venerdì 28 giugno 2013

Parabola dell'uomo stolto e del bambino saggio.


Le parabole di Gesù
(046)
Parabola dell'uomo stolto e del bambino saggio (513.3)

Un uomo un giorno si sentì chiamare da un grande re il quale gli disse: "Ho saputo che tu sei meritevole di un premio perchè sei saggio e onori la tua città col lavoro e con la scienza. Orbene io non ti darò questo o quello, ma ti porterò nella sala dei miei tesori, e tu sceglierai quello che vuoi, ed io te lo darò. In tal modo giudicherò anche se tu sei quale la fama ti descrive."



E contemporaneamente il re, accostatosi al terrazzo che cingeva il suo atrio, gettò uno sguardo sulla piazza che era davanti al palazzo reale e vide passare un fanciulletto in povere vesti, un piccolo certo di poverissima famiglia, forse un orfano e mendico. Si volse ai suoi servi dicendo: "Andate da quel fanciullo e portatemelo."

I servi andarono e tornarono con il fanciullino tremante di trovarsi al cospetto del re. Per quanto i dignitari di corte gli dicessero: "Inchinati, saluta, di': <Onore e gloria a te, mio re. Piego il ginocchio davanti a te, potente che la Terra esalta come essere che più grande non c'è>" il fanciullo non voleva inchinarsi e dire quelle parole, e i dignitari, scandalizzati, lo scrollavano duramente e dicevano: "O re, questo fanciullo zotico e lercio è un obbrobrio nella tua dimora. Lascia che noi lo si cacci di qui, in mezzo alla via. Se brami avere al tuo fianco un fanciullo noi andremo a cercartelo fra i ricchi della città, se sei stanco dei nostri, e te lo porteremo. Ma non questo zotico che non sa neppur salutare!..."

L'uomo ricco e saggio, che prima si era umiliato in cento inchini, profondi, come fosse davanti all'altare, disse: "I tuoi dignitari dicono bene. Per la maestà della tua corona devi impedire che non sia data alla tua sacra persona l'omaggio che le si spetta" e nel dire queste parole ancora si prostrava sino a baciare il piede del re.

Ma il re disse: "No. Io voglio questo fanciullo. Non solo. Ma voglio condurlo lui pure nella stanza dei miei tesori perchè scelga ciò che vuole e io glielo darò. Che forse non mi è concesso, perchè sono re, di fare felice un povero fanciullo? Non è forse mio suddito come voi tutti? Ha forse colpa di essere infelice? No, viva Dio, io lo voglio fare contento almeno una volta! Vieni, fanciullo, e non temere di me" e gli porse la mano che il fanciullo prese semplicemente dandogli sopra un bacio spontaneo. Il re sorrise. E fra due file di dignitari curvi, nell'ossequio, su tappeti di porpora a fiori d'oro, si diresse verso la stanza dei tesori, avendo a destra l'uomo ricco e saggio, e a sinistra il fanciullo ignorante e povero.

E il manto regale era in grande contrasto con la vesticciuola sfilacciata e i piedini scalzi del povero bambino.

Entrarono nella stanza dei tesori della quale due grandi della Corte avevano aperto la porta. Era una stanza alta, rotonda, senza finestre. Ma la luce pioveva dal soffitto che era tutto un'enorme lastra di mica. Una luce mite e che pur faceva lucere le borchie d'oro dei forzieri e i nastri porporini di molti rotoli messi su alti e ornati leggii. Rotoli pomposi, dalla bacchetta preziosa, dal fermaglio e il segno ornato di pietre splendenti. Opere rare che soltanto un re poteva possedere. E, negletto su un leggio severo, scuro, basso, un piccolo rotolo attorcigliato su un legnetto bianco, legato con un filo rustico, polveroso come cosa negletta.

Il re disse indicando le pareti: "Ecco, qui sono tutti i tesori della Terra, e altri più grandi ancora dei tesori terrestri. Perchè qui sono tutte le opere dell'ingegno umano, e vi sono anche opere che vengono da fonti soprumane. Andate, prendete ciò che volete".
E si mise al centro della stanza, con le braccia conserte, ad osservare.

L'uomo ricco e saggio si diresse prima ai forzieri e ne alzò i coperchi con ansia sempre più febbrile. Oro in verghe e oro in monili, argento, perle, zaffiri, rubini, smeraldi, opali... scintillii da tutti i cofani.... gridi di ammirazione ad ogni apertura... E poi si diresse ai leggii, e leggendo il titolo dei rotoli, nuovi gridi di ammirazione uscivano dalle sue labbra, e infine l'uomo, acceso di entusiasmo, si volse al re e disse. "Ma tu hai un tesoro senza paragone e le pietre eguagliano in valore i rotoli e questi quelle! E posso proprio scegliere liberamente?"
"L'ho detto. Come tutto ti appartenesse."
L'uomo si gettò col volto al suolo dicendo: "Io ti adoro, o gran re!" E si alzò, correndo prima ai cofani, poi ai leggii, prendendo da questi e quelli il meglio che vedeva.

Il re, che aveva sorriso una prima volta fra la barba vedendo la febbre con cui l'uomo correva da forziere a forziere, e una seconda vedendolo gettarsi a terra adorando, e che sorrideva per la terza volta vedendo con che cupidigia e con qual regola e preferenze sceglieva gemme e libri, si volse al bambino che era rimasto al fianco dicendogli: "E tu non vai a scegliere le belle pietre o i rotoli di valore?"

