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venerdì 29 luglio 2016

PASION DE CRISTO



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NADIE le va a quitar la calificaciòn de ser 
la màs bella pelicula del siglo si no del milenio!
Catecismo para niños

“Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa”


venerdì 29 aprile 2016

Caviezel e la Passione di Cristo




«Fare Gesù nella “Passione” di Gibson mi ha distrutto la carriera»
Nel 2004 l'attore recitò nel film che si attirò le accuse di anti-semitismo: Hollywood mi ha sbattuto le porte in faccia, ma come cattolico non mi pento. Anzi

MAURO PIANTA



Pentito? Macché. Jim Caviezel, il 42enne attore americano che nel 2004 ha interpretato il film “La passione di Cristo” diretto da Mel Gibson, rifarebbe tutto. Parola sua. Anche perché la pellicola, all’epoca, incassò qualcosa come 400 milioni di dollari. Solo che, stando a quanto dichiara al Daily Mail lo stesso attore, per quell’interpretazione ha dovuto pagare un prezzo decisamente alto. «Recitare quella parte con Mel ha distrutto la mia carriera, ma non mi pento affatto di avere accettato. Anzi, quell'occasione ha rafforzato la mia fede».


Il tabloid inglese riporta le dichiarazioni dell’attore mentre si rivolge a un pubblico di fedeli radunati in una chiesa di Orlando, in Florida. «Gibson mi aveva avvertito che sarebbe stata dura. Già durante le riprese sono stato colpito da un fulmine e mi sono slogato una spalla in una scena della crocifissione. Eppure il peggio doveva ancora venire».


Sì, perché Caviezel - che prima del 2004 era vezzeggiato dallo star system di Hollywood come una delle maggiori promesse -, dopo la “Passione” si ritrova con tutte le porte sbattute in faccia. «Sempre più persone a Hollywood mi hanno chiuso le porte, lasciandomi fuori. Così, piano piano, mi sono trovato ai margini del cinema. Ero consapevole del fatto che questo sarebbe potuto accadere e non mi pento della scelta che ho fatto. Come cattolico e come attore».


Tutta colpa, assicura Caviezel, delle polemiche sull’antisemitismo di Gibson. «Molti mass media mi hanno attaccato per avere partecipato al film e la potente Jewish Anti-Defamation League mi ha bollato come anti-semita per avere accettato la parte. Gibson mi aveva avvertito anche di questo…».
Ecco, appunto, Gibson. Cosa pensa l’attore del controverso regista? «E’ un peccatore ma proprio per questo ha bisogno delle nostre preghiere più che dei nostri giudizi».
 

*

Mel Gibson, nel 2004, scrisse e diresse il film religioso di maggior incasso del cinema, raccontando le ultime drammatiche ore della vita di Gesù Cristo. La pellicola – girata interamente in Italia - ottenne un successo di pubblico clamoroso, spaccando la critica. L’avrete visto decine di volte, ma siete sicuri di sapere proprio tutto?
CURIOSITÀMEL GIBSONTRAILER FILM 27 MARZO 2016  12:49 di Ciro Brandi



12 anni fa usciva “La passione di Cristo”, diretto e scritto da Mel Gibson. La pellicola, girata interamente tra Matera e Cinecittà si concentra sulle ultime ore di vita di Gesù Cristo, partendo dall'arresto nell'Orto degli Ulivi, passando poi al processo sommario presso il Sinedrio e Ponzio Pilato, alla flagellazione, fino alla morte in croce e risurrezione. Il film ottenne un grandissimo successo, anche se i critici si spaccarono nettamente in due, tra estimatori e ferventi oppositori. Tuttavia, il film di Gibson, seppur molto controverso e crudo, ha portato in sala milioni di persone. Ma siete sicuri di sapere proprio tutto?

1. Gli incidenti accaduti a Jim Caviezel

Jim Caviezel, il protagonista principale, in una delle tante interviste, ha raccontato le tante difficoltà e gli incidenti accaduti sul set. Ad esempio, nella scena delle frustate, l’attore si è procurato una cicatrice “reale” sulla schiena e, durante quella della crocifissione, stava andando quasi in ipotermia a causa delle basse temperature. Non è tutto, perché la pesantissima croce gli è caduta addosso, procurandogli la lussazione di una spalla e fu colpito anche da un fulmine.


