martedì 14 agosto 2012

Conosciamo San Massimiliano Maria Kolbe e la sua amabilissima ... 'idea fissa' : l'Immacolata!



San Massimiliano Maria Kolbe , Martire dell'odio ... contro Cristo e la Sua Chiesa !


14 Agosto SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE SACERDOTE E MARTIRE 

Zdunska-Wola, Polonia, 8 gennaio 1894 
- Auschwitz, 14 agosto 1941 
Martirologio Romano: Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e Martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini. 
Se non è il primo è senz’altro fra i primi ad essere stato beatificato e poi canonizzato fra le vittime dei campi di concentramento tedeschi. Il papa Giovanni Paolo II ha detto di lui, che con il suo martirio egli ha riportato “la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo”.

San Massimiliano Maria Kolbe nacque l'8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola in Polonia, da genitori ferventi cristiani; fu battezzato lo stesso giorno col nome di Raimondo. 
Papà Giulio, operaio tessile era un patriota che non sopportava la divisione della Polonia di allora in tre parti, dominate da Russia, Germania ed Austria; dei cinque figli avuti, rimasero in vita ai Kolbe solo tre, Francesco, Raimondo e Giuseppe. 
A causa delle scarse risorse finanziarie solo il primogenito poté frequentare la scuola, mentre Raimondo cercò di imparare qualcosa tramite un prete e poi con il farmacista del paese; nella zona austriaca, a Leopoli, si stabilirono i francescani, i quali conosciuti i Kolbe, proposero ai genitori di accogliere nel loro collegio i primi due fratelli più grandi; essi consci che nella zona russa dove risiedevano non avrebbero potuto dare un indirizzo e una formazione intellettuale e cristiana ai propri figli, a causa del regime imperante, accondiscesero; anzi liberi ormai della cura dei figli, il 9 luglio 1908, decisero di entrare loro stessi in convento, Giulio nei Terziari francescani di Cracovia, ma morì ucciso non si sa bene se dai tedeschi o dai russi, per il suo patriottismo, mentre la madre Maria divenne francescana a Leopoli. 

Anche il terzo figlio Giuseppe dopo un periodo in un pensionamento benedettino, entrò fra i francescani. 
I due fratelli Francesco e Raimondo dal collegio passarono entrambi nel noviziato francescano, ma il primo, in seguito ne uscì dedicandosi alla carriera militare, prendendo parte alla Prima Guerra Mondiale e scomparendo in un campo di concentramento. 

Raimondo divenuto Massimiliano, dopo il noviziato fu inviato a Roma, dove restò sei anni, laureandosi in filosofia all’Università Gregoriana e in teologia al Collegio Serafico, venendo ordinato sacerdote il 28 aprile 1918.

Nel suo soggiorno romano avvennero due fatti particolari, uno riguardo la sua salute, un giorno mentre giocava a palla in aperta campagna, cominciò a perdere sangue dalla bocca, fu l’inizio di una malattia che con alti e bassi l’accompagnò per tutta la vita.
Poi in quei tempi influenzati dal Modernismo e forieri di totalitarismi sia di destra che di sinistra, che avanzavano a grandi passi, mentre l’Europa si avviava ad un secondo conflitto mondiale, Massimiliano Kolbe non ancora sacerdote, fondava con il permesso dei superiori la “Milizia dell’Immacolata”, associazione religiosa per la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria. 

Ritornato in Polonia a Cracovia, pur essendo laureato a pieni voti, a causa della malferma salute, era praticamente inutilizzabile nell’insegnamento o nella predicazione, non potendo parlare a lungo; per cui con i permessi dei superiori e del vescovo, si dedicò a quella sua invenzione di devozione mariana, la “Milizia dell’Immacolata”, raccogliendo numerose adesioni fra i religiosi del suo Ordine, professori e studenti dell’Università, professionisti e contadini. 

Alternando periodi di riposo a causa della tubercolosi che avanzava, padre Kolbe fondò a Cracovia verso il Natale del 1921, un giornale di poche pagine “Il Cavaliere dell’Immacolata” per alimentare lo spirito e la diffusione della “Milizia”. 

A Grodno a 600 km da Cracovia, dove era stato trasferito, impiantò l’officina per la stampa del giornale, con vecchi macchinari, ma che con stupore attirava molti giovani, desiderosi di condividere quella vita francescana e nel contempo la tiratura della stampa aumentava sempre più.
A Varsavia con la donazione di un terreno da parte del conte Lubecki, fondò Niepokalanow, la ‘Città di Maria’; quello che avvenne negli anni successivi, ha del miracoloso, dalle prime capanne si passò ad edifici in mattoni, dalla vecchia stampatrice, si passò alle moderne tecniche di stampa e composizione, dai pochi operai ai 762 religiosi di dieci anni dopo, il “Cavaliere dell’Immacolata” raggiunse la tiratura di milioni di copie, a cui si aggiunsero altri sette periodici. 
Con il suo ardente desiderio di espandere il suo Movimento mariano oltre i confini polacchi, sempre con il permesso dei superiori si recò in Giappone, dove dopo le prime incertezze, poté fondare la Città di Maria a Nagasaki; il 24 maggio 1930 aveva già una tipografia e si spedivano le prime diecimila copie de “Il Cavaliere” in lingua giapponese. 

In questa città si rifugeranno gli orfani di Nagasaki, dopo l’esplosione della prima bomba atomica; collaborando con ebrei, protestanti, buddisti, era alla ricerca del fondo di verità esistente in ogni religione; 
aprì una Casa anche ad Ernakulam in India sulla costa occidentale.

Per poterlo curare della malattia, fu richiamato in Polonia a Niepokalanow, che era diventata nel frattempo una vera cittadina operosa intorno alla stampa dei vari periodici, tutti di elevata tiratura, con i 762 religiosi, vi erano anche 127 seminaristi. 

Ma ormai la Seconda Guerra Mondiale era alle porte e padre Kolbe, presagiva la sua fine e quella della sua Opera, preparando per questo i suoi confratelli; infatti dopo l’invasione del 1° settembre 1939, i nazisti ordinarono lo scioglimento di Niepokalanow; a tutti i religiosi che partivano spargendosi per il mondo, egli raccomandava “Non dimenticate l’Amore”; rimasero circa 40 frati, che trasformarono la ‘Città’ in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi. 

Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevarono padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove furono inaspettatamente liberati l’8 dicembre; ritornati a Niepokalanow, ripresero la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati di cui 1500 erano ebrei, ma durò solo qualche mese, poi i rifugiati furono dispersi o catturati e lo stesso Kolbe, dopo un rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, visto l’origine del suo cognome, il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati, venne imprigionato. 

Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, indossò un abito civile, perché il saio francescano li adirava moltissimo. 
Il 28 maggio fu trasferito ad Auschwitz, tristemente famoso come campo di sterminio, i suoi quattro confratelli l’avevano preceduto un mese prima; fu messo insieme agli ebrei perché sacerdote, con il numero 16670 e addetto ai lavori più umilianti come il trasporto dei cadaveri al crematorio. 
La sua dignità di sacerdote e uomo retto primeggiava fra i prigionieri, un testimone disse: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. 

Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi; uno di loro riuscì a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri vennero destinati al bunker della morte. Padre Kolbe si offrì in cambio di uno dei prescelti, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. 
La disperazione che s’impadronì di quei poveri disgraziati, venne attenuata e trasformata in preghiera comune, guidata da padre Kolbe e un po’ alla volta essi si rassegnarono alla loro sorte; morirono man mano e le loro voci oranti si ridussero ad un sussurro; dopo 14 giorni non tutti erano morti, rimanevano solo quattro ancora in vita, fra cui padre Massimiliano, allora le SS decisero, che giacché la cosa andava troppo per le lunghe, di abbreviare la loro fine con una iniezione di acido fenico; il francescano martire volontario, tese il braccio dicendo “Ave Maria”, furono le sue ultime parole, era il 14 agosto 1941. 
Le sue ceneri si mescolarono insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio; così finiva la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca. 
Il suo fulgido martirio gli ha aperto la strada della beatificazione, avvenuta il 17 ottobre 1971 con papa Paolo VI e poi è stato canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo concittadino. 


Memoria di San Massimiliano Kolbe. Il Papa: l’amore vince le tenebre dell’odio e dell’egoismo 

Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager nazista di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Il Papa lo ha definito una “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi” per essere vicini ai sofferenti e agli oppressi. Ce ne parla Sergio Centofanti. 

Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che – come dice il Papa – invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore:

“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006)

L’amore verso Gesù passa attraverso il sì di Maria. E padre Kolbe, sacerdote mariano nel suo dna, ha continuato a dare speranza e consolazione a quanti erano con lui nel bunker della fame di Auschwitz, totalmente affidato alla Madre di Dio fino alla fine. Era il 14 agosto 1941: 

“'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)

I martiri non si scoraggiano nel fare il bene anche quando il male sembra distruggere tutto:

“Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A San Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)

<<AVE MARIA!
IMMACOLATA MIA E MIO TUTTO>>

lunedì 13 agosto 2012

PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII ALLA VERGINE ASSUNTA IN CIELO

PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALLA VERGINE ASSUNTA IN CIELO*


"O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini.

1. — Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;
e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore.

2. — Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima vostra nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;
e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinchè apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.

3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;
e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

4. — Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli ;
e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.

5. — Noi crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;
e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria."



*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 281 - 282

Tipografia Poliglotta Vaticana
A.A.S., vol. XXXXII (1950), n. 15, pp. 781 - 782.



Catecismo para niños
<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

domenica 12 agosto 2012

San Massimiliano Maria Kolbe ci aiuta a pregustare un po' di paradiso sin da questa vita. "La santa Chiesa, festeggiando l’Assunzione della Santissima Vergine Maria, canta con esultanza: "Maria è assunta in cielo, si rallegrano gli angeli, lodano e benedicono il Signore".

San Massimiliano Kolbe giovane
Il 15 agosto celebriamo la solennità di Maria assunta in cielo. Ecco alcune riflessioni di san Massimiliano Maria Kolbe che ci aiutano a pregustare un po’ di paradiso sin da questa vita.

<<Il giorno 15 di questo mese la santa Chiesa, festeggiando l’Assunzione della Santissima Vergine Maria, canta con esultanza: "Maria è assunta in cielo, si rallegrano gli angeli, lodano e benedicono il Signore".

Spontaneamente in tal giorno noi ci sforziamo di riprodurre nella nostra immaginazione il Paradiso tanto atteso; tuttavia, malgrado ogni nostro sforzo, non siamo ancora soddisfatti, Noi ci diciamo che lassù dovrà essere, in certo modo, diverso da come ci raccontano o da quel che leggiamo nei libri…


Ad ogni modo, possono farsi un’idea di come sarà in paradiso coloro che già su questa terra hanno avuto la possibilità di pregustare un piccolo anticipo di paradiso. È sufficiente accostarsi alla confessione con sincerità, con diligenza, con un profondo dolore dei peccati e con il fermo proposito di emendarsi. Si sentirà subito una pace e una felicità …Ognuno cerchi di accostarsi a ricevere Gesù nel Santissimo Sacramento con una buona preparazione; non permetta mai alla propria anima di rimanere nel peccato, ma la purifichi immediatamente; compia bene tutti i propri doveri; elevi umili e frequenti preghiere verso il trono di Dio, soprattutto per le mani della Vergine Immacolata; abbracci con cuore caritatevole anche gli altri confratelli, sopportando per amore di Dio sofferenze e difficoltà; faccia del bene a tutti, compresi i propri nemici, unicamente per amore di Dio e non per essere lodato e tanto meno ringraziato dagli uomini, allora si renderà conto di ciò che vuole dire pregustare il paradiso e potrà trovare la pace e la felicità perfino nella povertà, nella sofferenza, nel disonore, nella malattia.
Questo pregustamento di paradiso è altresì un sicuro annuncio della beatitudine eterna.>>
 (SK 1066)



Catecismo para niños
“Cor mariÆ immaculatum
Intercede pro nobis”

San MassimilianoMaria KOLBE ci dice: "Lasciamoci dunque guidare dall'Immacolata, lasciamoci condurre per mano, tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi, provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente in soccorso alle nostre necessità corporali e spirituali".


14 AGOSTO
SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE

Sacerdote e Martire (1894-1941)
Memoria
LETTURE: 1Gv 3,14-18; Sal 115; Gv 15,12-17
apostolo delle genti
Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell'elenco dei santi con i titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce pasquale l’orrido mondo dei lager. Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali.
Innamorato della Vergine, fondò « La milizia di Maria Immacolata» e svolse, con la parola e con la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo ». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.

