lunedì 7 luglio 2014

domenica 6 luglio 2014

Papa Celestino V in due parti









Ecco due link ai video di Papa Celestino V in due parti:



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Una sola ragione possono avere gli uomini di non obbedire

Papa Leone XIII nell’enciclica Diuturnum del 29 giugno 1881 insegna che: 

«Una sola ragione possono avere gli uomini di non obbedire, se cioè si pretende da essi qualsiasi cosa che contraddica chiaramente al diritto divino e naturale, poiché ogni cosa, nella quale si vìola la legge di natura e la volontà di Dio, è egualmente iniquità sia il comandarla che l’eseguirla. Quindi se capita a qualcuno di vedersi costretto a scegliere tra queste due alternative, vale a dire infrangere i comandamenti di Dio o quelli dei Governanti, si deve obbedire a Gesù Cristo, […], e ad esempio degli Apostoli si deve coraggiosamente dire: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Act. V, 29). Perciò, non si possono accusare coloro che hanno agito così di aver mancato all’obbedienza, poiché se il volere dei Prìncipi [civili ed ecclesiastici] contraddice quello di Dio, essi sorpassano il limite della loro Autorità e pervertono il diritto e la giustizia. Dunque in tal caso non vale la loro Autorità, la quale è nulla quando è contro la giustizia».

DIUTURNUM ILLUD LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ LEONE PP. XIII

L'EUCARISTIA e la S. COMUNIONE: Ci vuole Gesù Cristo! Ci vuole Gesù! E Gesù tutti i giorni: e non fuori di noi, ma in noi, e non solo spiritualmente ma sacramentalmente (San Luigi Orione).



L'EUCARISTIA e la S. COMUNIONE

L’Eucaristia è l’amore che supera tutti gli amori nel cielo e sulla terra.
San Bernardo di Chiaravalle

Il Papa è il Cristo che parla. L'Eucaristia è il Cristo che tace.
S. Francesco di Sales

Nostro Signore non viene in noi nella S. Eucaristia per premiare le nostre virtù, 
ma per comunicarci la forza necessaria a diventare santi. 
San Pier Giuliano Eymard

La devozione all’Eucaristia è la più nobile perché ha per oggetto Dio; 
è la più salutare perché ci dà l’Autore della grazia; 
è la più soave perché soave è il Signore… 
se gli Angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la S. Comunione.
San Pio X

Ci vuole Gesù Cristo! Ci vuole Gesù! E Gesù tutti i giorni: 
e non fuori di noi, ma in noi, 
e non solo spiritualmente ma sacramentalmente.
San Luigi Orione

Appressatevi alla Sacra Mensa con le stesse
 disposizioni che vorreste avere per entrare in cielo. 
Non bisogna avere meno rispetto per ricevere Gesù Cristo, 
che per essere ricevuti da Lui.
San Giovanni Battista de La Salle

I minuti che seguono la Comunione 
sono i più preziosi che noi abbiamo nella vita: i più adatti da parte nostra 
per trattare con Dio, e da parte di Dio per comunicarci il suo amore.
Santa Maria Maddalena de’ Pazzi

Come il cibo corporale è necessario per la vita a tal punto
che senza di esso non si può vivere
 ..così il cibo spirituale è necessario per la vita spirituale,
 in modo che senza di esso la vita spirituale non si può mantenere.
San Tommaso d'Aquino

Andiamo, dunque, a questo cibo per nutrire le anime nostre e fortificarle.
San Roberto Bellarmino

Ogni giorno posso consultare Gesù nella Santa Comunione:
Egli è il mio grande Maestro.
San Tommaso Moro

La Comunione è il cibo che dà la forza; il cibo di vita.
San Giovanni Bosco.

Tutti hanno bisogno della Comunione: 
i buoni per mantenersi buoni e i cattivi per farsi buoni.
San Giovanni Bosco.

Leggi la pagina dedicata alla SS. Eucaristia e alla S. Comunione


CONCEPCIÓN CABRERA DE ARMIDA, MATERNITA’ SPIRITUALE NEI CONFRONTI DEI SACERDOTI


CONCEPCIÓN CABRERA DE ARMIDA, MATERNITA’  SPIRITUALE NEI CONFRONTI DEI SACERDOTI

Dati biografici di una maternità spirituale:

La Venerabile Concepción Cabrera de Armida, nacque a San Luis Potosí, Messico (1862) e morì a Città del Messico (!937). Moglie di Francisco Armida (1884-1901) con lui ebbe nove figli. Fu modello di sposa e di madre. Conosciuta familiarmente come “Conchita”.

