martedì 30 luglio 2013

La profezia della Beata Emmerich


 La profezia della Beata Emmerich sta per compiersi?

"Ratzinger continuerà a chiamarsi Benedetto XVI
Manterrà il titolo di Sua Santità, sarà «Papa emerito»"



Ratzinger continuerà a chiamarsi Benedetto XVI - Vatican Insider


Vidi una forte opposizione tra due Papi… e vidi quanto funeste sarebbero state le conseguenze di quella falsa Chiesa… Essa diventava sempre più grande; eretici di ogni sorta arrivavano alla città di Roma; i chierici accrescevano il proprio lucro, vi era una grande oscurità... Vidi che la Chiesa di Pietro veniva minata dal piano di una setta”.


Gloria.tv: PROFEZIE DELLA VENERABILE ANNE KATHERINNE EMMERICH

PROFEZIE DELLA BEATA ANNE KATHERINNE EMMERICH

Le seguenti profezie furono fatte nel 1820 da questa monaca agostiniana, che patì le ferite di Nostro Signore Gesù Cristo nel suo corpo e che visse diversi anni soltanto con la Sacra Comunione fino al giorno della sua morte. A lei fu concesso di avere molte visioni di Gesù e di Maria SS. della loro vita sulla terra, visioni che furono scritte e pubblicate. 
Il lunedì 9 Febbraio 1824 spirò consumata dalle malattie e dalle mortificazioni. Dichiarata Venerabile alla fine del XIX secolo, il suo processo di beatificazione fu ripreso nel 1972. Nel 2001 fu dichiarata l’eroicità delle sue virtù. E il 7 Luglio del 2003 fu letto davanti a Giovanni Paolo II il decreto di riconoscimento di un miracolo necessario per completare il processo di beatificazione.
La sua vita e le seguenti profezie sono tratte da "La vita di Anne Katherinne Emmerich", scritta dal Rev. Karl Schmoeger, CSSR, pubblicata in inglese nel 1870 e ristampata nel 1968 da Maria Regina Guild, Los Angeles, California. Ci scusiamo per il testo, tradotto non dall’originale in tedesco, ma da una traduzione in spagnolo fatta da un’altra traduzione in inglese.


LA GRANDE APOSTASIA NELLA CHIESA DI ADESSO. IL PAPA INVECCHIATO.

“Tra le cose più strane che ho visto, c’era una grande processione di vescovi. I loro pensieri ed espressioni mi furono rivelati attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. I loro errori dottrinali erano emessi attraverso deformità estreme... Vidi quasi tutti i vescovi del mondo,
ma solo un piccolo numero era perfettamente udibile. Vidi anche il Santo Padre, timoroso di Dio ed in continua preghiera. Lasciava molto a desiderare il suo aspetto, a motivo della sua debolezza e vecchiaia e della sua grande sofferenza. La sua testa oscillava da un lato all’altro e cadeva sul suo petto come se fosse sul punto di addormentarsi. Dopo vidi che tutto quello che riguarda il Protestantesimo si innalzava, mentre la Religione Cattolica cadeva in completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano sedotti dalla brillante ma falsa conoscenza di giovani maestri, e tutti quanti collaboravano nel lavoro di distruzione. In quei giorni, la Fede sarebbe caduta molto in basso, e sarebbe stata preservata soltanto in alcuni luoghi, in pochi villaggi di case umili, e in poche famiglie, che Dio avrebbe protetto da calamità e da guerre”.

IL PAPA DEVE FUGGIRE DA ROMA. LA CHIESA ESILIATA.

“Al punto dove ci avvicinavamo, tuttavia, il fuoco consumava ogni cosa e vidi tutti gli edifici anneriti. Abbiamo traversato un certo numero di lussuosi saloni e finalmente abbiamo trovato il Papa. Era seduto nel buio e dormiva in un’enorme poltrona. Era molto infermo e debole; di fatto non poteva più camminare. Gli ecclesiastici del circolo intimo guardavano in modo non sincero e senza fervore religioso; non mi piacevano. Parlai al Papa dei vescovi che dovevano essere nominati. Gli chiesi anche di non lasciare Roma; se lo faceva, sarebbe venuto il caos. Egli pensava che il maligno era inevitabile e che egli doveva andarsene, per poter conservare alcune cose con sé. Era molto incline a lasciare Roma, e gli altri lo pressavano insistentemente a farlo”.

I NEMICI DELLA CHIESA INVADONO L’ITALIA E ROMA:

“Vidi anche diverse regioni della terra. La mia Guida (Gesù) nominò l’Europa e indicò una piccola regione sabbiosa. Disse così: “Ecco Prussia, il nemico”. Poi m’indicò un altro luogo, verso nord, e mi disse: “Questa è Moskvà, la terra di Mosca, che fa venire diversi demoni”.

LA FALSA, ECUMENICA ED ERETICA CHIESA SI STABILISCE A ROMA:

“Vidi una forte opposizione tra due Papi… e vidi quanto funeste sarebbero state le conseguenze di quella falsa Chiesa… Essa diventava sempre più grande; eretici di ogni sorta arrivavano alla città di Roma; i chierici accrescevano il proprio lucro, vi era una grande oscurità... Vidi che la Chiesa di Pietro veniva minata dal piano di una setta”.
“La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare perché il Papa non vada via da Roma, verranno mali innumerevoli se lo fa… Quando sarà prossimo il regno dell’Anticristo, comparirà una religione falsa che andrà contro l’unità di Dio e della sua Chiesa. Questo causerà il più grande scisma mai visto nel mondo”.



“Ebbi un’altra visione della grande tribolazione. I chierici chiedevano un permesso che non si poteva dare. Vidi alcuni sacerdoti anziani, specialmente uno, che piangeva e si doleva amaramente; alcuni pochi giovani anche si lamentavano. Ma altri, specialmente gli eretici, prontamente accolsero la richiesta. Era come se la gente fosse divisa in due bandi... ”



“Vidi che un certo numero di pastori accettavano idee pericolose per la Chiesa. Costruivano una grande, strana e stravagante Chiesa. Chiunque veniva accettato a fine di unirsi e avere gli stessi diritti: evangelisti, cattolici, sette di qualunque credo. Tale doveva essere la Nuova Chiesa... ma Dio aveva altri progetti...” 

