lunedì 25 novembre 2013

La vergine madre della sapienza rischiari l'oscura nostra insipienza. Amen.

Il buon Dio moltiplichi i predicatori  e  catechisti che presentano
il santo Matrimonio
con il linguaggio di questa Lezione 


*

Nelle tre lezioni che seguono l'angelo tratta della concezione della Vergine e della sua nascita, e dell'amore ch'ebbe Dio per lei, anche quando era nel seno di sua madre.
Mercoledì 
LEZIONE PRIMA – CAPITOLO X

Assoluzione: La vergine madre della sapienza rischiari l'oscura nostra insipienza. Amen. 

Prima della legge data da Mosè, gli uomini vivevano per lungo tempo ignorando come dovessero regolare sé e le loro azioni nella vita. Quindi, quelli che ardevano d'amor di Dio ordinavano sé e i loro costumi nel modo che ritenevano grato a Dio; gli altri, invece, che non avevano tale amor di Dio, senza alcun timore di lui, facevano quanto loro piaceva. 



La divina bontà, dunque, commiserando quest'ignoranza, stabilì per mezzo del suo servo Mosè la legge con la quale regolarsi in tutto secondo la divina volontà. Questa legge insegnava, finalmente, come dovessero amarsi Dio e il prossimo, e come il consorzio di vita tra l'uomo e la donna dovesse regolarsi dal diritto divino ed onesto, perché da tal connubio nascessero figli che Dio voleva chiamare suo popolo. 

E in verità Dio amava tanto questo connubio, che stabilì di prendere da esso l'onestissima genitrice della sua umanità. Per cui, come l'aquila, volando in sublime altezza, osservati parecchi boschi, scorge da lontano un albero tanto solidamente radicato da non poter essere sradicato dagl'impeti del vento, di cima tanto alta da non potervi salire alcuno, e in positura tale da sembrar impossibile che vi cadesse sopra qualche cosa, e tale albero sceglie, dopo un più attento esame, per costruirvi il nido in cui riposare, così Dio, che è paragonato a quest'aquila, avendo davanti a sé tutte le realtà future e presenti ben chiare e manifeste, mentre osservava tutti i connubi giusti ed onesti che dovevano esistere dalla creazione del primo uomo fino all'ultimo, non ne trovò uno simile, per onestà e amor di Dio, a quello di Gioacchino ed Anna. E perciò gli piacque che da questo santo connubio fosse onestissimamente generato il corpo della madre sua, adombrato nel nido, nel quale egli si degnasse di riposarsi con ogni consolazione. 

Con ragione, infatti, si paragonano a decorosi alberi i devoti connubi, la cui radice è l'unione di due cuori che si congiungono per la sola ragione che ne provenga onore e gloria allo stesso Dio. E con ragione pure si paragona a rami fruttiferi la volontà degli stessi coniugi, quando in tutta la loro attività sono così ligi al timor di Dio, da amarsi onestamente l'un l'altro solo in vista della procreazione della prole, a gloria di Dio e secondo il suo comandamento. L'insidiatore non può raggiungere, con le sue forze ed arti, la sublimità di tali connubi, quando la loro gioia non è in altro che nel rendere onore e gloria a Dio, e quando non li affligge altra tribolazione che l'offesa e il disonore di Dio. Si sentono poi al sicuro solo quando l'affluenza degli onori o delle ricchezze del mondo non vale ad irretire i loro animi nell'amor proprio o nella superbia. Quindi, siccome Dio previde che tale sarebbe stato il connubio tra Gioacchino ed Anna, perciò decise di trarre da esso il suo domicilio, cioè il corpo della madre sua. 


O Anna, madre degna di ogni venerazione, qual tesoro prezioso portasti nel tuo seno, quando in esso riposò Maria, che doveva divenire madre di Dio! Veramente deve credersi senza esitazione che Dio stesso, appena fu concepita e formata in seno ad Anna la materia da cui doveva esser formata Maria, l'amò più di tutti gli altri corpi umani generati o da generarsi nel mondo intero da uomo e donna. Perciò la venerabile Anna può veramente chiamarsi cassaforte di Dio, perché custodiva nel suo seno il tesoro a lui più caro di ogni altra cosa. Oh, com'era sempre vicino a questo tesoro il cuore di Dio! 



Oh, come rivolgeva con amore e gioia gli sguardi della sua maestà a questo tesoro, colui che poi nel suo Vangelo disse: « Dov'è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore »! E perciò è veramente credibile che gli angeli esultassero non poco per questo tesoro, vedendo che tanto lo amava il loro Creatore, ch'essi amavano più di se stessi. E per questo sarebbe molto conveniente e giusto che fosse avuto in grande venerazione da tutti il giorno in cui fu concepita e condensata in seno ad Anna la materia dalla quale doveva essere formato il corpo benedetto della madre di Dio, dato che lo stesso Dio e gli angeli la circondavano di tanto amore.
 
