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lunedì 15 settembre 2014

Non abbiate paura di amare troppo MARIA SS.ma


FERVIDO AMORE PER DIO E OMAGGIO ALLA VERGINE MARIA

Geltrude aveva l'abitudine, (comune del resto fra coloro che si amano), d'indirizzare tutto quanto le pareva bello e gradito verso il suo diletto Gesù. Quando sentiva leggere, o cantare in onore della Vergine, o dei Santi, parole di tenerezza che ridestavano i suoi affetti, ella si indirizzava con slancio del cuore al Re dei re, al Sovrano unicamente amato. 

Ora accadde che, nella solennità dell'Annunciazione, il predicatore si compiacque di esaltare grandemente la Regina del cielo e non parlò dell'Incarnazione del Verbo, causa della nostra salvezza. 
Geltrude ne provò un'intima pena e, passando dopo la predica davanti all'altare della gran Madre di Dio, non potè salutarla con la solita tenerezza dolce e profonda,. ma il suo amore si rivolse tutto verso Gesù, frutto benedetto del seno verginale.
Poco dopo Geltrude si sentì presa da un certo turbamento e chiese a se stessa se, con tali sentimenti, non avesse mal disposta verso di sè la Celeste Sovrana.

Gesù si degnò d'istruirla, dissipando delicatamente le sue inquietudini. 

« Non temere, carissima figlia, d'aver offeso la mia dolce Madre, volgendo tutti i moti del tuo cuore verso di me; Ella al contrario ne è assai soddisfatta. Però, per levarti ogni scrupolo in avvenire, quando tu passerai dinanzi all'altare della mia purissima Madre, saluta divotamente la sua immagine e non curare la mia ». 

« Non sia mai - ribatté vivacemente Geltrude - ch'io trascuri Colui che è tutta la mia gioia e la mia vita, per rivolgere ad altri gli atti della mia riverenza e del mio amore! ». 

Il Signore insistette con ineffabile tenerezza « Mia cara figlia, obbediscimi e ogni qualvolta, noncurante di me, saluterai la Madre mia, ti compenserò come se avessi compiuto, un atto di alta perfezione, anzi come se di gran cuore tu avessi disprezzato innumerevoli beni per accrescere e centuplicare la mia gloria ».

domenica 30 giugno 2013

FESTA DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO


PER LA FESTA DEI SS. APOSTOLI 
PIETRO E PAOLO

Nella festa dei principi degli Apostoli Pietro e Paolo, mentre a Mattutino si cantava il Responsorio: Si diligitis me, Geltrude chiese al Signore quali pecorelle avrebbe potuto pascere per provargli con le opere l'amor suo. 

Rispose Gesù: « Nutri per me cinque agnelli scelti e teneramente amati. Pasci il tuo cuore con meditazioni divine, la tua bocca con parole salutari, i tuoi occhi con sante letture, i tuoi orecchi con l'audizione di buoni consigli, le tue mani con lavoro perseverante. Ogni volta che ti applicherai a uno di questi esercizi mi darai grande prova di amore».

Nelle meditazioni divine, la Santa comprese doversi includere tutti i progetti concepiti per la gloria di Dio ed il profitto personale del prossimo. Le parole salutari e le sante letture comprendevano tutto quanto si accoglie con merito cioè, le sofferenze, i buoni esempi, lo sguardo al Crocifisso. Riguardo ai santi consigli, ella comprese che le orecchie sono nutrite anche quando si riceve con pazienza un rimprovero. Il lavoro costante delle mani, non potendosi praticare simultaneamente con la lettura, va inteso con una certa larghezza, cioè più come intenzione che come azione, giacché l'amabile Salvatore accetta come lavoro anche il semplice desiderio di leggere e persino l'atto di tenere fra mano il libro.

Durante la S. Messa, mentre Geltrude lodava S. Pietro dei privilegi da Dio ricevuti e soprattutto delle taumaturghe parole: Tutto ciò che legherai in terra ecc. (Matt. XVIII, 18) l'Apostolo le apparve adorno di abiti pontificali. Egli stese la mano e la benedisse, per consumare in essa l'opera di salvezza che compie nelle anime in virtù delle suddette parole. 

