lunedì 1 luglio 2013

SANTO ANTONIO, ESSENDO A RIMINO, PREDICÒ A’ PESCI DEL MARE


miracolo che Iddio fece quando santo Antonio, essendo a Rimino,
predicò a’ pesci del mare.

Volendo Cristo benedetto dimostrare la grande santità del suo fedelissimo servo messere santo Antonio, e come divotamente era da udire la sua predicazione e la sua dottrina santa; per gli animali non ragionevoli una volta tra l’altre, cioè per li pesci, riprese la sciocchezza degli infedeli eretici, a modo come anticamente nel vecchio Testamento per la bocca dell’asina avea ripresa la ignoranza di Balaam. Onde essendo una volta santo Antonio a Rimino, ove era grande moltitudine d’eretici, volendoli riducere al lume della vera fede e alla via della verità, per molti dì predicò loro e disputò della fede di Cristo e della santa Scrittura, ma eglino, non solamente non acconsentendo alli suoi santi parlari, ma eziandio come indurati e ostinati non volendolo udire, santo Antonio un dì per divina ispirazione sì se ne andò alla riva del fiume allato al mare; e standosi così alla riva tra ’l mare e ’l fiume, cominciò a dire a modo di predica, dalla parte di Dio alli pesci: “Udite la parola di Dio voi, pesci del mare e del fiume, dappoi che gl’infedeli eretici la schifano d’udire”. E detto ch’egli ebbe così, subitamente venne alla riva a lui tanta moltitudine di pesci grandi, piccoli e mezzani, che mai in quel mare né in quel fiume non ne fu veduta sì grande moltitudine; e tutti teneano i capi fuori dell’acqua e tutti stavano attenti verso la faccia di santo Antonio, e tutti in grandissima pace e mansuetudine e ordine: imperò che dinanzi e più presso alla riva istavano i pesciolini minori, e dopo loro istavano i pesci mezzani, poi di dietro, dov’era l’acqua più profonda, istavano i pesci maggiori.

Essendo dunque in cotale ordine e disposizione allogati li pesci, santo Antonio cominciò a predicare solennemente e dice così: 

“Fratelli miei pesci, molto siete tenuti, secondo la vostra possibilità, di ringraziare il Creatore che v’ha dato così nobile elemento per vostra abitazione, sicché, come vi piace, avete l’acque dolci e salse e havvi dati molti refugi a schifare le tempeste, havvi ancora dato elemento chiaro e trasparente e cibo per lo quale voi possiate vivere. 
Iddio vostro creatore cortese e benigno quando vi creò, sì vi diede comandamento di crescere e di multiplicare, e diedevi la sua benedizione. 
Poi quando fu il diluvio generalmente, tutti quanti gli altri animali morendo, voi soli riserbò Iddio senza danno. 
Appresso v’ha date l’ali per potere discorrere dovunque vi piace. 
A voi fu conceduto, per comandamento di Dio, di serbare Giona profeta e dopo il terzo dì gittarlo a terra sano e salvo. 
Voi offeriste lo censo al nostro Signore Gesù Cristo, il quale egli come poverello non aveva di che pagare. 
Voi fusti cibo dello eterno re Gesù Cristo innanzi resurrezione e dopo, per singolare mistero. 
Per le quali tutte cose molto siete tenuti di lodare e di benedire Iddio, che v’ha dati e tanti e tali benefici più che all’altre creature”. 

A queste e simiglianti parole e ammaestramenti di santo Antonio, cominciarono li pesci aprire la bocca e inchinaron li capi, e con questi e altri segnali di reverenza, secondo li modi a loro possibili, laudarono Iddio. Allora santo Antonio vedendo tanta reverenza de’ pesci inverso di Dio creatore, rallegrandosi in ispirito, in alta voce disse: “Benedetto sia Iddio eterno, però che più l’onorano i pesci acquatici che non fanno gli uomini eretici, e meglio odono la sua parola gli animali non ragionevoli che li uomini infedeli”. E quanto santo Antonio più predicava, tanto la moltitudine de’ pesci più crescea, e nessuno si partia del luogo ch’avea preso.

A questo miracolo cominciò a correre il popolo della città fra li quali vi trassono eziandio gli eretici sopraddetti; i quali vedendo lo miracolo così maraviglioso e manifesto, compunti ne’ cuori, tutti si gittavano a’ piedi di santo Antonio per udire la sua predica. E allora santo Antonio cominciò a predicare della fede cattolica, e sì nobilemente ne predicò, che tutti quegli eretici convertì e tornarono alla vera fede di Cristo, e tutti li fedeli ne rimasono con grandissima allegrezza confortati e fortificati nella fede. E fatto questo, santo Antonio licenziò li pesci colla benedizione di Dio, e tutti si partirono con maravigliosi atti d’allegrezza, e similemente il popolo. E poi santo Antonio stette in Arimino per molti dì, predicando e facendo molto frutto spirituale d’anime.


