martedì 26 novembre 2013

CARI FIGLI


Nossa Senhora de Anguera

3.098 - 23/12/2008


Cari figli, sono vostra Madre e sono venuta dal cielo per benedirvi e offrirvi il mio amore. Siate docili e cercate di imitare in tutto mio Figlio Gesù. Lasciate che la grazia del Signore vi trasformi. Non tiratevi indietro. Accogliete i miei appelli e io vi condurrò a un’alta vetta di santità. Fatevi coraggio e testimoniate ovunque i miei messaggi. Conosco le vostre necessità e intercederò presso il mio Gesù per voi. Rallegratevi, perché avete un posto speciale nel mio Cuore Immacolato. Inginocchiatevi in preghiera. 


L’umanità è malata e ha bisogno di essere curata. Aprite i vostri cuori e sentirete la presenza del mio Gesù nelle vostre vite. Non restate stazionari nel peccato. Siete del Signore e le cose del mondo non sono per voi. 

La Chiesa del mio Gesù porterà una croce pesante. Arriverà il giorno [ed è questo] in cui ci saranno due troni, ma solo su di uno siederà il vero successore di Pietro. Sarà questo il tempo della grande confusione spirituale per la Chiesa. Restate con la verità.

 Ascoltate quello che vi dico e restate saldi nella fede. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.


Occhio alla creatività...ridicola e...cartacea


Stanno estromettendo Gesù dalle chiese

di Antonio Socci

Un giorno, conversando con amici, Ratzinger (ancora cardinale) se ne uscì con una battuta: “Per me una conferma della divinità della fede viene dal fatto che sopravvive a qualche milione di omelie ogni domenica”.
Se ne sentono infatti di tutti i colori. Non c’è solo il prete che – è notizia di ieri – in una basilica della Brianza diffonde una preghiera islamica in cui si inneggia ad Allah. Ci sono quelli che consigliano la lettura di Mancuso o Augias… E si trovano “installazioni” di arte contemporanea nelle cattedrali che fanno accapponare la pelle. D’altra parte pure i cardinali di Milano hanno dato sfogo alla “creatività”. Leggo dal sito di Sandro Magister: “Nel 2005, l’11 maggio, per introdurre un ciclo dedicato al libro di Giobbe è stato chiamato a parlare in Duomo il professor Massimo Cacciari: oltre che sindaco di Venezia, filosofo ‘non credente’ come altri che in anni precedenti avevano preso parte a incontri promossi dal cardinale Martini col titolo, appunto, di ‘Cattedra dei non credenti’. Cacciari ha tessuto l’elogio del vivere senza fede e senza certezze”. Insomma nelle chiese si può trovare di tutto. Tranne la centralità di Gesù Cristo.

Infatti – nella disattenzione generale – i vescovi italiani hanno estromesso dalle chiese (o almeno vistosamente allontanato dall’altare centrale e accantonato in qualche angolo) proprio Colui che ne sarebbe il legittimo “proprietario”, cioè il Figlio di Dio, presente nel Santissimo Sacramento.

Non sembri una banale battuta. Al Congresso eucaristico nazionale che si sta aprendo ad Ancona dovrebbero considerare gli effetti devastanti prodotti dall’incredibile documento della Commissione Episcopale per la liturgia del 1996 che è il vademecum in base al quale sono state progettate le nuove chiese italiane e i relativi tabernacoli, o sono state “ripensate” le chiese più antiche.

Non si capisce quale sia lo statuto teologico di cui gode una Commissione della Cei (a mio avviso nessuno). Ma la cosa singolare è questa: che nell’ambiente ecclesiastico – a partire da seminari e facoltà teologiche – trovi legioni di teologi pronti (senza alcuna ragione seria) a mettere in discussione i Vangeli (nella loro attendibilità storica) e le parole del Papa, ma se si tratta di testi partoriti dalle loro sapienti meningi, e firmati da qualche commissione episcopale, ti dicono che quelli devono essere considerati sacri e intoccabili.

