sabato 17 marzo 2012

La correzione del paragrafo 7 dell’Institutio generalis Missalis Romani


La correzione del paragrafo 7 dell’Institutio generalis Missalis Romani


Da Una Voce Italia
Per la prima volta – se non erriamo – nella storia della Chiesa, la Santa Sede ha corretto, a meno di un anno dalla sua apparizione, un documento pontificio ufficiale. Si tratta del sinistro paragrafo 7 della Instructio generalis che apre il nuovo messale di Paolo VI, pubblicato nell’aprile 1969. Questo paragrafo, nella edizione del marzo 1970, è radicalmente trasformato. Poiché esso contiene la definizione stessa della messa, non sarà difficile misurare l’importanza della trasformazione. Vittoria grandissima dei Cardinali Ottaviani e Bacci e della Fondazione “Lumen Gentium”, le cui critiche al nuovo messale si sono mostrate così pienamente giustificate, contro il parere di tutti quei cattolici per i quali l’obbedienza è divenuta una droga e che sostenevano l’illegittimità delle osservazioni dei Cardinali.


Diamo qui sotto le due definizioni; l’originale era questa:

N. 7 [versione 1969]: “La cena del Signore, o messa, è la sacra sinassi o assemblea del popolo di Dio, presieduta dal sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore. Vale perciò eminentemente per questa assemblea locale della Santa Chiesa, la promessa del Cristo: “Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt. XVIII, 20)”.


Ed ecco la seconda definizione (le sottolineature sono nostre):

N. 7 [versione 1970]: "Alla messa, o cena del Signore, il popolo di Dio si raduna sotto la presidenza del sacerdote che rappresenta il Cristo, per celebrare il memoriale del Signore o sacrificio eucaristico. Per conseguenza per questa assemblea locale della Santa Chiesa vale la promessa del Cristo: “Là dove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt. XVIII 20). In effetti, alla celebrazione della messa, nella quale si perpetua il sacrificio della Croce, il Cristo è realmente presente nell’assemblea riunita in suo nome, nella persona del ministro, nella sua parola, sostanzialmente e in maniera ininterrotta sotto le specie eucaristiche".

La differenza dei due testi è capitale: nulla più, nulla meno che una differenza di religione.

Purtroppo, sulla definizione originale (“che non contiene alcuna delle premesse dogmatiche essenziali alla Messa e ne costituiscono pertanto la vera definizione, sicché una tale omissione volontaria significa il loro “superamento” e, almeno in pratica la loro negazione”, secondo l’Esame Critico di Ottaviani e Bacci), su quella definizione è costruito l’intero messale paolino. E quel messale resta immutato.

Ma la vittoria dei Cardinali sul paragrafo 7 è la dimostrazione che: 1) è pienamente lecita la critica là dove fede e tradizione siano in gioco; 2) è pienamente lecita la richiesta di correzione dei testi che diano adito a tali critiche; 3) tali critiche e richieste di correzione non sono soltanto legittime ma utili.

Non si cesserà quindi di criticare, nelle forme dovute, il messale paolino, costruito, da capo a fondo sull’articolo 7 qual era nella sua forma originale.

Ma, più essenzialmente, non si cesserà di reclamare la conservazione della vera Messa cattolica, quella tridentina, e di celebrarla o farla celebrare ovunque, sine intermissione.

da: «Una Voce Notiziario», 2 (1970), pp. 3-4.

AVE MARIA!

"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza. Ricordati, figlio mio, di queste parole.


Francisco Pacheco 1624-25.jpg






 CHIEDERE L'AIUTO DI DIO, NELLA FIDUCIA DI RICEVERE LA SUA GRAZIA

1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.

Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.
C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.

E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.

2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.

"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.

Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).


3. Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.

Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.

"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.
Ricordati, figlio mio, di queste parole.


LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!