Il bambino scosse il capo per dire di no.
"E perché?"
"Perchè per i rotoli non so leggere e per le pietre... non ne conosco il valore. Per me sono sassolini e nulla più."
"Ma ti farebbero ricco..."
"Non ho padre, nè madre, nè fratello. A che mi servirebbe andare al mio rifugio con un tesoro al seno?"
"Ma potresti con quello comperarti una casa..."
"Ci abiterei sempre solo".
"Delle vesti."
"Avrei sempre freddo perchè manca l'amore dei parenti".
"Dei cibi".
"Non potrei saziarmi dei baci della mamma, nè comperarli a nessun prezzo."
"Dei maestri e imparare a leggere..."
"Questo mi piacerebbe di più. Ma cosa leggere, poi?"
"Le opere dei poeti, dei filosofi, dei saggi... e le parole antiche e le storie dei popoli."
"Inutili cose, vane o passate... Non merita".

"Che stolto fanciullo!" esclamò l'uomo che aveva ormai le braccia cariche di rotoli, e la cintura e la tunica sul petto gonfia di gemme.
Il re sorrise ancora fra la sua barba. E preso il fanciullo in braccio lo portò ai forzieri e affondando la mano nelle perle, nei rubini, nei topazi, nelle ametiste, facendole cadere come pioggia scintillante, lo tentò a prenderne.

"No, o re, non ne voglio. Vorrei un'altra cosa..."
Il re lo portò ai leggii e lesse strofe di poeti, episodi di eroi, descrizioni di paesi.
"Oh! leggere è più bello. Ma non è questo che vorrei..."
"E che dunque? Parla e te lo darò, fanciullo."
"Oh! non credo, o re, che tu lo possa nonostante la tua potenza. Non è cosa di quaggiù..."
"Ah! vuoi opere non della Terra! Ecco allora: qui sono le opere dettate da Dio ai suoi servi. Ascolta." e lesse pagine ispirate.
"Questo è molto più bello. Ma per capirlo bene bisogna prima sapere bene il linguaggio di Dio. Non c'è un libro che lo insegni, che ci faccia capire cosa è Dio?"

Il re ebbe un atto di stupore e non rise più, ma si strinse al cuore il fanciullo.
L'uomo invece rise beffardo dicendo: "Neanche i più sapienti sanno ciò che è Dio, e tu, fanciullo ignorante, lo vuoi sapere? Se vuoi farti ricco con ciò!..."

Il re lo guardò severo mentre il piccolo rispondeva: "Io non cerco ricchezze, cerco amore, e mi fu detto un giorno che Dio è Amore."
Il re lo portò presso il leggio severo dove era il piccolo rotolo, legato di cordicella e polveroso. Lo prese, lo svolse e lesse le prime righe: "Chi è piccolo venga a Me e Io: Dio, gli insegnerò la scienza dell'amore. In questo libro essa è, e Io..."
"Oh! questo voglio! E conoscerò Dio, e tutto avrò, Lui avendo. Dammi questo rotolo, o re, e io sarò felice."

"Ma è senza valore di denaro! Quel fanciullo è proprio stolto! Non sa leggere e prende un libro! Non è sapiente e non si vuole istruire. E' misero e non prende tesoro."

"Io mi sforzerò a possedere l'amore, e questo libro me lo insegnerà. Che tu sia benedetto, o re, perchè mi dai di che non sentirmi più orfano e povero!"

"Almeno adoralo come ho fatto io, se credi di esser divenuto per suo mezzo tanto felice!"
"Io non adoro l'uomo, ma Dio che lo ha fatto buono così".

"Questo fanciullo è il vero saggio nel mio regno, o uomo che usurpi la fama di saggio. Tu sei divenuto ebbro per orgoglio e avidità al punto di porre l'adorazione alla creatura in luogo di offrirla al Creatore. E ciò perchè la creatura ti dava pietre e opere umane.
E non hai pensato che le gemme che hai, e io le ho avute, perchè Dio le ha create, e hai i rotoli rari dove è il pensiero dell'uomo perchè Dio ha dato all'uomo l'intelletto. Questo piccolo che ha fame e freddo, che è solo, che è stato percosso da tutti i dolori, che sarebbe scusato e scusabile se divenisse ebbro davanti alle ricchezze, ecco che sa dare il giusto grazie a Dio per avere fatto buono il mio cuore, e non cerca che l'unica cosa necessaria: amare Dio, conoscere l'amore per avere le vere ricchezze qui e oltre. 

Uomo: io ho promesso che ti avrei dato ciò che avresti scelto: parola di re è sacra. Va' dunque con le tue pietre e i tuoi rotoli: sassolini multicolori e... paglia di umano pensiero. E vivi tremando per i ladri e per le tignole, i primi nemici delle gemme, le seconde delle pergamene. E abbacinati coi fatui bagliori di quelle scaglie, e disgustati col dolciastro sapore della scienza umana che è solo sapore e non nutrimento. Va'. Questo fanciullo resterà al mio fianco, e insieme ci sforzeremo di leggere il libro che è amore, ossia Dio. E non avremo bagliori fatui di fredde gemme, nè il dolciastro sapore di paglia delle opere di umano sapere. Ma i fuochi dello Spirito Eterno ci daranno sino da qui l'estasi del Paradiso e possederemo la Sapienza, fortificante più che vino, nutriente più di miele. Vieni, fanciullo, al quale la sapienza ha mostrato il suo volto perchè tu la desiderassi come sposa verace":

