Visualizzazione post con etichetta I Fioretti di San Francesco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta I Fioretti di San Francesco. Mostra tutti i post

mercoledì 24 luglio 2019

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.


Fioretti
CAPITOLO QUARTO



Come l'agnolo di Dio propuose una quistione a frat'Elia guardiano d'uno luogo di Val di Spoleto; e perché frat'Elia li rispuose superbiosamente si partì e andonne in cammino di santo Jacopo, dove trovò frate Bernardo e dissegli questa storia. Al principio e fondamento dell'Ordine, quando erano pochi frati e non erano ancora presi i luoghi, santo Francesco per sua divozione andò a santo Jacopo di Galizia, e menò seco alquanti frati, fra li quali fu l'uno frate Bernardo. E andando così insieme per lo cammino, trovò in una terra un poverello infermo, al quale avendo compassione, disse a frate Bernardo: "Figliuolo, io voglio che tu rimanghi qui a servire a questo infermo". E frate Bernardo, umilmente inginocchiandosi e inchinando il capo, ricevette la obbidienza del padre santo e rimase in quel luogo; e santo Francesco con gli altri compagni andarono a santo Jacopo. Essendo giunti là. e stando la notte in orazione nella chiesa di santo Jacopo, fu da Dio rivelato a santo Francesco ch'egli dovea prendere di molti luoghi per lo mondo, imperò che l'Ordine suo si dovea ampliare e crescere in grande moltitudine di frati. E in cotesta rivelazione cominciò santo Francesco a prendere luoghi in quelle contrade. E ritornando santo Francesco per la via di prima, ritrovò frate Bernardo, e lo infermo, con cui l'avea lasciato. perfettamente guarito; onde santo Francesco concedette l'anno seguente a frate Bernardo ch'egli andasse a santo Jacopo. E così santo Francesco si ritornò nella Valle di Spuleto, e istavasi in uno luogo diserto egli e frate Masseo e frat'Elia e alcuni altri, i quali tutti si guardavano molto di noiare o storpiare santo Francesco della orazione, e ciò faceano per la grande reverenza che gli portavano e perché sapeano che Iddio gli rivelava grandi cose nelle sue orazioni. 
Avvenne un dì che, essendo santo Francesco in orazione nella selva, un giovane bello, apparecchiato a camminare venne alla porta del luogo, e picchiò sì in fretta e forte e per sì grande spazio, che i frati molto se ne maravigliarono di così disusato modo di picchiare. Andò frate Masseo e aperse la porta e disse a quello giovane: "Onde vieni tu, figliuolo, che non pare che tu ci fossi mai più, sì hai picchiato disusatamente?". Rispuose il giovane: "E come si dee picchiare?". Disse frate Masseo: "Picchia tre volte l'una dopo l'altra, di rado, poi t'aspetta tanto che 'l frate abbia detto il paternostro e vegna a te, e se in questo intervallo non viene, picchia un'altra volta". Rispuose il giovane: "Io ho gran fretta, e però picchio così forte, perciò ch'io ho a fare lungo viaggio, e qua son venuto per parlare a frate Francesco, ma egli sta ora nella selva in contemplazione, e però non lo voglio storpiare ma va', e mandami frat'Elia, che gli vo' fare una quistione, però ch'io intendo ch'egli è molto savio". Va frate Masseo, e dice a frat'Elia che vada a quello giovane. E frat'Elia se ne iscandalizza e non vi vuole andare; di che frate Masseo non sa che si fare, né che si rispondere a colui; imperò che se dicesse: frate Elia non può venire, mentiva; se dicea come era turbato e non vuol venire, si temea di dargli male esempio. E però che intanto frate Masseo penava a tornare, il giovane picchiò un'altra volta come in prima; e poco stante tornò frate Masseo alla porta e disse al giovine: "Tu non hai osservato la mia dottrina nel picchiare". Rispuose il giovane: "Frate Elia non vuole venire a me; ma va' e di' a frate Francesco ch'io son venuto per parlare con lui; ma però ch'io non voglio impedire lui della orazione, digli che mandi a me frat'Elia". E allora frate Masseo, n'andò a santo Francesco il quale orava nella selva colla faccia levata al cielo, e dissegli tutta la imbasciata del giovane e la risposta di frat'Elia. E quel giovane era l'Agnolo di Dio in forma umana. Allora santo Francesco, non mutandosi del luogo né abbassando la faccia, disse a frate Masseo: "Va' e di' a