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mercoledì 19 luglio 2017

IL SANTO PIU' ... TRASCURATO

san vincenzo de paoli frasi




San Vincenzo de' Paoli, nato a Pony, nella Guascogna - territorio del sud-ovest francese, durante il Medioevo - fin da fanciullo mostrò una grande carità verso i poveri. Passato dal pascolo delle pecore del padre allo studio delle lettere, e in seguito ordinato sacerdote, cadde nelle mani dei Turchi, che lo condussero schiavo in Africa. Ma avendo ivi convertito a Cristo lo stesso suo padrone, fuggì e ritornò in Francia. Nelle parrocchie affidategli e in seguito nelle galere si dedicò indefessamente alla salvezza delle anime. Resse con la massima prudenza per circa quarant'anni le religiose della Visitazione. Istruire i poveri, specie della campagna, fu la sua incessante preoccupazione fino alla vecchiaia e obbligò con un voto perpetuo confermato dalla santa Sede particolarmente a quest'opera apostolica sia se stesso e sia i membri della congregazione, che aveva istituito sotto il titolo di Preti secolari della Missione. Fondò molte congregazioni per la ricerca e il sollievo dei diseredati e per l'educazione delle giovani. Finalmente, consunto dalle fatiche e dalla vecchiaia, nell'anno 1660 placidamente si addormentò nel Signore. Per la popolarità dei miracoli Clemente XII lo iscrisse tra i santi, e Leone XIII lo dichiarò e stabilì speciale patrono presso Dio di tutte le congregazioni di carità esistenti nel mondo cattolico e da lui in qualsiasi modo derivate.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.

Frasi celebri 

di San Vincenzo de Paoli

– Non possiamo garantire meglio la felicità eterna, che vivendo e morendo nel servizio dei poveri tra le braccia della Provvidenza.
– Andrete dieci volte al giorno a visitare i poveri e dieci volte al giorno vi troverete Dio.
– Assimiliamo lo spirito di Cristo così da poter operare come Lui; poiché non è tutto fare il bene, occorre farlo bene, ad imitazione di Nostro Signore, del quale è detto che ha fatto bene ogni cosa. Non basta digiunare, osservare le regole, svolgere le funzioni della Missione; occorre farlo nello
spirito di Gesù Cristo.
– …La santità cristiana consiste dunque nel giudicare, parlare ed agire nello stesso modo in cui Gesù, la Sapienza eterna di Dio, rivestita della nostra umanità, ha giudicato, parlato ed operato.
– Lasciati attrarre da Nostro Signore. Sarà Lui ad amministrare tutto per mezzo tuo. Confida in Lui e, a suo esempio, agisci sempre umilmente, soavemente e in buona fede: vedrai che tutto andrà bene.
– L’amore di Dio è in alto; al centro è la carità del prossimo e l’amore dei poveri; e in basso è la carità tra voi.
– L’amore affettivo procede dal cuore. La persona che ama è piena di gusto e di tenerezza, vede continuamente Dio presente, trova la sua soddisfazione nel pensare a Lui. Tuttavia tanti atti di amor di Dio, di compiacenza, di benevolenza e altre simili pratiche intime di un cuore tenero, sebbene buonissime e desiderabilissime, sono non di meno sospette se non giungono alla pratica dell’amore effettivo.
– Non fermarti a guardare ciò che sei, ma osserva nostro Signore che è presso di te ed in te, disposto ad operare subito non appena tu abbia fatto ricorso a lui. E vedrai che tutto andrà bene.
– Se (il Signore) lo lasci fare, opererà in te e per mezzo tuo con le virtù dell’umiltà, della dolcezza, della capacità di sopportare, della pazienza, della vigilanza, della prudenza e della carità.
– Tre fanno più di dieci quando nostro Signore vi mette mano: e questo lo fa sempre quando sottrae i mezzi per fare in altro modo.
– Ricordati che noi viviamo in Gesù Cristo mediante la morte di Gesù Cristo; e che noi dobbiamo morire in Gesù Cristo mediante la vita di Gesù Cristo; e che la nostra vita deve essere nascosta in Gesù Cristo e piena di Gesù Cristo; e che per morire come Gesù Cristo bisogna vivere come Gesù Cristo.
– Non si crede ad una persona perché è molto sapiente, ma perché la stimiamo buona e l’amiamo. Non si crederà mai in noi, se non testimoniamo amore e bontà verso coloro che noi desideriamo che credano in noi.
– Quando si dice che lo Spirito Santo opera in qualche persona, s’intende dire che questo Spirito, dimorando in lei, le dà le medesime inclinazioni e disposizioni che Gesù aveva sulla terra, e la portano ad agire allo stesso modo, non dico secondo la medesima perfezione, ma secondo la misura della grazia dello Spirito.
– Né la filosofia né la teologia né i discorsi operano nelle anime. Bisogna che Gesù Cristo si confonda con noi e noi con lui, che noi agiamo in lui e lui in noi; che noi parliamo come lui e nel suo Spirito come Lui era in unità con il Padre suo e predicava la dottrina che gli insegnava.
– Bisogna dunque che ti svuoti di te stesso per rivestirti di Gesù Cristo … Se colui che guida gli altri, che li forma, che parla loro, è sorretto soltanto da spirito umano, coloro che lo vedranno, l’ascolteranno e cercheranno di imitarlo diventeranno in tutto umani e, per quanto dica o faccia, farà nascere in loro solo l’apparenza della virtù e non la profondità; comunicherà lo spirito da cui lui stesso è animato così come vediamo che i maestri imprimono il loro insegnamento e i loro modi di fare nello spirito dei discepoli.
– …. Nostro Signore, imprimendo in noi la sua forma attraverso il dono del suo Spirito e della sua grazia e stando a Lui uniti come i tralci al ceppo della vite – anche noi facciamo quello che Lui ha fatto sulla terra: voglio dire che anche noi operiamo atti divini e, ripieni del suo Spirito, generiamo figli a nostro Signore.
– S. Paolo dice che mediante il battesimo veniamo rivestiti di Gesù Cristo (Gal 3, 27). Orbene che cosa accade in noi quando assumiamo la forma della mortificazione, della pazienza, dell’umiltà ecc.? Noi diamo forma in noi a Gesù Cristo. E tutti coloro che si sforzano di praticare le virtù cristiane possono dire: ”Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”.
– Ordinariamente veniamo ingannati dall’apparenza del bene quale appare alla ragione umana, la quale non raggiunge mai o raramente quella divina. Te l’ho detto altre volte che le cose di Dio si fanno da sole e che la vera sapienza consiste nel seguire la Provvidenza passo passo.
– Oh, se Dio ci facesse la grazia di abituarci a non giudicare mai secondo il ragionamento umano perché esso non raggiunge mai la verità, non raggiunge mai Dio, mai le ragioni divine, mai. Se siamo convinti che il nostro semplice ragionamento ci inganna ed agiamo secondo il Vangelo, sia benedetto Dio, fratelli miei: impegniamoci a giudicare come Lui ed a fare ciò che lui ha raccomandato con la parola e l’esempio.
– Ciascuno si fondi saldamente su questa verità, che l’insegnamento di Gesù Cristo non può mai ingannare, mentre la dottrina del mondo è sempre ingannevole.
– Che cosa ha fatto il Figlio di Dio? Ha lasciato il seno dell’eterno Padre, luogo della sua pace e della sua gloria. E per che fare? Per discendere fra noi uomini sulla terra, per istruirli con le sue parole ed i suoi esempi, per staccarli dalla schiavitù in cui erano caduti e per liberarli. Per realizzare questo ha donato tutto fino al sangue. Così anche noi non dobbiamo restare attaccati a nulla: né agi, né comodità. Abbandoniamo tutto per servire Dio e il prossimo.
– Nostro Signore Gesù Cristo è il vero modello, come un grande quadro invisibile sul quale devono prendere forma tutti i nostri gesti.