E cacciato l'uomo prese con sè il fanciullo e lo istruì nella divina Sapienza perchè fosse un giusto e un re degno della sacra unzione sulla Terra, e un cittadino del Regno di Dio oltre la vita.
(Spiegazione)
della parabola 

Questa è la parabola promessa ai piccoli e proposta agli adulti.
Ricordate Baruc?   Egli dice: “Per qual motivo, o Israele, sei in terra nemica, invecchi in paese straniero, sei contaminato fra i morti e annoverato fra quelli che scendono nell’abisso? ”  E risponde: “Perché hai abbandonato la fonte della Sapienza.   Se tu avessi camminato sulla via di Dio saresti vissuto a lungo, in pace e per sempre”.   (…)

Il popolo di Dio soffre perché ha abbandonato la Sapienza. Come potete possedere prudenza, forza, intelligenza, come potete neppur sapere dove si trovano, per poter conseguentemente sapere le cose minori, se non state più ad abbeverarvi alle fonti della Sapienza?
Il suo Regno non è di questa Terra, ma la misericordia di Dio ne concede la fonte. Essa è in Dio. E’ Dio stesso. Ma Dio apre il suo seno perché essa scenda a Voi.  (…)

Perché per salire al Cielo con lo spirito e comprendere le lezioni della Sapienza occorre uno spirito umile, ubbidiente e soprattutto tutto amore, essendo che la Sapienza parla il suo linguaggio, ossia parla il linguaggio dell’amore essendo essa Amore. 

Per conoscere i suoi sentieri ci vuole uno sguardo limpido e umile, libero dalla concupiscenza triplice. Per possedere la Sapienza occorre comperarla con le monete vive: le virtù. (…) 
Una sola cosa è necessaria. Possedere la Sapienza. A costo anche della vita. Perché la vita non è la cosa più preziosa e meglio vale perdere cento vite a perdere la propria anima.

Sancte Antoni, ora pro nobis!

Um grande e corajoso homem de fé



3.837- Mensagem de Nossa Senhora,
 transmitida em 24/06/2013

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Queridos filhos, caminhais para um futuro de grandes provações espirituaisOs homens e mulheres de fé carregarão pesada cruzO futuro da Igreja será marcado por uma grande divisão e uma triste ditadura religiosa.Sofro por aquilo que vem para vós. Dobrai vossos joelhos em oração. Meu Jesus não vos abandonará. Um grande e corajoso homem de fé conduzirá a Igreja pelo caminho da verdadeCorajoso como João Batista, disposto ao sacrifício. Não recueis. A vitória será do Senhor e de Seus escolhidos. Aconteça o que acontecer, amai e defendei a verdade. Esta é a mensagem que hoje vos transmito em nome da Santíssima Trindade. Obrigada por Me terdes permitido reunir-vos aqui por mais uma vez. Eu vos abençôo, em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo. Amém. Ficai em paz. 



3.836- Mensagem de Nossa Senhora, transmitida em 22/06/2013

Versão para impressão
Queridos filhos, Pedro encontrará Judas em seu caminhoPedra em cima de pedra. Peço-vos que intensifiqueis vossas orações pela Igreja do Meu Jesus. A fumaça do demônio penetrou dentro da Igreja e cegou muitos consagrados. Sofro por aquilo que vem para vós. Sede homens e mulheres de fé. Não permitais que a chama da fé se apague dentro de Vós. Tende coragem. Permanecei na verdade e defendei-a. Depois de toda tribulação espiritual virá a vitória. Avante sem medo. Esta é a mensagem que hoje vos transmito em nome da Santíssima Trindade. Obrigada por Me terdes permitido reunir-vos aqui por mais uma vez. Eu vos abençôo, em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo. Amém. Ficai em paz. 


SATANAM, sicut fulgur


“VIDEBAM SATANAM, sicut fulgur, DE COELO CADENTEM”
Lc 10, 18.


Egli disse loro:
“Io vedevo cadere dal cielo Satana come un fulmine
Luca 10, 18.







domenica 23 giugno 2013

STORIA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE: 8. LA CONVERSIONE COSTA. 9. L'INCONTRO CON IL PAPA. 10. PERCHE' ALLE TRE FONTANE?

DIO CI BENEDICA E LA VERGINE CI PROTEGGA!



8. LA CONVERSIONE COSTA

Con l'afflusso dei fedeli alla grotta iniziarono anche le reazioni contrarie, specialmente da parte del clero. Un mattino, un cartello stampato, inchiodato di notte all'ingresso della grotta stessa, invitava i fedeli a non prestare fede ai fatti prima del giudizio dell'autorità ecclesiastica. Il parroco della vicina parrocchia rurale della «Montagnola» veniva ogni giorno a osservare l'afflusso dei fedeli alla grotta, ne allontanava suore, religiosi e sacerdoti e toglieva zelantemente ogni volta i fiori che vi erano lasciati, affinché non si creassero illusioni riguardo al famoso profumo «misterioso» che molti asserivano di sentire e non si attribuisse a fenomeno soprannaturale quello che avrebbe potuto essere la normale emanazione profumata di un fiore. 

