martedì 2 ottobre 2012

Domenica 27, Tempo Ordinario, anno B: Marco 10, 2-16. «Benedici le nostre creature, Tu benedetto, perché siano amanti della Luce! », dicono le madri.


«Fermati, Tu che parli. Il soggetto te lo diamo noi », urla un pugno di farisei che si fanno largo fra la gente.
Quasi subito riappare la scorta armata e si ferma all’angolo più vicino. I farisei sono ora di fronte a Gesù.
«Sei Tu il Galileo? Gesù di Nazaret sei? ».
«Lo sono ».
«Lode a Dio che ti abbiamo trovato! ». Veramente hanno certi ceffi così astiosi che non mostrano di essere in gioia per l’incontro…
Il più vecchio parla: «Ti seguiamo da molti giorni, arrivando sempre dopo che Tu sei partito ».
«Perché mi seguite? ».
«Perché sei il Maestro e vogliamo essere ammaestrati in un punto oscuro della Legge ».
«Non vi sono punti oscuri nella Legge di Dio ».
«In essa no. Ma, eh! eh!… Ma sulla Legge sono venute le “sovrapposizioni”, come Tu dici, eh! eh!… e hanno fatto oscurità ».
«Penombre, al massimo. E basta volgere l’intelletto a Dio per distruggere esse pure ».
«Non tutti lo sanno fare. Noi per esempio, rimaniamo in penombra. Tu sei il Rabbi, eh! eh! Aiutaci dunque».

«Che volete sapere? ».
«Volevamo sapere se è lecito all’uomo ripudiare per un motivo qualsiasi la propria moglie. È una cosa che spesso avviene, ed ogni volta crea molto rumore là dove avviene. Si rivolgono a noi per sapere se è lecito. E noi, a seconda del caso, rispondiamo ».

«Approvando l’avvenuto nel novanta per cento dei casi. E il dieci per cento che resta disapprovato è nella categoria dei poveri o dei nemici vostri ».
«Come lo sai? ».
«Perché così avviene in tutte le cose umane. E unisco nella categoria la terza classe, quella che, se fosse lecito il divorzio, più ne avrebbe diritto, perché quella dei veri casi penosi, quali una lebbra incurabile, oppure una condanna a vita, o malattie innominabili… ».

«Allora per Te non è mai lecito? ».
«Né per Me, né per l’Altissimo, né per nessuno che sia di animo retto. Non avete letto che il Creatore, nel principio dei giorni, creò l’uomo e la donna? E li creò maschio e femmina; e non aveva bisogno di farlo, che, se avesse voluto, avrebbe potuto, per re della creazione, fatto a sua immagine e somiglianza, creare altro modo di procreazione, e ugualmente buono sarebbe stato, pur essendo dissimile da ogni altro naturale. E disse: “Così per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne." Dunque Dio li congiunse in una sola unità. Non sono dunque più “due” ma “una” sola carne. Ciò che Dio ha congiunto, perché vide che “è buona cosa”, l’uomo non lo divida, perché se così avvenisse, cosa non più buona sarebbe ».



«Ma perché allora Mosè disse: “Se un uomo ha preso una donna con se, ma essa non ha trovato grazia ai suoi occhi per qualcosa di turpe, egli scriverà un libello di ripudio, glielo consegnerà in mano e la manderà via di casa sua”? ».

«Lo disse per la durezza del vostro cuore. Per evitare, con un ordine, dei disordini troppo gravi. Per questo vi permise di ripudiare le mogli. Ma dal principio non fu così. Perché la donna è da più della bestia, la quale è, a seconda del capriccio del padrone o delle libere circostanze di natura, sottoposta a questo o a quel maschio,
carne senz’anima che si accoppia per riprodurre. Le vostre mogli hanno un anima come voi l’avete, e non è giusto che voi la calpestiate senza sentirne compassione. Ché se è detto nella condanna: “Tu sarai sottoposta alla potestà del marito ed egli ti dominerà”, ciò deve avvenire secondo giustizia e non con prepotenza che lede i diritti dell’anima libera e degna di rispetto. Voi, ripudiando, come lecito non vi è, portate offesa all’anima della vostra compagna, alla carne gemella che alla vostra si è unita, al tutto che è la donna che avete sposata esigendo la sua onestà, mentre, o spergiuri, andate ad essa disonesti, menomati, talora corrotti, e continuate ad esserlo, cogliendo ogni occasione per poterla colpire e dare maggior campo alla libidine insaziabile che è in voi. 



Prostitutori delle mogli vostre! Per nessun motivo potete separarvi dalla donna che vi è congiunta secondo la Legge e la Benedizione. Solo nel caso che la grazia vi tocchi, e comprendiate che la donna non è un possesso ma un’anima, e perciò ha diritti uguali ai vostri di essere riconosciuta parte dell’uomo e non suo oggetto di piacere, e solo nel caso che sia tanto duro il vostro cuore da non sapere

elevarla a moglie, dopo averla goduta come una prostituta, solo nel caso di levare questo scandalo di due che convivono senza benedizione di Dio sulla loro unione, voi potete rimandarla. Perché allora la vostra non è unione ma fornicazione, e sovente senza onore di figli, perché disciolti contro natura o allontanati come
vergogna. In nessun altro caso. In nessun altro. Perché se figli illegittimi avete dalla vostra concubina, avete il dovere di porre fine allo scandalo sposandola, se liberi siete. 



Non contemplo il caso dell’adulterio consumato ai danni della moglie ignara. Per quello sono sante le pietre della lapidazione e le fiamme dello sceol.


Ma per chi rimanda la propria moglie legittima perché di essa è sazio e ne prende un’altra, non c’è che una sentenza: costui è adultero. E adultero è chi prende la ripudiata, perché se l’uomo si è arrogato il diritto di separare ciò che Dio ha congiunto, l’unione matrimoniale continua, agli occhi di Dio, e maledetto è chi passa a seconda moglie senza essere vedovo. E maledetto è chi riprende la donna prima sua e poi, rimandatala per ripudio e abbandonatala alle paure della vita, onde essa cede a nuove nozze per il suo pane, la
riprende se resta vedova del secondo marito. Perché, anche che vedova sia, ella fu adultera per colpa vostra, e voi raddoppiereste il suo adulterio. Avete compreso, o farisei che mi tentate? ».



Questi se ne vanno scornati, senza rispondere.




«Severo è l’uomo. Se fosse a Roma vedrebbe però che il fango ribolle ancor più fetente », dice un romano.




Anche alcuni di Gradara brontolano: «Dura cosa essere uomini, se bisogna essere casti così!… ».

E alcuni più forte: «Se tale è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, meglio stare senza nozze ».



E questa ragione ripetono anche gli apostoli mentre ripigliano la via verso la campagna, dopo aver lasciato quelli di Gadara.


Lo dice Giuda con scherno. Lo dice Giacomo di Zebedeo con rispetto e riflessione; e Gesù risponde a l’uno e all’altro:



«Non tutti capiscono questo, né lo capiscono bene. Alcuni infatti preferiscono il celibato per essere liberi di secondare i vizi. Altri per evitare di poter peccare essendo mariti non buoni. Ma solo alcuni, ai quali è concesso, comprendono la bellezza di essere scevri di sensualità e di anche onesta fame di donna. E sono i più santi, i più liberi, i più angelici sulla Terra. Parlo di coloro che si fanno eunuchi per il Regno di Dio. Ci sono negli uomini quelli che nascono tali. Altri che tali vengono fatti. I primi sono mostruosità che devono

suscitare compassione, i secondi abusi che vanno repressi. 

Ma c’è infine la terza categoria: gli eunuchi volontari che, senza usarsi violenza, e perciò con doppio merito, sanno aderire alla richiesta di Dio e vivono da angeli perché l’abbandonato altare della Terra abbia ancora fiori e incensi per il Signore. Costoro negano alla parte inferiore soddisfacimento per crescere la parte superiore, onde fiorisca in Cielo nelle aiuole più prossime al trono del Re. E in verità vi dico che non sono dei mutilati, ma sono degli esseri dotati di ciò che manca ai più fra gli uomini. Non oggetto perciò di stolto scherno, ma anzi di grande venerazione. Comprenda ciò chi deve, e rispetti, se può ».



