14 Agosto SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE SACERDOTE E MARTIRE
Zdunska-Wola, Polonia, 8 gennaio 1894
- Auschwitz, 14 agosto 1941
Martirologio Romano: Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e Martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.
Se non è il primo è senz’altro fra i primi ad essere stato beatificato e poi canonizzato fra le vittime dei campi di concentramento tedeschi. Il papa Giovanni Paolo II ha detto di lui, che con il suo martirio egli ha riportato “la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo”.
San Massimiliano Maria Kolbe nacque l'8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola in Polonia, da genitori ferventi cristiani; fu battezzato lo stesso giorno col nome di Raimondo.
Papà Giulio, operaio tessile era un patriota che non sopportava la divisione della Polonia di allora in tre parti, dominate da Russia, Germania ed Austria; dei cinque figli avuti, rimasero in vita ai Kolbe solo tre, Francesco, Raimondo e Giuseppe.
A causa delle scarse risorse finanziarie solo il primogenito poté frequentare la scuola, mentre Raimondo cercò di imparare qualcosa tramite un prete e poi con il farmacista del paese; nella zona austriaca, a Leopoli, si stabilirono i francescani, i quali conosciuti i Kolbe, proposero ai genitori di accogliere nel loro collegio i primi due fratelli più grandi; essi consci che nella zona russa dove risiedevano non avrebbero potuto dare un indirizzo e una formazione intellettuale e cristiana ai propri figli, a causa del regime imperante, accondiscesero; anzi liberi ormai della cura dei figli, il 9 luglio 1908, decisero di entrare loro stessi in convento, Giulio nei Terziari francescani di Cracovia, ma morì ucciso non si sa bene se dai tedeschi o dai russi, per il suo patriottismo, mentre la madre Maria divenne francescana a Leopoli.
Anche il terzo figlio Giuseppe dopo un periodo in un pensionamento benedettino, entrò fra i francescani.
I due fratelli Francesco e Raimondo dal collegio passarono entrambi nel noviziato francescano, ma il primo, in seguito ne uscì dedicandosi alla carriera militare, prendendo parte alla Prima Guerra Mondiale e scomparendo in un campo di concentramento.
Raimondodivenuto Massimiliano, dopo il noviziato fu inviato a Roma, dove restò sei anni, laureandosi in filosofia all’Università Gregoriana e in teologia al Collegio Serafico, venendo ordinato sacerdote il 28 aprile 1918.
Nel suo soggiorno romano avvennero due fatti particolari, uno riguardo la sua salute, un giorno mentre giocava a palla in aperta campagna, cominciò a perdere sangue dalla bocca, fu l’inizio di una malattia che con alti e bassi l’accompagnò per tutta la vita. Poi in quei tempi influenzati dal Modernismo e forieri di totalitarismi sia di destra che di sinistra, che avanzavano a grandi passi, mentre l’Europa si avviava ad un secondo conflitto mondiale, Massimiliano Kolbe non ancora sacerdote, fondava con il permesso dei superiori la “Milizia dell’Immacolata”, associazione religiosa per la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria.
Ritornato in Polonia a Cracovia, pur essendo laureato a pieni voti, a causa della malferma salute, era praticamente inutilizzabile nell’insegnamento o nella predicazione, non potendo parlare a lungo; per cui con i permessi dei superiori e del vescovo, si dedicò a quella sua invenzione di devozione mariana, la “Milizia dell’Immacolata”, raccogliendo numerose adesioni fra i religiosi del suo Ordine, professori e studenti dell’Università, professionisti e contadini.
Alternando periodi di riposo a causa della tubercolosi che avanzava, padre Kolbe fondò a Cracovia verso il Natale del 1921, un giornale di poche pagine “Il Cavaliere dell’Immacolata” per alimentare lo spirito e la diffusione della “Milizia”.
A Grodno a 600 km da Cracovia, dove era stato trasferito, impiantò l’officina per la stampa del giornale, con vecchi macchinari, ma che con stupore attirava molti giovani, desiderosi di condividere quella vita francescana e nel contempo la tiratura della stampa aumentava sempre più.
A Varsavia con la donazione di un terreno da parte del conte Lubecki, fondò “Niepokalanow”, la ‘Città di Maria’; quello che avvenne negli anni successivi, ha del miracoloso, dalle prime capanne si passò ad edifici in mattoni, dalla vecchia stampatrice, si passò alle moderne tecniche di stampa e composizione, dai pochi operai ai 762 religiosi di dieci anni dopo, il “Cavaliere dell’Immacolata” raggiunse la tiratura di milioni di copie, a cui si aggiunsero altri sette periodici.
Con il suo ardente desiderio di espandere il suo Movimento mariano oltre i confini polacchi, sempre con il permesso dei superiori si recò in Giappone, dove dopo le prime incertezze, poté fondare la “Città di Maria” a Nagasaki; il 24 maggio 1930 aveva già una tipografia e si spedivano le prime diecimila copie de “Il Cavaliere” in lingua giapponese.
In questa città si rifugeranno gli orfani di Nagasaki, dopo l’esplosione della prima bomba atomica; collaborando con ebrei, protestanti, buddisti, era alla ricerca del fondo di verità esistente in ogni religione;
aprì una Casa anche ad Ernakulam in India sulla costa occidentale.
Per poterlo curare della malattia, fu richiamato in Polonia a Niepokalanow, che era diventata nel frattempo una vera cittadina operosa intorno alla stampa dei vari periodici, tutti di elevata tiratura, con i 762 religiosi, vi erano anche 127 seminaristi.
Ma ormai la Seconda Guerra Mondiale era alle porte e padre Kolbe, presagiva la sua fine e quella della sua Opera, preparando per questo i suoi confratelli; infatti dopo l’invasione del 1° settembre 1939, i nazisti ordinarono lo scioglimento di Niepokalanow; a tutti i religiosi che partivano spargendosi per il mondo, egli raccomandava “Non dimenticate l’Amore”; rimasero circa 40 frati, che trasformarono la ‘Città’ in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi.
Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevarono padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove furono inaspettatamente liberati l’8 dicembre; ritornati a Niepokalanow, ripresero la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati di cui 1500 erano ebrei, ma durò solo qualche mese, poi i rifugiati furono dispersi o catturati e lo stesso Kolbe, dopo un rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, visto l’origine del suo cognome, il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati, venne imprigionato.
Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, indossò un abito civile, perché il saio francescano li adirava moltissimo.
Il 28 maggio fu trasferito ad Auschwitz, tristemente famoso come campo di sterminio, i suoi quattro confratelli l’avevano preceduto un mese prima; fu messo insieme agli ebrei perché sacerdote, con il numero 16670 e addetto ai lavori più umilianti come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
La sua dignità di sacerdote e uomo retto primeggiava fra i prigionieri, un testimone disse: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”.
Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi; uno di loro riuscì a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri vennero destinati al bunker della morte. Padre Kolbe si offrì in cambio di uno dei prescelti, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.
La disperazione che s’impadronì di quei poveri disgraziati, venne attenuata e trasformata in preghiera comune, guidata da padre Kolbe e un po’ alla volta essi si rassegnarono alla loro sorte; morirono man mano e le loro voci oranti si ridussero ad un sussurro; dopo 14 giorni non tutti erano morti, rimanevano solo quattro ancora in vita, fra cui padre Massimiliano, allora le SS decisero, che giacché la cosa andava troppo per le lunghe, di abbreviare la loro fine con una iniezione di acido fenico; il francescano martire volontario, tese il braccio dicendo “Ave Maria”, furono le sue ultime parole, era il 14 agosto 1941.
Le sue ceneri si mescolarono insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio; così finiva la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca.
Il suo fulgido martirio gli ha aperto la strada della beatificazione, avvenuta il 17 ottobre 1971 con papa Paolo VI e poi è stato canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo concittadino.
Memoria di San Massimiliano Kolbe. Il Papa: l’amore vince le tenebre dell’odio e dell’egoismo Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano polacco morto nel lager nazista di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Il Papa lo ha definito una “luce” che “ha incoraggiato altri a donarsi” per essere vicini ai sofferenti e agli oppressi. Ce ne parla Sergio Centofanti. Vincere il male con il bene, l’odio con l’amore: è ciò che ci ricorda il Vangelo odierno dedicato al “comandamento nuovo” di Gesù: “amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Parole che padre Kolbe ha vissuto fino in fondo e che – come dice il Papa – invitano tutti noi a seguire l’amore senza misura del nostro Signore: “Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare”. (Udienza generale, 9 agosto 2006) L’amore verso Gesù passa attraverso il sì di Maria. E padre Kolbe, sacerdote mariano nel suo dna, ha continuato a dare speranza e consolazione a quanti erano con lui nel bunker della fame di Auschwitz, totalmente affidato alla Madre di Dio fino alla fine. Era il 14 agosto 1941: “'Ave Maria!': fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”. (Udienza generale, 13 agosto 2008) I martiri non si scoraggiano nel fare il bene anche quando il male sembra distruggere tutto: “Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio. A San Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: ‘L’odio non è una forza creativa: lo è solo l’amore’”. (Udienza generale, 13 agosto 2008)
PREGHIERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALLA VERGINE ASSUNTA IN CIELO*
"O Vergine
Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini.
1. — Noi
crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione
trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i
cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;
e noi ad
essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra
tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione
e del nostro amore.
2. — Noi
sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile
e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità
gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima vostra nel
contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore
di beatificante tenerezza;
e noi,
poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi
supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinchè apprendiamo, fin da
quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.
3. Noi
confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre
miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze;
che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che
voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo
discepolo amato: Ecco il tuo figlio;
e noi, che
vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza
e consolazione della nostra vita mortale.
4. — Noi
abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto
sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo
in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei
deboli ;
e noi, fra
le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e
dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove
della Chiesa e della nostra Patria.
5. — Noi
crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata
di stelle, voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e
di tutti i Santi;
e noi, da
questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura
risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra
speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un
giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o
clemente, o pia, o dolce Vergine Maria."
*Discorsi
e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 281 - 282
Tipografia Poliglotta Vaticana
Il 15 agosto celebriamo la solennità di Maria assunta in cielo. Ecco alcune riflessioni di san Massimiliano Maria Kolbe che ci aiutano a pregustare un po’ di paradiso sin da questa vita.
<<Il giorno 15 di questo mese la santa Chiesa, festeggiando l’Assunzione della Santissima Vergine Maria, canta con esultanza: "Maria è assunta in cielo, si rallegrano gli angeli, lodano e benedicono il Signore". Spontaneamente in tal giorno noi ci sforziamo di riprodurre nella nostra immaginazione il Paradiso tanto atteso; tuttavia, malgrado ogni nostro sforzo, non siamo ancora soddisfatti, Noi ci diciamo che lassù dovrà essere, in certo modo, diverso da come ci raccontano o da quel che leggiamo nei libri…
Ad ogni modo, possono farsi un’idea di come sarà in paradiso coloro che già su questa terra hanno avuto la possibilità di pregustare un piccolo anticipo di paradiso. È sufficiente accostarsi alla confessione con sincerità, con diligenza, con un profondo dolore dei peccati e con il fermo proposito di emendarsi. Si sentirà subito una pace e una felicità …Ognuno cerchi di accostarsi a ricevere Gesù nel Santissimo Sacramento con una buona preparazione; non permetta mai alla propria anima di rimanere nel peccato, ma la purifichi immediatamente;compia bene tutti i propri doveri; elevi umili e frequenti preghiere verso il trono di Dio, soprattutto per le mani della Vergine Immacolata; abbracci con cuore caritatevole anche gli altri confratelli, sopportando per amore di Dio sofferenze e difficoltà; faccia del bene a tutti, compresi i propri nemici, unicamente per amore di Dio e non per essere lodato e tanto meno ringraziato dagli uomini, allora si renderà conto di ciò che vuole dire pregustare il paradiso e potrà trovare la pace e la felicità perfino nella povertà, nella sofferenza, nel disonore, nella malattia. Questo pregustamento di paradiso è altresì un sicuro annuncio della beatitudine eterna.>> (SK 1066)
14
AGOSTO SAN
MASSIMILIANO MARIA KOLBE Sacerdote e
Martire (1894-1941) Memoria
LETTURE: 1Gv 3,14-18;
Sal 115; Gv
15,12-17
Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell'elenco dei
santi con i titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce
pasquale l’orrido mondo dei lager. Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al
Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali. Innamorato della
Vergine, fondò « La milizia di Maria Immacolata» e svolse, con la parola e con
la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Deportato ad
Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la
sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno
di prigionia. Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo
ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo ». La sua figura si pone al
crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli,
la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla
morte.