A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Verbum caro factum est

domenica 30 giugno 2013

MiL - Messainlatino.it: Le meraviglie della Cappella Sistina in Vaticano

MiL - Messainlatino.it: Le meraviglie della Cappella Sistina in Vaticano: Vi alleghiamo il link per entrare virtualmente nella Cappella Sistina. E' di una bellezza impressionante: guardatela e poi fateci sape...

SANTA TERESA DI LOS ANDES


DIARIO di SANTA TERESA DI LOS ANDES
La piccola Teresa del Cile
Prima Santa Cilena
Prima Santa Carmelitana di LatinoAmerica

"Fin da piccola mi dicevano che ero la più carina dei miei fratelli. Io mi rendevo conto di questo. Ma queste stesse parole me le ripetevano quando ero già più grande, di nascosto della mamma. Solo Dio sa quanto mi è costato distruggere questo orgoglio o vanità che s'impadronì del mio cuore quando fui più grande"

Santa Teresa di Los Andes
Introduzione

"DIO È GIOIA INFINITA"

Nel suo viaggio in Cile, all'inizio di aprile del 1987, il Papa proclamava beata una "ragazza quotidiana", una cristiana di tutti i giorni: Giovanna. E nella primavera del 1995 a Roma la dichiarava Santa.
Ragazza ordinaria, diciamo, pur sapendo che nella sua terra e in tutta l'America Latina è conosciuta molto (ogni mese circa 200 mila persone vanno al suo Santuario) anche come "la piccola suora carmelitana". Infatti dalla scheda biografica che presentiamo sotto, risulta che ha passato gli ultimi undici mesi di vita in un Carmelo Teresiano e, non ancora terminato l'anno canonico del Noviziato, ha "anticipatamente emesso i voti religiosi per poi morire di tifo neppur ventenne, il 12 aprile 1920:
era infatti nata il i 5 luglio 1900 a Santiago.
Iniziando a 15 anni il suo Diario e dedicandolo a una suora che era sua professoressa e guida spirituale, ella, Juanita di battesimo, Teresa nella vita religiosa, scriveva: "Lei crede che s'imbatterà con una storia interessante. Non voglio che s'inganni... La storia della mia anima si riassume in due parole: soffrire e amare".


"LA PIÙ CARINA"
Era abbastanza distaccata, si direbbe, e quasi troppo lucida questa giovinetta quindicenne. "Fin da piccola mi dicevano che ero la più carina dei miei fratelli. Io mi rendevo conto di questo. Ma queste stesse parole me le ripetevano quando ero già più grande, di nascosto della mamma. Solo Dio sa quanto mi è costato distruggere questo orgoglio o vanità che s'impadronì del mio cuore quando fui più grande".
Bisogna dar atto a questa giovinetta che certi valori la devono aver convinta davvero, dal momento che si è impegnata a rinunciare ad "apparenze cosi importanti per qualsiasi donna. E bisogna accettare allora anche il resto delle sue confidenze, scritte sempre nel primo dei sei quaderni del Diario all'età dei suoi quindici anni cruciali. "Fro di carattere timido, di cuore molto sensibile. Piangevo per un nulla. Però ero di temperamento dolce: non mi arrabbiavo mai con nessuno". Era una giovane comune, insomma, e nel contempo una ragazza dotata e quasi privilegiata.
La svolta della vita di Juanita avvenne con la Prima Comunione dell'11 settembre 1910. Infatti, facendo un primo bilancio da quindicenne, scrive: "La mia vita si divide in due periode più o meno dell'età della ragione sino alla Prima Comunione; e dalla Prima Comunione àì poi. O meglio, sarà sino all'approdo della mia anima al porto del Carmelo. Gesù mi colmo di favori tanto nel primo quanto nel secondo periodo".

"DESIDEROSA DI CAREZZE"
A 13 anni Juanita è come tutte le sue coetanee, e forse un po più... uguale: resiste alla voce del Signore e, specialmente quandò s'ammala di difterite, così desiderosa di carezze che non potevo stare sola". Nella sua solitudine di adolescente, però, non le succede solamente di piangere, ma anche di sentirsi invitata interiormente da Cristo "a tenergli compagria nel Tabernacolo. Fu allora che mi diede la vocazione... In quel tempo non vivevo più in me stessa, ma era Gesù a vivere in me".
Torna il pericolo di una morte improvvisa (ormai non più tanto desiderata), in seguito a una sciocca appendicite trascurata e operata da certi medici che "mi sembravano macellai'.
Nel cuore di Juanita è un'altalena di sentimenti che sanno di molto ordinario, ma anche di straordinario. Siamo tra il 1915 e il 1916. Juanita va sempre più stabilendosi in maniera adulta nel proposito di "riservarsi' per Cristo: "Voglio essere di Dio".
Ma sia ben chiaro: il proposito in lei c'è tutto, ma ella non è ancora capace di tufto. Perché è una quindicenne o poco più, alla fm fine. "Per una ragazza è l'età più pericolosa", sentenzia nel Diario. "È l'entrata nel mare tempestoso del mondo. Però Gesù ha preso il comando della barchetta e l'ha tirata in disparte dello scontro con le altre navi mi ha tenuta legata a Lui solo".
Questo non proibisce a Juanita di continuare gli studi in un buon collegio, di stabilire amicizie, di compiere belle cavalcate (è una cilena, dopotutto:
"Hai cavaleato molto? Da parte mia mi sono rifatta dell'anno passato, montando a cavallo tutti i giorni'). E, divertendosi con molta spontaneità ed eleganza, si permette di lanciare i suoi fulmini contro il collegio:
"Ridurrei in cenere l'internato".
Per nostra consolazione, è una ragazza afferrata da Dio, molto simile a noi: e così può insegnarci che la santità non è un giochetto di magia. "9 ottobre. Oggi mi sono confrssata. Quale sollievo ho sperimentato, perche avevo delle colpe che, anche se involontarie; non mi piaceva di avere'.
"CIVETTERIE E CARMELO"