7Q5 - Il frammento di Qumran --Marco 6,52-53--


di Qumran


Varie
Tratto dal sito di Davide Borzaghi (che ringrazio)

Il Fatto
Un giorno di primavera del 1947 un ragazzo beduino di una banda di contrabbandieri chiamato Muhammed, il lupo, alla ricerca di una capra perduta sulle rupi ad Ovest del Mar Morto, nota l'entrata di una caverna mai vista prima. Dentro scopre delle antiche giare con lunghi rotoli manoscritti. Seguì negli anni, la scoperta di altre undici grotte vicine e tutte con manoscritti, erano i resti dell'insediamento monastico degli Esseni a Qumran, una corrente dell'ebraismo poco conosciuta se non per gli accenni tramandati dallo storico Giuseppe Flavio e dal filosofo Filone.
Il monastero di Qumran fu abbandonato di fronte alle armate romane di Vespasiano in marcia verso Gerusalemme nel 68 d.C.
Tutte le grotte contenevano scritti in ebraico e aramaico eccetto la grotta 7 dove nel 1955 vennero scoperti 19 frammenti scritti in greco.

Lo Scoop
Il frammento numero 5, che conteneva alla quarta riga le lettere -nnes- fece pensare alla parola egennesen (generare) tipica delle sezioni genealogiche dell'Antico Testamento (AT). Nessun passo dell'AT venne trovato corrispondente mentre da parte sua il papirologo britannico Colin H Roberts, in base a criteri scientifici di datazione della scrittura, collocò questo frammento non oltre il 50 d.C.

Tutte le autorità scientifiche escludevano a priori che potesse trattarsi di un frammento dei Vangeli.
Era ed è infatti universalmente stabilito che i tre sinottici (Matteo, Marco e Luca) siano stati scritti fra il 70 e il 100 d.C. Attorno al 1971, un esperto di papirologia greca, il gesuita José O' Callaghan riprese a verificare tutto il vecchio Testamento ma senza nessun risultato.

Solo alla fine, quasi per curiosità ha un'intuizione: e se quel -nnes- fosse Gennesaret (il nome di una città della Palestina)? O' Callaghan strabiliò: il frammento 7Q5 (grotta 7 di Qumran - frammento 5) concorda perfettamente, secondo tutti i criteri sticometrici (lo studio della lunghezza delle lettere e dei righi nella paleografia) con Marco 6,52-53 "Poiché non avevano capito il fatto dei pani e il loro cuore era indurito. E quando ebbero compiuto la traversata verso terra, vennero a Gerusalemme e approdarono." Per il povero gesuita spagnolo iniziò un vero e proprio calvario di critiche arrivando persino ad essere pesantemente apostrofato da molti confratelli della Chiesa stessa.


Un dibattito di oltre 20 anni
Da quel lontano 1972 in cui O' Callaghan propose al mondo accademico la sua scoperta, tutto venne messo a tacere per oltre 20 anni. Solo nel 1991 grazie agli interventi de "Il Sabato", settimanale di Comunione e Liberazione e del mensile internazionale "30 giorni" si poté riaprire il dibattito fra "addetti ai lavori" sia laici che ecclesiastici. Da allora, un numeroso stuolo di "gente comune tra cui chi scrive può seguire con la suspance di un giallo uno dei più discussi dibattiti sull'origine dei Vangeli.
Dal 1991 al 1994 i dibattiti fra accademici nelle sedi universitarie, nei simposi e sulle riviste specializzate continuavano a raccogliere sempre più adesioni internazionali al "caso" O' Callaghan fra i quali Orsolina Montevecchi, "la grande signora" della papirologia mondiale docente emerita all' Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano che in una intervista, in tutta la sua autorevolezza ebbe a commentare:
"...non si può più dubitare che il 7Q5 sia veramente Marco 6,52-53". 


Molti invece, e ci spiace dirlo, "luminari" di seminari cattolici e docenti di esegesi continuavano e continuano tuttora a negare i dati di una scientificità internazionalmente riconosciuta nei metodi e nei risultati solo perché accettare l'ipotesi di una retrodatazione dei Vangeli equivarrebbe perdere quella "saccenza" intrisa di teologia liberale che da oltre due secoli monopolizza, e spesso a caro prezzo, i più "famosi" nomi del panorama cattolico di questo secolo.