Eppure alcuni testimoni di provata oggettività lo sentirono più di una volta. Dicevano che «il profumo era delizioso, piuttosto difficile a definirsi: tra il garofano e la vaniglia». Altre volte è stato avvertito un odore di rose, o anche una forte fragranza di gigli. Il 20 di agosto, festa di san Bernardo, devoto insigne della Vergine e riformatore dei Trappisti, nonché abate della Trappa delle Tre Fontane nel 1100, l'ondata di profumo fu particolarmente intensa e il 12 settembre, festa del santo Nome di Maria, parecchie centinaia di persone poterono aspirare, a più riprese e per lungo tempo, l'insolito profumo. 


Frattanto i giornali avevano dato più volte notizia di guarigioni miracolose, avvenute con riferimento alla grotta o a qualcosa di essa, come terra o schegge di roccia. Tali notizie avevano impressionato molto la popolazione, che sempre più numerosa accorreva alle Tre Fontane, al punto che l'Azienda Tranviaria di Roma fu costretta ad aumentare il numero delle corse in direzione del luogo delle apparizioni. 

Bruno continuava il suo lavoro di tranviere, collaborava in parrocchia e ora a tutti proclamava la grande misericordia di Dio e la tenerezza materna di Maria. Quella «Chiesa» che egli aveva tanto combattuta ora era per lui rifugio sicuro di salvezza ed egli si era messo tutto a sua disposizione. Aveva subito messo in pratica le parole della Bella Signora: «Entra nell'ovile santo, corte celeste in terra». Ora anche lui faceva parte di quella corte celeste, anche se l'appartenervi gli costava moltissimo. 

Non si cambia tutta una vita in un solo momento, quasi per magia. E nella conversione, anche se essa è principalmente opera di Dio, non può mancare la libera e sofferta adesione dell'uomo. Adesione illuminata e confortata sempre dal confessore, come riconoscerà Bruno stesso: «La Vergine non mi mandò dal dirigente del mio partito, né dal capo della setta protestante, ma dal ministro di Dio, perché egli è il primo anello della catena che lega la terra al Cielo». Non sarà certamente la visione celestiale a rendergli facile il cammino. Anzi, a volte, proprio questa può acuire ancora di più la lotta e scavare sempre di più il contrasto tra «l'uomo vecchio» e «l'uomo nuovo» che sta nascendo. 








Viene consolato da un sogno rivelatore. In una delle sue notti insonni, quando riesce finalmente ad assopirsi, Bruno si trova su un sentiero aspro, ripido, che si restringe sempre di più, man mano che si avvicina alla vetta illuminata da una luce misteriosa. Ogni passo gli costa uno sforzo immane. Il sole batte in modo implacabile. Madido di sudore, teme di non farcela. "Questa strada", pensa nel sonno, "è veramente impossibile". Durante questa ascesa si fanno udire voci suadenti e compassionevoli che lo invitano a fermarsi, a rinunciare, a tornare indietro e a prendere un'altra strada vicina, più agevole e spaziosa
Le parole di Gesù riguardo alle due strade in quel sogno si fanno viva realtà. Ma con determinazione e costanza Bruno, sempre nel sogno, continua nel cammino intrapreso fino a giungere alla vetta e allora viene pervaso da una grande gioia. 

E qui il sogno svanisce. Il suo rapporto poi con la Madonna, verso la quale prima nutriva fastidio e acredine, dopo averla vista a faccia a faccia era cambiato immediatamente e totalmente. Lo prova il blocco per gli appunti che aveva in mano quel pomeriggio vicino alla grotta: la prima pagina contiene citazioni prese dalla Scrittura, interpretate in senso contrario ai privilegi della Madonna, da Bruno indicata col semplice nome di Maria. Questa pagina è bruscamente interrotta. Quella immediatamente seguente, anch'essa scritta a matita, è riempita di brevi frasi o parole isolate scritte subito dopo la visione, e il semplice nome di Maria della prima pagina è sostituito da «la Vergine», «la Madonna», «la Madre di Dio», proprio i termini che prima non voleva sentire. Il contrasto stridente tra le due pagine è impressionante, segno evidente di un cambiamento di atteggiamento verso la «Madre di Dio», espressione questa che poco tempo prima lo avrebbe mandato in bestia solo all'udirla. 


Da aprile al 6 di giugno, secondo le confidenze di Bruno a un giornalista, la Madonna gli era apparsa altre volte, ma non gli aveva parlato: gli aveva soltanto sorriso. Il solito sorriso di Maria quando vuole esprimere la propria gioia e la propria soddisfazione per il figlio che si sta comportando bene, un figlio di cui lei ora va fiera... E gli sorride per infondergli coraggio e sicurezza di fronte alle immancabili difficoltà, incomprensioni e scoraggiamenti. Con quel sorriso impresso nel ricordo e nel cuore si può continuare ad andare avanti. E proprio in quella data, Bruno si domanda: "Chi sa se la Madonna vorrà lì una cappella o una chiesa? Aspettiamo. Lei ci penserà. A me ha detto: Sii prudente con tutti!"
Effettivamente le cose di Dio, specialmente quelle di questo tipo, vanno gestite sempre non solo con molta saggezza ma anche con molta prudenza, con tutti, uomini di Chiesa compresi. E la Madonna lo sa benissimo. Per questo mette in guardia il veggente, sempre in pericolo di lasciarsi trasportare dall'entusiasmo e rovinare tutto. 