Durante gli Esercizi Spirituali del 1889, ricevette una forte ispirazione che per tutta la vita lasciò in lei una impronta indelebile: ”La tua missione è di salvare anime”. Fondò, suscitò le “Opere della Croce”: “L’Apostolato della Croce” (1894), “Le Religiose della Croce del S. Cuore di Gesù” (1897), “L’Alleanza d’Amore con il S.Cuore di Gesù” (1909), “La Fraternità Sacerdotale” (1912). Nel 1914 cooperò con il Venerabile P. Félix de Jesùs Rouger alla fondazione dei Missionari dello Spirito Santo. Fra quelli che l’aiutarono con i loro consigli spirituali, bisogna ricordare il Servo di Dio P. Antonio Plancarte y Labastida (che guidò i suoi primi Esercizi Spirituali), il P. Alberto Cuzcó y Mir, SJ, il Venerabile P. Félix de Jesùs Rouger , il Venerabile Mons. Ramón Ibarra y González e il Servo di Dio, Mons. Luis M. Martínez. Tra gli innumerevoli studi sulla sua vita e i suoi scritti, bisogna fare risaltare quelli di due grandi scrittori teologi: P. Michel M. Philipon, OP, e P. Juan Gutiérrez, MSpS.

Sono 46 le sue opere pubblicate. I suoi manoscritti sono raccolti in 158 volumi. Il suo Diario Spirituale, oppure “Cuenta de Conciencia”, abbraccia 40 anni della sua vita. I contenuti di questi scritti, pubblicati e non, riflettono sempre l’amore appassionato per Cristo e per farlo amare e conoscere.

Nei suoi scritti emergono i temi seguenti: la vita trinitaria partecipata, l’esperienza cristiana di Dio, l’amore per Dio, la Croce, il Cuore di Gesù, la vita secondo lo Spirito Santo, l’Eucaristia, Maria, la Chiesa, il sacerdozio, la salvezza delle anime. Le sue esperienze girano intorno all’Incarnazione del Verbo per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria, accentuando gli sposalizi con Cristo  fino a condividere con Lui i Suoi stessi amori (specialmente per le anime e per i sacerdoti). La vita spirituale come vita trinitaria, configurazione con Cristo e vita nello Spirito Santo sono lo sviluppo dei doni ricevuti nel Battesimo. Le sue virtù eroiche furono riconosciute da S. Santità Giovanni Paolo II nel 1999).

Madre spirituale delle anime, specialmente dei sacerdoti.

Concepción Cabrera de Armida (“Conchita”), guidata dal Signore, a poco a poco prese coscienza di essere madre delle anime  e in modo speciale, madre spirituale dei sacerdoti. Questi grandi desideri, suscitati nel suo cuore dal Signore, sarebbero divenuti una vita di sintonia sponsale con Lui, condividendone la stessa oblazione sacerdotale.

La sua maternità spirituale si orientò inizialmente verso la salvezza e santificazione di tutti i redenti, come il Signore le aveva suggerito: “Tu mi darai molte anime” (CC 1, 151 - 152); “tu salverai molte anime” (CC 4, 279, 24  ottobre 1894); “migliaia di anime passeranno attraverso le tue mani per offrirmele” (CC 11, 93, 25 giugno 1899); “molte anime trarranno profitto  dalle grazie che ti ho dato” (CC 19, 322, 23 dicembre 1903); “ama le anime perché Io le amo” (CC 27, 166, 15 maggio 1907).

Conchita non è centrata in se stessa, ma piuttosto negli altri, a imitazione dell’amore di Cristo. L’amore per le anime andò concretandosi nel desiderio della santificazione dei sacerdoti: “Sei destinata per la santificazione delle anime, molto particolarmente per quelle dei sacerdoti” (CC 18, 221, 29 giugno 1903).

Questo amore di Cristo per le anime e in modo speciale per i sacerdoti si riflette particolarmente nell’amore materno di Maria che sarà modello per Conchita: “Perché sei madre (dice Gesù a Conchita) con un riflesso di Maria, [sei] misticamente mia e dei miei sacerdoti” (CC 50, 176, 6 gennaio 1928). Perciò, nel cuore di Conchita dovrà riflettersi la tenerezza materna che Cristo trovò in Maria: “Dunque, questa tenerezza materna proveniente da quella di Maria, la vengo a cercare nel tuo cuore di Madre e nel cuore dei tuoi [figli]” (CC 49, 95 6 ottobre 1927). Da qui verrà a Conchita la necessità di imitare Maria nella sua generosa fedeltà e nella immolazione con Cristo: “Madre mia, Vergine santa, dammi il tuo Cuore e i tuoi battiti per sapere amare Gesù” (CC 49, 218, 26 ottobre 1927).