Basti pensare agli acidi e sbrigativi interventi di Monsignore Gianfranco Ravasi, il "teologo" di Famiglia Cristiana, prefetto della Biblioteca Ambrosiana recentemente riaperta dopo lunghi anni di restauri che continuò per oltre 17 anni a confondere quelle "poche lettere ebraiche" come sempre si espresse nei confronti del 7Q5 con le reali lettere greche di cui si compone il tanto discusso frammento. Biasimo e sdegno verso manifesti preconcetti a-scientifici che portò una studentessa di Casorate Primo (PV), Emanuela Rovaris, a concludere una lettera all'illustre esegeta (Ravasi del resto non è ne un papirologo ne un paleografo!!) con queste parole: "...Ma che addirittura si confondano lettere greche, come sono quelle del frammento 7Q5 con lettere ebraiche è forse troppo! Anche la scientificità può diventare un mito contrabbandato con troppa leggerezza."

Il perché di tanti ciechi rifiuti è facilmente intuibile.

Ammettere un periodo di formazione dei Vangeli a ridosso degli eventi significa escludere ogni possibilità di formazioni mitologiche e fantastiche così care alla teologia protestante del famoso teologo luterano tedesco Rudolf Bultmann che con un metodo storico-critico in parte deviato nel 1941 pubblicava il suo "manifesto della demitizzazione delle scritture cristiane" con il titolo di Newes Testament und Mythologie. Bultmann era convinto che per cercare di sopravvivere nel mondo moderno, i Vangeli dovevano lasciarsi stendere sul lettino dello specialista in grado di "demitizzarlo" ridandogli diritto di cittadinanza agli occhi dell'uomo secolarizzato. Occorreva allora purificare i Vangeli da tutti quei miti che lo incrostavano (miracoli, profezie, angeli, demoni ed esorcismi) e dichiarare cioè che non vi è nessun rapporto tra il Nuovo Testamento e la storia, tra ciò che si racconta e ciò che è successo, tra l'oscuro "Gesù della storia" e lo sfolgorante "Cristo della fede".
DF

Ad enfatizzare il dibattito in sede interdisciplinare fu il professor Carstern Peter Thiede membro dell'associazione internazionale di papirologia (A.I.P) e direttore dell'istituto per la ricerca epistemologica a Paderbon che ha pubblicato un minuzioso studio a sostegno di O' Callaghan "Il più antico manoscritto dei Vangeli" edito dall'Istituto biblico in cui viene mostrata la gravità delle tesi preconcette di molti "studiosi" basti pensare che neppure dopo le dettagliate analisi della scientifica di Gerusalemme che dimostrano una volte per tutte l'annoso problema della lettera "nu" ritenuta impossibile dagli oppositori di O'Callaghan; ancora oggi c'è chi dibatte sul 7Q5 vantando la propria scientificità ignorando o meglio, facendo finta di ignorare i pertinenti risultati delle analisi condotte con il microscopio a scansione laser confocale epifluorescente sviluppato da George Masuch e Thiede per l'analisi stratigrafica e tridimensionale di antichi papiri come è stato fatto da Flavio Dalla Vecchia nel suo "Ridatare i vangeli?" edito da Queriniana con la prefazione di Giuseppe Segalla nel 1997 dove il docente di esegesi dell'Italia settentrionale riporta nei suoi interventi articoli di O' Callaghan e di Thiede rispettivamente del 1972 e del 1984 escludendo (chissà se in buona fede o se per abissale ignoranza pretestuosa) tutti i recenti sviluppi dal 1991 al 1996. Ignora completamente inoltre la definitiva dimostrazione del problema della "nu" nella riga 2 data da Herbert Hunger, uno dei maggiori papirologi del nostro tempo che concludeva al simposio di Eichstatt con la prova definitiva che il 7Q5 è Marco 6,52-53. Sul 7Q5 restano certamente "questioni aperte" come del resto non si è ancora sufficientemente dibattuto "alla luce del sole" le ipotesi di un altro celeberrimo studioso, padre Carmignac, anche egli esposto agli strali dei "baroni della teologia" per aver portato avanti con dedizione e fermezza il problema del sustrato aramaico dei Vangeli, ulteriore prova che i fatti narrati nei quattro libretti erano stati redatti a ridosso degli eventi addirittura in lingua semitica. Ma i documenti del pretino cattolico dopo la sua morte sono mantenuti sotto riserbo sino al 2016 presso l'Istitut Catholique di Parigi. Da praticante cattolico per anni catechista parrocchiale posso solo discostarmi da un atteggiamento altezzoso e retrogrado come spesso mostrato da illustri personaggi del mio stesso credo. Auspico per gli anni a venire un'apertura di mente e di cuore per chi ancora nella Chiesa, Corpo Mistico del Cristo risorto, teme la ricerca della verità in ogni sua dimensione.