frat'Elia che per obbidienza immantanente vada a quello giovane". Udendo frat'Elia l'ubbidienza di santo Francesco, andò alla porta molto turbato, e con grande empito e romore gli aperse e disse al giovane: "Che vuo' tu?". Rispuose il giovane: "Guarda, frate, che tu non sia turbato, come pari, però che l'ira impedisce l'animo e non lascia discernere il vero". Disse frat'Elia: "Dimmi quello che tu vuoi da me". Rispuose il giovane: "Io ti domando, se agli osservatori del santo Vangelo è licito di mangiare di ciò che gli è posto innanzi, secondo che Cristo disse a' suoi discepoli. E domandoti ancora, se a nessuno uomo è lecito di porre dinanzi alcuna cosa contraria alla libertà evangelica". Rispuose frat'Elia superbamente: "Io so bene questo, ma non ti voglio rispondere: va' per li fatti tuoi". Disse il giovane: "Io saprei meglio rispondere a questa quistione che tu". Allora frat'Elia turbato e con furia chiuse l'uscio e partissi. Poi cominciò a pensare della detta quistione e dubitarne fra sé medesimo; e non la sapea solvere. Imperò ch'egli era Vicario dell'Ordine, e avea ordinato e fatto costituzione, oltr'al Vangelo ed oltr'alla Regola di santo Francesco, che nessuno frate nell'Ordine mangiasse carne; sicché la detta quistione era espressamente contra di lui. Di che non sapendo dichiarare se medesimo, e considerando la modestia del giovane e che gli avea detto ch'e' saprebbe rispondere a quella quistione meglio di lui, ritorna alla porta e aprilla per domandare il giovane della predetta quistione, ma egli s'era già partito; imperò che la superbia di frat'Elia non era degna di parlare con l'Agnolo. Fatto questo, santo Francesco, al quale ogni cosa da Dio era stata rivelata, tornò dalla selva, e fortemente con alte voci riprese frat'Elia, dicendo: "Male fate, frat'Elia superbo, che cacciate da noi gli Agnoli santi, li quali ci vengono ammaestrare; io ti dico ch'io temo forte che la tua superbia non ti faccia finire fuori di quest'Ordine". E così gli addivenne poi, come santo Francesco gli predisse, però che e' morì fuori dell'Ordine. 
Il dì medesimo, in quell'ora che quello Agnolo si partì, si apparì egli in quella medesima forma a frate Bernardo, il quale tornava da santo Jacopo ed era alla riva d'un grande fiume; e salutollo in suo linguaggio dicendo: "Iddio ti dia pace, o buono frate". E maravigliandosi forte il buono frate Bernardo e considerando la bellezza del giovane e la loquela della sua patria, colla salutazione pacifica e colla faccia lieta sì 'l dimandò: "Donde vieni tu, buono giovane?". Rispuose l'Agnolo: "Io vengo di cotale luogo dove dimora santo Francesco, e andai per parlare con lui e non ho potuto però ch'egli era nella selva a contemplare le cose divine, e io non l'ho voluto storpiare. E in quel luogo dimorano frate Masseo e frate Egidio e frat'Elia; e frate Masseo m'ha insegnato picchiare la porta a modo di frate. Ma frat'Elia, però che non mi volle rispondere della quistione ch'io gli propuosi, poi se ne pentì; e volle udirmi e vedermi, e non potè". Dopo queste parole disse l'Agnolo a frate Bernardo: "Perchè non passi tu di là?". Rispuose frate Bernardo: "Però ch'io temo del pericolo per la profondità dell'acqua ch'io veggio". Disse l'Agnolo: "Passiamo insieme; non dubitare". E prese la sua mano, e in uno batter d'occhio il puose dall'altra parte del fiume. Allora frate Bernardo conobbe ch'egli era l'Agnolo di Dio, e con grande reverenza e gaudio ad alta voce disse: "O Agnolo benedetto di Dio, dimmi qual è il nome tuo". Rispuose l'Agnolo: "Perché domandi tu del nome mio, il quale è maraviglioso?". E detto questo, l'Agnolo disparve e lasciò frate Bernardo molto consolato, in tanto che tutto quel cammino e' fece con allegrezza. E considerò il dì e l'ora che l'Agnolo gli era apparito; e giungendo al luogo dove era santo Francesco con li predetti compagni, recitò loro ordinatamente ogni cosa. E conobbono certamente che quel medesimo Agnolo, in quel dì e in quell'ora, era apparito a loro e a lui. E ringraziarono Iddio. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

giovedì 4 luglio 2019

Frate Bernardo e santo Francesco


Risultati immagini per Frate Bernardo e san Francesco

CAPITOLO TERZO.