Zelo apostolico per la salvezza e la santificazione delle anime
Dalle lettere di san Massimiliano Maria Kolbe (Cfr. Scritti di Massimiliano M. Kolbe, traduzione italiana, Vol. I, Firenze 1975, pp. 44-46. 113-114)
<<Sono pieno di gioia, fratello carissimo, per l'ardente zelo che ti spinge a promuovere la gloria di Dio. Nei nostri tempi, constatiamo, non senza tristezza, il propagarsi dell'«indifferentismo». Una malattia quasi epidemica che si va diffondendo in varie forme non solo nella generalità dei fedeli, ma anche tra i membri degli istituti religiosi. Dio è degno di gloria infinita. La nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di dargli lode nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo glorificare quanto egli merita.
La gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento con il suo sangue. Ne deriva che l'impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime. Ed ecco in poche parole i mezzi più adatti per procurare la gloria di Dio nella santificazione delle anime. Dio, scienza e sapienza infinita, che conosce perfettamente quello che dobbiamo fare per aumentare la sua gloria, manifesta normalmente la sua volontà mediante i suoi rappresentanti sulla terra.
L'obbedienza, ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. E' vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L'unica eccezione si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio.
Dio è tutto: solo lui è infinito, sapientissimo, clementissimo Signore, creatore e Padre, principio e fine, sapienza, potere e amore. Tutto ciò che esiste fuori di Dio ha valore in quanto si riferisce a lui, che è creatore di tutte le cose, redentore degli uomini, fine ultimo di tutte le creazioni. Egli ci manifesta la sua volontà e ci attrae a sé attraverso i suoi rappresentanti sulla terra, volendo servirsi di noi per attrarre a sé altre anime e unirle nella perfetta carità.
Considera, fratello, quanto è grande, per la misericordia di Dio, la dignità della nostra condizione. Attraverso la via dell'obbedienza noi superiamo i limiti della nostra piccolezza, e ci conformiamo alla volontà divina che ci guida ad agire rettamente con la sua infinita sapienza e prudenza. Aderendo a questa divina volontà a cui nessuna creatura può resistere, diventiamo più forti di tutti.
Questo è il sentiero della sapienza e della prudenza, l'unica via nella quale possiamo rendere a Dio la massima gloria. Se esistesse una via diversa e più adatta, il Cristo l'avrebbe certamente manifestata con la parola e con l'esempio. Il lungo periodo della vita nascosta di Nazareth è compendiato dalla Scrittura con queste parole: «e stava loro sottomesso» (Lc 2, 51). Tutto il resto della sua vita è posto sotto il segno dell'obbedienza, mostrando frequentemente che il Figlio di Dio è disceso sulla terra per compiere la volontà del Padre.
Amiamo dunque, fratelli, con tutte le forze il Padre celeste pieno di amore per noi; e la prova della nostra perfetta carità sia l'obbedienza, da esercitare soprattutto quando ci chiede di sacrificare la nostra volontà. Infatti non conosciamo altro libro più sublime che Gesù Cristo crocifisso, per progredire nell'amore di Dio.
Tutte queste cose le otterremo più facilmente per l'intercessione della Vergine Immacolata che Dio, nella sua bontà, ha fatto dispensatrice della sua misericordia. Nessun dubbio che la volontà di Maria è la stessa volontà di Dio. Consacrandoci a lei, diventiamo nelle sue mani strumenti della divina misericordia, come lei lo è stato nelle mani di Dio.
Lasciamoci dunque guidare da lei, lasciamoci condurre per mano, tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi, provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente in soccorso alle nostre necessità corporali e spirituali.>>

Professione religiosa di un frate

MESSALE

Antifona d'Ingresso Mt 25, 34. 40
«Venite, o benedetti dal Padre mio», dice il Signore.
«ero malato e mi avete visitato. In verità vi dico:
ogni volta che voi avete fatto queste cose
a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me».


Veníte, benedícti Patris mei, dicit Dóminus. Amen dico vobis: quámdiu fecístis uni de his frátribus meis mínimis, mihi fecístis.


Colletta
O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo
san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire,
ardente di amore per la Vergine Immacolata,
interamente dedito alla missione apostolica
e al servizio eroico del prossimo,
per sua intercessione concedi a noi, a gloria del tuo nome,
di impegnarci senza riserve al bene dell'umanità
per imitare, in vita e in morte, il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio...


Deus, qui sanctum Maximiliánum Maríam, presbyterum et mártyrem, amóre Vírginis Immaculátæ succénsum, animárum zelo et próximi dilectióne replevísti, concéde propítius, ut, eo intercedénte, pro tua glória in servítio hóminum strénue laborántes, usque ad mortem Fílio tuo conformári valeámus. Qui tecum.


LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sap 3.1-9
Dio li ha graditi come un olocausto.

Dal libro della Sapienza

Le anime dei giusti, sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé:
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Quanti confidano in lui comprenderanno la verità;
coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore,
perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti.


Oppure:
1 Gv 3, 14-18
Non amiamo a parole, ma coi fatti e nella verità.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Fratelli, noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.
Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 115
Preziosa agli occhi dei Signore è la morte dei suoi fedeli.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice
»
Ho detto con sgomento:
«Ogni uomo è inganno
».Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome dei Signore.

Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode

e invocherò il nome dei Signore.


Canto al Vangelo
Gv 12,25
Alleluia, alleluia.

«
Chi odia la sua vita in questo mondo,
la conserverà per la vita eterna
».
Alleluia.


Vangelo
Gv 15, 12-16
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre, l’ho fatto conoscere a voi.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda
».
Sulle Offerte
Accogli, Signore, i doni e le preghiere che ti presentiamo nel ricordo di san Massimiliano Maria, e fa' che impariamo ad offrirti come lui il sacrificio della nostra vita. Per Cristo nostro Signore.
Múnera nostra tibi, Dómine, exhibémus, supplíciter exorántes, ut sancti Maximiliáni Maríæ exémplo, vitam nostram tibi discámus offérre. Per Christum.

Antifona alla Comunione Gv 15, 13
«Nessuno ha un amore più grande di questo:
dar la vita per i propri amici », dice il Signore.
Maiórem caritátem nemo habet, ut ánimam suam ponat quis pro amícis suis, dicit Dóminus.

Dopo la Comunione
O Dio, premio e gloria dei martiri, che ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio, suscita anche in noi da questo sacro convito il fuoco della carità, che infiammò san Massimiliano Maria e lo spinse a donare la vita per i fratelli. Per Cristo nostro Signore.
Quæsumus, Dómine, ut refécti Córpore et Sánguine Fílii tui, eo caritátis igne accendámur, quem ex hoc convívio sanctus Maximiliánus María accépit. Per Christum.
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Sono gli ultimi insegnamenti di San Massimiliano Maria Kolbe ai suoi frati. Queste riflessioni possono aiutarci in ogni tempo a seguire il Signore sulla via della croce
con i futuri missionari

<<Dio ascolta tutti i desideri e le preghiere del credente che Lo ama sinceramente. L’umiltà è il fondamento di tutte le virtù. Quando non c’è l’umiltà, tutte le altre virtù si atrofizzano presto. La via più efficace per servire l’Immacolata è quella di riconoscere chi Lei è umilmente e di riconoscere la nostra indegnità. Nella storia del nostro Ordine, quei francescani che hanno perseverato più degli altri hanno dimostrato una grande umiltà. Se ci manca l’umiltà, invochiamo l’Immacolata, che ci procurerà questa virtù. Se noi ci affidiamo con convinzione a lei, Ella distruggerà l’orgoglio che c’è in noi.