AMDG et BVM

venerdì 16 marzo 2012

( I ) OPERA SCRITTA DALLA DIVINA SAPIENZA




( I ) OPERA  SCRITTA  
DALLA  DIVINA  SAPIENZA


PER  GLI  ELETTI  DEGLI  ULTIMI  TEMPI
Fascicolo n. 72  -  (Ottobre – Novembre - Dicembre 2011) 
I Messaggi qui riportati, sono stati scelti “dall’Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli Eletti degli ultimi tempi”, dettati come “locuzioni interiori” da Gesù e Maria Santissima ad una persona carismatica, madre di famiglia, la quale, per volontà di Dio, vive nel nascondimento.  Questi testi che riportiamo sono estratti da Messaggi più lunghi (circa una pagina ognuno), sarebbe bene leggere tutto il contesto del Messaggio per comprendere meglio
" Tutto cesserà, cadrà un grande silenzio,




si sentirà solo il tumulto dei cuori in ansia                     




per ciò che deve accadere "





Maria Santissima 02-10-2011
Figli cari, vedo che coloro che pregano, veramente, con perseveranza, sono pochi ancora, mentre si avvicinano già i più grandi eventi della storia umana, proprio i più grandi e conclusivi.
In questi anni vi ho chiamato alla preghiera, vi ho insegnato a viverla, coloro che Mi hanno ascoltato ora procedono nella più fulgida Luce, ma coloro che non l’hanno voluto fare sono nelle tenebre.
Vedo molti figli nelle tenebre ed il Mio Cuore è colmo di Dolore; li chiamo, li chiamo, ma essi non Mi ascoltano, corrono verso la rovina e non vogliono ascoltare la Voce della Madre del Cielo Che ama immensamente.
Il Padre caro Mi lascia ancora tra voi, in modo speciale, ma capite che questo non durerà sempre, è una Grazia speciale che Egli fa al mondo, proprio in questo tempo. Figli cari, cogliete il momento felice e seguite le Mie Parole, vivetele giorno dopo giorno, vivetele con gioia, facendo questo, siete attivi cooperatori del sublime Progetto di Dio per questo tempo e vedrete compiersi, ogni giorno, le Sue Meraviglie.
Figli amati che correte nelle tenebre, fermatevi e riflettete, fermatevi e lasciatevi salvare, perché voi andate verso la rovina.
Il Mio Cuore, figli cari, è in grande pena per ogni figlio che procede nel buio della incredulità e della diffidenza.
Dio Mi concede ancora di stare insieme ai figli in modo speciale, questo Mi concede perché immenso è il Suo Amore per l’Umanità.
Capite, figli cari, che occorre essere attivi al servizio di Dio per vedere presto attuato il Suo grande Piano d’Amore. Figli del mondo, ascoltate la Mia Voce.

