domenica 23 giugno 2013

Le apparizioni delle Tre Fontane (sintesi)


Le apparizioni delle Tre Fontane



IL VEGGENTE


A sinistra: Bruno Cornacchiola; a destra: la sua famiglia
Bruno Cornacchiola nacque a Roma il 9 maggio 1913. La sua famiglia, composta dei genitori e di cinque figli, era molto misera, materialmente e spiritualmente. Il padre, spesso ubriaco, poco si interessava ai figli e sperperava il denaro in osteria; la madre, dovendo pensare a sostenere la famiglia, era assillata dal lavoro e si curava poco dei figli.
A quattordici anni Bruno se ne andò di casa e visse - fino al tempo del servizio militare - come vagabondo, abbandonato a se stesso, sui marciapiedi e nelle più squallide aree della emarginazione di Roma.
Nel 1936, dopo il servizio militare, Bruno si sposò con Iolanda Lo Gatto. La prima figlia fu Isola, il secondo Carlo, il terzo Gianfranco; dopo la conversione ebbe un altro figlio.
Partecipò giovanissimo, come volontario, alla guerra di Spagna, militando dalla parte dei marxisti. Lì aveva conosciuto un protestante tedesco che gli aveva inculcato un odio feroce per il Papa e il cattolicesimo. Così, nel 1938, mentre si trovava a Toledo, comprò un pugnale e sulla lama incise: «A morte il Papa!».  Nel 1939, terminata la guerra, Bruno ritornò a Roma e ottenne un lavoro di controllore nell'azienda tranviaria. Aderì al partito d'azione e ai battisti, e più tardi entrò a far parte degli "avventisti del settimo giorno". Tra gli avventisti, Bruno venne fatto direttore della gioventù missionaria avventista di Roma e del Lazio e si distinse per il suo impegno e fervore contro la Chiesa, la Vergine, il Papa.
Nonostante tutti i tentativi fatti da sua moglie per convertirlo (per accontentarla accettò di fare i nove venerdì del Sacro Cuore), per molti anni fece di tutto per allontanare Iolanda dal cattolicesimo, arrivando al punto di incendiare tutte le immagini dei santi e perfino il crocifisso della sua sposa. Infine Iolanda, per amore del marito, fu costretta a ritirarsi dalla Chiesa.


Il 12 aprile 1947 fu protagonista delle apparizioni delle Tre Fontane. Da allora il veggente trascorse tutta la sua vita a difendere l'Eucarestia, l'Immacolata e il Papa. Più tardi fondò un'opera catechistica, la SACRI (Schiere Arditi di Cristo Re Immortale). Tenne innumerevoli conferenze dal Canada sino all'Australia, narrando la storia della sua conversione. Questo suo impegno gli diede modo di incontrare diversi papi: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Bruno Cornacchiola è morto il 22 giugno 2001, Festa del Sacro Cuore di Gesù.

IL LUOGO DELLE APPARIZIONI

Secondo un'antica tradizione che rimanda ai primi secoli del cristianesimo, confermata da documenti storici di grande valore, il martirio dell'apostolo Paolo, avvenuto nel 67 dopo Cristo per ordine dell'imperatore Nerone, sarebbe stato consumato nel luogo allora denominato Aquae Salviae, precisamente dove oggi sorge l'abbazia delle Tre Fontane.

La decapitazione dell'Apostolo, sempre secondo la tradizione, avvenne sotto un pino, presso un cippo marmoreo, che ora si può vedere in un angolo della chiesa stessa. Si dice che la testa dell'Apostolo, mozzata con un deciso colpo di spada, sia rimbalzata per terra tre volte e che a ogni balzo sarebbe scaturita una sorgente di acqua.
Possiamo supporre che la Madonna abbia scelto quella località proprio in riferimento a san Paolo, non solo per la sua conversione ma anche per il suo amore alla Chiesa e alla sua opera di evangelizzazione. Ciò che accadde all'Apostolo sulla via per Damasco ha parecchi punti di contatto con ciò che si verificò in questa apparizione della Vergine a Bruno Cornacchiola. Gesù disse a Saulo: «Io sono colui che tu perseguiti!». Alle Tre Fontane la Madonna dirà al veggente, rivestendolo della sua luce affettuosa: «Tu mi perseguiti, ora basta!». E lo invitò a entrare nella vera Chiesa che la celeste Regina definisce «ovile santo, corte celeste in terra».

LE APPARIZIONI E I MESSAGGI



I figli di Bruno: Isola, Carlo e Gianfranco
È sabato in Albis quel 12 aprile 1947. Verso le 14, papà Bruno parte con i suoi tre bambini: Isola, di undici anni, Carlo di sette e Gianfranco di quattro. Li conduce alla periferia di Roma, sulla Laurentina, non lontano dal convento dei trappisti delle Tre Fontane.
Mentre i tre bambini giocano, Bruno prepara un testo col quale intende dimostrare che Maria non è Vergine, che l'Immacolata Concezione è una fantasia al pari dell'Assunzione in Cielo. Mentre Cornacchiola consulta la Bibbia per trovare i passi adatti a sostenere le sue affermazioni, i bambini lo interrompono dicendogli di aver perso la palla.

Lasciamo ora alle parole di Bruno la descrizione particolareggiata dei fatti: "Raccomando a Gianfranco, il più piccolo, di non muoversi e gli do per passatempo un giornaletto. Poi con gli altri mi metto a frugare ogni cespuglio. Per assicurarmi che il più piccino non si allontani rischiando di cadere in qualche buca, lo chiamo di quando in quando. Ma, a un certo punto, non mi risponde più. Allora mi precipito a vedere. E scopro il bambino a sinistra dell'ingresso di una grotta, in ginocchio e con le mani giunte. Parlava con qualcuno che non vedevo, ma che pareva stare davanti a lui: «Bella signora, bella signora!». Chiamo mia figlia Isola, che aveva un mazzetto di fiori in mano, e Carlo. Ci avviciniamo tutti e tre a Gianfranco. «Vedete qualcosa?», faccio io. «Niente», rispondono i ragazzi. Ma ecco che Isola piega le ginocchia, congiunge le mani ed esclama, rivolta verso un punto della grotta: «Bella signora!». Penso a uno scherzo dei ragazzi, penso anche che la grotta sia stregata. Dico allora a Carlo che mi sta vicino: «E tu non ti inginocchi?». «Ma va'!», mi fa lui. Però non finisce la frase e cade a terra in ginocchio con le mani in preghiera, guarda là dove sono rivolti gli sguardi dei fratelli. Mi impaurisco, cerco di scuotere gli inginocchiati, ma sembrano di pietra. Li guardo meglio: sono diventati bianchissimi, quasi trasparenti. Le loro pupille sono dilatate. «Signore, salvaci tu!», mi viene spontaneo di mormorare.

Ho appena finito l'invocazione che mi sembra di sentire due mani che da dietro mi spingono e quindi mi tolgono un velario dagli occhi. In quell'istante la grotta scompare dinanzi a me, mi sento leggero leggero, quasi sciolto dalla carne e avvolto da una luce eterna, in mezzo alla quale vedo la figura di una donna paradisiaca, che descrivere non mi è possibile. Posso dire solo che il viso, di tipo orientale e di colorito olivastro, era bello, di una bellezza dignitosa. La donna aveva i capelli neri riuniti sul capo, visibili quanto poteva permetterlo il manto che dalla testa le scendeva fino ai piedi. Il manto era del colore dell'erba dei prati a primavera. La veste invece era candida, stretta in vita da una fascia rosea le cui bande giungevano fino alle ginocchia. I piedi nudi poggiavano sopra un blocco di tufo. Sarà stata alta circa un metro e 65 centimetri. La «bella signora» aveva un libricino grigio nella mano destra [...].

Poi la «bella signora» parlò con voce dolcissima e disse: «Sono colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti, ora basta! Rientra nell'Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Il giuramento di Dio è e rimane immutabile: i nove venerdì del Sacro Cuore che tu facesti, amorevolmente spinto dalla tua fedele sposa, prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato!»".