Il vero amore per il prossimo non cerca il proprio profitto, ma solo il beneficio dell’altro. Quanto più impariamo ad amare l’Immacolata, tanto più ci amiamo a vicenda. Questo è l’amore che ci permette di vincere. La disposizione a perdonare viene dalla grazia ed è in armonia col comandamento dell’amore. Grazie all’amore per l’Immacolata, divento capace di perdonare sempre e completamente. Quando l’amore per l’Immacolata cessa, svanisce anche il nostro amore reciproco. L’Immacolata vuole che conserviamo l’armonia dell’amore. Cari figlioli, se sulla terra viviamo nell’amore, stiamo già pregustando il cielo. Le cose di questo mondo passeranno; anche la fede e la speranza alla fine termineranno, ma l’amore rimane per sempre. Con l’amore entreremo nella vita eterna, e in Cielo, alla presenza dell’Immacolata, l’amore sarà purificato e portato al suo grado più alto.


Spesso l’amore e la sofferenza vanno insieme. Chi ama è vulnerabile. Il grande amore che l’Immacolata ha nutrito per il suo Figlio le ha procurato una grande sofferenza sotto la croce. I santi non potevano immaginare la loro vita separata dalla sofferenza. Soffrire per amore, nutre l’amore. Cercare di evitare le croci, le mortificazioni e le sofferenze non porta alla felicità. Chi però soffre consapevolmente per amore avrà l’animo appagato. Sono i momenti di sofferenza e le croci che procurano all’anima i meriti più preziosi. Se Dio ha stabilito per noi un sentiero di sofferenza e se la nostra anima deve attraversare un sentiero doloroso, gioiamo e siamo certi che Egli ci procurerà una purificazione spirituale. Poiché la punizione del purgatorio è lunga e severa, Dio dimostra un amore speciale a coloro che egli purifica in questa vita. 


L’accettazione volontaria delle croci in questa vita è ricambiata da una più grande gioia in cielo. Quanto più un credente, con l’aiuto della grazia di Dio, esercita una fede genuina, tanto più pesante è la croce che Egli mette sulle sue spalle affinché il fedele rifletta il suo Signore crocifisso nel suo cammino di fede. Accumuliamo grazie divine perseverando anche nella tristezza, nella fatica, nella sofferenza, nella persecuzione, nelle cadute, nell’abbandono e nelle derisioni; e come Gesù sulla croce preghiamo per tutti, sforzandoci con tutti i mezzi possibili di portare gli uomini a Dio attraverso l’Immacolata. La sofferenza e il sacrificio sono la prova dell’amore. Quando l’amore penetra il nostro intimo, i sacrifici diventano necessari all’anima. La gioia spirituale nasce dal sacrificio. Ricordate, l’amore vive e si nutre di sacrificio.

Le croci ci possono assalire, ma la grazia di Dio, che ha riscaldato i nostri cuori, li infiammerà con tanto amore che noi bruceremo dal desiderio di soffrire illimitatamente, di essere umiliati, di essere derisi e abbandonati. In questo modo dimostreremo come amiamo il Padre e il nostro miglior amico Gesù Cristo e la sua carissima Madre immacolata, poiché la sofferenza è la scuola dell’amore. San Giovanni della Croce ha scritto: «Noi facciamo esperienza dell’amore quando portiamo l’amore là dove non esiste».


(Dagli appunti di fra Gerolamo segretario personale di Padre Massimiliano Kolbe e altri frati, questi furono i punti che san Massimiliano presentò nella sua riflessione. Non esiste documentazione. Ho ricostruito la meditazione sulla base di quanto mi è stato riferito e di quanto conosciamo dell’insegnamento di san Massimiliano - C. R. Foster)

In fraternità...

Umiltà, virtù fondamentale

Ringrazio di tutto cuore coloro che mi hanno augurato soprattutto ciò che l'Immacolata vuole da me e non viceversa, che "io mi affatichi per la nostra amata Mammina", che "io sia uno strumento docile per realizzare quanto Ella desidera e non ostacoli mai le Sue intenzioni, come pure che io non faccia mai nulla contro la fondamentale virtù dell'umiltà", che "io possa consumare le mie energie ed essere, per Maria, disprezzato come una scopa", "che io possa ottenere il sorriso dell'Immacolata", "la conquista del mondo intero a Lei". 
(SK 286)

L'autentica umiltà

L'autentica umiltà consiste nel...
- evitare, fuggire gli onori,
- nascondere le grazie divine,
- umiliare se stessi, esaltare DIO come conviene
(SK 987)

Umiltà perfetta

È umiltà perfetta:
- guardarsi da tutte quelle parole che possono attirarci la gloria, la stima e l'apprezzamento degli altri,
- accettare volentieri ogni occasione di umiliazione,
- accettare le occasioni di disprezzo e di umiliazione prima con pazienza, poi volentieri, senza
difficoltà, alla fine con gioia. 

(SK 969)



Catecismo para niños“Cor mariÆ immaculatum,
Intercede pro nobis”

sabato 11 agosto 2012

"Oh! Immacolato Cuore di Maria!". ROSA MISTICA! MONTICHIARI e FONTANELLE.



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MONTICHIARI-FONTANELLE
 (Brescia-Lombardia-ITALIA).
Le apparizioni e i messaggi di Maria, come Rosa mistica, a Pierina Gilli, restano tra i più famosi dei tempi moderni, in particolar modo per i fenomeni miracolosi e le lacrimazioni di sangue della Madon­na pellegrina a essi collegati. Gli avvenimenti miracolosi si svolsero tra la provincia di Mantova e quella di Brescia, dove si trova la città di Monti­chiari con la piccola località di Fontanelle. 

In questo paese nacque il 3 agosto 1911 la futura veggente Pierina Gilli, la cui esistenza terrena si concluse il 12 gennaio 1991. Chi ha cono­sciuto Pierina non può dire altro che fu un essere semplicissi­mo e umile, dedito alla preghiera, al sacrificio e alla penitenza. Era la maggiore di otto figli di una famiglia estremamente po­vera. Per lungo tempo prestò servizio ospedaliero, poi ottenne il permesso di essere accolta nella casa madre della Congrega­zione delle ancelle della carità.