2. I record
“La passione di Cristo” è il film in lingua straniera e/o sottotitolato ad aver incassato di più nella storia del box office americano e il film religioso con il maggiore incasso nella storia del cinema.

3. Il trucco per la flagellazione
Per preparare Caviezel alle scene della flagellazione, i truccatori impiegavano ben 10 ore. A volte, è accaduto che, per problemi relativi soprattutto alle condizioni climatiche, non si potesse girare e per non sprecare il lavoro fatto, l'attore andava a dormire truccato.


4. I divieti
In Kuwait e Bahrain il film fu vietato, dato che per l’Islam Gesù è solo un profeta e non il figlio di Dio, mentre in Malesia, il governo permise ai soli cristiani di assistere alle proiezioni, lasciando che i biglietti fossero venduti nelle chiese cristiane.

5. La dieta di Rosalinda Celentano per il ruolo di Satana
Rosalinda Celentano, che interpreta il ruolo di Satana, ha seguito una dieta fatta solo di fagioli e riso, così da avere un aspetto emaciato e un corpo talmente esile da sembrare quasi un fantasma.


6. La conversione dei membri della troupe
Dopo la conclusione delle riprese, molti componenti del cast e della troupe si convertirono al Cattolicesimo. Tra questi, c’è anche Luca Lionello, nel film Giuda Iscariota, che prima del film era ateo.

7. I camei di Mel Gibson
Forse non tutti lo sanno, ma Mel Gibson appare nel film in scene particolari e mai a figura intera. Per esempio, le dita che si vedono mentre Gesù viene crocifisso sono le sue, così come i piedi che Maria Maddalena (Monica Bellucci) pulisce nel film e le mani con cui Giuda (Luca Lionello) lega la corda su cui s'impiccherà. Anche le urla e i pianti che si sentono alla fine della pellicola sono opera del regista.


8. Gli attori italiani
Nel film ci sono tantissimi attori italiani, tra cui Monica Bellucci (Maria Maddalena), Sergio Rubini (Disma), Fancesco Cabras (Gesta), Francesco De Vito (Pietro), Mattia Sbragia (Caifa), Claudia Gerini (Claudia Procula, moglie di Pilato), Sabrina Impacciatore (Veronica) e Davide Marotta (l’Anticristo).


9. I premi e le nomination
Il film ha vinto 2 Nastri d’Argento (Miglior scenografia e Migliori costumi) ed è stato candidato a 3 Oscar (Migliore fotografia, Miglior trucco e Miglior colonna sonora).

10. Gli incassi e il budget
Il film ha incassato a livello mondiale 611.899.420 dollari a fronte di un budget di 30 milioni di dollari.
continua su: http://cinema.fanpage.it/le-10-cose-de-la-passione-di-cristo-che-ancora-non-sapevate/
http://cinema.fanpage.it/

martedì 7 aprile 2015

7. L'AMORE NON E' AMATO

Solennità di Pasqua: giubilo silenzio e meditazione




Corpus Christi, salva me.
Sanguis Christi, inebria me.
Aqua lateris Christi, lava me.
Passio Christi, conforta me.
O bone Jesu, exaudi me.
Intra tua vulnera absconde me.
Ne permittas me separari a Te.
Ab hoste maligno defende me.
In hora mortis meae voca me,
Et jube me venire ad Te,
Ut cum Sanctis tuis laudem Te
In saecula saeculorum. Amen.>

***

Diceva S. Agostino che vale più una sola lacrima sparsa meditando sulla Passione di Cristo, che un pellegrinaggio sino a Gerusalemme ed un anno di digiuno a pane ed acqua. Sì, il nostro amante Salvatore ha patito tanto affinché vi pensassimo, poiché pensandovi non è possibile non infiammarsi del divino amore. 

Gesù da pochi è amato, perché pochi sono quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, sopratutto assistendo al Sacrificio della Santa Messa e nella preghiera del Santissimo Rosario, non può vivere senza Gesù. Si sentirà talmente stringere dal suo amore che non gli sarà possibile resistere a non amare un Dio così innamorato che tanto ha patito per farsi amare.  