     

LA FEDE NON CAMBIA MAI e perciò va difesa sempre

SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE 

Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali
circa alcune sentenze ed errori insorgenti
sull’interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II


 Giacché il Concilio Ecumenico Vaticano II, da poco felicemente concluso, ha promulgato sapientissimi Documenti, sia in materia dottrinale sia in materia disciplinare, allo scopo di promuovere efficacemente la vita della chiesa, a rutto il popolo di Dio incombe il grave dovere di impegnarsi con ogni sforzò alla attuazione di quanto, sotto l'influsso dello Spirito Santo, è stato solennemente proposto o decretato da quella universale assemblea di vescovi presieduta dal sommo pontefice. 



Spetta alla Gerarchia il diritto e il dovere di vigilare, guidare e promuovere il movimento di rinnovamento iniziato dal Concilio, in maniera che i Documenti e i Decreti conciliari siano rettamente interpretati e vengano attuati con la più assoluta fedeltà al loro valore ed al loro spirito. Questa dottrina, infatti, deve essere difesa dai Vescovi, giacché essi, con a Capo Pietro, hanno il mandato di insegnare con autorità. Lodevolmente molti Pastori hanno già cominciato a spiegare come si conviene la dottrina del Concilio. 



Tuttavia bisogna confessare con dolore che da varie parti son pervenute notizie infauste circa abusi che vanno prendendo piede nell'interpretare la dottrina conciliare, come pure di alcune opinioni peregrine ed audaci qua e là insorgenti, con non piccolo turbamento di molti fedeli. Sono degni di lode gli studi e gli sforzi per investigare più profondamente la verità, distinguendo onestamente tra ciò che è materia di fede e ciò che è opinabile; ma dai documenti esaminati da questa Sacra Congregazione risulta trattarsi di non poche affermazioni, le quali oltrepassando facilmente i limiti dell’ipotesi o della semplice opinione, sembrano toccare in certa misura lo stesso dogma ed i fondamenti della fede. 

Conviene, a titolo di esempio, accennare ad alcune di tali opinioni ed errori, così come risultano dai rapporti di persone competenti e da scritti pubblicati. 
  1. In primo luogo circa la stessa Sacra Rivelazione: ci sono alcuni, infatti, che ricorrono alla Sacra Scrittura lasciando deliberatamene da parte la Tradizione, ma poi restringono l’ambito e la forza della ispirazione biblica e dell’inerranza, né hanno una giusta nozione del valore dei testi storici. 
  2. Per quanto riguarda la dottrina della fede, viene affermato che le formule dogmatiche sono soggette all’evoluzione storica al punto che anche lo stesso loro significato oggettivo è suscettibile di mutazione. 
  3. Il Magistero ordinario della Chiesa, particolarmente quello del Romano Pontefice, è talvolta così negletto e sminuito, fino a venir relegato quasi nella sfera delle libere opinioni.
  4. Alcuni quasi non riconoscono una verità oggettiva assoluta, stabile ed immutabile, e tutto sottopongono ad un certo relativismo, col pretesto che ogni verità segue necessariamente il ritmo evolutivo della coscienza e della storia. 
  5. La stessa Persona adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo è chiamata in causa, quando, nell’elaborazione della dottrina cristologia, si adoperano, circa la natura e la persona, concetti difficilmente conciliabili con le definizioni dogmatiche. Serpeggia un certo umanesimo cristologico che riduce Cristo alla condizione di un semplice uomo, il quale un po’ per volta acquistò la consapevolezza della sua filiazione divina. Il suo concepimento verginale, i miracoli, la stessa Risurrezione vengono ammessi solo a parale, ma vengono ridotti al puro ordine naturale. 
  6. Similmente nella teologia sacramentaria alcuni elementi o vengono ignorati o non sono tenuti nel debito conto, specialmente per quanto riguarda l’Eucaristia. Circa la presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino non mancano alcuni che ne parlano inclinando ad un esagerato simbolismo, quasi che, in forza della transustanziazione, il pane e il vino non si mutassero in Corpo e Sangue di N.S. Gesù Cristo, ma fossero semplicemente trasferiti ad una determinata significazione. Ci sono alcuni che, a proposito della Messa, insistono troppo sul concetto di agape a scapito del concetto di Sacrificio.
  7. Alcuni vorrebbero spiegare il Sacramento della Penitenza come un mezzo di riconciliazione con la Chiesa, non esprimendo sufficientemente il concetto di riconciliazione con Dio offeso. Affermano pure che nella celebrazione di questo Sacramento non è necessaria l'accusa personale dei peccati, sforzandosi di esprimere unicamente la funzione sociale della riconciliazione con la Chiesa. 
  8. Né mancano alcuni che o non tengono in debito conto la dottrina del Concilio Tridentino circa il peccato originale, o la spiegano in modo che la colpa originale di Adamo e la trasmissione del suo peccato ne restano perlomeno offuscate. 
  9. Né minori sono gli errori che si vanno propagando nel campo della teologia morale. Non pochi, infatti, osano rigettare il criterio oggettivo di moralità; altri non ammettono la legge naturale, affermando invece la legittimità della cosiddetta etica della situazione. Opinioni deleterie vanno propagandosi circa la moralità e la responsabilità in materia sessuale e matrimoniale. 
  10. A quanto s'è detto bisogna aggiungere alcune parole circa l'ecumenismo. La Sede Apostolica loda, indubbiamente, coloro che nello spirito del Decreto conciliare sull'ecumenismo promuovono iniziative destinate a favorire la carità verso i fratelli separati e ad attirarli all'unità della Chiesa; ma si duole del fatto che non mancano alcuni i quali, interpretando a modo proprio il Decreto conciliare, propugnano un'azione ecumenica tale da offendere la verità circa l'unità della fede e della Chiesa, favorendo un pernicioso irenismo e un indifferentismo del tutto alieno dalla mente del Concilio. 
Questi pericolosi errori, diffusi quale in un luogo quale in un altro, sono stati sommariamente raccolti in sintesi in questa Lettera agli Ordinari di luogo, affinché ciascuno, secondo la sua funzione ed il suo ufficio, si sforzi di sradicarli o di prevenirli. 
Questo Sacro Dicastero prega vivamente i medesimi Ordinari, riuniti in Conferenze Episcopali, di farne oggetto di trattazione e di riferirne opportunamente alla Santa Sede inviando i propri pareri prima del Natale dell'anno in corso. 
Gli Ordinari e quanti altri ai quali per giusta causa essi riterranno opportuno mostrare questa Lettera, la custodiscano sotto stretto segreto, giacché una evidente ragione di prudenza ne sconsiglia la pubblicazione. 
Roma, 24 luglio 1966.
A. Card. Ottaviani
GESU' MARIA AMORE
venite insieme nel mio cuore

