martedì 18 settembre 2012

San Giuseppe da Copertino nacque in una stalla , come il Bambino Gesù



Biografia di 

San Giuseppe da Copertino

(1603 - 1663)

Cella di San Giuseppe ad Osimo

Nacque il 17 giugno 1603 da Felice Desa e Franceschina Panaca a Copertino (presso Lecce), in una stalla,
 ancora esistente nel suo stato primitivo.
A sette anni iniziò la scuola, ma una grave malattia lo costrinse ad abbandonarla. A 15 anni avviene la guarigione, attribuita alla Madonna della Grazia di Galatone (Lecce). Durante la malattia aveva pensato di farsi sacerdote francescano: gli mancava però la dovuta istruzione. Sentendosi protetto da un'assistenza divina, si mise con impegno sui libri e superò gli esami con successo: il 18 marzo 1628 fu ordinato sacerdote a Poggiardo 
e quindi oggi viene venerato dai cattolici come protettore degli studenti.
Per 17 anni visse nel Santuario della Madonna della Grottella in Copertino. Amava tantissimo la Madonna che soleva chiamare «La Mamma Mia».
A causa dei miracoli che gli venivano attribuiti e delle estasi che lo portavano a compiere voli
 subì due processi del Sant'Uffizio, che lo relegarono dapprima in Assisi (1639-1653), poi a Pietrarubbia e, infine, a Fossombrone (Pesaro 1653-1657), in isolati conventi-romitori dei Frati Cappuccini.
Il 9 luglio 1657 fu restituito ai suoi confratelli e destinato ad Osimo 
 dove morì il 18 settembre 1663. Il suo corpo è custodito nella cripta del santuario, in un'urna di bronzo dorato






AVE MARIA PURISSIMA!

Il cardinale Burke ha detto, secondo il Catholic News Service, che spera che la forma ordinaria della Messa venga davvero arricchita attraverso un maggiore uso del latino e del ripristino delle preghiere ai piedi dell'altare e dell'ultimo Vangelo (Gv 1, 1-14).


Il Card. Burke a Malta per il V anniversario del Summorum Pontificum


Nello scorso luglio 2012, in occasione del V anniversario del Summorum Pontificum il Card. Burke era a Malta. Grazie alla segnalazione di un lettore, proponiamo di seguito un articolo tratto dal sito tradizionale maltese Pro Tridentina (Malta), che riporta alcune frasi del porporato in difesa dell'applicazione del documento papale, e di critica verso le residue resistenze e verso le eccessive riforme post conciliari.
Roberto
*


Cinque anni fa (7 luglio 2007), Papa Benedetto XVI ha promulgato ilSummorum Pontificum, il suo motu proprio che permette ai sacerdoti di offrire la S. Messa nella forma straordinaria senza dover prima ottenere il permesso dai loro vescovi.
Il Cardinal Raymond Leo Burke ha lamentato ciò che lui chiama "resistenza a ciò che il Santo Padre ha chiesto.". La sua analisi è interessante, anche se triste: "Non c'è dubbio che ci rimane in alcuni luoghi una resistenza a ciò che il Santo Padre ha chiesto, e questo è triste."
"C'è a volte anche l'espressione di disaccordo con la disciplina del Santo Padre e questo è dannoso per la Chiesa."

Sui cambiamenti liturgici che seguirono il Concilio Vaticano II ha detto:
"C'è stata una spoliazione, un cambio della forma del rito, che a mio giudizio è stato eccessivo."
"Non ci si può impadronire di una realtà viva come il culto di Dio -così come Dio stesso ha voluto che Gli sia tributato-, e manometterlo senza fare violenza e senza in qualche modo danneggiare la fede del popolo."

Sul Novus Ordo Missae, il cardinale Burke ha detto, secondo i Catholic News Service. che spera che la forma ordinaria della Messa venga davvero arricchita attraverso un maggiore uso del latino e del ripristino delle preghiere ai piedi dell'altare e dell'ultimo Vangelo (Gv 1, 1-14).
da: Blog Messainlatino.it
Difendici, o Madre di Dio, 
con la tua protezione 
e solleva e conforta la nostra anima.