Ma il cammino di conversione è fatto anche di ricordi del passato che diventano purificatori. E questi ricordi si affacciano al veggente non solo nella sua memoria ma anche, e forse soprattutto, nelle persone a cui ha fatto del male. E sono questi i ricordi più vivi e dal dolore più cocente che la Madonna non gli risparmia. Perché la purificazione è necessaria e diventa più intensa quanto più si è messi davanti alle sofferenze vive procurate al nostro prossimo, che di esse sta portando ancora le conseguenze. Perché il male fatto non si elimina nelle sue conseguenze con il solo pentimento...: le conseguenze rimangono. Non si può compiere il male con leggerezza, perché, messi in moto certi meccanismi, questi non sempre si fermano con la nostra conversione... 


E la Madonna vuole che i suoi figli si rendano conto di questa terribile realtà. Lo prova questo fatto della vita di Bruno, di cui si è venuti a conoscenza. Un giorno, dopo la sua conversione, viene invitato da una signorina del gruppo «Pro Sanctitate» a visitare un sacerdote infermo. Egli accetta immediatamente, anche perché l'odio che prima nutriva verso i sacerdoti ora gli si è mutato in venerazione e amore. Entrato nella stanza, si trova davanti proprio una delle sue vittime. Infatti un giorno, durante il servizio, avendo scorto un religioso che stava scendendo dal tram, preso da un impeto di odio, gli aveva chiuso con forza la porta, facendolo cadere malamente. In quella caduta il sacerdote si era fratturato un femore e aveva dovuto essere portato d'urgenza all'ospedale. Ora se lo ritrova davanti, ridotto in quello stato a causa del suo gesto. «Reverendo», gli dice, «ricorda ciò che le avvenne quel giorno scendendo dal tram? Sono stato io a chiuderle violentemente la porta in faccia prima del tempo, con lo scopo di farla cadere e procurarle qualche malanno... Allora ero nemico dei preti, ora invece non più... Le chiedo vivamente perdono». E gli fa da inserviente nella messa che l'infermo celebra nella propria stanzetta.








Venerabile Pio XII, Papa



9. L'INCONTRO CON IL PAPA
Ma c'è un altro incontro e un altro ricordo, più bello questa volta. Ed è quello con padre Bonaventura Mariani, quello che era dovuto andare a quel famoso dibattito con gli «Avventisti del settimo giorno», organizzato dalla signora Mancini, come abbiamo raccontato all'inizio. Due mesi circa dopo l'apparizione a Bruno, padre Bonaventura, mentre sta passando nelle vicinanze del carcere Mamertino, viene improvvisamente fermato da uno che gli dice con risolutezza: «Lei, Padre, mi deve riconoscere!». Il religioso, sorpreso, non riesce a collegare. Allora Bruno gli rinfresca la memoria: «Sì, Padre, io sono quel tranviere che ebbe quel dibattito con lei nell'appartamento della signora Mancini in via Merulana. Ricorda, Padre? Ho visto la Madonna, quanto sono felice! Ricorda? Quelle donne mi dissero: "La Madonna ti salverà! Il rosario ti salverà!". Ebbene, io voglio ritornare nell'appartamento della signora Mancini e voglio confessare pubblicamente che veramente la Madonna mi ha salvato». E così stabilirono un appuntamento. 


Ecco come descrive quell'incontro padre Bonaventura: «Il giorno fissato andammo nell'appartamento della signora Mancini, dove si erano adunate le donne e altre persone. Il Cornacchiola con fermezza mostrò a tutti il rosario dicendo: "Confesso davanti a tutti che la Madonna mi ha salvato! Mi sono convertito. Non sono più protestante. Sono cattolico come voi. Rinnego tutto quello che ho detto contro la Chiesa e vi chiedo perdono del male che vi posso avere fatto". «I presenti, tutti ansiosi, chiedevano notizie sull'apparizione e Cornacchiola, con tanto amore, calore e zelo, rispondeva. Così si chiuse quella vicenda che era nata da quel dibattito. Da quel momento io e il Cornacchiola siamo diventati amici e i nostri incontri sono stati molto frequenti... Non ho mai avuto dubbi sulla realtà e verità dell'apparizione e sulla conversione di Bruno Cornacchiola e l'ho difeso contro tutti. Prego la Vergine della Rivelazione che mi renda meno indegno della sua amicizia e che lei non mi abbandoni nel momento del supremo passaggio all'eternità. Vergine della Rivelazione, siimi sempre madre affettuosa». Questa testimonianza di padre Bonaventura porta la data: Roma, 10.5.1983. 


Ma raccontiamo anche un gustoso episodio di cui è protagonista una cagnetta. Abbiamo notato infatti che in quasi tutte le apparizioni della Madonna, in un modo o in un altro, entrano in scena anche gli animali. Ecco una breve carrellata di ricordi. 







