Visualizzazione post con etichetta fides. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fides. Mostra tutti i post

lunedì 13 febbraio 2023

LEI CREDE?

     


    * CREDERE  vuol dire 

seguire la traccia indicataci dalla Parola di Dio.

CREDERE non é solo un tipo di pensiero, un'idea, 

è un agire, è una forma di vivere.

 P.P.Benedetto XVI

AMDG et DVM

giovedì 29 ottobre 2015

«Questa è una mela. Chi non è d’accordo, può andar via».

questa è una mela....



Il più grande teologo di tutti i tempi, San Tommaso d’Aquino, all’inizio delle lezioni mostrava ai suoi allievi una mela dicendo: «Questa è una mela. Chi non è d’accordo, può andar via». 
Il “Doctor Communis” voleva far capire che non è il pensiero a determinare l’essere, ma è l’essere che determina il pensiero. La superbia infatti fa ritenere che il nostro pensare sia il fondamento dell’essere, mentre invece l’umiltà ci porta ad osservare e argomentare l’essere delle cose, soprattutto in quelle divine.

L’essere determina il pensiero, non viceversa. Chi non è d’accordo, può andar via.

La Chiesa cattolica è la Chiesa di Cristo. Chi non è d’accordo, può andar via.

La Chiesa è gerarchica per divina costituzione. Chi non è d’accordo, può andar via.

La Chiesa non è una ONG filantropica, ma il Corpo mistico di Cristo. Chi non è d’accordo, può andar via.

La missione della Chiesa non è adattare il Vangelo alla mentalità corrente, ma convertire le mentalità di tutte le epoche al Vangelo. Chi non è d’accordo, può andar via.

La missione della Chiesa non è rendere la vita di quaggiù più facile, ma strappare anime al Diavolo affinché possano avere la vita di lassù. Chi non è d’accordo, può andar via.

L’inferno esiste e non è vuoto. Chi non è d’accordo, può andar via.

La sodomia e l’aborto sono peccati che gridano vendetta al Cielo. Chi non è d’accordo, può andar via.

Il matrimonio è indissolubile. Chi non è d’accordo, può andar via.

Chi ha una relazione coniugale con un/a divorziato/a, commette adulterio. Chi non è d’accordo, può andar via.

Il sesso al di fuori del matrimonio è peccaminoso. Chi non è d’accordo, può andar via.

La contraccezione non è mai moralmente lecita. Chi non è d’accordo, può andar via.

Il marxismo è intrinsecamente perverso. Chi non è d’accordo, può andar via.

Non si può dare a Cesare ciò che è Dio. Chi non è d’accordo, può andar via.

Senza pentimento, non c’è remissione dei peccati. Chi non è d’accordo, può andar via.

Solamente i peccatori pentiti e riconciliati possono cibarsi dell’Eucarestia. Chi non è d’accordo, può andar via.

Solo gli uomini – meglio se celibi – possono essere consacrati sacerdoti. Chi non è d’accordo, può andar via.

La Carità procede dalla Verità. Chi non è d’accordo, può andar via.

Non esiste il dialogo fra le religioni, ma con le persone di altre religioni. Chi non è d’accordo, può andar via.

I sacramenti sono per gli uomini, ma non sono degli uomini. Chi non è d’accordo, può andar via.

Il cristiano è in questo mondo, ma non è di questo mondo. Chi non è d’accordo, può andar via.

Per essere discepoli di Gesù, bisogna accettare la Croce. Chi non è d’accordo, può andar via.

Il fine non giustifica i mezzi. Non si può commettere il male neppure a fin di bene. Chi non è d’accordo, può andar via.

La coscienza – rettamente formata – obbedisce alle leggi di Dio, non si mette a legiferare secondo desideri e capricci dell’individuo.

I sacerdoti hanno la missione di convertire i peccatori, non di integrarli. Chi non è d’accordo, può andar via.

Nessuno dei Dieci Comandamenti può essere soggetto a “referendum abrogativo”. Chi non è d’accordo, può andar via.

Il papa e i vescovi sono custodi del depositum fidei, non padroni: non possono aggiungere o togliere neppure una virgola di ciò che hanno ricevuto e che devono trasmettere. Chi non è d’accordo, può andar via.