Preghiamo
O Dio, che per evangelizzare i poveri e per promuovere il decoro dell'ordine ecclesiastico, arricchisti il beato Vincenzo di virtù apostoliche: concedi, che, come ne veneriamo la pietà e i meriti, così ne apprendiamo anche gli esempi di virtù. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


AMDG et BVM

sabato 22 agosto 2015

Non volger gli occhi da questa stella, Maria: guarda la stella, invoca Maria.


La Salve Regina

S. SCRITTURA:
"Dio mi possedette dall'inizio delle sue opere,
fin da principio, avanti la creazione. Ab eterno
fui stabilita, al principio, avanti che fosse stabilita
la terra: non erano ancora gli abissi, ed io
era già concepita. Non le sorgenti delle acque
rigurgitavano, non ancora le montagne s'erano
formate sulla grave mole. Prima delle colline io
ero partorita.
Egli non aveva ancora fatto né la terra, né i
fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava
i cieli io ero presente, quando con legge inviolabile
chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese
stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti
delle acque, quando fissava al mare i suoi confini
e dava legge alle acque di non passare il loro
termine, quando gettava i fondamenti della terra,
io ero con Lui a ordinare tutte le cose.
Sempre nella gioia, scherzavo dinnanzi a Lui
continuamente, scherzavo nell'universo: è la mia
delizia stare coi figli degli uomini.
Or dunque, figli, ascoltatemi: beati quelli che
battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi per
diventare saggi, non li ricusate. Beato l'uomo che
mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e
aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà
Me avrà trovata la vita, e riceverà dal Signore
la salute".
(Pr. 8,22-35). (Dal Messale: Festa dell'Immacolata).

LA SALVE REGINA, ripete tante verità dell'Ave
e ne esprime pure i sentimenti, ma si riveste
di un’espressione più tenera. La confidenza
filiale in Maria raggiunge qui la sua più larga
espansione. Il concetto che pervade tutta questa
preghiera, si è che Maria fu fatta Regina, non
perché godesse sola il suo trionfo, ma perché
mettesse a nostro servizio tutto il suo potere. Così
Ella ci può elargire tutte le sue grazie e basta un
solo suo sguardo amoroso per sollevarci dai
nostri mali, per farci vincere tutte le tentazioni, e
condurci sicuramente alla visione di Gesù, Dio.
Questo è espresso con tanta evidenza, con tanta
penetrazione psicologica e con tanta unzione, che
la Salve Regina è un vero capolavoro teologico
e pratico. S. Alfonso era così entusiasta della
Salve Regina, che prese a commentarla e su di
essa compose la parte principale della sua opera
immortale: «Le Glorie di Maria».

«In questo libretto – dice il Santo – lasciando
agli altri autori il descrivere gli altri pregi di
Maria, ho preso a parlare della sua gran pietà,
e della sua potente intercessione, avendo
raccolto per quanto ho potuto, con la fatica di più
anni, tutto quello che i Ss. Padri e gli autori più
celebri hanno detto della misericordia e della
potenza di Maria».

Salve. E' un compiacimento, un augurio, un
saluto. L'anima si compiace con Maria perché
ella è grande per natura e per grazia; è predestinata Corredentrice, Madre di Dio, sta a capo della creazione.
L'anima augura a Maria che cielo e terra La
riconoscano Regina, che tutti pongano in Lei
ogni confidenza, che la misericordia di Maria
popoli il cielo di Santi.

«Io voglio dirLe Salve a Maria, celeste visione
di amore, di speranza, di bellezza: voglio dirlo
con la riverenza stessa dell'Arcangelo Gabriele,
quando Le si presentò ambasciatore di Dio e
nunzio dell'incarnazione: quando si fermò in debita
distanza in devoto contegno; non osò chiamarla
col suo nome, ma disse: «Ave, o piena di
grazia». «Parea Gabriel che dicesse: Ave»: con
grazia perciò; con riverenza verso questa
eccelsa Regina.

«Io voglio dirLe Salve con le disposizioni di S.
Giuseppe quando l'incontrò la prima volta e la
riconobbe per Sposa Vergine destinatagli da Dio;
la Sposa Vergine che doveva custodire purissima;
la Sposa Vergine colla quale condivise dolori e
gioie, meriti e gloria. Disposizioni di carità,
di ossequio, di ammirazione.

«Io voglio dirLe Salve con le disposizioni di
S. Elisabetta, allorché Maria, andata con
sollecitudine a Lei, la salutò. Elisabetta restituì il
saluto e disse: E come mai ho io meritato che
venisse a me la Madre del mio Signore? Dal
momento che sei arrivata esultò nel mio seno il mio
bambino: beata Te che hai creduto, poiché si
adempiranno le promesse che hai sentite
(Lc. 1,43-45).

«Io voglio dirLe Salve come gli Angeli in
Paradiso, quando si accostano uno ad uno a questa
Regina per ossequiarla, per ricevere gli ordini,
per associarsi a Lei nel canto del Magnificat.

«Io voglio dirLe Salve con le disposizioni del
fanciullo Gesù, quando Maria, al mattino, si accostava
al suo lettino e gli sguardi del Bambino
s'incontravano con ineffabile amore con quelli
della Madre.

«Io voglio dirLe Salve come faceva San
Giovanni Evangelista che, avutaLa per madre,
La prese in casa, Le obbediva, L'onorava,
L'accompagnava nella preghiera».


Regina. La SS. Vergine è chiamata Regina
Apostolorum, Regina Prophetarum, Regina
Patriarcharurn, Regina Martyrum, Regina
Confessorum, Regina Virginum, Regina Sanctorum
omnium. 
Difatti in Lei sono radunate tutte le virtù,
grazie e glorie che si trovano divise tra i beati
cittadini del cielo; anzi in Lei, queste virtù, grazie
e glorie si trovano in un grado immensamente superiore. 
In Maria poi vi sono, di più, tanti privilegi, grazie e distinzioni che a nessuno degli altri Santi vennero concessi; 
infine, da Maria passò tutto quanto di bello e di grande fu dato ai
Santi tutti. 