Dunque in quel testo del 1996, fra le altre cose discutibili, si “consiglia vivamente” di collocare il tabernacolo non solo lontano dall’altare su cui si celebra, ma pure dalla cosiddetta area presbiterale. Relegandolo “in un luogo a parte”. Le motivazioni – come sempre – sono apparentemente “devote”. Si dice infatti che il tabernacolo potrebbe distrarre dalla celebrazione eucaristica.
Motivazione ridicola e – nella sua enfasi sull’evento celebrativo a discapito della presenza nel tabernacolo – anche pericolosamente somigliante alle tesi di Lutero.

L’effetto inaudito di queste norme è il seguente: nelle chiese si assiste da qualche anno a un accantonamento progressivo del tabernacolo, cioè del luogo più importante della chiesa, quello in cui è presente il Signore. Prima lo si è collocato in un posto defilato (una colonna o un altare laterale), quindi in una cappella, parzialmente visibile. Alla fine probabilmente sarà del tutto estromesso dalle chiese. Come risulta essere nell’incredibile edificio di San Giovanni Rotondo in cui è stato portato il corpo di san Pio. L’edificio, progettato da Renzo Piano, non ha inginocchiatoi e la figura centrale e incombente è l’enorme e spaventoso drago rosso dell’apocalisse rappresentato trionfante nell’immensa vetrata: ebbene il tabernacolo lì non c’è.

Tabernacolo/Totem di San Giovanni Rotondo

Non so a chi sia venuto in mente questo progressivo occultamento dei tabernacoli nelle chiese (che avrebbe fatto inorridire padre Pio). Esso non corrisponde affatto all’insegnamento del Concilio Vaticano II, visto che l’istruzione post-conciliare “Inter Oecumenici” del 1964 affermava che il luogo ordinario del tabernacolo deve essere l’altare maggiore.
E non piace nemmeno al Papa come si vede nell’Esortazione post sinodale “Sacramentum Caritatis” dove egli sottolinea il legame strettissimo che deve esserci fra celebrazione eucaristica e adorazione. Sottolineatura emersa dall’XI Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2005 che ha richiesto la centralità ed eminenza del tabernacolo.

Basterà per tornare sulla retta via? Nient’affatto. Come dimostra il comportamento – a volte di aperta contestazione al Papa – tenuto da certi vescovi quando il suo famoso “Motu proprio” ha restaurato la libertà di celebrare anche con l’antico messale. Purtroppo le idee sbagliate dei liturgisti “creativi” continueranno a prevalere sul papa, sul Concilio e sul Sinodo (forse faranno strada anche altre balordaggini come la “prima comunione” a 13 anni). Fa da corollario a questa estromissione di Gesù eucaristico dalle chiese, la stupefacente pratica del biglietto di ingresso istituito perfino per alcune Cattedrali. Degradate così a musei.
La protestantizzazione o la museizzazione delle chiese è un fenomeno dagli effetti spaventosi per la Chiesa Cattolica. Si dovrebbero prendere subito provvedimenti.

Per capire cosa era – e cosa dovrebbe essere – una chiesa cattolica voglio ricordare la storia di due persone significative. La prima è Edith Stein, una donna straordinaria, filosofa agnostica, di famiglia ebrea, che divenne cattolica, si fece suora carmelitana ed è morta nel lager nazista di Auschwitz. E’ stata proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1998 e nell’anno successivo compatrona d’Europa. La Stein ha raccontato che un primo episodio che la portò verso la conversione accadde nel 1917 quando lei, giovinetta, vide una popolana, con la cesta della spesa, entrare nel Duomo di Francoforte e fermarsi per una preghiera: “Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse ad un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l’accaduto”.