Passeranno il cielo e la terra, falsi profeti e cattivi maestri, ma non passeranno le parole del Signore. Chi non è d’accordo, può andar via.

Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. Chi non è d’accordo, può andar via.

AVE MARIA!

lunedì 25 novembre 2013

LA FEDE NON CAMBIA MAI e perciò va difesa sempre

SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE 

Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali
circa alcune sentenze ed errori insorgenti
sull’interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II


 Giacché il Concilio Ecumenico Vaticano II, da poco felicemente concluso, ha promulgato sapientissimi Documenti, sia in materia dottrinale sia in materia disciplinare, allo scopo di promuovere efficacemente la vita della chiesa, a rutto il popolo di Dio incombe il grave dovere di impegnarsi con ogni sforzò alla attuazione di quanto, sotto l'influsso dello Spirito Santo, è stato solennemente proposto o decretato da quella universale assemblea di vescovi presieduta dal sommo pontefice. 



Spetta alla Gerarchia il diritto e il dovere di vigilare, guidare e promuovere il movimento di rinnovamento iniziato dal Concilio, in maniera che i Documenti e i Decreti conciliari siano rettamente interpretati e vengano attuati con la più assoluta fedeltà al loro valore ed al loro spirito. Questa dottrina, infatti, deve essere difesa dai Vescovi, giacché essi, con a Capo Pietro, hanno il mandato di insegnare con autorità. Lodevolmente molti Pastori hanno già cominciato a spiegare come si conviene la dottrina del Concilio. 



Tuttavia bisogna confessare con dolore che da varie parti son pervenute notizie infauste circa abusi che vanno prendendo piede nell'interpretare la dottrina conciliare, come pure di alcune opinioni peregrine ed audaci qua e là insorgenti, con non piccolo turbamento di molti fedeli. Sono degni di lode gli studi e gli sforzi per investigare più profondamente la verità, distinguendo onestamente tra ciò che è materia di fede e ciò che è opinabile; ma dai documenti esaminati da questa Sacra Congregazione risulta trattarsi di non poche affermazioni, le quali oltrepassando facilmente i limiti dell’ipotesi o della semplice opinione, sembrano toccare in certa misura lo stesso dogma ed i fondamenti della fede. 