Come per mala cogitazione che santo Francesco ebbe contro a frate Bernardo, comandò al detto frate Bernardo che tre volte gli andasse co' piedi in sulla gola e in sulla bocca. 

Il devotissimo servo del Crocifisso messer santo Francesco, per l'asprezza della penitenza e continuo piagnere, era diventato quasi cieco e poco vedea. Una volta tra l'altre si partì del luogo dov'egli era e andò ad un luogo dov'era frate Bernardo, per parlare con lui delle cose divine; e giungendo al luogo, trovò ch'egli era nella selva in orazione tutto elevato e congiunto con Dio. Allora santo Francesco andò nella selva e chiamollo: "Vieni - disse - e parla a questo cieco". E frate Bernardo non gli rispuose niente imperò che essendo uomo di grande contemplazione avea la mente sospesa e levata a Dio; e però ch'egli avea singolare grazia in parlare di Dio, siccome santo Francesco più volte avea provato e pertanto desiderava di parlare con lui. Fatto alcuno intervallo, sì lo chiamò la seconda e la terza volta in quello medesimo modo: e nessuna volta frate Bernardo l'udì, e però non gli rispuose, né andò a lui. Di che santo Francesco si partì un poco isconsolato e maravigliandosi e rammaricandosi in se medesimo, che Frate Bernardo, chiamato tre volte, non era andato a lui. Partendosi con questo pensiero, santo Francesco, quando fu un poco dilungato, disse al suo compagno: "Aspettami qui"; ed egli se ne andò ivi presso in uno luogo solitario, e gittossi in orazione pregando Iddio che gli rivelasse il perché frate Bernardo non gli rispuose. E stando così. gli venne una voce da Dio che disse così: "O povero omicciuolo, di che se' tu turbato? debbe l'uomo lasciare Iddio per la creatura? Frate Bernardo, quando tu lo chiamavi, era congiunto meco; e però non potea venire a te, né risponderti. Adunque non ti maravigliare, se non ti poté rispondere; però ch'egli era lì fuori di sé, che delle tue parole non udiva nulla". Avendo santo Francesco questa risposta da Dio, immantanente con grande fretta ritornò inverso frate Bernardo, per accusarglisi umilmente del pensiero ch'egli avea avuto inverso di lui. E veggendolo venire inverso di sé, frate Bernardo gli si fece incontro e gittoglisi a piedi; e allora santo Francesco li fece levare suso e narrogli con grande umiltà il pensiero e la turbazione ch'avea avuto inverso di lui, e come di ciò Iddio gli avea risposto. Onde conchiuse così: · lo ti comando per santa ubbidienza, che tu faccia ciò ch'io ti comanderò". Temendo frate Bernardo che santo Francesco non gli comandasse qualche cosa eccessiva, come solea fare, volle onestamente ischifare a quella obbidienza, ond'egli rispuose così: "Io sono apparecchiato di fare la vostra ubbidienza, se voi mi promettete di fare quello ch'io comanderò a voi". E promettendoglielo santo Francesco, frate Bernardo disse: "Or dite, padre quello che voi volete ch'io faccia". Allora disse santo Francesco: "Io ti comando per santa ubbidienza che, per punire la mia prosunzione e l'ardire del mio cuore, ora ch'io mi gitterò in terra supino, mi ponga l'uno piede in sulla gola e l'altro in sulla bocca, e così mi passi tre volte e dall'uno lato all'altro, dicendomi vergogna e vitupero, e specialmente mi di': "Giaci, villano figliuolo di Pietro Bernardoni, onde ti viene tanta superbia, che se' vilissima creatura?". Udendo questo frate Bernardo, e benché molto gli fusse duro a farlo, pure per la ubbidienza santa, quanto poté il più cortesemente, adempié quello che santo Francesco gli aveva comandato. E fatto cotesto, disse santo Francesco: "Ora comanda tu a me ciò che tu vuoi ch'io ti faccia, però ch'io t'ho promesso obbidienza". Disse frate Bernardo: "lo ti comando per santa obbidienza ch'ogni volta che noi siamo insieme, tu mi riprenda e corregga de' miei difetti aspramente". Di che santo Francesco forte si maravigliò, però che frate Bernardo era di tanta santità, ch'egli l'avea in grande reverenza e non lo riputava riprensibile di cosa veruna. E però d'allora innanzi santo Francesco si guardava di stare molto con lui, per la detta obbidienza, acciò che non gli venisse detto alcuna parola di correzione verso di lui, il qual egli conoscea di tanta santità; ma quando avea voglia di vederlo ovvero di udirlo parlare di Dio, il più tosto che poteva si spacciava da lui e partivasi. Ed era una grandissima divozione a vedere con quanta carità, riverenza e umiltà santo Francesco padre si usava e parlava con frate Bernardo figliuolo primogenito. A laude e gloria di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.