AMDG et DVM

lunedì 17 settembre 2012

S. Paolo consiglia alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche. I motivi sono, essenzialmente, quattro: La simbologia delle nozze tra Cristo e la natura umana. Un segno della sottomissione a Cristo. Il rispetto del perfetto equilibrio del cosmo. Un segno naturale di umiltà.


Il velo muliebre in Chiesa: origine e significato


La donna deve portare sul capo il segno dell’autorità di Cristo sulla natura umana


Perché S. Paolo consiglia alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche?

Il Codice di Diritto Canonico del 1917 prescriveva alle donne di tenere il capo coperto in Chiesa, soprattutto al momento della Santa Comunione [1]. Nel nuovo Codice non c’è traccia di questa disposizione e ormai questa antica e venerabile usanza è caduta nel dimenticatoio; eppure essa era fondata su una disposizione dello stesso Apostolo San Paolo. Ma, tra l’esegesi razionalista moderna, che tende a storicizzare tutte le disposizioni particolari (“roba d’altri tempi...”), e il famigerato luogo comune per cui “l’uomo di oggi” non sarebbe più in grado ci capire certe cose, anche la consuetudine, per le donne, di coprire il capo in chiesa, è andata perduta.

Per non parlare poi di molte suore, che, un tempo ben vestite (chi non ricorda i cappelloni delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli?), oggi espongono il ciuffo, per andar di pari passo con chi ha gettato tonaca e coletto bianco alle ortiche (e qui, visti i magrissimi risultati estetici, avendo tolto il velo, c’è assai spesso da stenderne subito un altro, questa volta pietoso, come si suol dire). Ma guai se ci limitassimo a rimpiangere i tesori che ci hanno scippato: dobbiamo cercare, con l’aiuto della Madonna, anche per questo caso, le ragioni della Tradizione: e allora leggiamo le parole dell’Apostolo, e vediamo come alcuni Padri della Chiesa le hanno interpretate. 
Dalla prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi: [11,3] "Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. [4] Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. [5] Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. [6] Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.[7] L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. [8] E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; [9] né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. [10]Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. [11] Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; [12] come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. [13] Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? [14] Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, [15] mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. [16] Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio".

Da questo brano, noi possiamo ben comprendere i motivi per cui S. Paolo consiglia alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche. I motivi sono, essenzialmente, quattro:

1) La simbologia delle nozze tra Cristo e la natura umana. In chiesa, durante la liturgia, l’uomo e la donna non rappresentano solo se stessi, ma l’uomo – ogni uomo – rappresenta Cristo, lo Sposo: la donna rappresenta il genere umano, la natura umana sposa del Verbo. Possiamo comprendere ciò considerando la natura sponsale della fede (Ti sposerò nella fede e tu conoscerai il Signore – Os 2,22), il contesto generale della liturgia (l’atmosfera in cui la fede è esercitata nel modo più perfetto) e l’esplicito richiamo alle nozze di S. Paolo: E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo - 1 Cor 11, 8-9. Cristo sta all’uomo (maschio e femmina) come l’uomo sta alla donna. Inoltre l’uomo, diversamente dalla donna, è “immagine e gloria di Dio”, non per se stesso, ma in quanto rappresenta Cristo: perciò egli non può stare con il capo coperto, perché in questo modo egli “disonora il suo capo” (11,4) il suo proprio rappresentare Cristo: un uomo con il capo coperto non rappresenta bene Cristo, così una donna con il capo scoperto, non rappresenta bene la natura umana e la Chiesa sposa di Cristo. In questo senso Tertulliano dice: “Poiché io sono l’immagine del creatore, non c’è posto in me per un altro capo (che non sia Cristo)” (Contro Marcione, V, 8, 1).

