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domenica 26 luglio 2020

Parliamo dell' ULIVO


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Miti e leggende nella storia dell’ulivo

La storia dell’ulivo e delle sue caratteristiche è profondamente legata a quella dell’umanità; nelle origini di questo prezioso liquido dorato, l’olio extravergine d’oliva, storia e mitologia si intrecciano strettamente, fino a confondersi.
Comparsa per la prima volta probabilmente nell’Asia occidentale, la pianta dell’ulivo si diffuse in tutta l’area mediterranea, dove il suo culto fu consacrato da tutte le religioni.
Fin dai tempi più remoti l’ulivo fu considerato un simbolo trascendente di spiritualità e sacralità. Sinonimo di fertilità e rinascita, di resistenza alle ingiurie del tempo e delle guerre, simbolo di pace e valore, l’olivo rappresentava nella mitologia, come nella religione, un elemento naturale di forza e di purificazione.
E’ ormai accertato che la coltivazione dell’ulivo ha origini ad almeno 6.000 anni fa: ne fanno fede racconti tradizionali, testi religiosi e rinvenimenti archeologici.
Storia dell'ulivo e originiProbabilmente la pianta ebbe il suo habitat originario in Siria ed i primi che pensarono a trasformare una pianta selvatica in una specie domestica furono senza dubbio popoli che parlavano una lingua semitica.
Dalla Siria facile fu il suo trapianto in Grecia dove trovò una inaspettata fortuna e applicazione che la resero, poi, indispensabile ai popoli antichi del Mediterraneo.
D’altra parte che questo fosse un simbolo è chiarito anche dall’episodio della colomba che torna all’arca di Noè tenendo nel becco un rametto d’olivo. Lo stesso nome di Gesù, christos, vuol dire semplicemente unto. La Bibbia racconta che fu un Angelo a dare a Seth, il figlio di Adamo, tre semi da mettere fra le labbra del padre dopo la sua morte. Dalle ceneri di Adamo germogliarono così un cedro, un cipresso e un olivo.Ulivo, origini, miti e leggende

A conferma della millenaria storia dell’ulivo ricordiamo come la tradizione pone di fronte all’antica Gerusalemme il “Monte degli Ulivi”, o come la bellezza di questa pianta sia cantata spesso nell’ “Antico Testamento” (v. libro del profeta Osea dove il Dio d’Israele è paragonato alla magnificenza dell’olivo). Sono circa settanta le citazioni che se ne fanno nella bibbia.
Nella tradizione cristiana, da secoli, viene usato olio d’oliva per la celebrazione di alcuni Sacramenti, Cresima, ordinamento sacerdotale, Estrema Unzione. Ed è un rametto di olivo benedetto che viene distribuito a tutti i fedeli la Domenica delle Palme, in ricordo della resurrezione e come simbolo pace.
Nell’antica Grecia agli Ateniesi vincitori venivano offerti una corona di ulivo ed un’ampolla d’olio; mentre gli antichi Romani intrecciavano ramoscelli di ulivo per farne corone con le quali premiare i cittadini più valorosi.
Sappiamo che ad Atene fu sacro alla dea Athena e costituisce fatto indubbiamente interessante che esso sia stato considerato sacro da molte popolazioni e forse non soltanto per il suo apporto calorico, ma per la sua stessa natura di pianta resistente e longeva.
L’olio spremuto dalle olive non era soltanto, nell’antichità, una risorsa alimentare; era usato anche come cosmetico e come coadiuvante nei massaggi.
Inoltre, gli atleti, in particolare coloro che si dedicavano alla lotta, usavano cospargere i muscoli di purissimo olio, sia per il riscaldamento degli stessi, sia per contrastare la presa degli avversari.
I Romani, che coltivarono l’olivo a partire dal 580 A.C., ne fecero un uso che si potrebbe qualificare smodato; Gaio Plinio Secondo afferma che esistono quindici specie di olivo, e ne elenca i pregi, oggi si denominano i vari cultivar con nomi diversi, come taggiasca, casalina, nebiot, gargnan, trillo, carpellese, punteruolo, augellina, cellina del Nardò, colombino, ciccinella, moraiola, leccina, monopolese, ogliarolo del Gargano e tante altre che spesso prendono il nome dalla località in cui crescono.
Nelle culture occidentali la parola olio può sicuramente essere ricondotta alla parola latina oleum e alla greca elaion, sin ancora all’antica semitica ulu.
In un pur breve excursus storico non possiamo dimenticare che la cultura dell’olio di oliva è giunta sino a noi, attraverso il Medioevo, per opera di alcuni Ordini religiosi, fra cui in particolare i Benedettini ed i Cistercensi.