Conviene, a titolo di esempio, accennare ad alcune di tali opinioni ed errori, così come risultano dai rapporti di persone competenti e da scritti pubblicati. 
  1. In primo luogo circa la stessa Sacra Rivelazione: ci sono alcuni, infatti, che ricorrono alla Sacra Scrittura lasciando deliberatamene da parte la Tradizione, ma poi restringono l’ambito e la forza della ispirazione biblica e dell’inerranza, né hanno una giusta nozione del valore dei testi storici. 
  2. Per quanto riguarda la dottrina della fede, viene affermato che le formule dogmatiche sono soggette all’evoluzione storica al punto che anche lo stesso loro significato oggettivo è suscettibile di mutazione. 
  3. Il Magistero ordinario della Chiesa, particolarmente quello del Romano Pontefice, è talvolta così negletto e sminuito, fino a venir relegato quasi nella sfera delle libere opinioni.
  4. Alcuni quasi non riconoscono una verità oggettiva assoluta, stabile ed immutabile, e tutto sottopongono ad un certo relativismo, col pretesto che ogni verità segue necessariamente il ritmo evolutivo della coscienza e della storia. 
  5. La stessa Persona adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo è chiamata in causa, quando, nell’elaborazione della dottrina cristologia, si adoperano, circa la natura e la persona, concetti difficilmente conciliabili con le definizioni dogmatiche. Serpeggia un certo umanesimo cristologico che riduce Cristo alla condizione di un semplice uomo, il quale un po’ per volta acquistò la consapevolezza della sua filiazione divina. Il suo concepimento verginale, i miracoli, la stessa Risurrezione vengono ammessi solo a parale, ma vengono ridotti al puro ordine naturale. 
  6. Similmente nella teologia sacramentaria alcuni elementi o vengono ignorati o non sono tenuti nel debito conto, specialmente per quanto riguarda l’Eucaristia. Circa la presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino non mancano alcuni che ne parlano inclinando ad un esagerato simbolismo, quasi che, in forza della transustanziazione, il pane e il vino non si mutassero in Corpo e Sangue di N.S. Gesù Cristo, ma fossero semplicemente trasferiti ad una determinata significazione. Ci sono alcuni che, a proposito della Messa, insistono troppo sul concetto di agape a scapito del concetto di Sacrificio.
  7. Alcuni vorrebbero spiegare il Sacramento della Penitenza come un mezzo di riconciliazione con la Chiesa, non esprimendo sufficientemente il concetto di riconciliazione con Dio offeso. Affermano pure che nella celebrazione di questo Sacramento non è necessaria l'accusa personale dei peccati, sforzandosi di esprimere unicamente la funzione sociale della riconciliazione con la Chiesa. 
  8. Né mancano alcuni che o non tengono in debito conto la dottrina del Concilio Tridentino circa il peccato originale, o la spiegano in modo che la colpa originale di Adamo e la trasmissione del suo peccato ne restano perlomeno offuscate. 
  9. Né minori sono gli errori che si vanno propagando nel campo della teologia morale. Non pochi, infatti, osano rigettare il criterio oggettivo di moralità; altri non ammettono la legge naturale, affermando invece la legittimità della cosiddetta etica della situazione. Opinioni deleterie vanno propagandosi circa la moralità e la responsabilità in materia sessuale e matrimoniale. 
  10. A quanto s'è detto bisogna aggiungere alcune parole circa l'ecumenismo. La Sede Apostolica loda, indubbiamente, coloro che nello spirito del Decreto conciliare sull'ecumenismo promuovono iniziative destinate a favorire la carità verso i fratelli separati e ad attirarli all'unità della Chiesa; ma si duole del fatto che non mancano alcuni i quali, interpretando a modo proprio il Decreto conciliare, propugnano un'azione ecumenica tale da offendere la verità circa l'unità della fede e della Chiesa, favorendo un pernicioso irenismo e un indifferentismo del tutto alieno dalla mente del Concilio. 
Questi pericolosi errori, diffusi quale in un luogo quale in un altro, sono stati sommariamente raccolti in sintesi in questa Lettera agli Ordinari di luogo, affinché ciascuno, secondo la sua funzione ed il suo ufficio, si sforzi di sradicarli o di prevenirli. 
Questo Sacro Dicastero prega vivamente i medesimi Ordinari, riuniti in Conferenze Episcopali, di farne oggetto di trattazione e di riferirne opportunamente alla Santa Sede inviando i propri pareri prima del Natale dell'anno in corso. 
Gli Ordinari e quanti altri ai quali per giusta causa essi riterranno opportuno mostrare questa Lettera, la custodiscano sotto stretto segreto, giacché una evidente ragione di prudenza ne sconsiglia la pubblicazione. 
Roma, 24 luglio 1966.
A. Card. Ottaviani
GESU' MARIA AMORE
venite insieme nel mio cuore

sabato 6 aprile 2013

7 de Abril de 2013 : II DOMINGO DE PASCUA, FIESTA DE LA DIVINA MISERICORDIA.



JESÚS SE APARECE A LOS APÓSTOLES . 
TOMÁS ESTÁ PRESENTE





Los apóstoles están reunidos en el Cenáculo, alrededor de la mesa donde se celebró la pascua. Pero el lugar que ocupó Jesús, por respeto, ha quedado libre.
Los apóstoles, ahora que no hay quien les indique su propio lugar libre y fraternalmente se sientan donde mejor les parece. Pedro sigue en su lugar. En el lugar de Juan, está Judas Tadeo. Le sigue el de mayor edad de los apóstoles, que no sé todavía cómo se llame,(Bartolomé) luego Santiago, hermano de Juan, casi en la extremidad de la mesa, al lado derecho, desde el punto que estoy viendo. Cerca de Santiago, pero en la parte estrecha de la mesa, está sentado Juan. Después de Pedro están Mateo, Tomás; sigue uno cuyo nombre ignoro (Felipe), luego Andrés, Santiago, hermano de Judas Tadeo y otro cuyo nombre no conozco (Simón Zelote). El lado ancho, frente a Pedro, está vacío. Los apóstoles están sentados más juntos de cuanto lo estuvieron en la pascua.
Las ventanas están abiertas; lo mismo las puertas. La lámpara, con dos mechas, esparce una luz débil sobre la mesa. Lo demás del salón está sumergido en la penumbra.