Mentre si avvicinava alla balaustra per ricevere il Corpo di Cristo, sentiva la sua profonda indegnità. Allora i due Apostoli si posero uno a destra, l'altro alla sua sinistra per condurla con grande onore alla Mensa divina. Al suo arrivo il Figlio di Dio si alzò e, recingendola affettuosamente, le disse: « Sappi, figlia mia, che queste braccia che ti recingono ti hanno realmente guidata verso di me; volli però servirmi del ministero de' miei Apostoli, per aumentare la tua divozione a loro riguardo ». 

Geltrude si rimproverò amaramente di avere dimenticato di onorare S. Paolo con qualche pratica particolare e pregò Gesù stesso di supplire alla sua negligenza.
Mentre faceva il ringraziamento dopo la S. Comunione, Geltrude si vide assisa ai fianchi del Signore, quale regina che se ne sta vicina al re. I principi degli Apostoli piegavano il ginocchio davanti al trono, come cavalieri che si presentano per ricevere i premi distribuiti dal sovrano e dalla loro dama. 

La Santa si chiese con stupore se gli Apostoli non avessero acquistato in terra meriti sufficienti, offrendo così spesso il S. Sacrificio. Gesù la illuminò con questo paragone: « Quantunque sia grande onore per una regina essere Sposa del Re, tuttavia ella gusta una gioia speciale nel giorno delle nozze della sua figlia. Così i Santi, felici nel loro gaudio, si rallegrano però grandemente con l'anima che riceve il S. Sacramento ».

CAP. XLIV, Lib. IV: Rivelazioni di s. Gertrude


mercoledì 12 giugno 2013

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE - RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE « Ogni verità mi riesce sospetta, se non è confermata dall'autorità della Sacra Scrittura »

COSE MIRABILI! LEGGETE! E BENEDICIAMO IL SIGNORE!

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE - RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE

LIBRO PRIMO

PROLOGO

Lo spirito consolatore, distributore d'ogni bene « che spira dove vuote » (Giov. III, 8) come vuole e quando vuole, tiene abitualmente nascosti i segreti del suo amore, ma talvolta li manifesta per il vantaggio delle anime. S. Geltrude ce ne fornisce un chiaro esempio: quantunque la divina bontà l'abbia sempre ricolmata di favori, pure, solo ad intervalli le ordinò di pubblicare le meraviglie della sua divina tenerezza.
Questo libro fu scritto in diverse epoche. La prima parte fu redatta otto anni dopo le prima manifestazioni divine; la seconda venne terminata circa vent'anni più tardi: il Signore si degnò di gradire tale lavoro. Infatti, compiuto il primo libro, Geltrude lo presentò al Signore con umiltà e divozione: Egli, nella sua infinita bontà, le disse: « Nessuno potrà allontanare da me il memoriale dell'abbondanza della mia divina soavità ». Da queste parole comprese che Nostro Signore voleva dare al libro il titolo « Memoriale dell'abbondanza della divina soavità ».
Aggiunse Gesù: « Se qualcuno cerca in queste pagine il bene spirituale della sua anima„ l'attirerò a me vicino e prenderò parte alla lettura, tenendo il libro nelle mie stesse mani; Quando due persone leggono insieme uno stesso libro, una sembra aspirare l'alito dell'altra. Così io aspirerò il soffio dei desideri di quest'anima, ed essi commoveranno in suo favore le viscere della mia misericordia: da parte mia le farò respirare il soffio della Divinità così che ne sarà interiormente ringiovanita ». Il Signore si compiacque di affermare: « Chi, con tale intenzione, trascriverà le parole di questo libro, riceverà, ad ogni detto, numeroso frecce d'amore scoccate dall'infinita dolcezza del mio sacratissimo Cuore, e la sua anima ne proverà delizie ineffabili ».