Il giorno dopo, il 10 ottobre del 1915, riferisce di un suo incontro con Madre Rios, la suora sua confidente. "Le ho parlato delle mie civetterie. Ella mi ha domandato come potevo compiere delle civetterie dopo tante chiamate di Dio... Le ho detto ancora che desideravo entrare al Carmelo. Ed ella mi ha detto: e la salute? Resisterà quella? Ah! corpo miserabile che ti opponi ai desideri della mia anima!'.
La domenica che segue a questi alti sospiri Juanita annota: "Abbiamo avuta la messa. Sono stata molto distratta mentre si celebrava, perche i miei cugini stavano in presbiterio e ci guardavano. Era per noi una tentazione'. Poco più avanti, un venerdì qualunque:
"Mi sento esasperata con un desiderio folle di piangere.
Offro a Te; o Gesù, questa pena, poiché voglio soffrire per somigliare a Te... Sull'incudine del dolore vengono lavorate le anime".
Vediamo da queste alterne situazioni d'un cuore di ragazza che esistono due spinte in Juanita, come dovrebbero esserci in tutti i cristiani: quella di badare a se stessa con egoismo e quella di reintegrare tutto e rivivere ogni cosa, anche la più banale, alla luce di Cristo. "L'io è il dio che adoriamo nel nostro intimo. Ma Gesù chiede questo trono ed è necessario darglielo". 

Necessario? Per Juanita e per ogni vero credente, sì!
Nel suo caso concreto, ella sente di doverlo dare in un modo piuttosto insolito, come scrive con confidenza a sua sorella Rebecca il 15 aprile 1916. "Ti confiderò il segreto della mia vita. Il desiderio che abbiamo sempre difeso nella nostra fanciullezza di vivere sempre unite sarà ben presto distrutto per un altro ideale più alto. Dovremo seguire distinte strade nella vita. Sono stata catturata nelle reti amorose del Divin Pescatore. Sono sua promessa e molto presto celebreremo i nostri sponsali nel Carmelo. Presto sarò carmelitana".



"MI UBRIACHERÒ DEL TUO AMORE"

Teme la propria debolezza, ma non dubita dell'amore di Cristo per lei: "Mi ubriacherò del tuo amore!'.
E continua così, in una maturazione lenta ma solida e ammirevole. Dirà nel 1918: "Io prima credevo impossibile arrivare ad innamorarmi di un Dio che non vedevo, che non potevo accarezzare. Ma oggi so che uno sente talmente questo amore, queste carezze di Nostro Signore; che gli sembra di averlo al suo fianco
Fino al suo ingresso al Carmelo (7 maggio 1919) Juanita sperimenta nel suo spirito le emozioni più opposte, i contrasti più forti. ”Mi trovo al colmo della felicità e del dolore”. Deve chiarire a se stessa la vocazione che sente. Deve chiarirla ai suoi, specialmente a suo padre, a cui domanda la benedizione di partire, aggiungendo categorica: ”E’ necessario che tua figlia ti lasci”.
Per altro, dopo questa dura affermazione, il giorno dopo Juanita scrive alla sorellina chiamata vezzosamente "Gordita", la Cicciottella: "Trovo che ormai siamo in condizioni di pensare al nostro avvenire. Lasciamo di essere bambine; mia cara Gordita, per essere donne. Se ci si obbliga ad entrare in società, andiamo contente, per conoscere dei giovani perché in fin dei conti, se non ci facciamo monache; è necessario preoccuparci un po’ di piacere; d'incontrarci coi giovani. Se poi vediamo che nessuno ci soddisfa, accettiamo la sorte di rimanere nubili, poiché potremo fare molto bene non alienando la nostra libertà. Ti dirò con franchezza che mi costerà innamorarmi, perché sinora nessuno dei giovani conosciuti mi è piaciuto. Sono tutti molto superficiali C'è qualche cosa in me che impedisce di soddisfare le mie aspirazioni".