 Gravemente malata Pierina ri­cevette il santo Viatico e l'Unzione degli infermi. Cadde allora in un profondo torpore, sembrava fosse in attesa sicura della morte allorché in una visione vide suor Crocifissa di Rosa (la fondatrice delle ancelle, poi canonizzata nel 1954) che, toccan­dole la testa la unse dicendole: «Ti ungo e guarirai, ma avrai una nuda croce da portare». Immediatamente dopo la visione, Pierina si ritrovò guarita. La veggente riprese il lavoro, sempre come aiutante infermiera, presso l'ospedale civile di Montichia­ri, rimanendovi fino alla fine del 1946. 

Antefatti - La prima apparizione di Maria avvenne nella stan­za che Pierina condivideva con una suora (le ancelle si occupa­vano del servizio ospedaliero) di servizio all'ospedale civile di Montichiari. La veggente era in ginocchio assorta nella preghie­ra, quando improvvisamente vide la Madonna avvolta da una luce splendente. Portava una veste color viola sormontata da un velo bianco e nel suo petto erano conficcate tre grosse spa­de. La Signora del Cielo appariva molto triste e piangendo dis­se con solenne mestizia tre parole: «Preghiera, sacrificio, penitenza!». Dopo questa prima apparizione Pierina prese a soffri­re intensamente, fisicamente e spiritualmente.

 Visione dell'Inferno - Particolarmente durante il mese di maggio del 1947, avendo iniziato a impegnarsi più a fondo nella preghiera e nella penitenza, iniziò a essere perseguitata dal de­monio che si manifestò a lei sotto diverse forme. Il 31 maggio dello stesso anno fu percorsa brutalmente da tre demoni al punto tale che, piena di lividi e di percosse, corse a cercar rifu­gio da due suore dell'ospedale dove lavorava e chiamò in suo soccorso Santa Maria Crocifissa. Allora svenne e si vide in un luogo sconfinato: era l'Inferno. Pierina vide in questo luogo un lampeggiare di fiamme con turbe di demoni alati esagitati e, in mezzo alle fiamme, si trovavano innumerevoli anime dei dan­nati. Erano trasparenti ma Pierina poteva riconoscerne i volti e le vesti ed erano somiglianti pressoché ai tre demoni che l'ave­vano tormentata. Pierina si sentì soffocare e invocò l'interven­to di Cristo e Maria SS. Poi udì una voce: «Vedi questo è l'Inferno! La prima schiera dei dannati è formata dalle anime consacrate (religiosi e dignitari ecclesiastici) che tradirono la loro professione, perciò sono divenuti dannati, la seconda dai religiosi che sono morti nel peccato mortale. La terza è formata dai sacerdoti di Giuda!».

 Allora Pierina urlò, invocando Dio: «Finitela! Finitela! O Dio aiutami!». A questo punto udì una voce: «Per evitare che le povere anime entrino nell'Inferno bisogna espiare, esercita­re molte pratiche di fede e penitenze». La veggente si dichiarò pronta a dedicarsi ai sacrifici espia­tori. Si risvegliò e recitò devotamente il santo Rosario per rin­graziare il Signore Gesù e la SS. Maria di essere stata salvata. 

Apparizione del 1° luglio 1947 - 
La mistica Pierina ebbe un'altra apparizione di Maria SS.: mentre con due suore del­l'Ordine recitava devotamente il santissimo Rosario le apparve la Madonna in una veste color viola nelle stesse condizioni della prima volta, con le tre spade conficcate nel cuore. Pierina pre­gò la Santa Vergine di mostrarsi a entrambe le consorelle, ma Ella rispose: «Di' loro che mi vedranno in cielo molto meglio!». Poi scomparve. 

Apparizione del 13 luglio 1947 - 
La Santa Vergine apparve di nuovo nella camera di Pierina nell'ospedale di Montichiari, mentre la veggente recitava con le consorelle il santo Rosario. Questa volta la Madonna era accompagnata da santa Maria Crocifissa di Rosa, in una luce chiarissima. La Madre di Dio era come avvolta in quello splendore luminoso argenteo, por­tava un lungo e largo mantello che doveva essere certamente tenuto da un fermaglio invisibile. Da sotto il velo, sulla fronte, le cadevano i capelli castani. Il mantello era orlato con striscie dorate fini. Nella mano destra teneva un rosario con una me­daglia. Poi disse: «Io sono la Madre di Gesù e la Madre di voi tutti». Quando la Vergine aprì le braccia Pierina vide che le tre spade erano sul pavimento e al loro posto c'erano tre rose nel petto di Maria: una bianca, una rossa e un'altra d'oro. Poi san­ta Maria Crocifissa di Rosa, che era vicino alla SS. Vergine, disse: «Il nostro Signore Gesù Cristo mi ha inviato per far conoscere a tutti i religiosi degli Ordini maschili e femminili e ai preti secolari la nuova devozione mariana. Dite ai vostri venerabili superiori che la nuova devo­zione alla SS. Vergine Maria si chiama "Rosa mistica", la Madre vera e particolare delle anime consacrate a Dio». Poi la Madre di Dio aggiunse: «lo voglio che il 13 di ogni mese sia onorato come giornata mariana. In preparazione di questa giornata, nei primi dodici giorni si devono con­durre particolari preghiere e pratiche espiatrici. 
Questo giorno deve es­sere dedicato all'espiazione per le offese contro Dio fatte dalle anime consacrate. Con questa colpa esse traforano con tre spade fiammanti il mio Cuore e quello del mio Figlio divino, Gesù Cristo. 
Il giorno 13 di ogni mese invierò un'abbondanza di grazie e di sante vocazioni per tutti quegli istituti e congregazioni religiose che mi avran­no onorata in questo modo. 
Io desidero che il 13 luglio di ogni anno venga santificato, soprattutto in tutti gli istituti religiosi, per mezzo di particolari devozioni: la santa Messa, la santa Comunione, il santo Rosario e un'ora di contemplazione.  // Io desidero che in ogni Ordine e in ogni istituto religioso ci siano anime che vivano con grande spirito di preghiera per esortare [ottenere] la grazia che nessuna vocazione vada perduta. Questo signica la Rosa bianca. // Io desidero che qui si trovino anime che possano dedicarsi a opere espia­trici per lavare i peccati e le offese fatte contro il nostro Signore da parte delle anime consacrate. Questo significa la Rosa rossa. // Io desidero che anche altre anime sacrifichino la loro vita come espia­zione e purificazione dal tradimento che il nostro Signore ha sofferto per mezzo di quei preti che si uniscono al tradimento di Giuda. Questo significa la Rosa dorata. // La dedizione sacrificale delle anime così consacrate viene richiesta dal mio Cuore materno per la guarigione e la salvezza dei servi di Dio diso­rientati e per i loro Ordini religiosi». 