Bruno è pervaso da un'intensissima felicità, mentre la grotta - abitualmente molto maleodorante - si riempie di un dolcissimo profumo.
Poi la Madonna muove il braccio sinistro e punta l'indice verso il basso, indicando qualcosa ai suoi piedi. Bruno segue con l'occhio il gesto e vede per terra un drappo nero, una veste talare da prete e sopra di essa una croce spezzata in più punti. «Questo è il segno che la Chiesa soffrirà, sarà perseguitata, spezzata; questo è il segno che i miei figli si spoglieranno... Tu, sii forte nella fede!...». La celeste visione non nasconde al veggente che lo attendono giorni di persecuzione e di prove dolorose, ma che Lei lo avrebbe difeso con la sua materna protezione. Poi Bruno viene invitato a pregare molto e a far pregare: «Si preghi assai e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l'unità dei cristiani...». E gli rivela il valore delle Ave Maria ripetute nel Rosario: «Le Ave Maria del Rosario che voi dite con fede e con amore sono tante frecce d'oro che raggiungono il Cuore di Gesù...».

Gli fa una bellissima promessa: «Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli...», «Io convertirò i più ostinati con prodigi che opererò con questa terra di peccato...». La Madonna inoltre rivela a Bruno: «Il mio corpo non marcì, né poteva marcire. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso...». Con queste parole Maria si presentava anche come Assunta in Cielo in anima e corpo. Mentre a Lourdes (1858) l'apparizione della Madonna confermò il dogma dell'Immacolata Concezione promulgato l'8 dicembre 1854 da Pio IX, alla Grotta delle Tre Fontane, nel 1947, la Madonna anticipa il Dogma dell'Assunzione in Cielo di Maria promulgato da Pio XII il 1° novembre 1950. La Madonna, alla Grotta delle Tre Fontane, raccomandò con chiarezza e precisione di vivere la Divina Dottrina, di vivere il cristianesimo, cioè di vivere la religione.

Ma occorreva dare al veggente la certezza che quella esperienza che stava vivendo, e che tanto avrebbe inciso nella sua vita, non era una allucinazione o un inganno di Satana. Per questo gli dice: «Desidero darti una sicura prova della divina realtà che stai vivendo perché tu possa escludere ogni altra motivazione del tuo incontro, compresa quella del nemico infernale, come molti ti vorranno far credere. E questo è il segno: dovrai andare per le chiese e per le vie. Per le chiese, al primo sacerdote che incontrerai e per le strade, a ogni sacerdote che incontrerai, tu dirai: "Padre, devo parlarle!". Se costui ti risponderà: "Ave Maria, figliolo, cosa vuoi", pregalo di fermarsi, perché è quello da me scelto. A lui manifesterai ciò che il cuore ti dirà e ubbidiscilo; ti indicherà infatti un altro sacerdote con queste parole: "Quello fa per il caso tuo"».

La statua che raffigura la Vergine della Rivelazione
Continuando, la Madonna lo esorta a essere «prudente, ché la scienza rinnegherà Dio», quindi gli detta un messaggio segreto da consegnare personalmente alla «Santità del Padre, supremo pastore della cristianità», accompagnato però da un altro sacerdote che gli dirà: «Bruno, io mi sento legato a te». «Poi la Madonna», riferisce il veggente, «mi parla di ciò che sta avvenendo nel mondo, di quello che succederà nell'avvenire, come va la Chiesa, come va la fede e che gli uomini non crederanno più... Tante cose che si stanno avverando adesso... Ma molte cose si dovranno avverare...». E la celeste Signora lo conforta: «Alcuni a cui tu narrerai questa visione non ti crederanno, ma non lasciarti deprimere». Al termine dell'incontro, la Madonna fa un inchino e dice a Bruno: «Sono colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Ecco, prima di andare via io ti dico queste parole: la Rivelazione è la Parola di Dio, questa Rivelazione parla di me. Ecco perché ho dato questo titolo: Vergine della Rivelazione». Poi fa alcuni passi, si gira ed entra dentro la parete della grotta. Termina allora quella grande luce e si vede la Vergine che si allontana lentamente. La direzione presa, andando via, è verso la basilica di San Pietro.

Ripresisi dall'avvenimento mistico, il padre con i suoi tre figli prendono in silenzio la via del ritorno. Prima di rientrare a casa fanno una sosta nella chiesa di Tre Fontane dove Bruno impara da Isola, sua figlia, l’Ave Maria che non ricordava più. Quando inizia a recitare la preghiera si sente muovere da una commozione e da un pentimento profondo; piange e prega per molto tempo. All'uscita dalla chiesa, compra del cioccolato per i suoi figli e dice loro calorosamente di non raccontare a nessuno quella storia. I ragazzi però, giunti a casa, non possono trattenersi dal narrare alla madre la vicenda. La moglie di Bruno riconosce subito il cambiamento del marito e sente il meraviglioso odore che emanava dal marito e dai bambini. Iolanda perdona Bruno per tutto quello che le aveva fatto subire negli anni precedenti.

Nei giorni successivi Cornacchiola va alla ricerca di un sacerdote e ne interpella parecchi; nessuno però gli risponde con le parole indicate dalla Vergine. Finalmente, su consiglio di sua moglie, decide di rivolgersi al parroco; siccome però questi lo conosce come un acerrimo nemico della Chiesa, non osa andare subito da lui, ma interpella prima un altro prete che officia nella stessa chiesa: questi gli risponde esattamente con le parole che Bruno attendeva e lo indirizza al parroco stesso come alla persona più adatta. Bruno e sua moglie si confessano e si comunicano e rientrano a far parte della comunità parrocchiale, dalla quale da tempo erano usciti.


Seguono altre apparizioni. Il 6 maggio, Cornacchiola torna alla grotta per ringraziare la Madonna di quanto gli è stato concesso, e di nuovo la Madre di Dio gli appare, sorridente e materna: non parla, ma gli fa capire quanto sia grande la sua gioia per la sua conversione.

Uno dei sacerdoti della chiesa di Ognissanti, don Mario Sfoggia, manifesta a Bruno il desiderio di visitare anche lui la grotta. Il 23 maggio si recano assieme alla grotta; i due si inginocchiano vicino al sasso dove la Madonna aveva appoggiato i piedi e cominciano la recita del Rosario. Bruno risponde regolarmente alle preghiere, ma poi improvvisamente smette di parlare. Allora don Mario vuole vedere meglio cosa accade ma mentre sta per farlo, viene investito come da una scarica elettrica che lo blocca, rendendolo incapace di ogni minimo movimento. Sente Bruno che mormora: «Quant'è bella!... Quant'è bella!... Ma è grigio, non è nero...». «Don Mario, è rivenuta!» gli dice Bruno. Gli racconta che durante la visione la Madonna aveva posto le sue mani sul capo a tutti e due e poi se n'era andata, lasciando un profumo intenso. Il sacerdote abbraccia Bruno e gli dice: «Bruno, mi sento legato a te!». A queste parole il veggente ha come un sussulto e pieno di gioia riabbraccia don Mario. Quelle parole pronunciate dal sacerdote erano il segno che la Madonna gli aveva dato per indicargli che sarebbe stato colui che lo avrebbe accompagnato dal Papa per consegnargli il messaggio.


Bruno era solito andare alla Grotta e vi s'intratteneva in preghiera. Sapeva che quello era stato luogo di peccato, ma si augurava che dopo l'apparizione non lo sarebbe stato più. Invece, da certi segni trovati dentro la Grotta, apprese che quello era ancora luogo di peccato. Amareggiato, scrisse sopra un foglio un accorato appello; fu la stessa Madonna a dettarglielo: «Non profanate questa grotta col peccato impuro! Chi fu creatura infelice nel mondo del peccato, rovesci le sue pene ai piedi della Vergine della Rivelazione, confessi i suoi peccati e beva a questa fonte di misericordia. È Maria la dolce Madre di tutti i peccatori. Ecco, che cosa ha fatto per me peccatore: militante nelle file di Satana, nella setta protestante avventista, ero nemico della Chiesa e della Vergine. Qui il 12 aprile 1947 con i miei bambini, è apparsa la Vergine della Rivelazione, dicendomi di rientrare nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con i segni e le rivelazioni che lei stessa mi ha manifestato. L'infinita misericordia di Dio ha vinto questo nemico, che ora ai suoi piedi implora perdono e pietà. Amate Maria! È la dolce Madre nostra. Amate la Chiesa con i suoi figli! Ella è il manto, che ci copre nell'inferno che si scatena nel mondo. Pregate molto ed allontanate i vizi della carne! Pregate!».