“Vidi un’altra volta quella enorme e strana chiesa che veniva costruita là, in Roma. Non vi era in essa nulla di santo. Vidi questo, ma anche un altro movimento guidato da ecclesiastici, al quale collaboravano Angeli, Santi e altri Cristiani.”



“Ma lì, nella strana grande Chiesa, tutto il lavoro veniva fatto meccanicamente secondo regole stabilite e formulate. Tutto era fatto secondo l’umana ragione... Vidi ogni sorta di gente, di cose, dottrine e opinioni. Vi era un certo orgoglio, presunzione e violenza, e sembravano riuscire in tutto. Non vidi nemmeno un Angelo, e neppure un Santo aiutando in quel lavoro. Ma nel più profondo del sottosuolo, vidi un popolo selvaggio armato di lance, e una figura che rideva e diceva: “Edificatela il più solido che potete, che noi la distruggeremo”. Vidi ancora la nuova e disordinata chiesa che cercavano di costruire... In essa non vi era nulla di santo. C’era gente che ammassava il pane in una cripta sotto quella chiesa; ma non avrebbe lodato, né ricevuto il Corpo di Nostro Signore, soltanto sarebbe stato pane. Quelli che erano nell’errore, involontariamente, e quelli che piamente e ardentemente attendevano il Corpo di Cristo, sarebbero stati consolati, ma non per mezzo dell’Ostia. 


Allora la mia Guida (Gesù) disse: “Questo è una Babele”. Vidi cose deplorevoli: vidi gente che giocava, beveva e chiacchierava nella chiesa; persino amoreggiando con donne. Ogni sorta di abomini lì veniva commessa. I sacerdoti permettevano tutto e celebravano la Messa con molta irriverenza. Soltanto restavano alcuni pochi pii... Tutto ciò mi causò molta angoscia.”

I CATTOLICI DEVOTI E I SACERDOTI SONO OPPRESSI

“Poi vidi un’apparizione della Madre di Dio, dicendo che la tribolazione sarebbe stata enorme. Disse che la gente (di quel tempo) deve pregare con fervore, con le braccia aperte, e recitare tre Padrenostri. Che quello fu il modo come suo Figlio pregò per quella gente sulla Croce. Devono 
alzarsi a mezzanotte e pregare in questo modo, e devono continuare ad andare in chiesa. Soprattutto devono pregare affinché questa chiesa dell’Oscurità se ne vada da Roma. Tutta quella gente era buona e devota, e tuttavia non sapevano dove trovare orientamento e aiuto... Non vi erano traditori né nemici tra loro, e con tutto ciò avevano paura gli uni degli altri. Vidi altri martiri, non adesso, ma sì nel futuro... Vidi la setta segreta minando implacabilmente la grande chiesa. Vicino a loro vidi una enorme bestia che emergeva dal mare. In tutto il mondo, la gente buona e devota, specialmente i sacerdoti, erano perseguitati, oppressi e incarcerati. Tutte le comunità cattoliche erano oppresse, perseguitate, incarcerate e private dalla libertà. Vidi molte chiese chiuse, grande miseria e guerra e spargimento di sangue. Una folla selvaggia e ignorante manifestava violentemente. Ma non sarebbe durata tanto”...

L’INTERCESSIONE DELLA MADONNA. IL RE ENRICO. I VITTORIOSI.

“Ebbi una visione del Santo Imperatore Enrico. Lo vidi di notte, in ginocchio ai piedi del altare principale in una enorme bella chiesa... e vidi la Vergine SS. che veniva sola. Lasciò sull’altare una veste di colore rosso, coperta di lino bianco. Collocò un libro intarsiato con pietre preziose e accese le candele e la lampada perpetua. Quindi arrivò il Salvatore, vestito con i paramenti del sacerdote. Portava il calice coperto. Due Angeli lo servivano e altri due lo seguivano. Le ampolline erano lì. Il vino era rosso come il sangue, e vi era anche un po’ d’acqua. La Messa fu breve. Le parole di San Giovanni non furono lette alla fine. Quando la Messa ebbe finito, la Madonna si avvicinò a Enrico, distese la mano destra verso di lui, come segno di riconoscimento della sua purezza. Poi lo esortò a non vacillare. Quindi vidi un angelo, che lo toccò nel tendine del femore, come a Giacobbe. Enrico era afflittissimo; e da quel giorno camminò zoppicando...” “Tempi assai cattivi verranno quando i non cattolici porteranno molta gente per la via del male. Ci sarà molta confusione. Vidi una battaglia. I nemici erano superiori in numero, ma il piccolo esercito di fedeli sconfiggeva intere file di soldati nemici. Durante la battaglia, la Vergine Benedetta restava in piedi su una collina, indossando un’armatura. Fu una terribile guerra. Alla fine, soltanto pochi giusti sopravvissero, ma di essi fu la vittoria.”

LA CHIESA RISULTERÀ VITTORIOSA, RINFORZATA E PIÙ CHE MAI GLORIOSA.

“Ero così angosciata, che piangendo implorai misericordia a Gesù. Egli disse, tra le altre cose, che il trasferimento della Chiesa da un posto ad un altro sarebbe sembrato il segno della sua completa disfatta, ma che di nuovo si sarebbe rialzata. Che, anche se fosse rimasto un solo cattolico, avrebbe conquistato tutto, perché non è fondata su consiglio né su intelligenza umana”.
“Quando la Chiesa sarà distrutta nella maggior parte dalla setta segreta e quando solo il santuario e l’altare saranno rimasti in piedi, i demolitori entreranno nella Chiesa con la Bestia. Dopo trovai una donna di nobile aspetto, che camminava piano, il che mi fece pensare che fosse incinta. Nel vederla, i nemici furono preda dal terrore e la Bestia non riuscì a fare un solo paso avanti. Allungò il suo collo, come se stesse per divorarla, ma la donna si prostrò davanti all’Altare, toccando con la fronte il pavimento. La Bestia fuggì volando verso il mare, un’altra volta, e i nemici furono abbandonati in una grande confusione. A grande distanza si avvicinava una grande legione, a capo della quale veniva un Uomo cavalcando un cavallo bianco. Tutti i nemici furono perseguitati. Immediatamente, la Chiesa fu ricostruita e fu più magnifica di quanto fosse mai stata”.