 Apparizione del 22 ottobre 1947 - 
Maria SS. apparve questa vol­ta nella cappella dell'ospedale di Montichiari, proprio nel mo­mento in cui alcune suore, preti e medici recitavano la corona del Rosario. La Madonna prese commiato con queste parole: «Io vengo per l'ultima volta per la preghiera della devozione che ho già raccomandato. Mi sono già dichiarata mediatrice degli uomini e in par­ticolare delle anime consacrate a Dio che hanno offeso mio Figlio Gesù Cristo. Ma io prometto la mia protezione a tutte le anime scelte che rien­trano nello spirito originario del loro santo fondatore dell'Ordine». 
Poi si accomiatò da Pierina dicendo: «Vivi d'amore!». 

Apparizione del 16 novembre 1947 - Mentre Pierina, dopo aver preso la santa comunione nel duomo di Montichiari (chie­sa parrocchiale), era assorta nella contemplazione di ringrazia­mento al Signore, vide improvvisamente uno strale di luce. Aprì gli occhi e vide al centro dei raggi luminosi la figura di Maria SS. come «Rosa mistica» in un giardino ricoperto di rose bianche, rosse e del colore dell'oro puro. La Madonna aveva sul viso un'espressione seria e teneva le mani aperte. Pierina tentò di avvicinarsi, ma senti che non poteva muoversi. Allora la Santa Vergine le disse: «Il nostro Signore Gesù Cristo non può più sopportare le pesanti offese. Egli voleva inviare un castigo sulla Terra ma io ho tenuto la sua mano e ho ottenuto ancora la sua misericordia. Per questa ragione io chiedo pre­ghiere e penitenza come espiazione per tutti i peccatori e per questi peccati. Darò la mia grazia a tutti coloro che lavorano in tal senso, per fare in modo che questi peccati vengano espiati. Io chiamerò la benedi­zione su questo luogo, sull'Italia e sul mondo, sul Santo Padre, sui preti e su tutte le anime consacrate! Se tu sarai generosa, con i sacrifici espiatori, potrai acquisire ancora più grazie per il mondo». 

Apparizione del 22 novembre 1947
Pierina pregava ogni po­meriggio nel duomo. Una volta, alla presenza di alcune persone, vide improvvisamente Maria SS. come Rosa mistica, che si avvi­cinò a lei e le disse: «Segna con la lingua le quattro linee della croce su questi quattro mattoni!». Pierina eseguì la richiesta e si allontanò un poco. Allora la Madre di Dio si pose su uno di questi mattoni e le disse che erano necessarie molte preghiere e azioni espiatrici in favore dei peccatori. In questo caso, partico­larmente per quelli italiani. 

La Santa Vergine parlò anche del­l'«Ora della grazia»; alla domanda della veggente sul significato di questa parola, la Madonna rispose in questo modo: «L`Ora della grazia" è l'avvenimento della più grande conversione, che avverrà l'8 dicembre... In questo giorno le anime più fredde del marmo saranno riscaldate e commosse alla grazia di Dio e si sentiranno sempre più legate all'amore divino». Questa fu l'unica volta che la Madre di Dio annunciò la sua prossima apparizione, le altre volte era sempre apparsa improv­visamente.

 Apparizione del 7 dicembre 1947 - 
Il 7 dicembre Pierina fu guidata dalla sua voce interiore a recarsi nel duomo. Qui in­contrò il suo confessore, la superiora dell'ospedale dove lavo­rava e una terza persona; la veggente pregò insieme a costoro. Mentre era assorta nella preghiera profonda, Pierina fu colpita da un raggio di luce, si prostrò in ginocchio e vide Maria SS. che era accompagnata da un fanciullo e una fanciulla vestiti di bianco che reggevano il suo mantello bianco. Entrambi i fan­ciulli avevano un nastro bianco avvolto intorno al capo. Lasciò, come Rosa mistica, il messaggio della devozione al suo Cuore Immacolato, in particolare rivolse ancora una volta la racco­mandazione agli istituti e alle congregazioni religiose di appro­fondire questa devozione. Alla domanda da parte della veggen­te su chi erano quei fanciulli che l'accompagnavano, rispose che i loro nomi erano Giacinta e Francesco che avevano molto sofferto nonostante la loro giovanissima età e le sarebbero stati d'aiuto. La Madonna chiese ancora a Pierina di vivere lo spiri­to di quei simboli: semplicità e bontà. Poi la Santa Vergine apri le mani e guardando in cielo disse: «Sia benedetto il Signore!». 

La grande apparizione dell'8 dicembre 1947 - Alla festa del­l'Immacolata Concezione migliaia di fedeli affollavano il duo­mo per assistere all'apparizione della Madonna che era già sta­ta annunciata da tempo. Pierina si inginocchiò e iniziò a recita­re il Rosario al centro del duomo (nello stesso posto dove era apparsa la Madonna la volta precedente). Improvvisamente la veggente gridò: «La Madonna!». La Santa Vergine, come informò dopo la veggente, era ap­parsa su alcuni gradini bianchi che erano adornati a destra e sinistra con rose bianche, rosse e gialle. 
Maria SS. le disse: «Io sono Maria della grazia di nostro Signore, il mio Figlio divino Gesù Cristo. Io sono l'Immacolata Concezione e sono venuta a Montichiari per essere venerata come Rosa mistica. Desidero perciò che l'8 dicembre a mez­zogiorno di ogni anno si celebri l'ora della grazia in tutto il mondo. Con questa celebrazione si eleveranno numerose grazie fisiche e spirituali». 

Poi la Madonna espresse le seguenti volontà: che i quattro mattoni fossero chiusi in una grata di ferro; che venisse costrui­ta una statua simile all'apparizione della Rosa mistica con i tre gradini, in segno di gratitudine per le grazie ricevute; che ve­nissero promosse processioni pubbliche con questa statua. Maria, Vergine SS. ricordò alla mistica le apparizioni alla bam­bina di Bonate. La veggente pregò la Madonna di dare la sua grazia, oltre alla bambina di Bonate, anche ad altre persone e particolarmente ai malati. Allora Maria SS. le rispose: «Alcune guarigioni saranno con­cesse». Poi la SS. Vergine, alla successiva domanda della veggente, disse che questa sarebbe stata la sua ultima apparizione, ma che le sarebbe ancora apparsa prima della sua morte. 

Infine Pieri­na chiese alla Madonna il significato delle scale ed Ella pazien­temente le rispose: «Chi pregherà su questi mattoni e verserà lacrime di pentimento troverà in queste scale una via sicura per giungere al mio cuore materno e qui per trovare grazia e protezione. Sia i buoni che i cattivi, se troveranno il coraggio di pregare sinceramente, riceveranno per mio mezzo la grazia del cuore misericordioso di mio Figlio». 