LA POSIZIONE DELLA CHIESA E I SEGNI DI AUTENTICITÀ


Il santuario delle Tre Fontane
La Chiesa, pur non avendo ancora riconosciuto ufficialmente il caso, l'ha sempre manifestamente sostenuto. Soprattutto nei primi tempi non mancarono scetticismi e difficoltà, però la Chiesa non pose mai ostacoli e Bruno Cornacchiola veniva spesso invitato a parlare della sua esperienza in varie città italiane, perfino nelle roccaforti dei suoi ex compagni.

Un aiuto concreto giunse certamente dal suo incontro con il papa Pio XII, il 9 dicembre 1949, in chiusura della celebrazione della cosiddetta «Crociata della bontà» in piazza San Pietro. In quell'occasione Bruno confessò al Santo Padre che, dieci anni prima, al ritorno dalla guerra civile spagnola, era stata sua intenzione ucciderlo.
Col tempo, la competente Autorità Ecclesiastica non solo permise il culto alla Vergine della Rivelazione, ma affidò la cura della Grotta ai Padri Francescani Conventuali. In seguito lo stesso Vicariato di Roma iniziò i lavori di sistemazione generale di quel luogo, che ormai è definito «Il sacro boschetto della Grotta Miracolosa». Con questi lavori il movimento mariano alla Grotta ne ha avvantaggiato assai. Ormai la rustica collina è trasformata in un vero e proprio Santuario. Anche l'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, elencando in un suo articolo i più celebri Santuari Mariani, non tralasciò di menzionare quello delle Tre Fontane.
Nel luogo delle apparizioni sono state segnalate numerose prodigiose conversioni, con ritorno alla vita sacramentale, e guarigioni, come attestano anche i tanti ex voto che tutti possono vedere alle spalle della grotta.
La terra della Grotta ormai è molto apprezzata e richiesta. Si sono ottenute tante guarigioni, anche miracolose, al contatto con essa. Le richieste di qualche pizzico di questa terra benedetta pervengono da ogni parte del mondo. È stato pubblicato un volume, dal titolo «La Grotta delle Tre Fontane», ove sono esposte le guarigioni più rilevanti all'esame della critica scientifica, con uno studio medico rigoroso dei singoli casi. Ne è autore il Dottore Alberto Alliney (già membro del "Bureau médical des constatations" di Lourdes); la prefazione è del Professore Nicola Pende. All'inizio del volume l'autore dice: "Molti mi chiedono, oralmente o per lettera, se alla Grotta delle Tre Fontane con quella terra avvengono realmente delle guarigioni prodigiose. Dopo quattro anni di serene osservazioni e di rigorosi controlli, posso affermare che sono avvenute molte guarigioni prodigiose, guarigioni che hanno stupito tutti i medici, guarigioni che superano in potenza le conoscenze note alla scienza".

Il 12 aprile 1980, esattamente trentatré anni dopo la prima apparizione, più di tremila persone che si erano radunate vicino alla grotta furono testimoni di un prodigio solare. Molti hanno attestato di aver assistito al fenomeno soprannaturale, descrivendone minuziosamente i particolari. L'avvenimento era già atteso perché Maria SS. l'aveva annunciato precedentemente al veggente. Il fenomeno si ripeté anche negli anni successivi in coincidenza con gli anniversari delle apparizioni.

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LE APPARIZIONI PREANNUNCIATE 
10 ANNI PRIMA A UNA MISTICA


Luigina Sinapi
La Madonna nel 1937 aveva informato la serva di Dio Luigina Sinapi delle future apparizioni alle Tre Fontane. La donna entrò all’interno della caverna e vi scorse la Vergine piangente con gli occhi bassi; stupita si guardò intorno e, in un angolo, trovò i resti di un feto, quasi certamente abortito e gettato in quel luogo oscuro, lontano da occhi indiscreti. Luigina, dopo aver dato sepoltura a quelle povere ossa, si accorse che la Madonna la guardava teneramente per il gesto di carità e di amore compiuto; in seguito la Vergine disse: “Io ritornerò in questo luogo per convertire un uomo, che oggi lotta acerbamente contro la Chiesa di Cristo e vuole assassinare il Santo Padre (...). Va’ adesso a San Pietro, là troverai una religiosa che ti farà conoscere suo fratello, che è un cardinale. A lui devi portare il messaggio. Da questo luogo insedierò a Roma il trono della mia glorificazione. Dovrai dire al cardinale che presto sarà il nuovo Papa”.
La Sinapi andò alla ricerca della donna, descritta dalla Vergine anche nell’aspetto fisico, e la trovò a San Pietro, trattandosi della sorella del cardinale Eugenio Pacelli. La mistica parlò con il cardinale, che allora ascoltò con un certo distacco le parole di quella donna semplice, ma animata da una fede profondissima; dieci anni dopo, però, Eugenio Pacelli salì al soglio pontificio con il nome di Pio XII!

Forse anche in ragione della profezia mariana, il nuovo Papa ebbe nei confronti delle apparizioni delle Tre Fontane un atteggiamento di particolare disponibilità, dimostrandosi sempre più convinto della loro autenticità. Ma tra le parole, che la veggente romana aveva udito dalla Madonna, c’era anche l’annuncio della straordinaria conversione di un anticattolico e della sua totale partecipazione all’esperienza mistica proposta da Maria, un fatto che avrebbe consolidato il culto della Vergine delle Tre Fontane.


Spunti, notizie e immagini utili per la realizzazione di questa pagina sono stati tratti principalmente da:
-
"La bella signora delle tre fontane. Storia della Vergine della rivelazione" di Angelo M. Tentori, Paoline Editoriale Libri;
- "Le apparizioni della Vergine Maria" di Paola Giovetti, Edizioni San Paolo;
-
"Dizionario cronologico delle apparizioni della Madonna", Gottfried Hierzenberger e Otto Nedomansky, Edizioni Piemme;- "Le apparizioni della Madonna" di Massimo Centini, De Vecchi Editore;
- "Vergine della Rivelazione" di don Giuseppe Tomaselli;
- "Fede e Cultura", anno VII, n. 40 - giugno 2007;
- i siti Web: Sito ufficiale del Santuario della Vergine della Rivelazione; Associazione catechistica SACRI; La Vergine della Rivelazione è apparsa alle Tre Fontane.



STORIA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE: 6. IL SECONDO SEGNO. 7. «ERA DE CICCIA!...»



6. IL SECONDO SEGNO
Bruno Cornacchiola frequenta ormai abitualmente la chiesa di Ognissanti. Non tutti però sanno del fatto che ha spinto l'ex protestante a ritornare alla Chiesa cattolica, e quei pochi che ne sono a conoscenza sono molto prudenti nel parlarne, per evitare chiacchiere inopportune e false interpretazioni. 
A uno di questi, don Mario Sfoggia, Bruno si è particolarmente legato e così lo ha messo al corrente dell'avvenimento prodigioso del 12 aprile e della nuova apparizione del 6 maggio. Il sacerdote, benché giovane, è prudente. Si rende conto che non sta a lui decidere se le cose sono vere o se si tratta di allucinazioni. Mantiene il segreto e invita il veggente a pregare molto per avere la grazia di perseverare nella nuova vita e per essere illuminato riguardo ai segni promessi. 