Gli ammogliati fra gli apostoli bisbigliano fra di loro.

«Che avete? », chiede Gesù.
«E noi? Noi non sapevamo questo e abbiamo preso donna. Ma ci piacerebbe essere come Tu dici… », dice per tutti Bartolomeo.
«Né vi è interdetto farlo d’ora in poi. Vivete in continenza, vedendo nella compagna la sorella, e grande
merito ne avrete agli occhi di Dio. Ma affrettate il passo. Per essere a Pella prima della pioggia ».






«Maestro, bada! Ti tendono qualche tranello! », dicono in diversi.
Gesù fa un gesto, come dire: «Lasciateli fare! », e si china ad accarezzare dei fanciulli che piano piano si sono accostati a Lui lasciando i parenti. Alcune madri li imitano, portandogli quelli che sono ancora troppo incerti nel passo o poppanti del tutto.
«Benedici le nostre creature, Tu benedetto, perché siano amanti della Luce! », dicono le madri.

E Gesù impone loro le mani, benedicendo. Ciò origina tutto un movimento tra la folla. Tutti quelli che hanno fanciulli vogliono la stessa benedizione e spingono e urlano per farsi largo. Gli apostoli, parte perché sono innervositi dalle solite cattiverie degli scribi e farisei, parte per pietà di Lazzaro, che rischia di essere travolto
dalla ondata dei parenti che portano i piccoli alla divina benedizione, si inquietano e urlano sgridando questo e quello, respingendo questo e quello, specie i fanciulloni venuti lì da soli.

Ma Gesù, dolce, amoroso, dice: «No, no! Non fate così! Non impedite mai ai fanciulli di venire da Me, né ai loro parenti di portarmeli. Proprio di questi innocenti è il Regno. Essi saranno innocenti del gran delitto e cresceranno nella mia fede. Lasciate dunque che ad essa Io li consacri. Sono i loro angeli che a Me li
conducono ».
Gesù ora è in mezzo ad una siepe di fanciulli che lo guardano estatici: tanti visetti alzati, tanti occhi innocenti, tante boccucce sorridenti…
Le donne velate hanno approfittato della confusione per girare dietro alla folla e venire alle spalle di Gesù, come se la curiosità le spronasse a questo.

"LASCIATE 
CHE I BAMBINI VENGANO A ME!"




* DOMINGO XXVII post Pentecostes B, Marcos 10, 2-16





"DETENTE, TÚ QUE ESTÁS HABLANDO. 
EL TEMA TE LO VAMOS A DAR NOSOTROS" 
GRITA UN PUÑADO DE FARISEOS 

"QUERÍAMOS SABER SI ES LÍCITO AL HOMBRE REPUDIAR 
POR CUALQUIER MOTIVO A SU PROPIA MUJER.

"Detente, Tú que estás hablando. El tema te lo vamos a dar nosotros" grita un puñado de fariseos que se abre paso entre la gente. Y casi al mismo tiempo se ve la escolta armada que hace firme en el ángulo más cercano. Los fariseos están en frente de Jesús. "¿Eres Tú el Galileo? ¿Eres Jesús de Nazaret?"
"Sí."
"¡Sea alabado Dios, porque te hemos encontrado!" Sus palabras contrastan con el coraje que muestran por tenerlo cerca.
El de mayor edad dice: "Hace muchos días que te hemos venido siguiendo. Siempre llegamos después de que has partido."
"¿Por qué me seguíais?"
"Porque eres el Maestro y queremos que nos enseñes en un punto oscuro de la ley."
"No existen puntos  oscuros en la ley de Dios."
"En ella, no. Pero, ¡eh! ¡eh!  ... ¡y la han hecho oscura!"
"A lo más, se tratará de penumbras. Basta con dirigir la mente a Dios para que desaparezcan aun estas."
"No todos lo saben hacer. Nosotros, por ejemplo, nos encontramos en la penumbra. Tú eres el Rabí, ¡eh! ¡eh! ¡Ayúdanos, pues!"
"¿Qué queréis saber?"
"Queríamos saber si es lícito al hombre repudiar por cualquier motivo a su propia mujer. Es algo que sucede con frecuencia, y cada vez que ocurre da mucho qué decir. Se dirigen a nosotros para saber si es lícito, y nosotros, según el caso, damos la respuesta."

"APROBANDO LO SUCEDIDO EN EL NOVENTA POR CIENTO 
DE LOS CASOS.

Y EN EL DIEZ RESTANTE QUE NO APROBÁIS 

SE ENCUENTRA LA CATEGORÍA DE LOS POBRES 
O DE VUESTROS ENEMIGOS."

Y A ESTA SEGUNDA CATEGORÍA AÑADO UNA TERCERA, 
LA DE QUE SI FUERA LÍCITO EL DIVORCIO, SE CREARÍA 
UN DERECHO MÁS PARA HACERLO, PORQUE LA DE LOS 
VERDADEROS CASOS VERGONZOSOS, 
COMO UNA LEPRA INCURABLES, 
COMO UNA CONDENA A TODA LA VIDA, 
COMO ENFERMEDADES QUE NO CONVIENE MENCIONAR..."

"Aprobando lo sucedido en el noventa por ciento de los casos. Y en el diez restante que no aprobáis se encuentra la categoría de los pobres o de vuestros enemigos."
"¿Cómo lo sabes?"
"Porque esto es lo que sucede en las cosas humanas. Y a esta segunda categoría añado una tercera, la de que si fuera lícito el divorcio, se crearía un derecho más para hacerlo, porque la de los verdaderos casos vergonzosos, como una lepra incurables, como una condena a toda la vida, como enfermedades que no conviene mencionar..."
"Entonces según Tú no es lícito el divorcio."

"NI SEGÚN YO, NI SEGÚN EL ALTÍSIMO, 
NI SEGÚN QUIEN TENGA UN CORAZÓN RECTO.

"Ni según Yo, ni según el Altísimo, ni según quien tenga un corazón recto. ¿No habéis leído que el Creador, en el principio de los días, creó al hombre y a la mujer? El creó a un varón y a una mujer. No tenía necesidad de hacerlo, porque habría podido, tratándose del rey de la creación, hecho a imagen y semejanza suya, proveer a otro modo de procreación, y también hubiera sido bueno aunque diverso de todos los otros modos. Dijo: "Por esto el varón dejará a su padre y madre y se unirá con la mujer, y los dos formarán un solo cuerpo". Así pues Dios os juntó en una unidad compacta. No son pues "dos" cuerpos sino "uno". Lo que Dios ha unido porque ha visto que es "cosa buena", el hombre no lo separe, porque si esto sucede, ya no es más cosa buena."

¿POR QUÉ MOISÉS DIJO: "SI UN HOMBRE TOMA MUJER 
Y ELLA NO ENCUENTRA GRACIA ANTE SUS OJOS POR ALGO 
QUE NO LE GUSTA, ESCRIBIRÁ UN LIBELO DE REPUDIO, 
SE LO PONDRÁ EN LA MANO 
Y LA DESPACHARÁ DE SU CASA".? "

"Entonces ¿por qué Moisés dijo: "Si un hombre toma mujer y ella no encuentra gracia ante sus ojos por algo que no le gusta, escribirá un libelo de repudio, se lo pondrá en la mano y la despachará de su casa".? "
"Lo dijo por la dureza de vuestro corazón. Para evitar de este modo desórdenes más graves. Esta es la razón por la que os permitió repudiar a vuestras mujeres, pero no fue así en el principio, porque la mujer vale más queuna bestia, la cual según el capricho de su dueño o de las circunstancias libres de la naturaleza, se acopla con este o aquel macho, pero es un ser que no tiene alma, y sólo sirve para la reproducciónVuestras mujeres tienen un alma como la tenéis vosotros, y no es justo que la pisotéis sin compasión alguna. Que si se dijo a Eva: "Estarás sujeta a la autoridad del marido. El será tu dueño" esto debe realizarse según justicia y no con abuso de poder, que daña los derechos del alma que es libre y digna de que se le respete.