Il Serafico Padre  San Francesco piangeva nel meditare le sofferenze di Gesù Cristo. Una volta mentre lacrimava gli venne chiesto che problema avesse, egli rispose che piangeva per i dolori e gli affronti dati al Signore e si dispiaceva nel vedere gli uomini ingrati che non l'amano e non lo pensano.
AVE MARIA PURISSIMA!

mercoledì 28 gennaio 2015

SAN TOMMASO D'AQUINO

 
   

28 GENNAIO
SAN TOMMASO D'AQUINO

Sacerdote e dottore della Chiesa
(1225?- 1274)
Memoria
 
LETTURE: 1 Cor 2, 1-10a; Sal 18; Mt 5, 13-19
 
Nato nel castello di Roccasecca, presso Montecassino, entrò a 18 anni fra i Domenicani; fu studente e poi maestro di teologia a Parigi; insegnò pure nello « studio » della corte papale ad Anagni, a Orvieto, Roma, Viterbo, Napoli. Discepolo di sant’Alberto Magno, nutrito della dottrina della sacra Scrittura e dei Padri, si servì della filosofia, specialmente di Aristotile e dei suoi commentatori arabi ma anche di Platone: accoglieva la verità da chiunque fosse espressa per illustrarne la fede ma respingeva l’errore da chiunque proposto. Ogni verità, egli riteneva, viene da Dio. Poté così operare una grande sintesi dottrinale (Summa contra Gentes, Summa Theologiae, ecc.) nella quale la Chiesa riconosce tuttora una delle più perfette espressioni del suo insegnamento.
Il Vaticano II ha attinto abbondantemente al suo pensiero. E’ onorato col titolo di « Dottore Angelico ».
Semplice, servizievole, silenzioso, raccolto, si faceva amare da tutti; più di ogni altro intese lo studio e la scienza come strumenti di santificazione. Amante del popolo, predicava di preferenza alla povera gente con semplicità e bonarietà anche più volte al giorno, come afferma il suo primo biografo.
 
Nessun esempio di virtù è assente dalla croce

Dalle «Conferenze» di san Tommaso d'Aquino, sacerdote
(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»)

Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire.

Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
Ma non minore è l'utilità che ci viene dal suo esempio.
La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.

Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.

Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.

Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non apri la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia» (Eb 12, 2).

Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.

Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5, 19).

Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si sono divise tra loro le mie vesti» (Gv 19, 24); non gli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22).


http://iteadjmj.com/SANTO/tomasa.pdf

AMDG et BVM

martedì 25 marzo 2014

LA PASSIONE DEL SIGNORE DESCRITTA DA UN MEDICO

Una allucinante ricostruzione, 
dal punto di vista del medico Barbet, 
della passione di Gesù.

Parce, Domine, parce populo tuo.

LA PASSIONE DEL SIGNORE DESCRITTA DA UN MEDICO

Alcuni anni fa un dottore francese, Barbet, si trovava in Vaticano insieme con un suo amico, il dottor Pasteau. Nel circolo di ascoltatori c'era anche il cardinal Pacelli (il futuro Pio Xll). Pasteau raccontava che, in seguito alle ricerche del dottor Barbet, si poteva ormai essere certi che la morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli e per asfissia.
Il cardinal Pacelli impallidì. Poi mormorò piano:- Noi non ne sapevamo nulla; nessuno ce ne aveva fatto parola.
In seguito a quella osservazione Barbet stese per iscritto una allucinante ricostruzione, dal punto di vista medico, della passione di Gesù. Premise un'avvertenza:
«Io sono soprattutto un chirurgo; ho insegnato a lungo. Per 13 anni sono vissuto in compagnia di cadaveri; durante la mia carriera ho studiato a fondo l'anatomia. Posso dunque scrivere senza presunzione ». 
*

«Gesù entrato in agonia nell'orto del Getsemani - scrive l'evangelista Luca - pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a terra ». Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico, Luca. E lo fa con la precisione di un clinico. Il sudar sangue, o ematoidròsi, è un fenomeno rarissimo. Si produce in condizioni eccezionali: a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una scossa morale violenta, causata da una profonda emozione, da una grande paura. Il terrore, lo spavento, l'angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati degli uomini devono aver schiac­ciato Gesù.

Questa tensione estrema produce la rottura delle finis­sime vene capillari che stanno sotto le ghiandole sudori­pare... Il sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per tutto il corpo fino a terra. 