Un giorno, 21 o 22 maggio, don Mario manifesta a Bruno il desiderio di recarsi anche lui alla grotta: «Senti», gli dice, «io voglio venire con te a recitare il rosario, in quel posto dove tu hai visto la Madonna». «Va bene, ci andiamo il 23, sono libero». E l'invito viene esteso anche a un giovane che frequenta le associazioni cattoliche della parrocchia, Luciano Gatti, che però ignora il fatto della apparizione e il vero motivo di quell'invito. Giunta l'ora dell'appuntamento, Luciano non si fa vedere e allora, presi dall'impazienza, don Mario e Bruno partono senza aspettarlo. Giunti alla grotta, i due si inginocchiano vicino al sasso dove la Madonna aveva appoggiato i piedi e cominciano la recita del rosario. 

Il sacerdote, pur rispondendo alle Ave Maria, guarda con attenzione l'amico per scrutarne i sentimenti e qualsiasi espressione particolare affiorasse sul suo viso. E' venerdì, per cui recitano i «misteri dolorosi». Terminati i quali, don Mario invita il veggente a recitare il rosario intero. Proposta accettata. Al secondo «mistero gaudioso», la Visitazione di Maria a santa Elisabetta, don Mario prega la Madonna nel suo cuore: «Visitateci, illuminateci! Che si sappia la verità, che non siamo ingannati!». Ora è il sacerdote che intona le Ave Maria. Bruno risponde regolarmente alle prime due del mistero della visitazione, ma alla terza non risponde più! Allora don Mario vuole girare il capo verso destra per vederlo meglio e rendersi conto perché non risponda più. Ma mentre sta per farlo, viene investito come da una scarica elettrica che lo immobilizza, rendendolo incapace di ogni minimo movimento... Il cuore è come se gli salisse in gola, dandogli un senso di soffocamento... Sente Bruno che mormora: «Quant'è bella!... Quant'è bella!... Ma è grigio, non è nero...». Don Mario, pur non vedendo nulla, sente una presenza misteriosa. 

Poi confiderà: «La fisionomia del veggente era calma, il portamento naturale e nessuna traccia si scorgeva in lui di esaltazione o di malattia. Tutto indicava uno spirito lucido in un corpo normale e sano. Qualche volta muoveva leggermente le labbra e dall'insieme si comprendeva che un Essere misterioso lo rapiva. 



Ed ecco che don Mario, che era rimasto come paralizzato, si sente scuotere: «Don Mario, è rivenuta!». E Bruno che gli parla, pieno di gioia. Ora appare pallidissimo e trasformato da un'intensa emozione. Gli racconta che durante la visione la Madonna aveva posto le sue mani sul capo a tutti e due e poi se n'era andata, lasciando un profumo intenso. Profumo che perdura e che percepisce anche don Mario, che quasi incredulo dice: « Qui..., questo profumo ce l'hai messo tu». Poi entra di nuovo nella grotta, esce fuori e odora Bruno..., ma Bruno non ha alcun profumo addosso. In quel momento giunge Luciano Gatti, tutto ansimante, alla ricerca dei suoi due compagni che erano partiti senza aspettarlo. Allora il sacerdote gli dice: «Vai dentro alla grotta..., senti...: mi dici quello che provi?». Il giovane entra nella grotta ed esclama immediatamente: «Che profumo! Che avete messo qua, le bottigliette di profumo?». «No», grida don Mario, «è apparsa la Madonna nella grotta!». Poi entusiasta, abbraccia Bruno e gli dice: «Bruno, mi sento legato a te!»A queste parole il veggente ha come un sussulto e pieno di gioia riabbraccia don Mario. Quelle parole pronunciate dal sacerdote erano il segno che la Madonna gli aveva dato per indicargli che sarebbe stato colui che lo avrebbe accompagnato dal Papa per consegnargli il messaggio. 

La Bella Signora aveva realizzato tutte le sue promesse riguardo ai segnali. Probabilmente l'avere don Mario rivelato in quella occasione a Luciano Gatti i fatti delle apparizioni, contribuì a innescare tutto un processo di divulgazione, finché la notizia giunse anche alle orecchie dei giornalisti e quindi in questura, nonché, come era ovvio, al vicariato di Roma.




7. «ERA DE CICCIA!...»
In quel venerdì 30 maggio, Bruno dopo avere lavorato tutto il giorno si sentiva stanco, ma la grotta continuava a esercitare su di lui un fascinoso e irresistibile richiamo. Quella sera si sentiva particolarmente attratto, per cui vi si recò per recitare il rosario. Entra nella grotta e comincia a pregare tutto solo. E la Madonna gli appare facendosi precedere da quella sua luce abbagliante e visibile nello stesso tempo. 


Questa volta gli affida un messaggio da portare: «Va' dalle mie dilette figlie, le Maestre Pie Filippine, e dì loro che preghino molto per gli increduli e per l'incredulità del loro rione». Il veggente vuole portare subito a termine l'ambasciata della Vergine ma non conosce queste suore, non saprebbe proprio dove rintracciarle. Mentre scende, incontra una donna alla quale domanda: «Ma che, c'è un convento di suore qui vicino?». «C'è lì la scuola delle Maestre Pie», gli risponde la donna. In effetti, in una di quelle case solitarie, proprio sul ciglio della strada, da trent'anni si erano stabilite queste suore su invito di papa Benedetto XV, aprendo una scuola per i figli dei contadini di quella zona suburbana. Bruno suona alla porta..., ma nessuno risponde. Nonostante i ripetuti tentativi, la casa rimane silenziosa e nessuno apre la porta. Le suore sono ancora sotto il terrore del periodo di occupazione tedesca e del successivo movimento delle truppe alleate, e non si avventurano più a rispondere né tanto meno ad aprire la porta appena è calata la sera. Ora sono le 21. 

Bruno è costretto a rinunciare per quella sera a trasmettere il messaggio alle religiose e se ne ritorna a casa con l'animo inondato di grande gioia che trasfonde in famiglia: «Jolanda, bambini, ho rivisto la Madonna!». La moglie piange di commozione e i bambini, battendo le mani: «Papà, papà, riportaci alla grotta! La vogliamo rivedere pure noi!»


Ma un giorno, andando alla grotta, viene preso da un grande senso di tristezza e di delusione. Da alcuni segni si rende conto che essa è tornata a essere luogo di peccato. Amareggiato, Bruno scrive su un foglio questo appello accorato e lo lascia nella grotta: 
«Non profanate questa grotta con il peccato impuro! Chi fu creatura infelice nel mondo del peccato, rovesci le sue pene ai piedi della Vergine della Rivelazione, confessi i suoi peccati e beva a questa fonte di misericordia. è Maria la dolce madre di tutti i peccatori. 

Ecco che cosa ha fatto per me peccatore. Militante nelle file di Satana nella setta protestante avventista, ero nemico della Chiesa e della Vergine. Qui il 12 aprile a me e ai miei bambini è apparsa la Vergine della Rivelazione, dicendomi di rientrare nella Chiesa cattolica, apostolica, romana, con segni e rivelazioni che lei stessa mi ha manifestato. L'infinita misericordia di Dio ha vinto questo nemico che ora ai suoi piedi implora perdono e pietà. 

Amatela, Maria è la dolce madre nostra. Amate la Chiesa con i suoi figli! Ella è il manto che ci copre nell'inferno che si scatena nel mondo. Pregate molto e allontanate i vizi della carne. Pregate!». Appende questo foglio a una pietra, all'ingresso della grotta. 


Non sappiamo quale possa essere stato l'impatto suscitato da questo appello in coloro che si recarono alla grotta per peccare. Di sicuro sappiamo però che quel foglio finì in seguito sul tavolo del commissariato di polizia di S. Paolo. 

Ecco perché ne possediamo il testo esatto. Il primo giornale che pubblicò la notizia dell'apparizione, sia pure con un punto interrogativo, fu il Giornale d'Italia nella sua rubrica «Ultimissime», del 31 maggio dello stesso anno con titoli e sottotitoli, a quattro colonne. L'articolo cominciava così: «Visione miracolosa alle 3 Fontane? Un pastore protestante vede la Madonna e con la famiglia si converte al cattolicesimo. Una grande folla di popolo, in devoto pellegrinaggio sul luogo del miracolo». 

Leggendo queste frasi, ci rendiamo conto ancora una volta della fantasia dei giornalisti che, qualche volta, come in questo caso, diventa anticipazione. Infatti per quella data non si poteva ancora parlare di «grande folla di popolo in devoto pellegrinaggio», ma la cosa si verificherà in seguito. 