L’ossessione

CRUDELTA’
La crudeltà che l’uomo ha nei confronti del suo prossimo, il tutto a causa di un motivo in mente, la soddisfazione di sé, ha raggiunto il punto più alto. L’ossessione dei propri bisogni è un peccato agli occhi del Mio Eterno Padre.
Tante false scuse, costruite in nome dell’autostima, sono totalmente inaccettabili e contrari ai Miei insegnamenti. 
Amatevi gli uni gli altri; trattate gli altri come voi stessi vorreste essere trattati. Pensate ai bisogni degli altri prima che ai vostri. Impegnatevi per i diritti umani dei vostri fratelli e delle vostre sorelle quando sono vittime dell’ingiustizia degli altri.
Non giustificatevi mai di aver danneggiato una persona per il conseguimento di un vantaggio materiale. 
Mostrate amore e compassione anche per i vostri nemici. Non è un compito facile a causa dell’insicurezza materiale che i Miei figli patiscono. 
I sintomi dell’egoistica ossessione per la ricchezza, la bellezza e quello che si chiama successo, che molte persone credono essere naturali attributi dell’essere umano, creano una terribile confusione.
L’idea secondo la quale la gente è stata indottrinata di mettere i propri bisogni in primo piano nel nome del benessere personale, è stata seminata nello spirito umano da molto tempo, ma questa filosofia è stata rafforzata dalla potenza della comunicazione moderna. Quando i Miei figli sentono questi messaggi quasi quotidianamente attraverso la televisione, i media, il cinema, la musica e Internet, essi li accettano come cose molto importanti.
Malgrado le false promesse che queste convinzioni rappresentano, le quali sono interessanti poiché offrono auto-gratificazione che è difficile da rifiutare, i Miei figli accettano la menzogna. Menzogna che è stata impiantata dal Seduttore – Satana.   Continua a leggere...

La partecipazione


Il post-concilio e l’“actuosa participatio”

La partecipazione attiva non consiste solo in un ‘fare’ materiale, o in un ‘ruolo’ da ricoprire o un ‘protagonismo’ da scoprire, perché il vero Protagonista è il Signore e quella Liturgica è una vera Actio, Opera Sua e non dell’Assemblea. 

Partecipare è qualcosa di più complesso che corrisponde più a stati d'animo, predisposizioni e atteggiamenti interiori, apertura di cuore e consapevolezza di ciò che accade, attenzione desta e Adorazione, con l'alternarsi di momenti dialogati e di momenti in cui si partecipa in unione col Sacerdote... per non parlare dei Sacri silenzi. Il tutto in un clima di solenne sacralità, di profonda compenetrazione e immersione nel Mistero. 