Scritto avuto dal Presidente Antonio Norrito
Io continuo a sostenere che NON si tratta di fine del mondo, ma di fine di UN mondo!!!!!


+ Mother of Salvation: The last secret of Fatima was not revealed, so terrifying was it Monday, July 22nd, 2013

Mother of Salvation: The last secret of Fatima was not revealed, so terrifying was it

My child, the deceit, which the world will face, will be so difficult to discern, that only those who surrender to God and place all their trust in my Son, will be able to endure the trials, which lie ahead.
I gave the world the prophecies in 1917, but the last secret of Fatima was not revealed, so terrifying was it for those within the Catholic Church.
The last secret of Fatima still remains unknown to God’s children, although part of it was revealed to you on 26 January, 2012.  Very few within the Church are privy to this. Now, the next part of the final secret of Fatima must be revealed, so that I can warn humanity of the consequences of ignoring my intervention to help save souls.
The Church has been infested, from the inside, by enemies of God. They – and there are twenty of them who control from within – have created the greatest deceit. They have elected a man, not of God, while the Holy Father, accorded the Crown of Peter, has been carefully removed.
The details, which I revealed, are that there would be two men wearing the Crown of Peter in the end times. One will suffer because of lies which have been created to discredit him and which will render him a virtual prisoner. The other one elected will bring about the destruction, not only of the Catholic Church, but of all churches which honour my Father and who accept the Teachings of my Son, Jesus Christ, Saviour of the world.
There can only be one head of the Church on Earth, authorised by my Son, who must remain pope until his death. Anyone else, who claims to sit in the Seat of Peter, is an imposter. This deceit has one purpose, to turn souls over to Lucifer and there is little time for such souls, who will be none the wiser, to be saved.
Children, you must only heed one warning, now. Do not deviate from the Teachings of my Son. Question every new doctrine, which may be presented to you and which professes to come from my Son’s Church on Earth. The Truth is simple. It never changes. My Son’s Legacy is very clear. Do not allow anyone to cloud your judgement.
Soon the Fatima prophecies will make sense. All is now taking place before a disbelieving world, but sadly, very few will understand until it is too late. Pray, pray, pray my Most Holy Rosary, as often as possible, every single day, in order to dilute the effect of the evil, which surrounds you.
Your beloved Mother
Mother of Salvation

Domingo XVIII, T.O. - C - San Lucas, 12, 13-21: PARÁBOLA DEL RICO NECIO



LA AVARICIA Y EL RICO NECIO








Jesús está en una de las colinas de la ribera occidental del lago. A sus ojos aparecen las ciudades y poblados esparcidos en las playas de este y aquel lado. Exactamente bajo la colina están Mágdala y Tiberíades, la primera con su barrio de lujo, lleno de jardines, separado netamente de las casas de los pescadores, ciudadanos y gente del pueblo común por un arroyuelo que ahora está completamente seco. Tiberíades resplandece por todas sus partes, una ciudad que ignora lo que es miseria y decadencia. Bella y nueva ríe bajo el sol enfrente del lago. Entre una y otra ciudad están las huertas, más o menos cultivadas, de la estrecha llanura y luego los plantíos de olivos que en terrazas llegan hasta la cima de las colinas. Detrás de las espaldas de Jesús, de esta parte se ve la silla del monte de las Bienaventuranzas, a cuyos pies está el camino principal que va del Mediterráneo a Tiberíades. Probablemente debido a la cercanía de un camino concurridísimo, Jesús escogió esta localidad a la que se puede llegar de varias ciudades del lago o de la Galilea interior, y donde, al atardecer, es fácil volver a casa, o encontrar hospitalidad en varios lugares. El calor debido a las alturas es templado y más suavizado por los árboles que en la cima ocupan el lugar de los olivos.
Hay mucha gente además de los apóstoles y discípulos, gente que tiene necesidad de Jesús para que la cure, o para que le aconseje; gente que viene también movida por la curiosidad, por amigos o por espíritu de imitación. Mucha gente, en una palabra. La estación no ya canicular sino templada gracias al otoño invita más que nunca a caminar en busca del Maestro.
Jesús curó ya enfermos y habló a la gente, y seguro que fue sobre el tema de las riquezas injustas y de su despego de ellas, tema necesario a todos para que se ganen el cielo, pero indispensable para quien quiera ser su discípulo. Ahorita está respondiendo a las preguntas de estos y aquellos discípulos ricos que no saben cómo arreglárselas.

EL USO Y EL AMOR  DE LAS RIQUEZAS

Juan el escriba dice: "¿Debo entonces destruir lo que tengo, despojando a los míos de lo que les pertenece?"
"No. Dios te dio los bienes. Hazlos servir a la justicia y úsalos rectamente. Esto es, con ellos ayuda a tu familia: es un deber. Trata humanamente a tus siervos: es caridad. Haz bien a los pobres, acude a las necesidades de los discípulos pobres. De este modo tus riquezas no te serán tropiezo sino ayuda."
Y luego dirigiéndose a todos les dice: "En verdad os digo: el discípulo más pobre puede correr el mismo peligro de perder el cielo por amor a las riquezas, si hecho sacerdote mío, falta a la justicia pactando con el rico. El rico o el malo, muchas veces tratará de seduciros con regalos para que asintáis a su modo de vivir y a su pecado. Y habrá algunos de mis servidores que cederán a la tentación de los regalos. Mal hecho. El Bautista os lo enseña. En él existía verdaderamente la perfección del juez y magistrado, sin serlo, como loseñala el Deuteronomio: "No tendrás respetos personales, ni aceptarás donativos, porque cierran los ojos del sabio y alteran las palabras del justo". Muchas veces el hombre deja a que la espada de la justicia pierda su filo ante el oro que un pecador le pasa por encima. No debe ser así. Sabed ser pobres, sabed morir, pero no pactéis jamás con la culpa, ni siquiera con la excusa de que usaréis ese oro en beneficio de los pobres. Es oro maldito y no produciría ningún fruto. Es oro de compromiso infame. Se os ha hecho discípulos para que seáis maestros, médicos y redentores. ¿Qué seréis si fueseis participantes del mal por interés? Maestros engañadores, médicos que matan el enfermo, no redentores sino cooperadores de la ruina de los corazones."