JUAN CUANDO DE LA VUELTA PARA LLEVAR A SU HERMANO
 SANTIAGO EL QUESO QUE LE HABÍA PEDIDO, VE LA SEÑOR 

Juan, que tiene a sus espaldas una alacena, está encargado de llevar a sus compañeros lo que deseen comer,como es, pescado, que está ya sobre la mesa, pan, miel y quesitos frescos. Cuando de la vuelta para llevar a su hermano Santiago el queso que le había pedido, ve la Señor .
Jesús se aparece de un modo muy curioso. La pared que está detrás de los apóstoles, que es de una sola pieza, menos en el ángulo de la puertecilla, se ilumina en el centro, como a la altura de un metro del suelo, con una luz tenue y fosforescente como la que se ve en ciertos cuadros que brillan en la noche. Como si saliese de capas de niebla luminosa, emerge cada vez más clara la figura de Jesús.
No sé si me expreso bien. Parece que su Cuerpo mane a través de la pared, que no se abre. Sigue como antes, y sin embargo el Cuerpo pasa. La luz parece ser la primera emanación de su Cuerpo, la señal de que llega. Primero se ve como si estuviese dibujado con ligeras líneas de luz, como veo en el cielo al Padre y a los santos ángeles: algo inmaterial, luego toma la forma material, hasta que aparece como un cuerpo real.
Larga ha sido mi descripción, pero la aparición de Jesús no fue cosa más que de unos segundos.
Jesús está vestido de blanco, como resucitó y se apareció a la Virgen. Hermosísimo, amoroso, sonriente. Los brazos le caen al lado del cuerpo, un poco separados, las palmas de sus manos viendo a los apóstoles. Las llagas de sus manos parecen dos estrellas diamantinas de que brotan dos rayos vivísimos. No veo los pies ni el costado. Los oculta el vestido, del cual mana luz, donde no se ven las llagas. Al principio parece que el cuerpo de Jesús no sea sino un cuerpo cándido bañado por la luna, luego, cuando ha tomado ya forma concreta, sus ojos, cabellos, piel tienen su color natural. Es Jesús, Jesús el Hombre-Dios, pero más solemne desde que resucitó.
Juan lo ve de este modo. Ningún otro había caído en la cuenta. Juan da un salto, deja caer sobre la mesa el plato en que está el queso de forma redonda, apoya las manos a la orilla de la mesa, se inclina un poco oblicuamente, como si se sintiese atraído, a la manera que el imán atrae el hierro, y lanza un "¡Oh!" apagado, que todos oyen.
Levantan la cabeza de los platos al ruido que produjo el plato que cayó y al salto de Juan. Y al verlo en esa forma estática, lo siguen con los ojos. Vuelven la cabeza, o vuelven sobre sí. Ven a Jesús. Llenos de entusiasmo y felices se ponen de pie. Se dirigen a El, el cual con una sonrisa mucho mayor avanza hacia ellos, caminando en el suelo, como cualquier mortal.

JESÚS, DICE: "LA PAZ SEA CON VOSOTROS."

Jesús, que antes había mirado solo a Juan, y creo que por ello él se haya vuelto al sentirse acariciado por la mirada, mira a todos y dice: "La paz sea con vosotros."
Todos lo rodean. Algunos de rodillas a sus pies, entre los que están Pedro y Juan. Este besa la extremidad de su vestido y se la pone sobre la cara como si con ella quisiera acariciarse. Otros en pie, pero inclinados, en señal de respeto.
Pedro para poder llegar más pronto, se ha brincado sobre la silla, sin esperar que Mateo, que había salido primero, le dejase el paso libre. Hay que tener en cuenta que los asientos eran sólo para dos.
El único que se queda, como cohibido, es Tomás. Está arrodillado junto a la mesa, pero no atreve a acercarse, y hasta parece como si buscara ocultarse tras la esquina de la mesa.
Jesús extiende sus manos para que se las besen. Los apóstoles las buscan con ansia sin igual. Jesús torna sus ojos sobre las cabezas inclinadas, como si buscase al undécimo. Claro que lo ha visto desde el primer momento, pero hace así para darle tiempo de que tenga valor para acercarse. Al ver que el incrédulo apóstol, avergonzado por lo que siente, no se atreve a hacerlo, lo llama: "Tomás. Ven aquí."
El apóstol levanta la cabeza, sin saber qué hacer, con lágrimas en los ojos, pero no siente valor para acercarse. Baja la cabeza. Jesús da unos pasos a donde está, y vuelve a ordenar: "¡Ven aquí, Tomás!"
La voz de Jesús es más imperiosa que antes. Tomás se levanta a duras penas y avergonzado se dirige a Jesús.
"Ved a quien no cree si no ve" exclama Jesús, y en su voz hay un deje de perdón. Tomás lo siente. Mira a Jesús, y lo ve sonreír. Toma valor y aprisa va hacia El.