La partecipazione non è meno attiva se avviene con le facoltà dell'anima ed una presenza raccolta e coinvolta, più che con un bla bla bla o con delle funzioni da svolgere, perché essa è un atto sacro di culto autentico, mentre invece la si è trasformata in qualcosa che assomiglia più ad una ‘sacra rappresentazione’, narrativa più che attuativa, actio dell’Assemblea invece che del Signore. L'agire, quello autentico delle scelte illuminate dalla Fede ed intessute di Grazia, viene dopo, nella vita, e non è che conseguenza.
La “partecipazione attiva” o “actuosa participatio” alla Liturgia, non nasce dal Concilio, ma già ne troviamo accenni nella bolla Divini Cultus di Pio XI e nella Mediator Dei di Pio XII mentre, ancor prima, fu lo stesso Pio X ad assumere la terminologia “partecipazione attiva” nel linguaggio ufficiale, lasciando intendere che uno degli scopi che desiderava intraprendere nella sua riforma liturgica e pastorale era quello di far rinascere l'autentico spirito cristiano (compito che spetta ad ogni generazione di credenti) attraverso un'attiva partecipazione ai misteri da parte dei fedeli. Per questo indirizzò egli stesso il Movimento Liturgico a sviluppare e studiare bene il tema e i modi di attuazione. 
Nel motu proprio Tra le sollecitudini, del 22 novembre 1903, precisa infatti che “prima e indispensabile fonte è la partecipazione attiva”. Naturalmente, al di là di queste indicazioni Magisteriali pre-conciliari, che dimostrano ancora una volta come il Concilio doveva rinnovare e non “rifondare” la Chiesa, non possiamo pensare che la “actuosa participatio” non si realizzasse anche prima del concilio, per ogni anima credente che vivesse con Fede i Sacri Misteri celebrati nella Santa e Divina Liturgia, rendendosi ad essa presente, così come ogni volta lo fa il Suo Signore...
Si dice che che la Nuova Messa è più partecipata, confondendo il ‘partecipare’ col ‘fare’ qualcosa: andare a leggere, cantare, le preghiere dei fedeli, quasi che l'ascolto e l'immersione profonda in quanto sai che ‘accade’ non sia ‘partecipazione’… tenendo anche conto che il dialogo tra sacerdote e fedeli c'è anche nel Rito Antico e il Sacerdote - che non dà le spalle ai fedeli ma insieme sono rivolti al Signore - agisce in persona Christi, dimentica se stesso e nell'attenzione ai gesti e alle formule che hanno significati sublimi intraducibili, riesce davvero ad immedesimarsi in quanto accade. Chi muore e offre il Sacrificio è Cristo, ma noi, membra del suo Corpo mistico siamo in Lui.
Partecipare non significa capire tutto (è un mistero talmente grande ed inesauribile che ci si svela sempre ulteriormente), ma offrire la vita unendola all'unico Sacrificio di Cristo, che rinnova qui adesso per me quell'unica morte redentrice in Croce. E il sacrificio ha compimento col pasto sacro, che ci dona il "pane disceso dal cielo" con i beni escatologici, quelli dei 'tempi ultimi' inaugurati dal Signore: è il tempo che viviamo fino alla sua seconda venuta.
L’ actuosa participatio è molto più di una mera “disposizione interiore dell’assemblea” o della persona singola. La disposizione interiore (porta di accesso) è unita alla consapevolezza, cui si affiancano fondamenti e novità: mozioni e intuizioni, preghiere e sentimenti suscitati dallo Spirito che denotano la partecipazione con tutto il proprio essere a quello che ‘accade’... occorre avere ben presente questo importante dato della ‘consapevolezza’ di ciò che si sta ‘vivendo’ e che ‘accade’. Grande la responsabilità dei Pastori per diffondere gli aspetti essenziali della Rivelazione sulla Redenzione: l'opera mirabile del Signore, la cui bellezza accende il cuore dei credenti disposti ad accoglierla e che diventa nel Santo e Divino Sacrificio il culto autentico da rendere a Dio, che poi si prolunga nella vita.
Parlare di consapevolezza, vuol dire presenza sia della dimensione intellettiva che di quella spirituale, entrambe caratterizzanti l'essere umano discretamente evoluto. Ma davvero ‘fare’ è soltanto quello che si compie materialmente? In realtà è più presente la dimensione del Mistero, quella del silenzio, dell’Adorazione... Non si vorrà sostenere che nel vivere consapevolmente e profondamente queste dimensioni, rapportate al momento e all’atto liturgico che si compie, c’è solo ‘passività’!
Forse nel nostro intimo accadono molte più cose di quante non possiamo né immaginare né aspettarci né intuire e che poi si traducono in scelte e in atti di vita quotidiana. Non è assolutamente un discorso intimista o spiritualista, ma una realtà sperimentabile... perché ci sono momenti così intensamente vissuti alla Presenza del Signore che quello che siamo e portiamo con noi: difficoltà, problemi, resistenze, doni e altro sono espressioni, scoperte, accadimenti di persone-in-relazione, che si svelano e non possono rimanere gli stessi se li esponiamo all’azione dello Spirito, che coinvolge la singola persona e contemporaneamente l’Assemblea di cui essa fa parte, che oltretutto non ha confini, perché si estende alla Chiesa di ieri di oggi e di domani, alla "Comunione dei Santi", illustre sconosciuta per le nuove generazioni...
La richiesta di una actuosa participatio dei fedeli al culto, più volte espressa nei documenti conciliari - e nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che sottolinea che l'espressione riguarda il servizio comune, riferito a tutto il popolo santo di Dio[1] (cfr. CCC 1069) - viene di solito interpretata nel senso di soluzione alla condanna ad un preteso ruolo “passivo” a cui la liturgia tradizionale avrebbe relegato i fedeli.
Possiamo davvero dire che non c'è proprio nulla di « attivo » nell'ascoltare, nell'adorare, nell'attendere, nell'intuire, nell'accogliere, nel commuoversi?