"MI SOTTOMETTO AL SUO VOLERE"

Anche se può sembrare il contrario, Juanita in questo periodo non sta provando a innamorarsi di qualche giovane: sta invece attendendo il permesso di suo padre. Dieci giorni dopo, il 5 aprile 1919, parla con entusiasmo della nascita d'una nipotina ed esclama femminilmente: "Quanto è grande la potenza che Dio manifesta nell'opera della procreazione umana! Quale sapienza prende il cuore e la mente che la contemplano".
Ma scrive subito dopo: "Ho scritto a papà sollecitando il suo permesso e ancora non ha avuto risposta. L'anima mia soffre l'indicibile... Io mi rimetto indiferente alla volontà di Dio. Per me è lo stesso che mio padre mi dia o no il permesso di partire a maggio, che mi lasci o no abbracciare il Carmelo. Certamente ci soffrirei, ma, poiche cerco Lui solo, purche lo faccia contento, che mi può importare il resto? Se Egli lo permette; io mi sottometto al suo volere; giacche ho fatto quanto Egli mi ha ordinato".
Intanto Dio conduce Juanita: "Domenica scorsa papà mi ha dato il suo consenso... Quanto mi sento felice nel contemplare ormai così vicina la montagna del Carmelo! Molto presto la salirò, per vivere crocfiissa".
Il permesso è del 6 aprile. Tre giorni dopo, Juanita scrive al padre: "Papà mio bello, che Dio ti ricompensi mille volte. Mi mancano le parole per ringraziarti come vorrei. Provavo la pena più grande della mia vita vedendo che; per la prima volta, ero io la causa delle tue lacrime. È Dio che de l'energia ai nostri cuori per fare il sacrificio più doloroso in questa vita".

"EGLI È LA MIA RICCHEZZA"
Ormai è evidente che tanto per Juanita come per i suoi è davvero un enorme sacrifico la sua entrata in clausura. E perchè entrarci, allora? Ma si può forse non amare, specialmente non amare Dio? Comunque, il tempo in cui Juanita attende di portarsi al Monastero di Los Andes, che è quello prescelto, e tempo terribile perché dovunque giri lo sguardo non vedi che lacrime. Tuttavia dentro di me sento un energia e un coraggio che mi è impossibile descrivere.
Il 7 maggio 1919 entra ”finalmente” tra le Carmelitane e, con la vestizione religiosa del 14 ottobre successivo, cambia nome: si chiama suor Teresa di Gesù, come la grande Riformatrice spagnola del Carmelo.
Un anno, anzi solo undici mesi di vita carmelitana le sono concessi da Dio. Sono pochi, ma sono così densi da non essere capiti subito: bisogna studiarli bene.
Ci basti aver un po' spiato nel cuore di questa ragazza durante il suo itinerario più ordinario, quello di laica. I quaderni del suo Diario parleranno poi in modo più sobrio, ma più alto e impegnativo: e questo lo vedrà da sé il lettore.
Citiamo solo, per finire, alcune battute prelevate qui e là dalla sua corrispondenza ultima: "Me ne rido di tutto il mondo" - "Egli è la mia ricchezza" - "Possiedo tutto" - "Pregando, lavorando, ridendo" - "Dio è gioia infinita" - "Dio è nostro mendicante" - "Mi ha traformata" - "A prezzo di sangue" - "Questa è la nostra vocazione: siamo delle corredentrici' - "Aadio! Febri coloro che godono di Lui. Viviamo molto uniti in Dio".
Roma, 7 giugno 1998 P. Rodolfo Girardello



CRONOLOGIA
1900 13 luglio. - Nasce a Santiago del Cile. Figlia di Miguel Fernandez Jaraquemada e di Lucia Solar Armstrong. Quinta di sette figli.
15 luglio. - Viene battezzata nella chiesa parrocchiale di Sant'Anna dal sacerdote Baldomero Grossi con il nome di Juana Enriqueta Josefina dei Sacri Cuori. Padrino e Madrina: Salvador RuizTagle e Rosa Fernàndez de Ruiz-Tagle.
Suoi fratelli e sorelle sono: Lucia, Miguel, Luis, Juana, Rebeca e Ignacio.
Soggiorna, alternativamente, nelle proprietà di Santiago e nel podere di campagna di Chacabuco che appartenevano al nonno materno.

1906 Sin dalla sua infanzia, si rallegra di senfir parlare di Dio. Impara a leggere frequentando, per un mese, di pomeriggio, il Collegio retto dalle Teresiane.

1907 Frequenta come esterna il Collegio Alameda retto dalle suore del Sacro Cuore.
13 maggio. - Morte del nonno materno, Eulogio Solar Quiroga. Nel cuore di Juanita nasce una tenera devozione alla Santa Vergine Maria che le chiede di recitare tutti i giorni il Rosario. Per tutta la vita ella mantene fede a questa promessa.
Insieme alla mamma comincia ad assistere regolarmente alla messa quotidiana e, non potendo comunicarsi come desidera e domanda, inizia a prepararsi alla sua Prima Comunione, applicandosi a "modificare il proprio carattere". Preparata dalle suore, si confessa per la prima volta.