Conosciamo la farsa di processo imbastito dal Sine­drio ebraico, l'invio di Gesù a Pilato e il ballottaggio della vittima fra il procuratore romano ed Erode. Pilato cede e ordina la flagellazione di Gesù. I soldati spogliano Gesù e lo legano per i polsi a una colonna dell'atrio. La flagel­lazione si effettua con delle strisce di cuoio multiplo su cui sono fissate due palle di piombo o degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate è sulle spalle, sulla schiena, sulla re­gione lombare e anche sul petto.

I carnefici devono essere stati due, uno da ciascun lato, di ineguale corporatura. Colpiscono a staffilate la pelle, già alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudor di sangue. La pelle si lacera e si spacca; il sangue zampilla. A ogni colpo il corpo di Gesù trasale in un sopras­salto di dolore. Le forze gli vengono meno: un sudor freddo gli imperla la fronte, la testa gli gira in una verti­gine di nausea, brividi gli corrono lungo la schiena. Se non fosse legato molto in alto per i polsi, crollerebbe in una pozza di sangue. 
Poi lo scherno dell'incoronazione. Con lunghe spine, più dure di quelle dell'acacia, gli aguzzini intrecciano una specie di casco e glielo applicano sul capo.
Le spine penetrano nel cuoio capelluto e lo fanno san­guinare (i chirurghi sanno quanto sanguina il cuoio ca­pelluto).
Dalla Sindone si rileva che un forte colpo di bastone dato obliquamente, lasciò sulla guancia destra di Gesù una orribile piaga contusa; il naso è deformato da una frattura dell'ala cartilaginea.

Pilato, dopo aver mostrato quello straccio d'uomo alla folla inferocita, glielo consegna per la crocifissione.  
Caricano sulle spalle di Gesù il grosso braccio orizzon­tale della croce; pesa una cinquantina di chili. Il palo verti­cale è già piantato sul Calvario. Gesù cammina a piedi scalzi per le strade dal fondo irregolare cosparso di cottoli. I soldati lo tirano con le corde. Il percorso, fortunatamente, non è molto lungo, circa 600 metri. Gesù a fatica mette un piede dopo l'altro; spesso cade sulle ginocchia.
E sempre quella trave sulla spalla. Ma la spalla di Gesù è coperta di piaghe. Quando cade a terra la trave gli sfugge e gli scortica il dorso. 

Sul Calvario ha inizio la crocifissione. I carnefici spo­gliano il condannato; ma la sua tunica è incollata alle piaghe e il toglierla è semplicemente atroce. Non avete mai staccato la garza di medicazione da una larga piaga contusa? Non avete sofferto voi stessi questa prova che richiede talvolta l'anestesia generale? Potete allora rendervi conto di che si tratta.
Ogni filo di stoffa aderisce al tessuto della carne viva; a levare la tunica, si lacerano le terminazioni nervose messe allo scoperto nelle piaghe. I carnefici dànno uno strappo violento. Come mai quel dolore atroce non provoca una sincope?

Il sangue riprende a scorrere; Gesù viene steso sul dorso. Le sue piaghe s'incrostano di polvere e di ghiaietta. Lo distendono sul braccio orizzontale della croce. Gli aguzzini prendono le misure. Un giro di succhiello nel legno per facilitare la penetrazione dei chiodi e l'orribile supplizio ha inizio. Il carnefice prende un chiodo (un lungo chiodo appuntito e quadrato), lo appoggia sul polso di Gesù; con un colpo netto di martello glielo pianta e lo ribatte saldamente sul legno.

Gesù deve avere spaventosamente contratto il viso. Nello stesso istante il suo pollice, con un movimento vio­lento, si è messo in opposizione nel palmo della mano: il nervo mediano è stato leso. Si può immaginare ciò che Gesù deve aver provato: un dolore lancinante, acutissimo che si è diffuso nelle sue dita, è zampillato, come una lingua di fuoco, nella spalla, gli ha folgorato il cervello il dolore più insopportabile che un uomo possa provare, quel­lo dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. Di solito provoca una sincope e fa perdere la conoscenza. In Gesù no. Almeno il nervo fosse stato tagliato netto! Invece (lo si constata spesso sperimentalmente) il nervo è stato di­strutto solo in parte: la lesione del tronco nervoso rimane in contatto col chiodo: quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, il nervo si tenderà fortemente come una corda di violino tesa sul ponticello. A ogni scossa, a ogni movimento, vibrerà risvegliando il dolore straziante. Un supplizio che durerà tre ore.