Le prime voci erano state portate al giornale da un redattore de Il Popolo, il dottor Guido Mari, che indicava il commissariato di S. Paolo come una buona fonte cui attingere al riguardo. Un giornalista vi si precipitò ed ebbe la prima conferma del fatto. Un brigadiere infatti aveva sequestrato il foglio manoscritto appeso all'esterno della grotta e, dopo averne fatta una copia, aveva spedito l'originale al commissariato di polizia di S. Paolo. 

Come succede in questi casi, il commissariato provvide subito a fare rintracciare quel Bruno Cornacchiola autore del foglio e lo convocò assieme ai suoi tre figli. L'interrogatorio dei bambini si svolse a lungo e separatamente, perché al funzionario premeva, prima di tutto, appurare se essi fossero stati influenzati dal padre nel dichiarare di avere visto, uno alla volta, la Madonna. 

Ma, benché egli cercasse di confondere e ingarbugliare la matassa, la risposta singola dei piccoli era sempre la stessa, pronta e limpida. Ciascuno per conto suo aveva «veduto», prima Gianfranco, poi Isola, quindi Carlo e per ultimo il papà, il quale dinanzi alla visione celestiale, caduto in ginocchio, era rimasto in ascolto per oltre un'ora. Verbalizzate queste dichiarazioni, il commissario minacciò severe ammonizioni se Bruno avesse dichiarato il falso. Comunque dopo avere indagato il più possibile, dovette convincersi che il veggente con i figli erano tutti almeno in buona fede e sinceri. Inoltre, apparivano tutti sani di mente, per cui non prese alcun provvedimento negativo, né tanto meno impedì loro di tornare alla grotta. 

Anzi promise a Bruno che avrebbe mandato alla località Tre Fontane due guardie per un quotidiano servizio di ordine. Il 10 di giugno, il Messaggero, il più grande quotidiano di Roma, pubblicava un lungo articolo su due colonne, adducendo numerosi elementi comprobanti l'impressione che il fatto poteva essere autentico. In modi meno esatti si espressero altri giornali, frammischiando, come sempre, verità con fantastiche elucubrazioni. L'effetto di queste pubblicazioni fu quello di avviare l'affluenza della gente sul luogo dell'apparizione. 

Alcune donne raccontavano alla grotta quanto avevano udito dalla bocca stessa del «tranviere» con il quale si erano incontrate quando egli veniva a pregare. Naturalmente il passaggio del racconto da una bocca all'altra subiva alterazioni: chi ne aggiungeva del suo, chi ci ricamava sopra a proprio gusto e piacimento, ma la sostanza non cambiava: si trattava della visione di una Bella Signora, con tunica bianca, fascia rosa, manto verde, un libro in mano, i capelli neri e un intenso profumo che alcuni asserivano sprigionarsi tuttora dai frammenti del sasso dove la Vergine si era posata e che erano stati portati a casa per devozione. Il 3 giugno fu posata su quel sasso, nella grotta, una prima piccola statua in gesso della Madonna, a sostituire tutta una collezione di immaginette di vari santi che una devozione poco illuminata di qualcuno vi aveva collocato e che nulla aveva a che fare con l'apparizione della Madonna. Poi fiori e candele ricoprirono quei sassi e la grotta divenne luogo di raccoglimento e di preghiera. Vennero anche i primi malati e si parlò delle prime guarigioni prodigiose. 

Dopo l'interrogatorio in questura, Bruno e famiglia vennero chiamati anche dal vicariato di Roma. Prima vengono sentiti i bambini, uno alla volta, in giorni diversi, poi la moglie e alla fine il veggente principale. Gli dicono: «Abbiamo interrogato i bambini, sua moglie; vediamo adesso quello che ci racconta lei». «Ma io non ho niente da raccontare». «Ma noi l'abbiamo chiamata perché lei ci faccia conoscere i fatti». «Ah, beh, allora qui è un altro discorso». 

Bruno espone l'accaduto, al termine del quale gli viene chiesto: «Ma ha pensato se non fosse per caso il demonio?». «Beh, me lo fate pensare voi, però se fosse il demonio ci sarebbe da mettere in chiaro due cose». «Quali cose?». «Se è il demonio che mi ha mandato a voi, le cose sono veramente due: se lui mi ha mandato a voi e voi siete la verità, vuole dire allora che il demonio si è convertito. Se il demonio non si è convertito e mi ha mandato da voi, vuole dire che voi siete d'accordo con lui. Adesso tirate voi la linea e pensateci voi. Se siete nella verità chiudete, se non siete nella verità state zitti, perché la verità è quella che mi ha detto la Vergine, come vi ho spiegato, che ho visto, perché la Vergine mi ha detto di ubbidire alla Chiesa». 

Dopo avere trascritto la versione di Bruno Cornacchiola, registriamo ora quella di alcuni componenti del vicariato. Ecco che cosa ricorda a distanza di anni mons. Giaquinta, uno dei tre principali incaricati dell'interrogatorio: «Quando è avvenuta l'apparizione alle Tre Fontane, a Roma si è prodotto subito un certo movimento e allora noi - adesso non so, non ricordo se noi abbiamo avuto l'iniziativa oppure il Santo Uffizio ce l'ha indicato - abbiamo chiamato Bruno Cornacchiola che venisse in vicariato a parlare con noi, a parlarci di questo fatto di cui ormai i giornali e la gente parlavano. E così abbiamo incontrato Bruno e i suoi figli per me personalmente, devo distinguere le testimonianze di Bruno da quella di Gianfranco (il piccolo di quattro anni). Bruno ha raccontato un po' tutta la storia, che indubbiamente era molto interessante, molto accattivante, soprattutto per il contrasto tra il prima e il dopo, il Bruno Cornacchiola prima dell'apparizione e dopo l'apparizione. Però tutto questo poteva essere una favola. 

Quando abbiamo incominciato a interrogare i bambini, ripeto, non ricordo tanto quello che gli altri hanno detto ma quello che il bambino più piccolo, di quattro anni, diceva. Intanto era un problema grosso l'interrogarlo. Premetto che noi eravamo tre: mons. Mattioli che era il giudice, io promotore di giustizia, giustamente detto l'avvocato del diavolo, e poi il cancelliere. Ma l'interrogatorio di un bambino di quattro anni nelle forme richieste non si può fare. E questo bambino infatti non ci stava: correva qua e là. La cosa più ridicola era che mons. Mattioli, il giudice, un uomo ormai di una certa età, mio superiore, gli correva appresso con le caramelle e così, dandogli le caramelle, quando lui si fermava a prenderle per mangiarle, gli faceva qualche domanda e quella che mi è rimasta più impressa è: "Prima che cosa hai visto?" "Ho visto una donna". "E, come era questa donna?". "Bella!" "Ma, come noi?". "No, bella, più bella!". Ecco, questo a me ha fatto molto pensare, perché un bambino di quattro anni certe cose o le vive o non le dice, non se le può inventare. Quindi il giudizio mio personale che io, sin da allora, diedi, era di credibilità appunto, soprattutto per la testimonianza ingenua, infantile di quel bambino». 

Interessantissima anche la deposizione di mons. Cecchi: <<Io facevo il cancelliere, quindi dovevo scrivere tutto quello che veniva detto dalle persone che venivano interrogate. Il presidente del tribunale Mattioli dettava e io quindi scrivevo soltanto tutto quello che veniva appunto detto nell'interrogazione. E fu interrogato Bruno Cornacchiola, nessuno ricorda quante volte, ma certamente più di una volta, perché si volevano tutti i particolari del caso e poi si era giunti a interrogare i bambini, e interrogare i bambini era un po' un problemaccio, perché farli stare fermi, farli rispondere a tono alle domande che si facevano, cercare di far capire quello che noi volevamo sapere, qualche volta rispondevano un po' così, a vanvera. Insomma: allora si insisteva fino a che i bambini fossero più precisi nel riferire quanto avevano visto. C'era il bambino Gianfranco: "Di' un po': ma com'era quella statua là?". Dice: "Ma, no, macché! Era de ciccia!". Un'espressione così meravigliosa per dire: "Ma che statua! Era proprio di carne ed ossa!". Questa definizione vuol dire che è autentica apparizione».
AVE AVE AVE MARIA!



sabato 22 giugno 2013

Parabola che paragona la malattia al peccato


Le parabole di Gesù
(048)
Parabola che paragona la malattia al peccato (523.5)
A che paragonerò Io coloro che, dopo essere stati peccatori, poi si convertono? Li paragonerò a malati che guariscono.