1909 22 ottobre. - Riceve il sacramento della Cresima.

1910 11 settembre. - Dalle mani di Mons. Angel Jara riceve la Prima Comunione nella cappella del Collegio. "Giorno senza nubi" che la segnera definitivamente. "Da allora mi comunicavo tutti i giorni e parlavo a lungo con Gesù...".

1911 8 dicembre. - Ogni anno, dal 1911 al 1914, il giorno dell'Immacolata, Juanita è sempre in punto di morte a seguito di diverse malattie.
Fino al 1915 - Riceve, come alunna esterna, una notevole formazione scolasfica presso il Collegio del Sacro Cuore. Emerge per la sua attenzione nei confronfi degli anziani e dei bisognosi che si spinge sino a mettere all'asta il proprio orologio, a favore d'un bambino povero. Tratta i domesfici con affetto e li cura con sollecitudine nelle loro malattie. Medesima attitudine nei confronti dei mezzadri di Chacabuco durante i soggiorni che vi fa con la famiglia.

1914 30 dicembre. - È operata d'appendicite all'Ospedale San Vicente di Sanfiago, rischiando grosso.

1915 Gennaio - febbraio. - Trascorre la convalescenza a Chacabuco dove si ristabilisce.
13 luglio. - Quindicesimo compleanno: confessa che Cristo l'ha "catturata".
Luglio. - Entra come interna nel Collegio del Sacro Cuore, via della Maestranza (oggi via Portogallo).
10 settembre. - Ha, con Madre Julia Rios, un colloquio decisivo sulla sua vocazione, le confida di avere letto più volte la Vita di Teresa di Lisieur.
8 dicembre. - Fa voto di casfità e poi lo rinnova periodicamente. Promette di non "avere altro Sposo che Gesù Cristo".

1916 gennaio - febbraio. - Vacanze a Chacabuco. Prende parte alla Missione cittadina e non abbandona né l'orazione, né la lettura spirituale.
15 aprile. - Svela a sua sorella Rebeca il segreto della propria vocazione: “Voglio essere Carmelitana. Mi ci sono impegnata l'8 dicembre”.
Durante il ritiro spirituale annuale, s'impegna con un programma di vita che comprende ogni giorno orazione, esame di coscienza, e anche la pratica delrumiltà.

1917 gennaio. - La lettura della Vita di Santa Teresa di Gesù l'incoraggia a essere fedele al proprio progetto d'orazione quotidiana.
Gennaio - febbraio. - Trascorre qualche settimana di riposo a Chacabuco.
Tra le decisioni prese per l'anno, vi sono: dimenticare se stessa, applicarsi a far contenti gli altri, vivere con Gesù dentro di sé e rendere piacevole la virtù.
S'impone dei sacrifici e offre la propria vita al Signore per la conversione di parecchie persone.
15 giugno, - E ammessa tra le Figlie di Maria e riceve la medaglia distintivo.
Luglio. - Legge gli scritti di suor Elisabetta della Trinità, che la incanta e si intrattiene fraternamente con lei, poiché la sua gioia, e anche la propria, è di vivere con Gesù nell'intimo di sé e di trasformare tutta la propria esistenza in lode di Dio.
8 agosto. - Durante il Ritiro fa una confessione generale. Il confessore la assicura che, per grazia di Dio, non ha commesso durante la sua vita alcun peccato mortale.
5 settembre. - Scrive una prima lettera a Madre Angelica, priora delle Carmelitane di Los Andes. Le manifesta il suo desiderio d'entrare in quella Comunità. Si rende presto conto che avrà grandi difficoltà da superare per poter essere Carmelitana: scarsa salute, opposizioni famigliari, e difficoltà finanziarie per prepararsi la dote.
20 dicembre. - Supera brillantemente gli esami e con i premi vinti, lascia l'internato per prendersi una vacanza con i suoi.

1918 La corrispondenza con Madre Angelica si intensifica e aumenta pure il desiderio d'essere Carmelitana.
Gennaio - febbraio. - Vacanze spensierate a Algarrabo.
12 marzo. - Rientra all'internato.
Per molti mesi soffre a causa di prove interiori: abbandono spirituale, svogiiatezza. aridità...
7 agosto. - Ultimo Ritiro spirituale all'internato. Prende la risoluzione di comunicarsi, di fare l'esame di coscienza e l'orazione mentale ogni giorno, di sforzarsi a compiere in tutto la volontà di Dio.
12 agosto. - Lascia per sempre l'internato proponendosi di avere carattere e di non lasciarsi guidare dal rispetto umano. Né dal sentimento, ma dalla ragione e dalla coscienza.
Juanita si reca a casa della sorella Lucia che è sposata e si sforza di compiacere tutti e di sacrificarsi per tutti, ad ogni istante.
7 settembre. - Scrive a Madre Angelica chiedendo di essere ammessa nella sua Comunità. Per lettera la Madre risponde affermativamente.
Novembre. - Legge il Cammino di Perfezione di Santa Teresa di Gesù. Trascorre una ventina di giorni di riposo a Cuanco nella proprietà dei cugini Elisa e Herminia Valdés.
Per parecchie settimane, è assalita da dubbi: deve essere Carmelitana o suora del Sacro Cuore? I dubbi sono fugati dai colloqui coi suoi direttori spirituali.