Lì infatti c’era Gesù eucaristico. Un altro caso riguarda il famoso intellettuale francese André Frossard. Era il figlio del segretario del Partito comunista francese. Era ateo, aveva vent’anni e quel giorno aveva un appuntamento con una ragazza. L’amico con cui stava camminando, essendo cattolico, gli chiese di aspettarlo qualche istante mentre entrava in una chiesa. Dopo alcuni minuti Frossard decise di andare a chiamarlo perché aveva fretta di incontrare “la nuova fiamma”. Lo scrittore sottolinea che lui non aveva proprio nessuno dei tormenti religiosi che hanno tanti altri. Per loro, giovani comunisti, la religione era un vecchio rottame della storia e Dio un problema “risolto in senso negativo da due o tre secoli”.


Cappella eucaristica della chiesa di Montmartre (San Giovanni di Montmartre): il tabernacolo è un cubo di metallo nell'angolo estremo della sala. Tutte le sedie sono rivolte all'altare/scrivania di quart'ordine, così da offrire le terga al Santissimo.


Eppure quando entrò in quella chiesa era in corso un’adorazione eucaristica e, racconta, “è allora che è accaduto l’imprevedibile”. Dice: “il ragazzo che ero allora non ha dimenticato lo stupore che si impadronì di lui quando, dal fondo di quella cappella, priva di particolare bellezza, vide sorgere all’improvviso davanti a sé un mondo, un altro mondo di splendore insopportabile, di densità pazzesca, la cui luce rivelava e nascondeva a un tempo la presenza di Dio, di quel Dio, di cui, un istante prima, avrebbe giurato che mai era esistito se non nell’immaginazione degli uomini; nello stesso tempo era sommerso da un’onda, da cui dilagavano insieme gioia e dolcezza, un flutto la cui potenza spezzava il cuore e di cui mai ha perso il ricordo”.

La sua vita ne fu capovolta. “Insisto. Fu un’esperienza oggettiva, fu quasi un esperimento di fisica”, ha scritto. Frossard è diventato il più celebre giornalista cattolico. In una chiesa di oggi non avrebbe incontrato il Verbo fatto carne, ma le chiacchiere di carta.

Copyright Libero - 3 settembre 2011




lunedì 25 novembre 2013

Spirarono tremila



S. Leonardo da Porto Maurizio ripeteva spesso, nelle
sue prediche, la storia del Prelato di Lione che “per
zelo della sua anima, si era ritirato nel deserto a
far penitenza, ed era morto nella stessa ora in cui
era morto S. Bernardo (1090-1153). Comparendo, dopo morte, al
suo Vescovo, gli disse: «nella stessa ora in cui morii io,
spirarono tremila persone. Di queste, l’abate S.
Bernardo ed io salimmo subito al cielo; altri tre, andarono
in purgatorio; tutte le atre duemila novecento
novantacinque anime, precipitarono all’inferno!».
[Certo, non è di fede questo contare, perché la Chiesa
non ha mai tradotto in numeri i “molti chiamati” e i
“pochi eletti”, ma ci ricorda che nella profezia dell’ultimo
giudizio, Gesù ha ripetuto: <<Io ve lo dico: in
quella notte, due saranno in un letto; l’uno, sarà
preso, e l’altro lasciato; ....>>
 Mistero di Dio!
Comunque, non va dimenticato l’insegnamento della
“Misericordia” di Dio insieme all'invito a sforzarsi di entrare per la porta stretta;]

FRATELLO/SORELLA: 
Ravviva la FEDE, la speranza e la carita' e prega:
"Chi prega molto si salva, chi prega poco è in pericolo, 
chi non prega si danna".
E' TEOLOGICAMENTE CERTO (Sant'Alfonso)

"SAN LEONARDO CI OTTENGA LA FORZA
DI PERCORRERE LA VIA DELLA CROCE:
ATTRAVERSO ANGUSTIE E  DOLORI
ESSA PORTA ALL'ETERNO TRIONFO".

AVE MARIA!

Ver las astucias y malicias del malvado anticristo y de sus seguidores.