A Guadalupe, gli uccelli precedono l'arrivo della Vergine con gorgheggi meravigliosi che incantano l'indio Juan Diego. A Fatima ci sono le pecore che accompagnano i piccoli veggenti e che traggono vantaggio dalle loro mortificazioni. 
Quella dei cani poi è la categoria di animali più rappresentata. A La Salette c'è il bastardino Lulù che pur essendo cattivo e ringhiosetto, durante l'apparizione se ne sta buono. A Lourdes c'è il cagnolino di quel buon uomo Callet, la guardia campestre, che con quella sua mania di abbaiare in continuazione avvisava i pellegrini che erano entrati furtivamente nello steccato eretto davanti alla grotta, e così quelli uscivano prima che giungesse il padrone, evitando il verbale e la multa, cosa che mandava in bestia il commissario Jacomet, che non poteva soffrire neppure la vista di quel cagnolino. Beauraing le suore minacciano i cinque piccoli veggenti di lasciare liberi i due cani nel giardino se fossero tornati sul luogo delle apparizioni. In realtà quei due cani non incutevano mai paura ai bambini e dalle fotografie pervenuteci appaiono con un'espressione bonaria e amichevole. Sono fotografie di suore con i veggenti e, come si sa, i cani non disdegnano mai di far parte dei gruppi di famiglia, anzi sono i primi ad allinearsi in prima fila con i bambini. Neppure a Ghiaie di Bonate poteva mancare il cane. Durante un'apparizione uno di questi passa delicatamente vicino ad Adelaide e a Itala, incuriosito dal loro atteggiamento immobile. Qui alle Tre Fontane, una sera Bruno trova la «sua» grotta occupata da una coppia in atteggiamento indecoroso. Rattristato, si ritira in disparte, ma ecco venirgli incontro una cagnetta di pelo rossiccio che gli fa grande festa, lambendogli le mani. Poi, ringhiando in modo aggressivo, si lancia contro i due nella grotta, costringendoli ad andarsene. Da quel giorno Lilla, così la chiamarono, fu custode fedele di quel luogo sacro, conosciuta ed accarezzata da migliaia di visitatori che apprezzavano il suo «servizio». Anche nei mesi di caldo torrido, come luglio e agosto, la bestiola rimaneva accucciata, incurante della cera che talvolta le gocciolava addosso dalle molte candele accese. Di notte poi, faceva da guida ai visitatori, accompagnandoli fino alla grotta. Cambiò sede solo quando si rese conto che il suo ufficio di guardiana era diventato ormai superfluo. Accettò l'ospitalità di un estimatore delle apparizioni e anch'essa mise su famiglia. 

In casa Cornacchiola ora si respirava tutta un'altra aria. Mamma Jolanda era contenta, anche se, nella sua ingenuità, si era creata da sola un'altra preoccupazione. Venuta a conoscenza che due dei tre piccoli veggenti di Fatima erano morti poco tempo dopo le apparizioni della Madonna, temeva che la stessa sorte potesse ripetersi ai suoi bambini. Al che Bruno rispondeva: «Ma se così vuole la Vergine, così sia, almeno sappiamo dove andranno beati!»

Ma la Vergine della Rivelazione concedeva anche consolazioni al suo portavoce che a caro prezzo portava avanti il suo compito di testimonianza. Infatti il 21 ottobre, sempre nella chiesa di Ognissanti, un altro suo compagno avventista, che si era mostrato ferocissimo contro Bruno e lo aveva sostituito dopo che questi era tornato alla Chiesa cattolica, ora, anch'egli genuflesso davanti all'altare della Madonna, abiurava pubblicamente. Assisteva alla commovente cerimonia come padrino lo stesso Bruno, che un tempo gli era stato maestro di errore, e facevano corona altri protestanti convertiti. 

La domenica 23 novembre, nella chiesa dell'abbazia delle Tre Fontane, anche la signora Elena Cornacchiola, vedova Quilici, sorella di Bruno, faceva la sua pubblica abiura dal protestantesimo. Da queste conversioni abbiamo l'impressione che la Madonna consoli Bruno anzitutto col riparare al male spirituale che egli aveva fatto e che gli sarebbe pesato troppo sulla coscienza. 

C'era ancora però da portare a termine una consegna che la Madonna gli aveva affidato per il Santo Padre. L'occasione si presenta quando don Sfoggia lo conduce da padre Lombardi e da padre Rotondi, che avevano facile accesso al Papa. Dopo aver ascoltato il racconto della visione alle Tre Fontane, i due gesuiti ottengono dal Papa un incontro privato assieme a Bruno, che consegna al Pontefice personalmente il messaggio avuto per lui dalla Madonna. E così tutti i segni promessi si erano avverati. 




Ma in casa Cornacchiola c'era sempre un oggetto, anzi due, che costituivano come una zona d'ombra in tanta luce: quel pugnale comprato a Toledo per uccidere il Papa e la Bibbia nella versione protestante. Il momento propizio venne circa due anni dopo, precisamente il 9 dicembre 1949. In piazza S. Pietro si svolgeva una imponente dimostrazione religiosa a cui prendevano parte quasi trecentomila persone. Si faceva la chiusura della «Crociata della Bontà». 
Nelle tre sere precedenti Pio XII aveva invitato i tranvieri romani, accompagnati da padre Rotondi, loro cappellano, a recitare con lui il rosario nella sua cappella privata. 
La recita è trasmessa in diretta da Radio Vaticana. 


Tra la rappresentanza dei tranvieri ammessi nella cappella c'è anche Bruno Cornacchiola, che al microfono legge la preghiera all'Immacolata. Ecco come lui stesso descrive l'accaduto: «Tra i lavoratori c'ero anch'io, portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa sarà la morte della Chiesa cattolica, col papa in testa". Volevo consegnare al Santo Padre il pugnale e la Bibbia. Finito il rosario, il papa disse: "Qualcuno di voi mi vuole parlare?". Io mi inginocchiai e dissi: "Santità, sono io!". Gli altri lavoratori fecero largo per il passaggio del papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla, avvicinò il suo volto al mio e chiese: "Cosa c'è, figlio mio?". "Santità, qui c'è la Bibbia protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte anime". Piangendo, consegnai anche il pugnale sul quale stava scritto: "Morte al papa", e sussurrai: "Chiedo perdono di avere osato solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!" «Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi guardò, sorrise e osservò: "Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una vittoria dell'amore". "Sì", esclamai, "ma chiedo ancora perdono". "Figlio", soggiunse il Santo Padre, "il migliore perdono è il pentimento". "Santità, mi benedica!"». E Pio XII lo benedice. 