METE TU DEDO, SI NO TE BASTA CON MIRAR, 
EN LAS HERIDAS DE TU MAESTRO." 
JESÚS EXTIENDE SUS MANOS, SE DESCUBRE EL PECHO, 
MUESTRA LA HERIDA.
"Ven aquí. Acércate. Mira. Mete tu dedo, si no te basta con mirar, en las heridas de tu Maestro." Jesús extiende sus manos, se descubre el pecho, muestra la herida.
Ahora la luz no brota más de las llagas. No brota desde el momento en que empezó a caminar como cualquier mortal, al salir de su nimbo de luz. Es como cualquier ser mortal. Las heridas son reales: los agujeros irregulares de los cuales el izquierdo llega hasta el meñique, que atraviesan el pulso y la palma en su base, y una herida alargada, que en la parte superior parece tener la forma de un acento circunflejo. Es la herida del costado. Mejor dicho, le toma los cuatro dedos, en su base, en el metacarpo, y los coloca sobre la herida del costado. Los mete dentro. No se limita a apoyarlos en el borde. Y en igual posición sigue mirando a Tomás.
Una mirada dura y al mismo tiempo dulce. Luego: "...Mete aquí tu dedo, mete tus dedos, tu mano, si quieres, en mi costado y no quieras ser más un hombre que no cree, sino al revés." Esto dice mientras hace lo que yo dije antes.

CAE DE RODILLAS AL PRONUNCIARLAS CON LOS BRAZOS 
LEVANTADOS Y LÁGRIMAS DE ARREPENTIMIENTO: 
"SEÑOR MÍO Y DIOS MÍO!"

Tomás -como si el estar cercano al Corazón divino le hubiese dado valor- se atreve a hablar. Sus palabras son entrecortadas. Cae de rodillas al pronunciarlas con los brazos levantados y lágrimas de arrepentimiento: "Señor mío y Dios mío!" No dice más.
Jesús lo perdona. Le pone su mano derecha sobre la cabeza y le responde: "Tomás, Tomás, crees ahora porque me has visto. ¡Qué premio les daré, si tengo en cuenta vuestra fe, que ha necesitado verme para creer!..."
Luego pone su brazo sobre la espalda de Juan, toma a Pedro de la mano, y se sienta a la mesa. Ocupa su lugar. Están sentados como en la noche de la pascua. Pero Jesús quiere que Tomás se siente a continuación de Juan.
"Comed, amigos" dice Jesús.
Pero nadie tiene hambre. Rebosan de alegría, la alegría de contemplarlo. Jesús toma los quesos esparcidos, los pone en el plato, los corta, los distribuye. El primer pedazo lo da a Tomás, y le pasa al mismo tiempo un pedazo de pan. Esto lo hace dándoselo por detrás de la espalda de Juan. Echa vino en las copas, lo da a sus amigos. Ahora Pedro es el primero que lo recibe. Luego pide que le den los pedazos de miel, los parte, y da el primer pedazo a Juan con una sonrisa que es más dulce que la blonda miel. Jesús come también de la miel. No más.
Juan, como de costumbre, apoya su cabeza sobre la espalda de Jesús. Jesús lo atrae sobre su pecho, y en esta posición habla.

"NO DEBÉIS ASUSTAROS, AMIGOS, CUANDO 
YO ME APAREZCO.