VOSOTROS, AL REPUDIAR, COSA QUE NO ES LÍCITA, 
INFERÍS UNA INJURIA AL ALMA DE VUESTRA COMPAÑERA, 
AL CUERPO GEMELO QUE SE OS UNIÓ, 
AL SER COMPLETO QUE ES LA MUJER CON QUIEN 
OS CASASTEIS, EXIGIÉNDOLE SU HONESTIDAD,

Vosotros, al repudiar, cosa que no es lícita, inferís una injuria al alma de vuestra compañera, al cuerpo gemelo que se os unió, al ser completo que es la mujer con quien os casasteis, exigiéndole su honestidad, mientras que vosotros, ¡perjuros! os acercasteis a ella manchados, y tal vez hasta corrompidos, y continuáis siéndolo, no desperdiciando ninguna ocasión para poder golpearla, y dar mayor campo a vuestra insaciable lujuria que os quema.¡Sois unos prostituidores de vuestras mujeres! Por ningún motivo podéis separaros de vuestra mujer que se os unió según la ley y la bendición. Sólo en el caso que la gracia os tocare, y comprendiereis  que la mujer no es una propiedad sino un alma, y que por lo tanto tiene iguales derechos a que se le reconozca como parte del hombre y no como un objeto de placer; y sólo en el caso que vuestro corazón sea tan duro que no la podáis hacer vuestra mujer, después de que gozasteis de ella como si fuera una prostituta, sólo en el caso en que tengáis que quitar este escándalo de dos que viven sin la bendición de Dios, podéis enviarla a su casa, porque entonces vuestra vida no es una unión matrimonial, sino fornicación que frecuentemente carece de hijos, porque abortados o alejados por vergüenza.

Y EN NINGÚN OTRO CASO ES LÍCITO. SI TUVIERES HIJOS 
ILEGÍTIMOS DE VUESTRA CONCUBINA, 
TENÉIS EL DEBER DE TERMINAR CON EL ESCÁNDALO, 
CASÁNDOOS CON ELLA, SI FUEREIS LIBRES.

Y en ningún otro caso es lícito. Si tuvieres hijos ilegítimos de vuestra concubina, tenéis el deber de terminar con el escándalo, casándoos con ella, si fuereis libres. No me refiero al caso del adulterio consumado con perjuicio de la mujer que lo ignora. Si es así, son benditas las piedras de la lapidación y las llamas del Sceol. Pero quien despide a su mujer legítima porque está cansado de ella y toma otra, este tal, no es sino un adúltero. E igualmente adúltero es quien toma a la repudiada, porque si el hombre se ha arrogado el derecho de separar lo que Dios unió, la unión matrimonial continúa ante los ojos de Dios, y maldito es quien se casa con otra mujer sin ser viudoY maldito es quien vuelve a tomar a su mujer de antes, y luego, la despide por repudio, la deja a merced de los azares de la vida que la obligan a casarse para tener un pedazo de pan, y la vuelve a tomar, sin ser viuda, digo, que es un maldito. Porque aunque viuda, fue adúltera por culpa vuestra, y vosotros haríais doble su adulterio.
¿Habéis comprendido, fariseos, que me tentáis?"
Ni pío dicen. Con la cabeza gacha se van por donde vinieron.

"¡ES SEVERO EL HOMBRE! 
¡SI FUERA A ROMA VERÍA QUÉ FANGO BULLE ALLÁ!" 
DICE UN ROMANO. 

ALGUNOS DE GADARA PROTESTAN: 
"¡ES DURO SER HOMBRE, Y TENER QUE SER CASTO!..."


"¡Es severo el hombre! ¡Si fuera a Roma vería qué fango bulle allá!" dice un romano.
Algunos de Gadara protestan: "¡Es duro ser hombre, y tener que ser casto!..."
Y algunos levantando la voz: "¡Si tal es la condición del hombre respecto a la mujer, es mejor no casarse!"

EXISTE LA TERCERA CATEGORÍA, 
LA DE EUNUCOS VOLUNTARIOS 
QUE SIN EMPLEAR LA VIOLENCIA, Y POR LO TANTO CON 
DOBLE MÉRITO, SIGUEN EL RECLAMO DE DIOS Y VIVEN 
COMO ÁNGELES PARA QUE EL ALTAR SOLITARIO DE LA 
TIERRA TENGA TODAVÍA FLORES E INCIENSOS PARA EL 
SEÑOR. 

ESTOS NIEGAN A LA PARTE INFERIOR SATISFACCIONES, 
PARA QUE CREZCA LA PARTE SUPERIOR, 
Y ASÍ FLOREZCA EN LOS JARDINES CELESTIALES 
MÁS CERCANOS AL TRONO DEL REY. 

Esto último repiten también los apóstoles mientras toman el camino que lleva hacia la campiña, después de haber partido de Gadara. Judas lo dice por burla, Santiago de Zebedeo con respeto y madurez. Jesús responde a uno y a otro: "No todos lo comprende, y si lo comprenden, no lo comprenden bien. De hecho algunos prefieren no casarse para dar rienda a sus vicios. Otros para no pecar, no siendo buenos maridos. Pero sólo algunos, a quienes se les ha dado, comprenden la hermosura de abstenerse de la sensualidad, y aun del deseo natural y recto  por una mujer. Son los más santos, los más libres, los seres más angelicales que haya sobre la tierra. Me refiero a los que se han hecho eunucos por el reino de Dios. Hay hombres que nacen así ya. A otros los hacen. Aquellos son algo monstruoso que necesita compasión, estos son resultado de abusos que deben desaparecer.Existe la tercera categoría, la de eunucos voluntarios que sin emplear la violencia, y por lo tanto con doble mérito, siguen el reclamo de Dios y viven como ángeles para que el altar solitario de la tierra tenga todavía flores e inciensos para el Señor. Estos niegan a la parte inferior satisfacciones, para que crezca la parte superior, y así florezca en los jardines celestiales más cercanos al trono del Rey. En verdad os digo que no son unos seres mutilados, sino unos seres dotados de lo que falta a la mayoría de los hombres. No pueden ser objeto de burla, sino más bien de profundo respeto. El que debe, compréndalo y respételo, si puede."



LOS APÓSTOLES CASADOS HABLAN ENTRE SÍ EN VOZ BAJA. 
"¿Y NOSOTROS? NOSOTROS NO SABÍAMOS TALES COSAS 
Y NOS CASAMOS. PERO NOS GUSTARÍA SER COMO DICES..."  

"NADIE HA DICHO QUE NO LO PODÁIS SER. 
VIVID CONTINENTES, VIENDO EN VUESTRA MUJER 
A VUESTRA HERMANA, Y TENDRÉIS UN GRAN MÉRITO 
ANTE LOS OJOS DE DIOS.

Los apóstoles casados hablan entre sí en voz baja.
"¿Qué os pasa?" pregunta Jesús.
"¿Y nosotros? Nosotros no sabíamos tales cosas y nos casamos. Pero nos gustaría ser como dices..." habla Bartolomé en nombre de los demás.
"Nadie ha dicho que no lo podáis ser. Vivid continentes, viendo en vuestra mujer a vuestra hermana, y tendréis un gran mérito ante los ojos de Dios. Pero apretad el paso, para estemos en Pela antes de que empiece a llover..




JESÚS BENDICE A LOS NIÑOS

"¡NO, NO, NO HAGÁIS ASÍ! 
NO IMPIDÁIS A LOS NIÑOS QUE SE ACERQUEN A MÍ, 
NI A SUS PADRES QUE ME LOS TRAIGAN. 

ES DE ESTOS EL REINO. 

SERÁN INOCENTES DEL SUMO DELITO 
Y CRECERÁN EN MI FE. 

DEJAD PUES QUE LOS CONSAGRE PARA QUE LA ACEPTEN. 
SON SUS ÁNGELES LOS QUE ME LOS TRAEN."