Maria nacque Regina, perché destinata
a Madre di Gesù Cristo, Sommo Re; Maria
fu incoronata regina quando entrò in cielo e
venne esaltata su tutte le creature: «Exaltata est
Sancta Dei Genitrix super choros Angelorum ad
coelestia regna» (Liturg. dell'Assunta); Ella è
Figlia di Dio e Sposa dello Spirito Santo, ed anche
per questi titoli è Regina.

Maria è Regina del cielo e della terra; Regina
del Purgatorio, Regina delle Missioni, del Rosario,
della pace, di tutto; tutto viene sottomesso
a Lei perché Ella presiedette alla creazione, sta
a capo dell'elargizione della grazia, ed ha il più
alto grado nell'ordine della grazia.

Maria è anche Regina del Cuore di Gesù
formato dal suo sangue benedetto. S. Bernardino da
Siena scrive: «Tot creaturae serviunt gloriosae
Virgini, quod serviunt Trinitati, omnes namque
creaturae, sive Angeli sive homines, et omnia quae
sunt in coelo et in terra, quia omnia sunt divino
imperio subiecta, gloriosae Virgini sunt subiectae:
tutte le creature che servono Dio, servono
pure Maria SS., infatti, tutte le creature, sia
gli Angeli che gli uomini e tutto ciò che è in cielo
e in terra, perché soggette al divino impero,
sono pure sottomesse alla S. Vergine» (Trattato).

Regina mia voglio anch'io essere uno dei tuoi
sudditi d'amore; con lo spirito del B. Luigi M. Grignion De
Montfort, io mi dichiaro tuo servo e schiavo
d'amore oggi e sempre. Sono sicuro che se ti sarò
servo buono e affettuoso suddito sulla terra, sarò
pure concittadino di quella celeste Gerusalemme,
ove col tuo Figlio, regni in tutti i secoli.




Madre. Maria è nostra Madre. Ella ci ama
di un amore che supera quello di tutte le madri
vissute o viventi verso i loro figli.

Maria ci ama tanto per varie ragioni:
anzitutto:
L'amor di Dio e l'amor del prossimo sono in
proporzione, perché sono due fiammelle del
medesimo fuoco: S. Paolo fu instancabile nel suo
amore per gli uomini perché amava senza limiti
il suo Gesù.
La Madonna amò il Signore più di tutti, per
questo ama pure noi più di tutti gli Angeli e
Santi insieme.
La Madonna ci ama perché Gesù Cristo
raccomandò dalla Croce alle sue cure noi figliuoli;
per Lei ogni raccomandazione di Gesù è sacra,
tanto più quella che Le veniva in quel momento
da Gesù morente.
Maria ci ama inoltre perché poveri e miseri;
le madri spasimano al letto di un figlio morente
lasciando gli altri che sono sani. Per questo Maria
è chiamata pubblico ospedale, ma ospedale
gratuito; ora in siffatti ospedali due sono i
titoli per entrare: l'attestato di povertà e
l'infermità preferendosi sempre i più infermi
ed i più poveri.

Maria ancora ci ha generati nel dolore alla
vita della grazia. E' caro ciò che tanto costò, e
noi siamo costati a Maria molti dolori,
specialmente sul Calvario. Là, Maria divenne la
Regina dei Martiri per noi. «Magna est velut mare
contritio tua».



... Di misericordia... Alla SS. Vergine non fu
concesso il ministero della giustizia, riservato
invece al Figlio, in cui sono unite la grazia e la
giustizia; a Maria venne concesso la mediazione e la distribuzione della misericordia e della grazia soltanto.

Speciale questo suo regno: 
1) perché per Maria i peccatori, volendolo, possono sempre
sfuggire la giustizia, finché vivono, rifugiandosi
presso di Lei e invocando la grazia di un vero
pentimento, di una santa confessione e stabile
emendazione; 
2) per quel che dice S. Bernardo
a Maria: «Voi siete la Regina della misericordia,
e chi sono i sudditi della Misericordia se non i
miseri? Voi siete la Regina della Misericordia,
ed io sono il peccatore più miserabile di tutti;
dunque se io sono il più misero dei vostri
sudditi, Voi dovete avere di più cura di me che
di tutti gli altri. Voi potreste forse ricusare le
cause dei più miserabili, mentre siete stata
costituita Regina per i miseri?...; 

3) Maria è Madre anche dei peccatori che vogliono emendarsi. 
Ella ha l'istinto del Cuore di Gesù, il quale venne
per salvare ciò che era perduto; Maria è unita
alla stessa missione del Figlio; vuol dunque
cercare la pecorella smarrita e la dramma perduta.
«Ego mater peccatorum volentium se emendare»;
sono i malati che abbisognano del medico.



Vita. Vita dell'anima che vive di Gesù, della
grazia, di spirito soprannaturale.
A Maria chiediamo la grazia: «Queramus
gratiam et per Mariam queramus». S. Alfonso
pregava così la Madonna: «O Madre mia Maria,
io ho una gran confidenza in Voi. Da Voi aspetto
la grazia di piangere i miei peccati e la fortezza
per non più ricadervi. Se io sono infermo, Voi
siete la mia medichessa. Io so che il vostro
cuore trova conforto nel soccorrere i miserabili.
Consolate dunque me, consolate il vostro cuore,
consolate il Cuore di Gesù: vi cerco la grazia di Dio.
Chiediamo la Purezza. Chi si conserva puro
si salva; nell'inferno gli adulti vanno per impurità
o non senza questo peccato. Maria custodisca
il giglio dei giovani e la purezza riparata di
quelli che sono pentiti.

Ecco l'orazione di S. Luigi: «O Signora e
Madre mia, Maria SS., pieno di fiducia in Voi,
oggi e per sempre, in vita e nell'ora della mia
morte, io mi metto sotto la vostra singolare
custodia, e come in seno alla vostra misericordia;
raccomando l'anima e il corpo mio nelle vostre
mani; ripongo in Voi ogni speranza e consolazione,
tutte le angustie e miserie, la mia vita e il fine
di essa, affinché per la vostra intercessione
e per i meriti vostri ogni mia azione sia diretta
e disposta secondo la Vostra volontà e quella
del Vostro SS. Figlio Gesù. Così sia».

Dolcezza. Vivere con la Madre celeste è
di gran conforto in ogni ora della vita, perché
Maria conforta, solleva, porta anche di peso, se
occorre. Gli orfani volontari sono stolti: anche
Gesù volle questa Madre: saremo noi tanto
temerari da rifiutarla?