Leggiamo in Joseph Ratzinger: “Introduzione allo spirito della liturgia” a p. 167:
“In che cosa consiste, però, questa partecipazione attiva? Che cosa bisogna fare? Purtroppo questa espressione è stata molto presto fraintesa e ridotta al suo significato esteriore, quello della necessità di un agire comune, quasi si trattasse di far entrare concretamente in azione il numero maggiore di persone possibile il più spesso possibile. La parola « partecipazione » rinvia, però, a un’azione principale, a cui tutti devono avere parte”.
Quale sarà dunque in realtà questa “actio”, questa azione a cui tutta l’assemblea è chiamata, ora come sempre, a partecipare? Come accenna l’allora card Ratzinger che nel testo citato così continua:
“Con il termine « actio », riferito alla liturgia, si intende nelle fonti il canone eucaristico. La vera azione liturgica, il vero atto liturgico, è la oratio: la grande preghiera, che costituisce il nucleo della celebrazione liturgica e che proprio per questo, nel suo insieme, è stata chiamata dai Padri con il termine oratio. [...] Questa oratio – la solenne preghiera eucaristica, il «canone» - è davvero più che un discorso, è actio nel senso più alto del temine. In essa accade, infatti, che l’actio umana (così come è stata sinora esercitata dai sacerdoti nelle diverse religioni) passa in secondo piano e lascia spazio all’actio divina, all’agire di Dio. [...] Ma come possiamo noi avere parte a questa azione? [...] noi dobbiamo pregare perché (il sacrificio del Logos) diventi il nostro sacrificio, perché noi stessi, come abbiamo detto, veniamo trasformati nel Logos e diveniamo così vero corpo di Cristo: è di questo che si tratta”.
Qui, all’interno della fornace ardente che è il centro stesso della fede cristiana, siamo realmente a miglia di distanza dalle banalizzazioni antropocentriche che vorrebbero imporci. E infatti, sono di nuovo parole del Papa, dallo stesso testo citato: “La comparsa quasi teatrale di attori diversi, cui è dato oggi di assistere soprattutto nella preparazione delle offerte, passa molto semplicemente a lato dell’essenziale. Se le singole azioni esteriori (che di per sé non sono molte e che vengono artificiosamente accresciute di numero) diventano l’essenziale della liturgia e questa stessa viene degradata in un generico agire, allora viene misconosciuto il vero teodramma della liturgia, che viene anzi ridotto a parodia.
Discorsi come questo forse non si fanno abbastanza, tanto siamo proiettati unicamente nel ‘fare’ materiale – che non va sottovaluto ma neppure assolutizzato – e in un nefasto orizzontalismo che ha accantonato la Trascendenza ed è sconcertante che essi possano sembrare complicati anche per dei sacerdoti; cosa che si deve constatare con doloroso rammarico.
(Maria Guarini)

3 commenti:

don gianluigi ha detto...
Il riconoscere l'actuosa pertecipatio di per sé è più che giusto, lo affermava già Pio XII nella Mediator Dei, anche gli art. del CCC che tu citi sono corretti se accompagnati con gli altri che puntualizzano la natura e il ruolo del sacerdote. Già la Mediator Dei affermava una netta distinzione tra laici e sacerdoti, non per disprezzare il ruoli dei primi, bensì per specificare che «Ai soli Apostoli ed a coloro che, dopo di essi, hanno ricevuto dai loro successori l'imposizione delle mani, è conferita la potestà sacerdotale, in virtù della quale, come rappresentano davanti al popolo loro affidato la persona di Gesù Cristo, così rappresentano il popolo davanti a Dio»
Quindi il sacerdote quando celebra, in alcuni momenti rappresenta e guida il popolo che si rivolge al Padre, come nell'orazione di colletta: infatti, dopo aver detto Oremus, si ferma per raccogliere le preghiere del popolo e porgerle al Padre; in altri agisce in persona Christi e dunque rende presente il Signore al popolo.

Anche il CCC lo specifica al n° 1142: «Ma “le membra non hanno tutte la stessa funzione”( ⇒ Rm 12,4 ). Alcuni sono chiamati da Dio, nella Chiesa e dalla Chiesa, ad un servizio speciale della comunità. Questi servitori sono scelti e consacrati mediante il sacramento dell'Ordine, con il quale lo Spirito Santo li rende idonei ad operare nella persona di Cristo-Capo per il servizio di tutte le membra della Chiesa [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 2 e 15]. Il ministro ordinato è come “l'icona” di Cristo Sacerdote. Poiché il sacramento della Chiesa si manifesta pienamente nell'Eucaristia, è soprattutto nel presiedere l'Eucaristia che si manifesta il ministero del vescovo e, in comunione con lui, quello dei presbiteri e dei diaconi.»