"¡Bendice a nuestros hijos, porque también amen la Luz!"
Jesús impone sus manos y los bendice. Esto es causa de confusión entra la gente. Todos los que tienen niños quieren que se les bendiga.
Los apóstoles, parte porque están nerviosos de la acostumbrada conducta de los escribas y fariseos, parte porque compadecen a Lázaro, que está a punto de verse molestado gritan, empujan a este o a aquel, sobre todo a los niños que por sí solos se han acercado. Pero Jesús dulce y amorosamente ordena: "¡No, no, no hagáis así! No impidáis a los niños que se acerquen a Mí, ni a sus padres que me los traigan. Es de estos el reino. Serán inocentes del sumo Delito y crecerán en mi fe. Dejad pues que los consagre para que la acepten. Son sus ángeles los que me los traen."
Jesús se encuentra ahora en medio de un grupo infantil que extático lo contempla con sus caritas levantadas, con sus ojos inocentes, con sus boquitas sonrientes...
Las mujeres veladas han aprovechado la confusión para acercarse a las espaldas de Jesús, como si la curiosidad las empujase.
JESÚS BENDICE A LOS NIÑOS

"¡NO, NO, NO HAGÁIS ASÍ! 
NO IMPIDÁIS A LOS NIÑOS QUE SE ACERQUEN A MÍ, 
NI A SUS PADRES QUE ME LOS TRAIGAN. 

ES DE ESTOS EL REINO. 

SERÁN INOCENTES DEL SUMO DELITO 
Y CRECERÁN EN MI FE. 

DEJAD PUES QUE LOS CONSAGRE PARA QUE LA ACEPTEN. 
SON SUS ÁNGELES LOS QUE ME LOS TRAEN."

"¡Bendice a nuestros hijos, porque también amen la Luz!"
Jesús impone sus manos y los bendice. Esto es causa de confusión entra la gente. Todos los que tienen niños quieren que se les bendiga.
Los apóstoles, parte porque están nerviosos de la acostumbrada conducta de los escribas y fariseos, parte porque compadecen a Lázaro, que está a punto de verse molestado gritan, empujan a este o a aquel, sobre todo a los niños que por sí solos se han acercado. Pero Jesús dulce y amorosamente ordena: "¡No, no, no hagáis así! No impidáis a los niños que se acerquen a Mí, ni a sus padres que me los traigan. Es de estos el reino. Serán inocentes del sumo Delito y crecerán en mi fe. Dejad pues que los consagre para que la acepten. Son sus ángeles los que me los traen."
Jesús se encuentra ahora en medio de un grupo infantil que extático lo contempla con sus caritas levantadas, con sus ojos inocentes, con sus boquitas sonrientes...
Las mujeres veladas han aprovechado la confusión para acercarse a las espaldas de Jesús, como si la curiosidad las empujase.
  

Catecismo para niños
A. M. D. G. et B.V.MARIAE!

La primavera nel sorriso




SERENATA ALLA MADONNA



Quanto sei bella Mamma,
quanto sei bella Mamma mia Divina,
ti ride ‘ntorno el cielo e ti incorona,
la terra tutta  ‘ntorno te se ‘nchina,
quanto sei bella Mamma (2 v.) mia Divina;
c’èl sole che te serve c’èl sole che te serve da cintura,
come tappeto ai piedi come tappeto ai piedi stà la luna;
sei tanto bella più di ogni creatura  c’èl sole che te serve
c’èl sole che te serve da cintura, te vojo tanto bene e m’hai ‘ncantato,
c’iavevo in petto er core  c’iavevo in petto er core e l’ho perduto.
Dimmelo Tu o Mamma se l'hai rubato, Ti voglio tanto bene, Ti voglio tanto bene e m'hai incantato.
         Tu c’hai la primavera Tu c’hai la primavera nel sorriso,
l’aria che T’accarezza  l’aria che T’accarezza  se  ‘nprofuma  T’enfiora e bacia
insieme er Paradiso. Tu c’hai la primavera Tu c’hai la primavera nel sorriso.
(finale:)  Te vojo tanto bene e m’hai  ‘ncantato.

Catecismo para niños
Magna es Domina, et laudabilis nimis,
in civitate Dei nostri, et universa Ecclesia electorum eius!

lunedì 1 ottobre 2012

“Signore, lode e onore a te, a te che sei ed eri senza fine! Siamo i tuoi servitori. Ti lodiamo e onoriamo innanzitutto perché ci hai creato con la tua mano potente, affinché gioissimo con te, per averci dato la luce ineffabile, affinché provassimo una grande gioia indicibile ed eterna; in secondo luogo, perché tutte le cose vengono create nella tua volontà, persistono nella tua stabilità, sussistono secondo il tuo volere e sono permanenti nella tua parola; e ancora perché hai creato l’uomo, per il quale hai assunto l’umanità e questo è per noi motivo di grande gioia e contentezza poiché la tua beneamata Madre ha meritato di portare colui che i cieli non potevano avvolgere né contenere. Che la tua gloria e la tua benedizione regnino su ogni cosa, per la dignità angelica di cui ci hai investiti e per il grande onore che ci hai fatto! Che il tuo amore sia con l’uomo che hai creato! Tu solo sei desiderabile grazie al tuo amore; tu solo sei amabile per la tua stabilità; per questo ti siano sempre resi onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Così sia!”.


                         

Santa Brigida e gli Angeli
Santa Brigida e gli Angeli






Già in partenza, Brigida sembra avere tutto. Un chiaro presagio che la sua esistenza l’avrebbe portata anche ad essere tutto: moglie, dama di corte, suora, santa, mistica e donna di potere. Il re di Svezia è il prozio, suo padre il saggio Siniscalco, ovvero, il responsabile dell’andamento della corte di una della più grandi provincie del paese e sua madre, una ricchissima nobildonna molto colta e religiosa, la quale, incinta di Brigida, viene miracolosamente slavata durante un naufragio da un angelo, che la raccomanda di avere a cuore la nascitura perché la sua voce forte sarebbe stata ascoltata da molti popoli. E Brigida, infatti, cresce nel lusso, bella come le principesse delle saghe nordiche, educata come una donna indipendente, straordinariamente erudita per l’epoca e soprattutto felice, nel suo castello circondato dai boschi. Fin da piccola ha delle visioni, tra cui quella da cui deriva il suo simbolo: la Madonna le apparve porgendole una corona di fiori e chiedendole se volesse indossarla a ...
... condizione di comandare in nome dell’amore. Sposa innamoratissima di Ulf, un nobile molto devoto a Cristo e riesce, nonostante abbia otto figli, ad essere una perfetta amministratrice della loro tenuta e dei loro possedimenti. Come se non bastasse, manda avanti una regolare attività di sostegno ai poveri e intraprende con il marito diverse opere pubblico interesse.

L’eco delle sue qualità raggiunge il Re, che la vuole a corte come dama della regina, Bianca di Namur. Nessuno poteva avere un’influenza positiva sui reggenti meglio di lei, che ben conosceva gli agi mondani, ma anche il sereno piacere di distaccarne per dedicarsi alla carità e all’operosità. Passano gli anni, ed un giorno il marito Ulf le chiede di accompagnarlo in pellegrinaggio al celebre santuario di Compostela e al ritorno le comunica il suo desiderio di chiudersi per il resto della vita nel monastero cistercense di Alvastra, dove già aveva scelto di vivere un loro figlio.

Ella seguì l’esempio del marito, ritirandosi dalla corte ed abbracciato coraggiosamente l’ideale monastico. Il nuovo orientamento dato alla sua vita favorì le sue riflessioni mistiche e le servì a mettere in atto una grande idea, che coltivava da tempo; fondare un Ordine religioso. Come base scelse il castello di Vadstena, donatole dal re, e diede all’Ordine caratteristiche originali e rivoluzionarie, a partire dalla struttura: il monastero era “doppio”, cioè costituito sia da uomini che da donne, la preghiera era in comune. Sull’esempio della comunità apostolica (72 discepoli e 12 apostoli più S. Paolo), anche le comunità dell’Ordine, posto sotto la regola di S. Agostino, sarebbero state composte di 85 membri: 60 monache, 14 monaci, 4 diaconi e 8 fratelli. Il progetto ebbe una grande riuscita, ottenne l’appoggio del papa e del re di Svevia e si sviluppò in ben 78 monasteri in tutt’Europa, nonostante le rigide regole geometriche. Rimasta vedova, con i figli ormai adulti e avviato il suo ordine, si dedicò totalmente alla vita ascetica e contemplativa.