1919 11 gennaio. - Visita con la mamma le Carmelitane di Los Andes. Rientra a casa decisa ad essere una di loro.
14 gennaio - 7 marzo. - Soggiorna nella proprietà San Pablo. Senza trascurare le incombenze domestiche, collabora alla Missione cittadina, istruisce i bambini nel catechismo, insegna loro diverse materie scolasfiche e li diverte organizzando recite, giochi e tombole.
7 marzo. - Ritorna a Santiago.
Trascorre qualche giorno di riposo a Bucalemu, nella proprietà degli zii.
25 marzo. - Scrive al papà una lettera commovente per domandargli l'autorizzazione d'essere Carmelitana.
6 aprile. - Riceve la risposta affermativa del papa.
Da 7 al 15 aprile. - Soggiorna nella proprietà dei cugini Valdés - Ossa a Cunaco.
Marzo - maggio. - Durante questo periodo, Juanita perviene all'apice della felicità e del dolore La felicità perché il suo ideale di essere tutta di Dio presto si realizzerà, e il martirio il più lacerante perché deve separarsi dai suoi genitori e dai suoi fratelli e sorelle.
7 maggio. - Entra dalle Carmelitane di Los Andes. Cambia il suo nome e si chiamerà suor Teresa di Gesù.
8 maggio. - Scrive dal Monastero la sua prima lettera. Si tratta di una eloquente testimonianza del suo amore filiale e della felicità che la inonda.
Nascosta nella clausura, dà prova tuttavia di un senso apostolico intenso, non soltanto attraverso la fecondità misteriosa del sacrificio e della preghiera, ma anche attraverso le sue lettere.
14 ottobre. - Vestizione monastica come Carmelitana scalza. Inizia il Noviziato. Ormai, scrive di meno, ma saranno lettere più affettuose e debordanti di umanità. Queste lettere provano in modo eccellente che i santi non sono essere strani e folli, ma persone di un grande equilibrio e solidità. In Dio - "Suo centro e sua dimora" -, Teresa condivide la stabilità e la gioia di colui che è l'Immutabile e vive in pienezza la condizione umana. La morte anch'essa non ha niente di spaventoso per lei perché ella sa che morire, è inabissarsi definitivamente in Dio per vivere tra le sue braccia amanti.

1920 Primi giorni di marzo. - Afferma che morirà fra un mese.
2 aprile. - Si ammala gravemente di tifo.
5 aprile. - Domanda gli ultimi Sacramenti e li riceve con grande fervore.
6 aprile. - Esprime, benché ancora novizia, il desiderio di pronunciare i Voti religiosi prima di morire e rinnova con gioia ed emozione la propria formula di consacrazione al Signore.
7 aprile. - Ultima Comunione di suor Teresa.
12 aprile. - Alle ore 19 e 15, si spegne santamente. Aveva diciannove anni e nove mesi, di cui soltanto undici mesi vissuti come Carmelitana!
14 aprile. - Funerale e sepoltura alla presenza di una numerosissima folla.
"Suor Teresa di Gesù farà in fretta dei miracoli", afferma il Padre Juliàn Cea, c.m.f. qualche giorno dopo la morte, e la sua previsione è pienamente giustificata.
Da allora, un numero incalcolabile di persone attribuiscono alla intercessione di Suor Teresa di Gesù grazie e favori di ogni genere.

1940 17 ottobre. - Traslazione dei resti mortali nel sepolcro ricavato nel pavimento del Coro del Monastero di Los Andes.

1947 20 marzo. - Apertura del processo diocesano in previsione della beatificazione. Il processo termina il 14 marzo 1971.

1976 La Sede Apostolica decide di aggiungere al processo diocesano una ulteriore indagine, chiamata processo "cognitionis aperto ufficialmente il 17 novembre per completare e arricchire il precedente. La sessione di chiusura è celebrata il 18 marzo 1978.

1986 22 marzo. - Terminate le normall formalità del processo di beatificazione, in Vaticano viene firmato il decreto di riconoscimento e di approvazione delle virtù eroiche della Serva di Dio. Ora Teresa di Gesù delle Ande ha il titolo di Venerabile.

1987 3 aprile. - Davanti ad una folla di più di trecentomila fedeli, Giovanni Paolo II la beatifica solennemente a Santiago del Cile.

