipse vobis per suam misericordiam concedere dignetur. Singuli ad primam Tonsuram, vel ad quatuor minores Ordines promoti, dicite semel septem Psalmos poenitentiales, cum Litaniis, Versiculis, et Orationibus. Ad Subdiaconatum, vel Diaconatum, Nocturnum talis diei. Ad Presbyteratum vero ordinati post primam vestram Missam, tres alias Missas, videlicet, unam de Spiritu Sancto, aliam de beata Maria semper Virgine, tertiam pro fidelibus defunctis dicite, et omnipotentem Deum etiam pro me orate.

Quod illi devote suscipiunt, et respondent se facturos.

Tum Pontifex convertit se ad altare, et dicit submissa voce:

Dominus vobiscum.

Initium sancti Evangelii secundum Joannem. In principio, etc.

Signat altare, et se; et revertitur ad sedem, vel ad faldistorium, ubi exuitur sacris vestibus. Ordinati etiam ad Presbyteratum dicunt idem Evangelium, et in loco convenienti sacras vestes deponunt, et cum eis alii ordinati.

Il tempio, luogo di Dio e la venerazione verso Oriente in san Giovanni Damascen

"In realtà Dio pervade tutte le cose senza mescolarsi, e partecipa a tutte la sua operosità secondo l'attitudine e la potenza accoglitrice di ciascuna [...]. Perciò è detto luogo di Dio quello che partecipa maggiormente della sua operosità e della sua Grazia. 
Per questo il cielo è detto suo trono [...] e la terra [è detta] sgabello dei suoi piedi (infatti in questa egli ha vissuto fra gli uomini attraverso la carne): e, in contrasto, piede di Dio è chiamata la sua santa carne. Anche la chiesa è detta luogo di Dio: infatti lo abbiamo delimitato per la sua glorificazione, come un recinto sacro nel quale facciamo a lui le nostre suppliche". 
(Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 1, 13).

"Noi non prestiamo venerazione [volgendoci] verso Oriente superficialmente o a caso. Ma poiché siamo composti di natura visibile e invisibile, ossia intellettuale e sensibile, presentiamo al Creatore anche una duplice venerazione: così come cantiamo con la mente e con le labbra, siamo battezzati con l'acqua e con lo Spirito, e siamo uniti al Cristo in modo duplice partecipando ai sacramenti e alla grazia dello Spirito.

Quindi, poiché 'Dio è luce' intellettuale e poiché Cristo è chiamato nelle Scritture 'sole di giustizia' e 'Oriente', occorre dedicargli l'Oriente per la venerazione. Infatti bisogna dedicare ogni cosa bella a Dio, dal quale ogni cosa è resa buona. 

Anche il divino Davide dice: 'Cieli della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore, che cavalca sul cielo dei cieli, ad Oriente'. E ancora la Scrittura dice: 'Dio piantò un giardino in Eden, ad Oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato'; ma poi lo cacciò dopo che aveva trasgredito, e 'lo fece abitare di fronte al giardino delle delizie', cioè ad Occidente.


Perciò noi veneriamo Dio desiderando l'antica patria e volgendo gli occhi ad essa. 
E la tenda di Mosé aveva il velo e il propiziatorio ad Oriente. 
La tribù di Giuda, come più onorevole, si accampava ad Oriente. 
Nel famoso tempio di Salomone la porta del Signore era posta ad Oriente. 

Invece il Signore, quando era in croce, guardava verso Occidente e così noi prestiamo venerazione volgendo lo sguardo verso di lui. 
Mentre era assunto in alto fu portato verso Oriente, e così gli apostoli lo venerarono: 
e così egli verrà nel modo con cui fu visto andare in cielo, come il Signore stesso disse: 'Come la folgore viene da oriente e brilla fino ad occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo'. Quindi noi aspettandolo prestiamo venerazione verso Oriente. 

Questa è la tradizione non scritta degli apostoli: infatti molte cose essi ci hanno tramandato senza scriverle". (Ibid., 4, 12).




mercoledì 12 novembre 2014

Le reliquie e l'altare

Un unico e identico gesto: un vescovo cattolico e un vescovo ortodosso pongono sotto la mensa di un altare le reliquie dei martiri. Nel rito tradizionale romano, infatti, esiste questa particolarità esattamente come in quello bizantino.