AMDG et DVM

giovedì 27 giugno 2019

San Francesco d'Assisi


FIORETTI
CAPITOLO SECONDO
Di frate Bernardo da Quintavalle primo compagno di santo Francesco. Il primo compagno di santo Francesco si fu frate Bernardo d'Ascesi, il quale si convertì a questo modo: che essendo Francesco ancora in abito secolare, benché già esso avesse disprezzato il mondo e andando tutto dispetto e mortificato per la penitenza intanto che da molti era reputato stolto, e come era schernito e scacciato con pietre e con fastidio fangoso dalli parenti e dalli strani ed egli in ogni ingiuria e ischerno passandosi paziente come sordo e muto; messere Bernardo d'Ascesi, il quale era de' più nobili e de' più savi della città, cominciò a considerare saviamente in santo Francesco il così eccessivo dispregio del mondo, la grande pazienza nelle ingiurie, che già per due anni così abbominato e disprezzato da ogni persona sempre parea più costante e paziente, cominciò a pensare e a dire fra sé medesimo: Per nessuno modo puote che questo Francesco non abbia grande grazia di Dio. E sì lo invitò la sera a cena e albergo; e santo Francesco accettò e cenò la sera con lui e albergò. E allora, cioè messere Bernardo, si puose in cuore di contemplare la sua santità: ond'egli gli fece apparecchiare un letto nella sua camera propria nella quale di notte sempre ardea una lampana. E santo Francesco, per celare la santità sua immantanente come fu entrato in camera si gittò in sul letto e fece vista di dormire, e messere Bernardo similmente, dopo alcuno spazio, si puose a giaciere, e incominciò a russare forte a modo come se dormisse molto profondamente. Di che santo Francesco, credendo veramente che messere Bernardo dormisse, in sul primo sonno si levò dal letto e puosesi in orazione, levando gli occhi e le mani al cielo, e con grandissima divozione e fervore diceva: "Iddio mio, Iddio mio", e così dicendo e forte lagrimando istette infino al mattutino, sempre ripetendo: "Iddio mio, Iddio mio", e non altro. E questo dicea santo Francesco contemplando e ammirando la eccellenza della divina Maestà, la quale degnava di condescendere al mondo che periva, e per lo suo Francesco poverello disponea di porre rimedio di salute dell'anima sua e degli altri; e però alluminato di Spirito Santo, ovvero di spirito profetico, prevedendo le grandi cose che Iddio doveva fare mediante lui e l'Ordine suo, e considerando la sua insufficienza e poca virtù, chiamava e pregava Iddio, che colla sua pietà e onnipotenza, senza la quale niente può l'umana fragilità, supplesse, aiutasse e compiesse quello per sé non potea. Veggendo messere Bernardo per lo lume della lampana gli atti divotissimi di santo Francesco, e considerando divotamente le parole che dicea, fu toccato e ispirato dallo Spirito Santo a mutare la vita sua. Di che, fatta la mattina, chiamò santo Francesco e disse così: "Frate Francesco, io ho al tutto disposto nel cuore mio d'abbandonare il mondo e seguitare te in ciò che tu mi comanderai". Udendo questo, santo Francesco si rallegrò in ispirito e disse così: "Messere Bernardo, questo che voi dite è opera sì grande e malagevole, che di ciò si vuole richiedere consiglio al nostro Signore Gesù Cristo e pregarlo che gli piaccia di mostrarci sopra a ciò la sua volontà ed insegnarci come questo noi possiamo mettere in esecuzione. E però andiamo insieme al vescovado dov'è un buono prete, e faremo dire la messa e poi staremo in orazione infino a terza, pregando Iddio che 'nfino alle tre apriture del messale ci dimostri la via ch'a lui piace che noi eleggiamo". Rispuose messere Bernardo che questo molto gli piacea; di che allora si mossono e andarono al vescovado. E poi ch'ebbono udita la messa e istati in orazione