L’amore materno di Maria per i sacerdoti proviene dall’unione e identificazione dei sacerdoti con Cristo come “altri Gesù”: “Per questo Maria è più Madre dei sacerdoti perché insieme a Me, sta quella fibra sacerdotale unita alla mia natura umana divinizzata, nel suo seno immacolato. Per questo Maria ha molto di sacerdotale e per questo al momento dell’Incarnazione del Verbo nel suo grembo purissimo, Maria cerca per giustizia il suo Gesù, in ogni Sacerdote, concepito insieme a Me nel suo grembo verginale” (CC 50,172, 6 gennaio 1928).

Cristo ha comunicato alla Chiesa questo stesso amore, Per questo, la vita di Conchita sarà una immolazione continua a favore della Chiesa: “Sacrificati per la Chiesa… Voglio che sia vittima per la Chiesa” (CC 10, 194- 195, 27 maggio 1898). “Infatti, il mio primo amore, dopo quello del Padre mio, è Maria e, dopo i miei sacerdoti, la mia Chiesa e in essa le anime. Questi sono i miei amori e in questi immensi amori, ci sono anche i miei dolori” (CC 49, 91 - 92, 6 ottobre  1927).

L’amore di Cristo per i suoi sacerdoti si capisce a partire dall’Incarnazione del Verbo, come partecipi in modo speciale, dello stesso sacerdozio di Cristo: “Il [Padre] col suo sguardo amoroso di infinita tenerezza, pose in Me, il suo Verbo, la sua intelligenza o intelletto, la sua potenza, il suo amore e in quello sguardo eterno che Io capii e sentii, germinarono i Sacerdoti nel Sacerdote” (CC 51, 32, 26 febbraio 1928).

Dall’amore di Cristo per il Padre nello Spirito Santo e dal suo amore per Maria e per la Chiesa, nasce, dunque l’amore speciale per i sacerdoti. “Io amo i ministri della mia Chiesa come la pupilla dei miei occhi e perciò mi danno dolore le offese fatte a ciò che amo di più e che loro dovrebbero amare” (CC 35, 106 - 107, 26 febbraio 1911). “I miei sacerdoti sulla terra, dopo Maria, sono l’opera perfetta del Padre perché sono il riflesso del suo Unico Figlio… Il Padre, nella  moltitudine dei sacerdoti, vede solamente un Sacerdote, vede solamente Me nei sacerdoti semplificati in Me” (CC 50, 388, 15 febbraio 1927). Di questo amore per i suoi sacerdoti, Cristo vuole contagiare Conchita affinché si senta madre spirituale Sua: “I dolori intimi del mio Cuore… sono l’origine e la culla del sacerdozio e saranno sempre la sorgente delle vocazioni… Niente di più intimo nel mio Cuore come i miei sacerdoti” (CC 54, 128, 24 novembre 1929).

La vita di Conchita, dunque e un riassunto di questi amori di Cristo, a modo di partecipazione spirituale nella realtà di Cristo, Verbo Incarnato; “Nel realizzarsi l’Incarnazione mistica nel tuo cuore, lo Spirito Santo, in virtù della fecondità del Padre, pose nella tua anima il Verbo e con Lui, figlia, anche i suoi sacerdoti” (CC 50, 176, 6 gennaio 1927).

La vita di Conchita è consacrata alla santificazione dei sacerdoti, come conseguenza della partecipazione alle esperienze e agli amori di Cristo Sacerdote. Questo è l’incarico ricevuto dal Signore: “attraverso di te, molti sacerdoti si infiammeranno dell’amore e del dolore” (CC 18, 221, 29 giugno 1903). “Molte volte ti ho chiesto di sacrificarti per loro, di riceverli come tuoi, in virtù del riflesso di Maria in te” (CC 50, 156).

Peculiarità di questa maternità spirituale di Conchita nei confronti dei sacerdoti.

La vita spirituale di Conchita è tutta sacerdotale. Lei vive degli amori di Cristo Sacerdote o del suo Cuore. È lo stesso Signore a contagiarla con l’amore per i sacerdoti, spiegandole, nello stesso tempo, la ragione di essere del sacerdote ministro  e del suo processo di trasformazione in Cristo e della sua esigenza di santità.