¿ES LÍCITO RETENER EL DINERO DE OTROS?

Uno de entre la multitud se abre paso y dice. "No soy discípulo, pero te admiro. Responde, pues, a esta pregunta mía: "¿Es lícito retener el dinero de otro?". 
"No. Es robo como lo es el quitar el dinero al que pasa."
"¿Aunque sea dinero de la familia?"
"Aunque así sea. No es justo que alguien se apropie del dinero de los demás."
"Entonces, Maestro, ve a Abelmain, que está sobre el camino de Damasco y ordena a mi hermano que reparta conmigo la herencia de nuestro padre que murió sin haber dejado testamento. El se ha quedado con toda. Y ten en cuenta que somos gemelos, que nacimos del primero y único parto. Tengo, pues, los mismos derechos que él."
Jesús lo mira y dice: "Es una situación difícil, y tu hermano ciertamente no obra bien pero todo lo que puedo hacer es orar por ti y por él, para que se convierta e ir a tu tierra a evangelizar, para tocarle el corazón. No me pesa el camino si puedo poner paz entre vosotros."
El hombre lleno de rabia grita: "¿Y para qué quiero tus palabras? Más que palabras otra cosa se requiere en este caso."
"Pero no dijiste que ordenase a tu hermano que..."
"Ordenar no es evangelizar. El mandar va unido a la amenaza. Amenázalo de que lo herirás en su persona, si no me da lo mío. Tú lo puedes hacer. Como restituyes la salud, puedes provocar enfermedades.
"Oye, vine a convertir, no a herir. Pero si tienes fe en mis palabras, encontrarás la paz."
"¿Qué palabras?"
"Te dije que rogaré por ti y por tu hermano, para que él se consuele y se convierta."
"¡Cuentos, cuentos! No soy un estúpido para creerlo. Ven y ordena."
Jesús que ha sido paciente y manso, cambia su aspecto en severidad. Se endereza -antes estaba un poco inclinado hacia el hombrecillo fuerte e iracundo- y dice: "Hombre: ¿quién me hizo juez y árbitro de vosotros? Nadie. Para quitar una división entre dos hermanos acepté ir para ejercer mi misión de pacificador y redentor, y si hubieses creído en mis palabras, regresando a Abelmain, habrías encontrado a tu hermano ya convertido. No supiste creer. No tendrás el milagro. Tú, si hubieses sido el primero en apoderarte del tesoro, te habrías quedado con él, privando de él a tu hermano porque en verdad, como sois gemelos, así tenéis iguales pasiones, y tú como tu hermano tenéis un solo amor: el oro; una sola fe: el oro. Quédate, pues con tu fe. Adiós."
El hombre se va maldiciendo con escándalo de todos que quisieran pegarle, pero Jesús se opone. Dice: "Dejadlo que se vaya. ¿Por qué queréis ensuciaros las manos pegando a un animal? Lo perdono porque es un hombre poseído del demonio del oro que lo extravía. Perdonad también vosotros. Roguemos por este infeliz para que recobre la bella libertad."
"Es verdad. Aun su cara era horrible por la avaricia. ¿La viste?" se preguntan los presentes mutuamente.
"¡Es verdad! ¡Es la verdad! No tenía la cara de antes."
"Sí. Después cuando el Maestro se lo negó, por poco le pega mientras lo maldecía, y su cara se hizo como cara de demonio."
"Un demonio que tentaba. Tentaba al Maestro para hacer el mal..."

EN REALIDAD LOS CAMBIOS DEL ESPÍRITU 
SE REFLEJAN EN LA CARA

"Escuchad" dice Jesús. "En realidad los cambios del espíritu se reflejan en la cara. Ha sucedido como si el demonio se hubiese asomado a la superficie de su poseído. Pocos son los que siendo demonios, con acciones o con aspecto, no traicionen lo que son. Y estos pocos son los perfectos en el mal y completamente poseídos.
Por el contrario, la cara del justo es siempre bella, aunque si físicamente sea fea, con una hermosura sobrenatural que aflora del interior al exterior. Y no sólo por decir, sino que los hechos lo comprueban, vemos que él que no tiene vicios, aun en su carne respira frescura. El alma está en nosotros y nos envuelve todos. El hedor de un alma corrompida, corrompe también la carne. El perfume de un alma pura, preserva. El alma corrompida empuja la carne a pecados obscenos, y estos envejecen y deforman. El alma pura excita la carne a una vida pura, lo cual da frescura y comunica majestad.
Haced que en vosotros exista la juventud pura del espíritu, o resurja si se perdió, y alejaos de toda codicia, bien se trate de los sentidos, bien del poder. Ni esta vida ni la eterna dependen de la abundancia de bienes que se posean sino de la manera de vivir, y con la vida la felicidad de esta tierra y del cielo, porque el vicioso jamás es feliz, realmente feliz. El virtuoso lo es siempre con una alegría celestial, aun cuando sea pobre y solo. Ni siquiera la muerte lo hace prisionero, porque no tiene culpas ni remordimientos que lo hagan temer el encuentro con Dios, y no tiene ningún sentimiento por lo que deja sobre la tierra. Sabe que en el cielo está su tesoro, y a la manera de alguien que va a recibir la herencia que le corresponde, una herencia santa, va alegre, presto, al encuentro de la muerte que le abre las puertas del reino donde está su tesoro.
Haceos pronto vuestro tesoro, empezad ya desde la juventud, vosotros que sois jóvenes; trabajad incansablemente, vosotros ancianos que, por la edad, tenéis más próxima la muerte. Y ya que muerte significa un plazo desconocido, y frecuentemente cae el niño antes que el anciano, no dejéis de trabajar por haceros con un tesoro de virtudes y de buenas obras para la otra vida, de modo que no os sorprenda la muerte sin que hayáis colocado un tesoro de méritos en el cielo. Muchos son los que dicen: "¡Oh, soy joven y fuerte! Por ahora gozaré de la tierra, después me convertiré". ¡Gran error!