Per dirla tutta, è pur vero che il ruolo del sacerdote non è così chiaramente indicato come nei documenti tradizionali, sia perché ne parla come di "icona", ma icona indica un'immagine che rimanda a Cristo, ma non s'identifica con Lui, mentre il sacerdote s'identifica perfettamente tanto che può affermare: «Questo è il mio corpo». Inoltre accomuna un po' frettolosamente presbiteri e diaconi come partecipi del ruolo dei Vescovi di presiedere l'assemblea. Ma non è vero, il diacono può presiedere la preghiera, ma non è sacerdote e non può partecipare alla funzione di Cristo capo che santifica il suo popolo, qui c'è proprio una forzatura. Per il resto anche in questo caso è tutta questione di ermeneutica. Se si interpreta alla luce della Tradizione tutto va bene, sennò andiamo a finire su un terreno minato
Don Camillo ha detto...
"funzione propria a ciascuno"

a getto, ti dico che sì è vero hanno forzato il concetto, ma nella sostanza non vedo trappole, anche perchè se in un paragrafo sono vaghi (quindi i novatori han trovato un punto d'appoggio) nel paragrafo successivo si riquadra sull'aspetto sacerdotale tradizionalmente inteso...

... putroppo siam sempre là a filare....
mic ha detto...
... putroppo siam sempre là a filare....

Sì, purtroppo, perché vediamo che le applicazioni portano nella direzione che trasforma quella virgola fuori posto in una voragine... e la trappole non sono nel resto, rettificato e bilanciato; ma si condensano lì!

sabato 23 novembre 2013

L'Unica Vera Lettera di N. S. Gesù Cristo




Un amico m'ha fatto conoscere una lettera della quale -se ben ricordo- non avevo notizia. Insegnamenti sicuri e Promesse stupende. E' benedetta da sua S. S. Papa Leone XIII in Roma, 5 Aprile 1890. Le vie della Provvidenza sono proprio infinite/misteriose, sempre mirabili. Laus Tibi, Christe!


L'Unica Vera Lettera di N. S. Gesù Cristo


Courtesy of Ben Lariccia -- Click here for the English version


"Copia in bianco e nero di un tessuto con lettera e commento scritti in italiano. Il tessuto era proprietà di mia nonna, nata in Abruzzi-Molise. Si dichiarava che la lettera fosse scritta da un Centurione, testimone oculare della Crocifissione. Si riteneva che essa potesse conferire salute e buona fortuna alle donne in travaglio. Ritengo che possa essere datata tra il 1920 e il 1950. Il tessuto era destinato ad essere appeso in cucina. Molti direbbero che questa lettera è un charo falso. Infatti è così assurda che sembra quasi ridicola. Ma cio che non è risibile è l'intento con cui tanti italiani acquistavano la "lettera." la mortalità neonatale e infantile è stata altissima fino a tempi recenti. Su quattordici nati, soltanto sei dei figli di mia nonna sopravvissero all'infanzia. Questa lettera faceva parte del suo bagaglio di devozioni personali, miranti tutte a proteggere se stessa e la sua famiglia." Ben Lariccia



L'Unica Vera Lettera di N. S. Gesù Cristo

Delle Gocce di Sangue che N. S. Gesù Cristo sparse mentre andava al Calvario. 


Copia di una lettera di Orazione, trovata nel Santo Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo in Gerusalemme, conservata in una scatola d'argento da sua Santità e dagli Imperatori e Imperatrici della Fede Cristiana. 

Santa Elisabetta, regina d'Ungheria, S. Matilde e S. Brigida, volendo sapere qualche cosa su la Passione di Gesù Cristo, offrirono ferventi preghiere, per le quali apparve. E Gesù Cristo parlò nel modo seguente:


Sappiate che i soldati armati furono 150; quelli che mi condussero legato furono 23; gli esecutori di giustizia 83; i calci nelle spalle 80; fui trascinato con corde e per i capelli 24 volte; gli sputi nella faccia furono 180; le battiture nel corpo 6666; nel capo 110;
Mi urtarono rozzamente ed alle ore 24 fui sollevato in aria per i capelli; fui tirato e trascinato per la barba 23 volte; le piaghe della testa furono 20; le spine di giunchi marini 22; punture di spine alla testa 110; spine mortali della fronte 3; fui vestito per scherzo da re e fui flagellato; le piaghe del corpo furono 1000; i soldati che mi condussero al Calvario furono 608; quelli che mi guardarono furono 3; quelli che mi derisero furono 1008; le gocce di sangue che sparsi furono 28430.


Io sono disceso dal Cielo sulla terra per convertirvi.

Anticamente i popoli erano religiosi ed i raccolti erano ricchi ed abbondanti; ora al contrario sono scarsi. Se volete avere un abbondante raccolto, non dovete lavorare di Domenica. Perché alla Domenica dovete andare in Chiesa a pregare il Signore perché perdoni i vostri peccati. Iddio vi ha dato sei giorni per lavorare ed uno per riposare e pregare; fate elemosina ai poveri ed aiutate la Chiesa.

Coloro che parleranno male della mia religione e metteranno in ridicolo questa Santa Lettera, saranno abbandonati da me.

Al contrario, quelli che porteranno una copia di questa lettera addosso, non morranno né annegati, né di morte improvvisa. Saranno liberati dalle malattie contagiose e saranno salvati dal fulmine; saranno altresì liberati dai loro nemici. Dai falsi testimoni e dalle mani della Giustizia; essi non morranno senza confessione.