Il suo “destino” è dunque quello di diventare vittima a favore della santificazione dei sacerdoti (cfr. Vida 4, 257- 258; CC 18, 221, 29 giugno 1903). È una specie di maternità spirituale a imitazione della maternità di Maria  (CC 50, 176, 6 gennaio 1927). Perciò ha il desiderio che tutti i sacerdoti ardano dello zelo apostolico (CC 49, 16- 23 febbraio 1907), vuole portare su di sé i loro peccati (CC 1, 498. 1893), seguendo le indicazioni di Gesù (CC 1, 514, 24 giugno 1894). Conchita offre la sua vita affinché ci siano sacerdoti santi (CC 21, 475, 8 dicembre 1905) e il suo più ardente desidero è quello di dare a Cristo molti sacerdoti santi per consolarlo (CC 53, 38, 29 novembre 1928).

Lei a poco a poco prese coscienza della sua maternità spirituale nei confronti dei sacerdoti, guidata dalle indicazioni del Signore: “Tu sarai una madre spirituale nascosta… la tua missione è tutta di croce e tutta nascosta”. (CC 7, 268, 14 agosto 1896). La sua risposta fu immediata e generosa nel pregare e offrirsi per i sacerdoti: “Ti offro, o mio amatissimo Gesù attraverso il Purissimo Cuore di Maria, tutti i miei atti, senza eccezione, per la tua maggiore gloria, per la santificazione dei Sacerdoti, per la salvezza e maggiore perfezione delle anime” (CC 18,179, 14 giugno 1903).

È una conseguenza dell’amore di predilezione di Cristo per i suoi sacerdoti: “Ti voglio per Me, per i miei sacerdoti e per le anime. Ti voglio per la Chiesa e per il cielo; ti voglio per il Padre e per lo Spirito Santo… Per questo amore di singolare e di infinita predilezione, ti ho scelto come canale delle mie grazie. E quale grazie!, grazie sacerdotali sgorgate dall’intimo del mio Cuore d’amore” (CC 54, 243 – 244, 27 novembre 1929).

Lei sarà il canale e contenitore delle grazie sacerdotale: “Ti ho resa, non solo canale, ma contenitore di queste grazie di salvezza, inebrianti e purificatrice dei miei sacerdoti. Ti ho resa riflesso della mia Purezza… Ti ho fatto diventare l’eco dei miei amori e dei miei dolori; ho ampliato la tua anima perché ricevessi in essa quello che amo di più sulla terra, i miei sacerdoti, ho condiviso con te i dolori intimi  del mio Cuore amoroso, ora ti ho reso depositaria delle grazie per i miei sacerdoti e ho posto nella tua anima i santi e fecondi germi delle vocazioni del cielo” (CC 54, 244 - 247, novembre 1929).

Obiettivo principale: la santificazione dei sacerdoti:

In questa maternità spicca l’aspetto spirituale di santificazione: “Tu sei destinata alla santificazione delle anime e molto specialmente a quella dei sacerdoti… Verrà una pleiade  di sacerdoti santi i quali incendieranno, in modo speciale, il mondo con il fuoco della Croce ” (CC 18, 221, 29 giugno 1903). Conchita sarà strumento di grazie: “Tu devi salvare molte anime, figlia, portarle alla perfezione, attirare vocazioni, ottenere molte celestiali grazie per i sacerdoti ma con questo mezzo che ti è stato dato, cioè, per mezzo del Verbo con lo Spirito Santo” (CC 39, 269, giugno 1914).

Questa è l’intenzione sottolineata dal Signore: “Ho bisogno di Sacerdoti santi, che nelle mani dello Spirito Santo, saranno una grande leva per sollevare il mondo materializzato e sensuale. Forza, figlia, aiutami a che questo desiderio si compia. C’è bisogno di una crociata per salvare i sacerdoti cattivi, bisogna santificarli, attivando il loro zelo e accendendo in loro l’amore divino. Ma chi può fare questo se non lo Spirito Santo e quelli che sono suoi? Gran parte dei castighi che sono stato costretto a mandare sul mondo, sono stati a causa dei peccati dei Sacerdoti; che cessino, che regni lo Spirito Santo nelle anime scelte e il mondo reagirà a mio favore” (CC 43, 136, settembre 1921). “Non vedi che devono essere un riflesso del Padre mio, una Mia perfetta imitazione, altri Gesù? Insisto e insisterò su questo punto capitale della tua missione sulla terra: i sacerdoti” (CC 53, 369 – 371, novembre 1928).