Il contenuto straordinario delle sue visioni è raccolto nelle Quindici orazioni di Nostro Signore e nelle Rivelazioni celesti, dettate in svedese e poi tradotte in latino. Vere illuminazioni, innovative e profetiche, che le valsero il nome di “portavoce di Dio”, in un secolo critico per la Chiesa e tormentato dalla Guerra dei Cent’anni. Contemporanea di S. Caterina da Siena, aveva in comune con lei non solo la capacità di svolgere un ruolo di primo piano presso i Papi e dirigenti politici europei, ma anche il vivo interesse per la pace tra gli Stati e per l’unità dei cristiani.

Nel 1349 venne a Roma e prese dimora in un locale presso piazza Farnese, proprio nel luogo dove sarebbe poi sorta la chiesa a lei intestata, che ebbe la sua più grande espansione dopo la morte di S. Brigida, sotto la direzione della sua stessa figlia. Anche lei si chiamava Caterina e sarebbe diventata santa.

Riguardo agli spiriti celesti spesso santa Brigida ne tratta nei suoi scritti ispirati, ecco alcuni brani estratti dall’opera della mistica svedese:

In che modo l’angelo prega per la sposa

“Il bravo angelo custode della sposa sembrava pregare Gesù Cristo per lei; nostro Signore gli rispose: “Chi desidera pregare per un altro deve pregare per la sua salvezza; infatti voi angeli siete come il fuoco che non si spegne mai, che brucia incessantemente del mio amore.. Voi vedete e sapete tutto, quando mio vedete; non volete nulla, se non la mia volontà. Di, dunque, cosa occorre a questa nuova sposa?” Allora l’angelo rispose: “Mio Signore, tu sai tutto”. Nostro Signore replicò: “Certo, tutto quanto è stato fatto e sarà, è eternamente in me; ho conosciuto tutto ciò che è in cielo e sulla terra, nonostante questo non ci sono cambiamenti in me. Ma ora, affinché questa sposa capisca la mia volontà, dì alla sua presenza ciò di cui necessita”. L’angelo disse: “ IL suo cuore è orgoglioso e stolto, perciò ha bisogno di una verga per essere castigata”. Allora nostro Signore gli disse: “Dunque cosa chiedi per lei,. Amico mio?” L’angelo disse: “Chiedo che trovi misericordia e che essa abbia la possibilità di correggersi”. Nostro Signore riprese: “Per amore tuo, le farò ciò che domandi, poiché la mia giustizia non è mai senza misericordia. Questa sposa, dunque, deve amarmi con tutto il cuore”.
Libro I, 12



Parole di lode degli angeli per Dio

“Davanti a Dio c’era una schiera di angeli che diceva: “Signore, lode e onore a te, a te che sei ed eri senza fine! Siamo i tuoi servitori. Ti lodiamo e onoriamo innanzitutto perché ci hai creato con la tua mano potente, affinché gioissimo con te, per averci dato la luce ineffabile, affinché provassimo una grande gioia indicibile ed eterna; in secondo luogo, perché tutte le cose vengono create nella tua volontà, persistono nella tua stabilità, sussistono secondo il tuo volere e sono permanenti nella tua parola; e ancora perché hai creato l’uomo, per il quale hai assunto l’umanità e questo è per noi motivo di grande gioia e contentezza poiché la tua beneamata Madre ha meritato di portare colui che i cieli non potevano avvolgere né contenere. Che la tua gloria e la tua benedizione regnino su ogni cosa, per la dignità angelica di cui ci hai investiti e per il grande onore che ci hai fatto! Che il tuo amore sia con l’uomo che hai creato! Tu solo sei desiderabile grazie al tuo amore; tu solo sei amabile per la tua stabilità; per questo ti siano sempre resi onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Così sia!”.
Libro I, 26


Lode degli angeli a Dio
“Poi parlò il Figlio di Dio e in presenza delle schiere celesti disse: “Sebbene sappiate che ogni cosa viene fatta da me, per via della mia sposa qui presente prendo la parola e vi chiedo, angeli, cosa significhi che Dio è stato senza inizio e senza fine e cosa voglia dire che egli ha creato tutte le cose e che non è stato creato da nessuno. Rispondete e testimoniate ciò”. Gli angeli risposero in coro: “Signore, sei colui che è, e noi ti renderemo testimonianza poiché sei il nostro adorabile Creatore e il Creatore di tutte le cose che sono in cielo e in terra; poiché sei senza inizio, sarai senza fine e la tua temibile potenza durerà in eterno: perché senza di te non viene fatto nulla e senza di te non può esistere né durare nulla; e ancore poiché vediamo in te la tua giustizia in tutte le cose che sono state e saranno”.
Libro I, 45

Parole dell’angelo alla sposa Santa Brigida, riguardanti la sostanza degli angeli
“L’angelo diceva alla sposa Santa Brigida che ci sono due spiriti: “Il primo ha tre caratteristiche: è caldo, dolce, è puro e chiaro. Siccome è caldo riscalda quando l’anima brucia nell’amore di Dio; e questa sua capacità gli deriva non dalle cose create ma per sua virtù, poiché è con il Padre e il Figlio onnipotente e creatore di tutte le cose. E’ dolce quando all’anima non piace nulla all’in fuori di Dio, ed essa non prova altra dolcezza e non assapora altro che lui e il ricordo dei suoi benefici e delle sue mirabili opere. E’ puro e chiaro, tanto che in lui non c’è nessun peccato, nulla di difforme, niente di corruttibile né di mutevole. Egli riscalda, non come il fuoco materiale né come il sole visibile, che fonda e infiacchisce le cose; il suo calore, infatti, è l’amore interiore dell’anima che colma il desiderio e l’abisso in Dio. Egli è dolce per l’anima, non come il buon vino o la miserabile volutà, o qualche altra cosa mondana, ma la dolcezza di questo spirito è superiore a qualsiasi dolcezza temporale e nessuno può raggiungerne la conoscenza e la coscienza. Infine, questo spirito è puro e chiaro come i raggi del sole, però senza macchie né corruzione. Il secondo spirito è amaro , perché, trovando amaro qualsiasi bene, desidera che gli altri siano tali nei suoi confronti; a differenza del primo, è impuro, in quanto ogni suo consenso ed ogni suo piacere sono nell’impurità ed egli cerca di circondarsi di persone simili a lui. Mi chiederai: “Per che motivo, allora, non sei così? La mia risposta è che in verità sono stato creato dallo stesso Dio dell’altro spirito – poiché c’è un solo Dio: il Padre, i Figlio e lo Spirito Santo, che non sono tre divinità, ma una sola – ed entrambi siamo creati per il bene, poiché tutto quello che ha creato Dio è buono. Tuttavia io sono come una stella, perché sono restato nella bontà e nella carità di Dio, dove sono stato creato; l’altro spirito, invece, è oscuro come il carbone, perché si è allontanato dall’amore di Dio. Così come le stelle non sono mai senza luminosità, allo stesso modo gli angeli buoni, simili a stelle, non sono mai senza luce, ossia lo Spirito Santo,m perché tutto quello che hanno, l’hanno ricevuto da Dio – ossia dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santi -, per amore del quale si riscaldano e risplendono attraverso la sua luce. Questi angeli sono sempre legati a Dio e si conformano interamente alla sua volontà e non desiderano altro che lui; perciò bruciano e sono puri e chiari. E così come l’angelo brilla con luce di Dio e brucia incessantemente del suo amore, allo stesso modo il diavolo brucia poiché è prigioniero, soffocato e afflitto senza sosta dal fuoco della sua cattiveria furente. E così come egli è insaziabile di questa sua cattiveria, similmente sono interrabili la bontà dello Spirito di Dio e la sua grazia. Infatti non c’è persona al mondo, per quanto radicata nel diavolo, che lo Spirito non visiti di tanto in tanto e non stimoli toccandone il cuore. E non c’è nessuno, per quanto buono, che il diavolo non tormenti con qualche tentazione”.
Libro I, 54