Probabilmente pochi sanno che sotto un altare tradizionale sono state inglobate delle reliquie nel corso della consacrazione dell'altare stesso. Oggi questa sola frase ha troppi misteri per la maggioranza dei lettori avulsi a riferimenti tradizionali. Mi pare allora necessario fare un poco di chiarezza.

L'altare
Si trova nel luogo più importante di una chiesa. Ha forma di mensa e, spesso, è interamente in pietra o in marmo. Su di esso si celebra la Messa o la Divina Eucarestia (secondo la denominazione bizantina). Anticamente sia l'altare bizantino che quello occidentale erano cubici. Successivamente, l'altare occidentale ha assunto una forma allungata com'è conosciuto oggi. L'altare è in pietra perché simboleggia la "pietra", ossia Gesù Cristo e come tale viene incensato ed onorato. Come l'altare, il luogo in cui esso è posto - il santuario o presbiterio (luogo dei presbiteri o sacerdoti) - ha sempre avuto un'attenzione particolare. E' il luogo più bello e curato della chiesa, nel quale sovente ci sono gli arredi preziosi. Lo splendore dell'altare vuole mostrare simbolicamente lo splendore celeste e, allo stesso tempo, l'intangibilità di esso alle persone comuni. Si narra che Caterina da Siena (XIV sec.) quando volle mostrare ai parenti la sua intenzione di diventare religiosa, sfiorò con le dita la tovaglia di un altare laterale. Essi immediatamente compresero: essa diventava una cosa sola con le cose sacre e quindi non era più per il mondo.
Quest'attenzione verso un luogo e un oggetto consacrato oramai si è molto persa, anche tra le stesse persone avezze a frequentare la chiesa.

Le reliquie
E' un termine latino che letteralmente significa "i resti" mortali dei santi. Un termine con identico significato esiste pure in Oriente, τα λύψανα (ta lypsana). Ai resti mortali dei santi si tributò da subito venerazione, dal momento che essi, avendo testimoniato Cristo, erano divenuti una sola cosa con Lui e, quindi, erano santi ad immagine del "solo Santo". Come per l'altare, le reliquie dei santi sono oggetto di grande attenzione e rispetto, almeno in chi si muove nell'ottica tradizionale. Non sono dei semplici resti mortali ma dei veicoli di una presenza ultraterrena, che ci lega direttamente al mondo celeste.

Le reliquie nell'altare
Dal momento che l'altare simboleggia Cristo e il martire ha vissuto Cristo fino a divenire uno con Lui, è stato spontaneo inglobare qualche reliquia di martiri (la martyrìa significa "testimonianza") sotto la pietra dell'altare su cui ordinariamente si celebra l'Eucarestìa, ossia la Messa.
Purtroppo oggi nel Cattolicesimo questo gesto è divenuto completamente opzionale. Chi preferisce non farlo ha perso, perciò, un forte simbolo e ha contribuito a dare all'altare occidentale il significato di una semplice mensa. A questo segue, ovviamente, che il santuario non ha più il significato di un tempo. Contrariamente a questa strana "moda", la pratica di porre delle reliquie sotto un altare è eseguita in Oriente ancor oggi.





4 commenti:
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Ottimo blog. Grazie!
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... attenzione alle parole...
l'Altare non si può far rientrare nella categoria funzionale dell'arredo, ma in quella del Polo Liturgico: altrimenti si potrebbe dare l'impressione che l'Altare sia una aggiunta funzionale ad una costruzione che è già chiesa anche senza di esso. E non mi sembra sia così...
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Commento appropriato! Ne sono perfettamente cosciente. A volte, purtroppo, non ci si esprime sempre bene. Sostituisco immediatamente il termine "arredo" con un termine più adeguato.

Pietro C.
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La Chiesa Ortodossa ha tale venerazione per la necessità che le reliquie siano nell'Altare (celebrare apud martyres) che quando si cominciò a dubitare che in qualche altare vi fossero nacque l'antiminsio, un lino prezioso e consacrato con inserite reliquie di martiri , polvere di marmo e incenso,legate con cera e balsami odorosi. Così si aveva la certezza che se le reliquie non fossero state nell'altare erano nell'antiminsio ma comunque erano presenti.