Zelo apostolico per la salvezza e la santificazione delle
anime
Dalle lettere di san Massimiliano Maria
Kolbe (Cfr. Scritti di Massimiliano M. Kolbe, traduzione italiana, Vol. I,
Firenze 1975, pp. 44-46. 113-114) <<Sono pieno di gioia, fratello carissimo, per l'ardente
zelo che ti spinge a promuovere la gloria di Dio. Nei nostri tempi, constatiamo,
non senza tristezza, il propagarsi dell'«indifferentismo». Una malattia quasi
epidemica che si va diffondendo in varie forme non solo nella generalità dei
fedeli, ma anche tra i membri degli istituti religiosi. Dio è degno di gloria
infinita. La nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di
dargli lode nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo
glorificare quanto egli merita. La gloria di Dio risplende soprattutto nella
salvezza delle anime che Cristo ha redento con il suo sangue. Ne deriva che
l'impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la
salvezza e la santificazione del maggior numero di anime. Ed ecco in poche
parole i mezzi più adatti per procurare la gloria di Dio nella santificazione
delle anime. Dio, scienza e sapienza infinita, che conosce perfettamente quello
che dobbiamo fare per aumentare la sua gloria, manifesta normalmente la sua
volontà mediante i suoi rappresentanti sulla terra. L'obbedienza, ed essa
sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. E' vero che il
superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L'unica eccezione si
verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose
minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete
della volontà di Dio. Dio è tutto: solo lui è infinito,
sapientissimo, clementissimo Signore, creatore e Padre, principio e fine,
sapienza, potere e amore. Tutto ciò che esiste fuori di Dio ha valore in quanto
si riferisce a lui, che è creatore di tutte le cose, redentore degli uomini,
fine ultimo di tutte le creazioni. Egli ci manifesta la sua volontà e ci attrae
a sé attraverso i suoi rappresentanti sulla terra, volendo servirsi di noi per
attrarre a sé altre anime e unirle nella perfetta carità. Considera,
fratello, quanto è grande, per la misericordia di Dio, la dignità della nostra
condizione. Attraverso la via dell'obbedienza noi superiamo i limiti della
nostra piccolezza, e ci conformiamo alla volontà divina che ci guida ad agire
rettamente con la sua infinita sapienza e prudenza. Aderendo a questa divina
volontà a cui nessuna creatura può resistere, diventiamo più forti di
tutti. Questo è il sentiero della sapienza e della prudenza, l'unica via
nella quale possiamo rendere a Dio la massima gloria. Se esistesse una via
diversa e più adatta, il Cristo l'avrebbe certamente manifestata con la parola e
con l'esempio. Il lungo periodo della vita nascosta di Nazareth è compendiato
dalla Scrittura con queste parole: «e stava loro sottomesso» (Lc 2, 51). Tutto
il resto della sua vita è posto sotto il segno dell'obbedienza, mostrando
frequentemente che il Figlio di Dio è disceso sulla terra per compiere la
volontà del Padre. Amiamo dunque, fratelli, con tutte le forze il Padre
celeste pieno di amore per noi; e la prova della nostra perfetta carità sia
l'obbedienza, da esercitare soprattutto quando ci chiede di sacrificare la
nostra volontà. Infatti non conosciamo altro libro più sublime che Gesù Cristo
crocifisso, per progredire nell'amore di Dio. Tutte queste cose le otterremo
più facilmente per l'intercessione della Vergine Immacolata che Dio, nella sua
bontà, ha fatto dispensatrice della sua misericordia. Nessun dubbio che la
volontà di Maria è la stessa volontà di Dio. Consacrandoci a lei, diventiamo
nelle sue mani strumenti della divina misericordia, come lei lo è stato nelle
mani di Dio. Lasciamoci dunque guidare da lei, lasciamoci condurre per mano,
tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi,
provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente
in soccorso alle nostre necessità corporali e
spirituali.>>
MESSALE
Antifona d'Ingresso Mt
25, 34. 40 «Venite, o benedetti dal
Padre mio»,
dice il
Signore. «ero
malato e mi avete visitato. In verità vi dico: ogni
volta che voi avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei
fratelli, l’avete
fatto a me».
Veníte,
benedícti Patris mei, dicit Dóminus. Amen dico vobis: quámdiu fecístis uni de
his frátribus meis mínimis, mihi fecístis.
Colletta O Dio, che hai dato alla
Chiesa e al mondo san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e
martire, ardente di amore per la Vergine Immacolata, interamente dedito
alla missione apostolica e al servizio eroico del prossimo, per sua
intercessione concedi a noi, a gloria del tuo nome, di impegnarci senza
riserve al bene dell'umanità per imitare, in vita e in morte, il Cristo tuo
Figlio. Egli è Dio...
Deus, qui sanctum Maximiliánum Maríam, presbyterum et
mártyrem, amóre Vírginis Immaculátæ succénsum, animárum zelo et próximi
dilectióne replevísti, concéde propítius, ut, eo intercedénte, pro tua glória in
servítio hóminum strénue laborántes, usque ad mortem Fílio tuo conformári
valeámus. Qui tecum. LITURGIA
DELLA PAROLA Prima Lettura Sap
3.1-9 Dio li ha graditi come un
olocausto. Dal libro della Sapienza Le anime dei giusti, sono nelle mani di Dio, nessun
tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro
fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi
sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la
loro speranza è piena di immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno
grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li
ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto. Nel
giorno del loro giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia,
correranno qua e là. Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e
il Signore regnerà per sempre su di loro. Quanti confidano in lui
comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui
nell'amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi
eletti.
Oppure:1 Gv 3, 14-18 Non amiamo a parole, ma
coi fatti e nella verità. Dalla prima lettera di san Giovanni
apostolo Fratelli, noi sappiamo che siamo passati dalla morte
alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque
odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in
se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato
la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma
se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli
chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio? Figlioli, non
amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella
verità. Salmo Responsoriale Dal Salmo 115 Preziosa agli occhi dei
Signore è la morte dei suoi fedeli.Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo
infelice» Ho detto con sgomento: «Ogni uomo è inganno
».Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò
il calice della salvezza e invocherò il nome dei Signore.
Sì, io sono
il tuo servo, Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai
spezzato le mie catene. A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome dei
Signore.
Canto al Vangelo Gv
12,25 Alleluia, alleluia. «Chi odia la sua vita in questo
mondo, la conserverà per la vita
eterna». Alleluia.
Vangelo Gv
15, 12-16 Nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la vita per i propri amici. Dal vangelo
secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Questo è
il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi
siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre, l’ho fatto conoscere a
voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi
ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda
».
Sulle Offerte Accogli, Signore, i doni
e le preghiere che ti presentiamo nel ricordo di san Massimiliano Maria, e fa'
che impariamo ad offrirti come lui il sacrificio della nostra vita. Per Cristo
nostro Signore.
Múnera nostra tibi, Dómine,
exhibémus, supplíciter exorántes, ut sancti Maximiliáni Maríæ exémplo, vitam
nostram tibi discámus offérre. Per Christum. Antifona alla Comunione
Gv 15,
13 «Nessuno ha un amore più grande di questo: dar la vita per i propri
amici », dice il Signore.
Maiórem caritátem nemo habet,
ut ánimam suam ponat quis pro amícis suis, dicit Dóminus.
Dopo la
Comunione O Dio, premio e gloria dei
martiri, che ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio, suscita anche in
noi da questo sacro convito il fuoco della carità, che infiammò san Massimiliano
Maria e lo spinse a donare la vita per i fratelli. Per Cristo nostro
Signore.