PARÁBOLA DEL RICO NECIO

Escuchad esta parábola. Los campos de un cierto hombre le habían producido muchos frutos, una cosecha, digamos, milagrosa. Contempla toda esa abundancia que se acumula en sus campos y eras, y que no encuentra lugar en sus graneros y que debe colocar en trojes provisionales y hasta en habitaciones de la casa. Dice: "He trabajado como un esclavo y la tierra no me engañó. Trabajé durante diez cosechas, y ahora quiero descansar otras tantas. ¿Cómo haré para arreglar toda esta cosecha? No quiero venderla porque me obligaría a trabajar para que el año siguiente tuviese otra cosecha. Haré así: destruiré mis graneros, los haré más extensos, de modo que quepa toda mi cosecha junto a mis bienes. Y luego diré a mi corazón: 'Corazón mío, tienes ahora muchos bienes para muchos años. Descansa, pues. Come, bebe y goza' ". Este, como otros muchos, confundía el cuerpo con el alma, y mezclaba lo sagrado con lo profano, porque realmente en las glotonerías y en el ocio el alma no goza sino languidece, y también él, como otros muchos, después de la primera cosecha en los campos del bien, se para, pareciéndole que hizo mucho.
¿Pero no sabéis que una vez puesta la mano en el arado es menester perseverar uno, diez y cien años, cuanto dure la vida, porque detenerse es un crimen contra sí mismo, a quien se niega una gloria mayor; es retroceder porque quien se detiene generalmente no sólo no adelanta más, sino vuelve atrás? Para que sea bueno el tesoro del cielo debe aumentar año por año. Pues si habrá misericordia para quien tuvo pocos años para forjar el tesoro, no la habrá para los flojos que después de una vida larga, han hecho poco. El tesoro del cielo es un tesoro en continuo aumento, de otro modo no será un tesoro fructífero, sino un tesoro muerto, lo que redunda en detrimento de la paz del cielo. Dios dijo al necio: "Hombre necio que confundes el cuerpo y los bienes de la tierra con lo que es espíritu, y te haces un mal de una gracia de Dios, ten en cuenta esta noche misma se te pedirá el alma y se te quitará, y el cuerpo yacerá sin vida. Cuanto has preparado ¿de quién será? ¿Te lo llevarás contigo? No. Te verás desnudo de cosas terrenas y de obras espirituales ante mi presencia y será pobre en la otra vida. Mejor te hubiera sido haber hecho con tus cosechas obras de misericordia al prójimo y a ti mismo. Porque siendo misericordioso con los demás, lo eres para con tu alma. Y en vez de haber nutrido pensamientos de ociosidad, hubieras tratado de cultivar una actividad de la que pudieses sacar utilidad para tu cuerpo y grande mérito para tu alma, hasta que Yo te hubiese llamado". Aquel hombre murió esa noche y fue severamente juzgado.
En verdad os digo que así sucede a quien atesora para sí y no se enriquece a los ojos de Dios. Ahora podéis iros y haceos un tesoro de la doctrina que os he dado. La paz sea con vosotros."
Jesús bendice y se retira a un lugar tupido del bosque con los apóstoles y discípulos para tomar sus alimentos y descansar. Pero mientras están comiendo, El continúa hablando de la lección que acaba de dar, repitiendo un tema que ya ha dicho a los apóstoles muchas veces y creo que no será suficiente el repetirlo, porque el hombre frecuentemente es presa de temores sin fundamento.