2) Un segno della sottomissione a Cristo. Una donna con il capo coperto dal velo, ricorda a tutti coloro che sono in chiesa che la natura umana è sposa di Cristo: perciò la donna, in quanto rappresenta la natura umana, deve avere un segno della sua dipendenza sul suo capo (1 Cor 11,10): questo segno della dipendenza è il segno dell’autorità di Cristo nei confronti della sua Sposa, la natura umana. Perciò il Concilio Gangrense chiama il velo memoriale, ricordo della sottomissione. S. Giovanni Crisostomo lo chiama insegna della sottomissione; Tertulliano giogo della sua umiltà (cf. Cornelius a Lapide, ad loc.).

3) Il rispetto del perfetto equilibrio del cosmo. L’edificio della chiesa rappresenta il cosmo, ricolmato della gloria di Dio, specialmente durante la celebrazione della S.Messa (I cieli e la terra sono pieni della tua gloria…). Il cosmo è perfettamente ordinato (Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso - Sap 11,20). Nessuno può dimenticare la presenza, all’interno della chiesa-cosmo, della gerarchia celeste, perfettamente ordinata (Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa… - Eb 12,22). Non è quindi conveniente che in un cosmo perfettamente ordinato qual è la celebrazione liturgica, la ordinata relazione tra Cristo-Sposo e Chiesa-Sposa - la particolare relazione che la celebrazione liturgica ricrea nel modo più perfetto -, non sia mostrata (Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli - 1 Cor 11,10)

4) Un segno naturale di umiltà. Ultimo aspetto, ma non di minore importanza: "Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo" (1 Cor 11, 14-15). È obbligatorio, per le donne, portare il velo in Chiesa? Oggi non più, ma S. Paolo ce ne spiega i sempre validi motivi di convenienza.

Don Alfredo Morselli, 16 giugno 2009

NOTE

[1] Can. 1262. ... §2. “Viri in ecclesia vel extra ecclesiam, dum sacris ritibus assistunt, nudo capite sint [...] mulieres autem, capite cooperto et modeste vestitae, maxime cum ad mensam Dominicam accedunt”.


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

Serafino con 6 ali fiammanti e i piedi e le mani inchiodati ad una croce. Francesco comprese ...


Due anni prima della morte, san Francesco si ritirò sul monte Alvernia per un digiuno di 40 giorni in onore di san Michele Arcangelo. 
Avvenne che durante la sua meditazione  vide come un Serafino con 6 ali fiammanti e i piedi e le mani inchiodati ad una croce. Francesco comprese che un puro spirito non può soffrire e che perciò la visione era destinata ad avvertirlo che sarebbe diventato sempre più simile a Gesù, mediante una partecipazione della sua croce, non già per mezzo di un martirio esterno, ma per mezzo del martirio di un'ardente carità.

E perché questo amore crocifisso  potesse servire di esempio a tutti, 5 piaghe simili a quelle di Gesù sulla croce gli si formarono sui piedi, sulle mani e sul costato. Da questa ultima il sangue sgorgava abbondantemente.
Questo fatto fu così ben riconosciuto con l'andar del tempo che Benedetto XI volle che se ne celebrasse ogni anno la commemorazione, e Paolo V, per accendere nel cuore dei fedeli l'amore di Gesù in croce, estese questa festa a tutta la Chiesa.


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

PER TE, SOLAMENTE PER TE!


Bartolome Esteban Murillo XVI-XVII.jpg


"Concedimi di lodarti, o Vergine santissima.
Concedimi di lodarti con il mio impegno 
e sacrificio personale.
Concedimi di vivere, lavorare, soffrire,
consumarmi e morire  

/ per Te, solamente per Te. /
Concedimi di condurre a Te il mondo intero.
Concedimi di contribuire ad una sempre maggior esaltazione di Te,
alla più grande esaltazione possibile di Te.

Concedimi di renderti una tale gloria
quale nessuno mai Ti ha tributato finora.
Concedi ad altri di superarmi nello zelo 

 per la tua esaltazione, 
e a me di superare loro, così che in una nobile emulazione
la tua gloria si accresca 
/ sempre più profondamente, 
sempre più rapidamente, 
sempre più intensamente, /
come desidera Colui che Ti ha innalzata 
in modo così ineffabile 
al di sopra di tutti gli esseri".

(San Massimiliano Maria Kolbe)


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>