Quæsumus, Dómine, ut refécti
Córpore et Sánguine Fílii tui, eo caritátis igne accendámur, quem ex hoc
convívio sanctus Maximiliánus María accépit. Per Christum. ************************************************************
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Sono gli ultimi insegnamenti di San Massimiliano Maria Kolbe ai suoi frati. Queste riflessioni possono aiutarci in ogni tempo a seguire il Signore sulla via della croce
<<Dio ascolta tutti i desideri e le preghiere del credente che Lo ama sinceramente. L’umiltà è il fondamento di tutte le virtù. Quando non c’è l’umiltà, tutte le altre virtù si atrofizzano presto. La via più efficace per servire l’Immacolata è quella di riconoscere chi Lei è umilmente e di riconoscere la nostra indegnità. Nella storia del nostro Ordine, quei francescani che hanno perseverato più degli altri hanno dimostrato una grande umiltà. Se ci manca l’umiltà, invochiamo l’Immacolata, che ci procurerà questa virtù. Se noi ci affidiamo con convinzione a lei, Ella distruggerà l’orgoglio che c’è in noi. Il vero amore per il prossimo non cerca il proprio profitto, ma solo il beneficio dell’altro. Quanto più impariamo ad amare l’Immacolata, tanto più ci amiamo a vicenda. Questo è l’amore che ci permette di vincere. La disposizione a perdonare viene dalla grazia ed è in armonia col comandamento dell’amore. Grazie all’amore per l’Immacolata, divento capace di perdonare sempre e completamente. Quando l’amore per l’Immacolata cessa, svanisce anche il nostro amore reciproco. L’Immacolata vuole che conserviamo l’armonia dell’amore. Cari figlioli, se sulla terra viviamo nell’amore, stiamo già pregustando il cielo. Le cose di questo mondo passeranno; anche la fede e la speranza alla fine termineranno, ma l’amore rimane per sempre. Con l’amore entreremo nella vita eterna, e in Cielo, alla presenza dell’Immacolata, l’amore sarà purificato e portato al suo grado più alto. Spesso l’amore e la sofferenza vanno insieme. Chi ama è vulnerabile. Il grande amore che l’Immacolata ha nutrito per il suo Figlio le ha procurato una grande sofferenza sotto la croce. I santi non potevano immaginare la loro vita separata dalla sofferenza. Soffrire per amore, nutre l’amore. Cercare di evitare le croci, le mortificazioni e le sofferenze non porta alla felicità. Chi però soffre consapevolmente per amore avrà l’animo appagato. Sono i momenti di sofferenza e le croci che procurano all’anima i meriti più preziosi. Se Dio ha stabilito per noi un sentiero di sofferenza e se la nostra anima deve attraversare un sentiero doloroso, gioiamo e siamo certi che Egli ci procurerà una purificazione spirituale. Poiché la punizione del purgatorio è lunga e severa, Dio dimostra un amore speciale a coloro che egli purifica in questa vita. L’accettazione volontaria delle croci in questa vita è ricambiata da una più grande gioia in cielo. Quanto più un credente, con l’aiuto della grazia di Dio, esercita una fede genuina, tanto più pesante è la croce che Egli mette sulle sue spalle affinché il fedele rifletta il suo Signore crocifisso nel suo cammino di fede. Accumuliamo grazie divine perseverando anche nella tristezza, nella fatica, nella sofferenza, nella persecuzione, nelle cadute, nell’abbandono e nelle derisioni; e come Gesù sulla croce preghiamo per tutti, sforzandoci con tutti i mezzi possibili di portare gli uomini a Dio attraverso l’Immacolata. La sofferenza e il sacrificio sono la prova dell’amore. Quando l’amore penetra il nostro intimo, i sacrifici diventano necessari all’anima. La gioia spirituale nasce dal sacrificio. Ricordate, l’amore vive e si nutre di sacrificio. Le croci ci possono assalire, ma la grazia di Dio, che ha riscaldato i nostri cuori, li infiammerà con tanto amore che noi bruceremo dal desiderio di soffrire illimitatamente, di essere umiliati, di essere derisi e abbandonati. In questo modo dimostreremo come amiamo il Padre e il nostro miglior amico Gesù Cristo e la sua carissima Madre immacolata, poiché la sofferenza è la scuola dell’amore. San Giovanni della Croce ha scritto: «Noi facciamo esperienza dell’amore quando portiamo l’amore là dove non esiste». (Dagli appunti di fra Gerolamo segretario personale di Padre Massimiliano Kolbe e altri frati, questi furono i punti che san Massimiliano presentò nella sua riflessione. Non esiste documentazione. Ho ricostruito la meditazione sulla base di quanto mi è stato riferito e di quanto conosciamo dell’insegnamento di san Massimiliano - C. R. Foster)
Umiltà, virtù fondamentale
Ringrazio di tutto cuore coloro che mi hanno augurato soprattutto ciò che l'Immacolata vuole da me e non viceversa, che "io mi affatichi per la nostra amata Mammina", che "io sia uno strumento docile per realizzare quanto Ella desidera e non ostacoli mai le Sue intenzioni, come pure che io non faccia mai nulla contro la fondamentale virtù dell'umiltà", che "io possa consumare le mie energie ed essere, per Maria, disprezzato come una scopa", "che io possa ottenere il sorriso dell'Immacolata", "la conquista del mondo intero a Lei". (SK 286)
L'autentica umiltà
L'autentica umiltà consiste nel... - evitare, fuggire gli onori, - nascondere le grazie divine, - umiliare se stessi, esaltare DIO come conviene (SK 987)
Umiltà perfetta
È umiltà perfetta: - guardarsi da tutte quelle parole che possono attirarci la gloria, la stima e l'apprezzamento degli altri, - accettare volentieri ogni occasione di umiliazione, - accettare le occasioni di disprezzo e di umiliazione prima con pazienza, poi volentieri, senza difficoltà, alla fine con gioia. (SK 969)
Le apparizioni e i messaggi di Maria, come Rosa mistica,
a Pierina Gilli, restano tra i più famosi dei tempi moderni, in particolar modo
per i fenomeni miracolosi e le lacrimazioni di sangue della Madonna pellegrina
a essi collegati. Gli avvenimenti miracolosi si svolsero tra la provincia di
Mantova e quella di Brescia, dove si trova la città di Montichiari con la
piccola località di Fontanelle.
In questo paese nacque il 3 agosto 1911 la
futura veggente Pierina Gilli, la cui esistenza terrena si concluse il 12
gennaio 1991. Chi ha conosciuto Pierina non può dire altro che fu un essere
semplicissimo e umile, dedito alla preghiera, al sacrificio e alla penitenza.