ES MENESTER PREOCUPARSE DE ENRIQUECERSE 
SÓLO DE VIRTUDES

"Creedme" dice, "que es menester preocuparse de enriquecerse sólo de virtudes. Y ved bien: que vuestra preocupación no tenga ni angustia ni intranquilidad. El bien es enemigo de las inquietudes, miedos, prisas que tienen todavía el sabor de avaricia, celos, desconfianza humana.
Que vuestro trabajo sea constante, lleno de confianza, de paz, sin empiezos bruscos y bruscas paradas.Así se comportan los burros salvajes, pero nadie los emplea a no ser que sea un necio, para hacer un viaje seguro. Tened paz en las victorias, paz en las derrotas. Aun el llanto por algún error cometido, y que os duele porque con él habéis desagradado a Dios, debe tener paz, confrontado con humildad y confianza. El abatimiento, la ira hacia sí mismo es siempre síntoma de soberbia y de desconfianza. Si uno es humilde sabe que es un hombre sujeto a las miserias de la carne que algunas veces triunfa. Si no es humilde tiene confianza no tanto en sí cuanto en Dios, y guarda la calma aun en las derrotas diciendo: "Perdóname, Padre. Conoces mi debilidad que ahora ha vencido. Creo que me compadeces. Tengo confianza que me ayudarás en lo futuro mucho más que antes, no obstante que en bien poco te pueda satisfacer".
No seáis ni apáticos, ni avaros de los bienes de Dios. Dad cuanto tenéis de sabiduría y virtud. Sed laboriosos en el espíritu como los hombres lo son por las cosas de la carne. Y respecto a esta no imitéis a los del mundo que tiemblan siempre por el mañana, por miedo de que les falte lo superfluo, por miedo de que se enfermen, de que les sobrevenga la muerte, de que los enemigos puedan hacerles daño y así en lo demás.
Dios sabe de lo que tenéis necesidad. No tengáis miedo por el mañana. Libertaos de ese miedo que es tan pesado, como pesadas son las cadenas para el galeote. No os preocupéis por vuestra vida, ni por la comida, ni por la bebida, ni por el vestir. La vida del espíritu vale más que la del cuerpo y el cuerpo vale más que el vestido, porque vivís no con el vestido sino con el cuerpo y con mortificar el cuerpo ayudáis al espíritu a conseguir la vida eterna. Dios sabe hasta cuándo dejará que el alma esté en el cuerpo, y hasta cuándo os dará lo necesario. Lo da a los cuervos, animales impuros que se alimentan de cadáveres y que tiene su razón de ser porque tienen ese trabajo de librar de putrefacciones ¿y no os lo dará a vosotros? Ellos no tienen alacenas, ni graneros y con todo Dios los alimenta. Vosotros sois hombres y no cuervos, y por ahora sois la flor de los hombres porque sois discípulos del Maestro, los evangelizadores del mundo, y siervos de Dios. ¿Y podéis imaginar que Dios que tiene cuidado de los lirios de los valles y que los hace crecer y los viste con tales vestiduras que ni siquiera Salomón tuvo, sin que ellos tengan otro trabajo que perfumar, puede dejaros sin el vestido?
Vosotros sí que no podéis poneros un diente en la boca, ni alargar un geme a la pierna tullida, ni dar fuerza a la pupila nublada. Y si no podéis hacer estas cosas ¿podéis pensar que sois capaces de apartar de vosotros las miserias y enfermedades y sacar comida del polvo? No podéis. No seáis gente de poca fe. Tendréis siempre lo que es necesario. No os aflijáis como la gente del mundo que se atarea por proveerse de objetos que no puede gozar. Tenéis a vuestro Padre que sabe de lo que tenéis necesidad. Debéis sólo buscar, y que sea vuestra primera preocupación, el reino de Dios y su justicia, y todo lo demás se os dará.
No temáis, vosotros, pequeña grey mía. El Padre se ha complacido en llamaros al reino para que lo poseáis. Podéis, pues, aspirar a él y ayudar al Padre con vuestra buena voluntad y santa laboriosidad. Vended vuestros bienes, haced con ellos limosna, si sois solos. Dad a los vuestros lo que os pertenece por seguirme, porque no es justo quitar el pan a los hijos y a la esposa. Y si no podéis sacrificar las riquezas, sacrificad la riqueza del afecto. También esta es moneda que Dios valúa en lo que es: oro más puro que cualquier otro; perla más preciosa que la que se arrebata a los mares, y rubí más raro del que se extrae de las entrañas de la tierra. Porque renunciar a la familia por Mí es caridad más perfecta que oro sin impureza alguna, es perla hecha de llanto, y rubí hecho de sangre que llora por la herida del corazón, que está desgarrado por la separación del padre, y madre, esposa e hijos.
Estas bolsas de dinero no se gastan, este tesoro nunca disminuye. Los ladrones no penetran en el cielo, el comején no corroe lo que allí se deposita. Tened el cielo en el corazón y el corazón en él cerca de vuestro tesoro, porque el corazón, tanto en el bueno como en el malvado, está donde está el tesoro que más se quiere. Por esto, como el corazón está allí donde está el tesoro (en el cielo), así el tesoro está allí donde está el corazón (esto es, en vosotros), mejor dicho, el tesoro está en el corazón y con el tesoro de los santos está en el corazón el cielo de los santos.
Estad siempre prontos, como quien está a punto de emprender un viaje o en espera del patrón. Sois siervos de Dios-Patrón. A cualquier hora os puede llamar a donde está, o venir a donde estáis. Por eso estad siempre prontos a ir o a presentarle los honores estando siempre con los cinturones puestos para el viaje o trabajo, y con las linternas encendidas en las manos. Al salir de una fiesta de nupcias con uno que os haya precedido en los cielos y en la consagración a Dios sobre la tierra, Dios puede acordarse de vosotros que estáis esperando y puede decir. "Vamos a donde están Esteban o Juan, o bien donde está Santiago, Pedro, etc.". Dios es veloz en venir y decir: "Ven". Por eso estad siempre prontos para partir si os llamare.

BIENAVENTURADOS LOS SIERVOS 
QUE EL PATRÓN ENCONTRARE VIGILANDO

Bienaventurados los siervos que el Patrón, al llegar, encontrare vigilando. En verdad, para premiarlos por la fiel espera, El se ceñirá el vestido y haciéndolos sentar a la mesa, se pondrá a servirles. Puede llegar a la primera vigilia, como a la segunda y tercera. No lo sabéis. Por eso estad siempre vigilantes. Bienaventurados si lo fuereis y así os encontrare el Patrón. No os hagáis ilusiones diciendo: "Hay tiempo. Esta noche no viene". Sería un mal para vosotros. No lo sabéis. Si uno supiese cuándo viene el ladrón no dejaría sin vigilar la casa para que el bandido no forzase la puerta y cerrojos. También vosotros estad preparados, porque cuando menos lo penséis vendrá el Hijo del hombre diciendo: "Es la hora". "
Pedro, que hasta se olvidó de terminar su comida por escuchar al Señor, al verlo se calla, pregunta: ¿Dices esto por nosotros o por todos?"
"Es por vosotros y por todos. Más bien, es por vosotros, porque sois como mayordomos del Patrón puestos a la cabeza de siervos y tenéis doble trabajo: de estar prontos, como mayordomos y como simples fieles. ¿Qué debe ser el mayordomo colocado a la cabeza de los familiares del Patrón para darles a cada uno a su tiempo su justa parte? Debe ser sagaz y fiel: para cumplir con su deber propio, para hacer que los que le están sujetos, cumplan con su deber. De otro modo padecerían menoscabo los intereses del patrón que paga al mayordomo para que haga sus veces y guarde sus intereses durante su ausencia. Bienaventurado el siervo que el patrón, al volver a su casa, encontrase que trabaja fielmente, con diligencia y justicia. En verdad os digo que lo hará mayordomo aun de otras propiedades suyas, de todos sus bienes, y descansará y se alegrará en su corazón porque está seguro del siervo.
Pero si el siervo dice: "¡Oh, qué bien! El patrón está lejos y me escribió que tardará en regresar, por eso puedo hacer lo que me parece y cuando previere que está por llegar, proveeré". Y empieza a beber hasta embriagarse, a dar órdenes de ebrio, y como los siervos buenos, que le está sujetos, rehúsan cumplir sus órdenes para no causar daño al patrón, se pone a golpearlos, y hasta hacerlos caer enfermos o débiles. Piensa en ser feliz y dice: "Finalmente llego a saborear lo que es ser patrón y que le teman a uno". Pero ¿qué sucederá? Sucederá que cuando menos se lo espere, llegará el patrón, y puede ser que hasta lo sorprenda cuando se echa dinero en la bolsa o corrompe a uno de los siervos más débiles. Entonces, os lo digo, el patrón lo arrojará del lugar de mayordomo y hasta del número de sus siervos, porque no es lícito tener infieles y traidores en medio de gente honrada. Y tanto más será castigado cuanto más el patrón lo amaba antes y le había instruido.
Porque quien conoce mejor la voluntad y el pensar del patrón, tanto más está obligado a realizarlos con exactitud. Si no hace como el patrón le explicó, con toda amplitud, más que a ningún otro, será castigado fuertemente; entre tanto que el siervo inferior, que poco sabe, y se equivoca creyendo hacer bien, tendrá un castigo menor. A quien mucho se dio, mucho se pedirá, y él que tuvo mucho bajo su cuidado, mucho deberá devolver, porque a mis mayordomos se les pedirá cuenta aun del alma de un niño que acaba de nacer.