 
Opúsculo:
LAS PROPIEDADES DE LA MISA

Las gracias qué alcanza la persona que oye misa devotamente son estas:

Primera: Quien celebra la misa ora especialmente por quien la oye.

Segunda: Oyendo la misa se goza de maravillosa compañía, porque en la misa está Jesucristo, tan grande como en el árbol de la cruz, y por concomitancia está también la divinidad, la Trinidad santa. Además, está en compañía de los ángeles santos. Y, según escribe un doctor, en el lugar en donde se celebra el santo sacrificio de la misa hay muchos santos) y santas, especialmente por aquello: Son vírgenes que siguen al Cordero doquiera que va (Apoc., 14, 4.).

Tercera gracia que alcanza la persona que oye devotamente la misa: Que le ayuda en los trabajos y negocios. Se lee de un caballero, que tenía costumbre de oír misa sumido en gran devoción, que cierta vez salió del mar con sus compañeros y estaba preparándose en una capilla para oír misa. Los compañeros le anunciaron que la nave iba a darse a la vela y que se diese prisa. El caballero contestó que primero quería oír misa. Por lo cual le dejaron en tierra v partió la nave) Después de haber oído la misa, el caballero se durmió, y cuando despertó se halló en su propia tierra. Después de muchos días llegaron los de la nave, y se maravillaron al verlo.

Y de otros casos se leen cosáis maravillosas. Además, la persona que oye misa disgusta mucho al diablo; pues interroga­do cierta vez qué era lo que más le desagradaba contestó que tres cosas: los sermones, es decir, la palabra de Dios, la misa y la penitencia.

Cuarta gracia que alcanza la persona que oye misa devota­mente: Que será iluminada en las cosas que ha de discernir y determinar por su inteligencia. Se dice de San Buenaventura, de la Orden de frailes menores, que ayudaba las misas frecuentemente y con harta devoción. Y un día, sirviendo la misa, Santo Tomás de Aquino vio una lengua de fuego sobre la ca­beza del dicho fray Buenaventura, el cual, de entonces en ade­lante tuvo ciencia infusa.

Quinta gracia: Que la persona que oye misa devota y benignamente, no morirá ese día de desgracia ni sin confesión.

Sexta gracia: Que en su muerte estarán presentes tantos santos cuántas misas haya oído devotamente.

Dice San Jeróni­mo que a las almas por las que está obligado a orar el que oye la misa -su padre, su madre, sus parientes y bienhechores-, durante el espacio de tiempo en que oye la misa, les serán atenuadas las penas del purgatorio. Dice San Ambrosio que des­pués que la persona haya oído la misa, todo lo que coma en aquel día hará más provecho a su naturaleza que si no hubiese oído la misa. Si la mujer en estado oye la misa, dará a luz sin gran trabajo, si lo hiciere en aquel día.
San Agustín escribe en el libro De civitate Dei que a la persona que oye misa devotamente nuestro Señor le dará en ese día las cosas necesarias. La segunda gracia que tendrá es que sus palabras vanas le serán perdonadas. Tercera, que aquel día no perderá ningún pleito. Cuarta, que mientras oye la misa no envejece ni se debilita su cuerpo. Quinta, que si muere en ese día la misa le valdrá tanto como si hubiese comulgado. Sexta, que los pasos que da yendo y viniendo a la misa, son contados por los santos ángeles y remunerados por Dios nuestro Señor. Además, más vale una misa que se oye en vida devotamente, que si después de la muerte oyera otro mil.

Se lee que oír misa con devoción aprovecha para remisión de los pecados y crecimiento de gracia más que otras oraciones que el hombre pueda decir o hacer, pues toda la misa es oración de nuestro Señor y Redentor Jesucristo, infinitamente dulce y piadoso, que es cabeza nuestra y todos los fieles sus miembros. Dice San Gre­gorio que mientras se celebra la misa se perdonan los pecados de los muertos y de los vivos. Y San Crisóstomo escribe que vale tanto la celebración de la misa como la muerte de Jesu­cristo, por la que nos redimió de todos nuestros, pecados.