Chiediamo conforto a Maria. S. Bernardo esorta così: 
«O uomo, chiunque tu sia, già intendi
che su questa vita vai piuttosto ondeggiando fra
i pericoli e le procelle, che camminando sulla
terra; se non vuoi restar sommerso, non volger gli
occhi da questa stella, Maria: guarda la stella,
invoca Maria. Nei pericoli di peccare, nelle
molestie, nelle tentazioni, nei dubbi di ciò che devi
risolvere, pensa che Maria ti può aiutare e che,
chiamata, subito ti soccorre. Il suo potente nome
non parta mai dal tuo cuore con la confidenza, e
non mai dalla tua bocca con invocarLa.
Se segui Maria, non ti allontanerai dalla salute.
Se Ella ti tiene, non cadrai. Se Ella ti protegge,
non puoi temere di perderti. Se Ella ti guida,
senza fatica ti salverai. Insomma se Maria prende
a difenderti, certamente giungerai al regno dei beati
Quisquis te intelligis in huius saeculi
profluvio magis inter procellas et tempestates
fluctuare, quam per terram ambulare; ne avertas
oculos a fulgore huius sideris si non vis obrui
procellis. Respice stellam, voca Mariam. In periculis,
in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita,
Mariam invoca. Non recedat ab ore, non recedat a
corde. Ipsam sequens, non devias; Ipsam rogans
non disperas; Ipsa tenente, non corruis; Ipsa
protegente, non metuis; Ipsa duce, non fatigaris; Ipsa
propitia, pervenis. Sic fac et vives».

Maria è dolcezza per i moribondi. 
S. Giovanni di Dio trovandosi in punto di morte aspettava
la visita di Maria di cui fu molto devoto. Non
vedendola comparire, era afflitto, ma quando fu
tempo, apparve la Divina Madre e lo riprese
dicendo: "Giovanni mio, che pensavi? Che io ti
avessi abbandonato? E non lo sai che io non so
abbandonare nell'ora della morte i miei devoti?
Non son venuta prima perché non era ancora
tempo, ora che è giusto, eccomi a prenderti:
andiamocene al Paradiso". Poco dopo il Santo spirò.
Speranza nostra... Speriamo che dalla bontà
di Dio Ella ci ottenga, con la sua intercessione,
il Paradiso e le grazie necessarie per conseguirlo.

Sono teneri i sentimenti di S. Bonaventura
verso il Signore e verso Maria. 
«Mi abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so 
che Egli non può negarsi a chi l'ama e a chi di cuore lo cerca.
Io l'abbraccerò col mio amore e se non mi
benedice non mai la lascerò, ed Egli senza me
non potrà partirsi e se altro non potrò, mi
nasconderò nelle sue piaghe. Ma se il mio Redentore,
per le mie colpe mi discaccerà, io mi butterò ai
piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non
mi partirò, finché Ella non mi ottenga il perdono.
Poiché questa Madre di misericordia non sa
respingere i miserabili che a Lei ricorrono per
aiuto, se non per obbligo, almeno per compassione 
non lascerà d'indurre il figlio a perdonarmi».

Mirateci dunque, o pietosissima nostra Madre,
concludiamo con Eutimio, poiché noi siamo vostri
servi e in Voi abbiamo riposta tutta la nostra
speranza: «Respice, o Mater misericordiosissima,
respice servos tuos, in Te enim omnem spem

nostram collocavimus».

ESEMPIO

S. VINCENZO DE' PAOLI 
                                   E LA SALVE REGINA

Il Santo si recava un giorno da Marsiglia a
Tolosa quando venne assalito da alcuni corsari
turchi; venne fatto prigioniero e condotto, secondo
il loro barbaro uso, al pubblico mercato per
essere quivi venduto. Dopo essere passato dalle
mani di due o tre maomettani, cadde poi in
potere di un cristiano di Nizza, che, rinnegata la
fede, attendeva in Tunisi alla mercatura.
Questo suo nuovo padrone era peggiore
ancora dei turchi e assai più feroce in maltrattarlo.
Ma che? L'invitta pazienza del povero schiavo
in mezzo alle più dure fatiche, la dolcezza
inalterabile, l'amore che portava ai suoi stessi
nemici, avevano fatto impressione sull'anima del
padrone e specialmente della sua moglie.
Questa gli disse poi una mattina:
– Vincenzo, cantaci qualche bella canzone
della vostra religione.
– Ah! signora mia – rispose Vincenzo –
chi è lontano dalla sua patria e dalla sua Chiesa
non può cantare inni di esultanza.
Come potremo noi cantare in terra straniera?
Vi ha però nella mia religione un cantico che
si addice a me povero esule ed io lo voglio
ripetere. E sì dicendo intonò con tanta dolcezza e
mestizia la Salve Regina che commosse fino alle
lacrime i suoi duri padroni.
Da quel giorno essi furono vinti dalle virtù del
Santo e dopo non molto si convertirono al
cristianesimo.
Così il Santo della Carità, con l'aiuto della
Vergine, liberava se stesso dalle catene corporali,
ridonava ai suoi padroni la santa libertà dei
figlioli di Dio e li sottraeva dai lacci di satana.

(Il Rosario perpetuo)
(da  "Maria nostra speranza" di san Giacomo Alberione)

INTERCEDE PRO ME, DOMINA,
APUD CHRISTUM FILIUM TUUM
ET NE DERELINQUAS ME IN VITA, NEQUE IN MORTE

domenica 19 luglio 2015

19 LUGLIO SAN VINCENZO DE PAOLI CONFESSORE - PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum

PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum



19 LUGLIO

SAN VINCENZO DE PAOLI
CONFESSORE


Vincent de Paul (Pouy, 24 aprile 1581 – Parigi, 27 settembre 1660) è stato un presbitero francese, fondatore e ispiratore di numerose congregazioni cattoliche (Lazzaristi, Figlie della Carità, Società San Vincenzo de' Paoli). Nel 1737 è stato proclamato santo da papa Clemente XII: il suo culto è ammesso anche dalle Chiese anglicane.
 
Nato da un'umile famiglia contadina a Pouy, un borgo contadino presso Dax, grazie ad un ricco avvocato della zona riuscì a studiare teologia a Tolosa e venne ordinato sacerdote il 23 settembre 1600. Nel 1605, mentre viaggiava su una nave da Marsiglia a Narbona, venne catturato dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi: venne liberato due anni dopo dal padrone, che era riuscito a convertire al cristianesimo.
 
Entrò a corte come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois; fu poi curato a Clichy, dove mise da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e si dedicò intensamente all'insegnamento del catechismo e soprattutto all'aiuto agli infermi ed ai poveri: fondamentale per la sua maturazione spirituale fu il suo incontro con Francesco di Sales.
 
Nel 1613 entrò come precettore al servizio dei marchesi di Gondi (il marchese era governatore generale delle galere): grazie al sostegno economico dei suoi protettori, Vincenzo de' Paoli riuscì a moltiplicare le iniziative caritatevoli a favore dei diseredati e dei bambini abbandonati; su richiesta della marchesa, che intendeva migliorare le condizioni spirituali dei contadini dei suoi possedimenti, nel 1625 formò un gruppo di preti specializzati nell'apostolato rurale (primo nucleo della Congregazione della Missione, i cui membri vennero poi detti Lazzaristi).
 
Nel 1633, con l'assistenza di Luisa di Marillac, riorganizzò le confraternite assistenziali fino ad allora fondate nella Compagnia delle Figlie della Carità. Le sue opere di carità divennero tanto celebri che Luigi XIII di Francia lo scelse come suo consigliere: si allontanò dalla corte per divergenze con il cardinale Mazzarino e continuò a dedicarsi all'assistenza ai poveri anche durante la lotta della Fronda. Morì nel 1660.
 