Gesù 06-10-2011 
Il mio pensiero va ai Niniviti sui quali incombeva un terribile castigo, ma essi lo scamparono perché si convertirono.
Il cuore vorrebbe che così accadesse anche in questo tempo: tutti si convertissero, tutti, e Tu, Santissimo, allora storneresTi il grande castigo come facesTi con Ninive, per la Tua grande Bontà, per la Tua Tenerezza verso la città.
Si amareggiò Giona, che non capì il Tuo Cuore meraviglioso.
Sposa cara, piccola Mia sposa, se gli uomini della terra facessero ciò che i Niniviti fecero, certo il mondo non avrebbe il grave castigo che già sarebbe giunto.
Se la Madre Mia Santissima, circondata dalle anime belle della terra, non intercedesse continuamente, senza sosta, per permettere agli ultimi di entrare, tutto sarebbe già accaduto, ma ho aggiunto del tempo di vita a chi lo avrebbe già terminato, proprio per permettere il pentimento ed il ravvedimento, questo ho fatto, ma, per molti, la Mia Generosità ha dato pochi frutti, quindi, il tempo loro cesserà.
Mi dici: “Ho ben compreso che la purificazione già in atto è all’inizio.
Tremo, Dolce Amore, tremo come foglia al vento, tremo perché l’uomo, se nella gioia è un insensato, nel dolore si perde proprio e finisce con odiare il Dono della vita e farsi prendere dalla disperazione.
Dolce Amore, sono ai Tuoi Piedi per supplicare di alleviare ed abbreviare le dure pene, restando, però, uguale il merito.
Opera ancora, Dolce Amore, secondo la Tua Infinita Misericordia e tieni sospeso il Braccio della Perfetta Giustizia.
Sposa amata, la Porta della Mia Misericordia è spalancata ancora: entrino tutti gli uomini della terra per non essere, poi, costretti a cadere nella Perfetta Giustizia che chiede conto anche delle ombre.


Gesù  08-10-2011 
Sposa cara, ascolta le Mie Parole e trasmettile al mondo perché capisca che Io, Io, Dio, proprio in questo tempo, faccio scendere Grazie speciali ed uniche, Grazie di conversione per ogni uomo.
I Miei sono in numero esiguo veramente, sono un piccolo gregge, sparso qua a là, ma non a caso, piccola Mia, ho messo i Miei in punti strategici, perché possano agire in ogni ambientesono come angeli della terrapresenti ovunqueai quali si aggiungono quelli del Cielo che sono in grandi schiere, guidati dalla Regina degli angeli che è la Madre Mia Santissima.
Mi dici: “capisco che Tu vuoi la salvezza di ogni anima e fai cose meravigliose per questo.
Possano gli uomini di questo tempo cogliere le Grazie meravigliose che doni e tutti si convertano, nessuno resti immerso nel fango del suo peccato, ma riemerga per correre poi verso di Te, Gesù, unica Gioia del cuore, Balsamo Soave dell’anima.”
Piccola Mia sposa, ti dico che anche il più gelido di cuore, il più confuso di mente può uscire dalla sua condizione se coglie le Grazie che dono ogni giorno, ogni giorno.


Così sarà fino al Mio Bastaallora tutto cesseràcadrà un grande silenziosi sentirà solo il tumulto dei cuori in ansia per ciò che deve accadere ed il canto d’amore delle anime, tutte Mie, che non saranno in ansia, ma in uno stato di grande letizia, vedendo arrivato il giorno della manifestazione della Mia Gloria.
Sposa cara, chi Mi ama e vive nel Mio Amore ogni giorno della sua vita, contemplerà le Mie Meraviglie che mai avranno fine.    