Lodi degli angeli
Santa Brigida vide una moltitudine di angeli che cantava melodiosamente sul monte Gargano, dicendo: “Sii benedetto, nostro Dio, che sei stato, sei e sarai senza inizio e senza fine! Ci hai creato spiriti, ci hai posto al tuo servizio e a quello degli uomini, per la consolazione degli uomini e per la loro custodia, affinché potessimo giovare loro; fa che non siamo mai privati della tua dolcezza, consolazione e visione. Ma poiché sembriamo sconosciuti agli uomini, hai voluto mostrare in questo luogo le tue benedizioni e la dignità e l’eccellenza che ci hai dato, affinché l’uomo imparasse ad amarti e a desiderare il nostro soccorso”.
Libro IV, 131

Creazioni degli angeli

“All’inizio , prima del tempo, ho creato gli spiriti liberi (angeli), perché gioissero in me della mia bontà, e della mia gloria secondo la mia volontà; Alcuni di loro, inorgogliendosi del bene, ne fecero la loro sventura, opponendo la loro libertà alla regola della ragione. E poiché non c’era nulla di male nella natura e nella creazione, eccetto la sregolatezza della loro volontà, causa delle loro sciagure eterne, alcuni spiriti scelsero di restare umilmente con me, che sono il loro Dio; per questo motivo hanno meritato la costanza eterna del bene con me, Dio Creatore di tutte le cose e loro Signore assoluto. Ci sono anche degli spiriti più raffinati e più agili delle creature che mi obbediscono. Ma poiché non era conveniente che il mio esercito diminuisse, ho dato la vita a un’altra creature, ossia l’uomo, al posto di quelle cadute; con la grazia egli avrebbe meritato il libero arbitrio e con la volontà la stessa dignità che avevano perso gli angeli ribelli. Se l’uomo avesse solo l’anima e non il corpo, non potrebbe, con tanta facilità e sublimità, meritare un bene così alto, perché non dovrebbe sopportare le sofferenze fisiche; così, affinché l’uomo ottenesse i beni eterni e l’onore del cielo, all’anima è stato congiunto il corpo. Le tribolazioni degli uomini, dunque, sono aumentate affinché essi sperimentino la propria libertà e le proprie infermità, e non diventino superbi, desiderando invece la gloria per la quale sono stati creati…”.
Libro V, 3

Presenza degli angeli all’eucarestia

“Dopo che il sacerdote ebbe pronunciato le parole divine sul pane, mi parve che quello stesso pane avesse assunto tre figure, sebbene fosse rimasto nelle mani del prete. Quel pane divenne un agnello vivo; nell’agnello si vedeva il volto di un uomo e all’interno e al di fuori dell’agnello e di quel viso c’era una fiamma ardente. Poiché guardavo con attenzione il volto, senza distoglierne lo sguardo, in esso vidi l’agnello. Una vergine incoronata sedeva con l’agnello e tutti gli angeli la servivano; ce n’era un numero pari a quello degli atomi del sole e l’agnello emanava uno splendore meraviglioso. Anche la moltitudine delle anime sante era così numerosa che i miei occhi non la contenevano tutta, né in lunghezza, né in larghezza, né in profondità. Vidi anche alcuni scanni vuoti che dovevano essere occupati per la gloria di Dio”.
Libro VIII, 54



La creazione
La Santa Vergine diceva: “Sii benedetto, Figlio mio, Figlio carissimo senza inizio e senza fine! In te sono la saggezza , la potenza e la virtù. Hai manifestato la tua saggezza in tutto quello che si trova in cielo, sulla terra e in mare; la tua potenza nella creazione del mondo, creandolo dal nulla; la tua virtù, quando sei stato mandato nelle mie viscere. Inoltre sei misericordioso e giusto. Hai manifestato la tua saggezza divina, quando hai combattuto e vinto il più forte. Hai mostrato la tua virtù nella misericordia e nella giustizia, quando hai voluto nascere da me e riscattare chi poteva cadere da solo ma non era in grado di rialzarsi senza il tuo aiuto”. Il Figlio rispose: “ Sii benedetta, Madre del Re di gloria e Regina degli angeli! Le tue parole sono vere e dolci. Hai detto bene: faccio ogni cosa con misericordia e giustizia. Ciò è risultato evidente nella creazione del mondo e degli angeli: in quell’istante essi hanno visto nella loro coscienza com’ero, sebbene non mi conoscessero: per questo alcuni di loro, servendosi molto bene della libertà della loro volontà, hanno deciso di rimanere fermamente nella carità secondo la mia volontà; altri sono divenuti orgogliosi ed hanno rivolto la loro volontà contro di me e contro la ragione. Era dunque giusto che i superbi cadessero e che i giusti assaporassero la mia dolcezza e ne fossero rinvigoriti”.
Rivelazioni supplementari, 5

Don Marcello Stanzione



AVE 
REGINA ANGELORUM!