Le donne in pericolo per parto, tenendo una copia di questa Lettera vicino, saranno immediatamente liberate da ogni pericolo. Nelle case dove è tenuta questa Orazione, questa, uomo o donna, avrà l'apparizione della Beata Vergine, come dice San Gregorio.

A tutti i fedeli che reciteranno per tre anni, ogni giorno, 2 Pater, Ave e Gloria, che formano il numero di gocce di sangue che Io ho sparso, concederò le seguenti 5 grazie:
1. Indulgenza Plenaria e remissione di tutti i loro peccati.
2. Se moriranno prima che siano passati i tre anni, sarà come se li avessero compiuti.
3. Saranno liberati dalle Pene del Purgatorio.
4. La loro morte sarà come se avessero sparso tutto il loro sangue per la Santa Fede.
5. Io discenderò dal Cielo per raccogliere l'anima loro e quella dei loro parenti, sino alla quarta generazione.



MIRACOLI COMPIUTI DALLA SANTA LETTERA DI N.S. GESU'CRISTO 

Altra simile copia della suddetta Lettera è stata trovata in una località chiamata "Pursit", a tre leghe da Marsiglia, scritta in lettere d'oro, e per opera divina, portata da un fanciullo di sette anni, della stessa località di Pursit; con una appendice ad una dichiarazione del 2 Gennaio 1750 che dice: "Tutti colo che lavoreranno la Domenica saranno da me maledetti, poiché nel giorno sacro dovete riposare, andare in Chiesa, attendere ai Divini Servizi, così che voi e la vostra generazione sarete benedetti. Se, al contrario, voi non crederete a questo, sarete castigati, ed ai vostri figli manderò peste, fame e guerra, spasimi e pene di cuore; vi mostrerò la mia collera con segni nel cielo, con tuoni e terremoti.


Coloro che non credono che questa Lettera sia scritta per opera divina e dettata dalla Sacra Bocca di Cristo, e la terranno nascosta alle altre persone, saranno maledetti da Dio e condannati nel giorno del Giudizio: e coloro che la pubblicheranno, anche se hanno peccato molto ed ingiuriato il prossimo, purché siano realmente pentiti di avermi offeso e mi chiedano perdono, avranno da me cancellati i loro peccati: coloro che copieranno questa Lettera, o la leggeranno, od indurranno altri a leggerla, saranno liberi da ogni tentazione".




Un Capitano Spagnuolo, viaggiando vicino a Barcellona, vide per terra una testa recisa dal busto, che gli parlò così: "Giacché vi portate a Barcellona, o viaggiatore, mandatemi un Prete, acciocché mi possa confessare. Sono già 3 giorni che sono stato assalito fai ladri e non posso morire senza prima essermi confessato". Il Capitano condusse il Confessore sul posto; la testa vivente si confessò e quindi spirò. Sul corpo, dal quale il capo era stato staccato, fu trovata la presente Orazione, che in quell'occasione fu approvata da parecchi tribunali dell'Inquisizione e dalla Regina di Spagna. I suddetti Pater, Ave e Gloria possono essere recitati a beneficio di qualsiasi anima.

Quando avvenne il terremoto dell'Alta Italia ed in Francia, una fanciulla di nome Natalina, rimase per tre giorni sepolta sotto le macerie. Quando la liberarono, essa dormiva, con una copia di questa lettera addosso, non ostante non sapesse né leggere né scrivere.


Il 12 Marzo 1821, molti emigranti da San Giovanni Incarico, provincia di Caserta, partirono per l'America in cerca di lavoro. Durante il viaggio la nave fu sorpresa da un violento temporale e fu sommersa. Questo avvenne il giorno 19 festa di San Giuseppe. Su 667 persone che erano a bordo, soltanto 9 si salvarono ed ognuna di loro era in possesso di questa lettera di Gesù Cristo! I superstiti furono trovati quasi nudi, col solo gilet addosso, nella tasca del quale fu trovata la Lettera, asciutta e per nulla sciupata. Due dei sopravvissuti, Luigi Ceccaccio e Francesco Nero, della medesima città, fornirono ampie prove dell'avvenuto miracolo.

Un altro miracolo della Santa Lettera di Gesù Cristo, avvenne nell'isola Liri, pure in Italia. Un uomo dormiva pacificamente nel suo letto, quando una mano misteriosa lo scosse improvvisamente ed una voce tuonò: "Alzati e corri a ripararti in un angolo della casa!" Prontamente l'uomo ubbidì, giusto in tempo per vedere il pavimento precipitare in un abisso.