A che paragonerò gli altri che non hanno pubblicamente peccato, o che, rari più di perle nere, non hanno fatto mai, neppur nel segreto, colpe gravi? Li paragonerò a delle persone sane.

Il mondo è composto di queste due categorie. Sia nello spirito che nella carne e sangue. Ma se uguali sono i paragoni, diverso è il modo del mondo di usare coi malati guariti, che erano malati nella carne, da quello che esso usa coi peccatori convertiti, ossia coi malati dello spirito che tornano in salute.

Noi vediamo che quando anche un lebbroso, che è il malato più pericoloso e più isolato perchè pericoloso, ottiene la grazia di guarigione, dopo essere stato osservato dal sacerdote e purificato, viene riammesso nel consorzio delle genti, e anzi quelli della sua città lo festeggiano perchè guarito, perchè resuscitato alla vita, alla famiglia, agli affari. Gran festa in famiglia e in città quando uno che era lebbroso riesce ad ottenere grazia e a guarire! E' una gara fra famigliari e i cittadini a portargli questo e quello, e se è solo e senza casa o mobili, a offrirgli letto o mobilia, e tutti dicono: "E' uno prediletto da Dio. Il suo dito lo ha sanato. Facciamogli dunque onore, e onoreremo Colui che lo ha creato e ricreato". 

E' giusto fare così. E quando, sventuratamente invece, uno ha i primi segni di lebbra, con che amore angoscioso parenti e amici lo colmano di tenerezze, finchè è possibile ancora farlo, quasi per dargli, tutto in una volta, il tesoro di affetti che gli avrebbero dato in molti anni, perchè se lo porti seco nel suo sepolcro di vivo.

Ma perchè allora per gli altri malati non si fa così? Un uomo comincia a peccare, e famigliari e soprattutto concittadini lo vedono? Perchè allora non cercano con amore di strapparlo al peccare? Una madre, un padre, una sposa, una sorella ancora lo fanno.

Ma è già difficile che lo facciano i fratelli, e non dico poi che lo facciano i figli del fratello del padre o della madre.

I concittadini infine, non sanno che criticare, schernire, insolentire, scandalizzarsi, esagerare i peccati del peccatore, segnalarselo a dito, tenerlo discosto come un lebbroso quelli che sono più giusti, farsi suoi complici, per godere alle sue spalle, quelli che giusti non sono.

Ma non c'è che ben raramente una bocca, e soprattutto un cuore, che vada dall'infelice con pietà e fermezza, con pazienza e amore soprannaturale, e si affanni a frenarne la discesa nel peccato.

E come? Non è forse più grave, veramente grave e mortale la malattia dello spirito? Non priva essa, e per sempre, del Regno di Dio? La prima delle carità verso Dio e verso il prossimo non deve essere questo lavoro di sanare un peccatore per il bene della sua anima e la gloria di Dio?

E quando un peccatore si converte, perchè quell'ostinatezza di giudizio su di lui, quel quasi rammaricarsi che egli sia tornato alla salute spirituale? Vedete smentiti i vostri pronostici di certa dannazione di un vostro concittadino? Ma dovreste esserne felici, perchè Colui che vi smentisce è il misericordioso Iddio, che vi dà una misura della sua bontà a rincuorarvi nelle vostre colpe più o meno gravi.


E perchè quel persistere a voler vedere sporco, spregevole, degno di stare nell'isolamento, ciò che Dio e la buona volontà di un cuore hanno fatto netto, ammirevole, degno della stima dei fratelli, anzi della loro ammirazione?
Ma ben giubilate anche se un vostro bue, un vostro asino o cammello, o la pecora del gregge o il colombo preferito guariscono da una malattia! Ben giubilate se un estraneo, che appena ricordate a nome per averne sentito parlare al tempo in cui fu isolato perchè lebbroso, torna guarito! E perchè allora non giubilate per queste guarigioni di spirito, per queste vittorie di Dio? Il Cielo giubila quando un peccatore si converte. Il Cielo: Dio, gli angeli purissimi, quelli che non sanno cosa è peccare. E voi, voi uomini, volete essere più intransigenti di Dio?......."

L'Apostola... degli Apostoli

STORIA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE // 4. QUELL'AVE MARIA DI ISOLA // 5. LA PROMESSA SI AVVERA



4. QUELL'AVE MARIA DI ISOLA

Il gruppetto scende dalla collina degli eucaliptus ed entra nella chiesa dell'abbazia. Tutti si mettono in ginocchio al primo banco che trovano a destra. Dopo un momento di silenzio, il papà spiega ai bambini: «La Bella Signora della grotta ci ha detto che qui c'è Gesù. Io prima vi insegnavo di non credere a ciò e vi proibivo di pregare. Gesù sta là dentro, in quella casina. Ora vi dico: preghiamo! Adoriamo il Signore!». Interviene Isola: «Papà, già che dici che questa è la verità, che preghiera facciamo?». «Figlia mia, non saprei...». «Diciamo un 'Ave Maria», riprende la piccola. «Guarda che io l'Ave Maria non me la ricordo». «Ma io sì, papà!». «Come tu? E chi te l'ha insegnata?». «Quando mi mandavi a scuola e mi facevi il biglietto perché lo consegnassi alla maestra e fossi così esentata dall'ora di catechismo, ebbene, la prima volta gliel'ho dato, ma poi non lo feci più perché mi vergognavo, così sono rimasta sempre e allora ho imparato l'Ave Maria». «Ebbene, dilla tu..., piano piano, così pure noi ti veniamo appresso». Allora la bambina inizia: Ave Maria, piena di grazia... E gli altri tre: Ave, Maria, piena di grazia... E così fino all'Amen finale. 


Dopo di che escono e rifanno il tragitto verso casa. «Mi raccomando, bambini, quando arriviamo a casa, non dite nulla, stiamo zitti, perché prima devo pensarci sopra, devo trovare una cosa che quella Signora, la Bella Signora mi ha detto!», dice Bruno ai figli. «Va bene, papà, va bene», promettono. Ma, scendendo i gradini (perché abitavano nell'interrato) i bambini cominciano a gridare ai loro amici e amichette: «Abbiamo visto la Bella Signora, abbiamo visto la Bella Signora!». Tutti si affacciano, anche la moglie. Bruno, sorpreso, cerca di rimediare: «Su, entriamo dentro... su, su, non è successo niente», e chiude la porta. 

Di quei momenti il veggente annota: «Ero sempre nervoso... In quel momento cercavo di stare più calmo possibile... Sono sempre stato un tipo manesco, un tipo ribelle e questa volta dovevo ingoiare, dovevo sopportare...». 

Ma lasciamo raccontare questa scena ad Isola che, in tutta semplicità, scrisse nel suo quaderno: «Appena arrivammo a casa, mamma ci venne incontro e, vedendo papà pallido e commosso, gli domandò: "Bruno, che hai fatto? Che ti è successo?". Papà, quasi piangendo, disse a noi: "Andate a letto!", e così mamma ci fece addormentare. Io però fingevo di dormire e vidi papà che si avvicinava a mamma e le diceva: "Abbiamo visto la Madonna, io ti chiedo perdono che ti ho fatto soffrire, Jolanda. Sai dire il rosario?". E mia madre rispose: "Non lo ricordo bene", e si inginocchiarono per pregare». 