MI ELECCIÓN NO ES UN FRESCO DESCANSO 
EN UN BOSQUE FLORIDO.

Mi elección no es un fresco descanso en un bosque florido. Vine a traer fuego sobre la tierra; y ¿qué puedo desear sino que arda? Por esta razón me fatigo y quiero que os fatiguéis hasta la muerte y hasta que la tierra sea una hoguera de fuego celestial.
Debo ser bautizado con un bautismo. ¡Y cuánto sufriré hasta que no se realice! ¿No preguntáis el por qué? Porque con él os haré portadores del Fuego, agitadores que muevan en todas las capas sociales y contra todas, para lograr una sola cosa: la grey de Cristo.
¿Creéis que vine a traer paz sobre la tierra? ¿y según el modo de ver de la tierra? No. Sino más bien discordia y separación. Porque de ahora en adelante, y hasta que la tierra no sea una sola grey, de cinco que haya en una casa dos serán contra tres, y el padre estará contra el hijo, y este en contra su padre, y la madre contra las hijas, y estas contra ella, y las suegras y nueras tendrán un motivo de más para no entenderse, porque habrá un lenguaje nuevo en sus labios, y será igual que una Babel, porque una agitación profunda sacudirá el reino de los afectos humanos y sobrehumanos. Pero luego llegará la hora en que todo se unifique en una sola lengua nueva, que hablarán todos los salvados del Nazareno, y se purificarán las aguas de sentimientos, yendo al fondo las escorias, y brillando en la superficie las límpidas ondas de lagos celestiales.
En verdad que no es reposo el servirme, según el hombre entiende esta palabra. Es necesario heroísmo y no cansarse jamás. Yo os digo: al fin estará Jesús, el mismo Jesús que se ceñirá su vestido para serviros, y luego se sentará con vosotros en el banquete eterno, y se olvidarán la fatiga y el dolor.
Ahora, como nadie nos buscó, vayamos al lago. Descansaremos en Mágdala. En los jardines de María de Lázaro hay lugar para todos, y ella puso su casa a disposición del Peregrino y de sus amigos. No es necesario que os diga que María Magdalena ha muerto con su pecado y ha renacido por su arrepentimiento María de Lázaro, discípula de Jesús de Nazaret. Lo sabéis, porque la noticia se extendió cual fuego en una floresta. Pero os diré lo que no sabéis: que todos los bienes personales de María de Lázaro son para los siervos de Dios y para los pobres de Cristo. Vamos..."
V.890-900

A. M. D. G. et B.V.M.

lunedì 29 luglio 2013

Omni die dic Mariae


Omni die dic Mariae

Omni die dic Mariae
Mea laudes anima

Eius festa eius gesta
Cole splendidissima
Ogni giorno anima mia
canta le lodi di Maria

Venera le sue feste e la sua vita così ricca di insegnamento

Per venerare Maria non basta parlarLe: bisogna ascoltare che cosa Lei ha da dirci. Lo possiamo anzitutto meditando la sua vita (Eius gesta) aiutati dalle feste e dai misteri del Rosario


Pulchra tota sine nota
cuiuscumque maculae

Fac me mundum et iucundum
Te laudare sedule
Tutta bella, senza il segno di una pur minima macchia

fa che anch'io possa lodarti puro (mundum, pulito) e perciò lieto (iucundum)
La prima caratteristica di Maria, concepita Immacolata, è la sua bellezza: è bella quanto lo può essere Donna (pulchra tota), e lo è a motivo del suo non aver mai peccato. Il peccato abbruttisce, Maria è perfettamente bella.
Così anche noi chiediamo di poter essere puliti dalle macchie abbruttenti del peccato, e perciò lieti (di una iucunditas quasi scherzosa, leggera [ludit in orbe terrarum], di contro la pesantezza greve del male [Satana immobile nell'Inferno dantesco])
Ut sim castus et modestus
dulcis, blandus sobrius

Pius, rectus, circumspectus
simultatis nescius
Fa che sia casto e modesto, dolce, buono, sobrio,
pio, leale, scaltro e semplice ad un tempo
Casto e modesto: l'uno perché l'altro, preoccupato di piacere a Dio, con cuore indiviso, non inseguendo consenso e potere; e perciò anche dolce, capace di valorizzare tutto il positivo ovunque si trovi, con un pregiudizio semmai positivo sul reale (come negli Apocrifi: "che denti bianchi", quella carcassa di cane), e sobrio (sapendo che il positivo che è dato è già bastante, non ne occorre di più);
pio, cioè religioso, cioè riferente tutto ad Uno, e perciò leale (rectus)
Eruditus et munitus divinis eloquiis
Timoratus et ornatus
sacris exercitiis
Ricolmo nella mente della saggezza donata da Dio
Anche il cuore e l'agire sia pervaso della grazia divina.
n.b. Non è facile tradurre questa strofa, lo abbiamo fatto in maniera un po’ libera, ma fedele alla sostanza.
Nella strofa precedente si chiedevano dei frutti morali, qui se ne chiede la radice prima, il radicamento della mente (eruditus) e del cuore (timoratus et ornatus) nel Verbo di Dio. Meditando la Sua Parola (anche tramite la parola autorevole del Carisma) e non stancandosi in ogni giorno, ora, istante e circostanza della vita reale di "esercitarsi" nella Sua sequela.
Virgo sancta cerne quanta
Perferamus iugiter

tentamenta et sustenta nos,
ut stemus fortiter
 Vergine Santa, guarda a quanti pericoli andiamo sempre incontro,
sostienici dunque, affinchè stiamo saldi e vigorosi.
Dopo aver chiesto di aderire a Dio, fissando lo sguardo su di Lui e la Sua proposta, consideriamo quanto possa ostacolare questo nostro desiderio: il male, che è fuori e quello che è dentro di noi.
In questa strofa l'aiuto è contro il male che insidia la persona dall'interno (la tentazione)
Esto tutrix et adiutrix
christiani populi

Pacem praesta, ne molesta
nos perturbent saecula.