È una partecipazione della maternità della Chiesa e sintonia con gli amori di Cristo:

La maternità spirituale è nel contesto dell’amore per la Chiesa, condividendo con essa questa maternità: “Estendi ai vescovi e ai sacerdoti  e alla Chiesa intera, che è anche Madre e ha viscere materne, questo amore materno benché nascosto, ma sempre attivo nella tua anima. Unisciti ai suoi dolori nei suoi figli scelti per l’altare, e estendi il tuo zelo e i tuoi sacrifici, offrendoli a favore di questa porzione prediletta che è una fibra palpitante del mio Cuore. Devi dar alla mia Chiesa molti figli, devi acquistare con i tuoi martirii materni e con le tue lacrime la rigenerazione e la perfezione di molti. Aiutami, figlia” (CC 49, 12 settembre 1927).

Conchita appartiene ai sacerdoti perché appartiene a Cristo in modo sponsale: “Allora, perché appartieni ai sacerdoti che formano la Chiesa; perché hai il dovere ineludibile di sacrificarti per loro; perché devi aiutare la Chiesa, anche se segretamente e appartenere a lei a pieno titolo? Poiché sei sua, poiché sei nata per servirla in molti modi. O quale bellissima ed elevata missione  hai avuto in sorte! O piuttosto, quanto gratuitamente, dall’eternità ti scelse la mia bontà per adoperarti al suo servizio!” (CC 49, 387, dicembre 1927).

Questa maternità fa suoi anche i difetti per chiedere questo rinnovamento: “Appartieni ai sacerdoti, perché devi portare su di te i peccati, le infedeltà e le miserie dei sacerdoti, per espiarli. Ti ho voluta unita a Me in questa forma di speciale predilezione, perché mi consoli in ciò che più mi ferisce, per dare valore e fare brillare ciò che amo di più  nel mondo: i miei sacerdoti (CC 52, 378 – 379, novembre 1928).

In questo senso, Conchita sarà l’espressione di Gesù per i sacerdoti: “Questa è la tua missione, essere Gesù per loro, e sai perfettamente come fui e come sono Io. Che Concha finisca e rimanga Io in te, vivendo, operando e soffrendo a loro favore. Nascosta come il mio stesso Cuore, con tutto il profumo della tua anima solamente mio. Occorre una vita più interiore d’intimità con Me; se la mia bontà ti tolse tutti i tuoi figli è perché Io voglio prendere il posto di tutti nel tuo cuore. Amali, servili, ma prima Io, Io sempre in loro; Io sempre al di sopra  di tutti loro, i figli naturali e quelli spirituali” (CC 54, 241, novembre 1929). 

È una conseguenza dell’intimità con Cristo:

Dalla sintonia con gli amori di Cristo deriva una intimità con Lui, per condividere il suo amore per i sacerdoti“È amore di predilezione infinita: Guarda, avvicinati, dimmi che tu mi ami per te e per tutti i sacerdoti del mondo, perché ho bisogno di crederlo, gioisco nel saperlo. Dimmi che mi ami con la tenerezza di tutti i cuori sacerdotali, che mi adori, che mi offri al Padre trasformata in Me. Dimmi che in ogni sacerdote ci sarai tu, perché ci sono Io, che supplirai in queste anime, il loro amore e i loro sacrifici. Dimmi che ti immolerai insieme a me in tutte le patene, che il tuo sangue unito al Mio, sarà in tutti i calici, e la tua immolazione in tutte le Messe. E posso dirtelo? Oggi sì te lo dico in questo sfogo divorante d’amore” (CC 54, 250 – 251, novembre 1929)

È tutto un programma di vita: “Desidero che tu stia in tutti i sacerdoti come ci sto Io, con la fibra paterna del Padre perché sei madre: nella sostanza delle loro vocazioni, nei loro cuori santi o traditori; sull’altare e nel fango, (senza macchiarti, nella mia Luce, perché la luce non si macchia), ma partecipando in questo senso dei miei amori e dei miei dolori. Desidero il tuo fervore nel loro, i tuoi martirii nella freddezza, tiepidezza e ingratitudine di quelli sleali. Ti desidero con Me in tutti i cuori sacerdotali che sono quelli nei quali più gioisco e nei quali più soffro. Uno stesso fuoco brucerà i due cuori, come incenso fragrante di mirra che salga fino al Cuore del Padre. Pensa che tu non sei solo madre ma anche, in unione con Me, altare, sacerdote e vittima. Ti desidero anima sacerdotale per impetrare e per espiare; per offrirmi al Padre e, in Me, te in questa intima unione compenetrativi e trasformante che devi avere. Io e te in mia unione offriremo al Padre adorato e benedetto tutti i sacerdoti perché siano uno nell’unità della Trinità” (CC 54, 251 – 252, novembre 1929).