insino a terza, il prete a' preghi di santo Francesco, preso il messale e fatto il segno della santissima croce, si lo aperse nel nome del nostro Signore Gesù Cristo tre volte: e nella prima apritura occorse quella parola che disse Cristo nel Vangelo al giovane che domandò della via della perfezione: Se tu vuogli essere perfetto, va' e vendi ciò che tu hai e da' a' poveri e seguita me. Nella seconda apritura occorse quella parola che disse Cristo agli Apostoli, quando li mandò a predicare: Non portate nessuna cosa per via, né bastone né tasca, né calzamenti né danari; volendo per questo ammaestrarii che tutta la loro isperanza del vivere dovessono portare in Dio, ed avere tutta la loro intenzione a predicare il santo Vangelo. Nella terza apritura del messale occorse quella parola che Cristo disse: Chi vuole venire dopo me, abbandoni se medesimo, e tolga la croce sua e seguiti me. Allora disse santo Francesco a messere Bernardo: "Ecco il consiglio che Cristo ci dà: va' adunque e fa' compiutamente quello che tu hai udito; e sia benedetto il nostro Signore Gesù Cristo, il quale ha degnato di mostrarci la sua vita evangelica". Udito questo, si partì messere Bernardo, e vendé ciò ch'egli avea (ed era molto ricco), e con grande allegrezza distribuì ogni cosa a' poveri, a vedove; a orfani, a prigioni, a monisterii e a spedali; e in ogni cosa santo Francesco fedelmente e providamente l'aiutava. E vedendo uno, ch'avea nome messere Salvestro, che santo Francesco dava tanti danari a poveri e facea dare, stretto d'avarizia disse a santo Francesco: "Tu non mi pagasti interamente di quelle pietre che tu comperasti da me per racconciare la chiesa, e però, ora che tu hai danari, pagami". Allora santo Francesco, maravigliandosi della sua avarizia e non volendo contendere con lui, siccome vero osservatore del santo Vangelo, mise le mani in grembo di messere Bernardo, e piene le mani di danari, li mise in grembo di messere Salvestro, dicendo che se più ne volesse, più gliene darebbe. Contento messere Salvestro di quelli, si partì e tornossi a casa; e la sera, ripensando di quello ch'egli aveva fatto il dì, e riprendendosi della sua avarizia, considerando il fervore di messere Bernardo e la santità di santo Francesco, la notte seguente e due altre notti ebbe da Dio una cotale visione, che della bocca di santo Francesco usciva una croce d'oro, la cui sommità toccava il cielo, e le braccia si distendevano dall'oriente infino all'occidente. Per questa visione egli diede per Dio ciò ch'egli avea, e fecesi frate Minore, e fu nell'Ordine di tanta santità e grazia, che parlava con Dio, come fa l'uno amico con l'altro, secondo che santo Francesco più volte provò, e più giù si dichiarerà. Messere Bernardo similmente si ebbe tanta grazia di Dio, ch'egli spesso era ratto in contemplazione a Dio; e santo Francesco dicea di lui ch'egli era degno di ogni reverenza e ch'egli avea fondato quest'Ordine; imperò ch'egli era il primo che avea abbandonato il mondo, non riserbandosi nulla, ma dando ogni cosa a' poveri di Cristo, e cominciata la povertà evangelica, offerendo sé ignudo nelle braccia del Crocifisso. Il quale sia da noi benedetto in saecula saeculorum. Amen.

sabato 17 maggio 2014

Santa Chiara, vera figliuola dell'obbedienza...






CAPITOLO 33

Come santa Chiara, per comandamento del Papa, benedisse il pane il quale era in tavola; di che in ogni pane apparve il segno della santa croce.

Santa Chiara, divotissima discepola della croce di Cristo e nobile pianta di messer santo Francesco, era di tanta santità che non solamente i Vescovi e' Cardinali, ma eziandio il Papa disiderava con grande affetto di vederla e di udirla e ispesse volte la visitava personalmente.