Finalmente, la salvación de la humanidad está cifrada-fundada-cimentada en la celebra­ción del santo sacrificio de la misa, porque todo el esfuerzo del malvado anticristo se orientará a quitar de la santa Madre Iglesia este santo misterio, en el que se maneja el precioso cuerpo de Jesucristo, en memoria de su santa pasión, por medio de la cual los fieles cristianos de buena vida, aunque sean igno­rantes y sin ciencia, podrán ver las astucias y malicias del malvado anticristo y de sus seguidores.

San VICENTE FERRER
Extracto de "San Vicente Ferrer" Ed. B.A.C.

Alla stazione di Ancona

La semplicità dei racconti popolari hanno un sapore speciale. 


Miracolo fatto dalla Vergine 

Addolorata: 

-A tre miglia da Castelpetroso, in provincia di Campobasso, la tredicenne Maria Grazia Estasia Bibiana, stava guardando le pecore, in compagnia della madre, vicino ad un vecchio convento, quando improvvisamente apparve loro la Vergine Addolorata che le disse: " Venite con me nella vecchia Chiesa, dove mio figlio deve celebrare la Messa ed io la debbo servire". Andarono le due donne, e finito il Divino Servizio, la Vergine così parlò: "Mio Figlio è disgustato con la gente del mondo, poiché si commettono troppi peccati, il vizio trionfa ovunque e la religione è trascurata; terribili terremoti, peste , fame e guerra, metteranno l'umanità a dolorose prove. Va in Chiesa, non peccare, confessati regolarmente e fa la Comunione almeno una volta all'anno, così Egli perdonerà i tuoi peccati". E così detto, la Vergine scomparve.





Un miracolo più recente avvenne il 30 Giugno 1889. Alla stazione di Ancona quando il treno per Roma stava per partire, apparve una Signora, in lutto, che, non avendo il denaro necessario al viaggio, dovette rimanere a terra. Il treno partì, ma poco dopo si fermò e, nonostante vi fossero aggiunte 5 altre macchine, non vi fu modo di farlo muovere. 
Un certo Cavaliere Morelli, che alla stazione aveva notato la dama in lutto, tornò indietro e si offerse di pagarle il biglietto, offerta che fu accettata, a condizione che Essa potesse viaggiare sola. Il gentiluomo pagò 47 lire per un biglietto di prima classe e, non appena la Signora mise piede sul treno, questo partì come per incanto, tra lo stupore e la meraviglia di tutti. 
Arrivati a Roma, volendo il Cavaliere Morelli salutare la Signora, si recò nel vagone ove essa aveva preso posto, ma lo scompartimento era vuoto; sul sedile egli trovò 2000 lire in moneta, ed un biglietto, scritto in lettere d'oro, che diceva: "Io sono la Vergine Addolorata, e desidero dire ai peccatori del mondo che si devono convertire, credere in Dio e servirlo, altrimenti una grande calamità cadrà presto sulla Cristianità."


Sua Santità il Papa, il 2 Ottobre del 1889, ricevette una lettera in cui era scritto che, se per il futuro, il popolo non avesse rinunciato al demonio ed al mal fare e non avesse fatto promessa solenne di vivere bene, secondo la legge di Dio, sarebbe stato distrutto. 

Questa Lettera, mandata al Papa da Nostro Signore Gesù Cristo, confermava il miracolo della Vergine Addolorata di Ancona e diceva che nel Venerdì Santo, nessun visitatore si era recato al Santo Sepolcro; diceva inoltre che il popolo deve ricordare il Giorno del Giudizio, quando i Fedeli saranno premiati con la gloria del Paradiso ed i cattivi saranno cacciati in un tormento di fuoco e di indicibili sofferenze.

AMDG et DVM