Dopo questa descrizione della figlia Isola, ascoltiamo quella del protagonista diretto: «Allora, siccome a mia moglie ne ho fatte tante, perché la tradivo, facevo peccati, la picchiavo, eccetera, pensate che l'11 aprile, pur essendo protestante, non gli si dice: Puoi fare questo, puoi fare quest'altro, questo è peccato, non si dice: Ci sono i dieci comandamenti. Ebbene, quell'11 sera io non avevo dormito a casa, ma avevo passato la notte, diciamo la verità, con l'amica mia... 

La Vergine poi mi ha dato il pentimento. Allora, ricordando tutte queste cose, mi inginocchio davanti a mia moglie, in cucina, i bambini stavano in camera e inginocchiandomi io, lei pure si inginocchia: "Come?, tu ti inginocchi davanti a me? Io mi sono sempre inginocchiata quando tu mi picchiavi, per dire basta, ti chiedevo perdono di cose che io non avevo fatte"... «Allora io dico: "Adesso ti chiedo perdono di quello che ho fatto, del male, di tutto quello che ti ho fatto contro di te, fisicamente. Io ti chiedo perdono, perché quello che hanno detto i bambini, adesso non diciamo niente, però quello che hanno detto i bambini è vero... Io ti ho insegnato tante cose cattive, ho parlato contro l'Eucaristia, contro la Madonna, contro il papa, contro i sacerdoti e i sacramenti... Ora non so che cosa sia avvenuto..., mi sento cambiato..."». 

Poi i due si sforzano di ricordare come si recita il rosario (non lo avevano mai recitato) e giungono al mattino.




5. LA PROMESSA SI AVVERA
Ma da quel giorno la vita di Bruno divenne un'angoscia. Lo sbalordimento causatogli dalla prodigiosa apparizione non accennava a diminuire e lo si notava visibilmente scosso. Era tormentato nell'attesa che si realizzasse quel segno promessogli dalla Vergine come conferma di tutto. 

Ora non era più protestante, né intendeva mettere più piede nel loro «tempio» e tuttavia non era ancora cattolico, mancandogli l'abiura e la confessione. 

Per di più, dato che la Madonna gli aveva dato l'ordine di rivolgere la parola ai vari sacerdoti che avrebbe incontrato, sia per strada, sia nella chiesa dove sarebbe entrato, Bruno sul tram, a ogni sacerdote a cui faceva il biglietto diceva: «Padre, devo parlarle». Se quello gli rispondeva: «Che vuoi? Dimmi pure», Bruno gli rispondeva: «No no, ho sbagliato, non è lei... Scusi, sa». Di fronte a questa risposta del bigliettaio, qualche prete rimaneva calmo e se ne andava, ma qualcun altro ribatteva: «Chi vuole prendere in giro?». «Ma guardi che non è una presa in giro: è una cosa che io sento!», cercava di scusarsi Bruno. 

E questa continua attesa e relativa delusione, per non dire frustrazione, aveva intaccato non solo il morale ma anche la salute del veggente, a tal punto che con il passare dei giorni si sentiva sempre più male e non andava più al lavoro. E la moglie a domandargli: «Ma che ti succede? Stai dimagrendo!». Effettivamente Jolanda aveva notato che i fazzoletti del marito erano pieni di sangue sputato, «dal dolore, dalla sofferenza», spiegherà poi lo stesso Bruno, «perché venivano a casa i "compagni" e mi dicevano: "Ma come, non vieni più a trovarci? Come mai?"». Al che lui rispondeva: «Ho una cosa che... Verrò più tardi». Anche il Pastore si faceva vedere: «Ma come? Non vieni più alla riunione? Come mai, che cosa è successo?». Con pazienza, la solita risposta: «Lasciatemi stare: sto riflettendo su qualche cosa che mi deve avvenire, sto aspettando». 

Era una attesa snervante che non poteva non insinuare un sottile timore: "E se non fosse stato vero? E se mi fossi sbagliato?". Ripensava però al modo con cui si era verificato il fatto, ai bambini che anch'essi avevano visto (anzi, prima di lui), al misterioso profumo avvertito da tutti... E poi il cambiamento improvviso della sua vita...: ora riamava quella Chiesa che aveva tradito e tanto combattuta, anzi, non l'aveva amata mai come adesso. Il suo cuore, prima pieno di odio verso la Madonna, ora si inteneriva al ricordo dolcissimo di colei che gli si era presentata come «Vergine della Rivelazione». E si sentiva così misteriosamente attratto verso quella piccola grotta nel boschetto delle Tre Fontane che, appena poteva, ritornava lassù. E lassù percepiva di nuovo l'ondata del profumo misterioso che, in qualche modo, gli rinnovava la dolcezza di quell'incontro con la Vergine. 

Una sera, qualche giorno dopo quel 12 aprile, si trovava in servizio proprio sull'autobus 223 che passa alle Tre Fontane, vicino al bosco della grotta. Proprio in quel punto l'autobus si guasta e resta immobile sulla strada. In attesa dei soccorsi, Bruno vorrebbe approfittare per correre alla grotta, ma non può abbandonare il mezzo. Vede alcune bambine, le avvicina: «Andate lassù, nella prima grotta: ci sono due grossi sassi, andate a metterci i fiori, perché li è apparsa la Madonna! Su, andate, bambine». 

Ma il conflitto interiore non accennava a placarsi, finché un giorno la moglie, vedendolo in quello stato pietoso, gli domanda: «Ma dimmi, che cosa c'è?». «Guarda», le risponde Bruno, «sono tanti giorni e adesso siamo al 28 aprile. Dunque sono sedici giorni che io aspetto di incontrare un sacerdote e non lo trovo». «Ma, sei stato in parrocchia? Può darsi che lì lo troverai», lo consiglia la moglie, nella sua semplicità e buonsenso. E Bruno: «No, in parrocchia non ci sono stato». «Ma vai, può darsi che là troverai un sacerdote...». 

Sappiamo dal veggente stesso perché non era andato prima in parrocchia. Era là infatti che ogni domenica ingaggiava le sue battaglie religiose quando i fedeli uscivano da messa, tanto che i preti lo cacciavano via e lo chiamavano il nemico numero uno della parrocchia. E così, accogliendo il consiglio della moglie, un mattino presto, Bruno esce di casa, traballando a causa del suo malessere, e si porta alla chiesa della sua parrocchia, la chiesa di Ognissanti, sull'Appia Nuova. 

Si mette vicino alla sacrestia e attende davanti a un grande crocifisso. Ormai all'estremo della esasperazione, il pover'uomo si rivolge al crocifisso che ha di fronte: «Guarda che se non incontro il prete, il primo che sbatto per terra sei tu e ti faccio a pezzi, come ti ho fatto a pezzi prima», e attende. Ma c'era di peggio. L'esasperazione e il deperimento psicofisico di Bruno erano giunti veramente al limite estremo. Infatti prima di uscire di casa aveva preso una decisione terribile. Era andato a scovare il famoso pugnale comperato a Toledo per uccidere il papa, se lo era messo sotto la giacca e aveva detto alla moglie: «Guarda, io vado: se non incontro il sacerdote, se io ritorno e mi vedi con il pugnale in mano, stai pure sicura che muori tu, i bambini e poi mi uccido, perché non ne posso più, perché non posso più vivere così». 

A dire il vero, quella del suicidio era un'idea che era cominciata a farsi strada ogni giorno di più nella sua mente. Talvolta si sentì spinto perfino a gettarsi sotto un tram... Gli sembrava di essere più malvagio di quando faceva parte della setta dei protestanti... Effettivamente stava per impazzire. Se non era ancora giunto a questo, era perché qualche notte riusciva ad arrivare alla grotta a piangere e a dire alla Vergine che gli venisse in aiuto. Accanto a quel crocifisso Bruno attende. Passa un sacerdote: "Lo interrogo?", si domanda; Ma qualcosa nel suo interno gli dice che non è quello. E si gira per non farsi vedere. Passa un secondo...,la stessa cosa. Ed ecco che dalla sacrestia esce un giovane sacerdote, piuttosto frettoloso, con la cotta... Bruno sente un impulso interiore, come se fosse spinto verso di lui. Lo prende per la manica della cotta e grida: «Padre, devo parlarle!». «Ave Maria, figliolo, cosa c'è?». Sentendo quelle parole Bruno ha come un sussulto di gioia e dice: «Io aspettavo queste parole che lei mi doveva dire: "Ave Maria, figliolo!". Ecco, io sono protestante e vorrei farmi cattolico». «Guarda, vedi quel sacerdote dentro la sacrestia?». «Sì, padre». «Vai da lui: quello fa al caso tuo». 