IL PIU BELLO



4 OTTOBRE
SAN FRANCESCO D'ASSISI CONFESSORE
La conformazione a Cristo.
Nella lettera ai Romani l'Apostolo san Paolo ci dà la regola di ogni santità con le parole: "Quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imagines Filii sui..." (Rom 8,29). Conformarci al divino modello, che si chiama Gesù.. È la conformità al Figlio di Dio, acquistata con la virtù, che fa i santi.
Celebriamo oggi un Santo, che fu copia ammirabile di Cristo Gesù, che il Sommo Pontefice Leone XIII chiama il più bello dei santi, che Papa Pio XI ci presenta come il santo che pare aver meglio compreso il Vangelo e conformata la vita al divino modello.
San Francesco infatti è un altro Cristo. Ha cercato Cristo, lo ha seguito, lo ha amato, lo ha dato agli altri, Cristo Gesù è tutta la sua vita. Non ci fermiamo sulle tradizioni graziose che vogliono che Francesco sia nato in una stalla, come Gesù, e su un poco di paglia; noi lo vediamo, giovane, arrestarsi improvvisamente in mezzo ai suoi sogni di piaceri e di feste, mentre pensa ad imprese cavalleresche, perché il Cristo di S. Damiano gli parla: "Francesco, che cosa vale di più? Servire il padrone o il servitore?". Francesco è affascinato da queste parole, comincia una vita nuova, apre il Vangelo e vi cerca Cristo cui consacrarsi interamente.
Amore del Vangelo.
Egli fa del Vangelo il suo nutrimento e, trovandovi una celeste soavità, esclama: "Ecco quello che da molto tempo cercavo!". Il Vangelo è suo sostegno, sua consolazione, rimedio a tutte le sofferenze, nelle prove non vuole altro conforto e un giorno dirà ai suoi frati: "Sono saturo di Vangelo, sono pieno di Vangelo". Il Vangelo diventa sua vita e quando vuole dare ai suoi frati una regola, scrive nelle prime pagine: "La regola e la vita dei Frati Minori è questa: osservare il santo Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo".
Povertà.
Ma il Vangelo è la storia dell'abbassamento del Figlio di Dio fino a noi e del suo amore per le nostre anime, è il Cristo povero, umile, piccolo, compassionevole e misericordioso, il Cristo Apostolo, il Cristo che ci ama e muore per noi. San Francesco, che lo ha scelto come regola di vita, lo vive alla lettera. Sull’esempio di Gesù, egli abbraccia la povertà e, davanti al Vescovo di Assisi si spoglia delle sue vesti, le restituisce al padre dicendo: "Adesso potrò veramente dire: Padre nostro, che sei nei cieli". E comincia la sua vita di povertà, povertà gioiosa e tutta piena di sole, non la povertà gelosa e afflitta, che troppo spesso vediamo nel mondo, povertà volontaria e amata. Va a tendere la sua mano delicata per le vie di Assisi ed è respinto come se fosse un pazzo, ma resta l'amante della povertà e, al momento della morte, è sua consolazione suprema essere stato fedele a "Madonna Povertà".
Umiltà.
Il Vangelo è Gesù Cristo umile e piccolo: parvus Dominus, il Grande piccolo Gesù, come lo chiama san Francesco. Egli medita questo insegnamento e si fa "l’umile Francesco", come lo chiamo l'autore dell'Imitazione. Si considera l'ultimo degli uomini, il più vile peccatore, e soffrire, essere disprezzato è per lui gioia perfetta e dà ai suoi figli il nome di Minori, cioè piccoli.
Misericordia.
Il Vangelo è Gesù Cristo compassionevole e misericordioso e, sul suo esempio, il cuore di Francesco è tutto pieno di misericordia. San Bonaventura, scrivendo la sua vita, ci dice: "La benignità, la bontà del nostro Salvatore Gesù Cristo è apparsa nel suo servo Francesco". Egli stesso, all'inizio del suo testamento, scrive: "Il Signore mi fece la grazia di cominciare a fare penitenza, perché quando ero nel peccato mi sembrava troppo amaro vedere dei lebbrosi, ma fui verso di loro misericordioso e quello che mi pareva amaro diventò per me dolcezza dell'anima e del corpo".
Francesco era misericordioso verso tutti i miseri e alla Tribuna del Parlamento italiano gli fu resa questa testimonianza: "Se san Francesco di Assisi non ha fondato istituzioni di carità, ha versato nel mondo tale una corrente di carità, che dopo sette secoli, nessuna opera di carità è stata fondata senza che egli ne sia stato ispiratore".
Apostolato.
Il Vangelo è Gesù Cristo apostolo. Egli è venuto perché gli uomini sentissero la parola di vita e con quale amore lascia cadere dal suo labbro le sue intenzioni divine! E Francesco, sulle orme di Cristo, si fa apostolo, traccia nell'aria il segno della Croce e manda i suoi discepoli ai quattro angoli del mondo. Egli ha capito bene le parole di Gesù: "Andate e insegnate a tutte le nazioni". Primo fra tutti i fondatori di Ordini moderni, manda i suoi figli nelle regioni infedeli e quando, dopo qualche mese, viene a sapere che cinque di essi hanno colto, nel Marocco, la palma del martirio, esclama con gioia: "Finalmente ho dei Vescovi!" I suoi vescovi erano i martiri. Dopo aver fondata l'opera sua, non sogna per sé che di offrire a Gesù la testimonianza del sangue e tre volte passa i mari, va a predicare Cristo fino alla presenza del Sultano infedele, ma Dio gli riserva un altro martirio per il giorno in cui gli manderà un Angelo a incidergli nelle sue carni le piaghe del divino Crocifisso.
Il dono di sé.
Il Vangelo è Gesù, che si dona e si immola e, come Gesù, Francesco si dona a sua volta. "Questo povero, piccolo uomo, dice san Bonaventura, non aveva che due cosa da offrire: il suo corpo e la sua anima". Dona a Dio il suo corpo con la penitenza e sappiamo come egli trattasse il suo corpo. Aveva diviso l'anno in nove quaresime successive, si contentava di pane secco e si rifiutava anche l'acqua necessaria alla sua sete, per non cedere alla sua sensualità. Era suo letto la terra nuda, suo cuscino un tronco di quercia e, tormentato spesso da malattie, ringraziava il Signore perché non lo risparmiava. Chiedeva a Dio di soffrire cento volte di più, se era sua volontà. Dava poi a Dio la sua anima con la preghiera e con lo zelo.
Ma san Francesco non è soltanto discepolo fedele di Cristo, perché copia la vita e le virtù del Maestro, ma è soprattutto il Santo dell'amore serafico. Egli è entrato nel Cuore di Gesù, ha compreso il Cuore di Gesù e gli rende amore per amore.
Amore dell’Eucaristia.
Con l'amore del Vangelo, un altro amore consuma il cuore di Francesco: l'amore dell'Eucaristia! Il mistero eucaristico era fatto apposta per attirare la sua anima serafica! Un Dio disceso dal cielo per salvarci, fattosi carne in forma umana e morto sul Calvario come un delinquente, si abbassa ancora fino a prendere la forma di una piccola ostia, per unirsi a noi e farsi nostro cibo; un Dio, che, dopo la follia della Croce, giunge alla follia dell'Eucaristia e sta imprigionato nel tabernacolo, per attenderci e per riceverci, è un mistero ineffabile, che desta l'ammirazione delle anime amanti. Francesco, il grande amante del Vangelo, in cui trovava la parola vivente ed eterna di Gesù, il grande amante della Croce, in cui vede l'amore sacrificato, ama pure l'ostia dove è l'amore vivente, l'amore che si dona, l'amore che attira e trasforma le anime generose e pure! Per l'ostia egli corre a riparare i tabernacoli, per l'ostia va per le campagne a ripulire e ornare le chiese povere e abbandonate, per l'ostia dimentica la povertà e manda i frati a disporre sugli altari vasi d'oro e d'argento, per l'ostia si prostra lungo la via, quando vede spuntare la guglia di un campanile e passa ore davanti al tabernacolo, tremante per il freddo, in adorazione e in amore. Fa celebrare la Messa tutti i giorni e con fervore si comunica tutti i giorni.
In un'epoca in cui spesso il sacerdozio è avvilito, ricorda ai sacerdoti la loro grandezza. "Il vedo in essi il Figlio di Dio" e si mette in ginocchio davanti al sacerdote, e gli bacia le mani. Egli, il piccolo diacono, che si giudica indegno di salire l'altare, scrive a cardinali, a vescovi, a principi: "Vi prego, miei signori, baciando le vostre mani, fate in modo che il Corpo di Gesù sia trattato degnamente e da tutti debitamente rispettato". E Francesco prepara all'ostia anime adoratrici, circonda di anime vergini il tabernacolo con le Clarisse e ciborio, giglio, corona di spine diventano le armi di S. Damiano.
Vangelo, Croce, Eucaristia sono i grandi amori, che formano l'anima di Francesco, il segreto della sua azione nella Chiesa. Dopo aver cercato Gesù, dopo aver vissuto di Lui, dopo averlo amato, Francesco poteva attendere la morte, senza averne paura,. La grande Teresa d'Avila, mentre stava per morire esclamava: "È tempo di vederci, Gesù mio!". Francesco, nelle stese circostanze, si mette a cantare: "Voce mea ad Dominum clamavi, ad Dominum deprecatus sum. Chiamo il Signore con tutta la mia voce e prego il mio Signore". "Me exspectant iusti... I giusti mi attendono, essi vogliono essere testimoni della ricompensa che Dio mi darà" (Sal 140,1).
Quale incontro sarà quello dell'anima di Francesco con il Signore! Ricordiamo il quadro del Murillo, che ci presenta Cristo mentre stacca un braccio dalla croce e attirà a sé l'umile Francesco, per stringerlo al cuore. È questa la morte di Francesco. Con uno slancio sublime l'anima sua si getta tra le braccia di Dio e va a godere l'amore, che non ha fine.

VITA. - Francesco nacque ad Assisi nel 1182 e fin dalla giovinezza si mostrò caritatevole verso i poveri. Una malattia fu l'inizio di una vita di perfezione e risolvette di dare tutto quanto possedeva. Suo padre pretese la rinuncia all'eredità e Francesco rinunciò volentieri, spogliandosi tosto anche degli abiti che indossava. Fondò con alcuni compagni l'Ordine dei Frati Minori, che ebbe l'approvazione di Papa Innocenzo III. Francesco mandò i suoi religiosi a predicare dappertutto ed egli stesso, desideroso del martirio, partì per la Siria, ma avendo raccolto soltanto onori, tornò in Italia dove fondò presso la Chiesa di S. Damiano un Ordine di vergini, sotto la direzione di santa Chiara, e il Terz'Ordine, per dare anche alle persone viventi nel mondo un mezzo efficace di santificazione nella pratica delle virtù religiose. Nel 1224, mentre pregava sul monte Alvernia, gli apparve un serafino, che impresse nel suo corpo le piaghe di Crocifisso, in segno dell'amore che il santo nutriva per il Signore. Due anni dopo Francesco, molto ammalato, si fece portare alla chiesa di S. Maria degli Angeli e vi morì dopo aver esortato i suoi frati Minore ad amare la povertà, la pazienza e a difendere la fede della Chiesa Romana. Gregorio IX, che lo aveva conosciuto profondamente, lo iscrisse poco appresso nel catalogo del Santi.