Benedettini, devoti al credo della preghiera e del lavoro, persuadevano contadini ed operai agricoli a non abbandonare le terre ma a dedicarsi a colture redditizie quali l’olivo.

Il grande animatore dei Cistercensi fu Bernardo Chiaravalle, detto: “l’ultimo dei padri della Chiesa”. I suoi monaci insegnarono ai contadini, delusi dallo stato di semi-schiavitù in cui si trovavano, a dissodare i campi, a piantare colture da reddito, a rendersi indipendenti come fattori di produzione.
Non si videro forse mai tanti oliveti e vigne come dal Mille al Quattrocento, gli anni d’oro dei monaci Benedettini e Cistercensi

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AMDG et DVM

venerdì 23 marzo 2018

L'ulivo, simbolo di pace e di misericordia: "Quasi oliva speciosa in campis" Sir. 24, 19 : perciò in esso è adombrata la Vergine Maria, colomba di Dio che porta nell'Arca il ramo verde della fine del diluvio, della perpetua misericordia e della vittoria finale. Esattamente: De Gloria Olivae!


Nadia Francalacci

 
Papa Benedetto XVI sarebbe il penultimo pontefice di Roma. Dopo di lui solo “Petrus Romanus” che concluderà il suo pontificato con la distruzione della città di Roma e, probabilmente, con la contemporanea fine del mondo [propriamente si deve parlare di fine dei tempi malvagi e inizio di una Nuova Epoca o Nuovi Tempi. - In verità Dio tra molti ma molti miliardi di anni non distruggerà questo mondo ma lo rinnoverà nella sua infinita Sapienza].
Quasi tutto sarebbe scritto nella conosciuta “profezia di Malachia” attribuita a San Malachia di Armagh circa la fine del mondo. L’annuncio del ...famoso 11 febbraio dato al mondo dal Papa Benedetto XVI ha solleticato gli studiosi di storia esoterica che hanno “tirato in ballo” queste profezie o premonizioni attribuite al santo.
Nella lista che sarebbe stata scritta da Malachia nel 1139, sono descritti in poche righe i caratteri più importanti di tutti i Papi, compresi alcuni antipapi, partendo da Celestino II, eletto nel 1143. Ma secondo l’Enciclopedia Cattolica, le parole di San Malachia sarebbero state modificate da uno studioso umbro nel XVI secolo con lo scopo di influenzare e modificare le decisioni dei cardinali chiamati a partecipare al Conclave del 1590. Dunque sarebbero  falsità.
Alcuni hanno suggerito che sia stata creata da Nostradamus e attribuita a Malachia perché un veggente non sarebbe stato attaccato  per aver profetizzato la distruzione del papato. I sostenitori della  profezia, come lo scrittore John Hogue, sostengono che sebbene l'autore  della profezia sia incerto, le predizioni restano valide.
Ecco cosa avevano detto, secondo le interpretazioni degli studiosi, le profezie di Malachia a proposito degli ultimi Pontefici:
Papa Giovanni XXIII -  Il 107º papa, identificato con papa Giovanni XXIII , è indicato come Pastor et nauta (pastore e marinaio). Il pontefice, in quanto tale, è pastore di anime, ma è possibile che nella storia della Chiesa non tutti i papi l'hanno  trasmesso. Ecco perché si dice che: "Lo Spirito Santo richiamò la sua  Chiesa con una forte Irruzione, per far cambiare rotta con papa Giovanni  XXIII". Roncalli fu Patriarca di Venezia , antica potenza marittima, ed ancora oggi porto di mare. Inoltre era di umili origini.