Era la maggiore di otto figli di una famiglia estremamente povera. Per lungo
tempo prestò servizio ospedaliero, poi ottenne il permesso di essere accolta
nella casa madre della Congregazione delle ancelle della carità.
Gravemente
malata Pierina ricevette il santo Viatico e l'Unzione degli infermi. Cadde
allora in un profondo torpore, sembrava fosse in attesa sicura della morte
allorché in una visione vide suor Crocifissa di Rosa (la fondatrice delle
ancelle, poi canonizzata nel 1954) che, toccandole la testa la unse dicendole:
«Ti ungo e guarirai, ma avrai una nuda croce da portare». Immediatamente dopo la
visione, Pierina si ritrovò guarita. La veggente riprese il lavoro, sempre come
aiutante infermiera, presso l'ospedale civile di Montichiari, rimanendovi fino
alla fine del 1946.
Antefatti - La prima apparizione di Maria avvenne nella
stanza che Pierina condivideva con una suora (le ancelle si occupavano del
servizio ospedaliero) di servizio all'ospedale civile di Montichiari. La
veggente era in ginocchio assorta nella preghiera, quando improvvisamente vide
la Madonna avvolta da una luce splendente. Portava una veste color viola
sormontata da un velo bianco e nel suo petto erano conficcate tre grosse spade.
La Signora del Cielo appariva molto triste e piangendo disse con solenne
mestizia tre parole: «Preghiera, sacrificio, penitenza!». Dopo questa prima
apparizione Pierina prese a soffrire intensamente, fisicamente e
spiritualmente.
Visione dell'Inferno - Particolarmente durante il mese di maggio
del 1947, avendo iniziato a impegnarsi più a fondo nella preghiera e nella
penitenza, iniziò a essere perseguitata dal demonio che si manifestò a lei
sotto diverse forme. Il 31 maggio dello stesso anno fu percorsa brutalmente da
tre demoni al punto tale che, piena di lividi e di percosse, corse a cercar
rifugio da due suore dell'ospedale dove lavorava e chiamò in suo soccorso Santa
Maria Crocifissa. Allora svenne e si vide in un luogo sconfinato: era l'Inferno.Pierina vide in questo luogo un lampeggiare di fiamme con turbe di demoni alati
esagitati e, in mezzo alle fiamme, si trovavano innumerevoli anime dei dannati.
Erano trasparenti ma Pierina poteva riconoscerne i volti e le vesti ed erano
somiglianti pressoché ai tre demoni che l'avevano tormentata. Pierina si sentì
soffocare e invocò l'intervento di Cristo e Maria SS. Poi udì una voce:«Vedi
questo è l'Inferno! La prima schiera dei dannati è formata dalle anime
consacrate (religiosi e dignitari ecclesiastici) che tradirono la loro
professione, perciò sono divenuti dannati, la seconda dai religiosi che sono
morti nel peccato mortale. La terza è formata dai sacerdoti di Giuda!».
Allora
Pierina urlò, invocando Dio: «Finitela! Finitela! O Dio aiutami!». A questo
punto udì una voce: «Per evitare che le povere anime entrino nell'Inferno
bisogna espiare, esercitare molte pratiche di fede e penitenze». La veggente si
dichiarò pronta a dedicarsi ai sacrifici espiatori. Si risvegliò e recitò
devotamente il santo Rosario per ringraziare il Signore Gesù e la SS. Maria di
essere stata salvata.
Apparizione del 1° luglio 1947 -
La mistica Pierina ebbe
un'altra apparizione di Maria SS.: mentre con due suore dell'Ordine recitava
devotamente il santissimo Rosario le apparve la Madonna in una veste color viola
nelle stesse condizioni della prima volta, con le tre spade conficcate nel
cuore. Pierina pregò la Santa Vergine di mostrarsi a entrambe le consorelle, ma
Ella rispose: «Di' loro che mi vedranno in cielo molto meglio!». Poi scomparve.
Apparizione del 13 luglio 1947 -
La Santa Vergine apparve di nuovo nella camera
di Pierina nell'ospedale di Montichiari, mentre la veggente recitava con le
consorelle il santo Rosario. Questa volta la Madonna era accompagnata da santa
Maria Crocifissa di Rosa, in una luce chiarissima. La Madre di Dio era come
avvolta in quello splendore luminoso argenteo, portava un lungo e largo
mantello che doveva essere certamente tenuto da un fermaglio invisibile. Da
sotto il velo, sulla fronte, le cadevano i capelli castani. Il mantello era
orlato con striscie dorate fini. Nella mano destra teneva un rosario con una
medaglia. Poi disse: «Io sono la Madre di Gesù e la Madre di voi tutti». Quando
la Vergine aprì le braccia Pierina vide che le tre spade erano sul pavimento e
al loro posto c'erano tre rose nel petto di Maria: una bianca, una rossa e
un'altra d'oro. Poi santa Maria Crocifissa di Rosa, che era vicino alla SS.
Vergine, disse: «Il nostro Signore Gesù Cristo mi ha inviato per far conoscere a
tutti i religiosi degli Ordini maschili e femminili e ai preti secolari la nuova
devozione mariana. Dite ai vostri venerabili superiori che la nuova devozione
alla SS. Vergine Maria si chiama "Rosa mistica", la Madre vera e particolare
delle anime consacrate a Dio».Poi la Madre di Dio aggiunse: «lo voglio che il
13 di ogni mese sia onorato come giornata mariana. In preparazione di questa
giornata, nei primi dodici giorni si devono condurre particolari preghiere e
pratiche espiatrici.
Questo giorno deve essere dedicato all'espiazione per le
offese contro Dio fatte dalle anime consacrate. Con questa colpa esse traforano
con tre spade fiammanti il mio Cuore e quello del mio Figlio divino, Gesù
Cristo.
Il giorno 13 di ogni mese invierò un'abbondanza di grazie e di sante
vocazioni per tutti quegli istituti e congregazioni religiose che mi avranno
onorata in questo modo.
Io desidero che il 13 luglio di ogni anno venga
santificato, soprattutto in tutti gli istituti religiosi, per mezzo di
particolari devozioni: la santa Messa, la santa Comunione, il santo Rosario e
un'ora di contemplazione. // Io desidero che in ogni Ordine e in ogni istituto
religioso ci siano anime che vivano con grande spirito di preghiera per esortare [ottenere] la grazia che nessuna vocazione vada perduta. Questo signica la Rosa bianca. // Io
desidero che qui si trovino anime che possano dedicarsi a opere espiatrici per
lavare i peccati e le offese fatte contro il nostro Signore da parte delle anime
consacrate. Questo significa la Rosa rossa. // Io desidero che anche altre anime
sacrifichino la loro vita come espiazione e purificazione dal tradimento che il
nostro Signore ha sofferto per mezzo di quei preti che si uniscono al tradimento
di Giuda. Questo significa la Rosa dorata. // La dedizione sacrificale delle anime
così consacrate viene richiesta dal mio Cuore materno per la guarigione e la
salvezza dei servi di Dio disorientati e per i loro Ordini religiosi».