Gesù 09-10-2011   
Sposa cara, ho chiesto al mondo conversione, ma conversione a Me, Gesù, non c’è, ho chiesto penitenza e pentimento dei peccati, ma invano; gli uomini del terzo millennio non fanno penitenza e non si pentono dei loro errori, ma ne fanno sempre di più grandi.
Il Mio Cuore soffre, sposa cara, soffre per la ribellione generale e la debolezza del Mio popolo.
Ti ho parlato spesso del Mio Progetto: hai compreso quali Meraviglie ho riservato proprio a questo tempo, ma chi le godrà?
Posso dare i Doni più sublimi ad un popolo ribelle e testardo?
Piccola Mia sposa, ascolta le Mie Parole e comprendile bene, senza lasciarne cadere neppure una soltanto: c’è forse un Mio Progetto che non si sia attuato al tempo stabilito?
Tutti hanno avuto compimento.
Pensa alle Promesse fatte ad Abramo: egli, in tarda età, ebbe un figlio dalla moglie Sara, molto vecchia; gli dissi: guarda, Abramo, le stelle del Cielo, se le puoi contare, tale sarà la tua generazione.
Tale fu la sua generazione: numerosa da non potersi contare!
Pensa a Davide che scelsi tra i figli di Iesse: le Mie Promesse sempre si realizzano! Rincuora, sposa cara, tutti coloro che stanno perdendo la speranza vedendo il crollo di ogni cosa, nessuno dica: “Tutto è perduto, non avranno compimento le Promesse di Dio di fare una terra nuova ed un Cielo nuovo. È già in atto l’inizio della fine del mondo: tutto sta crollando”.

Nessuno dica così, perdendo la speranza per quello che accade e per quello che continuerà ad accadere, questo devi dire agli scoraggiati: “Dio demolisce ciò che non serve per ricostruire tutto nuovo.
Va ciò che deve andare e resta ciò che deve restare, la Sua Promessa certo si realizzerà.
Occorre pienamente cooperare con Lui e pienamente avere fiducia in Lui, le redini del mondo sono saldamente nelle Sue Mani: accadrà ciò che vuole e permette, perché il maligno, che agisce con tanta prepotenza in questo tempo, nulla può che Dio non voglia o permetta; il suo è un falso potere, la prepotenza cadrà davanti al ‘Basta’ di Dio.

Gesù 11-10-2011 
Sposa amata, l’uomo senza di Me, Dio, nulla può fare.
Chi non raccoglie con Me disperde; ma pochi ancora l’hanno compreso.
Certo, riceve Aiuto chi non ha capito, senza sua colpa; ma non lo riceve chi lo rifiuta ed usa la sua libertà per dire no, ripetere no.
Costui non lo riceve!

Mi dici: “Adorato, in questo momento l’Umanità si trova ad attraversare un tunnel buio, buio; se gli uomini non supplicheranno il Tuo Aiuto, potranno uscirne?”

Sposa amata, chi ascolta la Mia Voce e vive la Mia Parola, ogni giorno, uscirà dal cupo tunnel; ma chi non vuole ascoltare la Mia Voce e non vuole vivere la Mia Parola resterà prigioniero della sua stoltezza e diverrà preda del nemico.  

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

giovedì 15 marzo 2012

La Messa in latino giova all'unità della Chiesa

La Messa in latino 
giova all'unità della Chiesa


 da "Gazzetta del Mezzogiorno"
12 marzo 2012

maestro
 Giannicola D’Amico
moderatore della
 Scuola Ecclesia Mater per la musica sacra




L’interrogativo, in un misto fra curiosità e interesse, si ripete con costante cadenza fra fedeli e non, praticanti e non, ed è rivolto a coloro, sempre più numerosi, che grazie a un provvedimento del Papa prendono parte alla Messa secondo il rito straordinario, la cosiddetta "Messa di sempre". 
Il dibattito sta animando il mondo religioso perché se è vero che, soprattutto fra i giovani, si sta facendo strada la volontà di seguire la messa secondo quella che era ed è la lingua sacra della Chiesa Cattolica Romana (e la Puglia è tra le regioni che stanno facendo un po’ da apripista in Italia), è anche vero che non sono poche le resistenze all’interno dello stesso clero che, stando alle parole del Papa, dovrebbe dare "calorosa accoglienza" ai fedeli che richiedono la messa gregoriana, con tanto di musica sacra.
Joseph Ratzinger era ancora cardinale quando gli fu chiesto se dinanzi alla crisi del sacro si potesse pensare a un recupero dell’antico rito. Il futuro papa rispose: "Non si vede proprio che cosa debba esserci di pericoloso o inaccettabile. Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani ciò che oggi prescrive?". E ancora: "Purtroppo da noi c’è una tolleranza quasi illimitata per le modifiche spettacolari e avventurose, mentre praticamente non ce n’è per l’antica liturgia. Così siamo sicuramente su una strada sbagliata".

La Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", l’istituzione della Santa Sede preposta alla salvaguardia e alla promozione del rito romano antico, ha ribadito che non c’è nessuna contraddizione tra il Messale di Pio V, nella edizione del 1962 voluta dal Beato Giovanni XXIII, e quello promulgato da Paolo VI nel 1970, cioè tra la messa in latino e quella in italiano. 

È una ricchezza che viene messa a disposizione di tutti i fedeli della Chiesa universale e non di alcuni gruppi. L’art. 14 dell'Istruzione Universae Ecclesiae invita gli Ordinari, cioè Vescovi e superiori religiosi a garantirne la celebrazione, sia favorendo il rispetto dei gruppi di fedeli che la richiedono — sempre più numerosi in tutto il mondo — sia incoraggiando a farne esperienza in tutte le parrocchie e santuari, in primis nelle cattedrali; così facendo si favorisce la riconciliazione in seno alla Chiesa. 

È diritto dei fedeli poter partecipare al rito romano antico. Non c’è limite di numero. Quanto ai sacerdoti, si richiede la loro idoneità a pronunziare in modo corretto il latino, a capirne il significato, ma non è necessario che siano esperti nel latino liturgico. 
I Vescovi, inoltre, (articolo 21) devono favorire la conoscenza della forma extraordinaria da parte dei sacerdoti mediante corsi di aggiornamento; come pure formare i seminaristi al fine di comprenderla e saperla celebrare, quindi a studiare il latino e il gregoriano, come già era stato auspicato nell’Esortazione apostolica 'Sacramentum Caritatis' dopo il Sinodo sull’Eucaristia del 2005. 
Il latino fu introdotto nella liturgia non perché fosse parlato dalla gente, ma per favorire la coesione ecclesiastica, culturale e politica in Occidente ed evangelizzare la cultura classica. Il Concilio Vaticano II ne conserva l’uso. 
Perché dovremmo subire l’inglese o la babele delle lingue nelle messe dei santuari? Il latino è la lingua sacra della nostra Chiesa. Almeno una Messa domenicale potrebbe essere celebrata in ogni parrocchia. Il latino serve per l’unità della Chiesa e l’evangelizzazione del mondo. Anche perchè, come abbiamo visto, la Messa in latino non è contro il Concilio, al contrario di quanto vogliono far passare i denigratori professionisti che affollano tutte le realtà della nostra vita.

I Vescovi hanno quindi, la responsabilità di far attuare quanto prescritto, attenendosi alla "mens" del Santo Padre, in modo che non vi siano discriminazioni tra i fedeli che partecipano alla Messa nell’una e nell’altra forma. Pertanto è loro responsabilità pastorale l’obbedienza al Papa, al fine di edificare clero e fedeli, come è richiesto ad ogni Vescovo cattolico.

La
 Scuola "Ecclesia Mater", associazione nata dall’incontro di persone, chierici e laici, mosse da una ricerca e un’espressione del cristianesimo con metodo e ispirazione comuni (soprattutto la teologia apologetica o fondamentale e la teologia liturgica di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI), è un sodalizio che persegue questo programma coniugando la piena fedeltà al dato rivelato e l’adesione alla Chiesa con uno spirito e uno stile di libertà. 

Come ha dichiarato recentemente il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, "se la attuale crisi della vita della Chiesa è innanzitutto una crisi della liturgia, allora un rinnovamento della Chiesa oggi deve partire da un rinnovamento della liturgia".

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!