Una notte, mentre si stava preparando la seconda parte, ella si lamentò con Nostro Signore. Egli la consolò con grande bontà e, fra l'altro, le disse: « Ti ho scelta per essere la luce delle nazioni e per diffondere la salvezza fino all'estremità della terra » (Is. XLIX). Comprendendo ch'Egli accennava al suo libro, appena iniziato, Geltrude esclamò: « Come mai, o Signore, questo libro potrà essere la luce delle nazioni, mentre io desidero che rimanga incompiuto, e che nessuno conosca le pagine già scritte? ». Il Signore rispose: «Quando scelsi Geremia per essere mio profeta, egli non sapeva nè parlare, nè agire in modo conveniente: eppure volli riprendere i popoli e i re con le parole della sua bocca. Così coloro che ho destinato di attirare, per tuo mezzo, alla luce della conoscenza e della verità, non saranno delusi, perchè nessuno può ostacolare la predestinazione eterna: coloro che ho predestinato li chiamerò, e coloro che chiamerò saranno giustificati, secondo il mio volere».
Altra volta, mentre Geltrude si sforzava di ottenere da Nostro Signore il permesso d'interrompere il libro, sembrandole che i suoi Superiori fossero dello stesso parere, il Salvatore le rispose con bontà: « Ma, non sai che l'ordine della mia volontà, è superiore a ogni altra obbedienza? Poiché desidero questo libro, perchè turbarti? Io stesso stimolo colei che lo scrive, io stesso l'aiuterò, custodendo poi intatto quello che considero bene mio proprio ». Allora ella uniformò la sua volontà al divin beneplacito, e chiese: « Amatissimo Signore, quale titolo darai a questo libro? ». Rispose Gesù: « Questo libro è mio: esso verrà intitolato: L'araldo dell'amore divino, perchè farà pregustare alle anime il sovrabbondante mio amore ». Colpita d'ammirazione Geltrude insistette: « Gli ambasciatori e gli araldi godono abitualmente grande autorità ebbene quale autorità accorderai a questo libro? ». Rispose il Signore: « Chi, per la mia gloria, leggerà questo libro con salda fede, umile divozione, amorosa riconoscenza, per il bene della sua anima, riceverà, in virtù della mia divinità, la remissione dei peccati veniali, la grazia delle consolazioni superne, ed una disposizione speciale a ricevere continui accrescimenti dei beni celesti ».
In seguito comprese che Dio bramava che le due parti di quest'opera fossero riunite in uno solo libro: perciò con preghiere ferventissime chiese come mai si potesse riunire in un solo volume due libri aventi titolo differente. Il Signore rispose: « Spesso un padre e una madre sono maggiormente stimati per le buone qualità dei loro figli: così io ho voluto che questo libro venisse composto in due parti e che indicasse, col suo stesso titolo, il carattere di questa doppia. origine, cioè: « L'araldo del memoriale dell'abbondanza del divino amore» perchè, facendo conoscere il mio amore, ne perpetuasse la memoria fra gli eletti ».
Dal contesto dell'opera appare evidente che Geltrude fu sempre favorita dalla divina presenza: pure talora si trovano espressioni del genere: « Il Signore le apparve » oppure « Egli venne a lei vicino ». Infatti, benchè per un privilegio speciale Egli le fosse quasi sempre presente, pure talvolta a lei si mostrava sotto apparenze più sensibili, quando voleva istruire altre anime, quasi adattandosi alla debolezza delle medesime: spesso, nel racconto di tali manifestazioni, dovremo concludere che il buon Dio, il quale ama tutti gli uomini, vuole la salvezza di tutte le anime, pur non comparendo che a una sola.
Nei giorni feriali, coma nei festivi, il Signore le prodigava le sue grazie, svelandosi al suo sguardo, talvolta con immagini sensibili, tal altra con le più pure illustrazioni dell'intelletto. In questo libro però parla generalmente con immagini sensibili, per essere meglio compreso da ogni sorta di lettore. L'opera fu divisa in cinque libri: il primo contiene l'elogio della persona che fu l'oggetto dei divini favori, ed esprime le grazie ch'ella ricevette. Nel secondo si narrano come furono accolti tali favori, ed i ringraziamenti ch'ella offerse al suo Dio: questo secondo libro è tutto scritto di sua mano, dietro l'ispirazione del divin Paracleto. Il terzo, narra alcuni benefici che le furono accordati. Il quarto racconta le visite con cui la divina Bontà si degnò di consolarla in alcune feste. Nel quinto sono raccolte le rivelazioni che il Signore le fece riguardo al merito di parecchi defunti, e le consolazioni di cui volle colmarla nel beato suo transito.
Conviene però tenere conto della raccomandazione di Ugo di S. Vittore: « Ogni verità mi riesce sospetta, se non è confermata dall'autorità della Sacra Scrittura ». Ed aggiunse: « Per quanto verosimile, una rivelazione non può essere accettata, se non ha il sigillo di Mosè e di Elia, cioè della Sacra Scrittura ». Perciò ho segnato in margine i testi che la mia mente semplice e poco esperimentata ha potuto ricordare al momento, nella speranza che altri, più abili e più colti, possano allegare prove autorevoli, convenienti, decisive.
Sacerdos alter Christus