Apparizione del 22 ottobre 1947 -
Maria SS. apparve questa volta nella cappella
dell'ospedale di Montichiari, proprio nel momento in cui alcune suore, preti e
medici recitavano la corona del Rosario. La Madonna prese commiato con queste
parole: «Io vengo per l'ultima volta per la preghiera della devozione che ho già
raccomandato. Mi sono già dichiarata mediatrice degli uomini e in particolare
delle anime consacrate a Dio che hanno offeso mio Figlio Gesù Cristo. Ma io
prometto la mia protezione a tutte le anime scelte che rientrano nello spirito
originario del loro santo fondatore dell'Ordine».
Poi si accomiatò da Pierina
dicendo: «Vivi d'amore!».
Apparizione del 16 novembre 1947 - Mentre Pierina,
dopo aver preso la santa comunione nel duomo di Montichiari (chiesa
parrocchiale), era assorta nella contemplazione di ringraziamento al Signore,
vide improvvisamente uno strale di luce. Aprì gli occhi e vide al centro dei
raggi luminosi la figura di Maria SS. come «Rosa mistica» in un giardino
ricoperto di rose bianche, rosse e del colore dell'oro puro. La Madonna aveva
sul viso un'espressione seria e teneva le mani aperte. Pierina tentò di
avvicinarsi, ma senti che non poteva muoversi. Allora la Santa Vergine le disse:
«Il nostro Signore Gesù Cristo non può più sopportare le pesanti offese. Egli
voleva inviare un castigo sulla Terra ma io ho tenuto la sua mano e ho ottenuto
ancora la sua misericordia. Per questa ragione io chiedo preghiere e penitenza
come espiazione per tutti i peccatori e per questi peccati. Darò la mia grazia a
tutti coloro che lavorano in tal senso, per fare in modo che questi peccati
vengano espiati. Io chiamerò la benedizione su questo luogo, sull'Italia e sul
mondo, sul Santo Padre, sui preti e su tutte le anime consacrate! Se tu sarai
generosa, con i sacrifici espiatori, potrai acquisire ancora più grazie per il
mondo».
Apparizione del 22 novembre 1947 -
Pierina pregava ogni pomeriggio nel
duomo. Una volta, alla presenza di alcune persone, vide improvvisamente Maria
SS. come Rosa mistica, che si avvicinò a lei e le disse: «Segna con la lingua
le quattro linee della croce su questi quattro mattoni!». Pierina eseguì la
richiesta e si allontanò un poco. Allora la Madre di Dio si pose su uno di
questi mattoni e le disse che erano necessarie molte preghiere e azioni
espiatrici in favore dei peccatori. In questo caso, particolarmente per quelli
italiani.
La Santa Vergine parlò anche dell'«Ora della grazia»; alla domanda
della veggente sul significato di questa parola, la Madonna rispose in questo
modo: «L`Ora della grazia" è l'avvenimento della più grande conversione, che
avverrà l'8 dicembre... In questo giorno le anime più fredde del marmo saranno
riscaldate e commosse alla grazia di Dio e si sentiranno sempre più legate
all'amore divino». Questa fu l'unica volta che la Madre di Dio annunciò la sua
prossima apparizione, le altre volte era sempre apparsa improvvisamente.
Apparizione del 7 dicembre 1947 -
Il 7 dicembre Pierina fu guidata dalla sua
voce interiore a recarsi nel duomo. Qui incontrò il suo confessore, la
superiora dell'ospedale dove lavorava e una terza persona; la veggente pregò
insieme a costoro. Mentre era assorta nella preghiera profonda, Pierina fu
colpita da un raggio di luce, si prostrò in ginocchio e vide Maria SS. che era
accompagnata da un fanciullo e una fanciulla vestiti di bianco che reggevano il
suo mantello bianco. Entrambi i fanciulli avevano un nastro bianco avvolto
intorno al capo. Lasciò, come Rosa mistica, il messaggio della devozione al suo
Cuore Immacolato, in particolare rivolse ancora una volta la raccomandazione
agli istituti e alle congregazioni religiose di approfondire questa devozione.
Alla domanda da parte della veggente su chi erano quei fanciulli che
l'accompagnavano, rispose che i loro nomi erano Giacinta e Francesco che avevano
molto sofferto nonostante la loro giovanissima età e le sarebbero stati d'aiuto.
La Madonna chiese ancora a Pierina di vivere lo spirito di quei simboli:
semplicità e bontà.Poi la Santa Vergine apri le mani e guardando in cielo
disse: «Sia benedetto il Signore!».
La grande apparizione dell'8 dicembre 1947 -
Alla festa dell'Immacolata Concezione migliaia di fedeli affollavano il duomo
per assistere all'apparizione della Madonna che era già stata annunciata da
tempo. Pierina si inginocchiò e iniziò a recitare il Rosario al centro del
duomo (nello stesso posto dove era apparsa la Madonna la volta precedente). Improvvisamente la veggente gridò: «La Madonna!». La Santa Vergine, come informò
dopo la veggente, era apparsa su alcuni gradini bianchi che erano adornati a
destra e sinistra con rose bianche, rosse e gialle.
Maria SS. le disse: «Io sono
Maria della grazia di nostro Signore, il mio Figlio divino Gesù Cristo. Io sono
l'Immacolata Concezione e sono venuta a Montichiari per essere venerata come
Rosa mistica. Desidero perciò che l'8 dicembre a mezzogiorno di ogni anno si
celebri l'ora della grazia in tutto il mondo. Con questa celebrazione si
eleveranno numerose grazie fisiche e spirituali».
Poi la Madonna espresse le
seguenti volontà: che i quattro mattoni fossero chiusi in una grata di ferro;
che venisse costruita una statua simile all'apparizione della Rosa mistica con
i tre gradini, in segno di gratitudine per le grazie ricevute; che venissero
promosse processioni pubbliche con questa statua. Maria, Vergine SS. ricordò
alla mistica le apparizioni alla bambina di Bonate. La veggente pregò la
Madonna di dare la sua grazia, oltre alla bambina di Bonate, anche ad altre
persone e particolarmente ai malati. Allora Maria SS. le rispose: «Alcune
guarigioni saranno concesse». Poi la SS. Vergine, alla successiva domanda della
veggente, disse che questa sarebbe stata la sua ultima apparizione, ma che le
sarebbe ancora apparsa prima della sua morte.