Anche per l'altro braccio si ripetono gli stessi gesti, gli stessi dolori.
Il carnefice e il suo aiutante impugnano le estremità della trave; sollevano Gesù mettendolo prima seduto e poi in piedi; quindi facendolo camminare all'indietro, lo addos­sano al palo verticale. Poi rapidamente incastrano il brac­cio orizzontale della croce sul palo verticale.
Le spalle di Gesù hanno strisciato dolorosamente sul legno ruvido. Le punte taglienti della grande corona di spine hanno lacerato il cranio. La povera testa di Gesù è inclinata in avanti, poiché lo spessore del casco di spine le impedisce di riposare sul legno. Ogni volta che Gesù sol­leva la testa, riprendono le fitte acutissime.
Gli inchiodano i piedi.
Illumina, Domine, Vultum Tuum super nos!

È mezzogiorno. Gesù ha sete. Non ha bevuto nulla né mangiato dalla sera precedente. I lineamenti sono tirati, il volto è una maschera di sangue. La bocca è semiaperta e il labbro inferiore già comincia a pendere. La gola è secca e gli brucia, ma Gesù non può deglutire. Ha sete. Un soldato gli tende, sulla punta di una canna, una spugna imbevuta di una bevanda acidula in uso tra i militari.

Ma questo non è che l'inizio di una tortura atroce. Uno strano fenomeno si produce nel corpo di Gesù. I muscoli delle braccia si irrigidiscono in una contrazione che va accentuandosi: i deltoidi, i bicipiti sono tesi e rilevati, le dita si incurvano. Si tratta di crampi. Alle cosce e alle gambe gli stessi mostruosi rilievi rigidi; le dita dei piedi si incurvano. Si direbbe un ferito colpito da tetano, in preda a quelle orribili crisi che non si possono dimenti­care. È ciò che i medici chiamano tetanìa, quando i crampi si generalizzano: i muscoli dell'addome si irrigidiscono in onde immobili; poi quelli intercostali, quelli del collo e quelli respiratori. Il respiro si è fatto a poco a poco più corto. 

L'aria entra con un sibilo ma non riesce quasi più a uscire. Gesù respira con l'apice dei polmoni. Ila sete di aria: come un asmatico in piena crisi, il suo volto pallido a poco a poco diventa rosso, poi trascolora nel violetto purpureo e infine nel cianotico.
Gesù, colpito da asfissia, soffoca. I polmoni, gonfi d'arìa non possono più svuotarsi. La fronte è imperlata di sudore, gli occhi gli escono fuori dall'orbita. Che dolori atroci devono aver martellato il suo cranio! 

Ma cosa avviene? Lentamente, con uno sforzo sovru­mano, Gesù ha preso un punto di appoggio sul chiodo dei piedi. Facendosi forza, a piccoli colpi, si tira su, allegge­rendo la trazione delle braccia. I muscoli del torace si distendono. La respirazione diventa più ampia e profonda, i polmoni si svuotano e il viso riprende il pallore primitivo.

Perché tutto questo sforzo? Perché Gesù vuole par­lare: « Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno ». Dopo un istante il corpo ricomincia ad afflosciarsi e l'asfissia riprende. Sono state tramandate sette frasi di Gesù dette in croce: ogni volta che vuol parlare, Gesù dovrà sollevarsi tenendosi ritto sui chiodi dei piedi... Inimma­ginabile! 

Uno sciame di mosche (grosse mosche verdi e blu come se ne vedono nei mattatoi e nei carnai), ronza attorno al suo corpo; gli si accaniscono sul viso, ma egli non puo scacciarle. Fortunatamente, dopo un po', il cielo si oscura, il sole si nasconde: d'un tratto la temperatura si abbassa. Fra poco saranno le tre del pomeriggio. Gesù lotta sempre; di quando in quando si risolleva per respirare. È l'asfissia periodica dell'infelice che viene strozzato e a cui si lascia riprendere fiato per soffocarlo più volte. Una tor­tura che dura tre ore.

Tutti i suoi dolori, la sete, i crampi, l'asfissia, le vibra­zioni dei nervi mediani, non gli hanno strappato un lamento. Ma il Padre (ed é l'ultima prova) sembra averlo abbandonato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abban­donato?».

Ai piedi della croce stava la madre di Gesù. Potete immaginare lo strazio di quella donna?
Gesù dà un grido: « È finito ».
E a gran voce dice ancora: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito ».
E muore.