Preghiera di san Francesco.
"Grande e magnifico Dio, mio Signore Gesù Cristo! Io ti supplico di darmi luce, di rischiarare le tenebre dell'anima mia. Dammi fede retta, speranza sicura, carità perfetta. Concedimi, o Signore, di conoscerti bene, per poter in tutte le cose agire nella tua luce secondo la tua volontà".

La Chiesa in rovina.
Così tu pregavi spesso e a lungo davanti al Crocifisso della vecchia chiesa di S. Damiano. E un giorno dal Crocifisso scese una voce che solo il tuo cuore poteva percepire e diceva: "Va', Francesco, ricostruisci la mia casa, che sta per crollare". E tu, tremante e felice insieme, rispondesti: "Andrò con gioia, o Signore, a fare quanto mi chiedi!".
La casa che stava per crollare era senza dubbio la vecchia e solitaria cappella di S. Damiano, ma il Signore pensava soprattutto alle rovine, accumulatesi nel corso degli ultimi secoli nella sua Chiesa.

L'Ordine dei Minori.
Il Papa, che lo aveva compreso, approvò l'Ordine dei Minori, che con il suo fervore, il suo amore per la povertà, lo zelo apostolico, non solo avrebbe riparato le rovine della Chiesa di Cristo, ma sarebbe andato a costruire nuove cristianità nelle terre infedeli, col sangue dei migliori suoi figli.
Dalla gloria del cielo, dove il Signore ti concede ora così grande e gloriosa ricompensa, degnati, o san Francesco, di non dimenticare la Chiesa per cui non hai risparmiato fatiche.
Aiuta i tuoi figli, che proseguono l'opera tua nel mondo intero, e possano essi crescere in numero e in santità, prodigandosi sempre nell'insegnamento con la parola e con l'esempio.
Prega per tutto lo stato religioso, che acclama in te uno dei suoi Patriarchi illustri e tu, amico di san Domenico, mantieni tra le due famiglie quella fraternità, che non venne mai a mancare, conserva per l'Ordine Benedettino i sentimenti, che sono in questo giorno la tua gioia, stringendo ancora e legami, che il dono della Porziuncola ha annodato per l'eternità con i tuoi benefici (Porziuncola era una piccola proprietà dei Benedettini del Monte Subasio, ceduta a san Francesco, per essere la culla del suo Ordine).

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1138-1144




Ripubblicazione di un post del nov. 2010Il Papa alla C.E.I. parla di liturgia e di san Francesco



E' in corso ad Assisi l'assemblea generale dei vescovi italiani. Il Papa ha fatto pervenire loro questo saluto; speriamo che recepiscano il messaggio... (sottol. nostre)


Al Venerato Fratello

il Cardinale Angelo Bagnasco
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

[..]
1. In questi giorni siete riuniti ad Assisi, la città nella quale “nacque al mondo un sole” (Dante, Paradiso, Canto XI), proclamato dal Venerabile Pio XII Patrono d’Italia: san Francesco, che conserva intatte la sua freschezza e la sua attualità – i Santi non tramontano mai! – dovute al suo essersi conformato totalmente a Cristo, di cui fu icona viva.

Come il nostro, anche il tempo in cui visse san Francesco era segnato da profonde trasformazioni culturali, favorite dalla nascita delle università, dallo sviluppo dei comuni e dal diffondersi di nuove esperienze religiose.

Proprio in quella stagione, grazie all’opera di Papa Innocenzo III – lo stesso dal quale il Poverello di Assisi ottenne il primo riconoscimento canonico – la Chiesa avviò una profonda riforma liturgica. Ne è espressione eminente il Concilio Lateranense IV (1215), che annovera tra i suoi frutti il “Breviario”. Questo libro di preghiera accoglieva in se la ricchezza della riflessione teologica e del vissuto orante del millennio precedente. Adottandolo, san Francesco e i suoi frati fecero propria la preghiera liturgica del Sommo Pontefice: in questo modo il Santo ascoltava e meditava assiduamente la Parola di Dio, fino a farla sua e a trasporla poi nelle preghiere di cui è autore, come in generale in tutti i suoi scritti.

Lo stesso Concilio Lateranense IV, considerando con particolare attenzione il Sacramento dell’altare, inserì nella professione di fede il termine “transustanziazione”, per affermare la presenza reale di Cristo nel sacrificio eucaristico: “Il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente nel Sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo e il vino nel sangue per divino potere” (DS, 802).

Dall’assistere alla santa Messa e dal ricevere con devozione la santa Comunione sgorga la vita evangelica di san Francesco e la sua vocazione a ripercorrere il cammino di Cristo Crocifisso: “Il Signore – leggiamo nel Testamento del 1226 – mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo” (Fonti Francescane, n. 111).

In questa esperienza trova origine anche la grande deferenza che portava ai sacerdoti e la consegna ai frati di rispettarli sempre e comunque, “perché dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Sangue suo che essi solo consacrano ed essi soli amministrano agli altri” (Fonti Francescane, n. 113).

Davanti a tale dono, cari Fratelli, quale responsabilità di vita ne consegue per ognuno di noi! “Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti – raccomandava ancora Francesco – e siate santi perché egli è santo” (Lettera al Capitolo Generale e a tutti i frati, in Fonti Francescane, n. 220)! Sì, la santità dell’Eucaristia esige che si celebri e si adori questo Mistero consapevoli della sua grandezza, importanza ed efficacia per la vita cristiana, ma esige anche purezza, coerenza e santità di vita da ciascuno di noi, per essere testimoni viventi dell’unico Sacrificio di amore di Cristo.

ll Santo di Assisi non smetteva di contemplare come “Il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così umili da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane” (ibid., n. 221), e con veemenza chiedeva ai suoi frati: “Vi prego, più che se lo facessi per me stesso, che quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiate umilmente i sacerdoti perchè venerino sopra ogni cosa il Santissimo Corpo e il Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di Lui scritte che consacrano il corpo” (Lettera a tutti i custodi, in Fonti Francescane, n. 241).

2. L’autentico credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e l’opera di Dio. Essa è “veritatis splendor” (Sacramentum caritatis, 35), avvenimento nuziale, pregustazione della città nuova e definitiva e partecipazione ad essa; è legame di creazione e di redenzione, cielo aperto sulla terra degli uomini, passaggio dal mondo a Dio; è Pasqua, nella Croce e nella Risurrezione di Gesù Cristo; è l’anima della vita cristiana, chiamata alla sequela, riconciliazione che muove a carità fraterna.

Cari Fratelli nell’Episcopato, il vostro convenire pone al centro dei lavori assembleari l’esame della traduzione italiana della terza edizione tipica del Messale Romano [che è del... 2000. E dieci anni dopo siamo ancora in alto mare. Si vede che qualcuno è restio ad abbandonare l'edizione precedente, quella montiniana del 1975]. La corrispondenza della preghiera della Chiesa (lex orandi) con la regola della fede (lex credendi) plasma il pensiero e i sentimenti della comunità cristiana, dando forma alla Chiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Ogni parola umana non Può prescindere dal tempo, anche quando, come nel caso della liturgia, costituisce una finestra che si apre oltre il tempo. Dare voce a una realtà perennemente valida esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità, di tradizione e attualizzazione.

Il Messale stesso si pone all’interno di questo processo. Ogni vero riformatore, infatti, è un obbediente della fede: non si muove in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di ciò che si celebra.

[..]
4. In questo cammino, vi esorto a valorizzare la liturgia quale fonte perenne di educazione alla vita buona del Vangelo. Essa introduce al1’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’asco1to, della fraternità e della missione. I riti parlano in forza della loro intrinseca ragionevolezza e comunicabilità ed educano a una partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 11).

Cari Fratelli, alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi da Cristo, unico Maestro, Redentore da cui promana ogni nostra responsabilità nei confronti delle comunità che ci sono affidate e di ogni uomo. Maria Santissima, con cuore di Madre, vegli sul nostro cammino e ci accompagni con la sua intercessione.

Nel rinnovare la mia affettuosa vicinanza e il mio fraterno incoraggiamento, imparto di cuore a Lei, Venerato Fratello, ai Vescovi, ai collaboratori e a tutti i presenti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 4 novembre 2010

BENEDETTO XVI

Fonte: Maranatha blog

SALVE SANCTE PATER
PATRIAE LUX