"No debéis asustaros, amigos, cuando yo me aparezco. Soy siempre vuestro Maestro que ha compartido con vosotros el pan, la sal y el sueño. Que os eligió porque os ha amado. También ahora os sigo amando." Jesús hace hincapié en estas últimas palabras.
"Vosotros" continúa "habéis estado conmigo en mis pruebas... Estaréis también en mi gloria. No bajéis la cabeza. La noche del domingo, cuando me aparecí a vosotros por vez primera después de mi resurrección, os he infundido el Espíritu Santo... que también sobre ti, que no estabas presente, descienda... ¿No sabéis que la infusión del Espíritu Santo es como un bautismo de fuego, pues que el Espíritu es Amor y el amor borra las culpas? El pecado que cometisteis cuando me abandonasteis os está perdonado."
Al decir esto, Jesús besa la cabeza de Juan que no lo abandonó. Juan llora de alegría.

OS HE DADO EL PODER DE PERDONAR LOS PECADOS

"Os he dado el poder de perdonar los pecadospero no se puede dar lo que no se tiene. Debéis convenceros de que este poder lo tengo completo, y lo empleo en favor vuestro que debéis estar limpios en tal forma que podáis limpiar a quien, sucio del pecado, venga a vosotros. ¿Cómo podrá alguien juzgar y limpiar, si es culpable de que se le condene y es culpable de no ser puro? ¿Cómo puede juzgar alguien si tiene las vigas en su ojo, y las pesas infernales en su corazón? ¿Cómo podría decir: "Yo te absuelvo en el nombre de Dios", si por sus pecados no tuviese a Dios consigo?

FACULTAD DE PERDONAR LOS PECADOS

¿CUÁNTOS HOMBRES HABRÍA CON SU PASTOR, 
SI DESPUÉS DEL BAUTISMO, NO HUBIERA HABIDO 
QUIEN LOS PERDONASE EN MI NOMBRE? 
POR ESTO, CREO SACERDOTES.

Amigos, pensad en vuestra dignidad de sacerdotes. Yo estuve entre los hombres para juzgar y perdonar. Ahora regreso donde el Padre. Regreso a mi reino. La facultad de juzgar la sigo teniendo. Mejor dicho, la tengo en mis manos, pues el Padre me la ha conferido. Pero, juicio terrible, porque llegará cuando será posible al hombre que se le perdone con años de expiación en la tierra. Todos los hombres, cuando habrán abandonado su mortal cuerpo, vendrán a Mí. Por la primera vez los juzgaré. Después la raza humana tornará con su vestido que será de carne, que habrá tomado por órdenes celestiales, para separarse en dos partes. Los corderos con su Pastor, los machos cabríos con el que lo atormentará. Pero, ¿cuántos hombres habría con su Pastor, si después del bautismo, no hubiera habido quien los perdonase en mi nombre? Por esto, creo sacerdotes. Para salvar a los que salvé por mi sangre, que es salvadora. Los hombres siguen cayendo en la muerte, una y otra vez. Es necesario, pues, que quien posee tal potestad, los lave siempre en mi sangre setenta y setenta veces siete, para que no sean presa de la muerte. Vosotros y vuestros sucesores lo haréis. Por esto os absuelvo de todos vuestros pecados. Porque tenéis necesidad de ver, y la culpa ciega y arrebata al alma la luz que es Dios. Porque tenéis necesidad de comprender, pues la culpa entorpece porque quita al alma la inteligencia que es Dios. Porque tenéis ministerio de purificar, pues la culpa mancha, y quita al espíritu la pureza que es Dios.

ES UN GRAN MINISTERIO EL VUESTRO, JUZGAR Y ABSOLVER 
EN NOMBRE MÍO.

CUANDO CONSAGRARÉIS PARA VOSOTROS EL PAN Y EL VINO,
Y HAGÁIS QUE SEAN MI CUERPO Y MI SANGRE, 
REALIZARÉIS UNA COSA SUBLIME Y SOBRENATURAL. 

PARA REALIZARLA DIGNAMENTE DEBÉIS SER PUROS

Es un gran ministerio el vuestro, juzgar y absolver en nombre mío. Cuando consagraréis para vosotros el pan y el vino, y hagáis que sean mi Cuerpo y mi Sangre, realizaréis una cosa sublime y sobrenatural. Para realizarla dignamente debéis ser puros porque tocaréis a aquel que es la Pureza, y os alimentaréis de la carne de un Dios. Puros de corazónde inteligencia, de cuerpo y de lengua debéis ser  porque con el corazónamaréis la Eucaristía y no deben mezclarse con este amor celestial, amores profanos que sería un sacrilegio.Puros de mente porque debéis creer y comprender este misterio de amor y la impureza de pensamiento mata la fe y la inteligencia. Queda la ciencia del mundo, pero muere en vosotros la sabiduría de Dios. Puros de cuerpoporque a vuestro pecho bajará el Verbo así como descendió al seno de María por obra del Amor.