Immacolata mia, mio tutto!

giovedì 10 ottobre 2013

La Passione di Cristo



 



  • Dall'Evangelo
  • "Non è sempre male il dolore?”
    “No amico. E’ un male dal lato umano, ma dal sovrumano è un bene. Aumenta i meriti dei giusti che lo subiscono senza disperazione e ribellione e lo offrono, offrendosi con la loro rassegnazione, come sacrificio d’espiazione per le proprie manchevolezze e le colpe del mondo, ed è redenzione per coloro che giusti non sono.
    “E’ tanto difficile soffrire!  “ (…) 
    “Lo so che l’uomo lo trova difficile, e sapendo come l’avrebbe trovato tale, il Padre non aveva dato il dolore ai suoi figli. Venne per la colpa. Ma quanto dura il dolore sulla terra? Nella vita di un uomo? Poco tempo. Sempre poco, anche se dura tutta la vita. Ora Io dico: non è meglio soffrire per poco che per sempre? Non è meglio soffrire qui che nel Purgatorio? Pensate che là il tempo è moltiplicato per uno a mille. Oh! Che in verità vi dico di non maledire, ma benedire il soffrire si dovrebbe, e chiamarlo “grazia”, e chiamarlo “pietà” .83.2

  • Per lui (Satana) malattia e morte sono entrate nel mondo. E delitto e corruzione ugualmente per lui  sono entrati nel mondo. Quando vedete uno tormentato da qualche sventura, pensate pure che egli soffre per Satana. Quando vedete che uno è causa di sventura, pensate anche che egli è strumento di Satana.122.8 

  • Le malattie sono un disordine nell’ordine. Perché Dio ha creato l’uomo sano e perfetto. Il disordine portato da Satana nell’ordine dato da Dio, ha portato seco le infermità della  carne  e le conseguenze delle stesse, ossia la morte, oppure le ereditarietà funeste. L’uomo ha ereditato da Adamo ed Eva la macchia d'origine. Ma non quella sola. E la macchia sempre più si estende abbracciando i tre rami dell’uomo: la carne sempre più viziosa e perciò debole e malata, il morale sempre più superbo e perciò corrotto, lo spirito sempre più incredulo ossia sempre più idolatra. 122.8 
  • In ogni malattia spirituale o fisica c’è l’unghia di Satana il quale crea le malattie fisiche per portare alla ribellione e alla disperazione attraverso la sofferenza della carne e quelle morali o spirituali per portare alla dannazione 122.8

  • Nella sofferenza è espiazione e nel dolore redenzione. 250.10

  • Non c’è che ricordare ciò che patisce nella sua vita terrena il Figlio dell’Uomo, per non lamentarsi mai, e per virilizzarsi spiritualmente vedendo tutto del Cristo nella più luminosa luce. 259.8

  • Il dolore viene dal Male. Ma Dio, non potendo abolirlo perché questa forza c’è, ed è saggio dell’oro spirituale dei figli di Dio, lo costringe ad estrarre dal suo veleno il succo di una medicina che dà vita eterna. Perché il dolore, col suo mordente, inocula nei buoni, reazioni tali che li spiritualizzano sempre più facendo di essi dei santi. 261.4

  • E’ inevitabile che vengano le malattie. Né è detto che ogni malattia sia prova di vizio o di punizione.  Vi sono le sante malattie mandate dal Signore ai suoi giusti perché nel mondo, che fa di se stesso il tutto e il mezzo del godimento, vi siano i santi che sono come ostaggi di guerra per la salvezza degli altri e pagano di persona perché sia espiata con la loro sofferenza la dose di colpa che il mondo giornalmente accumula e che finirebbe a crollare sull’Umanità, seppellendola sotto la maledizione sua. (…)
    Dovete pensare che chi soffre con santità, dà la più grande battaglia al feroce guerriero che sia nel mondo, nascosto sotto apparenze di uomini e popoli, a Satana, il Torturatore, l’Origine di ogni male, e si batte per tutti gli altri uomini, ma quanta differenza da queste sante malattie che Dio manda, da quelle che sono mandate dal vizio per un peccaminoso amore verso il senso! Le prime, prove della volontà benefica di Dio; le seconde, prove della corruzione satanica. 295.5