La sua opera ispirò Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza.
 
Papa Benedetto XIII lo ha proclamato beato il 21 agosto 1729: è stato canonizzato il 16 giugno 1737 da papa Clemente XII.
 
La memoria liturgica del san Vincenzo de' Paoli si celebra da sempre il 19 luglio, papa Paolo VI ha collocato la festa secondo il Calendario del nuovo rituale del Messale Romano al 27 settembre. 

 
MESSALE

INTRÓITUS                  
Ps. 91, 13-14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur: plantátus in domo Dómini: in átriis domus Dei nostri. Ps. ibid., 2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. Glória Patri.  

Il giusto fiorirà come palme, crescerà come cedro del Libano. Piantati nella casa del Signore, negli atri del nostro Dio. È buona cosa rendere grazie al Signore e inneggiare al tuo nome, o Altissimo. Gloria.

ORÁTIO                  
Deus, qui, ad evangelizándum paupéribus et ecclesiástici órdinis decórem promovéndum, beátum Vincéntium apostólica virtúte roborásti: præsta, quǽsumus; ut, cujus pia mérita venerámur, virtútum quoque instruámur exémplis. Per Dóminum.

O Dio che per evangelizzare i poveri e promuovere il decoro ecclesiastico hai munito di ardore apostolico hai munito di ardore apostolico il beato Vincenzo, fa’ che, oorando i meriti della sua vita di carità, possiamo trarre profitto dall’esempio delle sue virtù. Per il nostro Signore.

EPISTOLA                   
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios. 1. Cor. 4, 9-14.

Fratres: Spectáculum facti sumus mundo et Angelis et homínibus. Nos stulti propter Christum, vos autem prudéntes in Christo: nos infírmi, vos autem fortes: vos nóbiles, nos autem ignóbiles. Usque in hanc horam et esurímus, et sitímus, et nudi sumus, et cólaphis cǽdimur, et instábiles sumus, et laborámus operántes mánibus nostris: maledícimur, et benedícimus: persecutiónem pátimur, et sustinémus: blasphemámur, et obsecrámus: tamquam purgaménta hujus mundi facti sumus, ómnium peripséma usque adhuc. Non ut confúndant vos, hæc scribo, sed ut fílios meos caríssimos móneo: in Christo Jesu, Dómino nostro. M. - Deo grátias.    

Fratelli: Ritengo che Dio abbia messo noi, gli Apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli Angeli e agli uomini.  Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo,  ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.  M. - Deo grátias.   

GRADUALE                
Ps. 36, 30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.  

Ps. 36, 30-31. il giusto parla con sapienza, la sua lingua proferisce cose giuste. Egli conserva in cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non vacillano.

ALLELÚIA              
Allelúja, allelúja. Ps. 111, 1. Beátus vir, qui timet Dóminum: in mandátis ejus cupit nimis. Allelúja.                

Allelúja, allelúja. Beato l’uomo che teme il Signore segue con gioia i suoi comandamenti.  Allelúja.                

EVANGÉLIUM                
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam. Luc. 10, 1-9.

In illo témpore: Designávit Dóminus et alios septuagínta  duos: et misit illos binos ante fáciem suam in omnem civitátem et locum, quo erat ipse ventúrus. Et dicebat illis: Messis quidem multa, operárii autem pauci. Rogáte ergo Dóminum messis, ut mittat operários in messem suam. Ite: ecce, ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Nolíte portáre sǽculum neque peram neque calceaménta; et néminem per viam salutavéritis. In quamcúmque domum intravéritis, primum dícite: Pax huic dómui: et si ibi fúerit fílius pacis, requiéscet super illum pax vestra: sin autem, ad vos revertétur. In eádem autem domo manéte, edéntes et bibéntes quæ apud illos sunt: dignus est enim operárius mercéde sua. Nolíte transíre de domo in domum. Et in quamcúmque civitátem intravéritis, et suscéperint vos, manducáte quæ apponúntur vobis: et curáte infírmos, qui in illa sunt, et dícite illis: Appropinquávit in vos regnum Dei. M. – Laus tibi Christe.     

In quel tempo: il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. M. – Laus tibi Christe.   
  
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM               
Ps. 20, 2-3. In virtúte tua, Dómine, lætábitur justus: et super salutáre tuum exsultábit vehementer: desidérium ánimæ ejus tribuísti ei.  

Ps. 20, 2-3. Nella tua potenza, o Signore, gioisce il giusto e il tuo soccorso lo colma di letizia; gli hai concesso quanto bramava il suo cuore.

SECRÉTA                
Præsta nobis, quǽsumus, omnípotens Deus: ut nostræ humilitátis oblátio et pro tuórum tibi grata sit honóre Sanctórum, et nos córpore páriter et mente puríficet. Per Dóminum.

Concedi te ne preghiamo, Dio onnipotente, che la nostra umile offerta che ti presentiamo, ti sia gradita in onore dei tuoi Santi e ci purifichi nell’anima e nel corpo. Per in nostro Signore.

PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ              

COMMÚNIO                
Matth. 19, 28 et 29. Amen, dico vobis: quod vos, qui reliquístis ómnia et secúti estis me, céntuplum accipiétis, et vitam ætérnam possidébitis.  

In verità vi dico : voi che tutto lasciaste per seguire Me, riceverete il centuplo e avrete in sorte la vita eterna.

POSTCOMMÚNIO                
Quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui coeléstia aliménta percépimus, intercedénte beáto Vincéntio Confessóre tuo, per hæc contra ómnia advérsa muniámur. Per Dóminum.

Ti preghiamo, o Dio onnipotente, che in virtù dell’alimento celeste che abbiamo ricevuto, per intercessione del tuo beato Confessore Vincenzo, siamo protetti contro ogni forza avversa. 

AMDG et BVM

giovedì 27 novembre 2014

Lettera spirituale: Suor Caterina e la Medaglia: una «Bibbia» dei poveri.











Carissimo Amico/a

Verso la fine dell'anno 1841, un giovane banchiere israelita, appartenente ad una ragguardevole famiglia di Strasburgo, Alfonso Ratisbonne, si ferma a Roma in occasione di un viaggio in Oriente. Le sue disposizioni religiose sono nettamente ostili alla Chiesa cattolica, soprattutto da quando suo fratello Teodoro si è convertito al cattolicesimo ed è stato ordinato sacerdote. Nella Città Santa, si reca da un amico, Gustavo de Bussière. In sua assenza, lo riceve il fratello, Teodoro de Bussière, cattolico fervente. Nel corso della conversazione, Alfonso dà libero sfogo alla sua animosità contro la fede cattolica ed afferma il suo indefettibile attaccamento al giudaismo. Ispirato dalla grazia, il Sig. de Bussière gli regala una medaglia miracolosa, dicendo: «Mi prometta di portare sempre con sè questo piccolo dono che la prego di non rifiutare». Alfonso accetta per cortesia.