Infine Pierina chiese alla
Madonna il significato delle scale ed Ella pazientemente le rispose: «Chi
pregherà su questi mattoni e verserà lacrime di pentimento troverà in queste
scale una via sicura per giungere al mio cuore materno e qui per trovare grazia
e protezione. Sia i buoni che i cattivi, se troveranno il coraggio di pregare
sinceramente, riceveranno per mio mezzo la grazia del cuore misericordioso di
mio Figlio».
Allora la Madonna allargò le braccia e poi trasse dal suo cuore tre
rose: una bianca, una rossa e una giallo-oro. La veggente così ha poi descritto
le sensazioni di questo momento: «Dal suo Cuore fuoríusci una luce così forte e
penetrante che venni accecata, come se l'amore della Madonna mi avesse
strappato via gli occhi. Credetti di rimanere per sempre cieca. Dal mio animo si
levò allora un'implorazione: "Oh! Immacolato Cuore di Maria!". La luce divenne
più debole e potei di nuovo vedere Maria SS. che, dopo aver lasciato il segno
della benedizione per tutti, si allontanò». Nello stesso momento si verificarono
alcune guarigioni miracolose: un bambino infermo, paralitico di cinque anni e
una donna muta di ventisei anni. Dopo la santa Messa i due furono portati fuori
dal duomo e tutti gli astanti, dopo aver constatato quell'improvvisa duplice
guarigione, rimasero profondamente impressionati dall'evento miracoloso. Il
fanciullo che era paralitico così si espresse: «Ho visto la Madonna e mi ha
sorriso».Entrambi i miracolati restarono per il resto della loro vita in buona
salute e non più impediti dalle infermità menzionate. Il fanciullo tempo dopo si
sposò, mentre la ragazza scelse la vita consacrata entrando in un convento.
Ancora un terzo miracolo doveva prodursi durante questa apparizione: una
trentaseienne inferma, che restò con sua suocera a casa mentre tutti gli altri
erano andati al duomo, fu improvvisamente guarita appena dopo che la suocera
aveva pregato in questo modo: «Oh! Amata Madre di Dio, se tu adesso veramente
appari nel duomo di Montichiari ti prego di guarire questa povera malata!».
Tale miracolo prova l'autenticità soprannaturale, al di fuori di ogni influsso
della cosiddetta "suggestione di massa". Dopo questi eventi miracolosi così
notevoli, in attesa delle indagini ecclesiastiche dei fenomeni soprannaturali,
Pierina fu inviata in un piccolo paese della Toscana (presso Arezzo) e là
intraprese un lavoro d'infermiera. Il luogo della sua residenza venne tenuto
nascosto.
Verso la fine del 1948 Pierina fu interrogata sulle apparizioni di
Brescia. Dovette sostenere domande molto violente poiché gli interroganti erano
tutti scettici e non volevano credere alle apparizioni. Solo dopo un santo
giuramento sul Vangelo l'interrogatorio divenne meno pesante. Le fu dato il
consiglio di entrare in un convento e ritirarsi dalla vita pubblica. Pierina
scelse di vivere nel convento francescano di Brescia, diretto dal suo padre
confessore, senza entrare nell'Ordine. Così la veggente visse per quasi venti
anni a Brescia sotto la guida spirituale di padre Giustino Carpin.
In questo
tempo ricevette solo poche apparizioni, che aumentarono di nuovo nel 1966 con i
fenomeni di Fontanelle.
*
Apparizione del 27 febbraio 1966 - In questo giorno la
Santa Vergine portò a Pierina, alla sua amica Lucia e al confessore, il seguente
messaggio: «Pierina! Il 12, il 14 e il 16 aprile dopo Pasqua si deve fare un
pellegrinaggio di penitenza a Fontanelle. Quest'appello alla penitenza deve
essere diffuso. Mio Figlio divino mi invierà ancora una volta sulla Terra, a
Montichiari, la domenica bianca per recare all'umanità abbondanti grazie. La
sorgente diventerà da questo momento taumaturgica! Da questa domenica devono
essere portati in questo luogo gli infermi e tu devi porgere loro un bicchiere
colmo di quest'acqua in modo da lavare le loro ferite. Questo sarà il tuo
compito e apostolato! Adesso non devi più vivere nell'incognito e ritirata. La
domenica in albis sarò in quel luogo e l'acqua diventerà una fonte di
purificazione e di grazia!».
La prima apparizione a Fontanelle del 17 aprile
1966 - Fontanelle è il nome di una grotta dove si trova una fonte d'acqua a 4
chilometri dal centro della città. Il vescovo di Brescia fu il primo a essere
informato della cosa; egli diede l'ordine a Pierina di mantenere il più
assoluto silenzio. La domenica bianca solo Lucia era con lei. Entrambe erano
sulla grotta e recitavano il Rosario. Poco prima di mezzogiorno apparve loro
Maria SS. e disse: «Mio Figlio divino Gesù è pieno d'amore e mi ha inviato in
questo luogo per rendere taumaturgica la sorgente. In segno di penitenza e di
purezza bacia il ripiano superiore della grotta e fai in modo che sullo stesso
posto sia piantata una croce. I malati e tutti i miei figli che giungeranno in
questo luogo dovranno implorare innanzitutto il perdono del mio Figlio divino e
baciare questa croce pensando a lui pieni d'amore. Poi possono attingere e bere
l'acqua! Prendi fanghiglia e melma nelle tue mani poi lavati con l'acqua!
Questo segno ti mostra che le colpe nel cuore dei miei figli diventano
fanghiglia e sporcizia, ma se sono lavate nell'acqua della grazia l'anima
diventerà di nuovo purificata e la grazia onorata. Tutti i miei figli devono
prodigarsi affinché i desideri di mio Figlio del 1947 vengano resi noti e
diffusi. I suoi desideri e i miei messaggi li ho comunicati a quel tempo nel
duomo di Montichiari. Io desidero e ripeto che qui gli infermi e tutti i miei
figli possano venire a questa fonte miracolosa! La tua missione è necessaria in
questo luogo, in mezzo ai malati e a tutti quelli che abbisognano d'aiuto!
Inoltre di' ai fedeli che io desidero la loro devozione al SS. Sacramento,
perciò vadano prima in chiesa a onorare il mio Figlio divino e a ringraziarlo di
tanta grazia e misericordia che Egli invia a Montichiari e tanto amore e grazia
ha regalato in questo luogo».
Dopo aver finito il messaggio Maria SS. Si elevò
verso l'alto, apri le sue braccia e allargò il suo mantello che copri un
immenso universo. Sotto il mantello, a destra, apparve il duomo di Montichiari
e la zona dove sarebbe stata poi eretta un casa per anziani e sofferenti; a
sinistra si vide un grande complesso di edifici e di future iniziative, che poi
sarebbero realmente sorte, presso la grotta di Fontanelle.