Infra l'altre volte andò il Padre santo una volta al munistero a lei per udirla parlare delle cose celestiali e divine; ed essendo così insieme in diversi ragionamenti, santa Chiara fece intanto apparecchiare le mense e porvi suso il pane, acciò che il Padre santo il benedicesse. 

Onde, compiuto il ragionamento ispirituale, santa Chiara inginocchiandosi con grande reverenza sì lo priega che gli piaccia benedire il pane posto a mensa. Risponde il santo Padre: "Suora Chiara fedelissima, io voglio che tu benedica cotesto pane tu e faccia sopra ad essi il segno della santissima croce di Cristo, al quale tu ti se' tutta data". E santa Chiara dice: "Santissimo Padre, perdonatemi, ch'io sarei degna di troppo grande riprensione, se innanzi al Vicario di Cristo io, che sono una vile femminella, presumessi di fare cotale benedizione". E 'l Papa rispuose: "Acciò che questo non sia imputato a presunzione, ma a merito d'ubbidienza, io ti comando per santa obbidienza che sopra questo pane tu faccia il segno della santissima croce e benedicalo nel nome di Dio". 


Allora santa Chiara, siccome vera figliuola della obbidienza, que' pani divotissimamente benedisse col segno della santissima croce di Cristo. Mirabile cosa! subitamente in tutti quelli pani apparve il segno della croce intagliato bellissimo. E allora di que' pani parte ne fu mangiato e parte per lo miracolo riserbati. E il Padre santo, veduto ch'ebbe il miracolo, prendendo del detto pane e ringraziando Iddio si partì, lasciando santa Chiara colla sua benedizione.

In quel tempo dimorava in quel monastero suora Ortulana madre di santa Chiara, e suora Agnese sua sirocchia, amendue insieme con santa Chiara piene di virtù e di Spirito Santo, e con molte altre sante monache. Alle quali santo Francesco mandava di molti infermi; ed elleno con le loro orazioni e col segno della santissima croce a tutti rendevano sanità.

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

AMDG et BVM

mercoledì 14 maggio 2014

I Fioretti di San Francesco


CAPITOLO 17 da' I FIORETTI

Come uno fanciullo fraticino, orando santo Francesco di notte, vide Cristo e la Vergine Maria e molti altri santi parlare con lui.

Uno fanciullo molto puro e innocente fu ricevuto nell'Ordine, vivendo santo Francesco; e stava in uno luogo piccolo, nel quale i frati per necessità dormivano in campoletti. Venne santo Francesco una volta al detto luogo; e la sera, detta Compieta, s'andò a dormire per potersi levare la notte ad orare, quando gli altri frati dormissono, come egli era usato di fare. Il detto fanciullo si puose in cuore di spiare sollecitamente le vie di santo Francesco, per potere conoscere la sua santità e spezialmente di potere sapere quello che facea la notte quando si levava. E acciò che 'l sonno non lo ingannasse, sì si puose quello fanciullo a dormire allato a santo Francesco e legò la corda sua con quella di santo Francesco, per sentirlo quando egli si levasse: e di questo santo Francesco non sentì niente. Ma la notte in sul primo sonno, quando tutti gli altri frati dormivano, si levò e trovò la corda sua così legata e sciolsela pianamente, perché il fanciullo non si sentisse, e andossene santo Francesco solo nella selva ch'era presso al luogo, ed entra in una celluzza che v'era e puosesi in orazione.

E dopo alcuno spazio si desta il fanciullo e trovando la corda isciolta e santo Francesco levato, levossi su egli e andò cercando di lui; e trovando aperto l'uscio donde s'andava nella selva, pensò che santo Francesco fusse ito là, ed entra nella selva. E giungendo presso al luogo dove santo Francesco orava, cominciò a udire un grande favellare; e appressandosi più, per vedere e per intendere quello ch'egli udiva, gli venne veduta una luce mirabile la quale attorniava santo Francesco, e in essa vide Cristo e la Vergine Maria e santo Giovanni Battista e l'Evangelista e grandissima moltitudine d'Angeli, li quali parlavano con santo Francesco. Vedendo questo il fanciullo e udendo, cadde in terra tramortito. Poi, compiuto il misterio di quella santa apparizione e tornando santo Francesco al luogo, trovò il detto fanciullo, col piè, giacere nella via come morto, e per compassione sì lo levò e arrecollosi in braccia e portollo come fa il buono pastore alle sue pecorelle.