  • Per il mio dolore di tradito, annullate tutte le menzogne, come per il mio dolore di venduto, espiate tutte le avarizie, come per il mio strazio di bestemmiato, riparate tutte le bestemmie e per quello di non creduto, data fede a coloro che senza fede sono e saranno, come per la mia tortura, mondate tutte le colpe della carne. 317.5

  • Quando sarete perseguitati per avermi amato, (dice Gesù), fortificate il cuore pensando che prima di voi, Io fui il Perseguitato. 398.2

  • Più si soffre e più si redime. 527.5 

  • La Terra ha un duplice dovere di sacrificio: quello di lode e quello di espiazione. Perché l’umanità che la copre ha peccato nei Primi uomini e pecca continuamente aggiungendo al peccato di disamore a Dio, quegli altri mille delle sue aderenze alle voce del mondo, della carne, di Satana. Colpevole, colpevole Umanità che avendo somiglianza con Dio, avendo intelligenza propria e aiuti divini, è peccatrice sempre e sempre più. Gli astri ubbidiscono, le piante ubbidiscono, gli elementi ubbidiscono, gli animali ubbidiscono e, così come sanno, lodano il Signore. Gli uomini non ubbidiscono e non lodano a sufficienza il Signore. Ecco allora la necessità di anime ostie che amino ed espiino per tutti. Sono i fanciulli che pagano, innocenti e ignari, l’amaro castigo del dolore per coloro che non sanno che peccare. Sono i santi che volonterosi si sacrificano per tutti. 
    Se un Dio ha dovuto incarnarsi per placare la Giustizia divina per il gran Peccato, per i molti peccati degli uomini, nel tempo della verità solo i sacrifici degli spiriti degli uomini possono placare il Signore. 555.7

  • Il dolore non è un castigo quando lo si sa accogliere e usare con giustizia. Il dolore è come un sacerdozio, un sacerdozio aperto a tutti. Un sacerdozio che dà un gran potere sul cuore di Dio. E un grande merito. Nato col peccato sa placare la Giustizia. Perché Dio sa usare al Bene anche quanto l’Odio ha creato per dare dolore. Io non ho voluto altro mezzo per annullare la Colpa. Perché non vi è mezzo più grande di questo.555.8

  • Coloro che avranno perseverato sino alla fine nel martirio dell’esistenza, saranno pari a voi che con Me siete rimasti nelle mie prove. Io m'identifico nei miei credenti. Il dolore che Io abbraccio per voi e per tutti gli uomini Io lo do come insegna ai miei eletti. Chi nel Dolore mi sarà fedele, sarà un mio beato pari a voi, o miei diletti. 600.8 

  • Chi soffre con la pace di Dio in sé, soffre ma non bestemmia e dispera. 600.28

  • La via del dolore è la via del Cielo. Seguitela con pace e avrete il Regno mio. Non c’è altra via fuor di quella della rassegnazione alla volontà di Dio, della generosità, della carità verso tutti. Ce ne fosse stata un’altra Io ve l’avrei indicata. Sono passato Io per questa perché è la via giusta. 632.38 

  • Gesù sa compatire il dolore, lo lascia sfogare, perché la creatura ne abbia sollievo, e la stanchezza stessa che succede all’irruenza del dolore, la renda capace d'intendere chi la consola. 632.44

  • Il dolore non viene da Dio ma, Dio lo permette, e noi ne sappiamo la ragione e ci gloriamo d’avere la parte che ebbe Gesù Salvatore, Figlio di Dio. (…)
    Rispondete: “ Noi ci gloriamo di essere confitti alla croce e di continuare la passione del nostro Gesù”. Rispondete con le parole della Sapienza: “La morte e il dolore sono entrati nel mondo per invidia del demonio, ma Dio non è autore del dolore e non gode del dolore dei viventi. Tutte le cose di Lui sono vita e tutte sono salutari”. Rispondete:
    “Al presente noi sembriamo perseguitati e vinti, ma nel giorno di Dio, cambiate le sorti, noi giusti, perseguitati sulla Terra, staremo gloriosi davanti a coloro che ci vessarono e disprezzarono”. (…)
    Voi sapete come si conquista il Regno dei Cieli: con la forza e vi si giunge attraverso a molte tribolazioni, ma chi persevera come Io ho perseverato, sarà dove Io sono. 638.14

    MARIA MADRE DE GRACIA Y MADRE DE MISERICORDIA
    EN LA VIDA Y EN LA MUERTE AMPARANOS DULCE MADRE!