Amen
 Sii l'aiuto e la difesa del popolo cristiano
Ottienici la pace, perché non ci turbino tempi cattivi

In quest'ultima strofa il male da cui si chiede protezione è quello che minaccia anche esteriormente la comunità credente, il popolo cristiano. È il male del "mondo" come groviglio di realtà umane strutturate che rifiutano Dio. Quel mondo per cui Cristo non ha pregato, e che emerge sempre nella storia ora perseguitando in modo aperto, ora cercando di minare dall'interno la Chiesa (in rapporto a questo, ad esempio, Paolo VI parlava del "fumo di satana").

Tratto da: http://www.culturacristiana.net/3.strumenti/pregh/mariane.php
Download MP3 di Mina: Omni die dic Mariae

Pulchra tota 

Sta' attento! Difenditi!


Le parabole di Gesù
(030)
Parabola del fattore infedele (381.4 - 381.5)

C'era dunque un ricco il quale aveva un fattore. Alcuni nemici di questo perchè invidiosi del buon posto che aveva, oppure molti amici del ricco e perciò premurosi del suo benessere, accusarono il fattore al suo padrone. "Egli dissipa i tuoi beni. Se ne appropria. Oppure trascura di farli fruttare. Sta' attento! Difenditi!"

Il ricco, udite le ripetute accuse, comandò al fattore di comparirgli davanti. E gli disse: "Di te mi è stato detto questo e quello. Come mai hai agito in tal modo? Dammi rendiconto della tua amministrazione perchè non ti permetto più di tenerla. Non poso fidarmi di te e non posso dare un esempio di ingiustizia e di supinità che indurrebbe i conservi ad agire come tu hai agito. Va' e torna domani con tutte le scritture, che io le esamini per rendermi conto della posizione dei miei beni prima di darli ad un nuovo fattore."

E licenziò il fattore che se ne andò pensieroso dicendo fra sè: "E ora? Come farò ora che il padrone mi leva la fattoria? Economie non ne ho perchè, persuaso come ero di farla franca, tanto usurpavo tanto godevo. Mettermi come contadino, e sottoposto, non mi va perchè sono disusato al lavoro e appesantito dai bagordi. Chiedere l'elemosina mi va meno ancora. Troppo avvilimento! E che faro?"

Pensa e pensa trovò modo di uscire dalla penosa situazione. Disse: "Ho trovato! Con lo stesso mezzo come mi sono assicurato un bel vivere fino ad ora, d'ora in poi mi assicurerò amici che mi ospiteranno per riconoscenza quando non avrò più la fattoria. Chi benefica ha sempre amici. Andiamo dunque a beneficare per essere benificato e andiamoci subito, prima che la notizia si sparga e sia troppo tardi."

E andato dai diversi debitori del suo padrone disse al primo: "Quanto devi tu al mio padrone per la somma che ti prestò alla primavera di tre anni fa?"
E l'interrogato rispose: "Cento barili d'olio per la somma e gli interessi":
"Oh! poverino! Tu, così carico di prole, tu afflitto da malattie nei figli, dover dare tanto?! Ma non ti dette per un valore di trenta barili!"
"Sì. Ma avevo bisogno subito e lui mi disse: <Te lo dò. Ma a patto che tu mi dia quanto la somma ti frutta in tre anni>. Mi ha fruttato per un valore di cento barili. E li devo dare."
"Ma è usura! No. No. Lui è ricco, e tu sei appena fuori della fame. Lui è con poca famiglia, e tu con tanta. Scrivi che ti ha fruttato per cinquanta barili e non ci pensare più. Io giurerò che ciò è vero. E tu avrai benessere".
"Ma non mi tradirai? Se lo viene a sapere?"
"Ti pare? Io sono il fattore, e ciò che giuro è sacro. Fa' come ti dico e sii felice."
L'uomo scrisse, consegnò, e disse: "Te benedetto! Mio amico e salvatore! Come compensarti?"
"Ma in nessun modo! Vuol dire che se per te avessi a soffrire ed essere cacciato tu mi accoglierai per riconoscenza."
"Ma certo! Certo! Contaci pure."

Il fattore andò da un altro debitore, tenendo su per giù lo stesso discorso. Costui doveva rendere cento staia di grano perchè per tre anni la secca aveva distrutto le sue biade, e aveva dovuto chiederne al ricco per sfamare la famiglia.
"Ma non ci pensare a raddoppiare ciò che ti ha dato! Negare il grano! Esigerne il doppio da uno che ha fame e figli, mentre il suo tarla nei granai perchè ce ne è in esuberanza! Scrivi ottanta staia".
Ma se si ricorda che me ne ha date venti, e venti e poi dieci?"
"Ma che vuoi che si ricordi? Io te li ho dati e io non voglio ricordare. Fa', fa' così e mettiti a posto. Giustizia ci vuole fra i poveri e ricchi! Io già, se ero io il padrone, volevo solo le cinquanta staia, e forse condonavo anche quelle."
"Tu sei buono. Fossero tutti come te! Ricordati che la mia casa ti è amica."

Il fattore andò da altri, tenendo lo stesso metodo, professandosi pronto a soffrire per rimettere le cose a posto con giustizia. E offerte di aiuti e benedizioni piovvero su di lui. Rassicurato sul domani, andò tranquillo dal padrone, il quale, a sua volta, aveva pedinato il fattore e scoperto il suo gioco. Pure lo lodò dicendo: "La tua azione non è buona, e per essa non ti lodo. Ma lodarti devo per la tua accortezza. In verità, in verità i figli del secolo sono più avveduti dei figli della Luce."

 AMDG et B.V.M.