Papa Paolo VI   -   Il 108º papa, viene descritto come Flos florum (fiore dei fiori, che tradizionalmente indica il giglio). Lo stemma papale di Paolo VI riporta tre gigli.
Papa Giovanni Paolo I  -  Il 109º papa, è indicato come De medietate Lunae De media aetate Lunae, cioè "il periodo medio di una luna", di circa un mese.Inoltre, come riscontrabile sul calendario lunare del 1978, Albino  Luciani salì al soglio pontificio, e morì, in giorni di luna media. Il  papato di Giovanni Paolo I durò circa un mese, a causa dell'improvvisa e misteriosa morte.
Papa Giovanni Paolo II  -  Il 110º papa, reca il motto De labore Solis. In latino "labor", letteralmente "fatica, lavoro", significa anche "eclissi",  pertanto il signicato della locuzione potrebbe essere "Dell'eclissi di  sole". Consultando il registro delle eclissi solari della Nasa risulta che Giovanni Paolo, nato il 18 maggio 1920, nacque proprio il  giorno di una eclissi solare parziale (non visibile però dal luogo di  nascita). Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile 2005, giorno in cui non è  avvenuta alcuna eclissi. Tuttavia la salma del pontefice è rimasta  esposta imbalsamata - secondo il rito del Novendiale - fino all'8  aprile 2005, giorno delle esequie. Tale giorno è avvenuta un'eclissi  solare ibrida, anch'essa però non visibile da Roma. 
Un'interpretazione ancora diversa fa risalire invece questo motto ai  numerosissimi viaggi fatti dal pontefice (a guisa del sole stesso) in  tutto il mondo. 
Un'altra teoria ancora più divagante riconduce il motto  alle esperienze del Santo Padre Giovanni Paolo II; infatti egli è  ricordato come il papa che rivoluzionò le antiche tradizioni della  Chiesa di Roma, mostrandosi agli occhi di tutti come il papa di una nuova era e di un risorgimento cattolico mondiale e portando in tutto il  mondo la Parola di Cristo. 
Rinnovò il rapporto fra cristianesimo e  giovani, fu il primo papa ad approcciare con le tecnologie informatiche,  come il PC ed il sito del Vaticano, e divulgò con nuovi metodi il cristianesimo per tutti. 
Il sole del motto sopracitato potrebbe anche  alludere allo Spirito Santo, infatti secondo alcune persone vicine a  Giovanni Paolo II il papa era un mistico che interloquiva direttamente  con Cristo Dio, rivelandoSi solo ed unicamente a lui sotto le sembianze  dello Spirito Santo (ecco spiegati anche i diversi miracoli rivelati a  lui e da lui in vita ed in morte); in questo modo era da tramite e  intermediario facendo sì che si adempisse il "labor" dell'onnipotente  sulla Terra e la Sua Parola. Potrebbe anche esserci un riferimento al 'Miracolo del Sole' avvenuto a Fatima e questo papa è stato molto legato a Fátima.
Papa Benedetto XVI -  Il 111º Papa, è descritto come De gloria olivae. Il motto De gloria olivae è stato collegato al nome "Benedetto" perché alcuni benedettini sono anche chiamati "monaci olivetani". 
Da notare che nell'araldo del  Papa è raffigurata un persona di colore sul lato destro (sinistro  rispetto all'osservatore) simbolo della Diocesi di Frisinga di cui fu  arcivescovo. Il termine "olivae" è stato collegato al colore di questo  viso di moro. Il 26 aprile 2009 Benedetto ha proclamato santo Bernardo Tolomei, fondatore dell'ordine degli Olivetani.