Nel 1956, il vicariato di Roma, dopo avere acconsentito alla costruzione di una cappella sul luogo dell'apparizione per il culto della Vergine della Rivelazione, ne affida la custodia ai padri francescani minori conventuali, perché provvedano al servizio religioso. Il culto alla Vergine della Rivelazione si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Sempre nel 1956, L'Osservatore Romano, in un articolo dove venivano elencati i più celebri santuari mariani, mete di pellegrinaggio, definiti «cattedrali della preghiera, feudi e capitali di Maria», vi aggiungeva anche la «piccola grotta delle Tre Fontane».






AVE! Tu mundi Domina, Coeli Regina; ... sola spes nostra,
Tu salus Te invocantium, portus naufragantium,
miserorum solatium, pereuntium refugium! AVE!


10. PERCHE' ALLE TRE FONTANE?
In ogni apparizione della Vergine, fra le tante domande che il popolo cristiano si pone, fa sempre capolino anche quella del perché di quel luogo dove l'avvenimento accade: «Perché proprio qui e non altrove? Ha questo posto qualcosa di speciale o c'è qualche motivo per cui la Madonna lo ha scelto?». 

Certamente ella non fa mai nulla per caso, non lascia niente all'improvvisazione o al capriccio. Tutto e ogni aspetto dell'evento ha una sua precisa e profonda motivazione. Spessissimo queste motivazioni ci sfuggono a prima vista, ma poi, se si scava nel passato, nella storia, qualcuna di queste viene a galla e ci appare sorprendente. Anche il Cielo ha la sua memoria e, magari dopo secoli, questa memoria rinverdisce e assume nuove colorazioni. E' interessante rimarcare come la storia dell'umanità e dei luoghi dove avvengono particolari fatti entri a far parte anche della strategia del Cielo. Da quando il Figlio di Dio è entrato nel tempo, anche il tempo fa parte dello svolgersi del piano di Dio, quel piano che noi chiamiamo «storia della salvezza». Maria santissima, anche dopo la sua Assunzione al Cielo, è così vicina e coinvolta nella vita dei suoi figli da fare propria la storia di ciascuno. La madre fa sempre propria la «storia» dei figli. 

Ci domandiamo allora: c'è qualcosa di particolare in quel luogo delle Tre Fontane che abbia attirato le simpatie della Regina del Cielo, per cui abbia stabilito di apparirvi? E poi, perché quella località è denominata «Le Tre Fontane»? 
Secondo un'antica tradizione che rimanda ai primi secoli del cristianesimo, confermata da documenti storici di grande valore, il martirio dell'apostolo Paolo, avvenuto nel 67 dopo Cristo per ordine dell'imperatore Nerone, sarebbe stato consumato nel luogo allora denominato Aquae Salvìae, precisamente dove oggi sorge l'abbazia delle Tre Fontane. La decapitazione dell'Apostolo, sempre secondo la tradizione, avvenne sotto un pino, presso un cippo marmoreo, che ora si può vedere in un angolo della chiesa stessa. Si dice che la testa dell'Apostolo, mozzata con un deciso colpo di spada, abbia rimbalzato per terra tre volte e che a ogni balzo sarebbe scaturita una sorgente di acqua. Il luogo fu subito venerato dai cristiani, e su di esso venne edificato un tempio che racchiudeva tre tempietti marmorei elevati sulle tre sorgenti prodigiose. Si dice anche che nella zona venne trucidata una intera legione romana capitanata dal generale Zenone, legione che prima del martirio fu condannata dall'imperatore Diocleziano a costruire le grandiose terme che portano il suo nome e dai resti delle quali Michelangelo trasse poi la splendida chiesa di S. Maria degli Angeli alle Terme, risultando così, sia pure indirettamente, uno dei primi templi innalzati a Maria santissima ad opera dei cristiani. Inoltre in questa abbazia visse per qualche tempo san Bernardo di Chiaravalle, esimio innamorato e cantore di Maria. E per tanti secoli quel luogo risuonò e risuona tuttora delle lodi e delle invocazioni innalzate a Maria. E lei non dimentica. Ma l'aspetto più specifico che probabilmente portò la Madonna a scegliere quella località dovette essere il particolare riferimento a san Paolo, non solo per la sua conversione ma anche per il suo amore alla Chiesa e alla sua opera di evangelizzazione. Infatti ciò che accadde all'Apostolo sulla via per Damasco ha parecchi punti di contatto con ciò che si verificò in questa apparizione della Vergine a Bruno Cornacchiola. 



Saulo, chiamato poi Paolo, si convertì alle parole di Colui che, dopo averlo gettato da cavallo e accecato con la sua luce abbagliante, gli aveva detto: «Io sono colui che tu perseguiti!»
Alle Tre Fontane la Madonna dirà al veggente, rivestendolo della sua luce affettuosa: «Tu mi perseguiti, ora basta!». E lo invita a entrare nella vera Chiesa che la celeste Regina definisce «ovile santo, corte celeste in terra». 