La consacrazione di Conchita a questa maternità, amore per i sacerdoti unito all’oblazione di Cristo:

La risposta di Conchita è di piena dedizione o consacrazione a questa maternità in sintonia con il “Sì” di Maria: “Con che ti pagherò, mio divino Signore i tanti benefici e l’acquazzone di grazie di questi giorni? Solo con Te stesso e offro Te al Padre attraverso il Cuore Purissimo di Maria come risarcimento per la tua misericordia e quanto hai detto dei tuoi sacerdoti che sono miei. Io li amo, Gesù mio; serviti di me a loro favore come vuoi; amo i buoni e quelli caduti nel peccato, i tentati e gli esposti [ai pericoli], i passivi e gli attivi, gli apostati e i santi; e per tutti e per ognuno di loro, eccoti il mio sangue, il mio cuore, la mia vita e la mia eternità. Essi saranno la mia preoccupazione costante e tutte le mie immolazioni, unite alle tue, saranno per la loro santificazione. Mi dono, mi consegno, mi consacro ai sacerdoti perché questa è la tua sovrana volontà, e termino i miei esercizi amandoti, benedicendoti, lodandoti, e ripetendoti, con le labbra purissime di Maria e unita a Lei, queste parole: “Ecco la serva del Signore” (CC 54, 312 – 313, novembre 1929).

Il Signore andò guidandola nel suo programma di vita: “Devi aumentare la tua fede e amare Me nei sacerdoti in tutte le forme che ti ho detto; devi dimenticarti di te ed essere per loro quello che sei per Me. Porterai il peso che Io porto, nell’intimo della tua anima, e dividerò con te i miei dolori e i miei aneliti, i miei segreti e le ferite strazianti che i sacerdoti colpevoli causano nel mio petto” (CC 54, 364 - 366, dicembre 1929).
L’amore di Gesù per Conchita fa parte dell’amore dello stesso Gesù per i suoi sacerdoti: “Sei mia e anche il canale delle mie grazie per gli altri. Ma ti voglio ancora di più perché appartieni ai sacerdoti e per questo, sei più Mia, perché, ognuno di essi e tutti loro sono uno solo in Me. Ed appartieni ad essi perché sei Mia e Io te li ho dati, in un modo però da non lasciarti, ma in Me, e sei in Me. E appunto  perché sei Mia e sei in Me appartieni a loro. Se tu non fossi mia non saresti loro… Perché, figlia, è una grande ed elevata grazia che i miei sacerdoti siano tuoi in Me e tu sia anche loro in Me. Io sono il centro e la vita di questo affinità, di questo tipo di unione, la più pura, la più verginale, la più santa e divina perché viene da Me… e se essi, i miei sacerdoti, sono Io, allora sono tuoi, come lo sono e nella maniera e nel modo in cui Io lo sono, con il legame di santa unione spirituale e pura; ma anche con il colore che ha e deve avere per te questa unione: il colore della immolazione volontaria che ogni madre (e ancora di più in questo senso) nei confronti di quelli che sono tuoi” (CC 54, 384 – 385,  dicembre 1929).

Il Signore a poco a poco le spiega il senso di questa maternità, che include la partecipazione all’oblazione sacerdotale di Cristo: “Questa immolazione, finalità principale di questa maternità sacerdotale della quale ti sto parlando, è quella che in unione Mia, Capo di questo Corpo che forma la mia Chiesa nei suoi sacerdoti, ottiene le grazie di ogni genere, per tutte le necessità che ti ho elencato. Ma siccome queste grazie, figlia, sono molto fini, direi che hanno bisogno di più fini martìri partecipati del mio stesso Cuore. Ma a chi posso parteciparli con maggiore libertà e con la sicurezza che vengano accettati, se non al cuore di una madre? Solamente il cuore pervaso da questo amore materno è capace di abbracciare inconcepibili dolori a favore di quelli che sono i suoi figli; solamente questo purissimo e sviscerato amore accetta e abbraccia qualunque martirio, se con questo salva o perfeziona o allontana dal pericolo un figlio. Adesso vedi chiaramente il perché di questa maternità nei confronti dei sacerdoti, e la sfumatura principale con cui si distingue? È necessaria questa sorta di amore per ricevere, sopportare e abbracciare volentieri questo tipo di dolore con il quale si acquistano anche le grazie più fini. Perciò è necessario che ami i sacerdoti come ami Me” (CC 54, 385-386, dicembre 1929).