EL EJEMPLO ES LA MUJER SIN LA CULPA DE ORIGEN, 
Y SIN CULPA PERSONAL.

Tenéis ante vosotros el ejemplo vivo cómo debe ser un pecho que acoge al Verbo que se hace carne. El ejemplo es la Mujer sin la culpa de origen, y sin culpa personal. Ved cuán pura es la cima del Hermón la que corona todavía la nieve invernal. Desde los Olivos parece un montón de lirios deshojados o de espuma marina que se levantara como en oblación a la blancura de las nubecillas que arrastra el viento de abril por el firmamento azul. Ved un lirio que abre su corola a una sonrisa de perfume. Y con todo ni una, ni otra pureza son mayores que lo fue la del seno materno que me llevó. Los vientos arrastran polvo que cae sobre la nieve del monte, y sobre el terciopelo de la flor. El ojo humano no lo ve, por lo pequeño que es. Todavía más: ved la perla más pura, arrancada del seno del mar, de su concha, para que sirva de adorno a la corona de un rey. Es perfecta en su brillo perfecto que desconoce el contacto profanador de cualquier cosa humana, pues se ha formado en las entrañas de la madreperla, y solo se encontró entre las azuladas aguas de las profundidades marinas. Y sin embargo esa perla es menos pura que el seno que me llevó. En el centro de la perla está el granillo de arena: un algo microscópico, pero siempre terrestre. En Ella, que es la Perla del Mar, no existe granillo de pecado, ni siquiera inclinación hacia él. Perla que nació en el Océano de la Trinidad para llevar en la tierra a la segunda Persona. Ella es compacta alrededor de su centro que no es semilla de concupiscencia terrenal, sino chispa del Amor eterno. Una chispa que al encontrar en Ella correspondencia, ha engendrado la maravilla de ese meteoro, que llama y atrae hacia Sí a los hijos de Dios: a Mí, Jesús, Estrella de la mañana. Os propongo esta inviolable pureza como ejemplo.
Después, cual viñadores, cuando metáis las manos en el mar de mi Sangre, e introduzcáis en ella las estolas corrompidas de los miserables que pecaron, sed además de puros, perfectos para no mancharos con un pecado mayor, esto es, de más pecados, regando y tocando sacrílegamente la sangre de un Dios ofaltando a la caridad y justicia, al negarla o darla con una severidad que no es de Jesús, el cual fue bueno con los malvados para atraerlos a su corazón, y tres veces bueno con los débiles para darles confianza, al emplear esta severidad tres veces indignamente porque es contra mi voluntad, mi doctrina y la justicia¿Cómo se puede ser riguroso con los corderos, cuando se es pastor ídolo?

OS LAS DIGO PARA QUE LAS REPITÁIS A LOS QUE 
CONSAGRARÉIS AL MINISTERIO PARA EL QUE OS 
HE CONSAGRADO.