E poi sapendo da lui com'egli avea veduta la detta visione, sì gli comandò che non lo dicesse mai a persona, cioè mentre che egli fosse vivo. Il fanciullo poi, crescendo in grazia di Dio e divozione di santo Francesco, fu uno valente uomo in nello Ordine, ed esso dopo la morte di santo Francesco, rivelò alli frati la detta visione.

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

AMDG et BVM

martedì 22 ottobre 2013

"Perché a te, perché a te, perché a te?"

Salve Sancte Pater

CAPITOLO 10 de' I Fioretti

Come frate Masseo quasi proverbiando, disse a santo Francesco che a lui tutto il mondo andava dirieto; ed egli rispuose che ciò era a confusione del mondo e grazia di Dio; perch'io sono il più vile del mondo.

Dimorando una volta santo Francesco nel luogo della Porziuncola con frate Masseo da Marignano, uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio, per la qual cosa santo Francesco molto l'amava; 

uno dì tornando santo Francesco dalla selva e dalla orazione, e sendo allo uscire della selva, il detto frate Masseo volle provare sì com'egli fusse umile, e fecieglisi incontra, e quasi proverbiando disse: "Perché a te, perché a te, perché a te?". Santo Francesco risponde: "Che è quello che tu vuoi dire?". 

Disse frate Masseo: "Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d'udirti e d'ubbidirti? Tu non se' bello uomo del corpo, tu non se' di grande scienza, tu non se' nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?". 
Udendo questo santo Francesco, tutto rallegrato in ispirito, rizzando la faccia al cielo, per grande spazio istette colla mente levata in Dio; e poi ritornando in sé, s'inginocchiò e rendette laude e grazia a Dio; e poi con grande fervore di spirito si rivolse a frate Masseo e disse: "Vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto 'l mondo mi venga dietro? 

Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quell'operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra; e perciò ha eletto me per confondere la nobilità e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch'ogni virtù e ogni bene è da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno"

Allora frate Masseo a così umile risposta, detta con fervore, sì si spaventò e conobbe certamente che santo Francesco era veramente fondato in umiltà.
A laude di Cristo e del poverello Francesco. Amen.

COR HUMILLIMUM MARIAE, 
ORA PRO NOBIS!

lunedì 9 settembre 2013

A confusione del mondo e grazia di Dio




Come frate Masseo quasi proverbiando, disse a santo Francesco che a lui tutto il mondo andava dirieto; ed egli rispuose che ciò era a confusione del mondo e grazia di Dio; perch'io sono il più vile del mondo.


Dimorando una volta santo Francesco nel luogo della Porziuncola con frate Masseo da Marignano, uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio, per la qual cosa santo Francesco molto l'amava; uno dì tornando santo Francesco dalla selva e dalla orazione, e sendo allo uscire della selva, il detto frate Masseo volle provare sì com'egli fusse umile, e fecieglisi incontra, e quasi proverbiando disse: "Perché a te, perché a te, perché a te?". Santo Francesco risponde: "Che è quello che tu vuoi dire?". Disse frate Masseo: "Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d'udirti e d'ubbidirti? Tu non se' bello uomo del corpo, tu non se' di grande scienza, tu non se' nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?". 

Udendo questo santo Francesco, tutto rallegrato in ispirito, rizzando la faccia al cielo, per grande spazio istette colla mente levata in Dio; e poi ritornando in sé, s'inginocchiò e rendette laude e grazia a Dio; e poi con grande fervore di spirito si rivolse a frate Masseo e disse: 

"Vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto 'l mondo mi venga dietro? Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quell'operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra; e perciò ha eletto me per confondere la nobilità e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch'ogni virtù e ogni bene è da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno". Allora frate Masseo a così umile risposta, detta con fervore, sì si spaventò e conobbe certamente che santo Francesco era veramente fondato in umiltà.
A laude di Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Salve Sancte Pater
Patriae Lux
Forma Minorum

lunedì 1 luglio 2013

SANTO ANTONIO, ESSENDO A RIMINO, PREDICÒ A’ PESCI DEL MARE


miracolo che Iddio fece quando santo Antonio, essendo a Rimino,
predicò a’ pesci del mare.