Quel sacerdote è don Gilberto Carniel, il quale aveva già istruito altri protestanti desiderosi di farsi cattolici. Bruno gli si accosta e gli dice: «Padre, io devo dirle qualcosa che mi è successo...». E si inginocchia davanti a quel sacerdote che qualche anno prima aveva brutalmente cacciato da casa sua in occasione della benedizione pasquale. Don Gilberto ascolta tutto il racconto e poi gli dice: «Adesso devi fare l'abiura e io ti devo preparare». E così il sacerdote cominciò ad andare a casa sua per preparare lui e sua moglie. Bruno, che ha visto realizzarsi in pieno le parole della Vergine, ora è tranquillo e felicissimo. La prima conferma era stata data. 

Ora mancava la seconda. Vengono fissate le date: il 7 maggio sarà il giorno dell'abiura e l'8 il rientro ufficiale nella Chiesa cattolica, in parrocchia. 


Ma il martedì 6 maggio Bruno fa di tutto per trovare il tempo per correre alla grotta a invocare l'aiuto della Madonna e forse con il desiderio profondo di rivederla. Si sa, chi ha visto la Madonna una volta, si strugge dal desiderio di vederla ancora... E' una nostalgia di cui non ci si libera più per tutta la vita. 

Giunto lassù, cade in ginocchio nel ricordo e nella preghiera a Colei che ventiquattro giorni prima si era degnata di apparirgli. E il prodigio si rinnova. La grotta si illumina di una luce abbagliante e nella luce appare la soave figura celestiale della Madre di Dio. Non dice nulla. Lo guarda soltanto e gli sorride... E quel sorriso è la prova più grande del suo compiacimento. Anche lei è contenta. Ogni parola avrebbe rotto l'incanto di quel sorriso. E con il sorriso della Vergine si trova la forza di compiere qualsiasi passo, in piena sicurezza, costi quello che costi, e ogni timore scompare. 

Il giorno dopo, nella loro modesta abitazione, Bruno e Jolanda Cornacchiola, confessati i propri peccati, abiurano. Ecco come a distanza di anni il veggente ricorda quella data: «Il giorno 8, proprio il giorno 8 maggio, c'era grande festa in parrocchia. Vi è pure padre Rotondi a fare un discorso dentro la chiesa di Ognissanti e là, dopo che io e mia moglie abbiamo firmato il giorno 7 la pergamena, entriamo finalmente nella Chiesa io, mia moglie e i bambini. Isola fa la cresima perché era già stata battezzata, l'aveva battezzata mia moglie quando io ero in Spagna. Carlo l'ha battezzato di nascosto, ma Gianfranco che aveva quattro anni, riceve il battesimo. 

Così entra dentro di noi la gioia che io aspettavo».




venerdì 21 giugno 2013

Hay tres categorías de sacerdotes.


Confidencias de Jesús a un Sacerdote





Mons. Ottavio Michelini
20 de Octubre de 1975 

SACERDOTES   SANTOS 
Hijo mío, escribe.
Hay tres categorías de sacerdotes.

Hay sacerdotes santos. Sacerdotes buenos, verdaderamente buenos que viven, en unión Conmigo, la Vida mía divina.
Están iluminados por la Sabiduría, guiados en sus fatigas pastorales por el Espiritu Santo. Siguen mis enseñanzas comunicadas a ellos por mi Vicario en la tierra, el Papa.
Están animados y vivificados por el amor que es fuego que purifica, que ilumina y calienta, que los transforma y los une a Mí como Yo estoy unido al Padre.
Cumplen con diligencia su ministerio sacerdotal, trayendo las almas a Mí con la oración, con el ofrecimiento y con el sufrimiento.
San queridos de mi Corazón misericordioso y de mi Madre y vuestra también; son objeto de mi predilección. La humildad que los anima ha atraído sobre ellas la mirada misericordiosa mía, Verbo de Dios, del Padre y del Espíritu Santo.
Por ellos, por su piedad, se les han evitado muchos padecimientos a los hombres; han asegurado mi protección. Les espera un lugar y una corona en el Paraíso.

Sacerdotes  desviados 
La segunda categoría es la de los desviados, de los desorientados.
Son los que toman a pecho mucho más las cosas del mundo, que no las  de Dios.  Y son tantos, hijo mío.
Tienen tiempo para todo, para sus afectos humanos; tienen tiempo para sus diversiones, para lecturas nocivas a su alma que acrecientan las sombras. Ningún tiempo para rezar, para meditar. Su vida no es vida de unión con Dios.
Están faltos del don de sabiduría, no ven, no entienden;  en fin, tienen oídos y no oyen, tienen ojos y no ven. Su formalismo asemeja una práctica de vida cristiana, vacía de un espíritu verdadero, sin vida de Gracia.
Entre esos las deserciones han sido muchas. Muchísimas serán las fugas, las apostasías verdaderas y propias en la no lejana hora de la Justicia. Muchos en esa hora revelarán ante el mundo su identidad de Judas. He dicho ante el mundo, porque Yo los conozco desde siempre.
El Padre los espera 
Yo los amo igualmente, quiero su conversión, el Padre los espera.
No tengo sino un deseo, decir a cada uno: "¡Ven hijo mío, todo está olvidado, todas las escorias de tu alma son abrasadas por mi Amor!"
Pero exactamente porque te amo, no puedo ocultarte qué tremenda responsabilidad  es resistir a Dios que te espera, a Dios que te ama hasta tal punto de haber derramado su Sangre preciosa por ti.
El enfermo que rechaza al médico y  las medicinas está destinado a perecer. He aquí  por qué he querido llegar hasta ti por todos los medios, no termino esta invitación a la conversión antes de que sea demasiado tarde.
El instrumento del que me he servido ha tenido la orden de gritar fuertemente a todos: "Convertíos, al Señor vuestro Dios antes que sea demasiado tarde".
Os lo repito, la hora de la misericordia está para ceder a la hora de la justicia. No protestéis contra mi insistencia, no digáis: es siempre la misma canción.
Soy vuestro Dios, vuestro Padre, soy vuestro Hermano, soy vuestro Salvador. Sólo el amor inspira e impele a Dios a rogaros, a suplicaros: "Convertíos antes que sea demasiado tarde, de otro modo pereceréis".
"Deus non irridetur" (De Dios nadie se ríe).  Es astucia de vuestro enemigo, Satanás, haceros creer muerta la Justicia divina. Misericordia y Justicia son en Mí una sola cosa. ¿Es posible tanta ceguera? 


El veneno de Satanás 
La tercera categoría, está formada por los sacerdotes que, íntimamente, se auto consideran buenos.
Viven como si fueran buenos pero un velo los envuelve, el velo de su presunción por la que no ven su realidad interior que, aunque frecuentemente pasa desapercibida para los hombres, pero no para Mí, Dios.
En otras palabras: les falta la verdadera y sincera humildad, esa humildad que debe hacer de cada uno de vosotros un niño; les falta la simplicidad de la humildad y a ellos mi Padre no les revela nada.
Es difícil su conversión; su soberbia es refinada, revestida de humildad. Pero bajo aquella pseudo ‑ humildad está el veneno de Satanás, exactamente como ciertas joyas de apariencia preciosas, pero bajo el recubrimiento de oro está el metal vil.
No creen sino en sí mismos, desdeñan y no aguantan que algún otro vea un poco más lejos que ellos.
Satanás en muchos modos tiende sus lazos a mis sacerdotes. También por estos se necesita rezar y sufrir, porque es ardua su conversión.
Ahora basta hijo mío, veo que estás cansado. Te Bendigo y Conmigo te bendicen Mi Madre y San José. 
 (Confidencias de Jesús a un Sacerdote – P. Ottavio Michelini)