¡Oh amados míos!, amigos que mando por los caminos del mundo para continuar la obra que he empezado y que continuará hasta que permanezcan los siglos, recordad estas palabras mías. Os las digo para que las repitáis a los que consagraréis al ministerio para el que os he consagrado.
Veo... Miro en los siglos... El tiempo y las multitudes infinitas de hombres que serán, están ante Mí... Veo... calamidades y guerras, paces mentirosas y hecatombes humanas, odio y robos, sensualidad y orgullo. De vez en vez un oasis: un periodo en que se vuelve a la cruz. Como un obelisco que señala una senda entre la seca arena del desierto, mi Cruz será levantada con amor, después que el veneno del mal haya inyectado a los hombres con su rabia, y alrededor de ella, plantadas en los bordes de aguas frescas, florecerán las palmas de un período de paz y de bien para el mundo. Los espíritus, cual ciervos y gacelas, como golondrinas y palomos, acudirán a aquel descansador, refrescante, sabroso refugio para verse libres de sus dolores y esperar nuevamente. Y estrechará sus ramas como una cúpula para protegerlos de tempestades y resolanas. Alejadas mantendrá a las serpientes y a las fieras con la Señal que pone en fuga al mal. Así serán mientras vivan hombres sobre la tierra.
Veo a... hombres... mujeres... ancianos, niños, guerreros, estudiosos, doctores, campesinos... Todos  vienen y pasan con su fardo de esperanzas y dolores. Veo que muchos vacilan, porque el dolor es demasiado y la esperanza ha sido la primera en caer de la copa y se ha despedazado al dar contra el suelo... Veo que muchos caen sobre los bordes de los caminos porque otros más fuertes los empujan, más fuertes o más afortunados porque su fardo no es tan pesado. Veo que muchos, al sentirse abandonados de quien pasa, y hasta pisoteados, al sentirse morir, llegan a odiar y a maldecir.
¡Pobres hijos! Entre todos éstos, heridos por la vida y que pasan o caen, mi Amor ha esparcido intencionalmente samaritanos piadosos, médicos buenos, faros en la noche, voces en el silencio, para que los débiles que caen encuentren una ayuda, vuelvan a ver la luz, vuelven a oír la Voz que dice: "Espera. No estás solo. Sobre ti está Dios. Contigo está Jesús". He puesto intencionalmente estas caridades activas para que mis pobres hijos no vayan a morir en su alma, al perder la divina mansión, y continúan creyendo en Mí que soy caridad, al ver en mis ministros mi reflejo.
Pero, ¡oh dolor que hace que vuelva a sangrar la herida de mi corazón como cuando fue abierto sobre el Gólgota! ¿Qué están viendo mis ojos divinos? ¿No hay acaso sacerdotes entre las multitudes infinitas que pasan? ¿Por esto sangra mi corazón? ¿Están vacíos los seminarios? ¿Mi divina invitación no resuena más en los corazones? ¿No es capaz el corazón humano de oírla? No. En el correr de los siglos habrá seminarios, y en ellos, levitas. De ellos saldrán sacerdotes porque en su adolescencia mi invitación se hará oír con una voz celestial en muchos corazones, y ellos la seguirán. Pero con la juventud y la madurez oirán otras voces, y la mía no se escuchará más. Mi voz que habla en los siglos a sus ministros, para que sean siempre lo que vosotros sois ahora: los apóstoles en la escuela de Jesús. El vestido lo siguen teniendo, pero el sacerdote ha muerto. Durante el correr de los siglos a muchos sucederá esto. Sombras inútiles y borrosas no serán fermento de masa, cuerda que jale, fuente que quite la sed, trigo que quite el hambre, corazón que sepa compadecer, luz en las tinieblas, voz que repita lo que el Maestro le ordena. Sino que serán para la pobre raza humana un peso de escándalo, un peso mortal, parásitos, putrefacción... ¡Horror! ¡En el futuro los más grandes Judas los tendré entre mis sacerdotes!

AMIGOS: ESTOY EN LA GLORIA Y SIN EMBARGO LLORO. 
TENGO COMPASIÓN DE ESTAS MULTITUDES INFINITAS, 
GREYES SIN PASTORES O CON MUY POCOS.

Amigos: estoy en la gloria y sin embargo lloro. Tengo compasión de estas multitudes infinitas, greyes sin pastores o con muy pocos. Siento una piedad infinita. Pues bien: lo juro por mi divinidad que les daré pan, agua, luz, voces, que los elegidos a esta obra no quieren hacer. Repetiré en el correr de los siglos el milagro de los panes y de los pescados. Con pocos, con unos pescadillos y con trozos de pan: almas humildes y laicas, daré de comer a muchos y se saciarán, y habrá para los siguientes, porque 'tengo compasión de este pueblo' y no quiero que perezca.
Benditos los que merecerán ser tales. No serán benditos por ser tales, sino porque lo habrán merecido con su amor y sacrificio. Y tres veces benditos los sacerdotes que permanecerán apóstoles: pan, agua, luz, voz, descanso, y medicina de mis pobres hijos. Resplandecerán en el cielo con una luz especial. Os lo juro, Yo que soy la Verdad.
Levantémonos, amigos, y venid conmigo para que os enseñe una vez más cómo orar. La oración es la que alimenta las fuerzas del apóstol porque lo une con Dios."
Jesús se pone de pie y se dirige hacia la escalerilla.
XI. 704-710
A. M. D. G. et B.V.M.