È una grazia che segue l’itinerario di una donazione ogni giorno più grande: “Desidero che questo amore materno cresca, si ingigantisca e trabocchi a favore dei miei sacerdoti che sono Me. Ma guarda, darai loro, e anch’Io, solamente quello che trabocchi dalla tua anima, come quelle fontane o conchiglie che traboccano solo quando sono piene; Io sono così avido di questo forma d’amore materno che voglio dare solo ciò che trabocca. Ma appunto per questo (e avendoti fatto conoscere l’immenso e divorante amore che ho per i miei sacerdoti) capirai quanto deve ingigantirsi il tuo amore per Me per dare ai sacerdoti, ciò che trabocca “ (CC 54, 388 - 390, dicembre 1929).

Dare a Gesù sacerdoti santi, come missione che ella continuerà dal cielo


La risposta di donazione di Conchita sarà continua e duratura; “Ho offerto tutto [al Padre], in unione al mio divino e amatissimo Verbo, a favore dei sacerdoti tanto amati dal Cuore divino. Appartengo a loro, sono legna per loro e fino all’ultimo dolore e respiro della mia esistenza, lo renderò come un’offerta a loro favore. O sublime missione di dolore e di amore che non merito!. Grazie, Dio mio!, in tutti i sacerdoti vedrò, Te Sommo e primo Sacerdote che voglio amare tanto” (CC 54, 86, aprile 1930). “Sento che non mi accontento solamente di lottare per santificarmi, ma desidero dare Gesù  e in vista di Lui e con Lui, in uno stesso sacrificio, santificare ciò che Lui ama di più, i suoi sacerdoti amati in tutte le gerarchie, la Chiesa tutta” (CC 56, 256-269, dicembre 1930).

Gesù la confermò in questa missione permanente: “Come i miei meriti sono infiniti e duraturi, anche se la tua memoria si cancellasse dal mondo, i miei meriti rimangono e la tua azione sacerdotale sulla terra perdurerà nella Chiesa salvando e perfezionando molti sacerdoti e la tua azione in cielo non terminerà, ma in un altro modo, sempre a favore dei miei sacerdoti, in vista dell’impetrazione e della carità in mia unione. La mia azione redentrice e salvatrice non terminerà finché rimanga anche una sola anima da salvare e la tua azione che è ora di immolazione e poi d’implorazione non terminerà nemmeno questa. Io sono il padrone delle mie grazie e delle anime: a te, in vista dei miei alti fini, ti ho scelta per i miei sacerdoti; e in unione con Maria la tua anima, le impartirà ora che sei in vita e dopo la tua morte. Non finiranno queste grazie perché costarono i meriti infiniti del Dio-Uomo; e ciò che è di Dio non finisce mai, non ha fine” (CC 54, 361-364).

Mons. Juan Esquerda Bifet

venerdì 4 luglio 2014

La tenerezza paterna e anche materna di Padre PIO per la figlia spirituale prediletta.