18 ottobre. - La Monache Carmelitane Scalze di Los Andes si trasferiscono nel nuovo Monastero di Auco. Portano con loro i resti di Teresa di Gesù che depongono nella piccola cappella, provvisoriamente, nell'attesa che vengano ultimati i lavori della costruzione del nuovo Santuario di Auco.

1988 11 dicembre. - Inaugurazione della cripta del nuovo Santuario e traslazione dei resti della Beata Teresa di Gesù delle Ande.
13 dicembre. - Dedicazione solenne del Santuario a Nostra Signora del Monte Carmelo, con l'assistenza del Delegato di Sua Santità, il cardinale Juan Francisco Fresno, di Mons. Raùl Silva Henrique e della Conferenza Episcopale Cilena al completo. Il Rito è presieduto dal vescovo diocesano, Monsignor Manuel Camilo Vial.

1991 12 giugno. - Dopo sei mesi di lavoro, il tribunale che esamina la causa di Marcela Antùnez Riveros trasmette gli atti del processo alla Congregazione per le cause dei santi a Roma. La giovane Marcela aveva sofferto d'asfissia d'immersione il 7 dicembre 1978, restando almeno cinque minuti sott'acqua. Le sue compagne e una delle assistenti la raccomandano all'intercessione della Beata Teresa di Gesù delle Ande. La guarigione è quasi istantanea e non le rimane la benché minima conseguenza.

1992 7 giugno. - In conformità al parere dei medici e dei teologi, che non trovano una spiegazione naturale alla pronta guarigione della piccola Marcela Antùnez Riveros, la Congregazione dei vescovi e dei cardinali approva il caso come valido per procedere alla canonizzazione della Beata Teresa di Gesù delle Ande. L'11 luglio viene promulgato il decreto corrispondente.

1995 21 marzo. - All'interno della Basilica di San Pietro a Roma alla presenza di circa cinquemila Cileni provenienti dalla madre patria e da diversi punti dell'Europa, Giovanni Paolo II proclama solennemente Santa, la Beata Teresa di Gesù delle Ande. È la prima Santa Cilena e la prima Santa Carmelitana Americana. Celebrano con il Santo Padre quasi tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale Cilena.

AVE AVE AVE MARIA!

FESTA DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO


PER LA FESTA DEI SS. APOSTOLI 
PIETRO E PAOLO

Nella festa dei principi degli Apostoli Pietro e Paolo, mentre a Mattutino si cantava il Responsorio: Si diligitis me, Geltrude chiese al Signore quali pecorelle avrebbe potuto pascere per provargli con le opere l'amor suo. 

Rispose Gesù: « Nutri per me cinque agnelli scelti e teneramente amati. Pasci il tuo cuore con meditazioni divine, la tua bocca con parole salutari, i tuoi occhi con sante letture, i tuoi orecchi con l'audizione di buoni consigli, le tue mani con lavoro perseverante. Ogni volta che ti applicherai a uno di questi esercizi mi darai grande prova di amore».

Nelle meditazioni divine, la Santa comprese doversi includere tutti i progetti concepiti per la gloria di Dio ed il profitto personale del prossimo. Le parole salutari e le sante letture comprendevano tutto quanto si accoglie con merito cioè, le sofferenze, i buoni esempi, lo sguardo al Crocifisso. Riguardo ai santi consigli, ella comprese che le orecchie sono nutrite anche quando si riceve con pazienza un rimprovero. Il lavoro costante delle mani, non potendosi praticare simultaneamente con la lettura, va inteso con una certa larghezza, cioè più come intenzione che come azione, giacché l'amabile Salvatore accetta come lavoro anche il semplice desiderio di leggere e persino l'atto di tenere fra mano il libro.

Durante la S. Messa, mentre Geltrude lodava S. Pietro dei privilegi da Dio ricevuti e soprattutto delle taumaturghe parole: Tutto ciò che legherai in terra ecc. (Matt. XVIII, 18) l'Apostolo le apparve adorno di abiti pontificali. Egli stese la mano e la benedisse, per consumare in essa l'opera di salvezza che compie nelle anime in virtù delle suddette parole. 

Mentre si avvicinava alla balaustra per ricevere il Corpo di Cristo, sentiva la sua profonda indegnità. Allora i due Apostoli si posero uno a destra, l'altro alla sua sinistra per condurla con grande onore alla Mensa divina. Al suo arrivo il Figlio di Dio si alzò e, recingendola affettuosamente, le disse: « Sappi, figlia mia, che queste braccia che ti recingono ti hanno realmente guidata verso di me; volli però servirmi del ministero de' miei Apostoli, per aumentare la tua divozione a loro riguardo ». 