Qualche giorno più tardi, il 20 gennaio 1842, i due amici si recano nella chiesa di Sant'Andrea delle Frate. Il Sig. de Bussière lascia un istante Alfonso per intrattenersi con un sacerdote. Quando torna, ritrova il giovane nella cappella di san Michele, prosternato in un profondo raccoglimento. Dopo un po', Alfonso volge verso di lui un volto bagnato di lacrime. «Ero in chiesa da un istante, dirà più tardi, quando, ad un tratto, sono stato preso da un turbamento inesprimibile. Ho alzato gli occhi; tutto l'edificio era sparito alla mia vista; una sola cappella aveva, per così dire, concentrato tutta la luce, e in mezzo a tanto irradiamento, è apparsa, in piedi sull'altare, alta, brillante, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, tale quale essa è rappresentata sulla mia medaglia; una forza irresistibile mi ha spinto verso di lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano d'inginocchiarmi, è sembrato che mi dicesse: Va bene! Non mi ha affatto parlato, ma ho capito tutto». Il 31 gennaio, Alfonso riceve il battesimo. Più tardi, si farà prete col nome di padre Maria Alfonso. In attesa, dopo essersi informato sull'origine della Medaglia Miracolosa, vorrebbe incontrare Suor Caterina Labouré, la religiosa che ne ha ricevuto la rivelazione. Ma questo vuol dire contare senza la profonda umiltà di lei, che desidera rimanere sconosciuta e rifiuta il colloquio.

Dove trovare la forza?

La religiosa tanto discreta che ha visto anch'essa la Santissima Vergine, e che Papa Pio XII chiamerà la Santa del silenzio, è nata il 2 maggio 1806 nel paesello di Fain-les-Moutiers (Borgogna). Il giorno seguente, in occasione del battesimo, ha ricevuto il nome di Caterina. Suo padre, Pierre Labouré, è un coltivatore agiato. Caterina è l'ottava di dieci figli. Ha solo nove anni quando sua madre muore, a 46 anni, il 9 ottobre 1815. Caterina si arrampica su una sedia, si alza sulla punta dei piedi, raggiunge la statua della Santissima Vergine che troneggia su un mobile e, sciogliendosi in lacrime, la supplica di farle da mamma. Il Signor Labouré fa tornare a casa la figlia maggiore, Maria Luisa, che ha 20 anni e si trova a Langres presso una zia, affinchè sostituisca sua madre nella fattoria.

Il 25 gennaio 1818, Caterina fa la prima Comunione con molto fervore. Maria Luisa, constatando la maturità precoce della sorella, la inizia ai lavori di casa, per poter realizzare senza attendere più a lungo il suo progetto di consacrarsi a Dio. Con tono deciso, Caterina dice allora a Tonina, la sorellina più giovane: «Insieme, manderemo avanti la casa». Ecco dunque Caterina regina nella grande fattoria. La mattina, è la prima ad alzarsi. Il suo principale compito quotidiano è quello di preparare e di servire i tre pasti. La fattoressa è la serva; paga di persona più di chiunque altro. Deve occuparsi anche degli animali. Caterina munge le mucche, mattina e sera; distribuisce il foraggio e porta la mandria all'abbeveratoio comunale. Versa ai maiali una zuppa densa, raccoglie le uova nel pollaio, si occupa di 700-800 piccioni che le si posano familiarmente addosso quando lancia loro generosamente il grano. Per di più, va a prendere l'acqua al pozzo, fa il bucato, impasta la farina per fare il pane, si reca, il giovedì, al mercato di Montbard (a 15 km.), ecc. Durante le lunghe serate invernali, la veglia ha luogo davanti al fuoco del caminetto: notizie, ricordi, storie, poi la preghiera della sera. La domenica, Caterina fa visita ai poveri ed agli ammalati.


Da dove attinge questa capacità di assumere un compito tanto gravoso? Il suo segreto è nascosto nelle sue scappate fuori della fattoria. Sparisce per un bel po' ogni giorno per recarsi nella chiesa non lontana, dove prega a lungo inginocchiata sulle lastre fredde. Il tabernacolo è vuoto, perchè il paesello non ha più sacerdote dalla Rivoluzione a questa parte. Ma la presenza del Signore si rivela in fondo al cuore della ragazza. È lì che essa trova la forza di far buon viso a tutti e di compiere bene le sue faccende quotidiane. «Le preghiere non fanno andar avanti il lavoro, è tempo perso», dicono talvolta le vicine. Caterina non se ne preoccupa più che tanto; prega, ed il lavoro è fatto in tempo utile. Il suo profondo desiderio è quello di farsi Suora.


Un sogno la rafforza nella sua vocazione. Vede un sacerdote anziano, molto buono, che la guarda con insistenza... poi, sempre in sogno, si trova al capezzale di un'ammalata. L'anziano sacerdote, tuttora presente, le dice: «Figlia mia, curare gli ammalati è una buona cosa... Un giorno verrai da me. Dio ha progetti su di te, non dimenticarlo». Tuttavia, per farsi Suora, bisognerebbe che sapesse leggere e scrivere. Una cugina si offre di ospitare Caterina a Châtillon-sur-Seine in un rinomato convitto che dirige. Tonina, che ha ora 16 anni, è in grado di assumere i compiti della fattoria. Anche se con reticenza, il Sig. Labouré lascia partire Caterina.

«Non cambio!»

A Châtillon-sur-Seine, la giovane fa visita alle Figlie della Carità, e riconosce con stupore su un ritratto il sacerdote che le era apparso in sogno. «Chi è? chiede – È il nostro buon Padre san Vincenzo de' Paoli», le risponde una suora. Tace; ma questa volta è certa che Dio la vuole Figlia della Carità. Quando raggiunge la maggiore età dell'epoca, 21 anni, annuncia a suo padre la sua decisione di consacrarsi a Dio. Il Sig. Labouré vi si oppone formalmente: ha già dato una figlia a Dio, basta così. E poi, Caterina è utile, è allegra, non snobba le feste dei paesi dei dintorni, ed è stata anche chiesta in matrimonio. Ma la ragazza è decisa: «Non mi voglio sposare». Tonina insiste, e Caterina le risponde: «Te l'ho detto, non mi sposerò mai. Sono fidanzata con Nostro Signore. – Allora, non hai cambiato idea da quando avevi dodici anni? – No, non cambio».

Dopo aver pazientato per qualche mese, Caterina ottiene finalmente l'autorizzazione paterna. Il 21 aprile 1830, si reca in rue du Bac, a Parigi, per cominciarvi il noviziato presso le Figlie della Carità. Fin dai primi mesi di vita religiosa, è favorita da grazie eccezionali: Gesù le si mostra nel Santissimo durante la Messa; il Cuore di san Vincenzo de' Paoli le appare; ha il presentimento di una Rivoluzione, molto prossima. Riferisce tutto al suo confessore, don Aladel, sacerdote lazzarista, il quale, dubitativo, la invita a rimanere calma e a dimenticare.