Miracolo fatto dalla Vergine Addolorata: -A tre miglia da Castelpetroso, in provincia di Campobasso, la tredicenne Maria Grazia Estasia Bibiana, stava guardando le pecore, in compagnia della madre, vicino ad un vecchio convento, quando improvvisamente apparve loro la Vergine Addolorata che gli disse: " Venite con me nella vecchia Chiesa, dove mio figlio deve celebrare la Messa ed io la debbo servire". Andarono le due donne, e finito il Divino Servizio, la Vergine così parlò: "Mio Figlio è disgustato con la gente del mondo, poiché si commettono troppi peccati, il vizio trionfa ovunque e la religione è trascurata; terribili terremoti, peste , fame e guerra, metteranno l'umanità a dolorose prove. Va in Chiesa, non peccare, confessati regolarmente e fa la Comunione almeno una volta all'anno, così Egli perdonerà i tuoi peccati". E così detto, la Vergine scomparve.

Un miracolo più recente avvenne il 30 Giugno 1889. Alla stazione di Ancona quando il treno per Roma stava per partire, apparve una Signora, in lutto, che, non avendo il denaro necessario al viaggio, dovette rimanere a terra. Il treno partì, ma poco dopo si fermò e, nonostante vi fossero aggiunte 5 altre macchine, non vi fu modo di farlo muovere. Un certo Cavaliere Morelli, che alla stazione aveva notato la dama in lutto, tornò indietro e si offerse di pagarle il biglietto, offerta che fu accettata, a condizione che Essa potesse viaggiare sola. Il gentiluomo pagò 47 lire per un biglietto di prima classe e, non appena la Signora mise piede sul treno, questo partì come per incanto, tra lo stupore e la meraviglia di tutti. Arrivati a Roma, volendo il Cavaliere Morelli salutare la Signora, si recò nel vagone ove essa aveva preso posto, ma lo scompartimento era vuoto; sul sedile egli trovò 2000 lire in moneta, ed un biglietto, scritto il lettere d'oro, che diceva: "Io sono la Vergine Addolorata, e desidero dire ai peccatori del mondo che si devono convertire, credere in Dio e servirlo, altrimenti una grande calamità cadrà presto sulla Cristianità."


Sua Santità il Papa, il 2 Ottobre del 1889, ricevete una lettera in cui era scritto che, se per il futuro, il popolo non avesse rinunciato al demonio ed al mal fare e non avesse fatto promessa solenne di vivere bene, secondo la legge di Dio, sarebbe stato distrutto. Questa Lettera, mandata al Papa da Nostro signore Gesù Cristo, confermava il miracolo della Vergine Addolorata di Ancona e diceva che nel Venerdì Santo, nessun visitatore si era recato al Santo Sepolcro; diceva inoltre che il popolo deve ricordare il Giorno del Giudizio, quando i Fedeli saranno premiati con la gloria del Paradiso ed i cattivi saranno cacciati in un tormento di fuoco e di indicibili sofferenze.


Il 2 Luglio 1889, quando una terribile inondazione distrusse ogni cosa, fece un numero innumerevole di vittime, i pochi superstiti, furono nella maggior parte dei casi, trovati in possesso di questa Lettera.
Durante il terribile terremoto, avvenuto nel Sud della Francia, che causò così grandi disastri e costò un numero incalcolabile di vite umane, un certo Giovanni Saltarello, fu sepolto vivo sotto i detriti di una casa crollata. Salvato dopo quattro giorni e quattro notti di quella terribile agonia, fu trovato in possesso di una copia di questa Santa Lettera.


Quando avvenne il miracolo della Vergine Addolorata di Ancona, la popolazione di Castelpetroso, provincia di Campobasso, fu così scossa dalla grazia divina, che riprese con fervore le pratiche religiose e pellegrinaggi e, d'accordo con le autorità, sia civili che religiose, decisero di costruire un grande Tempio, in onore della Beata Vergine.


Al 9 di Settembre, data stabilita per la posa della Prima Pietra, il Vescovo di Bojano, con l'arciprete don Achille Ferrari, accompagnati da dignitari ecclesiastici, autorità civili e da un numero immenso di fedeli, si recarono sul posto stabilito ove alcune centinaia di operai erano pronti per dare inizio ai lavori. Ma quando gli operai vollero dare principio agli scavi, in un lampo, gli strumenti sparirono di mano ai lavoratori ed agli occhi degli spettatori esterrefatti apparve la Vergine Addolorata che così parlò: "Perché scavate questa terra? Qui vicino, tra questi bellissimi boschi, voi troverete il Santuario che cercate". Confusa e senza parola la folla vide la figura della Vergine svanire, ascendendo verso il Cielo. Alcuni giorni dopo, a tre miglia di distanza, nelle vicinanze di un convento, fu trovata una cappella, di fiori e di stelle di oro, con tre magnifiche fontane, costruita da mano divina.


Nella solenne occasione dell'ultimo Giubileo Papale, Nostro Signore Gesù Cristo, apparve al Papa, che in quel momento sedeva sul Trono, circondato da Cardinali, Vescovi e Grandi Dignitari della Chiesa. Ed il Santo Spirito così parlò: "Popoli del mondo, abbandonate i vostri peccati, o la fine di esso sarà vicina!" E così detto scomparve. Allora tutti i presenti si gettarono ai piedi del Papa, implorando perdono e clemenza.
Crediamo dunque alla Santa Lettera di Nostro Signore Gesù Cristo, che ci può ottenere tante grazie e fare tanti miracoli!


Deo gratias et Mariae