sabato 25 maggio 2013

Santa Geltrude (Gertrude) la Grande - Vergine


S.Geltrude la Grande 
Santa Geltrude (Gertrude) la Grande - Vergine (16 novembre)
Eisleben (Germania), ca. 1256 - Monastero di Helfta (Germania), 1302
Geltrude, detta la grande, entrò nel monastero cistercense di Helfta.
Donna di profonda cultura anche profana, alimentò la sua vita spirituale nella liturgia specialmente eucaristica, nella Scrittura e nei Padri.
Ebbe un'elevata esperienza mistica, caratterizzata dal vivo senso della libertà dei figli di Dio e da una teneradevozione all'umanità di Cristo.
Precorse il culto al Cuore di Gesù. (Mess. Rom.)
Etimologia: Geltrude = la vergine della lancia, dal tedesco
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: Santa Geltrude, detta Magna, vergine, che, fin dall’infanzia si dedicò con grande impegno e ardore alla solitudine e agli studi letterari e, convertitasi totalmente a Dio, entrò nel monastero cistercense di Helfta vicino a Eisleben in Germania, dove percorse mirabilmente la via della perfezione, consacrandosi alla preghiera e alla contemplazione di Cristo crocifisso.
Il suo transito si celebra domani.
(17 novembre: A Helfta vicino a Eisleben nella Sassonia in Germania, anniversario della morte di santa Geltrude, vergine, la cui memoria si celebra il giorno precedente a questo).
 
Invece delle origini familiari, conosciamo le sue passioni giovanili: letteratura, musica e canto, arte della miniatura.
Per una ragazza del suo tempo, queste non sono cose tanto comuni.
Gertrude, infatti, ha fatto i suoi studi, ed è certo quindi che veniva da una famiglia benestante.
Ma non era figlia di nobili, come hanno scritto alcuni, confondendola con un’altra Gertrude.
Comunque, già all’età di cinque anni, la sua famiglia la mette a scuola nel monastero di Helfta, in Sassonia, che all’epoca segue le consuetudini cistercensi.
E qui Gertrude trova la grande Matilde di Magdeburgo, maestra di spiritualità e anche di bello scrivere: la narrazione delle sue esperienze mistiche, Lux divinitatis, costituisce un elegante testo poetico.
Matilde è il personaggio decisivo nella vita interiore di molte giovani che l’avvicinano, maestra di una spiritualità fortemente attratta dal richiamo mistico.
A questa scuola cresce Gertrude, che tuttavia non sembra percorrere tranquillamente la frequente trafila alunna-postulante-monaca.
Alcune fonti, addirittura, le attribuiscono momenti di vita “dissipata”.
Però a 26 anni diventa un’altra; o, come dirà successivamente lei stessa: il Signore, "più lucente di tutta la luce, più profondo di ogni segreto, cominciò dolcemente a placare quei turbamenti che aveva acceso nel mio cuore".
Una mutazione che sorprende molti, e che lei stessa attribuisce a una visione, seguita poi da altri fenomeni eccezionali come visioni, estasi, stigmate.
E in aggiunta vengono a tormentarla le malattie.
Ma accade a lei come ad altre donne e uomini misteriosamente “visitati” che l’infermità fisica, invece di fiaccarli, li stimola.
Gertrude vorrebbe vivere in solitudine questa avventura dello spirito, ma non sempre può: le voci corrono, arriva al monastero gente per confidarsi, per interrogarla, anche semplicemente per vederla.
E questa contemplativa malata ha momenti di stupefacente attivismo, nel contatto con le persone e nell’impegno di divulgatrice del culto per l’umanità di Gesù Cristo, tradotta nell’immagine popolarissima del Sacro Cuore.
Accoglie tanti disorientati e cerca di aiutarli.
Per raggiungerne altri scrive, sull’esempio di Matilde, e lo fa con l’eleganza che è frutto dei suoi studi.
Quell’impegno di adolescente e di giovane nelle discipline scolastiche l’ha preparata a essere “apostolo” nel modo richiesto dai suoi tempi.
E anche precorritrice di Teresa d’Avila e di Margherita Maria Alacoque.
La fama di santità l’accompagna già da viva, e dura nel tempo, anche se ci vorrà qualche secolo per il riconoscimento ufficiale del suo culto nella Chiesa universale.
Ma per chi l’ha conosciuta e ascoltata, Gertrude è già santa al momento della morte nel monastero di Helfta, all’età di circa 46 anni.
(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - Santa Geltrude la Grande, pregate per noi.

COR IESU MISERERE NOBIS