Nel corso della notte dal 18 al 19 luglio, Suor Caterina viene svegliata da un richiamo: «Sorella! Sorella!» Davanti a lei, un bambino di 4 o 5 anni, vestito di bianco: «Presto, alzati e vieni nella cappella, la Santa Vergine ti aspetta! – Ma mi si sentirà! – Sta' tranquilla, sono le 11 e mezzo, tutti dormono». Si veste e segue il bambino che emana raggi di luce ovunque passa. Nella cappella, tutti i ceri ed i candelabri sono accesi. In capo a un po', Suor Caterina vede una grande Signora che, dopo essersi prosternata davanti al Tabernacolo, va a sedersi in una poltrona. Si precipita ad inginocchiarsi accanto a lei, con le mani appoggiate sulle ginocchia della Santa Vergine: «Figlia mia, le dice Maria, il Buon Dio vuol incaricarti di una missione che ti causerà molta sofferenza... Bisognerà che tu dica tutto al tuo confessore. Sciagure si abbatteranno sulla Francia... Venite ai piedi di quest'altare. Lì, le grazie saranno riversate su tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore. Si penserà che tutto sia perduto. Ma sarò con voi. Abbiate fiducia, riconoscerete la mia venuta e la protezione di Dio e di san Vincenzo sulle vostre comunità». Quando Maria se ne va, verso le due del mattino, è come una luce che si spegne. Suor Caterina torna a letto, guidata dal bambino. Non si riaddormenta: il che prova che non ha sognato. Don Aladel, informato, vede in tutto ciò soltanto «illusione» e «immaginazione». La profezia di una nuova rivoluzione gli sembra inverosimile: la Francia è prospera ed in pace. Ma la rivoluzione scoppia all'improvviso, il 27 e 28 luglio. Gli insorti si accaniscono contro sacerdoti e suore. Tuttavia, la violenza si ferma alla porta delle Case fondate da san Vincenzo de' Paoli.

Il 27 novembre successivo, durante la preghiera della sera, Suor Caterina vede apparire un quadro che rappresenta la Santa Vergine: Maria le tende le braccia, e dalle sue mani escono raggi di luce di un meraviglioso splendore. Nello stesso istante, si fa sentire una voce: «Questi raggi sono i simboli delle grazie che Maria ottiene in favore degli uomini». Attorno al quadro, Suor Caterina legge, a caratteri d'oro, la seguente invocazione: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». Poi, il quadro si gira e, a tergo, appaiono la lettera M, iniziale di «Maria», sormontata da una croce e, in basso, i sacri Cuori di Gesù e Maria. La voce precisa molto nettamente: «Bisogna far coniare una medaglia simile a questo modello, e le persone che la porteranno indulgenziata e che reciteranno devotamente questa breve invocazione, godranno della particolare protezione della Madre di Dio». 

Suor Caterina riferisce tutto a don Aladel, che le risponde malamente: «Pura illusione! Se vuoi onorare Nostra Signora, imita le sue virtù, e astieniti dall'immaginazione!» Padrona di sè, la Suora si ritira, calma, e senza prendersela. Ma il colpo è stato duro.

Gemme misteriose

Nel dicembre del 1830, Maria appare per la terza volta a Suor Caterina e le mostra il quadro che rappresenta la medaglia. Le dita della Santissima Vergine sono ornate di gemme da cui partono verso la terra raggi luminosi. Ma da certe pietre prezione non escono raggi: «Le gemme da cui nulla esce, sono le grazie che ci si dimentica di chiedermi», dice la Vergine Maria. Poi, aggiunge: «Non mi vedrai più, ma sentirai la mia voce durante le tue preghiere». Suor Caterina si trova contrastata fra la richiesta reiterata della Santa Vergine e l'obbedienza al confessore che non vuol più sentir parlare di tali «immaginazioni». Non avendo Nostra Signora fissato alcun termine pressante, opta per il silenzio.

Il 30 gennaio 1831, riveste l'abito e viene destinata all'ospizio di Enghien, in un sobborgo di Parigi. Lì, è proprio quello che le ci vuole: il pollaio, l'orto, i piccioni, in un secondo tempo le mucche. Ma la voce interiore la incalza a far coniare la medaglia. Don Aladel, sondato ancora una volta, sottomette il «caso» ad un confratello. Entrambi, si rimettono a Monsignor de Quélen, arcivescovo di Parigi. Il prelato prova un'attrattiva profonda per l'apparizione di Maria nel mistero dell'Immacolata Concezione: «Nessun inconveniente a coniare la Medaglia, essa è perfettamenrte conforme alla fede ed alla devozione. Non abbiamo da giudicare la natura della visione, nè da divulgarne le circostanze. Semplicemente, diffondiamo questa medaglia. E si giudicherà l'albero dai frutti».

Dieci milioni di medaglie

Rassicurato, don Aladel ordina medaglie ad un incisore parigino, e divulga il racconto delle Apparizioni, senza nominare la Suora che ne ha avuto il privilegio. I primi 1500 esemplari della medaglia sono pronti il 30 giugno 1832. Molto rapidamente, i miracoli si moltiplicano, a tal punto che, fin dal febbraio del 1834, la Medaglia è correntemente qualificata «miracolosa». Nel 1839, più di 10 milioni di esemplari sono già stati diffusi. Testimonianze di guarigioni giungono dagli Stati Uniti, dalla Polonia, dalla Cina, dalla Russia... Suor Caterina rende grazie; la buona novella annunciata da Isaia torna d'attualità: I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i poveri vengono evangelizzati. La Medaglia è una «Bibbia» dei poveri, il segno di una presenza, quella di Maria, nella luce di Cristo, all'ombra della Croce. I benefici della protezione mariana si fanno sentire in modo speciale nelle famiglie religiose fondate da san Vincenzo de' Paoli, in particolare con l'affluenza delle vocazioni.



I successi incomparabili della Medaglia Miracolosa manifestano quanto Nostro Signore si compiaccia nel vedere sua Madre così onorata. Nel giorno dell'Annunciazione, l'angelo Gabriele l'ha salutata come piena di grazia (Luca 1, 28). Nell'espressione piena di grazia, che assume quasi il valore di un nome, il nome che Dio dà a Maria, la Chiesa ha riconosciuto il privilegio dell'Immacolata Concezione, dogma proclamato solennemente, nel 1854, da Papa Pio IX: «Noi dichiariamo, pronunciamo e determiniamo che la dottrina che afferma che la Beatissima Vergine Maria, fin dal primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata da ogni macchia del peccato originale, è una dottrina rivelata da Dio, e, per questa ragione, essa deve essere fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli» (Bolla Infallibilis Deus, 8 dicembre 1854).