Volendo Cristo benedetto dimostrare la grande santità del suo fedelissimo servo messere santo Antonio, e come divotamente era da udire la sua predicazione e la sua dottrina santa; per gli animali non ragionevoli una volta tra l’altre, cioè per li pesci, riprese la sciocchezza degli infedeli eretici, a modo come anticamente nel vecchio Testamento per la bocca dell’asina avea ripresa la ignoranza di Balaam. Onde essendo una volta santo Antonio a Rimino, ove era grande moltitudine d’eretici, volendoli riducere al lume della vera fede e alla via della verità, per molti dì predicò loro e disputò della fede di Cristo e della santa Scrittura, ma eglino, non solamente non acconsentendo alli suoi santi parlari, ma eziandio come indurati e ostinati non volendolo udire, santo Antonio un dì per divina ispirazione sì se ne andò alla riva del fiume allato al mare; e standosi così alla riva tra ’l mare e ’l fiume, cominciò a dire a modo di predica, dalla parte di Dio alli pesci: “Udite la parola di Dio voi, pesci del mare e del fiume, dappoi che gl’infedeli eretici la schifano d’udire”. E detto ch’egli ebbe così, subitamente venne alla riva a lui tanta moltitudine di pesci grandi, piccoli e mezzani, che mai in quel mare né in quel fiume non ne fu veduta sì grande moltitudine; e tutti teneano i capi fuori dell’acqua e tutti stavano attenti verso la faccia di santo Antonio, e tutti in grandissima pace e mansuetudine e ordine: imperò che dinanzi e più presso alla riva istavano i pesciolini minori, e dopo loro istavano i pesci mezzani, poi di dietro, dov’era l’acqua più profonda, istavano i pesci maggiori.

Essendo dunque in cotale ordine e disposizione allogati li pesci, santo Antonio cominciò a predicare solennemente e dice così: 

“Fratelli miei pesci, molto siete tenuti, secondo la vostra possibilità, di ringraziare il Creatore che v’ha dato così nobile elemento per vostra abitazione, sicché, come vi piace, avete l’acque dolci e salse e havvi dati molti refugi a schifare le tempeste, havvi ancora dato elemento chiaro e trasparente e cibo per lo quale voi possiate vivere. 
Iddio vostro creatore cortese e benigno quando vi creò, sì vi diede comandamento di crescere e di multiplicare, e diedevi la sua benedizione. 
Poi quando fu il diluvio generalmente, tutti quanti gli altri animali morendo, voi soli riserbò Iddio senza danno. 
Appresso v’ha date l’ali per potere discorrere dovunque vi piace. 
A voi fu conceduto, per comandamento di Dio, di serbare Giona profeta e dopo il terzo dì gittarlo a terra sano e salvo. 
Voi offeriste lo censo al nostro Signore Gesù Cristo, il quale egli come poverello non aveva di che pagare. 
Voi fusti cibo dello eterno re Gesù Cristo innanzi resurrezione e dopo, per singolare mistero. 
Per le quali tutte cose molto siete tenuti di lodare e di benedire Iddio, che v’ha dati e tanti e tali benefici più che all’altre creature”. 

A queste e simiglianti parole e ammaestramenti di santo Antonio, cominciarono li pesci aprire la bocca e inchinaron li capi, e con questi e altri segnali di reverenza, secondo li modi a loro possibili, laudarono Iddio. Allora santo Antonio vedendo tanta reverenza de’ pesci inverso di Dio creatore, rallegrandosi in ispirito, in alta voce disse: “Benedetto sia Iddio eterno, però che più l’onorano i pesci acquatici che non fanno gli uomini eretici, e meglio odono la sua parola gli animali non ragionevoli che li uomini infedeli”. E quanto santo Antonio più predicava, tanto la moltitudine de’ pesci più crescea, e nessuno si partia del luogo ch’avea preso.

A questo miracolo cominciò a correre il popolo della città fra li quali vi trassono eziandio gli eretici sopraddetti; i quali vedendo lo miracolo così maraviglioso e manifesto, compunti ne’ cuori, tutti si gittavano a’ piedi di santo Antonio per udire la sua predica. E allora santo Antonio cominciò a predicare della fede cattolica, e sì nobilemente ne predicò, che tutti quegli eretici convertì e tornarono alla vera fede di Cristo, e tutti li fedeli ne rimasono con grandissima allegrezza confortati e fortificati nella fede. E fatto questo, santo Antonio licenziò li pesci colla benedizione di Dio, e tutti si partirono con maravigliosi atti d’allegrezza, e similemente il popolo. E poi santo Antonio stette in Arimino per molti dì, predicando e facendo molto frutto spirituale d’anime.


A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Verbum caro factum est