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CLEONICE MORCALDI

   Padre Domenico Mondrone, su Civiltà Cattolica annota "Chi vi ha assistito anche una sola volta, non ha più dimenticato la messa di Padre Pio, tanto viva era l'impressione di vedere annullare ogni distanza di tempo e di spazio tra l'altare e il Calvario" (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Ed. Mondadori, pag. 269). Che cosa avvenisse realmente nell'animo, nel cuore di Padre Pio, durante quel rito che lo mette in diretto contatto con Cristo crocifisso, di cui Egli porta sul suo corpo i segni della passione, resta un mistero. Ma un mistero rischiarato ancora una volta da questi famosi "biglietti scritti a mano" da Cleonice Morcaldi, con la risposta scritta di Padre Pio. Alcuni di questi brevi dialoghi scritti ci aiutano a intravedere i sentimenti più intimi del Padre stigmatizzato durante la celebrazione della Santa Messa:
   Tra gli innumerevoli carismi, quello della lacrimazione è certamente quello che, a prima vista, sembra appartenere all'ordinario. In realtà, come ci insegnano anche i Maestri della mistica, esso appartiene ai doni dello Spirito. Padre Leone, condiscepolo di Padre Pio durante gli anni 1903-1908, ci da questa testimonianza relativi agli anni trascorsi insieme nello studentato:"Pregando, Padre Pio piangeva sempre, in silenzio e così abbondantemente che le sue lacrime lasciavano le tracce sulle lastre di pietra del coro. Noialtri giovani ci burlavamo di lui. Allora egli prese l'abitudine di stender per terra, davanti a sé, il suo grande fazzoletto quando s'inginocchiava per pregare. Dopo la preghiera, egli riprendeva il fazzoletto che era tutto bagnato. Si sarebbe potuto strizzarlo! " (Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag. 134-135).
   In realtà oltre ad essere un carisma dello Spirito, quello delle lacrime è anche la naturale conseguenza della straordinaria dimensione di fede di Padre Pio. Egli piange perché tocca con mano la miseria umana, ma soprattutto perché avverte, nella sua esperienza mistica, la sublimità, la grandezza, i palpiti del cuore di un Dio misericordioso e infinitamente buono ed amoroso. Non si può negare che, se da una parte egli vive una vita immersa nel mare infinito dell'abbraccio di Dio, dall'altra le pene fisiche, morali, e spirituali, gli pesano, come macigni, per tutta la sua esistenza. Sono lacrime che rendono manifesta la sua straordinaria sensibilità umana, il suo cuore innocente di fronte alla croce, alla malattia, alle incomprensioni. Perché anche Padre Pio, nonostante la sua invitta fortezza, spesso patisce indicibilmente fino a piangere. C'è un episodio degli anni 1930-33, che dimostra come, nonostante l'apparente imperturbabilità di fronte al male ricevuto, soffra profondamente nel suo cuore. Questo fatto è connesso con l'arrivo nel convento di S.Giovanni Rotondo di una serie di divieti impartiti dal Sant'Ufficio. Si nega il carattere soprannaturale delle stigmate e si chiede il suo trasferimento in un altro convento, ordinando l'interruzione di ogni corrispondenza del Padre con i figli spirituali. In più è fatto divieto a Padre Pio di celebrare la Messa in pubblico. D'ora in poi deve celebrare nella cappella interna del convento, senza alcuna partecipazione di popolo. Il testo di queste disposizioni severe emanate dal Santo Ufficio arriva in convento con gli Analecta Capuccinorum, la rivista ufficiale dell'ordine, che ne ripropone la stesura in latino". (cfr. Yves Chiron, Padre Pio, una strada di misericordia, Ed. Paoline, pag. 176 ss.) Ma ascoltiamo la testimonianza di Emmanuele Brunatto, affezionato figlio spirituale di Padre Pio che, in questo periodo, vive nel convento di S. Giovanni Rotondo: "Il padre guardiano stava leggendo il decreto ai confratelli, che ne erano sbalorditi, quando sentì il passo di Padre Pio. Si preoccupò di spostare l'opuscolo, mettendolo su uno spigolo del tavolo, ma Padre Pio, subito dopo essere entrato, lo prese in mano e lo aprì proprio alla pagina che lo riguardava. Lesse il testo in silenzio, senza che un muscolo del suo viso tradisse la più piccola emozione. Dopo di che, fece finta di niente e portò la conversazione su un argomento completamente diverso. Quando arrivò il momento della siesta. si ritirò. Io gli andai dietro. Arrivato alla cella, andò a chiudere le imposte della finestra e si fermò qualche istante come per contemplare da lontano la pianura assolata di Foggia. Poi all'improvviso, si voltò scoppiando a piangere. Mi gettai ai suoi piedi e gli abbracciai le ginocchia: "Padre mio, lei sa quanto l'amiamo! Il nostro amore deve esserle di conforto". La risposta fu dura, quasi un rimprovero: "Ma non capisci, figlio mio, che non piango per me? Avrò meno lavoro e più meriti. Piango per tutte quelle anime che vengono private della mia testimonianza proprio da quelle persone che dovrebbero difenderla" (E. Brunatto, Padre Pio, A.I.D., Genève 1963, pp. 7-8. In Yves Chiron, Padre Pio, una strada di misericordia, Ed. Paoline, pag. 177 ).

Le tappe della Vita di Padre Pio da Pietrelcina 



AMDG et BVM
AVE MARIA PURISSIMA!