Dopo la caduta di Adamo, il peccato più grande di tutti i mali, travolge l'umanità come un torrente; tuttavia, si arresta davanti al Redentore ed alla sua fedele Collaboratrice, Maria. Ma vi è una differenza notevole: Cristo è totalmente santo, in virtù della grazia che, nella sua umanità, deriva dalla sua Persona divina; Maria è tutta santa, in virtù della grazia ricevuta attraverso i meriti di Gesù Cristo. Colei che sarebbe divenuta Madre del Salvatore e Madre di Dio doveva esser immune da ogni macchia. Così, Maria è stata redenta in modo sublime: non attraverso la liberazione dal peccato, ma attraverso la preservazione dal peccato. L'immunità dal peccato originale comporta come conseguenza l'immunità dalla concupiscenza, tendenza disordinata che nasce dal peccato e spinge al peccato. La Santissima Vergine Maria, fedele alla grazia della sua immacolata concezione, non ha cessato di crescere in santità, senza cadere mai in alcun peccato, foss'anche veniale. «Per questo Maria rappresenta, per i credenti, il segno luminoso della divina misericordia ed una guida sicura verso le sommità della perfezione evangelica e della santità» (Giovanni Paolo II, 19 giugno 1996).


L'ascensione verso le «sommità della perfezione» suppone la virtù dell'umiltà, tanto cara alla Vergine Maria. Davanti al torrente di grazie ottenute attraverso la Medaglia Miracolosa, Suor Caterina si comporta anch'essa, da vera figlia di san Vincenzo, con un'umiltà sconcertante. Monsignor de Quélen aveva autorizzato discretamente la diffusione della Medaglia. Ma ben presto, decide di aprire un processo ufficiale per avallare il movimento di grazie che si è prodotto. Tuttavia, quando chiede di incontrare Suor Caterina, magari anche con il volto coperto, riceve un rifiuto, davanti al quale si inchina. «L'avversione della Suora a mostrarsi è dovuta unicamente alla sua umiltà», dirà don Aladel. Ci si accontenterà dunque della sola testimonianza del confessore, lui stesso autorizzato dalla veggente a rivelare i fatti. Quanto a Suor Caterina, essa si sforzerà per tutta la vita di conservare l'anonimato, industriandosi a sventare, con la sua acutezza contadina, le domande indiscrete.

Intanto, essa continua il suo lavoro, trasformando a poco a poco l'orto della casa di Enghien in piccola fattoria. Presta servizio anche in cucina, poi nella stireria ed in portineria, dove accoglie i poveri con una grande delicatezza, curando i corpi ma anche le anime, secondo il consiglio di san Vincenzo. Tuttavia, la sua funzione principale è quella di occuparsi degli uomini anziani. Il suo compito non è facile, perchè deve tener testa agli ex guardacaccia, camerieri, maggiordomi, portinai, pieni di nostalgia delle loro livree dorate. Essa si applica soprattutto ad amare i suoi vecchi, lasciando traspirare una certa preferenza per i più sgradevoli, come se avessero diritto ad attenzioni speciali.


Nel 1860, una nuova giovane superiora, Suor Dufès, viene nominata all'ospizio di Enghien. Essa nutre grandi progetti, che mette vigorosamente in opera, per soccorrere l'immensa miseria del rione. La sua giovinezza intraprendente lascia senza fiato e sconvolge la comunità, ma Suor Caterina placa le Sorelle malcontente. Eppure, Suor Dufès non la risparmia, rimproverandola facilmente. Tale atteggiamento severo si estende a macchia d'olio, e parecchie religiose tengono in scarsissimo conto quella Suora rozza, il cui accento ed il grembiule «puzzano di stalla». Umilmente, Suor Caterina tace, benchè la lotta interiore sia talvolta aspra. Ma la sua umiltà non esclude il coraggio e neppure l'audacia. Nel 1871, dopo la sconfitta della Francia contro la Prussia, la Comune di Parigi si solleva contro l'ordine sociale. La Santa Vergine aveva detto a Suor Caterina: «Verrà il momento in cui il pericolo sarà grande. Si crederà tutto perduto... ma abbi fiducia». Un giorno, gli insorti chiedono alle Suore di consegnare loro due gendarmi feriti da esse accolti, e che intendono giustiziare. Suor Dufès, che rifiuta, viene minacciata del carcere. Lascia discretamente la casa e si rifugia a Versailles. Suor Caterina, che la sostituisce in sua assenza, si reca dai Comunardi per difendere la causa della sua Superiora. Il colloquio è burrascoso ed il comandante del reparto giunge al punto di brandire la sciabola contro di lei. Ma finalmente ottiene causa vinta e torna liberamente all'ospizio.


«Vespa perniciosa!»

Dopo tali tragici avvenimenti, Suor Caterina riprende le sue modeste funzioni. Ma invecchia e gli acciacchi la obbligano a rallentare le sue attività. Per tutta la vita ha sofferto d'artrite e di reumatismi, accettando i suoi mali con una gran fede: «Quando la Santa Vergine manda una sofferenza, è una grazia che ci fa», diceva. Ora, logorata dal lavoro e dall'età, è sfinita ed il suo cuore si affievolisce. Le rimane una pena profonda: la Santa Vergine le aveva chiesto di far scolpire una statua che la rappresentasse con un globo fra le mani. I suoi confessori non hanno voluto tener conto di tale richiesta, e don Aladel le ha addirittura dato della «vespa perniciosa», quando ha insistito per essere esaudita. Suor Caterina prega dunque Maria per sapere se debba rivelare il «suo segreto» alla Superiora; percepisce un «sì» in fondo al cuore e racconta tutto: si esprime con tanta chiarezza e facilità, che la Superiora è conquistata, e ben presto la statua della Vergine dal globo viene eseguita.

Suor Caterina attende allora la morte con serenità. Molte volte, ha avvertito le Sorelle che non avrebbe visto l'anno 1877. Infatti, il 31 dicembre 1876, verso le sette di sera, dopo aver recitato le preghiere dei moribondi con la sua comunità, sembra assopirsi. Ben presto, ci si rende conto che dolcemente, senza rumore, così come è vissuta, è morta: la sua anima vien portata in paradiso dalle mani della Santa Vergine. «Ci siamo appena accorte che aveva cessato di vivere, dirà più tardi Suor Dufès; non ho mai assistito ad una morte così calma e così dolce».



«Certo, è una cosa degna della più alta ammirazione quella di vedere l'augusta Madre di Dio apparire all'umile ragazza, diceva Papa Pio XII all'atto della canonizzazione di Santa Caterina Labouré (il 27 luglio 1947), ma ancor ben più degne di ammirazione ci sembrano le virtù che adornano questa figlia di san Vincenzo». Chiediamo alla Santissima Vergine Maria le grazie di cui abbiamo bisogno, anche noi, per diventare simili a Cristo, perchè, come testimoniava Alfonso Ratisbonne, «le parole mancano per esprimere quel che racchiudono le mani di nostra Madre, e per riferire i doni ineffabili che da esse nascono... Sono la bontà, la misericordia, la tenerezza, sono la dolcezza e la ricchezza del Cielo che si diffondono a torrenti per inondare le anime che essa protegge».



Avendo Dio Padre inviato suo Figlio al mondo attraverso Maria, è attraverso Maria che gli uomini si avvicinano a Gesù, ottengono il perdono delle loro colpe e portano a buon fine l'opera della loro santificazione. Preghiamo la Santissima Vergine e san Giuseppe per Lei e per tutti coloro che Le sono cari, vivi e defunti.