La seconda apparizione a Fontanelle del 13 maggio 1966- La Madonna disse a Pierina alla
presenza di circa venti persone alla fonte: «Si diffonda dappertutto la notizia
della mia venuta alla fonte! Il mio Figlio divino è pieno d'amore. Il mondo va
verso la rovina! Io ho ancora una volta ottenuto misericordia da mio Figlio,
perciò Egli mi ha inviato di nuovo a Montichiari per portare la grazia del suo
amore, per salvare l'umanità. C'è molto bisogno della preghiera, di opere
sacrificali ed espiatrici! Io desidero che qui venga costruita una comoda vasca
in modo che i malati possano essere bagnati; l'altra parte della fonte (Maria
indicò verso sinistra) deve essere riservata alla gente che beve! Io sono
venuta per portare alle anime dei miei figli, amore, armonia e pace. Vi prego di
non gettare fango sul prossimo!».
Pierina domandò alla Madonna il significato
del mantello smisurato che Ella aveva dispiegato su tutto il mondo
nell'apparizione del 17 aprile. Ella allora rispose: «Questo significa il mio
amore materno che vuole coprire tutta l'umanità e tutti i miei figli».
La terza
apparizione a Fontanelle del 9 giugno 1966 (Corpus Domini) -Verso le ore 15 si
erano radunate vicino alla fonte circa cento persone e recitavano il Rosario. Al
quarto mistero Pierina annunciò: «La Madre di Dio è qui!». Maria apparve in
piedi su un campo di grano maturo e disse: «Oggi il mio divino Figliolo Gesù
Cristo mi ha di nuovo inviato in questo luogo nella festa del SS. Corpo, alla
festa dell'unità e dell'amore. Io desidero tanto che questo grano divenga pane
eucaristico per molte comunioni espiatrici! Io desidero che questo grano giunga
in molte ostie a Roma e il 13 di ottobre possa raggiungere Fatima. Desidero
infine che qui venga costruita un tettoia con una mia statua che rivolge lo
sguardo verso la fonte. Voglio che il popolo di Montichiari si dedichi al mio
Cuore Immacolato, perché Montichiari è il luogo che ha scelto il mio divino
Figliolo per inviarmi quale annunciatrice delle grazie del suo amore!».
Quando
Pierina le domandò se sarebbe ritornata, Maria le disse: «Io sarò sempre con
te!».
Quarta apparizione a Fontanelle del 6 agosto 1966 -
Circa duecento
persone si erano raccolte in questo luogo verso le ore 15 e pregavano con
Pierina il santo Rosario. Maria SS. apparve di nuovo al quarto mistero e disse
alla veggente che quell'anno, il 1966, per la prima volta si sarebbe tenuta
l'associazione mondiale della comunione espiatrice e così si doveva tenere ogni
anno. A ogni religioso e prete che avesse promosso questi esercizi eucaristici
spirituali Ella avrebbe donato abbondanti grazie. Poi la Madonna ricordò la sua
funzione di mediatrice tra suo Figlio e l'umanità e quante grazie e misericordia
aveva portato al mondo durante i secoli dopo la sua Assunzione al cielo. Aveva
scelto quel luogo, Montichiari, per recare le sue grazie e i suoi messaggi
perché era un posto semplice e di gente contadina e povera, così come era
Betlemme. Questo luogo dove si pregava tanto era destinato a divenire un posto
benedetto.
Dopo aver raccomandato alcuni dei presenti in modo particolare alla
Madre celeste, Pierina le domandò: «Amata Madre di Dio perché non produci un
miracolo in modo che mi si creda?». Maria le rispose: «Il popolo stesso ha già
creduto».
Altre apparizioni - In seguito alle disposizioni dell'Ordinariato
vescovile di Brescia, Pierina non doveva più essere consultata da alcuno.
Obbediente la veggente esegui le disposizioni e si ritirò a casa sua. La
Madonna continuò ad apparirle a casa, nella sua piccola cappelletta di casa, nel
duomo di Montichiari oppure nel suo giardino dinanzi alla statua di marmo della
Rosa mistica..
Nel periodo 1968-1983 Pierina informò di aver avuto oltre
quaranta apparizioni e messaggi mariani. L'ultima apparizione fu nella mattina
del 24 marzo 1983 verso le ore otto nella sua cappelletta di casa. La Madonna le
sorrise e le disse:«Io vengo per recare la grazia del mio amato Figlio a tutti
i miei amatissimi figli che sono particolarmente fedeli al mio Cuore (Pierina
vide improvvisamente María SS. circondata da molti preti in veste talare). Per
voi amati figli che soffrite, il mio Cuore è sempre aperto come anche quello di
mio Figlio. La scienza umana vorrebbe distruggere l'opera di Dio, ma Egli è
Onnipotente e non lascia i suoi figli errare. Egli ha inviato Me a Fontanelle
con questo compito, di non lasciare errare i suoi figli e per fare qui il luogo
della grazia e della santa pace. Io resterò in questo posto sempre presente in
mezzo a voi per accogliere le vostre preghiere e le vostre preoccupazioni e
trasmetterle al mio divino Figliolo Gesù!». Poi la veggente vide improvvisamente
nella luce irradiata dalla Rosa mistica una magnifica chiesa con cinque cupole e
molti oranti, Maria SS. così annunciò: «Questo che tu vedi diventerà realtà.
Figlia mia non temere! Vi sarò sempre vicino per donarvi tutte le grazie del mio
amore materno».
Già l'8 settembre 1974 Maria, Vergine SS., comunicò il
desiderio e l'incarico di Gesù per la costruzione di una tale chiesa con
cinque cupole.
Il 14 febbraio 1970 la Madonna aveva dato già precise istruzioni
per l'incisione di una medaglia.
Il 6 aprile 1975 si tenne la prima processione
con una statua della Rosa mistica, che fu modellata dalla famiglia Perathoner
in St. Ulrich in Grõdnertal, vicino a Bolzano. La sera di quella domenica in
albis, verso le ore 17, parecchie nuvole portarono molta pioggia: quando finì di
piovere si videro due maestosi arcobaleni l'uno sull'altro. Una cosa rarissima
che lasciò stupita molta gente. Tanti altri fenomeni soprannaturali si erano
manifestati in questo luogo: le guarigioni miracolose, le liberazioni da
possessioni, i prodigi solari, le croci luminose in cielo e altri segni e, non
ultime, le numerosissime conversioni che avevano un qualche rapporto con
Montichiari e Fontanelle.
Oltre cinquantamila copie della Madonna pellegrina
diffondono in tutto il mondo il messaggio della Rosa mistica. Tutto questo si è
manifestato e si manifesta senza che la Chiesa abbia preso posizione. Mentre
molti preti, vescovi e alti prelati hanno espresso già la loro personale
opinione, la conferma ufficiale del Magistero resta ancora incerta.