E in quel libro che lei tiene tra le sue mani e vicino al suo cuore, che è il libro della Rivelazione, c'è una grande parte uscita dal cuore e dalla bocca dell'«apostolo delle genti», inviato ad annunciare la verità al mondo pagano, e che i protestanti, indebitamente, considerano loro patrono. E quanto ebbe a soffrire Paolo per le divisioni che si erano venute a creare in quelle comunità cristiane che egli aveva fondato lo si può capire dalle sue lettere: «Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, fra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi» (2Cor 2,4). 
Ci sembra di non sbagliare allora se interpretiamo quello stringere al cuore quelle parole dell'Apostolo come se la Madonna intendesse farle sue e ripeterle a ciascuno di noi. Perché ogni sua visita su questa terra in modo visibile costituisce un richiamo alla vera fede e all'unità. E con il suo pianto non vuole tanto rattristarci quanto farci conoscere l'affetto immenso che nutre per tutti noi. L'unità fra i cristiani è uno dei motivi della sua sollecitudine, e per essa invita a pregare. 


In pratica, ciò che alle Tre Fontane la Madonna riproporrà è lo stesso messaggio che san Paolo visse e annunciò nella sua vita di apostolo e che possiamo riassumere in tre punti:
1. conversione dei peccatori, specialmente dalla loro immoralità (il luogo dove Maria appare ne era teatro);
2. conversione degli increduli dal loro ateismo e dal loro atteggiamento di indifferenza di fronte a Dio e alle realtà soprannaturali; l'unità dei cristiani, cioè il vero ecumenismo, affinché si adempia la preghiera e l'anelito di suo Figlio: si faccia un solo ovile sotto la guida di un solo pastore. 

Il fatto poi che il luogo si trovi a Roma è di per se stesso un richiamo a Pietro, alla roccia su cui è fondata la Chiesa, alla garanzia di verità e di sicurezza della Rivelazione stessa. La Madonna dimostra un particolare affetto e cura per il papa. Con questo vuole far capire che è lui il pastore dell'«ovile santo» e che non c'è vera Chiesa, nel senso pieno del termine, se si prescinde dall'unione con lui. Bruno era protestante, e la Madonna vuole illuminarlo subito su questo punto, al di fuori del quale si continua a vagare e a cercare a tentoni, come ciechi. 

E dato che parliamo di Roma e del papa, notiamo ancora che questa apparizione alle Tre Fontane è molto «discreta», forse più discreta di altre. Probabilmente perché Roma è la sede del Papa, Maria nella sua delicatezza non vuole farlo passare in secondo ordine o interferire nella sua missione di vicario di Cristo, suo Figlio. La discrezione è sempre stata una sua caratteristica specifica, in ogni circostanza, sia nella sua esistenza terrena sia ora in quella celeste.
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DIO CI BENEDICA 
E LA VERGINE CI PROTEGGA





Beata Maria Baouardy rifiuta di sposarsi - Persecuzioni -


Maria Baouardy rifiuta di sposarsi - Persecuzioni - 

Quando Maria B. compì tredici anni, suo zio la fidanzò a un suo parente, ma la fan­ciulla aveva già da tempo promesso a Dio la sua verginità, e quando le si disse che il matrimonio stava per rapire quel suo fiore angelico, dichiarò con tutte le sue for­ze che voleva rimanere vergine. 

Prostrata a terra per tutta la notte, versando un tor­rente di lacrime, scongiurava la sua Mamma del Cielo di soccorrerla. 

Tutto ad un tratto, udì una voce che le disse: Maria, io sono sempre con te: segui l'ispirazione che ti dò, io ti aiuterò. Allora Maria si alzò piena di coraggio e tagliò i suoi lunghi capelli. Il velo, che soleva portare, nascose questo gesto ai suoi parenti. 

Una gran­de cena fu organizzata in occasione delle nozze che dovevano celebrarsi prossima­mente; era d'uso in questa circostanza che la fidanzata, ornata dei suoi gioielli, of­frisse il caffè agli invitati. Al posto del caffè Maria offrì allo zio, in un grande vassoio, i suoi capelli ornati di gioielli. 

Lo zio furioso la schiaffeggiò; tutti gli in­vitati non vedendo in questo gesto che un fervore passeggero, l'esortarono a mo­strarsi docile alla volontà dei suoi parenti: ella rimase inflessibile.

Invano lo zio la confinò fra gli ultimi domestici della casa, e ordinò di maltrat­tarla; invano la tenne lontana dalla chiesa e dai sacramenti: l'eroica fanciulla resi­sté a tutto, e soffrì con gioia per il suo Gesù.


«Trattata, ci raccontava, come l'ulti­ma delle domestiche, sia nel vestire, che nel nutrimento; totalmente separata dai miei, occupata in lavori ai quali non ero mai stata abituata, privata della Messa e dei sacramenti, biasimata perfino dal mio confessore, che considerava la mia deci­sione solo testardaggine; abbandonata da tutti, condannata da tutti, la mia anima so­vrabbondava di gioia; il mio coraggio cresceva in misura delle dure prove, perché mi dicevo che le mie sofferenze non erano minimamente paragonabili a quelle di Gesù. Mi sembrava che un uccellino cantasse sempre nel mio cuore».
"Non so nulla, non ho nulla
ma onoro il Padre mio: 
a Lui rendo grazie,
perché fonte di ogni sapienza potenza e scienza"