Geltrude si rimproverò amaramente di avere dimenticato di onorare S. Paolo con qualche pratica particolare e pregò Gesù stesso di supplire alla sua negligenza.
Mentre faceva il ringraziamento dopo la S. Comunione, Geltrude si vide assisa ai fianchi del Signore, quale regina che se ne sta vicina al re. I principi degli Apostoli piegavano il ginocchio davanti al trono, come cavalieri che si presentano per ricevere i premi distribuiti dal sovrano e dalla loro dama. 

La Santa si chiese con stupore se gli Apostoli non avessero acquistato in terra meriti sufficienti, offrendo così spesso il S. Sacrificio. Gesù la illuminò con questo paragone: « Quantunque sia grande onore per una regina essere Sposa del Re, tuttavia ella gusta una gioia speciale nel giorno delle nozze della sua figlia. Così i Santi, felici nel loro gaudio, si rallegrano però grandemente con l'anima che riceve il S. Sacramento ».

CAP. XLIV, Lib. IV: Rivelazioni di s. Gertrude


Dolcissima domanda


Dolcissima domanda della Madre alla Sposa e l'umile risposta della Sposa alla Madre. Replica della Madre alla Sposa circa il profitto dei buoni in mezzo ai cattivi. 

 

La Madre diceva così alla Sposa del Figlio: Tu sei la sposa del Figlio mio. Dimmi che cosa hai in cuore e che cosa vuoi? La sposa le rispose: Tu lo sai bene, Signora, perché sai tutto. Allora la beata Vergine disse: Sebbene io sappia tutto, tuttavia dimmelo con le tue parole, davanti a tutti.

E la sposa: Due cose – disse – temo, o Signora. La prima sono i peccati, che non piango e temo come vorrei. La seconda è che mi rattristo che i nemici del Figlio tuo siano molti.

Allora la Vergine Maria disse: 

Per la prima cosa ti do tre rimedi. 
Il primo è questo: pensa che tutti i viventi, che hanno uno spirito, come le rane e tutti gli altri animali, a volte soffrono dei disagi; il loro spirito però non vive in eterno, ma muore con il corpo. La tua anima invece, e quella di ogni uomo, vive in eterno. 
Il secondo è questo: Pensa alla misericordia di Dio, che nessun uomo è tanto peccatore che il suo peccato non sia perdonato, se lo chiederà col proposito di emendarsi e con contrizione. 
Il terzo è questo: pensa quanta sia la gloria dell'anima, che in Dio e con Dio vive senza fine.

Per la seconda cosa, che cioè i nemici di Dio sono molti, ti do pure tre rimedi. 
Il primo è questo: considera come il tuo Dio e Creatore è anche il loro Giudice e mai saranno essi i giudici, sebbene Egli sopporti con tanta pazienza la loro malizia durante questa vita. 

Il secondo è questo: considera che son figli della dannazione e quanto grave e terribile sarà per loro il fuoco eterno. Essi sono i servi pessimi, privati dell'eredità, mentre i figli la riceveranno. 
Ma allora – dirai tu – non bisogna predicar loro? Sì, certo. Pensa che spesso con i cattivi ci sono i buoni. E i figli di adozione, a volte, si allontanano dal bene, come fece quel figliol prodigo, il quale se ne andò in una regione lontana e visse malamente. Ma essi, pentiti per mezzo della predicazione, ritornano al Padre e saranno tanto più accetti quanto più peccarono. A loro dunque bisogna predicare di più, perché, sebbene il Predicatore vede tutti cattivi, rifletta tuttavia se non vi siano forse, fra quelli, dei tutti figli del mio Signore; predicherà dunque a loro. Questo Predicatore avrà un'ottima ricompensa.



Il terzo rimedio è questo: considera che i cattivi son tollerati in vita per la prova dei buoni, affinché esasperati dai loro costumi raccolgano il frutto della pazienza, cosa che potrai capire con un esempio. Una rosa è tutta profumata, bella a vedersi, lieve al tatto e tuttavia non cresce se non fra le spine, che pungono al tatto, brutte a vedersi e senza profumo. Così pure i buoni e gli uomini giusti, sebbene miti per la pazienza, belli per i costumi, profumati per il buon esempio, non possono tuttavia progredire ed essere provati, se non in mezzo ai cattivi. 

Talvolta accade che la spina difende la rosa, affinché non sia colta innanzi tempo; così i cattivi sono occasione per i buoni di non cadere in peccato; a volte sono trattenuti dalla malizia dei cattivi perché non siano guastati dall'euforia o da altri peccati. Così pure il vino non si conserva mai buono della sua bontà, se non nella feccia; allo stesso modo i buoni e i giusti non possono restar virtuosi e far profitto, se non sono provati dalle tribolazioni e dalle persecuzioni dei cattivi.

Perciò tu sopporta volentieri i nemici del Figlio mio e pensa che Egli è il loro Giudice e che, se fosse per giustizia, dovrebbero essere distrutti tutti e ben potrebbe distruggerli all'istante. Dunque, sopportali finché Egli pure li sopporta.

Cap. 22, Libro I, Rivelaz. di s. Brigida.