Allora la Madonna allargò le braccia e poi trasse dal suo cuore tre rose: una bianca, una rossa e una giallo-oro. La veggente così ha poi descritto le sensazioni di questo momento: «Dal suo Cuore fuoríusci una luce così forte e penetrante che venni ac­cecata, come se l'amore della Madonna mi avesse strappato via gli occhi. Credetti di rimanere per sempre cieca. Dal mio animo si levò allora un'implorazione: "Oh! Immacolato Cuore di Maria!". La luce divenne più debole e potei di nuovo vedere Maria SS. che, dopo aver lasciato il segno della benedizione per tutti, si allontanò». Nello stesso momento si verificarono alcune guarigioni mira­colose: un bambino infermo, paralitico di cinque anni e una donna muta di ventisei anni. Dopo la santa Messa i due furono portati fuori dal duomo e tutti gli astanti, dopo aver constatato quell'improvvisa duplice guarigione, rimasero profondamente impressionati dall'evento miracoloso. Il fanciullo che era parali­tico così si espresse: «Ho visto la Madonna e mi ha sorriso». Entrambi i miracolati restarono per il resto della loro vita in buona salute e non più impediti dalle infermità menzionate. Il fanciullo tempo dopo si sposò, mentre la ragazza scelse la vita consacrata entrando in un convento. Ancora un terzo miracolo doveva prodursi durante questa apparizione: una trentaseienne inferma, che restò con sua suocera a casa mentre tutti gli altri erano andati al duomo, fu improvvisamente guarita appena dopo che la suocera aveva pregato in questo modo: «Oh! Amata Ma­dre di Dio, se tu adesso veramente appari nel duomo di Monti­chiari ti prego di guarire questa povera malata!». Tale miracolo prova l'autenticità soprannaturale, al di fuori di ogni influsso della cosiddetta "suggestione di massa". Dopo questi eventi miracolosi così notevoli, in attesa delle indagini ecclesiastiche dei fenomeni soprannaturali, Pierina fu inviata in un piccolo paese della Toscana (presso Arezzo) e là intraprese un lavoro d'infermiera. Il luogo della sua residenza venne tenuto nascosto. 

Verso la fine del 1948 Pierina fu inter­rogata sulle apparizioni di Brescia. Dovette sostenere doman­de molto violente poiché gli interroganti erano tutti scettici e non volevano credere alle apparizioni. Solo dopo un santo giu­ramento sul Vangelo l'interrogatorio divenne meno pesante. Le fu dato il consiglio di entrare in un convento e ritirarsi dalla vita pubblica. Pierina scelse di vivere nel convento francescano di Brescia, diretto dal suo padre confessore, senza entrare nel­l'Ordine. Così la veggente visse per quasi venti anni a Brescia sotto la guida spirituale di padre Giustino Carpin. 

In questo tempo ricevette solo poche apparizioni, che aumentarono di nuovo nel 1966 con i fenomeni di Fontanelle. 
*

Apparizione del 27 febbraio 1966 - In questo giorno la Santa Vergine portò a Pierina, alla sua amica Lucia e al confessore, il seguente messaggio: «Pierina! Il 12, il 14 e il 16 aprile dopo Pasqua si deve fare un pellegri­naggio di penitenza a Fontanelle. Quest'appello alla penitenza deve es­sere diffuso. Mio Figlio divino mi invierà ancora una volta sulla Terra, a Montichiari, la domenica bianca per recare all'umanità abbondanti grazie. La sorgen­te diventerà da questo momento taumaturgica! Da questa domenica devono essere portati in questo luogo gli infermi e tu devi porgere loro un bicchiere colmo di quest'acqua in modo da lava­re le loro ferite. Questo sarà il tuo compito e apostolato! Adesso non devi più vivere nell'incognito e ritirata. La domenica in albis sarò in quel luogo e l'acqua diventerà una fonte di purificazione e di grazia!». 

La prima apparizione a Fontanelle del 17 aprile 1966 - Fonta­nelle è il nome di una grotta dove si trova una fonte d'acqua a 4 chilometri dal centro della città. Il vescovo di Brescia fu il primo a essere informato della cosa; egli diede l'ordine a Pieri­na di mantenere il più assoluto silenzio. La domenica bianca solo Lucia era con lei. Entrambe erano sulla grotta e recitava­no il Rosario. Poco prima di mezzogiorno apparve loro Maria SS. e disse: «Mio Figlio divino Gesù è pieno d'amore e mi ha inviato in questo luo­go per rendere taumaturgica la sorgente. In segno di penitenza e di pu­rezza bacia il ripiano superiore della grotta e fai in modo che sullo stesso posto sia piantata una croce. I malati e tutti i miei figli che giungeranno in questo luogo dovranno implorare innanzitutto il perdono del mio Figlio divino e baciare questa croce pensando a lui pieni d'amore. Poi possono attingere e bere l'ac­qua! Prendi fanghiglia e melma nelle tue mani poi lavati con l'acqua! Questo segno ti mostra che le colpe nel cuore dei miei figli diventano fanghiglia e sporcizia, ma se sono lavate nell'acqua della grazia l'anima diventerà di nuovo purificata e la grazia onorata. Tutti i miei figli devo­no prodigarsi affinché i desideri di mio Figlio del 1947 vengano resi noti e diffusi. I suoi desideri e i miei messaggi li ho comunicati a quel tempo nel duomo di Montichiari. Io desidero e ripeto che qui gli infermi e tutti i miei figli possano venire a questa fonte miracolosa! La tua missione è necessaria in questo luogo, in mezzo ai malati e a tutti quelli che abbiso­gnano d'aiuto! Inoltre di' ai fedeli che io desidero la loro devozione al SS. Sacramento, perciò vadano prima in chiesa a onorare il mio Figlio divino e a ringraziarlo di tanta grazia e misericordia che Egli invia a Mon­tichiari e tanto amore e grazia ha regalato in questo luogo». 
Dopo aver finito il messaggio Maria SS. Si elevò verso l'alto, apri le sue braccia e allargò il suo mantello che copri un im­menso universo. Sotto il mantello, a destra, apparve il duomo di Montichiari e la zona dove sarebbe stata poi eretta un casa per anziani e sofferenti; a sinistra si vide un grande complesso di edifici e di future iniziative, che poi sarebbero realmente sorte, presso la grotta di Fontanelle. 

La seconda apparizione a Fontanelle del 13 maggio 1966 - La Madonna disse a Pierina alla presenza di circa venti persone alla fonte: «Si diffonda dappertutto la notizia della mia venuta alla fonte! Il mio Fi­glio divino è pieno d'amore. Il mondo va verso la rovina! Io ho ancora una volta ottenuto misericordia da mio Figlio, perciò Egli mi ha inviato di nuovo a Montichiari per portare la grazia del suo amore, per salvare l'uma­nità. C'è molto bisogno della preghiera, di opere sacrificali ed espiatrici! Io desidero che qui venga costruita una comoda vasca in modo che i malati possano essere bagnati; l'altra parte della fonte (Maria indicò ver­so sinistra) deve essere riservata alla gente che beve! Io sono venuta per portare alle anime dei miei figli, amore, armonia e pace. Vi prego di non gettare fango sul prossimo!». 
Pierina domandò alla Madonna il significato del mantello smisurato che Ella aveva dispiegato su tutto il mondo nell'ap­parizione del 17 aprile. Ella allora rispose: «Questo significa il mio amore materno che vuole coprire tutta l'umanità e tutti i miei figli». 

La terza apparizione a Fontanelle del 9 giugno 1966 (Corpus Domini) - Verso le ore 15 si erano radunate vicino alla fonte circa cento persone e recitavano il Rosario. Al quarto mistero Pierina annunciò: «La Madre di Dio è qui!». Maria apparve in piedi su un campo di grano maturo e disse: «Oggi il mio divino Figliolo Gesù Cristo mi ha di nuovo inviato in que­sto luogo nella festa del SS. Corpo, alla festa dell'unità e dell'amore. Io desidero tanto che questo grano divenga pane eucaristico per molte co­munioni espiatrici! Io desidero che questo grano giunga in molte ostie a Roma e il 13 di ottobre possa raggiungere Fatima. Desidero infine che qui venga costruita un tettoia con una mia statua che rivolge lo sguardo verso la fonte. Voglio che il popolo di Montichiari si dedichi al mio Cuore Immacola­to, perché Montichiari è il luogo che ha scelto il mio divino Figliolo per inviarmi quale annunciatrice delle grazie del suo amore!». 

Quando Pierina le domandò se sarebbe ritornata, Maria le disse: «Io sarò sempre con te!». 

Quarta apparizione a Fontanelle del 6 agosto 1966

Circa due­cento persone si erano raccolte in questo luogo verso le ore 15 e pregavano con Pierina il santo Rosario. Maria SS. apparve di nuovo al quarto mistero e disse alla veggente che quell'anno, il 1966, per la prima volta si sarebbe tenuta l'associazione mondia­le della comunione espiatrice e così si doveva tenere ogni anno. A ogni religioso e prete che avesse promosso questi esercizi eucaristici spirituali Ella avrebbe donato abbondanti grazie. Poi la Madonna ricordò la sua funzione di mediatrice tra suo Figlio e l'umanità e quante grazie e misericordia aveva portato al mon­do durante i secoli dopo la sua Assunzione al cielo. Aveva scelto quel luogo, Montichiari, per recare le sue grazie e i suoi messag­gi perché era un posto semplice e di gente contadina e povera, così come era Betlemme. Questo luogo dove si pregava tanto era destinato a divenire un posto benedetto. 

Dopo aver raccomandato alcuni dei presenti in modo parti­colare alla Madre celeste, Pierina le domandò: «Amata Madre di Dio perché non produci un miracolo in modo che mi si cre­da?». Maria le rispose: «Il popolo stesso ha già creduto». 

Altre apparizioni - In seguito alle disposizioni dell'Ordina­riato vescovile di Brescia, Pierina non doveva più essere con­sultata da alcuno. Obbediente la veggente esegui le disposizio­ni e si ritirò a casa sua. La Madonna continuò ad apparirle a casa, nella sua piccola cappelletta di casa, nel duomo di Montichiari oppure nel suo giardino dinanzi alla statua di marmo della Rosa mistica..      

Nel periodo 1968-1983 Pierina informò di aver avuto oltre quaranta apparizioni e messaggi mariani. L'ultima apparizione fu nella mattina del 24 marzo 1983 verso le ore otto nella sua cappelletta di casa. La Madonna le sorrise e le disse: «Io vengo per recare la grazia del mio amato Figlio a tutti i miei amatis­simi figli che sono particolarmente fedeli al mio Cuore (Pierina vide im­provvisamente María SS. circondata da molti preti in veste talare). Per voi amati figli che soffrite, il mio Cuore è sempre aperto come anche quello di mio Figlio. La scienza umana vorrebbe distruggere l'opera di Dio, ma Egli è Onni­potente e non lascia i suoi figli errare. Egli ha inviato Me a Fontanelle con questo compito, di non lasciare errare i suoi figli e per fare qui il luogo della grazia e della santa pace. Io resterò in questo posto sempre presente in mezzo a voi per accogliere le vostre preghiere e le vostre preoccupazioni e trasmetterle al mio divino Figliolo Gesù!». Poi la veggente vide improvvisamente nella luce irradiata dalla Rosa mistica una magnifica chiesa con cinque cupole e molti oranti, Maria SS. così annunciò: «Questo che tu vedi di­venterà realtà. Figlia mia non temere! Vi sarò sempre vicino per donarvi tutte le grazie del mio amore materno». 

Già l'8 settembre 1974 Maria, Vergine SS., comunicò il de­siderio e l'incarico di Gesù per la costruzione di una tale chie­sa con cinque cupole. 

Il 14 febbraio 1970 la Madonna aveva dato già precise istruzioni per l'incisione di una medaglia. 
Il 6 aprile 1975 si tenne la prima processione con una statua del­la Rosa mistica, che fu modellata dalla famiglia Perathoner in St. Ulrich in Grõdnertal, vicino a Bolzano. La sera di quella domenica in albis, verso le ore 17, parecchie nuvole portarono molta pioggia: quando finì di piovere si videro due maestosi arcobaleni l'uno sull'altro. Una cosa rarissima che lasciò stupi­ta molta gente. Tanti altri fenomeni soprannaturali si erano manifestati in questo luogo: le guarigioni miracolose, le libera­zioni da possessioni, i prodigi solari, le croci luminose in cielo e altri segni e, non ultime, le numerosissime conversioni che avevano un qualche rapporto con Montichiari e Fontanelle. 
Oltre cinquantamila copie della Madonna pellegrina diffondo­no in tutto il mondo il messaggio della Rosa mistica. Tutto questo si è manifestato e si manifesta senza che la Chiesa abbia preso posizione. Mentre molti preti, vescovi e alti prelati hanno espresso già la loro personale opinione, la con­ferma ufficiale del Magistero resta ancora incerta.




La foto di Oggi:

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AVE MARIA!
ROSA MISTICA!
AVE! AVE! AVE!